la Fiera Letteraria - XIII - n. 44 - 2 novembre 1958

Domenica 2 novembre 1958 LA FIERA LETTERARIA Pag. 3 IL CONGRESSO IN1 1 ERNAZIONALE DEGLI SCRITTORI EU-ROPEI LAMOZIONE ,4PPROVA Si è chiuso a Napoli, al Salone dei Congressi della Mostra d'Oltremare, il Congresso Interna– zionale degli Scrittori. promosso dal Sindacato Nazionale Scrittori e svoltosi a Napoli sotto l'alto patronato del Presidente della Repubblica. Vi hanno partecipato circa centoquaranta scrit– tori italiani e sessantacinque stranieri. di diciotto nazioni europee, ossia Austria, Belgio. Bulgar!a· Danimarca, Finlandia, Francia, Germania. Grecia. Inghilterra. Jugoslavia. Olanda, Polonia. Porto– gallo. Spagna. Svezia. Svizzera, Ungheria. URSS. Sono state poste le basi per quello che già viene chiamato il « Pa rlamcnto europeo delle Lettere e delle Arti» dove. con assoluta parità di diritti, gli scrittori potranno riconoscersi e incontrarsi su un piano di cultura viva e opcranle, senza interferenze, senza ombra di voler ricalcare o sostituire organismi già esistcnli. e senza, soprattutto. quelle limitazioni di varia natura cl,e troppo sovente hanno ritardato jJ già lent > cammino dell'uomo Nella seduta conclusi,·a è stata approvata la seguente mozione: e Gli intervenuti: Goffredo e iUarla Bellone! con John L. Urown GL:rnna Manzlnl con Livia De Stdanl Emilio Cccchl con Leonida Répacl 1) decidono la costituzione d'una "Comu– nità Europea degli Scrittori" allo scopo di pro– muovere - al d1 sopra delle differenze ideolo– giche e ~liti~he - una stre~ta colJaborazione fra gli scnttor1 europei su tutti i proble_m1 p_ro– fessionali di carattere morale e economico. im– pegnata a favorire la libera circolazione delle opere dell'ingegno. a solJecitare incontri. scambi. traduzioni. che accrescano la reciproca conoscenza e solidarietà, e ad assecondare ogni iniziativa che assicuri dignità e autorità agli scrittori; 2) attestano che tale Comunità non intende né ripetere. né sostituire organismi collateralì. ai quali tutti viene rinnovata piena fiducia, assi– curando la più attiva reciprocità; 3) afferma.no sotenn.ement.e che l'appeUo di solidarietà morale e culturale europea vuole in– quadrarsi in una universale f:-atemità con tutti gli scrittori del mondo; 4) delegano il Sindacato Nazionale Scrittori Italiani - assistito da un Comitato di scrittori designato dall'u!ficio di Presidenza del Congresso - a procedere alla organizzazione di detta Comu– nità. con l'impegno di elaborare, entro quattro mesi. un progetto di Statuto della Comunità ste5'sa. che. sottoposto per emendamenti a tutti i partecipanti a questo Congresso. sarà discusso ed approvato in un successivo Congresso>. Uncongressounavela Risultati d'un incontro Lo scrittore ha un ' * * posto suo * di GIORGIO CAPIIO.l'I No, non si prende apposta il treno per andare a vedere una vele sul mare, o le anime purganti (fra poco ci spiegheremo) incassate in un muro. in quella stessa Napoli stupendamente grande e misera dove incassate in una sola stanza (altro purgatorio) stanno intere « belle famiglie italiane». No. Ci vuol qualcosa di molto più grosso. Qualcosa come. poniamo. un Congresso internazionale degli Scrittori (vi par poco?), indetto (e nemmeno que– sto è poco) per fondare una Comunità Europea delle Lettere e delle Arti (dicia– mo une Cela), « sul tipo di quelle (l'iro– nia e lo scandalo son troppo a portata di mano per non metterci in guardie contro il pericolo, per soverchio di finezza, d'un brutto scivolone nelle superficialità) del Carbone e dell'Acciaio, e simili ». A certe cose ci si crede o non ci si cre– de, ed è già bell'e detto che noi, da parte nostra, ci crediamo (e non ci ere.diamo) fino e un certo punto: e cioè fino al punto Jn cui vedremo attuarsi, sul piano pratico, i nobili scopi additati dalla «mo– zione conclusiva», in primo luogo il ri– stabilimento {le parole grosse, ma