la Fiera Letteraria - XIV - n. 18 - 3 maggio 1959

Dome1ùca 3 maggiò 1959 LA FIERA LETTERARIA Pag. 3 LA"PENNA D'ORO,, ALLA MEMORI! D PAPI Gioonni P•pini ,I t,volo di 1,voi:,o Illuminante • • martirio * di NICOLA. LISI La mia amicizia con Papinl, comin– ciata nell'anno 1923, quando con Bar– gellini e Betocchi facevamo la rivistina Il calendario dei pensieri e delle prati– che solari, è durata, senza scontri, senza permali e neppure tiepidezze, sino all11 sua mort.e. Posso dunque sperare, da credente nella immortalità dell'anima, che essa avrà una ben più alta ripresa. rità, nel mosaico delle componenti 11 regno d'Iddio. Fra le mura della morte che gli son d'attorno, giunge cosi, alflne, al conse– guimento di una superiore pace in me– ditazioni e contemplazioni, ormai, ne– cessariamente, verticali, sino a trasfe– rirsi, del tutto. con l'anima, sulle aa della graz.ia, parte viva dell'albero al quale Gesù stesso dà. figura all'in.izh> della Passione: « Io la gloria che desti a me l'ho data a. loro, ond'essi siano uno: come noi siamo uno. Io in loro e tu in me, che siano consumati nell'uno, e sappia il mondo che tu mi hai man– dato e che li ami come amasti me». Di ciò, a parte testimonianze personali, Si è parlato, sulla scorta di alcun~ sue opere e di alcuni articoli giovanili, di una perdurante irrequietudine con– traddittoria dell'uomo. Quando, dopo Io inevitabile silenzio che segue la scom– parsa di un autentico scrittore, specie se artista, si faranno sentire, sempre meno timidamente, voci nuove a ripro– porre l'ascolto dì quella che fu la vi– cenda letteraria e spirituale del Papini, apparirà, invece, chiara l'intima fedeltà della sua anima nel far convergere l'in– telletto su uno stesso itinerario di poe– sia e di fede. !anno fede alcune tra le sue • Scheg– ge » pervenuteci, se rifletto a quanto so e a Quanto ho visto, direi quasi mira– colosamente. Certo, dunque, !u necessaria alla fi– nale puriflcaz.ione di Paplni - ricor– diamo l'articolista di Lacerba - la pro– va della sua malattia: un prolungato illuminante martirio. Ma se è lecito, a questo punto indagare quale abbia po– tuto essere, verso di lui, la maggiore sollecitazione della grazia sentiamo che dovremo rl!arci dal suo: sempre, ap– passionato cuore. :N'on mai • arido e indifferente •; sempre disposto, anzi, per dono di calore nativo, a belle e improv– vise aperture, sulle quali tanti buoni lettori e, tutti, gli amici, possono lie~ tamente testimoniare. Anche se per tener !ed.e ad un piglio di fiorentino si affrettasse, spesso, a nasconderle nel fuoco di artiflzio del suo scatts.nte umore. I momenti di crisi, che sarebbe sem– plice nominare coi titoli di non pochi suoi libri, quei titoli, il più delle volte, calati sull'opera quasi a suggello di essa. si identificano con la breve esaltazione di una parziale scoperta, 11 per Il appar– sa come essenziale; ma poi riconosciu– ta, almeno ts.citamente, per una aper– tura di validità soltanto transitoria: donde il breve compiacimento e, di con– seguenza, anche il breve riposo. La cre– duta stazione di arrivo, subito che gli si rivelava Quale stazione di sosta, era abbandonata nel faticato e faticoso viaggio. Il rischfo dello smarrimento si risolveva, dunque, ogni volta in un eser– cizio, esemplare per obbedienza