la Fiera Letteraria - XIV - n. 46 - 15 novembre 1959

.IJomenfca 15 novembre 1959 LA FIERA LETTERARIA Pag. 3 NEL BICENTENARIO DELLA NASCITA UI La funzione dell'intellett FEDERICO SCHILLER * E' sempre validissima quanto più disperata e qu.asi assurda, quasi sembra inutile Due liriche, una ballata e cinque epigramm.i tradotti da G,'.ovanni Necco J\ 1 enia · Muore anche il bello che pur domina uomini e numi. ma non commuove il bronzeo petto del Giove stigio. Uoa volta soltanto l'amore ammansì il re delle Ombre. rna egli. rivolle; il dono. quando attinse la soglia. Non _1e~1sce Af~odi1:,e la pia~a dell'efebo grazioso a cw 1 aspro cmgb1ale la<:erò il vago corpo. e non salvò l'eroe divino la madre immortale. quando cadde alle Scee porte e assolse l'estremo suo Ma e~a emerge dal mare con tutte le belle ne~~~~: e glorifica il figlio. levandogfi un funebre canto Ora piangono insieme tutti quanti gli dei e le de.e che ogni COSaleggiadra e perfetta svanisca. Ma anclle una nenia sopra labbra amate magnifica [suona. chè il canio cosa abbietta non accompagna all'Orco. 11/ostalqia Sulla valle gtava uno strato di tredda nebbia. Oh. uscir potessi da questi profondi recessi! Come mi sentirei beato! LasSÙ vedo amene coUine sempre giovani e verdeggianti, Oh avessi le aJI! Come avanti io trarrei verso quelle cime! Armonie risucoare sento. note di dolce pace celestiale. e suUe ali leggere il vento mi reca un profumo soave. Vedo aurei !rutti scintillanti che accennano tra foglie scure. I fiori lassù risboccianti non li prenderanno le brume. Vivere su quegli alti colli a1 perenne splen,dor solare e godere quelle aure molli come dev'esser salutare! Ma ecco fraPPQrsi i flutti irosi del fiume che infuria e muggisce e. sollevando i suoj,. marosi. lo spirito mi impaurisce. Vedo UC1abarca vacillare: non la regge alcun timoniere. Balza dentro senza esitare: vibrano al vento le sue vele. Orsù òunque abbi fede ed osa: gli dei non dàn pegni nè scorta. Nella terra meravigliosa solo un prodigio ti trasporta. • Il palo111ba1•0 "Chi mai di voi. scudiero o cavaliere. tuffarsi in questa voragine ardisce? Ecco: giù lancio un aureo bicchiere. e qy.ella nera bocca l'idchiottisce. Chi me lo può qua sopra riportare. lo voglia proprio suo considerare''. Cosi parla il re. e giù dalla scoscesa e ripida scogfiera sovrastante alla marina immensamente estesa, egli lo getta a Cariddi mugghiante. "Chi, ripeto. ha U coraggio di balzare in, questo a:b\550 pro.fondo del m~? ". Ogrii sèudiero ed ogni CBvàliere che g)j sta intorno ha sentito, ma tace. Guarda giù nel selvaggio mar vorace. ma non aspira affatto a quel bicchiere. Il re l'invito ancora ribadisce: "Duoque nessuno di voi proprio ardisce? " Ma tutti stanno fermi e zitti. Intanto un giovane scudiero. dolce e ardito. da quella schiena ch'esita già è uscito. e getta via la cintura ed il manto. Gli uomini ·e le donne con rispetto guardano l'inclito e bel giovanetto. E quand'egli. accostandosi al dirupo. fissa giù le voragini profonde. mugghia Cariddi oel baratro cupo. e tutta l'acqua che ha inghiottito effonde. Dal grembo scuro sgorga e schiuma l'onda. e come il tuono remoto rimbomba. E tutto ferve e fluttua e mugghia e· fischia come fa l'acqua che al fuoco si mischia. Fumida schiuma fino al cielo sprizza. n fiotto incalza il fiotto e su si drizza; né mai cessa e si svuota; sempre pare che il mar vogUa produrre