neces– sarie, non sono nostre) della dign-ità. e dell'autorità, dello scrittore. Me cerchiamo, una volta sola, d'essere svagati quanto meno possibile, e quanto meno possibile di uscire (una volta sole) dal seminato. Siamo stati anche noi, avremmo dovuto dir pari pari, a Napoli, e anche noi ab– biamo partecipato (senza spiccicare una parola. è vero, ma sedendo e mirando) al Congresso. Be', e il risultato? Credevamo di tornarcene a casa, fran– camente. con le scatole rolte, anche se con la conclusione di aver così avuto agio di vedere (quelle vela sul marel quei pur– gatori nei muri! quelle altre tantissime cose segrete, scoperte per conto nostro, e per l'anima nostra, nella città e dintorni) paesaggi e «scene di vita» ogni volta in– cantevoli. e invece ecco che vuotando la valigia degli indispensabili oggetti d'uso, e delle malefiche prevenzioni, troviamo sul fondo qualcosa che - sventati che non siaino altro - non vi avevamo mes– so partendo da Rnma. Vogliamo dire una piccola (unica) com– pressa di fiducia! Diciamo intanto. semplicemente, che il nostro medesimo scoraggiamento (chia– miamolo pure scetticismo) è il primo ger– me che mina la nostra salute, e di conse– guenza la nostra stessa esistenza di scrittori. Oggi gli scrittori - è apparso cosi chia– ro dai varj «interventi» - si sentono minacciali da ogni parte. e in realtà lo sono, forse e soprattutto perchè minaccia– ta (più o meno da ogni parte) è quello assoluta libertà che forma runico habitat possibile per un poeta. Ma anche, e non secondariamente, perchè da ogni parte incalzano i « nuovi mezzi d'espressione», come Il cinema e le Tv i quali con le loro diffusione larghissima e la più pronta presa sembrano deEtinati a soppiantare -oer sempre un mezzo che particolarmen· te ci sta a cuore: il libro, che è come dire la scrittura (il linguaggio poetico scritto}, e la lettura. Se fosse soltanto coEÌ, vi garantiamo che per conto nostro il campanello d'alla.rme si sarebbe messo a squillare soltanto per un corto circuito, e non ci prenderemmo nemmeno la briga di sbatter le palpebre. Tanto il ladro non c'è. Né la pittura infatti. né la mus'.ca né :a scultura né l'architettura, hanno mai minacciato la poes:à e la letteratura, e ri– dicolo sarebbe temere in questo senso la decima e l'undicesima musa. Il timore (il pericolo) è a questo propo– sito un altro, contro il quale tutti gli scrittori degni di questo nome devono riacquistare fiducia, smettendola di star· sene con le mani in mano nella torre del loro inutile orgoglio offeso (del loro inu– tile disprezzo per i problemi pratici), o nel comodo carcere della rassegnazione, visto che anche l'atteggiarsi a vittima è, alla fin fine, un'altra torma d'orgoglio. Il timore (il pericolo) è che, tali nuovi « mezzi d'espressione"· di cui ormai ogni famiglia è utente come del gas e della luce e dell'acqua (pensiamo in questo momento, più che al cinema, il quale la– scia sempre un minimo di libero arbitrio, proprio alla radio e alla Tv), continuan– do e propina1·e la merce che ogni giorno propinano, e tutto puntando sullo svago più «pacchiano» senza perdere un'occa– sione per « sfottere » la « barbosa » cul– tura, finiscano davvero con l'uccidere il libro, non per una loro superiorità, cbe potrebbe esser reale, sulla remotissima in– vem:.ione di Cadmo, ma appunto e ahimè per la martellante opera quotidiana di diseducazione che compiono, con tutto lo spazio che prendono, volente o nolente, nella già svalutata (cortissima) giornata dell'uomo d"oggL Il quale, dopo le sue otto o dieci ore di lavoro, e dopo la tinale strippata in autobus, « è logico» che tro– vi tanto più comodo e divertente girare una manopola (senza nemmeno la fatica d'una scelta) piuttosto che aprire un libro (am– messo che qualcuno abbia saputo, nelle sede opportllna, indicarglielo, e ammesso ch'egli abbia poi sentito il bisogno d'an. darselo a