la Fiera Letteraria - XV - n. 2 - 10 gennaio 1960

Pag. ~ ~~ FIER~ LETTERARIN Domenìca· 10 gennaio i-960 * SCRITTORI IN PRIMO PIANO L'importanzadiSamuelJohnsonRODOLFO D NI: Una visita * UNO SCRITTORE PIU' NOTO PER QUEL CHE SE N'E' SCRITTO CHE PER TUTTI I SUOI L BRI * d·i GIACO!IIQ AlfT0111/11/I Soltanto chi è rimasto un po· di tempo in Inghil– terra ed è penetrato ad– dentro alla vita inglese conosce rimportanza che ha tuttora Samuel John– son nella vita letteraria britannica. Per noi .fore– stieri i grandi nomi della letteratura inglese forse più ricca di ogni altra in poesia ed in narrativa so– no Shakespeare ed i drammaturghi elisabettia– ni, Milton ed i poeti me– tafisici del Seicento, De– foe, Fielding e Sterne nel Settecento, i grandi poeti romantici del primo Otto– cento. i romanzieri Carno– si dell'epoca \·ittoriana e quelli della fine del se– colo scorso e del primo Novecento. Molti nomi quindi e grandi autentici apporti alla letteratura europea che non potrebbe fare a meno della poesia e della narrativa britanni· ca senza sentirsi amputata di una parte essenziale in· sostituibile. Samuel Johnson attra– versata la Manica non Ci· gura più fra i grandi no– mi, ma in Inghilterra è tenuto in molto conto ed ha conservato attraverso gli alti e bassi delle mode e degli snobismi lettera· ri, a Londra più insistenti e pericolosi che altrove, intatto il suo prestigio. Quando molti anni fa feci uno dei miei primi pro– lungati soggiorni in In– ghilterra una sera l'amico di cui ero ospite mi con– dusse al pranzo di un'as· sociazione di medici·scrit– tori che si riunivano una volta al mese per ascolta– re. dopo una cena innaf– fiata con ottimi vini. un breve discorso su un ar– gomento letterario che quella volta dovetti pro– nunciare io parlando di Luigi Pirandello, il cui nome cominciava appena ad essere noto in Inghil· terra. La riunione si svol– geva in una saletta al pri· mo piano di una vecchia taverna londinese in una delle rarissime case sfug– gite all'incendio del ·t666 e alle demolizioni del se· colo scorso e del primo Novecento. Tutto il loca– le conservava nelraspetto e nel clima qualcosa del· la Londra Settecentesca. La gloria della rinomata taverna - non so se esi– sta ancora dopo i Qom– bardamenti delJa City - era Samuel Johnson. Egli era anche il nu· me tutelare dell'associa· zione che faceva ·risalire a lui i suoi inizi, mentre nella saletta dove si svol– gevano le riunioni figu– rava in un angolo su un piccolo podio la poltrona dove Samuel' Johnson, < the Doctor,. come tutti lo chiamavano riconoscen· do in lui il maestro, sole– va sedersi. Di lui si con– tinuava a parlare. ben– ché quasi centocinquanta anni fossero trascorsi dal _giorno della morte, citan– done gli epigrammi e le opinioni, raccontandone gli aneddoti. on vorrei pretendere che nell'am– biente letterario tutti avessero allora per Do– ctor Johnson la fervente ammirazione di quel grup· po di amici ma tanto al– lora quanto nei succrssi– vi soggiorni a Londra do· vetti riconoscere che fra i classici presenti alla mente dell'inglese colto Samuel Johnson occupa un posto importante. Tut· ti lo conoscono e tutti lo rispettano. La diversità di valuta– zione fra gli inglesi e - per usare un loro termi– ne - < i continentali,. si spiega molto facilmente. La grande fama postuma di Samuel Johnsr,n è ba– sata non tanto sulle ope· re quanto sulla vita. o per essere più esatti sul– le sue opinioni, la sua acuta intelligenza critica, l'influenza esercitata sulla evoluzione delle lettere britanniche nel Settecen– to e l'aneddotica raccolta da James Boswell nella celeberrima e< The Life of Samuel Johnson,. rimasta a più di un secolo e mez– zo di distanza un modello di biografia. Non sono le opere poetiche di Samuel Johnson ad essere tutto– ra vive, ma è la sua fi– gura. Non < Lives of the English Poets ,., dove pu– re ha raccolto una nutrita serie di biografie di poeti inglesi del Seicento e del Settecento, criticamente un punto fermo nell'ap– proccio della poesia, ma la vivacissima biografia dove James Boswell è riu· scito a riflettere perenne la presenza del suo temu– to e riverito maestro. < Boswell1s Li!e of Jo– hnson ,., com'è generai~ mente indicato, è uno de1 classici che ogni inglese colto