e pa– zienza. Sono esse le virtù che ·illumi– nano, come stell~-cometa, la buona va.. lontà d! Papini. Dipende, perciò, a mio parere. da una. conoscenza piuttosto occasionale dello scrittore e dell'uomo. parlare. come si è !atto per molti ann!, e come si continua a !are ancora, di una con– versione del Papini, documentata sulla Storia di Cristo. La conversione è, sempre. una deter– minante assoluta, perentoria donde il convertito, pur rl!uggendo dall'averne consapevolezza, accede all'area deJla santità. Di solito la conversione si po– trebbe anche definire una sublimazione, che si manifesta nel procedere, conse– guenziale, della volontà per le asperità dell'ascetica. sino all'ingresso dell'ani– ma nel giardino della mistica fioritura. Comunque essa implica soltanto una alternativa di pene e di slanci, con– giungenti il desiderio all'ardore. Papinì resta. invece, nelle particolari e parziali risoluzioni, fin quasi al ter– mine della sua vita: fin doix,, a voler precisare, l'uscita del suo libro Il dia– volo, in cui si ha una esorbitant.e. terre– stre, persino polemica, interpretazione dell'amor divino. Del quale ritrova la misura esatta (quella stessa che è nel– l'ordine della • canna d'oro» dell'Apo– calisse) con le meditazioni ricorrenti nella solitudine della malattia. onde gli è concesso d'inserirsi, luminoso di ve- In me resta incancellabile il ricordo di come lo vidi poehi giorni Prima che morisse. La testa messa in tutta eviden– za anche perchè quasi in abbandono sulla spalliera della grande poltrona. Io ero nel cerchio domenicale degli a!– !ez..ionati amici. Per la prima volta, in Quella sera. estiva, il Papini appariva staccato, assente dalla conversazione che. mossi da pietà, cerca.\•amo d'intrec– ciare, colmandone i ricorrenti vuoti con parole di ansia, le quali tradivano, lo stesso, la forzata. disinvoltura. Gli oc– chi, quegli occhi, che io avevo visto tante volte argutamente e bonariamente sorridere sotto le spesse lenti, spinge– vano il semispento chiarore ceruleo de! tutto fuori dall'orbita. La bocca osti– nata, in tirare, al posto della guancia destra rattratta. La pelle, inscurita, aderente e purtuttavia. in abbandono, sulle ossa del volto. Egli mi si rivelava, a poco a poco, per rassomiglianza cre– scente, come uno di quei Cristi bizan– tini che visti una \'Olla, anonimi. ma !ermi, Quasi di pungolo, rimangono nel– la memoria. Tale da !armi pensare che il suo sguardo nel vuoto. fosse invece nella pienezza d.i una visione interiore. se anche esterna non so. di Gesti. cro– cifisso, del quale si facesse, a un di presso, sacramentale specchio, e dal quale rilevasse forza per 1a sua già cominciata agonia. NICOLA LISI U • Penn1 d'oro • con,egn1t1 1ll1 figlia di P1pini IL GRANDE ESEMPIO IL l'OLTO DI PAPINI GIÀ SI COPRIVA, CO.IIE NEI MARMI PI ANI, DI QUEL COLORE DEL TE.IIl'O CIIE ESPRIME LA FORZA DELLA PAZIENZA, RASSEGNATA MA VOLITIVA E COSCIENTE * di CAULO BE'I'O(;CHI Ancora nel 1952 ricorc10 non poter fare d.! plù <o letteratura prende piede e pesano so:t.anto le ore in di averlo visto venire fin patire di più?), ma insieme diventa qualcuno aei mo- cul non stud.ia e non legge. da Vallecchi, camminando la testimonianza che nulla desti beni e arr1cch1menti Papini è l'Intelligenza che dritto, servendosi dI