la Fiera Letteraria - XIII - n. 26 - 29 giugno 1958

Domenica 29 giugno 1958 tA FIERA tETTERaRIA Pag. 3 * GALLERIA DEGLI SCRITTORI ITALIANI * LIBERO BIGIARETTI Ho avuto soltanto Mae– stri d'elezione: come tutti gli irregolari. Maestri scel– ti da me, per istintiva sim– patia, o per istintivo cal– colo. Alla letteratura (vice impuni) mi ha fatalmente condotto la lettura (volup· té nouvetle), DAI PRliUI INCO,Vl'RI COI CONTEiJIPORAN:!I * uno scrittore debba stare appartato, ma partecipe di tutte Je esperienze altrui. Aveva il senso della mis– sione letteraria, l'orgoglio della categoria. Se uno di noi ra bene, diceva, è be– ne per tutti. L'uomo che Passava per scontroso, e qua5i misanu-opo, non ha fatto che pro..i..igarsi per gli altri; ha dedl...ato tanto tempo dei suoi uh:mi anni -di vita a difendere la di– gnità degli scrittori, ad af– fermare il valore sveiale del loro lavoro. MAESTRI E AMICI Un leggere ingordo e disordinato, ambizioso e faticoso, incostante e ap– passionato, cui mi abban– donai tra i sedici e i • vent'anni una passione giovanile, direi, !urente, e contraddetta ·dalla mia vita di allora. di ragazzo dall'incerto destino, pari· menti allettato dai cam– pioni sportivi e dai pitto– ri. E, tutto sommato, ragazzo fortunato, nel che mi avesse - intellet– tualmente - !ruttato gran che, ma l'aprirsi di un'al– tra strada nel folto delle letture in cui mi ero cac– ciato sconsideratamente: una strada ordinata. armo– niosamente collegata con tante altre. A un certo punto ho dovuto perfino lottare per togliermi dal– l'orecchio quella cadenza, per ·perdere un po' il vizio di fischiettare quell'aria. )(,. di LIBERO BIGIAREl'l' I re chi fossi, e che lo in– curiosiva il modo come io lo osservavo e il modo co– me sfuggivo alle occasio– ni di una presentazione. Dovetti davvero diventare un uomo, e tentare le mie prove, e ricevere le oppor– tune bòtte in testa e gli scossoni che occorrono per staccarsi dalla - per me - goffa e disagevole gio– vinez.za ; e dovettero acca– dere tanti eventi sconvol– genti, e passare la guerra, perchè l'amicizia con Al– varo potesse nascere e di– ventare, come fu per me, fruttuosa- e solida. Dieci anni della mia vita adul– ta, dal '44 al '54, sono stati consolati dall'amicizia di Alvaro. Non e cosa da po– co. Chi lo ha conosciuto e frequentato sa quanto fos– se guardinga e dirflcile la sua amicizia: che però po- teva diventare affettuosa e generosa; aprirsi alla confiàenza. rivelare una tenerezza di fondo. Ho scritto in più occa– sioni qualche pagina su Alvaro, ho abbozzato un ritratto che gli piacque: in verità dopo che egli se ne è andata, io non ho ancora saputo dire i benefici der.i– vatimi da tanti colloqui e confidenze, da tanti inco– raggiamenti, da a I c u n e amichevoli disputet più politiche che letterarie. Sono in debito con lui, e neppure ora son qui per pagare. Voglio dire sol– tanto, nel momento in cui gli amici della «Fiera• mi fanno l'onore di ricordare ai lettori il mio lavoro, che Alvaro, per dieci anni, mi ha continuamente inci– tato, mai lusingato. Le sue lodi erano rare. Il riconoscimento di un buon risultato raggiunto era tutt'uno con l'ammo– nimento a tener fede alle nuove responsabilità. l suoi discorsi, le 5Ue lette– re terminavano sempre al– lo stesso modo: "'Lavora, ~anvo::i~toc~e u~~a dr~ia~~ zione di stima. Era un ri– chiamo all'ordine, ·a volte ruvido e perentorio: lavo– ra, e non pensare ad altro, non perderti. Questo coniava soprat– tutto per lui: non perdersi dietro agli allettamenti della vita. Ma non si in– tenda un invito a rifiutarsi alla vita. Ho conosciuto pocl;ii scrittori cui stesse tanto a cuore il lavoro de– gli altri. Alvaro credeva nel la– voro comune, credeva che Questo mi preme ricor– dare oggi agli amici e di– chiarare che anche. per questo, Alvaro mi è stato Maestro. La sua perdita si sente. Ma è destino di ogni generazione soffrire dei distacchi, dei vuoti. delle as,enu improvvise; e abituarvisi; e cosi abi– tuarsi ai nomi nuovi, alle nuove presenze, alle sosti– tuzioni. 