comprare), e con quello rientrar davvero in se stesso, mediante la necesse· rie collaborazione che, nella lettura, deve sempre avvenire tra autore e lettore. Non abbiamo accennato, si capisce, che a uno dei vari punti, e forse al più mar– ginale, toccali al Congresso, ma non tosse che per questo il Congresso stesso acqui– sterebbe egualmente ei nostri occhi la suo giusta dimensione, appunto per aver sa– puto dare lo svegliarino a tutti gti inte– ressati, ;::,recisamente e soltanto in questo precisissimo senso: che ogni autore (poe– ta o romanziere o saggista che sia), se se– riamente vuol «reagire» al mondo mec– canico che lo minaccia, ha qualche altro dovere oltre il primo di mettere al mondo dei figli capaci di reggersi sulle proprie gambe. e quindi di camminare e di por– tare un po' di luce (o di calore) agli altri. E vogliam dire in primo luogo il dovere, ch"è d'ogni pedre non snaturato, di guar– dare senza disprezzo ma anche senza ras– segnazione ai « problemi pratici» dell'am– biente in cui quel Ciglio è sortito, cercando di « aprirgli la strada» con tutto il tatto (ma anche con tutte 1'accortez7..e e la fer– mezza) possibile. Parole generiche, chi ne dubita. Ma non è proprio del poeta il render particolare e vivo, e concreto. il generico? In fondo (e forse ingenuamente), cre– ciiamo che questo Primo Congresso Inter– nazionale degli Scrittori acquisti intero il proprio significato, proprio dall'aver posto per la prima volte. nella coscienza di chi tien la penna in mano. tale interrogativo. La poesia è una cosa fragile e necessa– ria, appunto come la vela a due palmi dall"orizzonte che, noi, andati a Napoli per un altro scopo, abbiamo visto, bella e dorata dal sole della mattina, nell'impa– . ragonabile mare di Santa Lucia. tutto corso da un leggero brivido nell"eccezio– nale freddolina nordico delle nostre gior– nate partenopee. E i poeti possono anche essere le anime purganti che abbiamo scorto, incassate nei muri della Napoli vecchia, accanto all'immancabile mona– cella e al pretino. Come no. Ma dovremmo. con ciò, contentarci di due semplici immagini, senta tentor di trarne anche noi « le debite conse– guenze»? Non avesse altro merito, per noi Jl Congresso di" Napoli ha avuto questo, di farci meditar seriamente, al disopra di ogni facile scetticismo e d'ogni ne.turale riluttanza, sul fatto che, dopotutto, se « tante gente» era convenuta lì d'ogni parte d'Europa, in fondo lo aveva sem– plicemente fatto per difendere quilla fra· gile e necessaria vela, e per liberar quel– le anime. E dovremmo dunque esser pro– prio noi a svalutare in partenza lo scopo, rifiutandoci di fere anche noi un piccolo piccolo sforzo (proporzionato alle nostre minime dimensioni), per cercar di formu– lare, e di proporre, delle «ragioni•, e delle « azioni •, concrete? In verità, e con tutta la nostra voglia di scherzare, per queste volta almeno, non ce la sentiamo. GIOHGIO CAl'HONI ,li ELIO FILIPPO ACCHOl'Ctl cli 1;,lJGLIEIAIO PETHO,l'l E' sempre stato tipico del nostro costu– me non riconoscere nello scrittore una personalità la cui presenza sia necessaria nella vita, o almeno che abbia un peso paragonabile a quello di qualsiasi altro mortale che svolge magari la più astrusa delle professioni o il più singolare dei mestieri. Parlare insomma de11a veste professionale di uno che vive scrivendo e sempre stata cosa che !a sorridere, non solo i soliti ben pensanti, ma anche una grande quantità di persone ragguardevoli e di alta autorità. Soltanto poco più di cinque anni or sono, ad ui:i,~scrittore chE: richiedeva di essere qual1f1cato tale sui documenti richiesti per il passaporto, suc– cesse di dover parlare a rotazione con personaggi sempre più aut~revoli_ dell'uf~ ficio anagrafe. per vederh s_orr1dere d 1 fronte alla s:i.a richiesta che poi gli fu negata perché e lo scrivere» non è una professione. operaio o commerciante. Quella