un altro mare. Ma l'aspra turia altin si ricompone. Ecco si placa ormai la spuma bianca, ed una gola nera si 5J)alanca giù giù fin quasi all'in!ernali zone. Ora mugghiano i flutti impetuosi. versandosi oei gorghi vorticosi. Si raccomanda il giovane al Signore. avanti che ritorni la risacca. S'ode lì intorno un ulu10 d'orrore. ma già l'onda lo avvolge e via lo scaccia. Misterioso su lui si chiude il mare, e ormaj il prode più non riappare. Sapra i baratri il mare più non strepita: solo dal cavo fondo esce il brusio. Di bocca in bocca un grido .scorre e trepida: "O giovanetto ardito. addio. addio! " Ulula e romba il mar ~empre più cUpo, ma ognuno ancora attende ansioso e muto. Se la corona stessa dentro il mare gettassi e promettessi: "Orsù. incorono re chi me lo vorrà su riportare ". no. non mi alletterebbe ìl caro dono. Ciò che laggiù iJ mugghiante abisso cela, beata anima viva non lo svela. Afferra il vortice innumeri natanti e negli abissi a un tratto li sprofcoda. ma solo gli alberi e le cinghie infranti rimanda a galla la predace tomba. il mare dle urla, simile a fremente nembo. sempre più accosto ormai si sente. F,d ecco fluttua e ferve e mugghia e fischia come fa l'acqua che al [Uoco si mischia. Fumida schiuma fino al cielo sprizza. il flotto 'incalza il fiotto e su si drizza. Dal grembo scuro sgorga e schiuma l'onda e cOJne il tuono remoto rimbomba. Ma ecco l'oscuro grembo flotta. ondeggia e si solleva con niveo splendore: emerge un braccio ed Ul1 collo biancheggia: forte ed agile appare un nuotatore. "E' lui! Con la sinistra - ho gioia viva! - leva in alto il bicchiere e accenna a riva". con un respiro lungo e fondo fondo manda alla luce del cielo un saluto. Dall'uno all'altro va il grido giocondo: "Eccolo: è vivo! Il mar non l'ha potuto ghermire: il prode dail'equorea tomba s'è salvato e dai vortici e dall'onda". Giubila.odo l'attorniano le schiere. Ai piedi del re il giovane si prostra. e giù. in ginocchio, gli porge il bicchiere. D re la figlia amabile gli mostra. e lei gli mesce il vino scintillante. Lo scudiero al suo re brinda esultante: "Viva il re lungamente, e ben gioisca chi nella luce rosea respira! In .quei baratri tut-to orrore spira. * di ENRICO FAl,QLI Nessuno mai terltar gli dei ardisca, A pagina 186 della cospicua mento. E nulla vieta cll'es"• im•ece. influire pc_r ~orreggerla e là sotto quei veli tenebrosi e serrala tralta::ione saggistica possa benissimo esser tale d• e modt~carla e_m1xl1orarla. . e tremendi scrutare mai non osi. ~:ed;;:;:;z.}:, ~, 1 aJ::ir~onZ:,~!ll~~~~isal;;:';:ie::: ~d~a 111 ;~~;,";,, defttC:ocf:/à, dp;:i~,:~~~w:f;:mf~ Io giù fui tratto fulmineamrote. accanitamente rintracciala e re. condizione e quindi ad unto forza del suo esempio. ma s~n- ?rr~~~~s: vr:~:t:tr=~:s~orrente: feis'(i:~lt~;;~~ri ~i?~~;.eu%~9j: ~'elr:s;:~~~~~ i:a, ~~t:;::::"~ ~o::::,~a;~ io,!e~~~_d:~~ei~~'g. m'afferrò un'onda duplice e furiosa. ~ ;:H~ :,~/[,~!J::itri ;:;ti~~ ;:,w::::!~e.fif?ez° ✓:~I 'la~~ra:~u~ 1,~ s1 ;t~:~ia:s/'~r:;;e~~~!r:e 0 v;::;. ~~i ~:tt~~=~:cee ; 0 ~~a~!~. contraS t ante un'osservazione che offre modo varrà ad un sollevamentt,, aa co: aiutandola, non disprezzan.