la Fiera Letteraria - XV - n. 2 - 10 gennaio 1960

D'omenica 10 gennaio 19-60 L~ FIER~ LETTER~RI~ IL FJUI DELLA. Sli:'l'THIANA. * Ferdinando I,Re diNapoli * di GIA/1/ LlJIGI IHJil/DI . Di solito _le biogralie sto- te .un alt_ro film italiano dispotico, più tirannico, più riche a~ cmema hanno lo uscito molti anni !a, Re Bur- duro. 'Più spietato: visse, pc– scopo d1. montare uno spet- lane, dedicato alla vita non rò. a cavallo della rivolu– tacolo plltoresco ~ colorato di Ferdìnando I, ma di Fer- zione francese. ebbe a lot– facend? leya su_ d1 un per- dinando IL Anche Ferdinan- tare contro Napoleone e i sonagg10 s1mp_atico; se que- do li non era uno stinco di tempi nuovi, dovette dare sto per_so_nagg10.per avven- santo, esattamente e o me contro voglia una Costitu– tura~ ci e_stato tramandato Ferdinando I: il suo popolo, zione, fece il liberale essen– dagh stud1osi sotto una luce anzi. lo aveva soprannomi- do reazionario, ma a volte non preclsamen¼ edlfican- nato Re Bomba (e non cer- riuscì ad essere ipiù liberale t~. ~l_lor~ se ne tenta 'una to Re Burlone) perché, con di molli reazionari che lo r1_ab1htaz1one che, anc~e se l'aiuto degli stranieri, non circondavano; fu. insomma, d1 scarso s~ccesso _quanto a aveva esitato a far bombar- una figura complessa e diffi– valore storico. ottiene sem- dare Napoli; quel film. però, cile. carica di tutte le con– pre !~ J:IUbblico un effetto senza arrivare a riabilitar- traddizioni di cui non poohi 1rres1stib1le. lo. ce lo presentava jn tono soffrirono tra la fine del Con_ ~erdinando l, Re di dimesso, umano. bonario. Sette-cento e gli inizi del– NapoLt, invece, un film ita- q~asi tutto in burletta e, l'Ottocento: non era facile Jian_o di_ Gianni Franciolini facendoci dimenticare le sue metterlo in burletta, e nem– usc1to ~• recente sui nostri tante malefatte ampiamente meno, era possibile, oggi, schermi, questa riBbilitazìo- documentate dagli storici cli farne un ritratto solo sim– ne non c'è e non c'è nep- tutto il mondo, otteneva da patico e umano, dato che. pure un ,personaggio sim- noi. sia pure solo superfi- da un punto di vista perso– patico. Direte: allora c'è ciale e passeggera. una cer-- nale, era anche piuttosto - nobilissima eccezione - ta comprensiva simpatia nei pieno di difetti e la sua una seria critica storica e suoi confronti; una simpa- manìa di mescolarsi con il un'agguerrita disamina del- tia, oltre a tutto, che nasce- popolo per dar libero sfogo le condizioni del popolo na- va dal fatto che ogni cosa, alle avventure .galanti con poletano durante il regno di in quel film, era svolta in le ragazzacce dei vicoli na– Ferdinando L Nemmeno. E chiave decisamente farsesca poletanj 10 aveva fatto so– franca mente se dovessimo e niente, perciò, pretendeva prannominare Re Lazzaro– din.ri cosa c'è in questo film, serie e accigliate valuta- ne. Volendo, però, portarlo chia rendovi nel frattempo zioni. sullo schermo, una via pre– ;nche i motivi per i quali Non così nel film di oggi: cisa bisognava pur seguirla. lo si è realizzato, ci senti- Ferdinando I. tutto somma- e fedelmente, a rischio, al– remmo molto imbarazzati. to. è stato certamente peg- trimento, di dar vita a un Ricorderete probabilmen- giore di Ferdinando Il, più pastiche dalle dubhie inten- TUTTO CHIUSO 'EL FAZZOLETTO DEGLI ANì'iI 1912-1935 * Ildiario diLarbaud * di ll'AL'l'ER illAIJIIO Ju.Ies Renar<l. André Gide. Charles Du Bos. Denjs Amiel. François M.auriac. Julian Green. Paul Léautaud: la ca– tena della letteratura dìari– stica francese si allunga a perdita d'occhio, con Ja stes– sa prepotente insistenza con cui nacque la .. letteratura viaggiante., in un clima pre– romantico; e di fronte ad una cosl larga messe di • giornali di bordo ... che sembrano vo– ler fermare gli attlml piò fug– gevoli dì quel tempestoso viaggio che è Ja vita. c'è da chiedersi. alflne. quale siste– mazione storica e quale im– pegno culturale si debba at– tribu.ire a questo tipo di let– teratura: