la Fiera Letteraria - XIII - n. 3 - 19 gennaio 1958

Domenfca lli gennafo 1958 U'A' FTER'A' UETTER'A''R'T~ DOPO CINQUANT'ANNI DI SILENZIOSO LAVORO * un narratore U'è anche chiatnato: ''Mario Puccini,, * Uomini come Gi(!uanni Verga al quale apparve ' 1 sobrio e sentito,, e come Valery Larbaud lo, ebbero in grande stima - Noi continueremo invece ad ignorarlo? Fino a quando? * di ENRl{j0 l?ALQUI Strano che, tra. taryti ze- anche sui giornalisti. sem- li festeggi.amenti divcntas- fine diritto a qualche risar. del trattamento di cui r110I-t'anni in silenzio. in umil– lantissiml_ campanilfst1. non pre che._ per non esser da sero malinconicamente com- cimento. to più si sarebHe rallegrato tà >. Ma prossimi. insieme uno abbia ~nc,ora provve- n:ieno, dann~ alle _Joro cor- memorativi della imperter. La fortuna. a·voltc. fa dei se -avesse potuto goderlo da con la Vita di. Cornelio. so– dut,o a ~orn!rc1 ~n~ an!o: r!sponde_nz.e 11taglio ~ell'-ar- rit.a laboriosità di un se- curiosi scherzi e non ci sa- vivo. Non che per Javora- no anche j due grossi volu– }o,e!a. dei P 1 _U s1gm~cat 1 v! t,c(?IO di e t~r:;,,a pagm~ > e rio scrittore ant!dannunziano, rebbe da meravigliarsi se a re con lena evesse biso,eno mi. dove lo stesso Puccini ~crill1 su _1\Itlano. D1sp~sl1 cosi ~mtrano in gara coi_ let;- troppo 0 lungo e a torto Mario Puccini ovesse riser- d'incoraggiamenti. persuaso aveva e raccolto il meglio m successione cro,:iolo,e1ca terat1. fino ad egua,1diarh. trascur:llo per non avere jn. bato di beneficiare da morto come ormai do\·eva esser-e dei suoi cento e cento rac- e_ OJ?portunamente 1Ilust.ra- Quando non Qi superano. Ad · che il primo a.iulo e il pri- conti e dei suoi romanzi t1. ,;1overebbert;> a conserv~- o,ni modo, fr_a i lelleral~ mo compenso sono sempre brevi>. ~~ ~r;;~~trrr:;~11}e!laa:1~t~i ?~ de~,~~zroan~nJi\1~~~ecr~~ •• 11~10 vceeun ~~i ce;t~~r. eT~~t}:fava~~~ L'anno venturo segnerà a:5pett1 ~ell~ c1tta. altrJm<;n- lo> .non d?ve~ J?~rbargl~ escludere che un più pron- dunque e il suo grande Ti- ti des~!nat1 a sco_mpanr~ ~r 'I ~ropp1 e_qmvoc1 che si to e più acconcio riconosci- torno. e certamente la risco- ~ sotto_ l incalzare_ <:!e1 tempi Lira dietro. b1~ogner~ tener mento sarebbe stato di sol- perla e la consacrazione del- Pag. 3 ~~~~- a}PQ~fo I~m1.!_ian~~v~~f;i~o. anche di ~fano Puc- ~!vaog~~l;'~c?cini, e ]o ovreb- ~~ d~~~de~: !~~h~ >Ja ~~t t;na delle ultime fotoir-afle cen~o. _c1 sarebbe da metLE:- C_h1_era c::ostm?: do_"!an- Domanda oziosa. se quel se. non lasciandoci distrarre Raya {195~)- Resta il capi- be derivato. Puccini in\·ece quantunque corsiv~ gE con- re insieme un gran bel li- ~era !1 solito superc1hoso tanto di rincrescimento che da tante scoperte. rivendi- tolo del Mignosi nel Proble. non si diede pensiero di rac- sentisse di conser..-are un po' bro. E_senza !1emmeno trt;>P· mte11:ditore che. presumen- la suggerisce no!l bastasse a cazioni e strombazzature, sa- ma del Romanzo italiano co.glierli. un po' per mode_- del vibrio di una nostalgica pa fatica. che, dallo stonco do di saperla lunga. non ve- f4 li ,. sollecitare un nesame della premo accudire ell'idonea (1934). reso meno accetta- st;a e un po' perché non s:: ricordanza. I:n florilegio d; aU'_artistico. dall~ vedute al: 'd~ più 1'.f1 _Oà del proprio .ove· 0 ~-,- sua narrativa. Ma. ~I riguar- revisione di Mario Puccini. b_ile dalla e<:oe~iva i~t~na- senti incoraggiato: ~la quan- citazioni lo documentereb~ le 1st.a.ntan~. dai pe~ona~,1?1 rincagnatiss1mo naso. E pur. ~ , ;r· do. fino 0 qua} punto ci si Papini e Pancrazi Jo inclu- z1one morahst1co - religiosa. to sarebbe errato .i.Idarli per con sollie\·o del lettore. ma a~le m~cch1ett~. d_agh