la Fiera Letteraria - XII - n. 51 - 22 dicembre 1957

Domenica 22 ~licemGre 1957 IN MARGINE AD UNA POESIA FEi\IMINILE * LA L\' F TF n -~- r F T T F R A'R T ~ LBZIOI\'E DEL CARDUt;CI SElUPRE I ALID.1:l Una ielicescoperta ~ Prima di tutto inseanare scrivere • Sono lo quel Vec– chio•: scrisse Gabri~te d'Annunzio - nel • Libro secreto • - a proposito di questo "enerando vecchio nel carruccio, disegnalo net Cinquecento da Dome– nico Giuntalodl e inciso da Girolamo Farfuoll Ed e alterma.zione che piace– rebbe sentir ripetere. allo stesso proposito. da og-ni scrittore degno della qua– lifica e coru:apevole della difficoltà dell'arduo me– stiere. * I ;, * cli GIORGIO CAPRO.\ I Così dicendo e ripetendo. l'insigne maestro faceva ben intendere che nella scuola si dovern mirare a formare dep:li uomini e non dei letterati Ecco un"altra fi!:(urina di donna che volentieri appendiamo alla nostra pare– te più. bianca. vogliam dire. volta a le· vante. e cioè - vh·a la gentile reto– rica - non e dalla parte della droghe– ria>. ma proprio da quella della gio– ventù e della speranut. Sotto. in bel corsivo inglese (abbiamo fatto in tempo a impararlo: il che vuol dire. ahime. che siamo piuttosto ma– turi) scriviamo. o per esser più precisi trascriviamo: Gflda llusa. romaenoltl halia d, Romeo pittore. da neuuna cer,,.z;:o .scste--nuta s.t> non da Qllt'•ta ,l ('Onto ... . CcTl"'lh biondi ,. m,arn t:•$0. Dopodkhé i bene informati potranno capire a volo. com'fi' nel loro costume. che intendiamo parlare della nuova operetta che la Musa (Gilda). dopo il precedente Porto Quieto apparso da Schwarz nel '53. ha pubblicato ora nei Qunderm di Galleria (Edizioni Salva– tore Sciascia. Caltanissetta - Roma) col titolo di Morte di Vòlo. Vòlo - informa una didascalia - < è una città greca distrutta. come Zante. dal terremoto >. che in sè e riassume la contemplazione serenamente atter– rita della morte. della guerra e della distruzione>. Quanto basta perché i sempre bene informati. un"altra cosa possano capire a fiuto. e cioè come la raccoltina richiami immediatamente. con tale titolo e tale delucidazione (cui la autrice -aggiunge. in limine. i seguenti quattro versi di Brecht: Nei tempi oscu– ri. - anche allora Sl dovrà cantare? - Anche allora si dovrd cantare. - Dei tempi oscuri). alla diffusa retorica in auge presso tanti giovani (dell'ultima e della penultima leva). secondo la qua– le (e \"i esorto alla cronaca a) basta no– minare qualcosa di terribilmente acca– duto (ma ormai diventato innocuo come un cobra in mano all'Amico degli ani– mali: appunto come lo è ogni oggetto scelto a priori) per rinnovare il lin– guaggio. e quindi la poesia stessa. Ma rassicuriamoci. Capito questo (e in realtà molti versi della giovane i\lu– sa riferiscono fatti di cronaca nel cli– maccio della guerraccia). resta intatta. da parte del lettore. la felice scoperta d'una naturale ed educatissima grazia di movenze. le quali. se non riescono a raggiungere la solennità d'una rap– presentazione tragica dei nostri e tempi oscuri>. certamente bastano (e non è poco) a disegnarci l'incanto d'un'anima sveglia e sensibile. piegata a elegante malinconia da un vago senso di cadu– cità e di morte appreso. più che dal particolare secolo volgente. da un·atten– ta frequentazione (la Musa ha tradotto varie poesie greche e latine) dei classici: ouelfìd~ lt>qoiadra df amorOtSe Iabf>rc di donna nello. mc-nre .terltta. dlllla furia tx1.rlen1e eh.e nel marmo informe la ricerca. dOt>O indoeili tuqhe e dopo querm erom~ tnftM in luminoso evento e in e,nd:anza. o A/rodite bellf.s.,1ma. E nel mofflo che df oua I.IOIQi dolcemente ridì. t> di .'d: celf. nella cun:o della tua chiara bocca.. un'ombra m<!