- di tornare a . soffermarsi, per un miglioramento. Perclle do- dola; correggendola, uon re. In questo estremo orribile frangente denun,ziarli e condannarli, su vrebbe invece con.siderars, .:ome spinge._ndola; comprtmdendola, invoco Dio. ed ecco Lui m'addita ~°Jff; 1 in°:li:~\f:}e,~{'t~'::J'e~~t~ 1p~~::i~~~'":J;::an:::~:u':ate~ /':ns~:P~~t,~:d~:i;,fcf,1";~e~i::. un banco su dal baratro emergente. mano a mano che macchinismo operare verso l'devavone di ma,n.a o perdita o abbandono Tremo. l'afferro ed ho salva la vita. e politicismo, suffragati dall'in• tutti ad un gusto differenvato, della libertà. Ma Zolla preferi- A.nche il bicchiere è lì ai coralli appeso: dustria culturale. la pervadono quale sarebbe nei voti •1 sce far proprio l'i,uegnamento negli abissi del mar oon è disceso. e la ottundono. C6mpilo precipuo del ,:ero di Kafka_ e. nel C<?r~o di ima Laggiù formicolavano. in s-chifose co!~ 0 ~:~t,~~ga~!rsc:e tt;t~~t!i ci~ ~~::ff~ltldf 1 ead:i,ra~. e;:."~~~; ;i~a4~ 1 :C~~~u~:f .~ ~~~,~~<;. aggrovigtiate orrende masse nere. che è socialmente diffuso arre- forza, disperata O illusoria che zantr, ~filano, J9:,9J, Ila_naffe r: l'ispida razza che ama le scogliere sta il gesto di ripugnanza, ac- sia. al 11ecessarropermanere e, ttta!o l ~solt1la convem en.za ~ 1 e il martello che ba forme mostruose. Federico Schiller (Marbach, 10 novembre 1759 _ Weimar, cusa di futilitd e snobismo il 11011 soltanto nel proprio settore e d,~ta,1.par! da sé per accoglte- L'orrida iena del mare. il pesce cane. ribrezzo•? Afa non tulto ciò specialiu.ato, al graduale rea- re in se. 4!5prez,zare per accet• mi mostrava le sue fu:-iose zanne. 9 maggio ISOS) ;:i 1 :n ~lt:~:t~e;~r tiff::fr~· d~ :f::c,a;:/g 1 fioc~°/,';,e:r;;';::,"st ~~ !~~~edt! P~~~o~:J!~_q'?t!t~.d~~~ Lì pencolavo. invaso dall'orrore. Si sente la risacca che non tarda: esserlo, può provocare mi sen- ogni sorta di fanatismo e d1 scorge altra _poss!bilità dt •.~n- Da me remoti ormai gli aiuti umani: so di ribrezzo e •meritare un schiavismo. Altrimenti a che gn tervento •, d_t • a~ior.e • per l m ero solo ed in preda al mio terrore. ~o:~~:~;n;!~iau~~~:~oj:r~;rii;guarda. f7:~~ :: ~,~~:;:· d~if~';J: J~';J!:ef:~ 0 ~es;%C,. ~J~a::t~~e:~ tel~et;::':s~/'ri';~:;do _ per far uomo cosciente, in mezzo a s-pettri immani Torna. uno dopo l'altro. ogni maroso: stocratici, insofferenti di ogm era oscuro e a portar ordine argine contro il dilagare dt voce umana laggiù più non avverti: 'scroscia ndo s'alza e si sprofonda tutto. contatto e rapporto con una verità e gi.ustitia dov'era d1.sor- tanto nichilismo, clte fi.nisce per vi è solo mostrj in quei cupi deserti. ma più o.on rende il giovane alcun flutto, realtà che non si adegui e non dine mem:ogna e sopruso? negare, per escludere quella Mentre cosi pensavo spaurito. A Ila ·llt1&Sll !~rt~"r:'~:,t:~tocfJe%J~~Pi~,,1; atfJ,~e~;lori:!C:r;e:1b~~!: 11 :~~o 1! f!f:~?t::tu~le~u~lJ,:, v~~!~~~i ~~:1 un che. da cento tentacoli spinto. dei misantropi, dei deboli, de. fiducia, la possibilità stessa dt rimpianto, vuole invece ria(fer sta per ghermirmi. Lascio. sbigottito. Che cosa sarei senza te già non so. ma che orrore gli sfiduciati, dei rinun;z.iatarl,riuscirvi, l'intellettuale non de- mare, - sarà pertanto da ncor- il ramo dei coralli a cui m'avvinco. veder che cosa sono. senza te, tanti, e tanti uomini! degli estranei o det refraltari, ve tirarsi indietro dalla lolla. dare quanto già ebbe ad osser Il vortice m'afferra e iroso romba; L:• •ai•gent,> ~ft;~t,~:~it.!int~,j~ 0 o ::;~t:~~:J~ d°:,~b~: 1 c;::;;!,:;;~asf::stfn~~, J>%~~~ c :,etro"ef 1 '~t;,nif~:!