inter- trOPf?O·. nei confronti _~el dovrà attenere all'elenco del- sero. per Quanto frammentato 1\Ja neirinS1emc il silenzio perduti ce lo dimostrano conferirebbe alla presente ni_ agli estem1._ e e da sce- Puccini. la parL1ta critica le opere premesso dal Puc- secondo il gusto vociano e venuto aumentando a ma- adesso. anche dal lato docu- nota alcunché del valore di ghere come s1 vuole. tra del dare e dell'avere s'era ~, + se tn p 1 i• e·• cini all'affettuosa testimo- d'allora, nelle due edizioni no a mano che ci si avvici- mentario. quelli riuniti in una recensione: va!ore ch·essa montaJ?ne di carta stampa- andata. con gli anni. siste- _____,...... . nianza sulla vecchia Milano. (1920. 1925) dei Poeti d'o(I- nava al tempo presente. co- Milano, cara MUQno!... non vuole avere. preferendo ta. a firm~ d'autori d.i ogni mando in maniera così as. ~ con l'avvertenza che tutLe r,i.. Ma dopo, che successe me, per tacer della Sticca e Nella maggioranza son de- restar nell'àmb:to de:!a test:• secolo, nazione e spec..e. surda che anche altri. più le altre sono esaurite e da dopo perché i successivi an- del suo Romanzo italiano dicati alla rievocazione di monianz.a. Pr~sto o ta~d~. Qualcun? alla buona. potrà rivolgersi non rjstampare? toloJ?isti cominciassero a contemporaneo (1953). può -alcun.i fra i più cari luoghi Tutt.avia non rinunziere- v_orr~ _provarc1s1: e potra la stessa d~m.a1!da. Dei tr.cnta O quaranta ti- trascurarlo. fino a di~ei:iti- acc~rtars_i nell_a pur çwgen- ~ i_ncontri_ del:Ja _Milan? di mo a sottolineare quanto in rrnsc1n1 ~eJ?name,:ite ~nza _ toli che componevano (e che C?~lo del tutto? A_nm diffi- ~ ~ndagme d1 Valeno V_ol-1er1 e ~ell al_trie~i- Qu~li iu- ogni pagina il Puccini. an,.. nepp!lre d1s_cos~ars1~a! leL- Triste e ar_n~ra sorte quel- garantiscono) la sua bibLio- cil1: aHa spumeggiante on- p1~1 suJla Prosa e_ narr~ttva rono, e facile immaginare, che scrivendo d"altri. riesca terah_ e dai ,zi_ornahsh no: la _del Pucc1~. ~ra appena grafia. l'Autore ne aveva e data di <;erta fr:ivola let-- dei conte,:nporanet (Univer- da~o. che a ~!13:no jJ mar- a confessarsi in proprio. A strani. M_olto d1 Quan~o ess_, sp_1rato (Semgallia. 2~ lu- noi ne Tilro\.iamo scancel- teratura s1 contrappose. te: sale Stud1um. Roma. 1957). ch1g1a~o Puccm1 e fece le proposito dello scompar.;o h!3_nno visto e descritto e glio 188,7 - Roma. 5_d1cell'!- lati più della metà: da Fo- tragona. la Ronda: e cosi Ecco dW19ue ,un altro di sue pnme esperienze di let- Caffè Hagy e dei suoi ul- ~ia _stato :accolto e sa_lv-ato bre 195_,)_.quando 11 p~sL1- ·•· vi~l~ e da Piccolo mastro accadde. che i fasti. della Q!,Iei e caSJ > c_he aspettano tera Lo. di artista e .d'edito- tim.i e scapigliati> frequen- m 'o1u_me. ma _molt_o_e an- n? scanco sulla sua scnva- fPtrituale. che per pdmi nel P\OSa d ar~e furono mf~u~ d1 essere sa~a.L\ re>, e datC? che y1_ ~ con- tatori. se n'esce a ribadire C?ra d_isperso m ri_vJs~e e rua le attese bozze del :i:iuo: 14-16 richiamarono su lui st1 alla_ ~ntera _narrativa . Lrasse le p~1me am1c1z1e nE:1 che rane. non di assenzio .snomali: e sare~be- ingiusto vo romanzo L~ Tçrra e dL J"attenzione degli jntenditori del Pucc:ri,1._proprio q~an~o Intanto. nello sfogliar~ mondo della~~:_ quelle pn_- e e magari neppure di ge- e s?agli3:to lasciarvelo pol- tuttt ~Vallecc~1. F_1ren~e) e (Bellonci. Cecchi). a Ritrat- con Dove tl peccato e Du:~ q_uesta raccolta postuma. s1 me, ~re_ am1ç1ue che, poi. nio (in senso romanLco) >, ver~zz.ars1. _ _ la pnm~ copia d1 M1_lano, ti e interni, che ben avreb- (1922). con Raccor:zti _cupi !'!pensa a~<:he_ al .gran Javo- non s1 d!menticano per tuL- è !ruttQ. bensì e di disci li- S_e _de.tto e letterati e gior: cara Mtla_no!