~ta. Ma altre conoscenze ha la Musa (nel- l'ambito della letteratura tedesca e in– glese. e non soltanto moderna). le quali. talmente sono assimilate da un conge– niale temperamento. accrescono elegan– za e vigore. anziché soffocarla. alla spontaneità del sentimento: E dove trovare. fra i giovani. una poesia altrettanto tradizionale e moder– na (la lezione di Ungaretti non è stata invano) di questa? Facendo il conto sulle dita, forse non riusciremmo a im– pegnar intere le due mani. Senza con– tare un'altra virtù gentile di Gilda i\lu– sa, che è quel suo saper cogliere. con parcità di parole che fa da contrap– punto alla sua consueta scioltezza di modulazioni. un moto dell'animo. o una figura appena schizzata. o un angolo di paesaggio. di per sé significativi. come. PEBSO~AGGI Presso l'editore Cappelli sta per uscire un nuovo libro d1 Gmseppe Lanpo:° dal titolo Fo– g;ietti e Pianete, un volume che raccoglie giudizi, appunti. impressioni. cattiverie altorno a fatti, persone . • paesi. rest1- mOJ1iando dei molteplici inte– ressi della scrittore. Per gentile concessione del– l'Editore e dell'Autore siamo lieti di of/nre i.n anticipo ai lettori alcune fra le più belle papme del sigoni/icarivo diario. Ai funerali di F. Mattinata gellda. sotto zero F è morto povero, poverissimo, in una cors;a d ospedale. Non darei un soldo per la pelle di chi mette piede in quel– l'ospedale, dove tutto è freddo. frigido, :iemico dell"uomo. dal lenzuoli rigidi e scWi come le peli:' cbe i serpi smettono alla loro stag:one. al pane al piatto al– l'infermiere. F. sarebbe morto eguadllen– te, anche fuori dall'ospedale, era condan– nato. Ma volete mettere un morto di casa sua. uno che muore ne!Ja sua stanzetta di quattro muri End:, con un quadruccio qua alla parete d~ destra e una finestra ià. aperta S!a pure sulla neve o sui traf– fico della strada? Anche il Crocef:sso. nella sua stanzetta, ha più umano calore. Vo!ete mettere quel morto lì con un morto d'ospedale che. per g;unta. appena muore. posto sopra un carrello è trasc:nato da basso. :n una cella dell'ob:tor.o. accanto ad altre celle dove alln morti attendono d"essere incassati e spediti all'altro mondo? ~ella p:azzetta davanti aU-ob'.torio. quando arr.vai, cerano due carri a due cavalli ed un autofurgone. A eh.: toccava :J viagg:o p:ù lontano? Non certo a F. che non sapeva dove andare nemmeno da v:vo Un plotone di armati era sch1e– rato da una parte. ,. E" un omaggio alla memoria d 1 F. - d:sse L. - che è stato u!.ficiale nella guerra del '15 » intorno ai carri ed agli armati un centinaio di per– sone battevano i piedi nella vana spe– ranza d: riscaldarseli. L·enorme gru in movimento di un cantiere edilizio delle vicinanze cigolava orribHmentP Corone ad esempio. in Zante. agosto 1953 ( C..e voci delle donne - ferme alle soglie. - le corse dei ragazzi. - l'ultimo gri– do - degli ambulanti. - finche la notte li acquetara - dentro le case. - Nel giorno luce - di bianche facciate - sulle piazze di sole. - i rami dell'ulivo, i grappoli - dell'uva. le reti. il mare. - Venne la morie, che semina di sale - ar1che i campi di grano: modo di com– porre. si direbbe. per enumerazione semplice). o come in quel veloce ap– punto (nel gruppo Ponti di Ger111a– nia 1954) intitolato Ragazza bianca, che forse è la massima concessione (Pré– vert? Apollinaire?) !atta alla e crona– ca>. ma sempre con quanta pulita gra– zia. e ancora una volta con quale edu– cata e amabile chiarezza di disegno. Quella stessa chiarezza. e quella mede– sima grazia musicale. che vezzeggiata spesso come in un·antica e tuttavia mo– derna canzoncina per flauto o liuto (con tutto un fresco rincorrersi e intrecciarsi e sciogliersi di rime e di ritmi) trova !orse il suo più agile e mosso esempio a pag. 32 (Mentre notte non più). anche ~e nel nostro orecchio par destinato a durare più a lungo il meno abilmente giocato. ma forse più profondo senti– mentalmente. e