la Fiera Letteraria - XV - n. 2 - 10 gennaio 1960

Domenica 10 gennaio i960 TACCUINO DELLO SVAGATO * Inboccaali'asino di * GIOHGIO E' il mare a svegliare ognj giorno. e all'ora giusta. il pescatore di Bocca– dasse. 11 mare non con la sua musica ma col suo silenzio. o per dir mei;;lio il mare col suo penetrante odore, che alle prime Iud detralba è irresistibile e che. filtrando sfatto nelle stanze a mes<"olarsi con quello delle lenzuola e del sorno. sveglierebbe anche uA sasso. Quando il mare odora cosi. d'acqua piena di semi e di vita viva come un cocomero aperto. è segno che è tempo di metter mano al remo. e di andare a ritirar sul gozzo la rete da fondo calata la sera. E' segno ch'è ora. per il pescatore di Boccadassc. di andare a ritirar gli spiccioli di liquido argento marino (pochi o meno pochi. a se<:on– da della fortuna) maturati nottetempo nella Ba'nca di Nettuno. o più sempli– cemente .e a dispetto del proverbio. iii pesce da lui preso dormendo. Tutte le sere il pescatore di Bocca– dasse vara ìl gozzo e cala la rete. dando \·eia alla speranza. e tutte le mattine la ritira. facendo il debito sconto su questa. E la ~ua giornata è regolata sul pendolo delle due ar– caiche operazioni fondamentali. ripe– tute da chissà quante generazioni. mentre ogni altra ora libera può esser da lui dedicata a rammagliar le reti. ossia a nettarle dei c arnic-ci e delle al– ghe tra un pittar di gall.ne. o a rin– frescar la ve111ice delle barche. o semplicemente a bere un gotto o a fu– mar la pipa. senz'alcun"altra pena. par– rebbe. per il proprio oggi e il proprio domani. Così. si dirà. accade· a tutti i piccoli pescatori di tutt'intero il mondo. pa– droni d'una barca e d'una vita pur sempre giocata d'azzardo. anche sè di regola non drammatica. spede quando il mare monta di notte come il latte nel bricco. e all'alba spumeggia e tra– bocca biarico da tutte le parti. e pur bisogna ;ndar lo stes~o a !'=alvare ad ogni costo rete e retata. Ma non si ca– pisce perchè così debba accadere an– cora ai pescatori di Boccadasse. e anzi non sj capisce perchè a Boccadasse. sia pure ridotti a poche decine. e quasi tutti :nziani o vecchi. debbano esservi ancora dei pescatori. Addirittura non ;i capi~ce perchè a Genova debba esser ancora Boccadasse. lnta1,to. il ttome stesso di Boccadas– se è i;-na dolce violenza o forzatura. Stando a an barcaiolo. che però aveva un risolino nell'impartirmi la le– zione ò'etimologia. il nome di Bocca– dasse. da tutti i genovesi pronunciato c:on la sola e dolce e~e di ros3. ver– rebbe pari pari dalla cattiva traslai.Io– ne iri lingua di bocca d'ase. che in diale[t:-, vuol dir bocca d'asino. o·un asino - • è .fc,cile inventar la fola - precipitato :n fondo alla scogliera, e rimastovi a bocca aperta. lasciando che a suo piacimento il mare. entrandovi o uscendone. dia refrigerio alle fauci prosciugate dalla morte. Come similitudine potrebbe anche andare. specie quando il tramonto da' un umido color di corallo al palato ch'e' \\ cielo e alla lingua ch'e' l'acqua. e le onde di riporto si sfrangiano. bianchicce e striate di giallo come una dentatura equina. crntro le strette pa– reti ad U del porticciolo; che. jncas- CAPROJ\ 1 1 sato com'è tra il Capo di Santa Chiara, la collina d'Albaro e l'alto termine di Corso Italia. appare sempre inopinato in quell'ormai lussuosa e mondana, e transitatissima. zona della grande città industriale e commerciale. Ma all'alba. a1lorchè la manciata di case policrome ruzzolanti giù per la scogliera tra un ruscellar di ripide erose grigie e rosse prende iridescrnze di madreperla nella verdolina urna di vetro dell'aria. la prima e più sponta– nea immagine che nasce è quella di un'inaspettata conchiglia. indicibil– mente fresca e ventilata negli occhi come nel profondo del cuore. Talché si capisce di primo acchito l'attacca– mento dei genovesi a quest'ultimo lembo della loro più antica e umile ;-nima. difeso con le unghie dalla vo– racità del piano regolatore e della spe– culazione edilizia. e ormai rimasto in– castonato. come un fossile. in una co– lata che non è di lava. ma di cemento e d'asfalto. Una conchiglia. un Cos~ilc, ma con dentro una polpa. non si dimentichi. rimasta \'iva per virtù d'amore meglio che per miracolo o inc;:"11tamento. e per giunta una polpa felice e dolente insieme. essendo umana. rappresen– tata dai pochi pescatori che ancor oggi. ogni giorno. vanno ripetendo intatti gli antichi gesti d'un'antica 6aggezza in mez1.,o alle sirene portuali e metal– lurgiche della città modernissima. per nulla invaghiti da queste a prender la via grande del mare su un cargo o una nave di linea. o a indossar la tuta dell'operaio. Quasi essi sapessero come la città. che li assedia e li di.fende in– sieme. abbia bisogno dello specchio che le porgonQ. per ritrovarvi qualcosa del suo più antico e più concreto spirito. ogniqual\'Olta questo par più minac– ciato di totale dissipazione dal verti– ginoso vh•er meccanico. Solu-,,to pensando a quest'alleanza d'amore si capisce allora perchè a Ge– nova debba ancora esistere. e tale e quale. Bocc8.dasse. e perchè a Bocca– dasse debbano ancora esistere dei pe– scatori. e perchè questi debbano ripe– tere ancora - H. e così - i loro magri gesti severi. identici. è vero, a quelli di tutti i pescatori spaTSi_per tutte le ro– mite costiere d'Italia e del mondo, ma che per esser bagnati in un tempo che in quel luogo non è più il loro proprio. ma quello d'una metropoli d'oggi. prendono la diversissima ·tinta da cui deriva il loro primo. e imparagonabile. inc, .. ,to. E ciò senza voler toglier pre– gio al solito pittoresco. Teso a Bocca– daSSe tanto più appariscente dal suo stare a gomito a gomito con la vita urbana e mondana. del resto facil– mente dipingibile da qualsiasi di\et– tante: la vecchierella sull'uscio. il fac– chino sulla prua del gozzo tirato a sec– co, i gatti. le osterie. i gerani. le nasse e le reti. i ragazzini scalzi a rincorrer– si tra le barche. e Nando che all'im– brunire. appoggialo a un burchiello spaesato. fa la sua serena pipata. sor– sidendo cc,1 malizia ma senn albagia agli amatori di color locale che non si stancano di ripetergli. sinceri per su– perficialità: « Beato voi )), GIORGIO CAPRONI t~ FIER~ LETTERARI~ UN PICCOLO CLASSICODELLA RESISTE:'iZA * Pag. 3_ 16 OTTOBRE 1943 Glu.seppe l\lanullo: •Niobe• VICENDE DI PERSONAGGI VERI,DA GARIBALDI A DE GAULLE * di Tra storia e ronianzo * di PIETRO f'BIA.TTI GRISI DI MICHAUX Piccolo diario· di Milano *

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