maturità sociale, quelle doti di costume che :rendono normale una visione totale delle strutture in modo che anche un poeta vi tiene il suo posto come chiunque altro, perché svolge una !unzione produttiva, sono an– cora ben lontane da noi; l'intellettuale troppo spesso è ancora costretto a guardare i propri simili con lo stesso occhio con cui alcune generazioni del secolo passato guar– davano i « filistei », oioé gli albi. Dall'apertttra det Con– gresso (inaugurato La mat– tina del Ul ottobre alla pre– senza del ministro Dino Del Bo, det Souosegreta rio De Meo e di altre numerose a,ttorità) alla seduta con– clusiva tenuta la mattina del 21 in cui è stata appro· vata la co~titurio-ne della "Comunilà Europea degli Scrittori » i rappresentanti di diciotto Paesi det vecchio continente hanno discusso dei loro proble1ni, del loro lavoro, delle loro difficoltà, delle loro a.spirazioni, con spo,itaneo e concreto ap– profondimento, senza reto– rica e senza accademismi. La letterarietà dei loro di– scorsi ha ceduto alla illu– minata disquisizione e pe– netrazione dei temi posti in programma, dimostrando che aLla base del plurilin· guismo e del plurideologi– smo può esistere ed esiste (come dicono i sociologi e i sindacalisti) una " soti.darie· tà di categoria» come mai sino ad ora era dato di pen– sare. Gli scrittori di tutta Eu– ropa, nei quattro giorni del congresso napoletano, han– no parlato lo stesso linguag– gio perchè la radice della loro .professione è identica in ogni rn1zione e in ogni cultura Era di/Jicile fare pronosti– ci sui risultati di questo primo congresso internazio– nale cti $CTittori europeii era impossibile prevedere i frutti di questo importan– tissimo incontro. Invece ne è venuto fuori un « incon– tro» suggestivo e ricco di. dialogo, di composta fer– mezza, di Lucide afferma– zioni! E mai prima d'ora gli. scrittori europei avevano potuto dimostrare - aL di sopra delle differenze ideo– logiche e politiche - di sa– per credere in una stretta collaborazione che abbina,5- se strutturalmente it carat· tere morale ed economico deL loro lavoro. Questo è avvenuto a Na– poli, in un clima di eviden– te reciprocità, e tale è da credere sia il principale e il migliore risultato del con– gresso. Ad avvantaggiarsene è stata in primo Luogo la di– gnità dello scrittore, la di– gnità cioè dell'uomo di cul– tura che pone l'altrui e la propria Libertà al di sopra di ogni altro interesse. Ma aL fianco det nobilissimo concetto di Ubertà pone a.n– che l'affermazione di un indispensabile ed effettivo rispetto che alla professione di scrittore deve venire ab– binata: un rispetto che si articola in concrete e coor· dinate deliberazioni ten– denti a salvaguardare, con la libertà culturale, le stes– se ragion i d1 vita. Alla luce di una siffatta presa di posizione va visto, sostanzialmente, iL lavoro svolto nei dibattiti (In pili. Ungue) elle si sono udHl nel salone dei Congressi della Mostra d'Oltremare, e ai quali hanno portato il lo– ro autorevole ed efficace contributo di esperienza e di st1tdio i più noti nomi deUa letteratura europea: da G. B. Angioletti (che ha presen,ato la prima relazio– ne 1t!}ìciale) ad André Chamson, prestdente del Pen Club Internazionale, sia è sempre stata espressa da Arangio Rtiiz, acclamato con le parole e con L'aggiun· presi.dente del cong-resso al ta del suono a. dizioni poe- tedesco Hermann Kesten, tiche, come per esempio e da Goffredo Bello-nei al gre- stato fatto alla Radio fran- co Giorgio Novas, da Pio- cese con risultati di grande vene aWingLese Maurice interesse•- Le !el!ure di Cranston, da Bernari allo Joyce e di Ungaretti, co1t spagnolo Munoz Alonso, da. sovrapposizioni di. tre voci, Ciampi, Ungaretti, Chiarini, sono state molto apprezzate. Valerio De Sa,icti-S, Rèpaci, (Ecco ttn esperimento che VigoreUi, Franze-ro, Grana, viene datla Francia, e in