1n questi ultimi 'dieci anni molti ci hanno lasciato: Bruno Barilli,, Jovine. Betti, Savinio. Pa– -vese, Brancali, Marchesi,. Al varo, Lori a, Saba, Ma– laparte, Puccini, Trompeo. Alcuni di loro· 50no stati · dei Maestri, ed è privile- • ,gio aver avuto da loro ti• tolo di amico. LIBERO BIGlARETtl Libero Bigiarctti senso che le scelte avven– turose. le pesche di frodo ch'io facevo nel mare dei libri, furono quasi sempre congeniali e proprie. Non posso dire, come vorrebbe la regola, di essermi e for– mato• sui classici italia– ni: letti più tardi capar~ biamente e senza passio– ne, con fredda e delusa curiosità; tranne Leopar– di, giacché lo Zibaldone, prima che i Canti. è stato per ìne un luogo di incon– tri memorandi. Furono piuttosto i classici fran– cesi, o, per essere esatti. gli illuministi e i moralisti a suggerirmi il gusto e la passione letterari. Ho ama– to, ragazzo. debbo confes– sarlo, più Pascal che Man– zoni, più la Bruyère che Pa1·ini, più Diderot che l'Ariosto, e perfino la mo– desta scoperta di Rivarol mi parve più importante che studiare Machiavelli. Debbo aggiungere, però, che nei riguardi di Vol– taire ho provato sempre una istintiva antipatia. Dei contemporanei, ai miei vent'anni, sapevo nulla: se non che leggevo ogni sor– ta di romanzi. Molte let– ture romantiche e per cosi dire sociali, le debbo al– l'estro di mio padre che portava in casa libri rac– cattati con bizzarro buon senso: molte furono frutto delle mie ricerche sulle bancarelle e nella bottega di libri usati di Di Cave, a Piè di marmo; con il qua– le barattavo dizionari e libri scolastici. 11 buon Gigi Di Cave, vedendomi, non mancava di borbotta– re: • E' arrivato il com– mercio•, poichè nella sua bottega io stavo per ore leggendo • a sbafo • un intero libro. e comperan– do poi, per salvare la fac– cia, una rivista usata da cinquanta centesimi. Il secondo autore mo– derno che m'incantò fu, pescato anch'esso per ca– so, Federigo Toz.zi. Il terzo fu Corrado Alvaro: ..Gen– te in Aspromonte •• letto, qualche anno doPo, sulle pagine della rivista "'Pe– gaso •: i tre scrittori, così dissimili e per me ugual– mente affascinanti, cui si aggiunse Ungaretti, fece– ro nel mio cuore piazza pulita dei grossi romanzi stranieri, e decisero che io avrei smesso di pasticcia– re a tempo perso con i co– lori: dovevo scrivere. Ciò che feci dapprincipio assai parsimoniosamente : qual– che verso, una frase, su foglietti che portavo per mesi a scaldarsi nelle mie tasche: roba, mi pareva, da non lasciarsi su un ta· volo o dentro un cassetto, di Cui per pnni non sep– pero nulla parenti e ami– ci. Carissimi amici, avevo allora, lontanissimi da ogni rispetto e conoscenza della letteratura; i quali mi avrebbero burlato se avessero conosciuto quella mia debolezza di scrivere parole più o meno insen– sate. Nati per essere amici * A PKOPOSl'J'O DI "DISAillOUE., * di LIBERO DE LIBERO Le due l ttere diBruno eSilvia * di GIACl,V'TO SPAG.