la Fiera Letteraria - XIII - n. 11 - 16 marzo 1958

LA FIERA LETTER~RJA Pag. 3 ------------------ LETTERA NAPOLETANA J)l-'E FIGLI IJEL * JIOXDO JTE.\'ETO CRO 'ACHE DEL PIACERE * SOLI FOSfJOLO E UANOV A L'ombra*di Banc * col Vang,elo * tii .U,l?O.'\SU GXJ"l'O Ravenna sarà una grande città, di~truggeranno le ultime pinete, l'Adriatica sino a Ce1via sa1·à un chilo– metrico boulevard di grat.tacieli, scompariranno le plc– c-ole case, i piccoli laghi salati: si perderà persino l'odore di salmastro e di laguna che or,a annuncia, bassa e infinita, la terra all'orizzonte marino. Ma, an– cora, noi slamo i piccoli sooprHori di una piccola cit– tà che 110n t.ral!gna e Isola le brutte case nuove, per– sino le nuove chi~--e, nella sua ,p1animetria tranquilla e nitida ove i vecohi monumenti - basiliche, mauso– lei, battisteni - hanno addosso la notte dei l'empi. Il silenzio vanifica l'oro dei mosaici e muove H pas– so estatico delle figure, illuminato da1 oielo notturno che tiene b ,•olla del mausoleo di Calla Placidia, un ciclo ohe noi immagini11mo visto e congiunto nella sua esatiezz;a mister-iosa da un Klee del tempo: un oielo sempre più chiaro a forza di buio, un creato quasi ossessivo che si !a calmo e meditato per sospensione. · Ravenna è ancora magra, fredda; ancora ispunta da un sepolcro marcito, vicinissima e lontana dal mare che le è dentro, nelle sue l'adici. A l'icordare il petro– lio ohe Je dà ricchezza e le va aprendo un nuovo, im– previsto, avvenire. vien fatto di immagina1,Jo nasco– sto, falda per Calda, nel paesaggio naufragato delle meraviglie antiche. estremo lucore di mare sepolto. rancido odore di pescheria, barlume di luce sfuggito a un'impenetmbile tenebro che 1'occhin a poco a poco impara a distinguere. A San Vitale, nella sala silenziosa di 'Un chiostro. è aperta da alcuni mesi la mostra dei mosaici con scene oristologiche di S. Apollinare nuovo. Chiusa al pubblico la Basilica, si è pensato • di mo– isWare da vicino - cosa veramente eccezionale e, con ogni verosimiglianm, irrepetibile - quasi come al– tretitenii quadt'li in -una Galleria. i pannelli che nella Basi11oa eretta dal Re Teodorico si trovano ad una altezza di circa dodioi mebri dal suolo•· Siano 1rese grazie al diirettore d-eH'eccezionale mostrn, i~ prof. Giuseppe Bovini, ,ispettore ai monumenti di Ra'Venna: per la prima volta ne.ila nostira vita, sl'amo stati ve1,a– mente vicini - soli in ipieno silenzio - ai documen– ti di un'arte e di una civiltà sospese e inaccessibili si– no aq ora, ambiente e atmosfera, più che diretta e terribile presenza. Ecco, vo1Tei poter diTe che cosa si è dopo: dopo aver guardato e fissato per due ore. roli e di là dal tem– po, quelle scene di CI!isto, quelle ligure ,insieme moHi e energiche, nella millenaria .fissità ripetute nel gesto che si leva per la prima volta ai 111osbni occhi e quasi si scioglie da noi; quei colori - gli az2,1.mrl, i viola. i rosso cadmio, i gialli bruciati - tes-sera per tessera e freddo per freddo fusi nel disegno che se ne im– pressiona per quanto ne è costrutto; quegli occhi del santi, dei ,profeti, degii angeli e soprabutto quelle ma– ni, quelle gambe, quei piedi ossessivamente immedia– ti che non fanno mai rumore e nemmeno si muovono, movendosi e moltipì1candosi. Cercate di capirmi: posso dire sino a un ce1,to pun– to. Ero attirato in unn scorrevolezza infinita: quella pittura di pietra. pll'l: durrissima e rrelrattiaria, 1Siscio– glieva mistcfliosamente dallo spazio per virtù di una ;,arola mai pronunciata che potevla esser dettia. Non h'O mai aV'Uto così vicino e umano, così soripreso di sé, Gesù dei VangeU: e, d'altra tpa11te,non ho mai sen– tito cosi fatale e semplice iil isuo gesto. Vi dico solo che dopo, camminando di fianco sino a uscire dalla iporta, mi senti-vo gua-rdato con gli oc– chi più pietosi che mai mi sia stato dato di