Frisali, Bassani., Bigongiari, Italia - è bene ripeterlo - Moretti, Pasquera, Ciartet- ci si baue da lungo tempo ta all'austriaco Holzer, al- perchè si possa attuare un l'ungherese Passuth, alto analogo esperimento di ra- olandese Van Nu.s, al fran- dio e teletrasmissioni da cese Jean Tardieu, ai russi. utilizzarsi soprattutto nelle Bajan, Zelinski, Chakowski, scuole il che sembra possa Martinov, a~l'ingLese Ber· verificarsi in un prossimo nard Wall, allo svedese futuro). Josef Oliv, allo svizzero Molti i problemi trattati Henry De Ziegler, ecc. nelle varie sedute congres- Relazioni e interventi, a suali, cosi come molte sono volte anche drammatici e state Le occasioni di contat- 11on privi di accalorata to e di conversazione tra i apprensione: tendenti, per trecento scrittori d'ogni par• la maggior parte dei ca- te d'Europa. i quali, riunitl si, a quell'intesa cultu- nel Salone dei Congressi o raie tra i paesi euro- nelle splendide sale di Palaz- pei fondata sulla auspi- zo Reale,inqueUedel Museo cata libera diffusione dell.e di Capodimonte e al Teatro opere dell'ingegno, sui rap- di Corte, alte officine Oli- port.t tra L'opera scritta e i vetti di Pozzuoli e neU'an- modemi ml?zzi. di espressio- tro deUa Sibilla Cumana, ne, suL coordinamento delle lianno post0 le basi per istituzioni e delte leggi in- quello che già viene chia· ternazionati a favore degli mato il "Parlamento euro- scrittori, sul probLen-lQ delle peo detle Lettere e delle traduzioni e su quanti altri A rtl » dove, con assoluta modi organizzativi non cer- parità di dintti, gli scrittori to del pensiero e della cul· di tutta l'Europa potranno tura (come ha ribadilo giu- riconoscersi e incontrarsi, stamente BeUonei) ma del s1t un piano di cuttura viva lavoro dello scrittore, cioè e operante. senza interfe- della difesa dt questo la-vo- renze, senza ombra di vo· ro che viene - si è detto - l.er ricalcare o sostituire or- da più µarti minacciato. ganismi già esistenti, e sen- JL Congresso, possiamo di· fi:l~Z~~:~a!~u~;ri; 11~~: 1 ;: re, si è articolato sulle tre relazioni ufficiali presentate che lroppo sovente hanno rispettivamente da G. B. ritardato il già lento cam- In questi ultimi anni qualcbe cosa è cer– to cambiata. gli scrittori si sono creati j propri. organism,i rappresentativi e, sia pure a volte con segni di intolleranza, sia pure con provvedimenti più deme;>gogici che sentiti, gli stessi rappresentanti dello Stato hanno dovuto dare atto che non po– tevano ignorare l'esistenza della catego– ria degli scrittori non solo perchè esiste in quanto tale. ma perchè essa rappresenta un valore che acquista in date circostan7.e un peso insospet– tato e inaspettato. La classe_ dirigente italiana la quale. per tradizione. per tante ragioni storiche che danno un volto piuttosto che un altro alla struttura di certe nostre cose, non è mai riuscita a comprendere, se non in modo esteriore ed accademico, che la cult:tra è una delle (orme rappresentative più efficaci per il prestigio ed il progresso del Paese. Ed an– che se oggi probabilmente, almeno gli alti funzionari dell'anagrafe, non sorrideranno più se si troveranno dinnanzi un signore che vuol qualificarsi scrittore perchè quel– lo è il suo mestiere, siamo ben lontani dal poter pensare che lo scrittore in Italia, nella mentalità della classe dirigente. in mezzo alla vita sociale. goda la stessa com– prensione e sia accetto con la stessa na– turalezza con cui si accetta che l'uno si classifichi orafo, l'altro industriale. l'altro Comunque, oggi che gli uom;.ni sono qualificati dagli organismi specificativi delle varie categorie. lo scrittore ha le proprie ed esteriormente possiamo dire che ha risolto il proprio problema. Purtroppo però il suo problema non è solo risolvib:le con una qualiflca.z.ione sindacale, si trn tta oltre a ciò, che non è certo poco, di tra– sformare ed evolvere uno spirito di