ba forse ragione Ro– bert Mallet, tra i più esperti e profondi studiosi dell'ope– ra di Larbaud, quando affer– ma che il .,Journal .._ ancor prima di essere un genere let– terario. è un modo di espres– sione spontanea dello scritto– re che a volte è costretto a nascondere Il proprio senti– mento dietro il velo della me– tafora. e trova ri!ujlo sicuro probabilmente in questo dia– rio intimo. nel quale mette a nudo la propria anima. in– daia nei più segreti recessi del suo cuore. mostrando se stesso tale qual'è e gli altri tali quali egli li vede. trario che si tratta prevalen– temente di un diario di un letterato, di un artista~ dedito con esemplare onestà al suo nobile lavoro di scrittore, di un uomo insomma che è tra le figure più determinanti del– la ei\'lltà contemporanea. e che ad essa ha dato. senza la minima esibizione perso– nale, un contributo di indub– bio valore. Nel ..Journal .. di Larbaud. naturalmente. proverà certo disillusione chi crederà di tro,·an·i una storia implicita. « un giudizio sul tempi --: si tratta. in \·erità. degli appun– ti e ricordi di un esteta. d! un egoista. non di un ..cro– nlquer .., ha detto qualche critico: e se un'intenzione cronachistica talvolta sl af– faccia. questa si dls--~lve sempre in un pittoresco ren– diconto di letture. di osser– vazioni. di progetti di là da \'enire, di immagini: Galswor– thy. Senancour, Byron. Paul Valéry .. niero. Ad eccezione dei prl– mJ anni. qua ndo m io padre vi\•eva a!'lco:- a.io non ho ser– bato che due buoni ricordi di Saint-Jo:rre: quello di un pomeriiu;io. nell"Rnno prece– d<"nte la mia liberazione. in cui ho passato quattro o cin– que ore in una solitudir.e complC'ta. a leggere. credo. i poct1 di Prior ed In cui provai quel sent,menti che ctovC'VO far miei dopo la li– berazi ine: e quello po! dcl– J"epoca in cui rico'll8\'0 le parti di "Barnabooth ... che non sa:-annJ pubblicate ed alle qual: io lavoravo con tanta gioia .._ C-è coni nuamt"nt<' in lui questo senso d: distac•eo dal mondo. che indubbiam<'nte gli ha lmped to di 1nsPrlrs1 con profonda coscien1a nel gioco intricat o della c ultura drl no– stro tC' mpo.dì far sue le ra– ~ionl storiche di questa no– stra travai;l:ata età. attra– verso una diretta partpelpa~ zione alle tumultuose \•icen– de del S('(:Olo.ma che tutta– vili non i.mpedis<"edi osser– \•arlo sotto la splc-n:Hda lu<"e di un uma--esimo onest 1. in– tegrale. ch e supera. an{'he nel llnJuag! l.ìo plurilin!ò:lle, ì limlll e le strPttoie di una cultura nazionale. J)('r d!,·e– nlre europra WALTER MAURO ,--------------------,l zioni e dai dubbi risultati. Ohe, purtroppo, è quanto è accaduto invece a questo film, sempre alla ricerca di una soluzione mai trovata: Marce! :Marceau al Théatrt- de l'Amblru di Parlrt (Photo Pie) Cosl Patù Léautaud e An– dré G1de hanno affidato al ..Journal .. le loro quotidia– ne confidenze. ri\'elando la ..somme Psjchologique .. della loro esistenza offrendo al lettore l'esatta percezione di ..ce qu'est un homme ,._ Non per nulla Mauriac e Green si I «tempi .. del •Journal• sono. tutti chiusi nel fauo– letto de,2.l: anni 1912-1935 e spaz.ianJ diffonni nelle ter– re d'approdo di un perpetuo vagare. di un insistent~ ..de– pajsement •: Italia, Spagna. Inghilterra .•A.lbania,son \"lste sempre con rocchio schivo dell'artista. dello scopritore che difl1cilmente si adatta a render partecipe 1il lettore dei suoi stati d'an!mo. Ecco– lo a San-Vincente. nel 1917. dimenticare Dolores, Lola. Pepita. E!iSR,Carmen. sopraf– fatto dall'• envie de travail– ler •: • Dopo una malattia, dopo anche un'esperienza sentimentale. da cui si esce finalmente liberi, ma ancora un po' • meurtri •• si sente un bel giorno ritornare la \'O· glia di lavorare. Ci si era creduti incapaci di tornare al lavoro. Ma Infine la \ 1 0glla è \·enuta. ella è là. Ci si S\·cilia presto, ci si sente me– glio. sebbene un po' deboli, ma vi è il sole nella stanza e ci si alza. Si comincia a mettece ordine sul ta\'olo. Non è affare di un sol gior– no. Infine \•iene Il momento in cui ci si rimette al lavoro. Allora un gran silenzio. u n dolce e purissimo silen z.io. è intorno a noi. ~oi abbiamo ritrovato la • raison de \•!