_.... vol1:1m1_n~sa be nel '35 dovuto .riconfer- (1922) .•~on_ Cola o 1L rttrat- rio ~li:evJnstict;> svolto. dal La 1a_ v!ta ~- ~eatri._ cafte, na. di pazienza. di eq~li- nalist1 >. ma tH?n come chi !f'aeco1ta d1 e 1mpress1om. in- margliela amoLiata. Non che ro dell 1tahano (1927). con Puccmt a margine, quasi co- redaz.iom d1 g1ornal1. case brio. E talvolta ad essa vuo!e 6parLire ~l gr3:10 dal contri e ricordi de-Ila Mila- nel folto della sua produ- Ebrei (1031), con· Gli ultimi me pausa e svago, di quello editrici. Jibrerie. studi. gal- meglio 'che ;l ge" n.io riesc; logho_. ~el caso particolare, n_o di ieri e dell'altro rie- zione non ci sia da sfron- sensuali (1_9~). avrebbe do- !1arrativo, per lui _,tanto_t?iU le_rie! questi furono i luoghi il semplice • ingegn~ >. Di- u_n s.imile propos1t?. denun- r1 >. stampando la_ quale. dare. ma C J v d . vuto. cominciare a_d_after- im~n~t.:v?· Scnt~ d1_critica dt ~u~ prefe_renza. In quanto scute di pittori. di Tosi. per z!erebbe_ err(?re. d informa- con ouà:ranta patet1~he ta- a ?ro 8 nsei:-- ma-rs1 per la severita della e scr:tt1 d1 viaggio: ,1mpres• agli mcontn. vanno da Ver- esempio. e le osservazioni z!one. giacche I'!ncomf?enza vole f_uori testo di Giann~no ~are au; ces~ne della cr1- probleJ!latic~ e la incisività si_oni di let_tut? e_ricordi ~ g~ a ~arinf:Ui. ~a Lucin_i ~ son quasi tutte riportab:I" d apprestar. pagme Ouone Grossi. la Casa Ceschma tica. E l occasione sarà pre- della ntrall1st.ica. Nelle trat- vita. notaz1oru d1 paesaggi Lmati. da Simoru a Panz1m, a.Ha prop ..ia condizion d; per l"au~p1cata antologia avrebbe voluto festegg-iare N i\ V E) t,.. 1 sto offerta dal nuovo roman- tazioni sulla Narrativa del e di fi1:ture. appunti di luo- da Hoepli a Ceschina. da scrittore. ·cosi Quando ed t no~ pQgg1a solo 5:1i ilette- Je nozze d'oro dell'Autore • · zo: e primo - ha raccon- '9_00.d! Puccini n~n si rj_n- ghi e di ritratti. A_ quan~ VaUar~i a Tr~ves. d~ ~r- preca la retorica di chi e 0 ~= Tali che, secondo 11 uso cor: con la Lette~tura. (Le No: C,UA-~Eon, Mtf:l..A fJio\~~-n:· o, ç, Fo~i,t.'tt~O tato Pratolini (Paese-sera, vien~ mv«:<=equasi. tra_c_c1a.assomma\·ano ormaJ? Altn nasc~m a Tosi, da Sirom a \·enturosamente si adatta a rei:ite. per s~r_np ~re tal":ru v_elle se,mpti~t. J.?Crle quali 7 dicembre 1957), che lo eb- se s1 toglie _Qualche pm ~ ne avrebb~ fatto tesoro: So- Bucc1. _ . _ . !in,2"uaggi che non gli corri- d~1 loro. sc_rJtt1 ( 1mp ress.io- s_ebbe ~ elo_g10d_1un Ver,a, '~ be amico e lo considerò men<_>po\em1co _<:enno nei ~ .a ~ceghere ~ra que~1 de- Luog~ e m~ontn J>e\ i:1e_-spondono O la cui sugJ?.e- m. _ re.laz1on1: r,:iemor1e. f~n- nsal~ono 1_nfatt1 al 1907._) t _ d. t . 1 . sag,1?.1 del! Antonm1 (1927) e d1cat1. per anni ed anni, con vooare ~-quali al. Puccm1 e stione viene a lui dal di tasie e capr1cc1) e per a1u- Ma 11 destino aveva stab1- ~~es ro . 1 una ri ogia della Astaldi (1939). non- prontezza e preferenza, alla parso plU appropriato al suo fuori non dal di dent.-o > tarsi cosi ,a vivere, si val- hto che toccasse ai figLi 1 • "). gia ~u_tta scritta. elaborata, chè qualche brano, del resto letteratura spagnola e ispa- sentimento farlo in maniera come quando condanna· hi .J?O~odell_a_ e ~erza l)agina > di sv?lgere da _soli i due definillv:a,_e attorno alla qua- d~scorde. contenuto nelle s-to- no-a~ericana, ~hi sa Quale dimessa, smorzai~. famllia· e non preferisce la rinun~a dei Quotidiani. ma grava pacchi e che i progetta- Copertina del primo libro tll 1\1:lrlo Puccini Je Puccini ha lavorato ven. ne del Galletti (1935) e del bel ilbro, cd utile. a1c sareb- re. con una scrittura che. al