la Fiera Letteraria - XII - n. 51 - 22 dicembre 1957

LAF ERA LETTERAR 'Anno XII - :'i. 'il SETTIMA 'A LE DELLE LETTERE DELL A RTJ E DELLE CIE ZE Domenica 22 dicembre 1957 SI PllBBLICA LA UOM~NICA Direttore VlNCJ,:1ZO CAH.DARELLI QUESTO N t\lF.RO L. 60 DIREZIONE. AMMINlSTRAZIONE: ROMA • Via di Porta Castello, 13 - Telefoni: Redazlone 555.487 • Ammlnlstr. 555-158 • PUBBLIC1T A': Amministr.: ,. LA FtERA LETTERARIA• • Vie di Porta Castello, 13 - Roma • TAR.: Commerciall L. 150 Editorie.li L. 80 eJ mm. • ABBONAMENTI: Annuo L. 2.700 - Semestre L. 1.400 - Trimestre L. 750 • Estero: Annuo L. 4.000 • Copia arretrata L. 100 - Spedizione In conto corrente postale (Gruppo Il) · Conto corrente postale n. 1/31426 A Cll\"QU F.J ANNI * RICORDO DIPANCRAZI * di 11Il1l'ALDO IJOCELIJI Col passar del tempo, il senso del vuoto lasciato da Pietro Pancrazi si è venuto accrescendo. Quel ruolo di mediatore e mallevadore fra gli scrittori d'oggi e il pubblico, che è. o dovrebbe essere, pro– prio di ogni critico militante (o e giornaliero», come lui, nella sua arguta modestia, preferiva dire); quel ruolo, facendosi sempre più difficili i rapporti fra la letteratura e i lettori, è diventato oggi importante, • neceS6ario » come non mai: e non s1 vede chi sia m grado di tenerlo con l'affabilità, la grazia e insom– ma la congenialità con cui lo tenne Pancrazi. Perché egli ehbe l'arte rarissima e di dar oempre, a chi legge, l'illusione d'esser lui lettore a pensare. se non a formulare, la verità » (come disse, ammirando. di • Ferdinando Martmi). Era un critico non filosofico o estetico o storico, seppur non ignaro d1 coteste du;,ci– plìne; ma un critico a sua volta lettore: lettore, in– tendo. non nel senso quasi iniziatico che si suol dare a questo termine da ermetici, sensibilisti o e variantisti »; ma nel semplice e pacato senso di guida nello scoprire in un 1ibro. in uno scrittore, le cose belle. e nel guardarle, se non sempre in profondità. controluce. Non v'è dubbio che su tale arte abbia avuto il suo influsso quel clima fram.mentista e vociano in cui Pancrazi si trovò a fare le prime prove (e di cui è testimonianza i'antologia Poeti d'oggi, pubbli– cata nel 1920 con Papini), e spe<::ialmente l'esempio del Serra, di quella critica alla coniluenza tra car– àuccianesimo e crocianesimo. Ma più decisamente vi ha influito il suo gusto di toscano formatosi sui boz– zettisti e memorialisti toscani del secondo Ottocento, dal Collodi al Fucini al Martini, -appunto; e sui cri– tici-artisti o artisti-critici del tempo, dal Nencioni al Panzacchi, che con quelli meglio gli sembravano far lega per buon senso e per civiltà letteraria, e che egli sentì maestri in quel genere del ritratto o bozzetto fra critico e morale, divenuto ben presto il suo, seppure nella miSUTa· dell'articolo di giornale. dell'c elzev1n ». Pertanto ~ancrazi non indulg<?-rl m;i:i all'Impressionismo morbido e decadente del Serra. ingegno ancor meno speculati'1o del suo. ha però una sua solidità morale, ha fede nella ragione e nel ragionevole: la poesia, l'arte hanno da essere intel– ligibili, chiare. Egli bada soprattutto al concreto, all'umano, al reale. Fra uno scrittore di fantasia e uno scrittore aderente ai fatti della vita quotidiana, la sua s1m· patia va a questo; fra un lirico e puro,. e un poeta che in versi tradizionali parli di cose e vere». e sof· Certe. il suo interesse è per il secondo; fra un autore d~ • prose poetiche», o e prosatore d'arte"• e un narratore, la sua predilezione va a quest'ultimo. E non si tratta, è ovvio, soltanto di generi. Ha i,1 503petto i drammi