\ 1 0LETTI Ci si chiede talvolta se anche agli mente, in quanto donna, non so scorgerle. scrittori italiani accada di sentire il bi- Io scorgo soltanto la tua antica e nuova sogno, piuttosto diffuso per esempio m preoccupazione di fare belh: figura, la Francio., di guardarsi indietro, per ri- tua volontà di apparire agli altri (come presentare una Parte del proprio lavoro difatti apparU'ai agli ignari lettori del non del tutto definita oppure scomparsa libro) una pateticc:, "interessante' figura dal mercato librario. Ai nostri poeii di intellettJuale, "incompreso)) da una giunti alla maturità l'operazione si di- donna in fin dei conti qualunque. Via, mostré:.. pressocché indispensabile, tanto j viG., Bruno, come potevi supporre di po- loro primi libri, stampati alla macchia, terme1a dare a bere? 11. SOno diventati nel frattempo rari e ri· Bisogna dire che, salvo l'ostentazione cercati. Di rado la maturità di un nar- di alcuni umori O gratuiti o non perfet- ratore, invece, serve a stabilire un pre- tamente decantati. la psicologia di Silvia, ciso richiamo alla lettura di tutta l'ope- com'è riflessa nello. sua lettera, basta a ra. Vorremmo che fosse così, ma il no· salvare quel tanto di inutile e di privato stra PUbblico sembra attendere libri che è a1 fondo del libro di Bigiaretti. Da nuO\; rispondenti al travaglio creativo una lettera così franca e vi,va, il romanzo in corso, e non guardo. con eccessivo si riscatto e assume una strana obbietti- interesse alle opere passate. vità (che non sappiamo, s'intende, quan- Bigiaretti ha ripubblicato con il nuovo to sarà gradita alle Jettrici di ogni età titolo Di.sa.more U suo lungo Tacconto e condizione). Oseremmo aggiungere che, del '48, Un discorso d'amore, che si ar- se eventualmente esistesse una controri- ticola in forma di una lunga lettera, sposta di Bruno, egli avrebbe tutto il do· aggiungendovi una o: risposta n da paite vere di incominciare con le parole con della donna a cui la lettera era indiriz- le qua.li Rousseau commentava i suoi rap- zata. Ora vediamo: che cosa risulta da porti con Madame du Deffand: o: J'amais quest'incontro del p~ssato col presente? mieu.x m'e.:rposer au f!éau da se haine Lo spettacolo che offre la lunga let- qu'ci celui de son amitié ». Inutile, le cat- tera del Libro, dove il protagonista di· tiverie elle Silva accumula sul modo di chiara alla sua donna le ragioni del suo dissimulare e di ess.llarsi de.I suo antico i• diszmore 11, è di quelli che permetto- amante hanno tutta l'aria d'essere non no a un abile letterato ogni opportu.pità solo la risposta ad un uomo, ma ~ a di sfoggiare iJ Proprio talento, Mancano, modo loro, e non appaia strono - una ~~~~~;i g~~ni'.~~: /ad(as~~~.!'9~~~tr~~~ solida critica letteraria. Intendiamo dire tiella pi\J normale amministrazione. Ciò che Bigiaretti, messosi da qualche ann.o rhe li rende interessanti _ almeno su altre strade, non poteva fare una mi- nella prima parte dell'esposizione che gliore e più pregnante autocritica delle ne fa l'autore _ è il saperli circoscritti proprie predilezioni letterarie di un. tem- nella cornice di ambienti intellettuali po. Se non ci fossero altri documenti, b~- ben definiti. Di regola, lo scrittore ita- sterebbe a dircelo con certezza la « r1- liano si disinteressa della società più sposta)) di Silvia: quelle predllezioni non pro~sima in cui pure vive e respira. Le fanno più giuoco, onnai, alla sua nu01va poche pagine in cui Bruno, divagando spinta di narratore. Da Di Cave incontrai la letteratura contempora– nea. Mi capitò tra le mani un volumetto squinterna– to (• Terra genitrice •. mi pare) di Vincenzo Carda– relli: e fu per me come imparare a leggere un'al– tra volta. Poi usci, nel '30, da Carabba. • Parole al– l'orecchio,. Parole che mi ' entrarono, per l'appunto, nell'orecchio e vi rimase– ro come una musica ecci– tante e grave; come un motivo melodico persisten– te e sconosciuto. Lessi e rilessi quel libro e poi gli altri pochissimi di Carda– relli che allora circolava– no, con una