successo> e si distrae. ,----------------------------------------------------------------------------------, s, disperde. sacrificando al- BILANCIO Nel 1956. per copia di volumi notevoli e per 1.1:na vera e propria eccezionalità di produzione. parve giu– sto celebrare, alla fine dell'anno, que1lo che i nostri poeti ci avevano dato. Volumi di poesia. e di qualità eccellente, ne sono uscili anche nel 1957: e basterebbe -ricordare quelli di Parroncbi. di Luz.i. di Sinisgalli. di Zanzotto. di Penna e di Alessi. Ma mi è sembrato che 1nostri narratori abbiano dato. nel comples<.:o.quakhe cosa di ancor più notevole. Non abbiamo deplora!.o tante volte la dozzinaLità di certe opere? il gusto tut– t'altro che approvabile? la quantità piuttosto esigua. e la qualità non soddisfacente? Eccomi qui, ~ncNa una volta. non dirò a tirar le somme: chè un bilancio non si fa nel giro di pochi mesi; ma a riassumere quello che, per me lettore. ~ stato 11 meglio dcll 1 ar:– nata. tra i volumi di narrativa. Son di prammatica le scuse a quelli che. pur degni. succede di dimenticare; poichè io non tenni nota di quello che lessi e più m'affido alla memoria. in ogni modo, che ai taccuini. Ma la memoria. se C appena lodevolmente attiva. è raro faccia dei brutti scherzi. E se un libro letto. dopo aver fatto mente locale. non riaffiora tra i tanti che vidi a poca distanza di tempo: un po' di colpa ce l"avrò certo anche io. _Ma non po– trei scagionar del tutto nepptJr Jui: che s'è fatto dimenticare. Rivelazioni di giovanissimi non direi. quest'anno. di averne avute. Le collane che con più pertinace pa– zienza ce li presentano mi son sembrate, se non ?l di sotto della media dell'ultimo lustro, certo non mi– gliori di quello che furono. Nomi. in genere. che ri– mangono sospesi in un limbo dal quale non_d_oman~e– remo di meglio che trarli fuori, per metterli m bo!11s– sima luce. Ahimè: ho l'impressione di aver sfogliato e letto opericciuole di pochissimo conto. Attento. come è dover mio, alla letteratura contemporanea. mi pare di aver scoperto. quest'anno, qualche poeta: non grande, ma che rammento e n~l qu~le spe~o. t:10~ un romanziere o un novelliere. M.1sara sfuggito il libro che avrebbe !alto per me? Sarò stato sfortunato._ man: cando un così felice incontro? Il fatto è che. giovani e anziani, J narratori dei quali mi par giusto parlare non sono certo alla loro opera ,>rima. « L'isola di Arturo-,, (Einaudi) è il secondo romanzo di Elsa Morante: ed è uscito a parecchi anni di di- 6tanz.a dal primo. Uno scrivere che si pennette soltanto qualche volo fantasioso e preferisce una intelligente aderenza alle persone e .ii fatti. lo rende più di molL1 altri gradevolissimo al primo incontro. Man ma_noChE; Pazione si sviluppa, e specie dopo la presentazione d1 NW1ziatina, figura di donna magnificamente delineata. una sapienza costruttiva ad un tempo redditizia e in– consueta. Diremo che lo stile della Morante è più che altro, come quello di tanti romanzieri del passat?, funzionale? ossia che gli basta quel tanto <;lipoesia che si sviluppa dagli avvenimenti? Non saremo lon– tani dal vero· qualora. però, soggiungessimo subilo che la scrittrice ;omana ha il dono, oggi più che mai raro. di una limpidezza che è specchio di una mente che rischiara con invidiabile felicità tutto quello che tocca o sfiora. Un vero romanzo. il suo: con riposi brevi e una drammaticità non cercata né voluta evitare: fatale nella storia ch'ella pensò: e che si compone in un ritmo accettabile tutto nella sua invenzione: tra le piU notevoli. e non soltanto da noi. che a~biamo avuto la ventura di leggere nell'anno che è fìmto. « La monaca di Sciangai,) di Anna Banti raccoglie, con