più e grazioso a nel suo patetico accento. congedo: D1 ~e ne! temoo nulla re.uerà Ara S" le r11e narole ,n uot:era nno al tuo &eoreto ancora un eco dolce tu. lontano l.ettore - oltre le on-tat<! <'hP terxirano I AOS'.n co,tt,n('ntr - qu.arda il t:~1llo b,an<'o del mio .salu-to. Carducci non sarebbe stato lo scrit– zore e l'artista che era se come critico non avesse basato quasi per intero sui Trecentisti e sui Cinquecentisti la sua scelta di brani per le Letture italiane. Occorreva tuttavia che gli alunni giun– gessero al ginnasio già e impratichiti a bastanza nella lettura dei novellieri o narratori moderni>. Nel qual caso. era appumo quello • il. tempo d1 aU3are ie fresche menti a quel più austero e pili brusco. più vivido e più frizzante, più zampillante e più mosso che è nella elo– cuzione dei grandi scrittori classici>. E se la scelta si soffermava di prefe. renza sui Trecentisti e sui Cinquecen– tisti. ciò non si verificava perché eranq antichi. La ragione vera era quella spie– gata dal Carducci stesso. e con quanta chiarezza. In effetti i Trecentisti furo,io i primi a fermare e negli se-ritti L'uso più ricco. più agevole, più originate della lingua parlata dal popolo toscane specialmente di Firenze. quando questo popolo era più giovane; più forte, più adoperante. pili fantastico, più inventore a che ormai non fosse. In quanto ai Cinquecentisti. e per gran parte ebber di più una col-– tura classica fina e corretta. e alcuni anche offrono i primi e per avventura * di El\'U.ICO quelle giovani menti, come avrebbero - si domandava Carducci - potuto più e abboccare e digerire Dante il Boccac– cio e il MachiaveUi a? E a chi gli osservava che la lettura degli autori antichi sarebbe certo riu.– scita ostica agli scolari, replicava che per l'appunto da quei testi aveva ta.– gliato via risolutamente e foglie morte e ramicelli secchi e intristiti. Lasciando per altro intatto si delta dizione si della sintassi quello che è vivo, se non negli scriuori odierni, su le bocche del popolo cittadino o contadino di Toscana>. Secondariamente aggiungeva che, da. to e non concesso che novellieri e nar– ratori moderni convenissero all'insegna– mento classico inferiore, doveva rìte. nersi più che bastante quel che i gio– vani r1e leggevano o ne potevano leg– gere e a casa. nelle biblioteche, nei gabi. netti letterari, nei giornali, nelle rae– colte periodiche>. Ma in quanto alla scuola, non c'era da aver dubbio: li oc– correva e prepararti e avvezzarli presto alla lettura aUa inteUige-nza all'amore dei grandi scrittoii. che sono classici perché furono per eccellenza italiani>. Così dicendo e ripetendo. Carducci fa. ceva ben intendere che nella scuola si doveva mirare a formare degli. uomini VERSI A lllARTIN * <li Ll CIA1IO BllDIG,\.A ParlaYamo del mare - era di notte, volge\·a al freddo la stagione -. Ancora altro non sapevamo che la nostra storia corrosa. E la dissipazione come in limpida goccia ambigua bruma precipitò in un attimo che tutto il bene e il male del tempo comune m sé raccolse e dh·enne futuro. Una brezza muta\·a la città ne ravviva il silenzio a tratti un filo tenuissimo di ,·ento) onde procedi alla tua luce sulla terra (ognuno av\"iene da una propria immemoriale oscurità che placa per un attimo da funesta vertigine stornando il rapinoso sangue proiettato oltre il dolce confine delle vene a corrodere il nulla) è questa stanza dove volse l'in!anz:.ia a una più inqweta vicenda F.i-lL(lUI e alle sollecitazioni dei competenti e degli imegnan.ti . Ma accadde che, proprio negli anni in cui più lavorava, coi Brilli, a scegli.ere e ad annotar brani per le Letture it.a– liane, Carducci se la rifacesse, in pub– blico e in privato. contro la critica este– tica. e QueUa. gente - scriveva al Chia.