ha letto. Esso non manca in nessuna bibliote– ca. Ha la stessa funzione di < Goethe's Gespraeche mit Eckermann,. in Ger– mania, anche perchè se Johnson non è un genio. un creatore quale è Goe– the e non può essergli in alcun modo paragonato come poeta o prosatore. l'opera di James Boswell è artisticamente più rag• giunta. più. completa e perfetta tanto da essere giustamente considerata la migliore biografia scrit· ta in lingua inglese. Non a torto S. D. Roberts ini– zia un acuto saggio de– dicato a < Samuel John– son n (British Council edit. London) dicendo: < Sa– muel J ohnson è più pre· sente a noi per un libro scritto da un altro che per tutti i libri che egli stesso scrisse,._ Accingersi dopo Bo- swell a scrivere una vita di Samuel Johnson, a prenderlo come modello per un grande ritratto in piedi anche un secolo e mezzo più. tardi in un'epo– ca del tutto diversa con gusti letterari molto lon– tani da quelli di allora, può sembrare un'impresa rischiosa fino alla teme· rarietà. Solo un biografo sperimentato al quale si deve fra l'altro un'accu– rata vita di Oscar \Vilde scritta senza le pregiudi– ziali favorevoli od avver– se che nuocciono a molte altre poteva osarla. Dire che anche questa volta sia stato felice nella scelta del modello sarebbe però troppo. Nella pure giu– stamente lodata < The Quest !or Corvo ,., la bio– grafia dell'infelice Frede– rick Holfe. lo < scrittore maledetto,. del primo No· vecento inglese, da consi– derarsi un modello del ge· nere per il brio e la per· fetta misura con cui è stato trattato un argo– mento arduo e quasi sca– broso superando tutte le difficoltà, A.J.A. Symons osserva che moltissime vi– te di scrittori peccano per un'eccessiva insistenza su– gli anni d'infanzia e le circostanze familiari. Quando non hanno uno speciale rapporto coll'ape· ra del futuro poeta o ro· manziere la famiglia e gli anni d'infanzia si avvera– no di scarso interesse. Sal– vo se è il protagonista stesso ad evocarli più. tar– di con arte consumata di narratore come ad csem· pio Lev Tolstoi in < In– fanzia, Adolescenza e Gio– vinezza ,. o Sergei Aksa– kov in < Cronaca di Fami– glia ,. - per citare soltan– to due fra i massimi li– bri del genere a parte lo immor:tale < Dichtung und Wahrheit,. di Goethe - essi finiscono per narra– re senza colore o rilievo eventi banali privi di im· portanza per lo sviluppo della personalità dello scrittore ritratto. Anche nel caso di Samuel John– son l'ambief\te cU fami· glia, l'infanzia e l'adole· scenza sono di un'impor– tanza molto limitata. Egli non fu poeta sul cui ani– mo sensibile le impressio– ni deJla prima giovinezza lasciarono una traccia in· delebile. né un narratore spinto più. tardi a rievo– care in un romanzo l'am– biente di famiglia. a tra– sformare nella fantasia quanto da bimbo aveva intravvisto od intuito. < Rasselas ,., l'unica sua opera narrativa. è un bre· ve romanzo d'ambiente abissino, esotico quindi e nel contempo moraleg- giante, un conte philoso· phique_. come lo defini– scono i francesi, secondo il gusto dell'epoca che in Francia conobbe il trion· fo di Voltaire. Moralista severo, spirito profonda· mente religioso incline al pietismo Samuel Johnson non diede molta impor– tanza a < Rasselas ,. che pure si rivelò col tempo assieme a < Lives of thc English Poets • una delle due sole opere destinate a sopravvivergli. Per J ames Boswell. che pure non fu né poeta né romanziere. la difficile adolescenza trascorsa in un castello scozzese ed i contrasti col padre Lord Auchinleck poterono ave– re un'importanza eserci– tando un·influenza sulla formazione del suo carat– tere. dando un'acuità ed un'urgenza alla sua con– trastata vocazione di scrit– tore e provocando una reazione un po' ribalda e libertina quale la presen– ta il < London Joumal 1762-63 ,., Ma Samuel Johnson cominciò soltan– to dopo i trent'anni ad in– camminarsi ~ulla strada che lo condusse alla ce– lebrità assumendo da so– lo la direzione e la re– sponsabilità totale per la grossa impresa di un Di– zionario della Lingua In· glese col quale gettò le basi per la lessicografia britannica e dedicandosi più tardi a lavori di cri– tica letteraria su Shake– speare sui poeti del Sei– cento e del Settecento. Egli si formò a Londra facendo