racconti nuovi e anche recentissimi. due di quelli che. neJ « Coraggio de11e donne n. nel 1940 rivelarono una scrittrice nuova. li volume recente (Mondadori) non riserba al buon lettore sorprese come quella feli– cissima dell'altro. « Le donne muoiono )1: dove è "Lavinia fuggita ,1: senz'altro. una delle grandi no– velle del nostro Novecento. Con astuzie più sottili. con uno stile tuttavia non mollo diverso da quello delle sue origini. la Banti studia sopratutto figure di donne: e. in «Arabella)). dà quello che mi pare il suo più bel racconto di questi ultimi tempi. Chi. proba- DI UN ANNO LETTERARIO di ALDO bilmente non a torto. pone « Artemisia ,, e « Lavinia n al culmine dei raggiungimenti della Banti, si dorrà forse di vederla ripiegare su posizioni già assai ben :~~:tt~;~h:O d; ~:~:~~~~•1:e~:~~'.s~!:i~v~7~a~ide~~~ dedizione, ma relativamente aliena da novità: lei. che a coteste ci aveva abituati, fin dagli iniz.i. Co– munque: un libro che non si scorda. E certe situazioni. guardate con una pietà commossa che cerca talvolta in una volontaria freddezza e seccheua di dettato un freno alla commozione. tipicamente bantiane. Il racconto che dà il titolo al volume è di quelli che contano: per la realiz.z.azione forse non tutta felice. ma con maestria che da noi non ha eguale. Da molli anni Orio Vergani, dedito con passione e originalità non mai abbastanza lodate al suo « me– stiere ,, di giornalista. non ci dava un romapzo. <t Le– var del sole)). almeno (ora ristampato da Rizzoli) e 11 Io povero negro 11 erano prove di un ingegno che unisce alla maestria una -sottigliezza certo non soltanto giornalistica. « Udienza a porte chiuse,, (Rizzoli) f~ certo. per 1 lettori fedeli di Vergani come per quelh delle nuove generazioni. che !orse lessero quest'anno per la prima volta un suo libro. una sorpresa; e una sorpresa bella. Una storia di vivi e di morti. che a Un tempo cela e rivela una cronistica vicenda inter– Pretata con Jlanimo di un lirico (e non vorrei dire di un poeta crepuscolare). Una donna e il suo dram- di!~r:t~: ;:r~i~~5;;gi ~f~o~~~a:i:am~~~~~~!~~e;~~ sommessa modestia. E paesaggi. e la cittadina di Chioggia; e un legame maestrevolmente serbato. fino all'ultimo, tra noi di questo mondo e quelli che non ci sono più. Non esoterismi, non spettrali apparizioni paurose. Tutto è domestico e familiare, in questo bel romanzo: nel quale Orio Vergani ha dato quella che, a tutt'oggi, è la sua prova maggiore. Um1 scrittura a volte ditrusa, a volte stretta alla scena che rncconta. tutta studiata a far sl che ogni frase, anche le più lontananti e ultraterrene. sia persuasiva. mostra la va– lidità di questo inatteso Vergani: che ebbe dal pub– blico le :festose accoglienze che meritava; mentre i criLici se ne rallegrarono, con un'unanimità che non è di tutti i giorni davvero edificante. « Belmoro » di Corrado Alvaro (Bompiani) è, pur- ~~~fra°~ci~~vf0t:~"nf di;t 0 ::Jr~~1fo ~r~~~r/ t~~~~~ presto scomparso: questo uomo di un altro mondo. caduto nel nostro, avrebbe voluto ]'ultima mano di chi lo ideò e non potè darci la fine delle sue avven– ture. Un libro che lascia congetturare e. fantasticare. Forse, non del miglior Alvaro. Comunque: un nobile !!