un suo è perduto se resta l'uomo; in uso provvLSOrioai C\ll fiorisce dall'humus alacre bastone: forse il primo ma- l'uomo come w1 tempio, può godere l'uomo: la sua della città, che può essere !anno che :o colpi, ad una ancorchè imperscrutabile, letteratura diventa la casa in tuta o in giacchetta; ap– gamba, già si faceva sen- della fedeltà u:.teriore. di liwc1ano, sasso su sssso, punto, accanto allo scrittore tire; ma la vista era da Il panorama dell'opera di diventa l'eaitoria ValJecchl, spunta un tipografo; e tutti tempo ridotta, e scarsa., alla Papim, a guardarlo fuori ma::chma su macchina (e ricordano la sua pagina sola pupilla dell'occhio de- da ogni giuaiZìo critico, ma quante di queste cose s1 ::l'amore all'operaio che stra, che teneva semichiusa. pur sempre col nostro oc- vea.ranno chlarite dal suo stampa. Ed è lo strumento Si sedette a un tavolo, e chlo t.empora1e che scorre epistelario, appena sarà dell'intelligenza libera. che firmava dei libri; sotto i sulla superficie delle cose possibile! Ci auguriamo fa le sue prove contro capelli in disoro.ine, ma an- note, e poco altro può !are, presto>; diventa und quan- quella coatta; uno strumen– cora scuri, li viso era quel offre appunto questa imma- t1tà di interessi e di edizio- to dell'ispirazione popolare giorno a.i un grande ma non gine ai un mare mosso dal- I n1 straruere, una ricchezza senza aggettivi, natura del- ~~~;;~~to ine:~:.°'~ei c!~b1~b 5 if:. t~:~i~;in,eè s~~~; ~':~~"t!1:!it~::i•~~= ~ ~ ~ •iitso;.:~se':i~~t: rrnev1, di w1a.severità pro- ma è sempre egualmente plesso ai beru che Indicano strumenti della propria edi- 1onoa, pressochè 01imp1ca. viva: il mare non è come il che un prodotto è storica- flcazione; e perciò è uno ~ro oornato a Firenze al- fiume, che dà l'idea d'una mente vivo e creativo, è un strumento cattolico. lora, lo nvedevo dopo Qwn- corrente, d'una foce, d'un prodotto d accordo con la E perciò, anche, è uno aici anru; e salutandolo con finale disperdersi; larghezza steria, e che l'interpreta. strumento ttpicament.e flo- 1·ant1coaffette, aopo averlo e ampiezza degJ interessi Si dirà che le opere dello remino; uno strumento de:– lasc1ato mi alfrettai a ri- di Papini vivono tra le spirito non si misurano con l'arte che libera, un libero ~~~isa~ll n:~~iltedi ctf V:~~ ~k~~~l ~~o~l~~ci~i cie~~ I ~ :itec~et~~~1 ~~ ~~~~ ~~~sii:s~~ia. ~!rc~lf: 0 s~~ pim qualcosa di nuovo, dl tivo, soltanto che crescono I nemmeno misurare con il · ria non può rare a meno di auguste, che mi ricorcava i testimoiù della sua vita, metro che stucca delle lam- lui, dell uomo singolo che 1a maschera goethiana. Ma chi ne gode e eh.i se ne biccate bilancette - e si sa !a da sé, ma non perchè quest wtima simiglianza era serve, e d'altra parte quella come interessate - in cui se la conduca dietro, come come un trascorso della sua vita, come la vits d'9gni si confondono pesi falsi con altri presume di rare, più fantasia rimasta colpita, autentico mare, ha una veri, e ldeuzze mascherate al capestro che in pastura. aopo tant'anni, dalla vlSta salute interna ed i suoi !e- da grandi, contro idee Anzi la figura di Giobbe si nuova. di lui nel pensiero nomeni epuratori. grandi studiosamente im- addice a Papinl anche per aeile. sua immensa cultura. n grande esempio di