~ ma per fortuna emergo SU con l'onda. .. "' lotta della vita esige partecipa bisogna combatterla e cercar di degJi intellettuali fascisti: n re si mostra aSSai meravigliato. delle, r,e1•11etuc, gi,u·vi1·1e::c, zione e compromissione. vi_ncerla.Che importa se puo e Veramente gli intellettuali, e dice: "Ora il bicchiere è una tua cosa. La gioventù zampilla_ credete~i. è vero_ in eterno. Ma quando Io Zolla si trova dugra.zlata,'!1ente accadere che ossia i cultori della scienza e A te anche quest'anello ho destinato. "Di dove?" mi chiedete. - Oh. daHa poesia! ~::l},~:~t~/:~:i~1~::::1~fi~ ~%5~: ~f ~!la /1,!{l-1~tel}~~fi;~;a:~~,i_:,~ 1,!!~~;r~j'" so1':'~~ve/;t;i'e!~~:::. adorno d 1 una pietra preziosa. risce, con il lfrellamento sul • una poSTz.1one dr eqmlibrlo, dere, con l'opera dell'iudaiine e: Tenta ancor le voragini più fonde. Le t,•e e1•e del la twhu•n piano piccolo borghese del ce>- ~;a_vatada un tal 9uale peso d 1 della critica, e con le creaz.ioui e dimmi ciò che il mare li nasconde". stume generale, la passibilità nd,colo, ovvero dt scarto _dalladell'arte, a imtal:,are vanme,ilr La favola 1':: diede la vita. la scuola l'uccise: di un'intolleram.a almeno di ':0n!w1e r~ltà •? Non perciò e~ wtti gli uomini è wtti i fiarliti -'!'3 su1!;~ifcaasii~tav~:r:i~! ~o~ir;co, le ridà c.:iova vita creatrice lo spirito. dfou;i'i:!~~ff~":e~':;aeild~os;::.~':.d!d!~5J~~1:1:h~'es;a ";:~&.ro,;~oi~ fin~it, a:~'!is!i/fufP:~!!:~ar:• ;/;, "Padre. lasciale ormai l'atroce gioco! Le filosof,e transigenza a salvaguardia dt rtC!)llegab!l':ad e ogm sorta dt benefici. combattano le lolle Chi ha superato imprese così ardite? Delle filosofi.e quale mai resterà io non so; rm aristocraticismo, che, di ,i. arist~rat,ctlà •· eltr~l?[, 10 P~' necessarie. Varcare questi limi :1t~~r~~:~\~n::fiafe;!~~l~ri ''. ma la filosofia spero viva in eterno. !~:'5:li1,;}~01~:zi~fFi:7!tfJ:7i ?l~e't:~~~~!~t~t~i~ ~ :F!:%~~ t Ma il re riafferrato ha già il bicchiere, I I fa~ore delta. '1H11SU dosso proprio quella taccia di clte _lmtellettual~ si sfon.r d1 errore...•. (Pagine sparse, u. e lo lancia nei vortici del mare. Col filisteo muore anche la sua gloria. ma in grembo estetismo e di snobismo clze piil rqggumj?er_e. e d~_ma 11 ~71,e~e 1 ,l 380-381). e GI'intellettuali! De. "Sarai tu il mio più bravo cavaliere. [a M.nemosine di ogni altra avrebbe dovuto gi~~ta .T!°d':',';1~ d!~:bb:'~r signazione sbrigativa dt w1 con se ancor me lo saprai su riportare. tu. eccelsa musa. reclli chil..'oque ti ama e tu ami. ';;~ta~~1d~: 0 ~e:.~~::re r!~e:~~: ~r~ fI 1 ~iscl;id ~i e non fa; se,!: ~:~i,;ar~ e; nf;;::ii s~oa,:,z:;,~ ~ 1 s~~i~:r~tn!~ ~~~f:·a::}e~~~~ cendn di sover<;J~io /amarezza :,~~ 0:: vd°t~a:~ :rr:tdffl~~e !! ~~t' ffl~!~~. d;ci:~•zlfir' 1 ~f\!~iJJ (*) In occasione del 15()> cnniversario della morte di della sua _reqm:?to,:ia. Tra li Eccolo. qum.dz, 1!1 ol.ibl!RO_d,scienza. Ma in tutte queste qua• f.:i~i:!~~;~al'~~i:;1faU a~~rea~tosa.. ;~~;~~ri~~m~,~~::/g;n,}:o. ~f~;,.!;~~~1!t~ fe~,t~ :icf q~:, ~!~: ~t:,,:;;:; 11 !~::;u;r:,:;qi~t~e.s;; d~:~{h~';!