cogliere 9U un volto umano; mai la misericordia mi eTa appar– sa così malinconica e alta. così squaUido e immedia– to il Dio degli uomini, f!atitouomo per l01ro. La tristezza sul volto degli apostoH nel • Tuadimen– to di Giuda •· alla destra di Gesù che riceve il bacio - un Gesù aperto con tutto il bianco degli occhi im– mediat.amenie alla oo:,presa di questoa prova che pur s'aspetta, lontano da sé per quanto fissa nel vuoto la con·terma del suo destino - è così tenel'a e spont,anea, cosi inconsolabile da consentire, nella china delle te– ste ohe 1lentamente si piegano da un lato quasi l'im– magine d'una vanità terrena, di un significato lan– guore. E' un incanto sospetto .. La mosttra resterà apert,a sino a agosto. Io credo che s-empre a ogni visitatore prCYVveduto essa fascerà lo ann'l.lncio della pa-rola evangelica pronunciata senxa voee, per virtù d,i gesto. L'impassibHità si fa patetica. è una durezza che si scioglie per ammon•izione, silla– bata nel nostro ouore di dis~rati modC'rni che aspet– tano il destino e H significato delle propriie colpe, per riconoscersi almeno in quel gesto di Pietro che mette le mani avanti e rinnega Gesù. di GIOVANNI FALLA.NI . ~1 storia della letteratura latini. l'abate !\Iissirini) vis- l'adesione al calore e al se- sull'arte veneta. Venezia Iulnova. SJ?irito no.n 1rrequi.elo 1taliona e quella delle arti se in quell'atmosfera del gno inconfondibile dell'età per il Foscolo non meno e fugg1t1vo. ma pacato e gol– non è priva di esemplifica- mito: il più delle volte la areca. perchè raggiunto con di Zacinto. piccola patria, la doniano. Venezia e la c1ltà z_ioni. in cui concetti e sen- opera uscita dalle sue mani la mediazione della sola più grande patria italìana.laristocrati_ca che non lo re– t1menti che formano ogget- aveva come punto di rileri- cultura, interveniva la fede dove ali affetti drammatici spinge: y1 trov? per me_zz_o ~~i d~i~~sp~tfa:!i a!!~ti~!a 1 Ì~ do~~e 10 il 1 ~~.~ti~l~ss~~Ì~ 0 r!;~ n~~ ~fcs/a~~i1ante1ì':;~;i / 1 d~~; ~!b~ g;f/sm!i~~~t:rf1 ~~I~~; fe~ 1 ilF~~\;o 1 ~~~:H~~ f.ed~ ;~: complessità di una trama poteva essere soccorso. dal- sue ,eiovanili meditazioni di Campoformio. Per Ca- i.ione art!stica d~lle ra cco:1- .ideologica: per comodità • te e dei musei. Tuttavia pratica parliamo di e scuo- Foscolo. mentre co~solida• ~~:m~a !D•:~~fst"J!si;i~i DIARJO ALL'ARIA APERTA ~fvlaa;:1:t~r;doclT!Slf~lerf!: fantasmi Poetici e di quegli renze consapevoli del Ro- =~e;L;ti~~~g~n~o,fo~~:r~i~~~ * yg~~:isfÌ~rv~~-sst1~ir, ci:·~: cettuale se non del tullo nell). Canova nelle evasio- :1o~~~ce~:rf: d~;Fa~~! ~).i'::'. Fed' e nell'opera clella 11oes1'a W;:;IJ!!=°i~E:d~ 1 ~~fi: raie richi•marsi alle idee 1 . ziano. La letteratura. rispel- informatrici: non avremo to al moto artistico, era in (cosi ci sembro. che si deb- fase Più avanzala. av\ 1ata ba dire a proposito dell'ope- e già compartecipe delle ra del Foscolo e del Ca- ideologie politiche e popo- ~~:i1;.J•~~~f ~~at1~:i:~eund~ * ~!~br~i~nocuJir~tlicl;Ìr~~~!~ ~sr!~~:i~ df a~qu\~l\en~~~~~ cli GUGl.ilELJIO f>E'I,1101'~1 1:ci~~t~ 0 ·s:n~ibttr~nl~cl~t~~~ nali, con le contraddizioni ze ultime. rapidamente si talora inerenti 31 travaglio Alcw1i anni or sono pensavo che la interiore. al patrimono spirituale, alla co- inserivano nella creazione della ricerca. epoca che ho vissuto e che purtuttavia noscenza ed al conforto della bellezza. del nuovo ordine. E ci sono Considerando il Neoclas- vivo. divulgasse così rapidamente ciò Oggi, non so, ma credo che i più. debbano gli incontri della vita. le sicismo nella fase mi~liore che crea, da darci qualche volta l'impres- sentire che, una vita spesa nello stesso amicizie che i due ebbero un Romanticismo dominalo sione d'aver vissute molteplici fasi sto- modo, non ha più dinnanzi a sé la certez- comuni: l\Ielch.iorre Cesa- (l'osservazione è di