ci– viltà, finché arrivi ad acquisire una vlSione più vasta delle cose nella quale uno scrit– tore non appare più un fenomeno singolare, una personalità di e spostato :a, ma un ele– mento della -società utile in se stesso. e spesso significativo in modo particolare, rappresentativo di quello che deve essere un paese quando è un paese evoluto. Que– sto è possibile, a questo può giungere la maturità d'un paese, quando chi lo rap– presenta e lo dirige abbia come è giusto. tra la coscienza dei propri obblighi. quella di dover essere partecipe della cultura. abbia la consapevolezza che non si può occupare un posto di alta responsabilità nella vita, senza essere oltre che uno sta· Usta, un funzionario. un dirigente, un uomo completamente coltivato, cioé uomo nella cultura, nel rispetto del sape.re e dell'in• gegno. Soltanto quando potremo sentire che, come è vasta consuetudine in non pochi paesi europei, nell'uomo politico. nel funzionario. una certa maturità d.i ordine intellettuale e culturale è corollario ne• cessarie alle proprie funzioni, al proprio valore rappresentativo, potremo dire che siamo vicini ad essere anche noi un paese di buona maturità spirituale nel quale. problemi mortificanti come quello dell'ot– tusità e della diffidenza generale per le cose intellettuali, scompaiono o rimangono solo limitati alla responsabilità individuale. GUGLIELMO PETROXI Angioletti. (« Per una unio- mi.no dell'uomo. ne degli scrittori europei»). '___ :•L:_1~0'._.'.:F·:._':'c:c~R~O~C:'.C:'.A:..__'.::===== da Filippo Pasquera (e Il Li· '" bro e i problemi professio– nali degli scri.ttori ») e da Goffredo Bellonci (« I di· versi mezzi. per att'Uare la unione europea degli scrit– to{i •J. Sulle relazioni u/Jiciafi si .s.onoavuti vari e sostanziali interventi che hanno messo a fuoco senza e finzioni poe· tiche » fa necessitd, per gli. scrittori d'ogni Paese, di or– ganizzarsi, di federarsi (si è parlato anche di una Fe– derazione di Sindacati) ai– lo scopo di difendere il la– voro creativo dai pericoli che lo minacciano, e di. riaf– fermare q'.LeUa solidarietà di interessi morali ed eco– nomici che sta al di sopra di ogni interesse di parte. La minaccia, comunque, non viene dai nuovi ritro· vati tecnici (radio, televisio– ne, cinema) che non potran· no mai sostituirsi al libro stampato; semmai t nuovi mezzi audiovisivi potranno integrare gti sforzi che lo scrittore compie con t'arma del suo libro contro ta pre– sunta volgarità e il deterio· re tecnicl:;mo del nostro tempo. Su tate argomento si sono avuti interventi preziosi di Guido Piovene, Goffredo Bel!onci e di Jean Tardieu. Quest'ultimo lta dichiarato: « Non sl debbono sfuggi.re i nuovi mezzi che la tecnica offre atta letteratura, ma pur col dovuto criterio si pttò giovarsene per la con– quista del gra11 pubblico, 'sP11.?a dot'er ~cendere a com.promPss1. L'ar!e lette raria e soprattutto la poc- Per un'Unione degli scrittori europei (Cont.lnua da pag. 1) troverebbe nessuno disposto a stampare le sue opere. D'altra parte. ci si stn già avviando verso formule di compromesso che sovente gli autori debbono acct•llare perc/1é non esiste ancora una legisiazione elle. garantisca in tu.!ti i paesi il rico– noscimento di certi dì.rii.ti. l'r."intcsa .ml piano professionale. che comprenda ollre alle opere crea– tive e critiche anche L'tncrem.enro delle tradu– zioni. fa parte dei nostri scopi, e persone di sicura competenza la illustreranno in quesra sede. Abbiamo già accennato di sJuggita oi rapporri. ,~a la letteratura e i nuovi mezzi d·espressione. Anche in questo caso, noi vogliam.o te11er conto delle necessità che impongono alle opere fondate su· tali mezzi 1m Li11g1tnggio diverso tlal nostro abifltale. Ma poiché H cinema. la radi,1, la teLt?