Pa- miserite. questo, che in Giobbe ri– Una si.m.ighanza più pro- pini è in questa interna re- La borghesia aveva avuto conosciamo quella pazienza fonda e p1u va11dami torna deità all'originale sa:ute e d'Annunzio, e ne aveva sa- solitaria che cotabora, in in mente oggi: di quando ricerca di essa: ma l'orlgi- puto !are, a gran grido, feconda attività, a un prov– avevo visto sl.m.ilivolti aJa nale salute è qualcosa di un prodotto d'esports.zione: videnziale disegno che non mostra della scultura pisana nostro? Non è qualcosa. di aveva avuto anche Croce, conosce. !~~~e:O:t~ m~e~~! 7 ~o~ ~~~:-~é e~!d~;iiò p~~!sc~ ~~~ a t~;~!Yo!;!li 0 da~! to~d d~ll~~=:· ~~~ rotti, dal tempo inclemente. Quanto l'antico, sia Quando cultura che detiene i con- dei cattolici in Italia: della Memorabile mostra che mi l'umano operare, la sua rie- trolli accademici, sempre loro presa di posizione nella aveva scoperto che cosa chezza innestata su quella borghese. Provatevi a dire cultura che, come volle U fosse la scultura pretta- salute dà dei polloni d'er- che Papini è qualcosa di suo tempo, ru in chiave mente umana, l'umano ge- rore, Sia quando non sa, in simile. Non si può, non se fiorentina e con qu~ tipico nere scolpito nel sasso senza definitiva, anche più tardi, I ne trovano le ragioni, anche genio; il primo che vi dette che un presupposto estetico se darà qua.cosa di meglio. perchè nasce non dalla cui- dentro senza risparm.io . n vi facesse sua mostra, come Sa che resterà fedele, si tura pagata con le tasse difficile è ora di approfon– poi in Donate.lo, come poi I adopererà in questo: espri- all'Università, ma dalla dire e seguitare, restando, 111 M!chelangelo, in fedeltà merà la salute originale razzia di libri che può !are come lui, testimoni liberi ed di creature al Creatore, nel sempre in azione, e abbia- un giovane di mezzi mode- onesti. recinto di una città che mo in Paplni !'esempio di st.i, ma smisuratamente va– cresce in !accia al suo Dio. un uomo creativo, dove la glioso di leggerli tutti, e cui CARLO BETOCCHI Perchè il volto di Papini da me rivisto quel giorno già si copriva, come nei marmi pisani, sulla non cincischiata !att.ura, di quel colore del tempo che espri– me la !orza della pazienza, rassegnata ma volitiva e cosciente. De1 Giobbe, figura tanto da lui vagheggiata, Papini aveva infatti molto, pur sotto certe apparenze di generosa irruenza; e più ha mostrato d'aver l'animo e d'esserne degno, con la morte che ha !atta. Ma nel– la storia segreta dell'uomo e dello scrittore, fin da gio– vane, quell'acquistare e ar– ricchirsi de! beni da lui Virile tristezza A PERCORRERE L'APERTA PRO A DI PAPINI, SOTTO IL VENTO DEL SUO INGEGNO, SENTIA.IIO AD UN TRATTO APRIRSI UNA r·oRAGINE SPIRITUALE,_ENTRO LA QUALE SCORRE, COME UNA FIUMANA BRUNA, LA SUA POESIA * di PIEUO BABGELLINI prediletti, consoni alla sua Giovanni Papini ebbe, Nencioni, Gio\anni Papini Fu proprio Questo Paplni natura e ai doni ricevuti, molto tempo pnma di dirsi s1mescotava alle letterature che amiamo, Questo Papini gli intel:ettuali, e J'avve- cnst1_ano,un mtmz1one pro- stramere con foga e turbo- al quale improvvisamente dersi di averli tutti perduti, fonC1tSS11D.a_. Pur ai operare, lenza nuova. Con lui comin- l'occnio si vela di pianto, 0 che erano sts.ti vani, come egh era