~~a~i~~;~t~/utti vorremmo avesse potuto esser por- i{ La ciociara (Bompiani) di Alberto Moravia non è. secondo l'opinione dei critici più avvC'duli, il capo– lavoro dello 6Critt.ore romano. E se in esso vi son scene che son già passale nelle antologie (basterà quel!a deiJa raccolta delle insalate in tempo di ,guc-ria. chc piacque a Giacinto Spagnoletti) e la capacità, vorrei dire ioabolibile, di mettere in piedi protagonisti indi- 6culibilmente vivi in episodi in gran parte veri come fossero accaduti: stavolta mi pare sia lo stile a tra– dire il Moravia. La sua ciociara, dopa inani tentativi presto abbandonati, non riesce ad usare il proprio naturale linguaggio. Diventa Alberto Moravia: let– terata come Jui. anche se proprio lui a questa prero– gativa non ci tiene. Una frettolosità decisamente no– civa. un lasciar correre l'acqua delle parole come se un più accurato controllo non avesse dovuto giovat'e all'insieme. sono caratteristiche di quest'opera. Ep– pure c'è chi s11era ancora in Moravia; e rievoca. 11 In- * CAJIIERllHJ vemo di malato)), « Cortigiana stanca». «Agostino». altri suoi a. pezzi n !amosi. E non a torto. Chi scrive molto, come il Moravia. non può mantenersi conti– nuamente allo stesso livello., Il suo, dal « Conformi– sta i, in poi, non è sempre invidiabile. Frattanto: vedete come. in qualsiasi suo romanzo. ci siano per– sonaggi indiscutibilmente accettabili. in carne e ossa. Direi che a Moravia debba tornare quella che più giovò ai suoi scritti più belli: la pazienza dell'artista che seppe essere. « II barone rampante» di Italo Calvino (Einaudi) è un ritorno del maggiore tra i nostri giovani narra– tori alla sua maniera piU fantasiosa e nppariscente. ma non per questo meno robuta: quella che ci diede un racconto di eccezional sciccheria: « li visconte di– mezzato». Se in questo le 9:llusioni e le simbologie prendevan !orse un po' troppo del poco spazio. senza tuttavia scemarne Pefflcacia rappresentativa. il no– vissimo barone è prova d'un'arte più ratI.inala e più attenta. Qualcuno, a quanto ne so, diCè di preferire l'asciuttezza corposa e un po' gotica del «Visconte>. Io tengo senz'altro per il «Barone)). La storia del ragauo e poi uomo che per un puntiglio vive molti lustri sugli alberi è già di per sè una bella invenzione; e non so chi altri, e non solo da noi, avrebbe potuto continuarla senza dare nel grottesco o nel vano. Una lunga serie di piccoli episodi mostra l'inesauribilità di Calvino nel dosare la fantasia. Ad un tempo gio– vanile, nelle fresche jnvenzioni, e maturo, nella com• posizione di questa storia, o romanzo filosofico che si voglia chiamarlo. il nostro scrittore sfoggia con sa– pienza ironie e cultura. mette jn scena. in un buffo colloquio. Napoleone il Grande e discorre dell'Illumi– nismo (il barone carteggia con c:.ualcuno dei grandi filosofi della fine del Settecento). e sfoggia il suo gioco allegro con abilità sempre rinnovata. Qui non occorre assolutamente pensare in ogni pagina alle possibili e forse ben nascoste allusioni a un'infinità di cose. Tutto s 1 estrinseca in quanto ~ detto. Una luci– dità che perfeziona quella già ben nota di Calvino. una grazia di fraseggio scorrevole eppur meditata– mente costrutto; un gusto del divertimento. frutto di una serietà che si può. oramai. permettere ogni spasso: ecco i segni più palesi di questa laboriosa e aereata vacanza di Italo Calvino. Dicono che egli abbia in serbo altre invenzioni e immagina7.ioni. insieme a racconti di un reallsmo non mai uggioso: e questo :o sa chi lesse qualche anticipazione in « Botteghe Clscu– re n e altrove. Di rado un libro ebbe recensioni discordi quanto ,r Il vero Silvestri» di Mario Soldati (Garzanti). Chi lo ritenne il suo migUore racconto; e gli rimpro– verò. almeno. Wla specie di volonterosa corsa al peg– gio. Se le psicologie del breve romanzo non sono tutte messe a punto come altre del Soldati: pazienza. Questo dilettante geniale ci darà di meglio; quando avrà mi– nor voglia di correre (di buttarsi via). Intanto. e sono usciti proprio in questi giorni. ecco « I racconti n d1 ;t>~1~ti e(Gaa;~~~i) ~c~~~~~~lic~~otr: ~a~a~~~i;.!':;'o~ più realistiche narrazioni· a