– rini e si riferiva alla Scuola napoletana e particolarmente ai De Sonctis, dal quale peraltro era meno lontano di quan– to reputasse [cfr. Russo, 34-38] -, aven– do la frega dell'arte, ed essendo per sé eunuchi, sfogano la loro libidine. il peg– gio che possono, sui grandi autori.. lo credo solo vera la critica storica ..., ed utile la critica tecnica fatta do chi sa l'o.rte >. Una guardata aUe note delle Letture italiane e se ne av-rà, bella e attuata, la conferma. Non che fosse facile saLva– guardare la severa natura scientifica di tali note. A sfogliar l'epistolario, in cor– rispondenza a quei periodi di lavoro, si trova, giorno per giorno, la convahda di quanto invece fosse difficile. Ma era poi realmente tanto in con– trasto con la filosofia e con L'estetica del De Sanctis. chi non si era peritato di affermare che e la sosianza, la materia, cioè, !"argomento ... in arte non ha va- in mare aperto. vena,·a d'azzurro l'asfalto la pietra il cemento. tnsidiava l'estate: per le strade s·anda\·a come avventurosi scafi. (questa. che continua certa angosciosa e serena. da un incontro di giorni sì preçari) la tua prima immagine di \.;ta. LUCl.-\~O BCDlG~A Opere: - Pianura •• ed. , Uomo •• Milano. 1945; • Epi– S~<ha•• ed. Scheiwiller, Milano. 1947; .. Assedio •. edl– :1one La Zibaldone. Trieste, 1949; ,. Sopra un modo di morte dell'!nfanzia ... , ed. Galleria, Caltanissetta, 1954 Di prossima pubblica.:ione: - Per una definizione del U>mpo,.. LUCIANO BUDIGNA. nato a Trieste il 26 lugoho J924. I! buio Di Luciano Budigna conosciamo anche le Traduzio:, da Hoelderlin (Rosa e BaUa), e da Hofmannsthal (Rosa e Baflo); da Racine (Poligono). e da Hans Carossa (un gmsto angolo di muro la protegge dal giuoco della luce. vi giungono più quiete le stagioni, Lictto classico a Triestt, Facollà di Le1tere modeme alUUn1versità di Roma. Dal ·50 al '55 è redattore del Terzo Programma della RAI Dal '55, è il Capo St>:ione ProQTammi Culturali e Speciali del Centro di Produ– :-ione TV di Milano. Dal '50. è cririco d'arte della Settima.,a lncom illustrata. Collabora a numerosi gior– nali e rivi.stt. (Sche,w11ler). · Prese-nte nt>lle seg,uenli antolog,ie: -J\·uovi Poeti. (V~llecchi~. ... Quarta ~eneraziOne., (Magenta), ... _Anio– lopui. poetica della Res1$tenza... (Landi), e ,. La giovane Poesia 4- (Colomba). E 9:! d'amica orma, nerdura ronoscere t<>le.s:tl nome e a/tetti m Dt>i ch"io tu., Gilda Mu$0. /lolla dr Romeo. muo,e. t> nssi nel l'Jillenot:ecento - da ne.t.tuna ~rt~ sostenuta se non da ou,esrn: 1l ca•HO. f:bb, CtJOClh b1ornt1 e chta,o nso. Pwcou, al r,oera lnbe,o. e fortemente amare e •I rE"r~o n Mno,un.!<!. GIORGIO CAPRO:S-1 i migliori esempi di quella lingua let– teraria che movendo dal dialetto tosca– no dioenne. massime nel secol.o decimo– sesto. nobHmentecomune a tutta Italia• Prima di tutto insegnare a scrivere con proprietà e vivezza. dignità e spe. ditezza. senza ridursi idolatri dei clas– sici sol perché classici. Ove si fosse in– dugiato a e pascere ancora dl ricotte> e non dei letterati. E, di conseguenza, nell'ordinamento delle Letture italiane procedeva dalle favole esopiane ai di– scorsi di Machiavelli. dalle argu.zìt I! dalle facezie dei cronisti alle storie del Giambullari. del Varchi e del Porzio. Dapprima senza le note, nel timore che fossero e cagione di scioperataggine>. eppoi con. le note. cedendo ai consigli IJIPRESSIO:\I. D.i-\. H F O G 1., I 1,; T 'I' I l<J P I A ::\' I<! 