~~sdf,ft:,;gg :;,:~ 1 ';~ ~ifcd~ 0 f~ilita~\'Oj~a :i~~:f:~~:g::· Ora vede la giovane vezzosa ~g:;;o;n~;;~/1,,tf''i,~~rib1i_~S~i cA{~~}~ fi~~i~~ao/cli, ~~~ "livellamento Stll piano piccolo voler troppo contraddistinguer- 11011 c'è la sola elle abbia ;,;,por' che arrossisce. Sj sbianca e cade a terra. Dei•escovi, Lorenzo Giu.sso. Rodolfo Paoli, Mario Pensa, borgltese del costume ge nero si e proporsi ad esempio, esclu- tanuz. nel CtJ.So (delle "non 11<> Volendo avere il premio ambito in sorte. Carlo Picchio, Liliana Scalera e wio scritto di GoeJhe le», non tutte stanno ad l.nd• da ogni possibilità e utilitd di che professioni di comunismo" si slancia giù per la vita o la morte. tradotto da Maria Necco. care banalitd o volgarità. Dt intervento in quella stessa uni- che. allora si venivau. "facerJdo .---------,------•------------------------------ penderà dalla specie del livelln formilà s,dla quale si vuole 1f:,tt~~:f 1 ~al:uo ;;;;n~~~!:!!~rl -------------------------------------------------------------- della mente e dell'at1ima uma na, di esperii delle cose re.alt Scaffale vecchio e nuovo: * MARINO I GUSTI SONO Verso la fine del secolo scorso ie inchieste sui gu– sti di più o meno Ja.rghi ce– ti di persone, su argomen– ti di più o meno largo in– teresse, -non erano allcora di moda, come lo sono oggi. Ma qua e là qualche mo· desto tentativo si verifi– cava. E !e prtime prove furono sperimentate fra i compe– tenti. Un ,grande giornale lon– dinese aiveva raccolto le in– dicazioni di un gruppo di letterati e di scienziati per 61:a'bili,re quali fossero I cento libri migliori e, poco dopo, un'iniziativa ber.line– se pretendeva di cavare, dal giudizio di trentasei autori, l'elenco. non di cento sol– tanto, ma dei migliori libri di tutti i tempi e di tutte •le letterature. Die besten Buecher aller Zeiten una Literaturen. Naturalmente. nelle due inchieste, quelli che vi fe– cero la ,parte del leone, "fu– rono, rispettivamente, i li– bri inglesi e quelli tede– schi. Da questi spunti, nel 1892, venne la voglia ad un appassionato bibliotecario, Giuseppe Fumagalli, di fa– re un'inchiesta sui migliori libni italiani, trasferendo la limitazione al centinaio. dai libri agli interpellati, scelti .fra più illustri contempo– ranei. Ad essi furono fatti i se· guent.i tre quesiti: I) quali sono i libri che Elfa giudica migliori in qualunque ramo della n·o– stra letteratura, anche per le scienze ed arti, e alme– no quali sono i libri ita– l-iani che le hanno !atto pi:ù profonda impressione e che più influirono sul corso lu· minoso della sua professio– ne? 2) Qua1i sono i libri mi– gliori che EHa consig.lie– rebbe per lettura utile e gradevol~ a un giovane col· . to, ad. una buona famiglia? 3) Quali sono i libri mi– gliori che Ella darebbe a un giovane il quale inten– desse dedicarsi a quella speciale disciplina e a quel campo di umana attività nel quale ElJa è diventato sì chia-ro? Forse non altrettanto chiare apparvero queste tre domande agli interpellati, le cui risposte furono, nel• l'interpretazione. disparatis– sime, non lutti, del resto, le presero sul serio. Ma fra quegli illust.ni si- gnori vi era un tal disli– vello, un tal gamma ài va– lori e di fama da poter spaziare dall'ingegner Gae– tano Grugnola ad ftlltonio Fogazzaro, o da.I Signor Cal'llo Besana, direttore della ~ Scuola di Casei· ficio dii Lodi a Giosuè Car– ducci. I pro!essori 3 in genere, sono stati i più attenti e meticolosi e si sono dilun· gafi in elencazioni per pa– gine e pagine; come i bibliotecari naturalmente, fra i quali il prefetto del– la Marciana, Carlo Castel– fani, partendo da Fra Guittone e arrivando fino al Fusinato e a Cesare Can• tù, precisava un paio di centinaia dì opere fra quel– Je che gli avevano ratto più impressione. Altri, gli speciaJisti, si 60· no attaccati alla terza do· manda, con suggerimenti ,partico13'I'mente scolastici, uti-li alla conoscenza dehla loro materia Ma meglio possono rive– larsi i gusti di ciascuno di nelle risposte al secondo quesito.