emozione che non ha riprovato con testi più importanti e sostan– ziosi. Credo di aver detto una volta a Cardarel!i - anni dopo - stando con lui in una bottiglieria di Capo le Case quale sconvolgimen– to portasse nelle mie vi– cende quel suo libro. Non Nessuno degli scrittori e poeti che ho nominato (e dietro di loro la schie– ra dei rondisti, e Bontem– pelli e Pirandello) potreb– be vantarsi di aver forma– to un buon discepolo; ma è certo che se qualche co– sa di buono ho fatto lo debbo a loro: all'attenzio– ne, alla cautela verbale che mi veniva suggerita da una loro serietà e gra– vità· d'accento. Tozzi, quando lessi cTre Croci • e "'Con gli occhi chiusi,, era morto da un peizo; Cardarelli potei poi vederlo sempre più spesso al caUè A.ragno, dove io frequentavo con timidezza estrema piuttosto i pittori che i letterati: Francalan– cia e Trombadori, Cerac– chini, Bartoli e lo scultore Quirino Rugge~i. La sera in cui Cardarelli mi invi– tò, ad accompagnarlo, e per qualehe ora - saltata la cena, e angustiato dal non aver la chiave di casa - lo ascoltai parlare delle Marche, nostra regione, che peraltro egli non co– nosceva, e di Leopardi, mi parve d'essere stato pro– mosso sul campo, o fatto finalmente adulto; e, addi– rittura, uomo di lettere. Quanto a Corrado Alva– ro, per molti anni non ho osato dirgli cbuon giorno•, incontrandolo per le stra– de di Roma e nelle libre– rie. ln seguito mi disse che mi conosceva benis– simo, da anni, senza sape- Anche nella nostra societd letteraria, è assai raro che l'amici.:ia sia un sentimento provocato ctalla sti– ma. Al contrario, la stima, è di solito una mancia più o meno lauta che t'amlci.:ia è costretta a pagare in ogni occasione, rafforzando -uno stato di compli– cud tra gli affiliati. aHa ghenga del mutuo soccorso. Pe·r fortuna, dalle mie pari i non ha diritto d'asilo siffatta specie di 111a,mtengoti, è ,'ì:empre alt-rove che fa tribù. E dei. pochi amici che mi sono toccati, posso vanlarmi come d'una parentela meravigliosa, i.,npa– ra.gon.abile. indicibile: è vero che con ciascuno non è mai stata facile l'intesa, ce n'è voluto prima di arrivare fin dove cominciò la srrada più impervia e pilL lunga. della soUdarietci: che, per quanto totale, non è cosi definitiva da escludere contra.sti e dis– Send anche profondi. da a,mmettcre privilegi e ba– ratq oppu_re da comportare indulgenza plenaria. Tra i miei amici, perciò. sta Bigia.retti. Benché della stessa generazione e abitanti della stessa cittd, no1i fu subito il nostro incontro: davvero, è stato per anni un giuoco a moscacieca prima di trovarci di fronte. Certo, ci si conosce da quando l'uno lesse stampate nei giornali la firma dell'altro che aveva il m.edesimo nom.e: a quei tempi era un nome pittt– tosro raro, nel sentirlo la gente ammiccava. più innocente era H mio che quello, del poeta oopoleta.no Bovio o di Bigiareui, forse di Solaroli. Dunque, fu per un caso d'omonimia la 11os1ra co– noscenza: al mio paese si dice minomo, nome 1nio, che è un vocativo talniente deticato. Ma quel mio raddoppio doveva sembrare anche a lui una trovata letteraria. mentre la letteratura c'entrava per allora attraverso quel minimo dato tipografico della firma a stampateUo che non poteva non far spicco all'oc– chio dell'uno e dell'altro. prima della prosa o della poe~ia che essa reggeva timidamente, forse letta neppure o ietta con qualche diffidenza. Più generoso di me era staio Bigiaretli net 1936, inviandomi la sua prima racrolta di versi, sia pure senza dedica, come una cortese sventolata di Jaz:o– letto alla lontana che andò perduta. Ma non trascu– rai l'occasione di Care ombre nel 1940 per dirgli la mia stima clie non