C11spostoa dar la c1arono i veri scambi, non mentre il monao trascolora narra in Un uomo finito, e sua aruma; pronto a mu- di vocaboli, o di generi, ma e appaiono sulle cose e sugli u riceverne altri poi nella I tarsi in un altro: • Che mi d'idee, vorrei dire di san- uomini i segni misteriosi e fede, nella stessa indefessa ispir~ Idd.lo o il demonio g_ue,tra l Italia moderna e temibil!; !u proprio questo applicazione praticando poi non unporta: ma che qual- !1mondo nuovo. Papini che riemerse alla anche questi, lo dire! che cuna più grande cli me, pi~ E anch~ nella lettera_t~a fede. n filo bruno del suo non l'avesse mai più com- sano a.i me, p1ù ~eggente di accadde l tmpreved.ibil~.. m~ pessimismo !u dalla Grazia mosso che di quel sentirsi, me, più pazzo di me, parli v~ce ':11 peraersi,. i=:apl.ll1 s1 trasformato in un fl:o d'oro, com'era nella natura sin- ,con .a m.1abocca, scnva con ntrovo, e con lm s1 ritrovò ma se la sua anima venne golare di un uomo, oggetto la ~a mano, pensi col mio la poesia. e, 1 arte italiana. liberata dalla disperazione, di un disegno che lo supe- pensiero». ,. j Se. oggi I _arte nostra ha non venne liberata dalla rava, ed al quale non po- Tali parole s mtesero nel n?m1 di nsona_nza mon: tristezza. teva sottrarsi. Ciò che me-11912 e non !uron d! poco d1ale; ?e la poesia nostra e In tutti gl.i scritti di Pa– ravi.glia in Giobbe è la co- conto. Quel che di taccagno alle più alte cime della pin!, anche in quelli più stanza nel restare fedele al e protestantico della To- llnca, se la cultura italiana clamorosamente paradossa– se stesso creato; perchè re- scana granaucale, quel che passa alla._psri le. dogan~ li, c'è a un tratto uno spro– stare fedele a se stesso è di timido della città della mtellettuali di tutti i paesi, fondamento, un gorgo; le in qualche modo, non di~ C:rusca, quel _che di s':llfl- lo si deve all'opera. ardi- sponde della cultura, o del– menticarsi d'Iddio. S'avver- ciente della città neo-rma- mentosa di un giovane :a dottrina si allontanano te in Giobbe pastore possi- sci.menta.e, veniva spazzato autod.idatta, che senza studi all'inftnite. Nessun sostegno dente e padre quest•éscrema via da questo vento di ro- di fllo.ogia, senza ricerche può soccorrere. SOitanto fedeltà, anche quando ha manticismo, che preludeva ài lette:atura co~para_ta, l'anima, in quel momento, perduto i figlioli: che come a un ritorno cristian?. cercò ~il mettersi m_ viva si ritrova. e sosti.ene. Dio lo ra diventare egli si Egli non temev~ d1 per- comumone con. ?cn~ton, Una volta, girando a.ttor– accetta, e non basta, si ac- dersi. Capiv~ che c1si p~rde pensato:! e artisti d ':"gni no a una necropoli etrusca, cetta come testimonianza al solamente m se stessi. Il paese, lingua e provemen~ tra i campi che impallldi– se stesso che patisce del se pa:adosso cristiano. d'esser za_;spesso parlando a gesti vano per gli ulivi sbattuti stesso che non può patire noi stessi in un altro, la e mdovinando le loro rispo- dal vento (impassibili re– perchè Dio l'ha voluto. E il bellezza del sacrificio e il ste da una parola, o da un stavano 1 due cipressi neri mondo guarda, non capisce, segreto d~~•amore, gli. ap- suono o da ~n segno. . a. guardia degli ipogei), a sillogizza, eppure impara. P8:rvero pm che pl~~1bill, Qu~ndo _si_P~~la di 010- un tratto sentii dolcemente Tuttx> ciò, si aggiunga, gh apparvero addirittura vanm Papm:-, s in~~I?deco- cedere il terreno sopra. una non è senza tristezza; il necessari. munemente il PaP_in1stron.