– ,·re,._ L'Edipo di Benelli LA MACCHINA DELLA VERITA' * Recitea soggetto di ELIO TAl,ARICO Gli stranieri ci accusano. noi poveri italiani. di essere tutti èegli abil! commedianti: nella vita quo– tidiana, s"intenàr, in ogni nostra manifestazione. Più che un'accusa, invero, è un atto di meraviglia, quasi d'invidia: come son bravi. ripetono a se stessi i nostri amici, questi italiani semprl? pronti a can– tare e a recitare mille parti in commedia. E c'è la faccenda dei gesti: nessuno meglio di noi, aCfermano oltre confine. gesticola in maniera tanto precisa ed efficace da rendere inutile la funzione del linguag– gio: lnsomma, la pantomima è nata qui, nello sti– vale. patria - oltre tutto - di Pulcinella. di Bri– ~hella, Arlecchino, Pantalone e della commedia dell'arte con le sue prestigiose maschere. La com– media dell'arte. o e a braccio• o e: improvvisa•• viene ancora chiamata e comédie itali.enne•, vale a dire commedia e al modo• degli italiani: e. aireste– ro. molti ancora ritengono che ognuno di noi ce l'abbia nel sangue. Volesse il Cielo! Ci accusano. quindi, d'irAprovvisazione. di scarsa serietà. di ec– cessiva e maldestra fantasia: e non ~anno, i tapini - o fingono di non sapere - che improvvisatori non si nasce: ci si diventa a Curia di studio, di pre– ordi,nati programmi, di prove estenuanti. Dicono: l'Italia. dove si parla sempre di mille~ narie tradizioni. è forse il paese meno tradizionali– sta che ci sia: né ci sembra difficile poterlo dimo– strare. Facilissimo, anzi, rispondiamo noi: e, con il vostro consenso. vogliamo darvi una mano, aiu– tarvi nell'atto di accusa: perché stavolta l'accusa e proprio tale. Dunque, non abbiamo una classe diri– gente che si tramandi, di padre in figlio, i segreti della diplomazia e del buon governo: i nostri uomi– ni politici provengono dalle libere professioni. dalle arti e dai mestieri più diversi. A un certo momento della loro vita s'improvvisano deputati, senatori mi-. nistri e molte volte. bisogna riconoscerlo, con otti– mi risultati. Mancano, però. di tradizione e l'ombra di Machiavelli li accompagnà lungo tutta la loro carriera. Non abbiamo una casta militare che im– ponga al paese un preciso indirizzo di lotte e di conquiste, una rigida linea difensiva in caso d'ag– gressione: tanto è vero che, allo scoppio di una guerra, balzano in primo piano i e complementi> e su di essi devono far perno i disegni strategici e tattici dello Stato Maggiore. Ciò non togUe che i nostri soldati e i nostri ufficiali abbiano sempre riscosso, vinti o vincitori, la stima e il rispetto di amici e di nemici. Non abbiamo, infine - se si ec– cettui il fantasma onnipresente dei comici del– l'arte - una vera tradizione teatrale che si rifaccia ai nostri grandi. per lo meno Allieri e Goldoni, co– me in altri paesi avviene per Shakespeare e per Molière. Ma i nostri attori. nonostante tutto, dalla Duse a Petrolini ai De Filippo a Gassman. ogni volta si sono imposti all'estero per la loro inimita· bile duttilità d'interpreti. Che cosa si vorrebbe di più? Perché insistono, con malevola asprezza, sul nostro presunto spirito d'improvvisazione? Non te– mono di confondere mancanza di tradizione con intelligenza? - Whatever is worth doing is wort1t doing badlv: ecco un vecchio proverbio anglosassone (significa: qualunque cosa valga la pena d'esser fatta, dev·es– ser fatta anche male) che non metterà mai radici in casa nostra: dove, improvvisazione a parte e spesso proprio in virtù dell'improvvisazione. ogni cosa si cerca di farla net miglior modo possibile. Sballottolato e oppresso dagli umori del caso. l'ita– liano reagisce aguziando il cervello e. nel buj_o.del proprio destino, non può non tener conto del mm1mo rabgio di luce al quale atre:rarsi