era minore della. sua « schietta simpatia 1>. Ricordo quale ventata di fre11chc==a mi SU$cita.,sero cerri suoi versi: Quel che già [ui. fischiettante fanciullo. allegro e credulo ... Mi sorprendevo a ripetere: ...inaugura il mio giorno dolcemente la voce di mia madre ... Avevo notato, frattanto, alcuni suoi racconti e gli elzeviri romani, la sua scrittura limpida e scarna, gli chiesi utta poesia per l'atmanacco «Beltempo)) del 1942, E che non mi fossi sbagliato> ebbi la mi– glior prova leggendo Esterina con un tale incanto. se ne parlò molto queH'anno, i critici non fanno mai a meno di citarla: e, dopo aver letto Incendio a Paleo e Una amicizia difficile eh.e pià precua.van.o un bel « grafi,eo-. delle qualitci dell'autore, andai a cercarlo e fu l'incontro di vecchi amici che non la finiscono di parlare. Oggi son io che non finirei pi.ù di parlare dei suoi roma.n.zi pubblicati sinora, ma con tanti critici che ne hanno scritto e au.torevotmente ne 11crivono qui intorno. preferisco redarmene al mio posto di let– tore: uno dei. suoi Lettori. pochi o molti che siano, non certo di me piU attenti ne piit paghi ogni voua che Un'opera di Bigiaretii io acopra, oltre al 3egno lucente della sua interL--m, una ragione nuova det mio intcres.1e a conoscerlo meglio, attraverw quel modo di ri.durre aUa-piU acuta aequenza psicologica qualcuno dei crudeli e capriccioai intrecci, dai qu.ali. e la vita steua a dipan.aTgLi l'uiateR.:4 dei 11uoi personaggi., assai. prima e meglio che il suo potere d'invenzione. Ma quel suo modo sempre dia.lettico di narrare. che egli. conduce fino allo 11garbo delle fiaionom.ie e fino all'esito impietoso degli atfeUi., e senza rica– varne alcuna s0Uecit0--ione all'indulgenza: Bigiaretti. sembra deci.110 a smentirlo in presenza della gente con un fare e dire sempre affabili e scher=oti, con uno slancio perfino ecce.s.sioo di bontà, e nel gua- ._dagnar11i. 3impatia - -110.no pochi a. batterlo. Tanta diuimula..'""LOne, tutt"altro· che· priva di spon· ta.neitci ormai., non potTebbe di'rsi di.son.e.sta sen.:a. negargli it dtTUto di stare alle norme delta sua igiene o sen.:a. contestargli l4 libtttd di contene-re le proprie repugnanze e diffiden:=e, a.ppena gli tocchi di vivere in pubblico, e ha Tagion.e lui a mo3trarglisi. nel!'abito più. decente> un -abito da pa.s:aeggio infine, portato con qual.che eleganza: e non e che la: fie– ren:a amara di chi totalmente diuente d.aUa vel– lei'tci d'imporsi a protagoni,ua sempre più ditfl.L3aan– che nella società. letteraria, dove il terrore di passar da comparsa spinge il maggior numero a una. con– tinua e insensata maratona per vin.cere la gara di « sregolatezza e genio >1, con u.n e.nbizionismo che raggi.unge la destrez=a dello « .!Cippatore », susci– tando ammirazione e con.aemi. Ma tra i pochi amici, ln mez:o ai quali. è sempre aperta la questione deLl'es•ere contro la mian.ia del sembraTe, Bigiaretti è: forse lui it primo a. di.sfa1'si d'ogni amabilitci per essere tale quale eari lo cono– ,3cono: brusco e subitaneo, dubitoso di sé quanto intollerante dell'altrui ottimismo, ma capace di fc– deltci e di. abba.ndòno all'amor di vioere con l'osti– natezza che gli vi.ene dalla sua naacira popolana in.