il giornalista par– lamentare ed esercitando· si come poeta classicheg– giante. Non fu un precon· cetto il suo trionfo ven– ne relativamente tardi coi dottorati conferitigli dal· le università di Oxford e prima di Dublino per i suoi grandi meriti come grammatico e lessicogra• fo. Solo dopo i quaranta anni la straordinaria per– sonalità di Doctor John– son dominante nell'am– biente letterario londine– se presenta anche per il lettore odierno un grande interesse. Hesketh Pearson ha ìn– tuito la necessità di non attardarsi sul periodo gio– vanile. Con grande abili~ tà studiando attentamente rampio materiale ora a disposizione sia. per Sa– muel Johnson che per Ja– mes Boswell egli ha rie– vocato l'ambiente in cui vissero cercando di dare così un rilievo particola– re al loro carattere. La sua abbondante ed accu– rata biografi'a non è cer– to priva di meriti. Ma non può in alcun modo regge– re il confronto colla fa– mosa < Vita di Samuel Johnson,. di James Bo· swell, anche se quest'ulti– ma è più lenta ed insisti– ta secondo il gusto sette· cenfesco. Forse Hesketh Pearson è come mentali· tà e gusti letterari trop– po lontano dai suoi due modelli o magari metten– do l"accento slÙ carattere e la vita trascurando qua– si del tutto l'esame della opera egli è passato ac– cato all'essenziale in un uomo come Samuel John· son che ha dedicato l'in· tera sua vita alla lettera– tura. Un breve saggio co– me quello di S. C. Roberts per Johnson avvicina maggiormente ali.affasci– nante personalità dello scrittore nel quale gli in· glesi salutano tuttora uno dei loro grandi geni, GIACOMO ANTONINI TRA STORIA EROMANZO (Continua da pag. 3) seta pagata cara e messa. 1 dalla serva disattenta, in un Volete de Gaull~. eccolo.~ bagno di varechina. _ l'oratore capace di capovol Ma non è una serva d1sat• gere cosi perfettamente un tenta. Revel: è un freddo luogo comune da farlo sem- moralista, un < illuminista ,. brare e~tro _verbal.e ~el mo- anzi, uno spiri taccio da i~– me11:to, 1 c1;1ie.rron di gr.~~· quisizione. che ride. e cast1- mat1c~ ~ _di stile fa~no 1~~ 1 - ga, che tocca e distrugge. mitabth~a del suo .stile. L 111• che guarda e logora. Puro genuo titubante mflr:ie, eh~ sangue francese di soli glo· partecipa per astensione di buli bianchi, un male che giudizio, che proclama < una mina che distrugge. Contro grande_ comunità tm~ana, di 1u'i sta De Gaulle, l'eroe cioè francese,., che ass1_cm:a da burla e da destino: l'eroe il suo popolo dì essere indi· da burla o da destino? An– spensabile < all'u.niver!o per che la Francia prov~. cosa far fronte al cat~clrsma >, significa non avere p1u sto· che mette in lapide: < La ria da interpretare, se non Francia è qui nella mia per- la sua storia privata, la sua sona ,., resa dei conti. . Revel non poteva sceglie• Al lettore questo parados- re miglior personaggio, mi- sale. d!a.log~to r~m~nzo d~l– glior bersaglio, per quan· la venta p_iac_era mdubb1a· to facile. troppo scoperto, mente: oggi s1an:1~ al J?llnto quasi comico definitivo: e di accet.tare_ ~ miti o d1s~ru~ non gli perdona una. !rase, ~ioni di r:111t1.La realta e Jo insegue in tutto c10 eh.e u~accettab.1le. Revel non ac• ha detto e scritto, lo sottoh- cetta, .acce~ta. . _ nea. lo prende in castag11a. Ganbald1, Mussohn!, De lo sfotte, lo bolla, lo mett~ Gaulle: tre perso~agg1 del· in burla. Seguire Revel e la grande com!"!d1a umana: seguire H processo di pro- tre person~gg1 in .cerca d1 gressiva. compenetrata cor- un romanziere. rosione ·e macerazione d'una PIETRO Cli\IAlTI Il professor Giacomo Cas1elnuo\'O venne avanti camminando sull'amoio tappeto che ra\>vivava coi suoi colori rosso cupi il pavi– mento antico e scuro della sala, e. ferman• dosi davanti alla piccola scrivania, porse, con un atteggiamento composto e insjeme disinvolto, di uomo che non si sente al di so– pra ma neanche al di sotto di nessuno. la mano al conte Gaetano Paltrinieri che s'era sollevato sulla poltrona. - Prego, Castelnuo\'o, - gli disse quesli indicandogli la poltroncina di legno bianco, stile settecento, che stava davanti a lui; di– stese la sua sottile e nen,c,sa persona ap– poggiaodosi alla spalliera e guardò l'uomo con un sorriso ironico nello sguardo: - Dunque_, ho visto che anche il suo giornale