come ~ un'àncor~ di salvezza. Povertà e intelhgenza sono. insomma. t difetti di cui ci si rimprovera ogni giomo: la man– canza di mezzi e quello spirito d'adattamento che spesso ci consente di risolvere a nostro favore si– tuazioni dagli aJtri ritenute disperate, La triste esperienza di quanto a molti accadde sùbito dopo la seconda guerra mondiale (posizioni sociali distrutte, patrimoni s[umati, impieghi per– duti, urgenza di trasferimento in altre città) po– trebbe essere la pezza d'appog·gio per il nostro di– scorso: e vero che molti non hanno saputo resistere e si son dati per vinti; ma è anche verissimo che buona parte di quei rifiuti umcni - così li consi– derava il loro prossimo - dalla dolorosa sferzata banno attinto la forza indispensabile per crearsi una vita migliore della precedente. La vita. se vogliamo considerarla come una drammatica rappresentaziC'l– ne, non differisce gran che dai consueti spettacoJi: ed è assurdo pensare che gli uomini. involontari personaggi manovrati dal destino, dalle prime bat– tute della morte, possano sottrarsi all'eroico compi– to di recitare mille parti in commedia: di difen– dersi, insomma, come possono. trovando il punto debole di chi. nel gioco, vorrebbe sopraffarli. Comici dell'arte. d'accordo: sappiamo interpre– tare. se vogliamo, qualunque canovaccio, senza bi– sogno di suggeritore. ELIO TALARICO « SI HA PAURAPERLUI QUANDOFINISCE LO SPETTACOLO» * rivelano a noi motto più veri– dicamente in molte pagine del Ferdinando, intatti, vi è pre– sentato crune un despota che fa impiccare i carbonari e i liberali e corre dietro alle gonnelle vestito da guappo: queste sue gesta. ,però, sono spesso raccontate in tono farsesco. anche se ,proprio non hanno niente in sè che susciti il riso, e a far da antagonisti buoni ci sono dei servi. dei popolani, dei e Pulcinella l> che ogni tan– to intervengono a far la mo– rale delle cose e della sto– ria, palesando spiriti irre– quieti. onesti e, comunque, liberali. Marceau, unmimo prodigioso loro diario. che in tutte le lo– ro opere: e quando verrà fuo– ri tutto il giornale di Patù ClaudeL forse scoppierà una bomba di fragore pari alla esplosione provocala dagli improperi del terribile \'ec– chlo Léautaud ..Mon jurnal est un chaos. ou. si vouz pré– férer, un fourre-tout'. •- Tra le carte del poela Sem Bene lii è stata trovata una traduzione inedita dell'• Edi– po Re• di Sofocle. AnC'ora giO\'anissimo. nel 1898, Sem Benelli Si cimentò nella tra– duzione della grande t rai::e– dia sofoclea ,sentendone tuito il mi,;terioso fascino e le di!– ficoltà di acco~tarsi non solo al testo ma allo ,;pirito e al senso reli,:ioso Jreco quali nella tragedi a \"em\'ano espressi. Nella introduzione premessa al testo il Benellì dicf": di .JIARIA l.,IJISA BELl,ELI PARIGI. gennaio momento e li. vedi siamesi di spirito, perduto ognu– no in una solitudine atto– nita, frustrati entrambi dei loro passatempi abi– tuali, come quello, asson– nato, del girare i pollici l'uno intorno all'altro. cioè il pollice deil'ur1ica mano dell'uno intorno al pollice dell'unica mano dell'altro. Chi guarda si meravt– alia, si diverte, ammira. Ma, se della parola ha fat– to un'accar1ita ricerca di es-pre.uione, prova un at– timo di sgomento, un sen– so di sconfitta. Un attimo. Poi esulta in una festa del pensiero. No, la parola non è abolita. Tutto è stato immaginato, e d1rnque ri– gorosamente articolato in parole, prima d'essere di– segnato dai gesti. Quelli degli. spettatori che non sanno tener per sé le loro impressioni, ritraducono i gest~ in parole: e dicono> quello che il mimo fa. E giornali che deve vendere ba~d: ~~a~!i;, dl ~~~~i~s~adi il protagonista del!'avven- diverso e dl singolare. nel– tlLra mezzo-viss1ita mezzo- l'ambito della diarist:ca fran– sognata (di nuovo lui, cese. soprattutto perchè non Marcel Marccau, in ogni è stato scritto dall'.autore momento perfetto), por- « pour la galérie •: la prova tano ben chiaro il titolo più e,•idente del carattere ri- atlusivo: e: Paris qui rit, !