– ai.eme a quel seniimen.to cli eioiltci eh.e l'anaia di co– noacere ha fortemente atimolato e atfi.na.to, e fa il miglior lievito dell'a-midria.. Un amico, si sa che è una. rara vittor\4 sull(i ne– qui.:ia. Ancor 1)iù raro è un amico scrittore, e quci11to più invidiabile. LIBERO DE LIB-EllO ~~~lc~~o as~oe~~tt~~n:e~~;r: ~ilari~;~~~ ,-------G-1A_c_1_N_T_o_s_P_A_G_N_o_L_E_rr_,_, raria, balzano perciò alla curiosita del -------------------------------------------------------------- lettore con una certa Vi\·ezza. A Parte questo, la storia amorosa, di cui disserta con tanta bravura il prota· gonista del libro, giunge un po' scon– tata dall'eccesso di letteratura che la circonda., Volta a volta l'amarezza, lo scontento, il pessimismo, il cinismo, la noia, il rimpianto, la sottile perfidia psl~ cologica che vorrebbero dar sapore a1 pochi avvenimenti narrati hanno ~n!li, per non dire secoli, di iJlustre trad1z10- ne nella grande lettero.tura di analisi francese. E il richiamarcela, di tanto in tanto, attraverso un aforisma o una ci– tazione da La Bruyère a Léon Bloy, quando non resta uno sfoggio di Bruno (più o ~no consapevole) provoca qua~– che rimpianto proprio nel 1etto1:e esi– gente. Miglior sorte non avrebbe, 1?? _un~ cordiale conversazione fra due am1c1, 11 sermoneggiare distinto di uno di essi sull'omicizia e i suoi inganni. Ma tant'è, Bigiaretti ha lasciato discorrere, riflet– tere, meditare il suo eroe su quei giusti binari dialettici che la condizione di letterato professionale esigeva, per que– st'ultimo. Anche per l'autore? E' questo l'inter– rogativo che si pone chi ~nisce di leg~ gere la lunga <t letten:: ~) di Bruno. Ed ~ perciò che giunge gradita, a distanza di otto anni, quasi a raddrizzare le cose, l~ H rispo: ::a)) di Silvia: la quale appare 11 controcanto realistico, e perfino opportu– nistico, insieme della donna e dell'autore. Si.Jvia e Bigiaretti sembrano domina~i en· trambi dal selvaggio desiderio di irridere, c0,n una certa dose di spavalderia, ma anche di amt.rezza, a tutto il quadro della perfetta psicologia letteraria esPre~– so dalla lettera di Bruno. o: La tua pes~1- cacia - così dice a un ce.rto punto S1l– t·ì.: - la tua famosa acutezza psicologica, che qualche critico ha lodato. io franca- SCHIVE PER lllV BISOGi\TfJ DI COL\TFESSIOJ\TE E RIFLESSIONE * PROCJESSO AI SENTIMENTI B1g1aretti non è scrittore Impaziente: anzi si fa della ,rnpazienza una idea del tut– tn negativa in rapporto al– lo scrittore, che essa potreb– be portare alla rovina, se ln scrittore, per non voler oiù aspettare, decidesse di far diverso, di uscire da sè. Ma sarebbe errore altrettan– ln grande se, avendo deci– s:t> di non dar segni d'impa· 7ienza e di non cambiare rntta. Io scrittore si chiudes– -.~ ancor di piU. volesse ap– nartarsi, rifiutasse di ascol– tare il rumore dt:lla vita. Rigiaretti e fuori del dilem– ma, non è né impaziente né snrdo, e se non si lascia in– s:rrb•ere in una qualsiasi di,lle correnti o scuole odier– ne. la sua è la solitudine dPII'artista che è dentiro la vita e non si sottrae a nes– ~1111 rischio dall'avventura J"tterariu. E' vero che la sua c-:irnera si è svolta lungo la r:lirezione del racconto e del– la prosa, ma converrà aver l'occhio proprio a quel tipo di raccorito che, superati i limiti convenzionali della narrativa, assume i caratteri dol saggio psicologico e mo– r~le: dunque dissoluzione del rarconto tradizionale per il motivo che essendo il mon– do pieno di !atti piccoli e grandi, pubblici e privati, dei quali si hanno regolar– mente notizie copiose e sen– za discrevione, un fatto in– vetat,o da un romanziere, per quanto singolare, non sor– prende più né commuove in una società come la nostra dovg ogni giomo casi altret– tanto e più singolari sono portati, con ogni mezzo di comWJicazione, alla cono– scen;~a dell'universale. Non e cho Bigiaretti voglia giu– stificare la sua posizione e * di LORENZO GIGLI la su~ scelta: ma si veda– no i rapitoletti del suo Sche– dario (Scheiwiller, 1957). c·e quanto basta per mettere in– sieme uno scampolo di ars poeti.e-a utile per introdurre ad untJ scrittore raffinato