- tomba. mare commosso mug:ta, ma Nel campo della lette- cato.re_ e r~vesc1atore, il Similmente, a percorrere nel profondo è calmo, nel ratura, non si diede a re- Papm~_s!acc1ato e beffardo. l'aperts. prosa di Papini, profondo i soliti pesci guiz- staur8:r mura cadute o a Ma ce un _altro Papinl, sotto ii. vento del suo inge– zano. Nell'opera di Papini guarnir porte deserte. Nep- amato e sent1_toda chi h8: gno, sentiamo a un tratto non cessò mai lo stesso pur si diede a viaggi lon- sofferto ed e ~_Pace di aprirsi una voragine spiri- dolore. quasi rimpianto di ~~'ri~~ t!l p~~i~in~~~:~ ~:1J1:e·m~fin:C~~m n~~na~ :~:• ~~!o à~~~= ~~~~ zie meravigliose e stupisce essere un • uomo finito», la poesia di Papini, che a gli altri con il suo stupore. ma divorato segretamente tratti riemerge e forma su~a ca~~~dia,a~~ov~~~ ~I:~ ~o~~ U:n~~n.~ss;;l~ la~~e~tase~~~~e~:~c~°r!:: Papini captò i più lontani sente la prigionia dell'ani- ma non buia. nutre segre– messaggi, si mesco:ò nelle ma, la miseria del corpo, t.amente l'arte dello scrit– più rischiose avventure. Fi- l'insufficienza. dell'ingegno, tore. Anche nelle esercita– losofi americani e poeti del- la sconsolatezza deJa vita. zioni più compiaciute, Pa– la Nigeria o della Lituania; Papini non si è mai com- Pini sente di non essere profet.1 germanici e santoni pletamente liberato dal sufficiente a se stesso. Si asiatici; teorici russi e con- • tragico quotidiano». turba d'essere ancora in templalivi spagnuoli. Le ac-1 La sua conversione non compagnia dell'uomo di Que del Gange, del Tamigi è bastata ad eliminare il sempre. Si sdegna con sé e e dell'Orenoco si mescola- senso di questa tragedia, con gli altri. L'ambizione di vano a quelle dell'Arno. Il che non è tedio della vita, essere Dio lo riprende, ma giovane fiorentino era certo ma profonda scontentezza. non è Più velleità giovani:e: che la piena non avrebbe limitazione dolorosa. Un è accoratezza amara di cri- I ~~~:~~~:~ s~ ~~t~::~~{ f~~~o le~1~ s;; r~ert1 ~~~ st i~~- la fatuità dei ben- profondamente itaUano, da piombo mortificante, ma un pensanti e la paura del te- ~0e~ic~i:~~il~~~~{~. del ~:~~i!n~ ~~~t~ ~~~~ := %e~,Pt~~t~ t~~!~ Al confronto dei corretti grava in sé :a tristezza di come una brunitura di fle– scambi filologici del Ma.Ilei, una vita perpetuamente rezza e di virtù. I o degli idilli letterari di un tradita. 1 PIERO BARGElllNI TRE MOMENTI DELLA SUA VITA 1010 1910: A trent'anni il travaglio dell'adolescenza e della giovinezza trova conclusione pacata e dram– mati.ca nelle pagine di « Un uomo finito». 1913: Ai giovani diceva: • Io seguiterò a !are, a lavorare, con voi, accanto a voi, ma un periodo della mia vita s'è chiuso. Se, dopo avermi ascoltato, cre– derete lo stesso, a dispetto dei miei propositi, ch'io sia davvero un uomo ftn.ito, dovrete almeno confes– sare ch'io son finito perchè volli incominciare troppe cose e che non son più nulla perchè volll esser tutto». 1954: Dopo l'edizione del• Diavolo». Come in gio– ventù Papin! ha scagliato un sasso nello stagno della consuetudine.

RkJQdWJsaXNoZXIy