~!v~~ 1at~ie~t\ co;iftt~r;:~ Paris qui pleure>. E pas- gine .sono state volutamente sa perfino ad ttn cerro mo- distrutte dall'autore: .. Io mi menro sulla scena, dive- dolgo ... afferma Larbaud in nuta in parre schermo, H una pagina del 1917, molto nastro di ut1 telegramma indicativa per l'intelligenza con notizie di sensazionali del metodo suo di tenere scoperte nella luna. il diario. «di aver distrutto Forse, il senso ultimo !~tt:~br!~; 0 ,;~ii,bi!nev~ti~~ di ogni mimica è in que- Con quello che io scrive,•o sta lotta contro le parok, allora su q'uesto intri20. ,·i che si risolve in evocazio- era quanto b astava per fare t1e deUe parole. C'è un un grazio.so romanzo a lieto aspetto incanta torio: co- fin e .. . me se le parole, per esor- Da queste parole traspare ci.smo, venissero staccate chiaramente l'intento di Lar– dai gesti, ma rimanessero baud di d~re. col suo diario. v~esenri, ~ verfino_ osses- 1 ~~~~~:ar: 0 ~~~~~eed~~~ swe. Il m_,mo le rifiuta ~• gllo che una serie di rapide nella t~nsw~e per no~ d1- note intime e confidenziali. s-umanizzarn senza d, es- aJ di fuori e al di sopra di se, ragaiunge l'eroico. una vera e propria esigenza MARJA LUISA BELLELI letteraria; anzi. direi al con- Eccolo ancora a Como. do– ve la funicolare, Brunate e qualsiasi altro trionfo della natura e dell'uomo sono me– no importanti per lui del romanzo di Galsworthy o del «Bateau ivre .. di Rimbaud o d<'llllpro~a decadente di Bcr– richon. A Saint•Jorre il rac– cogl:mento è intimo, più fa– miliare del solito, I rumori glun~ono attutiti e la rifles– sione nasce piò c0mc inevi– tabile condizione umana. ehe come atte.2.2!amento lettera• rio: • Io amo le colazioni "dans la chambre de Mére ·· tra le !"ett'e mezzo e le otto. E' curioso vedere quanto tempo mi sia oct"orso per trovare qualcosa di interes• sante o che fosse degno di essere amato qui, dove ho vissuto tanto tempo prigio- • ...la tragedia greca in una essenza di linea e di epica narrava un fallo cantando. • ci grandi giudizi popolar(, l'uomo assisteva alla vita degli dei. ed alla v la del– l'uomo più ignota. Gli del terreni invocavano! Eschi– lo, il quale era guerriero. fu poi pof'ta: Sofocle fu detto fra molti guerrieri il più bel– lo e cantò l'inno della ,·1t10- rh1 intorno ai gm1dRgnati tro– fei •- ., Pensati piccolo. o let– tore, e pensa che !iotto ogni narrazione vi è una trama: la reliJione di quegll Dei che strinsero d1 catene Prometeo e la lira flebile come lon– tana l'h a n n o intessuta •· • QuesJa trama sarebbe male– fica come un hltro velenoso, se tu la comprendessi•- La traduzione dcli'• Edipo Re• del Benclli. in prosa nelle parti recitative, è con– dotta in \•ersi nei cori. Anche loro, però. questi antagonisti, sono spesso pre– si nel giro della farsa, spu– tano battute comiche, cado- 11,0 in situazioni esilaranti cosi. alla fine, non riesci be– ne a renderti conto di dove ti si vuol portare: se al riso o alla polemica, se alla cri– tica storica o al divertisse– ment vagamente ispirato alla storia e. come risultato definitivo, finisci per rima– nertene soprattutto inter– detto, da una rpar1e spiaciu– to che la storia sia stata trattata tanto in fretta e tanto superficialmente, ram– maricato dall'altro che que– sto sacrificio della storia non sia almeno servito a offrirti piacevoli occasioni di diver– timento. Intendiamoci: qua e là. scelte nel mazzo, ci sono delle occasioni di allegria. ma o sono rare o sono tutte piuttosto facili e immediate. il più delle volte sol"' vicine al e.lima della barzelletta: la \'ita di corte è spesso oc– casione di spettacolo e la riproduzione di" certi usi na– poletani agli inizi del se– colo X[X ,può risultare in– teressante. ma non sappia– mo quanto basti a soddisfa– re lo spettatore anche solo un poco esigente. Marcel Marceau e un mimo prodigioso. Quando attacca manifesti, inesi– stenti su muri inesistenti, li senti le mani impia– stricciate