si è messo contro di noi da un po' di tcm• po ::i questa parte, non è cosl? - E aperse di più il sorriso come per dare un tono scherzoso alle parole: si portò la sigare11a alle labbra e riassunse la sua espressione distaccata e leggermente annoiata. li professor Castelouc.,•o non rispose su– bito: contraccambiò con uno sguardo quel– lo del conte e, increspando anche lui le labbra, alzando appena una mano dal brac– ciolo e riappoggiandovela lentamente, deli– catamente, rispose: del p~bt~~~i~ 0 ~~~? debbono seguire i gusti - Oh. bella, e con questo lei cosa vor– rebbe dire? - Nulla, nulla di particolare! Il Paltrinieri rcrmò di nuovo lo sguardo sul visitatore, poi, con 10110più cordiale, disse: - Sa che lei mi piace. Castelnuc,vo! Sì, si, è un pezzo che la seguo, che la seguiamo noi qui delle Officine... Lei sa il fatto suo, e non si perita a dirlo; e, quel che è anche straordinario, non indispone, al contrario ... E poi non è un facilone come tanti... Sì, insomma, m'ispira fiducia. - Parlava rapi– damente, un po' seccamente, mentre gli occhi, mobilissimi, fuggivano qua e là. Gia– como Castclnuo\'O s'inchinò sorridendo; poi, rialzandosi e incrociando le labbra, con , 1 0- ce sempre calma, sonora, rispose: - Conte, sono lusingato di quanto mi dice, e anche, come dire, incoraggiato ... per– ché oggi son \'Cnuto a visitarla per proporle qualcosa dove c'entra davvero e molto la fiducia! - S'interruppe e sollevò lo sguardo al Paltrinicri; il quale, però, non batté ci– glio. Il professore si trasse avanti sulla poltrona e, con la posa e il tono di chi si appresta ad iniziare un discorso lungo e difhcile, riprese: - Ecco, conte, lei mi ha accennato al giornale. Ebbene, già in altra occasione lei. si ricorda? mc ne parlò ... quando mi disse di essere disposto ad inlen·enirvi finanz.ia – riamente. Allora io la ringraziai ma mi ri– sen·ai di riflettere alla cosa. Ebbene oggi vengo qui da lei apposta per riparlare con– cretamente dell'argomento ... - Prego, prego, continui, professore, - disse il Pallrinieri r.lpidamcnte. - Ecco, conte, come dirle? ... si tratta di salvare Il Cittadino dal dissesto! - Il Ca– stelnuo,·o pronunciò queste parole cc.I tono di chi, infastidito da un'attesa e da una schermaglia che giudica oltretutto inutile per un avversario come quello che ha di fronte, scopre all'improvviso le proprie car. te cercando di sorprendere con questa mos– sa l'altro. Ma il conte non mutò atteggia– mento neppure ora: si tolse la sigaretta di bocca e, allungando la mano sulla scrivania. vi batté l'indice sopra la conchetta d'onice; poi, rimettendosela in bocca e inclinando il viso suUa spalla per scansare il fumo, disse: - Si spieghi meglio, Castelnuovo. li Castelnuovo si tirò indietro sulla pol– trona: - Sì, è inutile che a lei nasconda la ve– rità, con1e. Tu11a la ciuà, del resto, conosce le difficoltà nelle quali si dibatte li Citta– dino dal dopoguerra: a lei posso fare le ci– fre e gliele farò: per darle anche la misura esatta dcUe sue sicure e rapide possibilità di ripresa. Ecco, le parlerò molto franca– mente. lo avrei fatto volentieri a meno. conte, di salire le sue scale, le sue come quelle di chiunque altro per venirle a fare questa offerta, anche perché ho una parti– colare opinione sui giornali, e cioè che quel– li che non rit':scono a mantenersi e vivere da soli non possono neppure svolgere in definitiva quella funz.ione di orientamento della opinione pubblica che spesso i loro finanziatori si propongono; non meritano, insomma, di esser tenuti in vita. Senonché per Il Cittadino la si~uaziotle è mo!to di• ,·ersa: infatti se esso s1 è trovato e st tro,•a in crisi in questi anni, ciò è dowto a motivi assolutamente estranei alla sua vita. cause generali che lei, conte,· ben sa, tr~ le quali principalissima quella lunga e agitata ver– tenza col Comitato di Liberazione che se ne era appropriato dopo il passaggio del fron: te. Questo giornale, conte, fu offerto, quasi ccnt'anm fa, dal marchese Benti\'oglio alla borghesia della città che lo ha saputo so– stenere fino alla guerra. Nel dopoguerra è successo quello che è successo. Ebbene, oggi, quei tempi, fortunatamente per tutti, sono superati. Ed è per questo che io sono con– vinto che le sue sorti possano