· Il più seettico, in propo– sito. si è dimost,rato Ferdi– nando Martini, il quale non esita ad affermare: «Se si tratta di libri gradevoli_, io a dire il vero fuor de' quattro O cinque che non importa citare, tanto sono in mente di tu.tti. in Italia ne conosco pochi; e. per lo meno che possc..:io essere gradevole lettura ad un gio– vane. Messi da parte i clas– sici. dej quali qui non mi par luogo a discorrere, i libri ibaliani che si p~n– gono essere piacevoli, a tut– to il 500 sono sconci e vol– gari. anche quando neHo stile eccellenti. Sicché. quando si sarà detto: le Memorie, le Commedie di Goldoni, i promessi Sposi, poco più resterà di aggiun· gere». E dopo aver fatto un ac• cenno alle confessioni di un Ottuagenario del Nievo, conclude: "Dove si tratti di amena lettura io non saprei, ripeto, far lunghe PARENTI élencazioni •. «Perché.un libro sia pia– cevole lett'llra a chi non si ,proponga di studiare, im– porta sia scritto facilmen– te. Sbaglierei, ma i libri italiani questo reqU:sito, mirabile ne' francesi. non l'hanno». E' una sentenza piuttosto dura, ma, forse, non lon– tana dalla realtà. Indub– biamente, però, è sincera espressionè, rra l'altiro, di modestia. perché. pur re– stando nei limiti delle I?I"O– prie prelerenze, quell'un• panearsi a dar suggerimen– ti perentori, anche se ri· chiesti, è manifestazione assai pretenziosa. Altrettanto s~era fu la risposta di un altro tosca– no, Renato Fucini, che non ba perduto l'occasione per dar prova del suo spirito: e Ogni Cervello. ogni per· sona, o'gni indole, ogni na• tura umana ba bisogno del suo oibo speciale - scri– ve - e questo cibo non si può indicare a caso per chi non si conosre profonda- mente nel cervello e nel cuore. Mi son domandato qual libro mi ba fatto mag-. giore impressione; e mi son risposto: - Forse quet.lo che ne ha fatto meno a g-li altri. - Quale avrà influi– to più sul buon andamen– to della mia carriera? - Forse qualche libro che ba rovinato quella degli al– tri». Con questi scettici, pos– sono stare coloro che hanno saltato t'ostacolo a pié pa– ri non rispondendo affatto. Ma fii otlimisti, quel:li che hanno creduto di ~– iter sentenziare inappella· tivamente. sono in maggio- ranza. Anche fra questi si pos· sono riscontrare due cate– gorie: coloro che ispi'rati da lapalissiana saggezza si sono attaccati a Dante, a Leopardi, a Manzoni, più di tutti, e a qualche altro; e quelli, invece, che han• no voluto fare i difficili e sono andati a pescare col lanterntllo sulle spiag• gie dello sconfinato ocea- DUEPOESIEDI ENZIO CETRANGOLO La farfalla smarrita nella quiete della riva precorre già la sera. si spinge contro gli ultimi c0lori del mare a breve rischio. Su la foce perlacea dell'Alento vibra l'alto ritorno delle rondini alle torri. eminenti dai colli sparsi ruderi. Voci sui primj spiriti aufunnali salgooo rare verso l'ombre ai monti. Ora lassù. vicino all'urna chiusa il truscio delle foglie ricomincia; io non vado a sentirlo, io più non passo per quella via segreta, solo aperta al silenzio: tentiamo anche la vita. E' tempo di sostare in questi lidi dove