Alber- riche le intere esperienze di molte gene- za di asswnere un apostolato. sia pure un rotti, del quale il Foscolo to Camus) e scartando i razioni. Ciò che poco addietro era pro- apostolato profano. ma ,vivo nella richie- volle essere idealmente di- ,'?enerici improvvisatori e i testa antiborghese in breve è divenuto sta più profonda delle folle addirittura, o scepolo. Ippolito Pi nd emon- ~::;/:.ri~tidualg~e:easVri a~el~i; possesso quasi esclusivo d"ogni residuo dei singoli più evoluti. C'è ora una in- ~~ll~~lt~~h?._ 1 XJf~i~~t' Isa- poesia e della scultlira ap- di basso borghesismo; ciò che era mani- certezza che annerisce di scon!o~o le Canova medesimo ci ri- paiono nell'espressione loro resto di rivolta e di anticonformismo, in consuete tristezze della professione intel- ferisce la sua passione di connaturale. volger di pochi anni diviene linguaggio lettuale e deU'eseccizio della sensibililà. lettore assiduo del Cesarot- L'uno c l'altro. per ra- e costume conforme ai poteri in carica; dell'intelligenza. ti; il Pindemonte volle ri- gioni di parentela e di cui- ciò che era esclusivo e quasi segreto !in- Eppure, malgrado tutto. ma1grado la cambiare l'amicizia dello tura. sono (i~li del mondo guaggio di libertà. diviene frasario cor- realtà di questo stato d'animo. nulla può scultore dedicando_ell. a veneto. e la nuova febbre rente d'ogni sciatta eloquenza di dema- fermare la intema e, magari contro tutto, commento delle opere. alcu- dell'umanes.imo Ji colse in gogia intimamente antiliberale. Tutto radicatia fede nell'opera della poesin; c'è ni e componimenti lirici~ e ~1~';1 f~~~~~~~:mt~~o $!Jii: ciò, oggi, non può più essere annoverato, ~~ll~ir~~ia 0 =~~ss:rio~~~~~. c~~l~~= ~~~; \~m~eo;i~~-:a\~riz:i Fire~~ e Venezia. A quattordici ~~~eiew~efi:n~~i;:~~ìn~e{v~l~:til:a ~ 0 ef n~~ che non teme né morte né solitudine, né nel 1809. 1 ~lla villa di lei anni il Foscolo si era POsto stri giorni o semplice acquisizione su impopolarità né fame, che non la nega sul VTerr~ghp, fra_ Treviso a studiare ,eli scrittori gre- larga scala. sia pure con la conseguente anche quando lei stessa si fa negazione. t enera, jog~_or;arono g~r!nfel~t:cr~:!d~c~~~i;-i, c~: superficialìlà che tali ienomeni compor- che non la lascia soccombere nemmeno t:.nol~a. Fo~~~~oo,ce1~a~n;~~; me vediamo dal suo Piano tano; al contrario. oggi, sulla scorta delle sott0 il peso d'un dubbio d'inutilità. nel maggio del 1806. Desi- di. Stttdi, · da Anacreonte. stesse osservazioni. sono portato a dire Le parole ste sse sfuggono appena ac- derando dall'Albrizii nuove Pindaro. Orazio. Catullo. che il nostro tempo non divulga affatto. quistano un Càrlco di realtà st orica e di des<:rizioni delle opere ca- Teocrito. Virgilio. ma consuma e distrugge gran parte di rispondenza nella vita attuale; il linguag- noviane il Foscolo. in una I rH:lessi e la coscienza di quello che crea. Le conclusioni sono due: gio s'arricchisce e si consuma con fino ad lunj?a Jettera scritta in Fi- Questo neoumanesimo elle- 0 esso 11011 crea quasi più nulla di dura- ieri sconosciuta ropidità; la parola di ieri renze il 15 ottobre 1812. Io- nico non lo abbandarono turo. oppure ciò che fino a ieri poteva del filosofo e del poeta che dissero ango- da, ·l'amica per la fatica mai. E' difficile accendere essere opera duratura oggi non ha più sci3, ora è già preda della signora iste- compiuta e le riferisce d1 ~~~~o (~1!~s~~o~e~~v;~tiv~ la solidità che conosc?vamo, non resiste ~~c:;~7e~~e-~.~~1 ~;m~~trid:~ 1 gr;<;:;;;~t::,ar;_ ~!se!~ld~u~ico;t~~;ad'~r il Leopardi. ma J'accensio- all'accresciuta usura. rotocalco per signorinelle, e non avrà più bany, la Quale ne celebrava ne foscoliana si irradiava di Le arti figurative, giacché sono parti- il signifìcato illwninante ~ fondamentale la superiorità sulla figura quelle conViinzion:i. o spe- ~~li3r;~~~~o d~:~~!:0!