ricordarci che Soldati è ~cmpre uno col quale chi studi la narrativa di questo nostro tempo deve fare assolutamente i conti. Il capolavoro dell'annata è. .senza alcun dubbio. pur se qualche voce s'è levata a criticarlo aspramen1e. « Quer pasticciaccio brutto de via l\lerulana ,1 di Carlo Gadda (Garzanti), Per continuità di invenzione stili– stica. assidua e geniale; per creazione di uomini e donne quali nessun altro poteva darceli. in una vi– cenda ambientata nella Roma mussoliniana: per at– tenzione strenua al proprio assunto; per grélzia di novità e poesia; per irruenu e forza descrittiva e tene- rezza: quando contempla uno SIJettacolo o una crea– tura. Carlo Emilio Gadda è scrittore solo. E artista che non ha chi lo eguagli, oggi, da noi; padrone asso– luto della materia che tratta e volge ai suoi fini con potenza a volte esibita, a volte bellamente sedata; e una forte ira vendicativa, servita da una sacrosanta. ironia. Un romanzo «giallo». disse qualcuno. E sia pure. Ma scritto da un uomo di genio. in un linguag– gio misto di dialetti (il romanesco. il veneto, il mo– lisano. e altri) e di italiano; presentando (chi sco:-– derà la Balducci morta assassinata come ce la mostra Gadda?) creature che sa, è il caso di dirlo. amare e odiare come le avesse conosciute. Questa l'arte del Gadda: a rjevocarla oggi in poche parole. Ma la in– fallibilità do!la sua minuta fantasia, lo stil• anjmoso di uno che procede con letizia di creatore. pure se a costo di sforzi eccezionali. certe eleganze da lin– guaiolo di genio. che delle parole desuete si fa un appiglio per rinnovare addirittura una situazione; ma la grandezza appariscente del Gadda. dico, vuole nu– merosi ritorni. Se questo è il tipico lib-ro da rileggere, e vuole da chi lo accosta un'attenzione assoluta e una pertinacia che tro\·a subito il suo compenso. è libro che ebbe la meritata fortuna. Chi ha detto che in Italia e altrove i lettori .sono pigri e voglion cibi pre– digeriti? Gadda non concede un ette alla poca so– lerzia. o addirittura aU'in.fingardia del lettore. Lo vuole ben desto, e. se posso dire. cerca attenti colla– boratori. E' stato compreso (se escludiamo un JJ,aiodi critici incomprensivi). E il libro 's'è venduto benis– simo: pur se i maggiori premi non gli son toccati: per ragioni che non indagheremo: e un premio fu dovuto fondare. da volonterosi editori. per dare a Carlo Emi– lio Gadda il riconoscimento che meritava più d'ogni altro. Dei lettori e degli editori tutti ne dicono d'ogni sorta. Certi vispi !autori di malumore. certi becca– morti perennement(' scontenti. ricordino i plausi toc– cati a Gadda. Se il gran milanese aspettava. presso il pubblico numeroso dei lettori comuni. la sua ora: ora sa di averla avuta. Nes suno. credo. constata cote– sto !atto con la content ez.za con la qua!e io lo ricordo. Dopa Gadda, tu tto. e a g ran torto, rischia di parere scialbo e scolorito Anche i racconti di Natalia Ginz– burg, pubblicati col titolo « VaJentino n (Einaudi). La bravura di questa narratriee non arrischia nulla a nessun con!ronto. E i suoi !edeli l'hanno trovata più alerte che mai in situazioni nelle quali la commo– zione s'accentua d'intellèttuale vigore. Paolo Monelli. in « Nessuna nuvola in cielo n (Mondadori) è. a volta a volta. il grande giornalista che tutti sanno e un abilissimo e talora poetico 11,arratore. Francesco Se– rantini. nelle « Nozze dei diavoli» (Garzanti), con– rerma la nostra fiducia nel suo ingegno di romagnolo. amante delle avventure strane, che racconta col brio di un furbo dalla penna attenta. Carlo Cassola è di nuovo il paziente scrittore toscano che tutti sanno e allea_ dili,:enza e genirtlità con felice