rapidamente risollevarsi. Da quando la marchesa Luisa me Jo ha affidato io ho posto tutte le pre– messe per questo: il giornale tornerà ad es– sere, glielo assicuro, nel giro di ~ue o ire anni, quello che è sempre sta~o pnma d~lla guerra, cioè il giornale della cutà e della m– tera regione. Perciò ora bisogna aiutarlo a superare questi momenti. di assestamento: Ma intendiamoci, conte: 10 ne.o vengo qu1 oggi da lei per proporle un'opera di benefi– cenza, ma per proporle un affare e u~ buon affare. li giornale mette ancora ogm mattina nelle mani dei nr,slri concittadini le sue sessanta, settantamila copie, dinanzi alle poche mialiaia d.i copie che vendono Il Progresso, 11 Meriggio, e gli altri quotidiani che si stampano a Roma. E in due o tre anni. ripclo, potrà risalire a no\'anla, cen– tomila. Ebbene, è interesse o no salvarlo? Risponda lei, conte, a questa domanda. - E tacque nuovamente incrociando le brac– cia e restando a guardare in viso l'altro. li Paltrinieri allungò di nuovo la mano sopra il ta\'olo (le dita lunghe, gialle, marroni. di nicotjna) e scosse la cenere; parlando curve, in avanti, ad occhi bassi, rispose: - Vede. Castelnuovo, quelle mie offerte alle quali lei si è riferito, risalaono a molto tempo fa. Oggi io sono abbastanza.. impe– gnato con le Officine Meccaniche che, come lei saprà, nr,n ci danno requie... D'altra parte poi noi dell'Associazione Unitaria abbia– mo Il Meriggio e non vedo la convenienza ... - Sollevò lo sguardo all'altro, che immedia– tamente replicò: - Ma, conte Paltrinieri. siamo franchi. Voi spendete un occhio della testa, come appunto lei ora mi dice, per un quotidiano che arriva, si e nò, a una tiratura di dieci– mila copie; un quotidiano che i lettori. via via che si sdrammatizzerà sempre di più Ja lotta politica, saranno completamente rias• sorbiti d::i. Il Cilladino. Oltre a questo, sia– mo sinceri ripeto, ,·oi spendete fior di quat– trini ad appoggiare un partito politico che alle elezioni non raccoglie neppure il sei per cento dei ,·oti e non \'Ì da nemmeno la soddisfazione di a,erc un vostro deputato nel collecio: mi scusi ma io sono un uomo d'affari e debbr, parlar così; so di trovarmi di fronte, d'altra parte, ad un uomo al quale si possono, si debbono dire certe cose ... Pos• so proseguire? - Prego, prego! - rispose ridacchiando il conlc il quale aveva appoggiato ora la gota rcbbe la fine. Del resto sarà proprio que• sto il modo, conte, per far pesare meglio certi orientamcmi generali; c'è bisogno che mi dilunghi a spiegare queste cose a lei? - E tacque com~ chi giudica indelic~t?, .anz.i offensivo, continuare. Gaetano Palt~in1en al_– lungò ancora la mano alla cenenera, poi, ad occhi bassi, chiese: - Che cifra le occorre, Castelnuo\'O? e, insieme, quale percentuale del ca,p1tale azio– nario mi offre? - Il Castelnuovo attese un momento: - Duecento milioni, pari ad una percen– tuale del quaranta per cento del capitale azionarie,. - Bel fc.<:soche sarei! - li Paltrinieri si era tdwlo di scatto battendo una mano con· tro l'altra. Girò dalla scrivania e venne a mettersi davanti al proressore che s'era al• zato anche lui. - Bel fesso che sarei! Cac• ciare di tasca duecento milioni e tro\'armi rcs~~nc7~r'èe~.~~J:1o ~i;~;~i ~anro a?r~~ o a prÉ:ndermi in p:iro? - Egli rifece il suo sorriso sarcastico. Ma subito il Cas1elnuo\'o replicò: - Guardi, conte, che anche la marchesa Bentivoglio avrebbe il quaranta per cento del capitale azionario. - Come, il quaranta per cento anche la Luisina? E il reslo allora chi lo -avrebbe? fl Castelnuovo disse: - Col suo permesso, e con , quello della marchesa, io ho già il venti per cento. Il Paltr:nieri batté di nuovo una mano contro l'al!ra; muo\'endo qualche passe, per la sala, riprese: - Senti, senti, senti! Lei mi piace daV\'ero. Castelnuovo. Dunque il quaranta per cento la Luisa Bentivoglio e il quaranta per cento Un senso di modernità * di ALBERTO BEl'ILACQUA li 110111e di Rodolfo Doni è legato so– pratmto ad un romam.o che ha dato luo• go, 1o scorso anno, a non poche discus– sioni, sia nell'ambito strettamente lettera– rio, sia in quello, più ,•asta, dell'analisi sociale. Intendiamo parlare di e Sezione f:'::cl 1tJJ!