– visione hanno oggi una cosi grande responsabilità <li fronte al pubblico e agiscono cosi profonda– mente sulla cuttura di massa. noi riteniamo clic l'intervento anclic indiretto della letteratura sia necessario per sostenere certi valori rntellettuali la c:d perdita sarebbe dannosa per tutfi. DeL re– sto. nU accorgimenti. per fur e sentire> tali valori non mancano; cosi., la poesia e tn prosa, anche modernissime, posso,w trarre giovamento e.la una intelligente interpretazione orale o visiva, come dimostreranno con esempi efficaci alcuni 11ostri nmki dedicatisi da anni a tati. esperienze_ Agli uomini del cinema e della radio. cordiatmente invirati alle nostre rW111011i. vorremmo ricordare elle l'ostracismo alla let.teratura surebbe un sin– Mmo troppo inquietanti! per tutti: sarcbb~ addi– rittltta l'avvio a una m,ova barbarie. No11 dobblamo aver paura di µronu.nctare certe parole: l'imbarbarimento ci minaccia. Tntti sap– piamo quali. delitti si stanno perpetrando contro le w:istre antiche dttd eu.ropee. quante distruzioni $I ordinano in no·m.e del progresso (una parola che si piega a tntte le interpretazioni e clie. pur– troppo, pu.ò masclierare anche sordidi interessi µrivali'). Sappiamo come si stanno riducendo pae– saggi tra i più belli e puri del mondo. Le colline. le spiagge, le campagne, si. vanno popolando lii mostri. di cemento e risuonano rii. u.rla. di scoppi, di suoni dissennati. E a e/te servono le pro– te:-11' isolate? Chi si preoccupa dei 11ostn articoli, rlellt• nostre denunce·, :\la se rutti gli scri1tori d'Europa si trnissero per /<,r udtre una voce una- nime. allora, a men~ che la gente non sia del l!tth) involgarita e istupidita. qualcosa si potrebbe ottenere. Un altro caso allarmante è quello della scuola Noi assistiamo impotenti. e sempre più mortifi– cati. alla svalutazione progressi.ea delle materie letterarie e. in genere. degli studt classi.ci. E' unnm comune l'opinione che soltanto i tecnici contano in un paese. ed è vero senz"altro. dato che tt,tto si fonda. neUa nostra vHa quotidiana. sulle applicn=ioni pratiche delle scoperte e delle i11venzio11i scientifiche. Ma è qttesto H mondo che l anima dell'uomo ha sognato? Questa umanità devota alla macchina e alla velocità. onnai. di– spo~ta a sostituire it motore perfino al libero 11rOitrio. cosicclié tutto proceda automaticamente al di fuori di ogni respon.sabHitci personale. è Jorse l'ttmanitci per la quale un poeta sart!bbe pronto a cantare, e un filosoJo a perire? La mec– canizzazione det pianeta ci lascia cosi sbigottiti. che altro non et rimane se non il silenzio. Ma ::e fossimo in moltt a condividere lo stesso sen– lim<>nto. allora troveremmo anche il coraggio di Pllrlare; e forse almeno ai nostri figli,. ai. nostri nipoti. sarebbe risparmiata un'esistenza fondr.lta su un ingannevole benessere ma spiritualmente tetra, prit•u di fantasia. pri·va. insomma, di quell'ele– mento vìtale che è la poesia. /\la torniamo a problemi piìt. vicini al nostra !hes~iere. Il proble~a dei giornali, fra gli altri, (. dt fondamentale tmportanza. Per mola di noi i, qt•,">ti~iani e _i settimanaU sono l'ultima possi– t,tlita dt comunrcare con un pubblico non. limitato. come avviene per i libri. a qualclle centinaio di persone. Lo saranno anche domani? La gente non vuol più saperne di letteratura, e i giornali fini– ranno cot cedere. A11che qttesta questione ven-à ampiamente iUustrata da scrittori che hanno de– dicat.o il _loro miglior tempo e iL loro ingegno al g,.ornalts,n;o: . e n~rn_ vogliamo ora anticipare Le loro concluswnt. Sumlmente sarei affrontato un altro problema. La civiltà letteraria nasce dai con– tributi pers?na~i degli scrittori, ma fiorisce. si afferma e si diffonde attraverso le riviste. Tutti pero _ sapp_ian!o_ i.n qua~i condizioni vivono oggi questi periodici che t giovani sognano di. fondare che ~iescono con ingegnosissimi. accorgimenti ; pubblicare, e che nessuno all'infuori di loro e (Contln~ 4. parlna)

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