di colla; quando viaggia in mare, ti comu– nica la nausea; quando nuota sott'acqua, ti. fa ve– nire l'oppressione; quan– do sposta porcellane invi– sibili, hai nelle orecchie il rumore che farebbero cadendo. Se trema, riesce ad apparire più che mai un essere umano, tramu– tandosi in albero, rami, foglie: la vibratilità delle mani è straordinaria. Se si. fissa nell'immobilità, gli si formano intorno degli appoggi: mai una persoria così solidamerlfe posa le braccia sopra un tavolo o sopra un davanzale co– me Marceau sopra un'ar– chitettura d'aria. e Balau– strata di brezza ... •: sem– bra che Ungaretti l'abbia scritto per lui. d'altra parte, prima di 1----------------------------------------– ogni scena, appaiono due Senza riserve. comunque, le lodi per gli interpreti: Peppino De Filippo è un Re Ferdinando attento soprat– tutto a mettere in evidenza ,li aspetti 'Più crudi e nello stesso tempo più caricatu– rali del suo personaggio. Re– nato Rasce! è un suo dome– stico incline aUe prediche filosofiche; gli altri sono Eduardo, un Pulcinella che fa la politica, Rosanna Schiaffino e "Marcello Ma– stroianni, il duetto amoroso d'obbligo, Nino Taranto. jacquelinc Sa.ssard e Aldo Fabrizi. Piacevoli i colori, di gu– sto sicuro e un tantino ma– lizioso i costumi di Dario Ceechi. GIAN LUIGI RON'OI Durante una gran parte dello spettacolo, ha il viso coperto di trna biacca che gli fa maschera. Ma non è la maschera immutabile dell'attore antico. Da essa egli trae, col gioco degli occhi e d e l 1 a bocca, espressioni. varie det vol– to. D'un tratto, inaspetta– tamente, di quella ma– schera fa ur.a vera ma– schera, qualcosa di so– vrapposto, qualcosa, dire– sti. che si può togliere. La e troupe > di pochi. e sceltissimi elementi è alla sua altezza. Colui che mima la scena della doccia, e non arriva a re– golare la giusta mescolan– za dell'acqua calda e fred– da. e il saporie più volte gli. schizza dalle mani, ed egli riesce ad afferrarlo solo quando finge indiffe– renza. muovendo H brac– cio in una direzione e guardando dall'altra, co– me se dovesse. quel dan– nato sapone, prenderlo di. sorpresa, è di una comi– dtd irresistibile. La don• na-sirena è oentite acqua– tica e scivoiosa: le datti– lografe impeccabilmente professionali; i fratelli sia– mesi indivisibili veramen– te: più che mai quando riescono a staccarsi. un presentatori, fissi. in un'im– mobilità piena di estro: reggono un cartello che porta appunto H titolo del– la scena che verrà. Quan– to vi è di capriccio e di malizia nel loro attegaia– mento ogni volta differen– te e nei costumi. pittore– schi che indossano, sem– bra destinato a dimi.nuire l'importanza della parola scritta a grandi caratteri. nel cartello. Ma la parola s'impone come una pro– messa. E i gesti che ver– ranno la servono come si serve un dio, diventano rituali perchè convergono puntualmente al .;acro uf– cio: imprevisti, certo, nel gioco della libertd senza di cui non avrebbero va– lore, ma che è, come ogni libertd. condizionata. E quando, nella secon– da parte dello spettacolo, il soggetto acquista am– piezza. diventa un piccolo dramma ironico-sentimen– tale, le parole vi entrano quasi clandestinamente. All'imbocco della metro– politana, c'è pur scritto e Métro >, e il r direttore d'un ufficio. col suo grosso siaaro in bocca, sta dietro una vetrata, dove pur si legge e Direzione•, e i Lettera da Napoli di * FRAl\'CESCO HHU:0.0 Un giorno sì dice.va che. a Chi scrive. ricorda cl!e.,anche L'ultima casa ospitale. fu quel- era fotografato a meraviglia. Napoli i leue.rati gli artisti, gli lui, da ragauo, andm•a spesso la di Lore.nz.o Giusso, tanto Pe.re Jt i accorarsi, ribellarsi, intellem,ali, i giornalisti. mol- in Galle.ria, pe.r vede.re.la Se~ presto rapito al mondo della quando ~ualc,mo sia per met– to si ve.dessero, molto si cono- rao, nei suoi u ltim i ann i dr culwra, a Port'Alba. /11 essa, t e.re.il dito sulla piaga? sce.ssero ed amassero... I vec- attivi