~9Si (ti:i,:irt'::i~~c:i~~:u~~~:; questa data, clte permeue ima più precisa localizzazione del clima politico rievocato da Doni, giustificandone certe digressioni ~~:a,:lt~~:~en;!r/'e~f:~?!~{eo inC:,!!~~a~:'',!~i tempo). • Se:::ione Samo Spjrito,. rappresenta 1111a carta che tton viene troppo spesso giocata dai gio,,ani impeJnati nella loro. prima narra;;:io11e di respiro. Uscendo da 1111apura e semplice decanta;;:ione.este– tica di motivi sentimentali, aflro111ando di pello, diciamo, una certa parte della cronaca del nostro tcmvo. Doni ha taglia– to, tra sè e il letlore, i potili spesso ab· bastan:.a facili del puro e semplice alibi letterario, evitando la trasfigurazione troppo diretta e, infine, la simbologia. LA conclusione? Positfra, i,1dubbia111e11te, perclrè ci deli– ,rea, se11:::ame:.ze misure, la personalità di uno scrittore preoccupa\'o di farsi sen– tire più nelle sue opinioni di uomo del nostro tempo, che nelle sue nostalgie li– riche. [11margine a « Sezione Santo Spi• rito•, così precisava Ceno Pampaloni: e ... Nou è w1 libro che si proponga di porre 1111a problematica nuova, di sugge– rire i11terpreta:..ionicomplesse, di scoprire aspetti ignorati della nostra realkl quo• tidiana. E' un libro che, impostato 1111 tema, lo svolge con chiarezza, con lineare atten:.ione ... •· E la chiarez.:.a, quando si accompagna alla linearità d'ìndagine (una sorra di onestà) sul terreno della nostra scot1a11te realtà sociale, non è forse già un segno di necessità di penna? Sta proprio in questo il merito di Doti i: nell'm·er inteso il rapporto con la pagina sul pugno chiuso e ascoltava il profes~orc mordicchiandosi la pelle del labbro infcnorc. - Grazie. rispose questi scrio: tutto il suo atteggiamento era divenuto ora sicuro e autore,·ole. e Navigatore, grande navigato– re dei flutti del mondo e della vita, pensa– va osservandolo il conte. Uno nelle cui ma– ni, però. ci si può tranquill~mente alftdai:e, cosl come ha fatto la Luisa Bentt,•ogbo che gli ha consegnato li Cittadino; giornale utile, utilissimo, specie in un momento co• me quello che mi appresto ad affrootare ..: Sl. ascoltiamo, sentiamo in concreto cosa mt chiede e cosa mi cffre. Vediamo•. E si ri– mise a seguirlo. - Vede, conte, - risposte il Cast'elnuovo incrociando le braccia - venendo qui da lei poco fa, in macchina. mi face\'O questo ragionamento: è possibile, mi dice,·o, che un uomo come il cuntc Paltrinieri non ca– pisca quanto sarebbe più com·enicnte per lui, per il suo gruppo, pe:r la stessa Asso• ciaz.ione Unitaria che presiede, sostenere un giornale che ha effeuivamcnte un peso cd eserciti una funzione in città, piuttosto di al1ri che non contano nulla? - Bene. cotesta domanda, professore! - esclamò il Paltrinieri ridacchiando; Bene! Però lei non considera che uno può avere ragione per fare una cosa in un certo mo• mento e non fare quella stessa cosa, per altre particolari ragioni, in un altro momen– to! - • Sono e bbastanza impegnate, nella ,·ertenza delle Officine; però, è vero, avere un giornale come quello in una occasione come quCSta... E poi, certi affari bisogna pigliarli quando vengono •· - Ad ogni modo, professore, sentiamo, sentiamo, sentiamo in concreto cosa lei è venuto ad offrirmi? - E aspirò il fumo. li CastelnuO\'O non rispo– se subito, e successe nella stanza un mo• mento di silenz.io che fu riempito dal rra• gore del traffico che. nella serata dolce di giugno passava sui Lungarni. Poi Giacomo Castelnuo,·o. con voce lenta, rispose: - Conte Pàltrinieri, vengo a proporle, co– me rappresentante della marchesa Benli\'o• glio, di assumere una partccipa7ione nella società editoriale e immobiliare de Il Citta– dino mediante l'acquisto del pacchetto azio– nario. - E l'orientamento del giornale? - Escla– mò il conte raddrizzandosi sulla poltrona. - Caro professore. lei mi consentirà, spe– ro. questa domanda. - Spinse indietro la sedia e appoggiò. assumendo un atteggia– mento di trascuratezza e indolenza, il gi– nocchio con1ro la scrivania. Il professor Castelnuo,,o tambl!