~~~ !~~~;o P~l\ tr~ che alcuni anni or sono le faceva racchiu- f i flffna, trat~ Qrinv del- ranze illuso.~je, delle quali vire di esempio. Esse, nella storia degli clere una somma di nostre esperienze e !l~ed~c·erenza Il radJ en~rc f~':-1e~seN~{ ~~~f:~~~e~·ts1~~~= ullimi cinquanta anni. sono un susse- conquiSle ne~ segreto della vita e d~ella venet;, ceQ~~n~lude "::f1~s}~ po montiano, squisitamente guirsi di manifestazioni, tutte att!v.e. coscienza. Di queSli esempi 10 5tu ioso, prima gli faceva sperare il visivo e melodico. può sem- tutte ccrivol.izionarie ,1, tutte mangiate il poetà. ne potrebbero •fare parecchi, Paradiso fuori di Questo brare un mondo edito. so- dagli stessi elementi verso I quali rivo1- tanti fino uJ punto da trovarsi senza più mondo. Ja seconda invece ;~~j~~efl~~t~df~fo~i~-~ lette- sero la loro polemica e con una tale ra- :~;~n~c~~ili~t e~~ ~::~:r!~f :~alt~ ~~c~~s~~j?~~:st~~ralfearcJ\d\~~ I neoclassici capitarono male nella vicenda oritica del Romanticismo. perchC apparvero ne Il' inefficace espressività di nonni lon– gevi sopra,-issuti alla mo– numentale eredità del pas– salo. anzi furono .itiudicati ostacolo alla rinascita della nuova rcaJtà letteriaria. Men– tre i classicisLi amavano la convocazione ufficiale attor– no alle erme. oi 1empi. ai residui comunque venerabi– li dell'antichità. i romantici vissero in uno stato d'animo che chiedeva di lasciare aperta la strada ad o.itni volontà di programmi. In– tervennero nella discussione le denuncie al sistema ed i primi ad averne In peJ?– aio furono e i temi>, quel– l'eredit8 spirituale che per ,e-Ii uni era sacra L- esem– plare altezza da ra.e-.itiunae– re - per gli altri era un impedimento all'avventura della fantasia. Canova nella scultura pidità, da darci davvero l'impressione_ che angoscia che quasi sembro non avere via crime. una sola generazione abbia assolto rivol- d'uscita. Ma là, in fondo all'anima del Queste citazioni e avvi-ci- gimenti che un tempo occupavano secoli poeta, la fede nella poesia rhflane ugual- namenti, se forzati, dànno di storia, di vita e di st,udio. Che cosa ne mente contro tutto e sopravvive come oo un certo fastidio: le due sarà tra non molto della polemica sul- gei,me che non conosce condizioni esterne biografie. specialmente la l"astrnttismo? Che ne è della cruda p6le- che possano distruggerne il centro vitale. struttura dell'uomo. sono mica del neorealismo o realismo sociali- Spesso, a questo punto, succede ed è per le passion.j è la visione ~~~ !:ten'Js~r:tt:1i\;n~ ;el~~;~~to a~: co1wenìente che ci si fermi, come per rì- f!~ifai~:~ cii~ci~~~d~er~ssr~ figurative ci sel'vono da indice più ac- pre nd ere il fiato dopo una corsa che ri- a.Jcuni leganti di amicizia. cessibile. la stessa costatazione può essere schiava di schiantarlo: un innocente e nel gusto selettivo. nella di- trasposta nei riguardi di tutto il travaglio ignaro bisogno di relax di vuoto interiore sciplina dei valori stilistici intellett.uale moderno, nella poesia. e di immobile attesa; sembra quasi la In nessun modo somialiano sconfitta. l'atto dell'abbandono. ma è la nel campo psicoloJ?ico e or:l- Questo è quanto ci dà spesso l'impres- muta forza delle primordiali eredità che tico i loro rapporti con fa s1one d1 disperata impotenza. quando si formano l'eternità della vita e delle poche donna: cosi il contegno in cerca di affermare che i valori dello spi- cose essenziali nella quale si distingue, società piuttosto silenzioso rito hahno nell'arte e nella vita una fun- che riporta allora a galla dal profondo, e riservato dell'uno contra- zione indistruttibile e sempre valida per come una pianta., che .rinasce da un seme sta con Ja stiraordinaria vi- gli uom1nl; a volte sembra quasi che in abbandonato al suo destino, qualche cosa vacità discorsiva dell'altro, tal senso uno Jotti per una battaglia