risultato in « Un matnmomo del dopoguerra>) (Einaudi). Dario Cecchi, in « Ca~é Modern > 1, rievoca pittoresco la Svizzera più eccentrica: papolata da tipi internazionali: uomini e donne piacevolmente fantastici (Garzanti). Ottiero Ottieri. in « Tempi stretti ,1 dimostra che la vita di ogni giorno in un.a grande città e in una grande azienda può sollecitare utilmente un romanziere. Chi altri ricorderò? Carlo Coccioli. con « 1\lanuel il messicano n (ValJecchi) che fa del colore in una storia inconsueta? Alberto Arbasino. che nelle « Pic– cole vacanze )1 (Einaudi) ofl'Te racconti vi..-i per la promettente modernità di scrittura e d'ambientazione? Il ritorno di Silone col misterioso « Segreto di Luca» (:\1ondadori)? Cancogni. con «L'odontoiatra>> (Ei– naudi)? Festa Campanile con « La nonna Sabe11a 11 (Bompiani)? Questo non è un panorama, una carta topografica della narrativa del 1957. E' una serie di cenni. Al resto supplirà. secondo le sue J1re{erenze. e diciamo pure secondo il caso dei suoi personali in– contri. l'avveduto lettore. ALDO CAMERI:-.O le mode effimere fa conqui- sta della propria misura umana e spirituale. psicolo– gica e fisica. e E dove e co– me trovay,la. questa misura, se non obbedendo stretta– ment~ alla propria emoz:o– n~ P_nma e alla propria tra– d 1. z 10 ne po:?> cL'abi!.:.tà non e. per se stessa. una C?nquista; direi, al contra– rio. che un artista diventa soltanto grande quando del– l"abilita comincia ad a\.·ere paura, a diffidare. Perché ra.bilità ferma le ricerche P~U av~nzat.e e più corag. g~ose: impedisce l'approfon. dim~to del nostro mondo: non s1 Jasc1a j!'.Overnare, fini– sce col governare lei e la nostra ispirazione e la no– stra esecucione >. Anche Puccini. per re...-ide– re e conservare piU pura Ia s!la ispirazione. non eb– be t111l()re di isolarsi. Sareb– be riuscito ad approfondire il suo mondo, se non si fos– ~ lasciato guidare. con \"i– gile contenutezza. dall'istin- ~efr~z:;~ ci~1~df 6 t~~~ anarchico ma di gran galan– tuomo non prevalse sempre un senso della ,·ita. austera– mente religioso? Non però fu_meno libero e pugnace. E chi_s~ che. _soprattutto negli ulL1m1 anm. non sia stato proprio il perdurare di que– st-0:suo_ carattere - a spec. Chit;> di uno stile del pari schivo d'ogni lenocinio - ad ostaco1ard,i e infine a ne– gargli il raggiungimento del pur meritato successo e con • ~so. d1 conforto di un·.-itten– Z3:0nenon certo destinata a rimanere delusa. ... ProPorre che se ne rHeg. ga _e ris_tudi l"opera, cosi seria, cosi viva. cosi rispet– tosa della verità umana e de_lla nobiltà artistica.. è un trJb~to di omaggio cui non J>Oss1amo sottrarci per quel tanto di risarcimento che spetta a noi saldare. Torniamo perciò a ripe– tere che sarebbe con,;-enien– te_ mettere in palio un pre– mio. per un saggio critico sull o~ra di Puccini. Come pure .risulterebbe degno atte– stato di lode un premio annuale di narrativa all'Jn- 6egna del suo nome. Senigal• lia e le l\Iarche non tro\·e– ranno il modo di additare neU'opera di Puccini una del!e loro più fedeli e ge– nuine espressioni letterarie novecentesche? Al di sopra di ogni POlemica: per ono– rare quanto jn Puccini e nel suo sentimento della',;_ ta, ci fu di indipendente e d1 severo, di schietto e di appassionato. di virile e di ansioso. Non ci sarà da ri. voJuzionare il panorama del– la nostra Narrath·a: ma ri– conoscervi e salutarvi la presenza anche di un ).'Iario Puccini - cosi e sobrio e sen– tito>, quale subito apparve al Verga - non sarà soltanto un atto di giustizi.a. L.------------------------------------------------------•----------------------------.! ENRICO FALQUI

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