_rellò co_n l<:= dita per qualche momento sui bracc1uoh della poltrona: · sullo stesso metro del rapporto umano, come un dialogo immediato ,,otto ad una fusione ideale nella risol11::.io11e di certi vroblemi troppe volle ignorati dalla no– stra più giovane genera;;:ione letteraria (ancora eccessi,•amente impegnata a chia– rire se stessa nei suoi intendiuienti este• tici e per questo impedita in quella che dovrebbe essere la sua giusta funzione: cioè aiutare Jli altri, i lettori, a cl1iarirsi una prospettiva anche critico-sociale). Ma lasciamo, come di consueto, la pa• rola allo scrittore: «Ho scritto moltissi· mo; ma per ora mi restano questi lavori: w1 diario del tempo di guerra (che w1 giorno o l'altro mi deciderò a rivedere e, credo, a pubblicare: io appartengo alla generazione degli anni difficili e ne ho ~offerte tutte, dico tutte, le traversie); la • e;;:ione,. e e Società anonima•: w1 li· bretto del 1957 che mi /ace conoscere per la prima ,•olla... •· Doni Ira poi 1111a raccolta di racconti che lasciano il campo sociale per trallare temi lirici e, anche, il roman;;:o e 1 sovversivi•• di cui sta ulti· mando fo stesura, con la precisa ìnten– :.ione di rendere 1m quadro 11mano e poe· tico della vita di una città d'oggi. De « 1 sovversi\li,. noi pubblichiamo qui il primo capitolo. pen•aso da una poesia malinconica e sottile e svolto con pudore e misura. Il suono, l'atmosfera, il gesto scavato e portato alla dimensione del sim– bolo: ecco le compone,iti che Doni si preoccupa di amalgamare in una tavolo::.– ::.aclte \IIIOleessere sopratutto speçchio di realtà. C'è, al fondo, una tensione che pare sospesa in sè., in se stessa conclusa ma che è, al contrario, sostanz.ialmente ali– mentata dal desiderio di arrivare a vivere al di là della sofferenza dell'anima e dei sensi. Doni traccia la sua pagina attra– \'erso l'accostamento di rilievi di costu– me, proiettando i personaggi in una soli· tudine e/re e difficile infrangere. ALBERTO BEVILACQUA io; e lei, lei col suo venti per cento, a fare praticamente da arbitro della situazione! - Questione di fiducia. conte; glielo tl\'e– "°' dello poco fa quando lei mi face\'a i complimenti: alla prova dei falli de\'o con• eludere che non è più cosi? Ma Gaetano Paltrinieri tace\'a ora: una fi– la di pensieri, calcoli, progetti, gli attra\'er– savano la mente: quell'uomo che aveva da– ,anti sapeva, sì, che non era solito dar nul• la per nulla. e bisognava perciò slare atten– li: tuttavia si diceva anche che costui, pur essendosi da qualche tempo awicinato agli ambienti democristiani della città, tanto da essere elello come indipendente nella lista capeggiata dal sindaco Roti, era ancora uno dei loro, sorto e legato come professionista, per interessi, mentalità, amicizie, al mondo de!la borghesia. Oltre a questo, poi, quel giornale gli interessava veramente; sarebbe potuto sen 1 irglì molto in quella battaglia che intendeva intraprendere, al di là della stessa venenza per le Officine, per capeggiare il risveglio della borghesia ... e Sl, ,•ediamo; in seguito posso \'Cdc~e d'impossessarmi del· la maggioranza del giornale; o anche. se Il; cose proprio non andassero :-- ma perche non do,•rcbbcro andare? - d1 liberarmene, liberandomi, così, nello stesso tempo, e una ,·olla per tutte da un cc,ncorrcnte ... lnsom• ma, ,·ediamo, esaminiamo bene ~uesta co– sa•· Cosl pensava abb?tto~ando_s1. ~ sbolt~– nandosi la elegante gnsagha gngia, soll~\Ò infine il ,·iso all'ahro che aspetta,!"- (t~dl\·a un po' di emozione ora quel y1so s1cur:o dL sé?) c. rifacendo un'espressione sorn· dente, gli disse: - Castelnuo,o, lei giuoca forte .. lo sa? Duecento milioni sono molli. Tuttavia. è. ,e– ro lei m'ispira 6ducia. Ebbene, m1 lasci u~ r,o'• di tempo per riflettere: de,·o consu!tarm1 anche còn mio fratello e... Ci pensero fin_o a domani. non di più. va bene? S1, doman~: certe co~ quando mi pia~e farle le faccio subito. Anch'io sono un giuocatore for~c. e lei Jc, sa evidentemente. Bene, all?ra, siamo intesi: a domani. Viene lei qui da f!le_? - Tornò a metterglisi di fronte e so~te,:o 11 , iso a guardare l'altro che era al11ss1mo, gigantesco. - Si. conte. come desidera. senz'altro, 1orno io... - Un tono premuroso. osseqmo- :j ~~:~in~~~e c~~~-o~1~;~~i.m~~~irc 1 acgÌ'iOCsi inchinava. - Bene, a domani. - Gaetano Paltrini~ri si avvicinò rapidamente alla parete e girò ~~!