che di semplice, una specie di fuga da tutte cose Queste (si rammenti non è più t.anto sicurn quanto lo fu per le strutture antiche e nuove per pochi ele- Jo scontro verbale del Fo- tutti gli individui passati, e quanto po1é menti di sempre e di tutti, popolari e ra(- scolo con il poeta Word- es~re rorgoglio delle generazioni passate. finali. l'r'Jodesti é pretenziosamente indi- ~;i~~ th j dcahr'! ~f 1~nis;i~;;/; qllue~f;rigfie~~ro~iio~~aav:~~! :r s~·~;~e'in~: struttibili; è là che si risente vivere la del poeta esllle un calore di parola che germina poesia, la parola che irritazione. quasi di uomo scutibile. il poeta poteva esser sicuro di non accetta il soverchiare del tempo an- e collerico e schiamazzante> parlare in nome di qualche cosa che. più che se ne accetta e ne registra con saggia come annotò nel suo diario spesso contro la volontà di chi ne '\'eniva lentezza ogni passaggio. del 24 novembre 1825 \Val- ALFONSO GATTO (aveva accanto a se com– '--------------------' mentatore dei testi _greci e beneficato, era un contributo alla civiltà GUGLIEL:\10 PETROKI GIOVANNI FALLANI (Contlnu-;-;:- pag-. 6) * di JIICUELE PIUSCO Risfoglio a caso, in questo pomeriggio domenica!~ intriso di noia. il diario di Pavese. e a un tratto m1 imbatto nelle righe seguenti: « La fama americana di Vittorini ti ha fatto invidioso? No. lo non ho fretta. Lo batterò sulla durata. In fondo Vittorini è stata la voce (anticipata - queslo è il grande) del periodo clandestino - amo_ri. nudi e vitali, _astratti furori che s'incarnano, tutti m missione eroica. Ha preunttto l'epoca e le ha dato il suo mito. Come D'Annunzio presenli l'epoca ..-imperia'.e ,1 e la "ci– viltà letteraria ,1 del ventennio. ~lrambi sono e furono sto!!a di portavoce. Crearono uno st:le di v:t.a, di· discorso. di sentire. d1 fare. Tu min ad uno stile di e.uere ,i. In queste parole m1 sembra di trovare l'improv– visa e rivelatrice chiave del dramma di molti di noi: la giustificnzione. o le ragioni. del nostro silenz.io. Che è un silenzio dovuto in gran parte al tradimento della noslra personalità più vera (se non siamo stati, o non siamo, dei velleitari) Penso a M. e ai ~uoi ~~~e~:!~~%c:~tii 1 m~ 0 g~i~!~c~o ~~oc:1:i~i~:~~~e:1~:~ contrasto penso a T. che ha scritto due romanzi (uno dei quali importante. ma ha avuto un di,:tratto suc– cesso di critica) e gli dicono d'attenderlo alla prova del racconto lungo (o romanzo brevP) e anche T. tace. da un paio d'anni, o forse più. !\la non è tanto questione di generi. E' questione che la nostra per– sonalità è la risultante di diver'-e nature: quella arti– stica. quella umana, quella sociale. quella pratica. Ora sembra venuta di moda una narrativa che sia d·attualltà. che sia del nostro tempo, ed è in questo equivoco che molti giovani serittori si perdono; per asi::econdarlo rischiano di tradire se stes'-i. C'è come uno spettro. accanto alla scrivania dei nuovi narratori. che sorveglia la pagina bianca: appena questa si copre delle prime righe. come l'om– bra di Banco quello spettro si fa concreta pre~nza e sembra apparso perchè gli si dia conto del seeuente interrogativo: quel che scrivo appartiene al mio tempo? Allora si fa strada il dubbio. l'insoddisfa– zione, e si accantona il lavoro appena iniziato: e cosi. per molti giovani dovrebbero parlare i cassetti, tutti pieni di morticini. cadaveri di cose troncate a metà o sul nascere per quella paura di non essere attuali. Bisognerebbe avere la forza. il corag~io di turarsi le orecchie. e non stare a sentire le pn.role degli altri e continuare i::,er la propria strada, E anche qui lo esempio di Pavese torna opportuno: ecco un autore che fu uomo del proprio tempo sino al sacrificio di sé. eppure tutte quelle sue umane esperienze nei libr' delto scrittore piemontese sono filtrale. rivissute poe– ticamente. da1eci in chiave di fantasia