colmo di sé l'essere apparve all'umano miraggio in seno al nulla; di risalire dalla morte al vero; di attendere che sorgano dai flutti le cavalle coi turbini di fuoco: di varcare i sentieri oltre la ootte. NOTA MARINA DI VELIA. Elea o. latinamente. Veli.a, fu colonia della Magna Grecia fondata dai Focesi di Alelia nel VI secolo a. C., e Tesa insigne peT il ma– gistero di Parmenide. Gli scavi moderni hanno por– tato in luce le rovine della cittd sulla baia a setten– trione del Capo PalinuTo, nell'area del turrito borgo medievale di Castellammare di Veglia o della Bruca. Oggi fa parte del Comune di Casal Velino. Di priuw inverno Venire ancora al tuo sePolcro. Madre. vorrei. ma senza credere alla morte. L·acre vento marino denuda il clivo in cima alla salita. consuma il verde e dissolve la tua giovane larva. Entra l'inverno nella tua dimora e spira nuova morte alle tue ceneri. Ma il giorno freddo manda un bagliore dai cipressj all'urna e le pietre si ae<::endono. Divino. eguale. fermo. eterno raggio dell'essere; tu forse mi riveli che l'Ombra vive? 'che non c'è la morte né la nascita? ENZJO CE'I'RA"'.GOLO « dove colmo di lé l'essere etc.,,. Si allude alta par– menidea filosofia dell'essere. « Le cavalle». nel proe– mio del libro' di. Parmenide, rappresentano la guida simbolica del filosofo nel viaggio verso la. meta c erta delle regioni divine, dal non essere all'essere: u.na situazione perpetua. della coscienza. Dl PRIMO INVERNO. « Divino, eguale. fermo eÌc. )). E' la ,-ipresa del tema dell'essere .unico. atemparale, o della verità come rivelazione libera dai dati indi– viduali. per cui tutto è uno, vivente e immobile. GUSTI ~:,11~/~~::~i ':Ja/ef~::!ce;;::c;~ se,uo, che non si abbandonano e e e ~le . immatin.azioni e alle illu– Stom, ma recano tn .sé limp1dJ> le leggi del mondo e scorgono no della letteratura. Qui c'è da àiver.tirsi; se– guiamone qualcuno. tenen– do ben presente che il sug– gerimento era richiesto per una lettura utile, sì, ma an– che gradevole a \L"l giova• ne colto o ad una buona famiglia. Guglielmo Berchet, ad esempio, dà una rdsposta cwnula1:iva, evitando le elencazioni; ma raccoman– da, soltanto, di non dimen– ticare le Antichitd italiane del Muratori. Pier Luigi Bovio, diret1o– re generale della Statistica, non vi è nulla di più gra– devole per un giovane col· to e una buona famiglia della lettura dell'AutObio– grafia di Giovanni Du.prè e dei libri di Aristide Ga• belli, L'uomo e le scienze sociali, RC>ma e i romani e H mio e it tuo. Ma dove H sollazzo del giovane colto non avrà più limiti sarà, indubbiamente, nella Naturgeschichte des Menschen dello Hellwald, che gli è suggerita dal pro– fessor Giovanni Canestrini, della quale non esiste, o, almeno, non esisteva, la tra– duzione italiana. A completare hl diletto, su consiglio del viaggiato– re Antonio Cecchi, potrà leggersi Le conqu.iSte e la. dominazione degli Inglesi nelle Indie del Generale Clemente Corte e, se vuol seguire l'esempio del propo. nente, passerà ore di vdvis· simo svago, scorrendo at– tentamente le pagine delle OPere Mora.li di Daniele Baritoli. Il professor Baldassarre Labanca, consiglierebbe, .fra pochi altri, come tivre de chevet, i Discorsi di Ca– vour, da attian'Care, secon– do il bib1iofiilo Giacomo Manzoni, col Dialogo dei massimi sistemi di Galileo. La S"Celta potrebbe con– tinuare un pezzo, ma baste– rà, per