~a c~!;;t';~da~~ 11 ~s~~~~ 0 do.chpio~ 0 s/6I: gorò l'immenso lampadado a fiori: cc,rpi nudi di pulli e di ninfe spunta:0no !lei sof~ fitto· la linea scura e doke dei colli che st scor8e,•a dalla finestra quasi scompan•e. I due uomini si appressarono alla porta. - A rivederla, dunque, Castelnuovo. - A rivederla, conte. a domani. - Strinse nella Sua la mane. piccola e ncn·<;>sadel Paltrinieri, e, chinando nu0Yamen1c 11capo, varcò l'ampia porta scura. Chiuso nella millecento nera sui Lungarni dO\'C qualche bagliore roS!to del giorno an- ftif~e:Cff:~~~a~ts~e~~~~~o e~''fm'::t~~~ in pensieri. e Il Paltrinieri mollerà, è molto interessato: mollerà; ma vorrà la contropar• tita, non c'è da illudersi! D'altra parte cosa potevo fare? cosa posso fare con le cam– b\ali in protesto?•· Prec,ccupazioni, angoscie, di questi due an- ~~e~! 1 ~!.~,le~e~~:~a~ 1 ri~~°:t~al~iu~ t:~~~ tanto era attaccata a che si sah-asse la te– stata • almeno la testala •. come diceva, in memoria del padre e del fratello. Lui stesso ci : :i.ve\ 'aimpiegato del suo. Con l'inten·ento del Paltrinieri queste angoscie sarebbero ces– sate. Tutta,·ia questa prospettha ora non bastava ad alle,·iarp:li ouel\'altro sentimento che, dopo quel colloquio. a causa di es~. gli era ,cnu10 nell'animo: il sentimento, 11 tormento d'a,·er impegnato, legato il giorna– le: d'essere uno' sconfitto, in deflnitha, un falli10, almeno in µarte, nella le.Ila che da due anni a\'e\'a ingaggiata. Era una grande rt~~id~::i.. a~~nasa~~~beratit 0 ~3:s~i ;~ci~~:e 1 : a, rebbé continuato la sua attività, libera e at1iva come appunto de,·e essere ogni azien- ~fvihi1 ;io~i1~\ti~;,~~le~~a s~~~~~~s~~n~~ serietà il pubblico, il quale a sua \'Olla la scn,iva e la face,·a vh·ere: uno scambio di merce, in certo senso. merce che, appunto. per essere di gradimento del pubblico do– ,·e,•a essere libera. senza impacci e interfe– renze di nessun genere, sopratutto politiche ... E. ora, invece. a,·e, 1 a dovuto impegnarla. cercare un finanziatore, fallire, sì, in parte lo scopo per il quale due anni fa ave,•a ac– cettato di occuparsene. Si senti\'a umiliato: c'era dell'orgoglio feri1c, in quel suo senti• mento. Era figlio della sua cit1.à anche in questo: orgoglioso. si, nonostante 1utte le sue apparenze di modestia e risen •atez.za. Ta– ceva mollo, ascolta\'a molto, ma aspetta, a sempre che gli altri andassero da lui. E questa volta era andato lui, invece, noi:i pcr sé, è vero, o almeno non soltanto per se, a tendere la mano. • Basta, non esageriamo ora! Ecco. siamo arri,•ati •· La millecento sra, 1 a infatti per– correndo l'angusto corridoio di Borgo degli Albizi; si accos1ava lentamente a palazzo Buscagli do,·e, sulla targa di pietra. stava la scrilla Il Cittadino, e si fermò davanti al portone. L'au1ista, s,·clto. discese e gli aper– se lo sportello: - Debbo aspct1are, professore? - No, no, va· pure, graz.ie . - Buonasera, professore. - li portie~, il commesso del primo- piano, quello del se– condo dov'era il suo studio di amministra– tore delegato: tutti si alzavano, lo osse– qui::i.\'ano. II palaz.z.o vh·eva, in quest'ora, il suo momento più tranquillo e silenzioso del– la serata: gli impiegati erano già usci1i e non erano ancora giunti i giornalisti. L'im– menso organismo atth·o e tumultuoso gia– ce\'a in una strana, quasi stupefatta immo– bilità. Giacomo Castelnuovo amava fare la sua ultima visita al giornale a quest'ora: approfittava, quasi, di quella calma per scri– ,·ere qualche lettera o per fare qualche te– lefonala: oppure stava ritirato nel suo stu– dio. alla sua scrivania, fermo, apparentemen– te inerte, ma riflettendo e decidendo. E ~ sì fece anche stasera; ma vi si trattenne più del solito. RODOLFO DONI - L'orientamento del giornale. conte, non dovrebbe mutare. Ciò è imposto dall'inte– resse del giornale stesso: s'intende qualche concessione particolare si può fare; ma è assolutamente indispensabile continuare ad offrire ai cittadini il giornale che essi hanno sempre a\luto; insistere anzi per un suo completo ritorno a questa normalità. Da quando io ne reggo le sortì. mi batto per questo. Tutta, 1 ia, ripeto, qualche concessio– ne particolare di volta in volta si può fare; inutile che entri in dettagli; sostanzialmen– te però Il Cittadino deve restare Il Cittadi– no; altrimenti davvero in pochi mesi sa• Scala d1 senrbio: aroh. Gustavo Kock (da c:La Casa•)

RkJQdWJsaXNoZXIy