e non di realtà (Pavese interessa più come fatto di tecnica e di lin– guaggio che di contenuti). I suoi partigiani, i suoi confinati. i suoi contadini. sono per questo creature \'ere. Pavese non riproduceva o, t::lnto peggio: ripor– tava: Pavese inventa\'a (il suo stile. le sue cadenze. la stessa struttura dei suoi libri). ).tolti invece ten– tano di riprodurre, e restano intrappolati. Perché si vuole. scrivendo. che gli aspetti sociali o pratici della propria personalità interferiscano su quello artistico? Se posso usare un'espressione un po• forte. a questo punto, direi che mi sembra che si é persa la nozione dell'eterno: dico, nel senso di SC'ri– vere qualcosa che sussista anche Senza un problema. Ecco. si ha paura che le proprie cose non siano ab– bastanza problematiche. e si finisce col diventare banali e appros~imativi, nel ca50 migliore ci si ina– ridisce tacendo. Forse anche perchè assistianio a que– sto singolare fenomeno: ch'è la politica. più di quanto non sembri. ad avere il suo pPso nella valutaz.ione (e~tetica) dtun autore, condizionanPo la critica e lo orientamento letterario. E molti giovani sembrano troppo preoccupati- della politica culturale: è forse una forma. anche tiuesta. di esibizionismo. Si desi– dera che si parli del proprio lavoro. ma perché se ne parli occorre inserirsi in un giro e per in<:erirsi in quel giro quanti si camuffano traendo la loro \'era natura. Ora. poi. a confondere ancora le acque. è successo anohe questo: che prima la politica culturale l'impo– stavano le sinistre (e c'era almeno. nel realismo, una coincidenzn di interes<:i): dopn i fatti d'Ungheria. il congresso del oartito e l'esodo di molti intellettuali da quella bnndiera. le filr del dialogo sono condotte oggi dai l'adicali, e cosi senza parere si fa strada ona letteratura tutta giuocata sull'intelligenza. ma tal– volta arida, al fondo. dove l'impegno politico è am– bjlguamente presente e la preoccupazione del lin– guaggio rischia di ricondurci alla prosa d'arte (anche ~:r~~1~ 0 ot J~e~~i:1: 0 di~!!it~~l~~t~U~v:;~~~~ ~ ~~ 0 e~ tro di Banco è accanto a loro e non .accenna a spa– rire. e anch'esso serve a sottolineare il ritratto d'una ienerazione stata forse .senza maes\ri. del quale stato di cose, probabilmente. e senza a\'erne coscienza. essi <:ono i primi a subire le consef'UPTT7P l'lnCRELE PRISCO NON SEMPRE SI TRATTA DI MODA LETTERARIA: DALLE POLEMICHE DI IERI ALLA STORIA DI OGGI A leggere o a rileggere oggi quelle sue avvolgenti e conquisLe d'anime > e quei suoi effusi e studi di critica_>, chi più crociano di Tommaso Parodi? Ep– pure, vicino all'attestato di fedele sud– ditanza estetica rilasciatogli dal Maestro (nella premessa del '16 a Poesia e let– teratura). va mes!,a. per correttivo. la ansiosa confessione contenuta nelle Os– servazioni postume. Confusa. trepida confessione, tuttavia denotante una rea– -le insoddisfazione verso i·l movimento critico-estetico allora dominante. E crociano il Parodi si riconferma an– che nel lungo saggio su La poesia di Giosuè Cardttcci (Einaudi. Torino. 19391. dove, nella esclusiva ricerca dell'arie come liricità. mira a e cancellare tutta la parte caduca del Carducci uomo e letterato e mettere in luce soprattutto il Carducci ideale e ciò che di immor– tale è nella su:l produzione>: la poesia della letteratura e della storia. Saggio nel quale dunque si perviene a risultati analoghi a quelli già raggiunti dal ~ro: ce. E ormai sono noti gli inconven1ent1 di prospettiva storica e di giudizio este– tico cui può da,- luogo tanto l'appro– fondimento psicclogico al fine di , in– terpretare anime e spiegare capolav >ri > quanto Ja preferenza accordata all'au– scultazione del e palpito interfore >. o e dramma interiore> che sia. Sovente il critico scade a parafraste e la suco critica si scioglie in tremule .implifica– zioni