t d gior,r_alistica,r~car- per qu alche. tempo, co,we.nne.ro Rece.11te.me.111e, Domenico Re.a citi ancora raccontano (ma so- si verso mez.wg1orno ne.gli uf- poe.tt, studiosi e. professori; si ha dichiarato elle., a Napoli, no rimasti in ~lini, oramai) fici de.I quotidiano, che. dirige- gioca,•aa scopa, nel dopo pran- ogm scrlltore e fa parre per che., nei tempi della loro gio- va. Altri tempi.' I gio,•ani della z.o, e sì pore,•a fm•e.llare, oltre se. stesso•- Perché lw è solo. ;:~~~~t~~~v!!!o '::r~~~,1~'::t,e.:~ ~J::'istfe.7:,~:;~~i:. i:g~~~~;o p~~ g;~s:~n ~~I 5 }':;jf~;1,-!:: e.so~ ;::u; ;:~tti,,:,~ !'.C1f g:;:,a~ tre vol– ~;c~:,a~~~:~t~o,;t p~ib%~!ih't1:~ i ~v~!fo g~~rn::~i1:~rr'~i1'~0~!1~:; i?~/:::~loir/'IC ul11111i acca- dt~bio~rt,::. ,;;:a1~;,<;;·a, ::~~~ ,•m.10 le loro pene, i loro so- e. i11te.re.ssa11t1. Tante ser~. il clte.a Napoli non esiste un uu- gni, le loro speran:e.; e gl, ami- sottoscriuo sostava in Pia zza . mmo dr fiducia fra gli uomuu, ci, gli a mmiratori anda\•ano an- San Ferdinando, in atte.sa an- Ora, 1 nuovi scrittori viv~no cl_ies1 d1srstima110e detestano ch' e.ss, ad aspe.ltarli, la sera, al siosa che Salvatore D, G,a- ed _operanocomplelame,ue 1so- v1ce.t1df!\'Olme.11tc. I napole.tam Ga mb rinus, per salutarli, per- como, negli a,mi de.Ila vec- la_tt 1 come. avuls! dal solco tra:- 11~,1 St amano fra loro e. per- ~~l~ ~f 0 ii!~z~'e.!a:: 0 ~!:~i!ian 1 do ~~~at, 5/o:'v~':~f: J;g8a:::,~i~i~ :~~;~~~-si FI~st~~af:'a~~:,!~ f ar'~~~1ta~gco;fa:':J1e~i:i c;,~1, 1: 0 al!~; conveni\'anO le pusonalità più che erano tanti. tur~ u~onab1le. Fra t padri e,, Clltà. SJJÌCCale rinomate. Più tardi , quando iniziammo figli ~,ste !ma vera e. propria Forse. saranno gli inganni, Matilde. Serao, Edoardo Scar- a scrive.re ne.1 quotidiani 11apq-solu_zione dr contrnurtd. perpetrati :i,empre a toro dan- foglio, Di Giacomo, Bracco (e le.tani, non era difficile, per D1ffi.c1le. l vedere, qua. e Id, no, a renderli dif/ident,, scou– la lista dei nomi potrebbe co11- 1101, incontrare. Robe.rio Bracco, 1111 autore 11apoletano. Bisogna trosi, amar,. Il me.rrdronale st tinuare) costituil•ano una real- lindo e animoso, per Toledo, attendere. che venga qualcuno -.:e.decome. imprigionato, come ~~,:'j~'!n~::;~~,:it;~~//' :'~;:! ~1i~fe.f!~~;~,:vJud!~a c~~itf~~'.1~~10~ 0 ;:~• u~~a ~~~J':::mf:, •~~; bi~~~!:'a~~~~l ~f,~ a:,',~ 1 1 rsti° ;,7~; tori, incoraggiavano gli autori la quale aveva fatto 1111gran imbattersi i11coloro, che. dimo- concittadini pQtra,mo apprez.– a visitare Napoli e. a rimanervi silenzio i11ton10alle sue. com- rano e. scrivono nella nostra zarlo equamente., e brama di a lw1go. D'Amumi.io, dopo le medie. Bracco si dole\·a de.I cittit. Solo gli i,itellelluali di e1•adere.Qui 110n ci sono case aV\'e(ltllre romane della gio- Croce.,che non si occupa,•a de.- altre regioni inleressa,10 1 no- editrici, non c1 sono pubbli– ve.11t11, dopo la rovitla di Som- gname.nte di lui, si d1fende,•a stri n~rratori, poeti e critici, caziom, a risonanza navonale.. maruga, che a,•eva saputo at- dalla critica severa di Adriano cos) gio\'ani d'amu e ardimen- Che fare? trarre. intorno alla Cronaca Bi- Tilgller, che non considerava tosi. Elio Vitrorini, nel suo primo zanlina i migliori ingegni ila- berre il suo teatro, mentre ce- Sl: a Napoli non esiste ues- romanio, descrisse ur maniera "'........,.., . .. ;....-....,.,.,.,.,.,,.,,. . .. .. ........... _.._ •• ..,; .. ,..,., .. _.. ,.,,., • .,.,.,.,,.,,., . ........ ,.,, • ._• ._ ....,...... _..,...,.,...,, ......,_ •.,. •.,..,., .. .. , .. , .. , ..,....,,.,.,. ._ . _._,.,.'illia11i, si stabilì_ ,_1e.lla città par-. le.brava l'opera di Luigi Pi- s1ma possibìlìtù d'intesa e di felice, st11pe11da, la condi1.ione !e."~f,!a•s/!'r_t:~1:~~ _ci:!a ,$i~:~ r~LJ~:ll~~ra,Bracco, elle. tanto ;;~t:~iano!;ac'èi "~u,~;;;~; d~!; ~;~d~~~.de.~/''~~~1,'g :ra~it:S'e /J GALLERIE D'ARTE IN ITALIA LECCE CIRCOLO CITTADINO Incisioni di RIBERTO MANNI MILANO GALLERIA DELLE DRE Via Fiore Chiari. 