'I' E .. FUNERALI -D'INVERNO * <li GIIJSEl_,PE LO.I GO di fiori erano appoggiate ai muri sotto il portichetto delrmgresso. Potei leggere no– mi di artisti famosi. Pensammo. io e L.. che finalmente in morte gli anttchi amici s'erano ricordati di F.. che era stato scrittore non disprezzabile. conversato– re piacevolissimo. commensale incante– vole. Ma non mi pan·e che potesse essergli destinata la magnifica corona di rose rosse che recava sul nastro nero l'aurea scritta: e I colleghi del Com– missariato>. Non m1 risultava. infatti. che F. avesse mai ricoperto pubblici uffici. A dirla bre\'e. dopo una ,·entina di minuti partì il primo morto con l'auto– furgone. e non era il nostro F.. e dietro questo primo morto se ne andarono i soldati. una sessantina di persone. metà delle corone. E poco dopo partì il se– condo morto e nemmeno questo era il povero F.. e si portò appreso un'altra ventina di persone e molte altre coro– ne. Per cui restammo in quindici ad aspettare il nostro morto e due sole corone di fiori e un mazzo della vedo– va. L. era indignatissimo. e ~Ianco un drappelJo. manco un colonnello>. ripe– teva. e Quando uno è morto non è più ufficiale>. Il mesto corteo scivola,·a sull'asfalto. lentamente. !ace"·a freddo. la chiesa era lontana. Ognuno cominciava a pensare ai casi suoi. Erano le undici e un quar– to. c·era chi aveva appuntamenti a mezzogiorno, quei soliti appuntamenti Giuseppe Longo con Leonida Repael in cui non si conchiude niente. prima di tutto perché. come è ~bitudine romane!. dirsi: e ci vediamo a mezzogiorno da Rosati> significa che, se ci vediamo. ci vediamo ::?.ll'una e un quarto. e poi per– ché tutte le conversazioni d'affari si risolvono col dirsi: e Allora ci vediamo giovedì ». C'era chi . effettivamente do– veva andare a riscuote:-e in tempo per ~~~era\!!!ar:es~:n~ot;r~~t~e a~:~:ra eh~~ sto il permesso all'ufficio. F. tutte que– ste cose le sapeva benissimo. Egli leg– ge\·a ormai dentro i nostri pensieri. Quando arri\·ammo alla chiesa. fatta la conta. eravamo già in tredici. Due s'erano squagliati approfittando della sosta ad un semaforo. La chiesa era una ghiacciaia. Coi baveri dei cappe tti al– zati fin sopra le orecchie stavamo com– punti ad ascoltare la :\lessa. Soltanto la \·edo\·a e tre altre signore che l"ac– compagnavano erano inginocchiate da– vanti al catafalco. Sentivo dietro di me ~t. che diceva a T.: e Purtroppo io de,·o andare. C'è O. che m'aspetta alle un– dici e mezza a via Frattina e manca un quarto .a mezzogiorno>. Si che quando fummo a1J"ite già parecchi avevano adempiuto il precetto ed alle prime no– te dell"organo che accompagnava l'asso– luzione della salma eravamo in sette. donne comprese. Sulla via del ritorno L. fu assalito dall"atroce dubbio che ci fosse stzto, al– l'obitorio. uno scambio di cortei e che le corone e le persone e i soldati che spetta,·ano di diritto al nostro F. fosse– ro andati a finire. nella confusione, die– tro il primo carro. Ma L.. nella sua in– genuità. trascurava il piccolo partico– lare che F. era morto poverissimo e che avendo goduto in vita fama di uomo probo retto onesto e buono era logico che fosse abbandonato da morto. E pre– sto sarà dimenticato. A meno che qual– cuno di noi non se ne ricordi per l'in– freddatura che si è presa ai funerali. (Da e Foglietti e pianete>) Gll:SEPPE LO~GO lore per sé, ma tutto l'acquista dal la– voro deU'artista t? Gli è che H De Sanctis nella forma badat:a più all'eSpressione dei sentimen– ti e dei concetti, e il Carducci invece al t.·alore della parola. alle finezze del-– l'arte. Se l'uno era più storico, l'altro era più critico. Però il Carducci. rivol– gendosi ai BriUi e agli. altri collabora– tori, li esortava di continuo - una voL– ta condotta a termine l'illustrazione grammaticale del testo - ad accogliere tutte le possibili note e biografich.e, cro– nologiche, topografiche, brevi.. Ma nulla che sia critica storica del testo. La cri– tica storica non si pu0 fare in ginnasio ... ILiustrare le parti in. modo che il tutto sia intelligibile, va bene. Far critica sto– rica, no; e ne anche troppa erudizione. Misura e proporzione e intendimento di– dascalico e ordine ... Nell'insegnamento secondario, elementare sempre, tutto quello che è di più e per nostra erudi– zione soppraffà. Nulla di soggettivo a. Ma il Brilli. di frequente si lasciava prender la mano e trascurava cdi far le note solamente necessarie, senza diva.