sentimentali. Ma \'a notata la franchezza con la quale il Parodi. giunto, dopo molte ripe. tizioni (principalissima quella sul Car– ducci poeta del passato e deU'avvenjre), al termine del discorso critico. ritenne doveroso avvertire che, e dovendo per avventura rifare questo scritto fra qual– che decina di anni. potremo allora. spa– riti pregiudizi e false opinioni. di molto accorciare nella dimostrazifme la parte riguardante il Carducci più .difet_toso o men perfetto 1 quando d1fE:tt1 e 1mper- "Poesia fram_mentaria" del primoN,ovecento * Un bilancio del buon lavoro proclolto allora riuscirebbe ormai a togliere cli mezzo certi erronei luoghi comuni diventati troppo ingombranti fezioni ne siano ormai chiari nel giu– dizio comune. per poter megl;o lumeg– g:are la parie più vitale ed essenziale del vero Carducci immortale>. Ch'è appunto quanto doveva riuscire a Giu– seppe •De Robertis (cfr. Nascita del– la poesia cardu.cciana in Pan, dicem– bre 1935: ora in Saggi, Le Monnier, Firenze. 1939) con equilibrio di rigore e di gusto. nonostante che e pregiudizi e false opinioni> continuassero- a gra– vare, inceppandola. sulla critica carduc– ciana. Ma il peggio C che conLinuano ancor oggi. e vanno magari pe-r la mag– giore, e più che ma.i fanno strage, sic– ché. per Ja stessa foga giovanile che lo percorre e lo sostiene dandogli calore di persuasione. vorremmo consigliare la lettura del saggiO del Parodi a tutti quei e menni boriosi o ciarlatani, ch·egli da vivo nella sua piena virilità avrebbe desiderato schiaffeggiare>. Vi si troverà, senza snobismo. dichia– rato e lo scarso valore (almeno da prin– cipio) de-Lia sua reazione olassic.a. di poca importanza anche come movimen– to di cultura>. ché. pur con l'influsso vitale che doveva derivargliene e quel suo classicismo in ritardo può parere una stonatura>. Difetto di pedanteria? Ma la pedanteria. sotto specie cli ebrieU. culturale, diede al Carducci stimolo e * ,li E,\'RICO FA·Lqt,·I vigore. E solo negli anni maturi. dive– nuto e appassion:1ta coscienza poetica>, il suo classicismo acquistò e un senso di perennità ideale•. Contemporaneamen– te. il suo italianismo s'allargò. Ma il tanto conclamato corattere pas– si,:male (dall'anticlericalismo al(' anLi– manzonismo, il suo satanismo resta un concetto e oscillante. impreciso. contrad– dittorio, mal impastato di sensualità. paganesimo, cristianesimo eretico e pro– testante. scienza e progresso, dei più. vari ingredi,mti insomma>); la fred– dezza retor,ica e il turgido accademismo della sua poesia sociale; le prosaiche contaminazioni polemiche e i vìolenti attacchi collerici, cui, maggiormente da giovane. la sua arte sottostava: la sua mancanza e di impulso e di r:icca ve– na•: l'enfasi e la mediocrità della sua momentanea e scattosa satira (e il suo temperamento d'artista in realtà era proprio la negazione :lei comico e del satirico>: cJa sola vera satira a lui possibile era quella J.i critica e pole– mica letteraria>): gl'interessi pratici che ostacolavano l'esaltazione e libera– zione lirica (e non c'era che una fosca tristezza in fondo alla sua· anima. con poco fiele>): il riscatto dal prosaicismo condizionato al su'"gno e alla serenità di una letizia e cli un'armonia ellenica; il valore della sua poesia patriottica e commemorativa e d'occasione (e tutta intenzionale e per varie ragioni viziata e conturbata>): il significato deJla sua solitudine e il motivo del suo scarso influsso (il paganesimo umanistico, il classicismo, il mondo epico-lir,ico re– starono una sua e passione artistica>, un suo particolare e ideale lettel'ario >, senza mai corrispondere davvero e a un momento torico nella cultura e nella C'oscienza el secolo>): tutto ciò non vuole essere riesaminato con serenità e libertà di giudizio? Carducci ebbe for– tissimo il senso dell'aristocrazia dell'ar– te. E in suo rispetto