18 - Te!. 80.33.33 Mostra di Bianco e Nero PORTOGRUARO GALLERIA COMUNALE Personale di MINO MACCARI ROMA GALLERIA APPUNTO Via Gregoriana 46 - Tel. 687.730 Mostra dei vetrificati di CRISTOFORO GALLERIA LA MEDUSA Via del Babuino. 124 Personale di GAIO VISCONTI GALLERIA TRASTEVERE Piazza in Piscinula. 13 - Tel. 588.515 Coi.lettiva di CONTE, FRUZZETTI, LOREN– ZETTI, MERCURI, P I O P P I , PLOTKIN, VASIRI, YASUDA ro~10. quotrd,an_i,ne.1quali pr~ S! . accalora_va,par_lando d_1 po. potersi mcontrare., n_on c'è una 1m11lratr.Cl_,scritlori napole.ta– prro 11 poeta ~' Pescara_pubblr- l1!1ca e d1 even:11del giorno, sola rivista in cui sia possibile m, soli e dupe.rati, devono gio– cò alcuni suo, romam.1 a ptm- c1 condusse a P,azz.a Dante, in lavorare. rn comtme, con digni- care una carta dif/icrle., re.sa tate. _ __ _ w1 caff~. _dove ~nlificava Lu- tà e serierà. Dove sono i napo- a11clte impossibile., tante. \'0lte. ~alla Src,/~a partwano spes- ca Posr11hone, prrrore e. poeta, letam ape.rii, accoglienti, cor- Stando a Napoli, essi non han– so t _ romam.,err, c~,e avevano fra 1111 a_lte.nta_ "!cco1ta·_ di arti- diali? ~10 alc11~1 peso nel gioco degli ~:~~ v:::~~ 0c~~1~:~~'~ 0 D!aR~; ;~~r!n:io,:~t:~~~ i;;~~~c!~';f,; ua~•:11::::;e !:cci{;, t~:,~on:ra 8 ~i ;;::er:t!~,!~~:;;::,:e.;:~ 0 ; !~r :,i berlo, e. SI fern,a,•ano a Napolr. cluamal'ano _ e maestro•: e passaggio per NaJ!Olr, e tra- e _11e.gl ~tti,nella maggioranza A sua volta, G. A. Borge.se Bracco continuava a com•e.rsa- scorremmo con lw una ltmga det ca.si. E molti non pensano are\'a _inlr_apre.so la ~ua car- re corr_ n?f, a dirci cJ!e lui era serata. E questo? E quello? ad ,al tro ell e a poter evadere. ne.r': dz crit,co le.tte_rarro, u~en_- un prmnr1vo, _un arluta inge- Mail! Allora, Te.cclii \ 'Olle fare, B,so, ne.rà e.migrare., perché dos, a!lo Scarfogl_,o, e.d f!P'- "'!O, uno scrittore senza d~t- con noi, una _pi~ol~ e.sa, rsio-- liti po flllt~ si stmfgono nella ~~17,~~f!,eal~;a dB~,~~d~tt~ 1 ~~~: ~~;,~o. Ae.'i~;~t:r:r;:u::ifi.s;Ft::~: ;ro:ie'!~;~~i::~~ 11 ,~ !~' :::: :~:Ji·, ~~;,~_ s~,:~d~~~/ ~~,r~b6e.eyi:; che., m V,a Tn111_1à . Maggiore.,Poi scompa,yc. _ non trovammo clii cercavamo. liti napolelano per u n altro na– ne.li~ sua ca~a pr111c1pe.sca,_c-: 1A Napoli romantica, otto- Ma cJ1e. cosa cercavamo, ;11 poletano? N1e11le. o qua.si nie.n- ~r~!::::i°;;::' ~~:;;;~ ea1l~o::;~~;~:::,~:: ,.a~,~:r ,,:;t~ 11 ~~a ::;i, {~~!~~ ':;,;;et!e.r~~1t:11r:' 0 ;,:;~i }:; ~~~: ~~ar:;:':ca';~d,.1vi~~~'. de.o _daAlfredo Gargmlo a Gmo a_loro ,•olta, e, lasc,a va'!O- lA d1ai:0Ii siamo compal_l(i cd 1g,10- L'_e.se.mpio di Marotta, di Ber– Dona, da ~IUS!"!O. Forlw1ato vtta P_arlen?l?eale.tt~rana ca- ratr, se 11011 proprio derisi e nan, che hanno altrove trova– a Fausto Nrccohm, da Roberto deva 111 cr,~1. langm va e tra- buttali nell'immondizia. to comprensione e credito è Brf!C~o a Francesco Gaeta, da mo11lava. G1d la prima guerra Anna Maria Orte.se. scrisse noto a tutti. Sì: molli nav0le- 1/a','g~/''éfg,1/ :r<JI~~~,~~J-Flf;, ~ro~::rt~l:v~11!s_e::;;:iir';i,co~i ~gn~~~r~ ;J::,l,1l,-f5i"Oife:e f:~= :~:::a~~'~: Af;:~fi f~~~~/, 1,~a:,;; dot~rma_ de.!lo_ storrC:_umo, lo costw,u myeter_att ~e_IP_as~ato:sfigurò forse troppo le.cose che grornalrsmo e nel campo delle eritrea rd~alur,ca vet1H'a110 fJP- e _anche gl, scrittori msrgm ve- aveva osservato con immetrso l~ lle.re. Insieme ad altri, pre– punt~ almrentate. _dal penst~ro mvano_ a_mancare.. sJupore. immaginativo ed anche c1p1ta anche il ,ruto di una Croc1a11oi che. C(!rtllnual•ae n~- Co1111_ncta~a ~ stc.n~ersi un con infinito sgomento. Ma lo N_apoliespansiva, ge,ie.rosa,sen– novava rl magistero Desancti- velo_ dr sohtudme e d1 tri.stc.z-sfondo del paesaggio morale t1mentale. J____________________ ..!'M _______________ ,...,,.,,_____ ,...,,.,,_____ _,.siano, za intorno ai nuovi arrivati. che. ella descn'sse crudament~ FRANCESCO BRUNO

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