chiudere, che rac– cogliamo, fra i suggerimen– ti del professor Giuseppe Sonnani, La storia della Ti· voluzione d'America di Carùo Botta e il Pantheon dei maTtiri deUa li.bertd ita– liana. Del resto i gusti son gu. stl. A noi basta che ·i gio– van1 colti e le buone fami- r:eC:~oper a~:;:,ra~ presente che queste dilet• tevoli letture non le ho suggerite io. E viva la faccia di Gio• sué Carducci che se l'è ca– vata con un « non saprei •· MARINO PARENTI la qualitd vera dei fatti che sono accaduti e che accadono •. e Intellettuali: vo"à dire, per quel_ ~e penso, poeti, artisti, stona, filosofi, scie11ziati e .si• "!ili, in se,uo particolare o sp~ cr(ico, per~lti, del resto, ORnl uomo e mtellett«alt!. Orbene gli intellettuali, t1el sig11ificat;, sopradetto, debbono unicamen– te procurar di servfre al bello e al vero, aascimo co,i/orme alla propria dispositione e ispi– razione, desiderosi certamente di ottenere l'appruvaiione del- ~t~r:;':xt!~~~~s;~a di i~~~::::!-1 1 ~ ras.segnatt se per avvenwra la approvazione tarderà o sarà data dai posteri:,. (Nuove pa– gine sparse, /, 235-236; 2i4). R!15segnati,ossia /i.duciosi,ossia mente affatto disposti a ced~ re, a rinunziare. . Fa però piacere clte, · quan 1na.spettata11umte,sia lo stesso Zolla, pur così colmo di aristo– cratico sdegno, a riconoscere che, nonostante si sia • abusato della designazione di intellet– tuale pro gressista , a segno cl1e l'aggettivo qua.si è troncato sul– le labbra», pur tultavia abban• donare quell'aggettivo • signi"fi.- ~~::~~ae u;a ~fr!'J!~~~:on~; giova mantenerlo, salvo avver– tire che mai un metro mera– mente politico potrà guidare nell'as~gnarlo o negarlo». Oc- ~~,,:~i~~;;;::f:,a~~e sia !a°,!t~<t ga, nspetto a come, appartata e sdegnosa, ce l'aveva suggen·ta il capriccioso autore del Mi– n~etto all'inferno (Einaudi, To– n_t10, 1956), sotto la fi.tta mici– diale gragnuola delle sue incal– zanti constatazioni e delle sue stringenti argomentazioni. Poiché • il disprezzo delle m~se è proprio dei manipola– ton clte le adulano, all'intellet• tuale spetterà di comprendere e combattere ciò che le rende masse. Poiché è giunto il mo– mento in cui l'uomo si rasse– gna alla totale passività crede di non essere in grado' di af- ~::i~/3fetee,J!"1~ca;:e 1 (0~:: 1 t:ot tanto ad adattarsi ad es.sa non ìe~::~::: ~~ :: ~= tl:g:; eia/e stessa che si impone al– l'ititellettuale, come unico mo– do. di '½)n _collaborare alla pro– pna estrn.z.,one ». Ci vuol coraggio, e magari disperazione. Ma non resta al– tra possibilità di scelta, di i/Ii,. sione, per l'intellettuale che non si ras.segni ad essere so– praff atto ed eliminato. Non ri– fiutare il combattimento ma accettarlo; continuando s;mpre a cercare e a scoprire l'uomo anche nella massa, l'individuo anche_ nell'a,ionimato, e facen– do dt tutto per sottrarlo al– l'abbmtimento del maccl,inismo e_~Ilo schiacciamento del poli– ticismo; salvando all'umano e a~l~ spirituale qua1110più pos– sibile del loro prezioso e inso– stituibile valore anche nel ma– teria_Iiu.arsi e nel meccanici:z.· zarst del mondo modemo. Guai dunque, all'intellettuale che no,i si suardi dal rimanere invi– schiato nel fanatismo della propria presunta infallibile su– perioritd. • lA.sciamo ai fanatici ~enza ravvedimenti né rimorsi la su– pen·orità del fanatismo»: Ila concluso Raymond Aron la sua

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