– ga.:ioni e sentimentalità estetiche - le storiche, geografiche. di lingua>. Pron– to ll Carducci tornava a raccomandare: e 1) la massima precisione in quelle di lingua. secondo credo aver fatto io nelle composte fin qui: altrimenti son fanfanate e grullerie di buongu.staioli da far guasto alle scuole e schifo aUe persone serie; e 2) la massima esattezza e brevità, e un odio catilinaria alle chiacchiere mo– ralistiche e per mostTa di estetica o di saccenteria; e 3) il sentimento dell'opportunità. Inutile [per esempio] discorrere sul trattamento de' matti. stupido su H br-u– cior della mano di Muzio Scevola a. E specialmente si raccomandava e per le note alle sce11e drammaticlie; dove è t~nta ricchezza di lingua parlata fioren– tina. Non avendone l'uso bisogna scar. tabellare di molto. Proverbi del Cecchi– Passerini, '.\lodi pro\·erbiall. Note del Melmantile-Nicolai ch'io l'ho, ma chi sa dov è Tommaseo. Crusca nuova. Fan. fani. Uso toscano. Rigutini valpoco. Pe– lrocchi. H Dizionario nuovo che si sta pubblicano dal Treves >. Benedetto Brilli! e Xon si metla in testa di fare dei ceselli nelle note. Sem– plicilti. semplicità! e chiarezza e brevità an.zi tutto. Non divagazioni. non allu– sioni. non Tommaseiate e. tanto peggio, Fanfanate. Semplicità, semplicità, sem– plicità! >. Bi.sognava si persuadesse. spe– rimenlandolo in proprio. e che il far nota non è quella cosa facile rhe ahn crede a; e e che in fondo è una fatica perduta>. Ma ben altra intemerata si. buscò it BriUi, la volta che commise L'errore di giudicare dagh esempi repe-ribi.li nei vocabolari , se una parola è della tale età o della tale altra, se e letteraria o fil.oso /i.ca >. Per il Carducci erano tutte occasioni di. cui approfittava, come se fossero proz;ocazioni insopportabili, per dare sfogo al suo umore. Net caso ci– tato, dobbiamo ad una di esse la sfer– zante Lettera carducciana del 29 marzo 1887; che comincia con un rabbuffo, pro– segue con l'esempio di qualcuno degH errori commeui e con t'indicazione di quali e quanti fossero i dizionari da consultare, pur sempre con cautela. e EUa ha una gran fede, pare, nei di– zionari. Ma ltalia 7 dove sott-0 tante Le cose fatte male, i di.zi- Onari son fatti malissimo, e peggio di tutti quello del Tommaseo, che con la sua ideologia. con la sua frega epigrammatica imbecille in– sulsa e maligna, rimescolò brutalmente la vecchin Crusca, la Crusca del Ma. nuzzi, il mucchierello del Fanfani e la robetta che i suoi collaboratori, pedanti. facchini e tosca.narelli -versavano innanzi alla sua cecità. La Crusca deL Manuzz:i che porta le giunte utili e buone fatte in Italia al vecchio Vocabolario dal 1815 al 1860, è da consultare innanzi. ogni altro, poi la Crusca nuova, e tl no Fan– fani (con giudizio), poi il Tommaseo (stando sempre su l'avvisato contro i suoi imbrogliamenti e travestimenti. e pasticci), poi il Tra mater cecchio e il nuovo detlo Scarabelh (con giudizio am– bedue), poi it vile Rigutini; m fine anche– la manzonata jiorentil'la del Lucchese e del valtellinese può in qualche caso gio– vare>. vale a dire H Xovo vocabolario della Lingaa Haliana. promosso da quel– l'onorevole Broglio, ministro per la Pub– blica Istruzione, che cercò. senza nu– scirvi, di relegarlo sulla cattedra di Let– teratura latina neU'Uniuersità di Napoli. Ma guai a sfiorare il tasto della con– tesa tra la teoria linguistica manzoniana (che, per dirla col Russo, , era una for– ma di egualitarismo settecentesco, eh.e si condudeva con la tirannide oppressu:.:a attribuita a una regione [la Toscana], a una città [Firenze] >) e la teoria lin– guistica carducciana (che, sempre per dirla col Russo, , con decisa visione sto– rica, doveva rivendicare la t:ersatilità spirituale dell'Italia, in. forza delta. di– versa storia stessa deUe sue regioni a). (Russo. 