e onore non dob– biamo dimenticare .che e la sincer.ità anche appassionata dell'uomo non ba– sta alla poesia>: e tutto ciò ch'è pro– \'ato e vissuto nella.vita reale non sem– pre è ispirazione d'arte. anche nei mag– giori poeti>. Anche in Carducci, se si vuol distin– guere i,l poeta, bisogna particolarmente badare ai ·momenti di purezza e di se– renità lirica. allorquando. dismesso il dispettoso polemismo, cede al e sogno nostalgico della fantasia>. Ma quanti tra i suoi postumi laudatori mirano. e se ne fanno un obbligo di giustizia ol– tre che d'intelligenza cr.itica. a svinco– lare è sollevare, illuminandola, la mera personalità prica del Carducci? Quanti so:10 disposti a riconoscere, con De Ro– bertis; che e non c'è forse esempio. in tutta la storia della noS'lra letteratura. d'un poeta che pur avendo cosi presto cominciato a so-rivere versi. con una facilità corrente e un paco. anche, in– differente. abbia poi così tardi. certo più di tutti tardi, toccato la poesia e non dico ancora la cima della poesip >? Quanti sono pronti a e fermare il prin– cipio della grande poesia carducciana al '72 con la Ripresa, ricca di futuro, arditamente scomposta, anticlassica. li– riC'a d'una liricità straripante e già tutta impregnata di storia>? Come nella poesia. anche nella prosa, Carducci. per toccare l'arte. aveva biso– gno di passare attraverso la fatica del– l'erudizione. Invece di restarne mortifi. cato. ne traeva incitamento. Era forse il solo modo di cui disponesse per con– quistare la propria libertì1. almeno fino a quando, negli anni av:3nzati. non la raggiunse e non In godette con la natu– ralezza d'un antico saggio. La sua poe– sia sorgeva dalla letteratura e dal fer– vore del ripensamento storico: la Sua originalità scaturiva dalla e grande abi– lità retorica>, e Dal pregiudizio della forma aulica: ritraeva l'esaltazione li– rica.> Innegabilmente e l'erudizione e la filologia diventano arte sotto la penna del Carducci. non :.on pili opera intel– lettuale scienlica, ma SJ dischiudono e purificano in visione storica vibrante e c mmossa». E la prosa culturale n'é n:,.a– gnifica riprcwa Jà dove fonde artistica– mente i vari caratteri della cdlica sto– rica e della cmtica estetica nella rifles– sione e nella rappresentazione. Cosi noi non ripeteremo che la sua cr:tica e sfio– rava appena l'opera d'arte nel suo in– volucro esteriore. senza mai poter giun– gere a sceverarla, a comprenderne !'es-– senza>: ne che 11 suo conceno della forma corrisponde\'a a quello d1 e quasi mero meccanismo di stile>: e tanto me– no che tutto m arte voleva ridotto a questione di e esecuzione>. Il giudizio pressoché negat.i\•o del Pa– rodi sugli scritti letterari del Carducci, riecheggiato da quello crociano a esclu– sivo vantaggio del De Sanctis, e rive– latore della sua tendEnza critica ideo– lot?"ica. Tuttavia Parodi non rimaneva sordo alle lusinghe umanistiche di una e lettura> e di un e commento> alla Serra. e Pedanteria umanistica delle minime r.iinutaglie >? Carducci aveva torto nel sostenere che e senz'abilità tec– nica non si fa arte>? E cosi pure soste– nendo che e senza conoscere la storia della metrica ... non s'.inten<lerà mai lo svolgimento organico e lo spirito della lirica>? Domandiamoci piuttosto se il conferimento di un maggior peso alla filologia nel giudizio su un'opera lette– raria e poetica non conferirebbe alla critica idealistica quell'aderenza al fatto artistico. che da ultimo si risolve in una maggior comprensione dell'opera stessa. Ogni apparenza contraria risulta in definitiva transitoria e fallace e serve solo agli scopi pratici d'una poJemioa. antiletteraria. Ma. dopo aver tanto dissertato sulla fatale framn,entarietò della fantasia carducciana, procedente a squarci e a baleni, quasi bozzettisticamente, anche

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