che non a fionda le radici in un terreno di cultura ben defi– nibile, e tuttavia ha una ric– éa e contrcllata espe,rienza di lettore esigente e una autonomi~ di giudizio da ri– rerire, appunto, alle origi– ni della sua formazione sciolta da ogni mediazione della tradizione conformi-sta. Da e Un'amicizia difficile> del '45 a e/ figU >, romanzo di dieci anni dopo. forse l'opera sua più complessa, Bigiaretti è rimasto fedele ai moduli di una narrativa d'introspezione dove nulla e riferibile ad una realtà con– suetudinaria e 'minuta. anzi reagisce con puntuale impc- gno all'andazzo corrente di far coincidere il racconto con la cronaca. E sempre tenendo presente (vedi ancora lo Schedario) che i personaggi della gran– de letteratura moderna so– no e disegnati in scala mag– giore del vero >, sono pro– prio il contrario dell'uomo vero. definiti una volta per sempre; mentre la medio– crità dei personaggi di tanta parte della letteratura con– temporanea deriva dalla circostanza che essi sono di– segnati in scala normale (un pensiero di Concetto Ma,r– chesi: e Arte Realistica non è quella che si fa serva e nomenclatrice delle cose, ma quella che le cose com– pone e risuscita in modo che esse abbiano vita e potenza nello spirito nostro>). Stare appartato ha dun– que voluto dire, per Bigia- retti, oltre che stal'e a ve– dere, riflettere su quel che vedeva e trarne le conse– guenze ai suoi fini di scrit– tore chiamato ad una saggi• stica chiarificatrice di carat– teri e di passioni, secondo una regola non antica ma già tanto illustre da occu– pare i primi piani nei quadri de-Ila letteratura mondiale ormai consacrata classica. Nel più recente Bigiaretti un caso di coscienza è trat– tato da due punti di vista opposti, dichiarato, ma non risolto. nel giro di due lun– ghe lettere la seconda delle quali ha la medesima fun– zione che. per citare un ti– tolo famoso, ha ne L'Ecole d.es f emm es di Gide la se– conda parte del dia.rio po– stumo dehla moglie incom· presa. Anche Bigiaretti pre– senta un caso d'incompren– sione, i rapporti segreti dt due amanti, un intellettuale e una ragazza della borghe– sia ricca. e lo esamina per le interposte persone dei protagonisti. Egli ha pub– blicato in due tempi i lun– ghi monologhi, in forma epistolal'e, uno scambio di lettere alla riceroa de.ile J'li– spettìve responsabilità: mise fuori la prima (la lettera dell'uomo) sette od otto an– ni fa con il titolo e Un di– &corso d·'amore >; l'anno scorso l'ha ristampato fa– cendola seguire dalla rispo– sta della ragazza e dando all"insieme il titolo e Disa– more> (Nistri-Lischi - Pisa 1957). Molto circostanziata.· sottile. ca-pz.ìosa la lettera del giovane; semplice, sciol– ta dalla mitolo·gia Ultellet– tualistka Ja replica della ra– gazza, la quale con la sua maniera sincera e appassio– nata di esprimersi smonta una per una. le argomenta..J zioni dell'ex~amante, e ridu– ce la questione a1 modo che egU in fondo oon ha fatto che crea.re occasioni di ipo-, crisia e ne ha sfacciataanen ... te ·epprofittato, alterando IL fatti g:rossi e piccoli. men..J tendo, e insomma rivelan-1 dosi, come tutti gli orgoglì0-4 si deUe proprie doti inteli:et"" tuaU, un pessimo eompagn01 di vita. E dunque e Disamore> e un processo in piena rego-,, la ai sentimenti condotti ~ ri ue metoot cliVer.si, median~ te un'analisi minuta fino alla pedanteria e med.ianbe una reazione afflda1.a qua.si esC'lus.ivamente a.11'0:stinto, al buon senso, e alle ra.gionil della memoria.. L'uomo ha coscienza che fa precisione sia la sua debolezza, e il suo limite. E', in un certo senso, anche il limite dello scritUJII

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