27, 29.) D'altronde come non da.– re ragion.e al Carducci quando .si do– mandat.·a se l'Italia, che nel .teco:o xi·! attinse la compiutezza della. sua lette– ratura e la impose all'Europa, noA. ebbe tanti centri quante regioni e qua.si quan– te città? e la copia e varietà di queUa tanta produzione non ebbe poi final– mente un carattere di effettuale unità? a. Tuttavia era questo stesso Carducci ad opporsi. alla teoria linguistica del J!anzoni proprio perche gli risultava an– tistorico L'asserito primato della Tosca– na e. in Toscana. di Firenze. A!l'c anti– storicismo illuministico>, al e razwna– lismo giacobino>. alla e fissa_-ione gia– cobina ~ det Lombardo opponeva il suo storicismo illuminato. rivendicando per– fino la Legittimità e la fertilità dei dia– letti, perchè nel mentre riteneva e riba– diva che e la. correzione nelle forme e ne' suoni, e certa eleganza di scorci e di frasi, certa concinmtd di dizione > fossero proprio solo della Toscana, sU– bito si affrettava ad aggiungere chè e g!i spiriti e i colori, il muscolo e iL midolle latino e la vertebratura della costru– zione> esistono pur sempre e on.che in quasi tutti gli altri dialetti...>. Ma torniamo al Brilli e alla strapa.=- 2ata del Carducci. Si sarebbe detto ch'es– sa fosse già abbastanza lunga e che la lezione dovesse bastare. Invece no. Car– ducci voleva tirarne una morale. E nes– suno l'Gvrebbe potuto trattenere dal– L'incorrere cosi nella polemica, passando dalla critica alla politica e conferendo siffatta coloritura at suo sdegno da ren– derlo spettacoloso. Valga it rero. e Da tanti anni che lavoriamo insie– me qualche cosa [mi] dovrebbe avere almeno insegnato che voialtri ragazzi, venuti su tra U leopardismo e il man– zonismo, di lingua non sapete nulla.. Sapete la grammatica e la retorica e non è poco. Ma, quando venite a giudi– care le dizioni rispetto alla loro storia o aU'uso popolare o letterario dinanzi a me, che son. nato in Toscana di gente to– scana• antica, e ho vissuto 25 anni tra H popolo e col popolo toscano, e da tanti e tanti assai anni ho letto e leggo tanti antichi scrittori. popolani e lette– rati, mi fate una figura così buffa. che l'ItaLia> la quale canta la messa per i morti di Dogali e leva gli obelischi per le sconfitte, quasi quasi mi passa di mente. Vile generazione, a questo siete venuti. Quante epigrafi avete fatto. quan– ti versi, quami discorsi perché cinque– cento contadini, non potendo scappare, sono morti. Acete parlato di Leonida, canaglia. Eracate tanto certi di essere vigliacchi. che il sangue ttaUano veden– do che era rosso, vi ha. ubriacato. e Via. istrioni d'Italia, alla messa coi ~reti, guelio è i~ vostro posto. Tçnetevi 11 vostro Depret1s. Non mai popolazione biz!Intina a corte borbonica ebbe un go– verno cosi inetto. cosi spregecole, cosi ridicolo. cosi coglione come quello che rltalia ha dalla senile impotenza d'un. uomo che la maggioranza sua ammiraca perché lo credeva un farabutto . . 4.l dia– volo tutti. Ma che volete che il diavolo si faccia di voi altri? In chiesa. m chie– sa, alla messa e a cantare il requiem ai morti di Dogali. > Ecc-o a q1rnli estremi potevano sospin– gere il Carducci passione letteraria e passio11e polttica quando si trovavano a coincidere nella lamentela per una sem– plice nota scolastica sbagliata. Ma noi non diremmo che fossero i suoi momen– ti e i suoi tratti migliori. Doveva con.tri- 0uirvi un certo amore del pittoruco e a!cunchè del piacere gladiatorio intrec– ciato ai gusto stron.catorio. Carducd rag-

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