intel1ettuali, i e problemi ». le 1deologie. gli spasimi. le u doglie cosmiche,> (pi;oprio l'opposto del Borgese): il suo gusto è antiromanticc e, in fondo, conservatore. Gusto però scaltrito, esper tissimo, sicuro, confortato di umanità, anzi di huma– nitas; gusto che se non mira a· ricostruire, deffarti– sta, il mondo estetico né a disegnarne lo svolgimento nel contemporaneo moto della cultura, ma sta pago ad ac~nnarne i tratti principali, a cogUerne con immediatezza le movenze, gli accenti. gli umori. è tuttavia molto più rispettoso della sua personalità che non siano parecchi critici puri o stilistici. in quanto non la frantuma o disperde quasi mal. E se Pancrazi indugia più su questa che su quella pagina se trasceglie una frase, un verso, un periodo, non è per trarne spunto a commenti o parentesi liriche. sì per una riprova quasi arU-giana del lavoro ben riu– scito, e insieme per un invito al lettore a provare. cioè a leggere, anche lui. Dal quale atieggiamento anche deriva quella che a tutta prima può sembrare sua abilità o furbizia o vago scetticismo estetico (nil sub sole navi, è un ritornello piuttosto frequente in lui): quel sorvolare sulle parti meno felici o, quando queste abbondano, quel modo cauto di parlare dei difetti, quelle perifrasi. quelle allusioni. quel dire e non dire, o voler dire quasi non dicendo. Di qui, anche, quel lieve, garbato umorismo che accom· pagna talvolta le sue impressioni e argomentazioni e che si ingannerebbe chi lo scambiasse per fredda ironia: un umorismo cordiale, che è insieme fastidio per il difficile. il complicato. l'astruso, e pudico com– piaclmento per la chiarezza semplificatrice e ordi– natrice del proprio intelletto; freno ad °'ni incon– sulta espansione o esaltazione, e insieme coscienza. nell'atto di segnare i limiti altrui. delle manchevo· lez.ze e dei limitJ. .propri. De i quali il più avvertibile è certo quel! assenza o scarsezza di idee e sguardi generali. di prospettiva storica, e quindi di una graduatoria, in senso 1ntr;n seco, di valori. Per ragioni e con modi tutti suoi Pancrazi viene cosi ad applicare il concetto crociano della trattazione monografica della critica letteraria. e a negart la storicità dell'arte. Senza peraltro por· sene il problema, che del crocianesimo egli accetta solo quanto è compatibile con la sua natura: una saggia, misurata d.ìscrimi.r.azione del bello dal brutto. della poesia dalla non-poesia. Critico del Novecento letterario italiano, nelle varie raccolte dei suoi arti– coli (Ragguagli di Parnaso, 1920; Venti uommi, un satiro e un burawno, 1923; Scritlori italiani del No– vecento, 1934: Scrittori italiani dal Carducci al D'Annunzio, 1937; Studi sul D'Annunzio, 1~39;_ecc.). e ora nei sei volumi deflniUvi che li rrnmscono. (Scrittori d'oggi, 1946-53: l'ultimo, uscito pcstumo), invano si cercherebbe la linea di sviJupo e gli onen lamenti di cotesta letteratura. Allo stesso modo che da certe sue pagine su autori dell'Ottocento e d'altri secoli, scritte a rincalzo o a r:storo di quelle sui con– temporanei, le figure minori. per essere guardate con meno impaccio o più simpatia, finiscono con aver I~ meglio sulle maggiori. spesso considerate, invece, ne: !oro aspetti secondari, quando non addirittura. come Pancrazi ama dire, e privati•: si veda il volume Nel giardino di Candido (1950). Un titolo, quest'ultimo. che dice appunto la modestia, e l'onesto scrupolo. di Pancrazi: il quale è il primo a rendersi conto e a confessare (nella bella prefazione agli Scrittori d'oggt) come il suo razionalismo lo abbia portato a escluderi: dal proprio oYizzonte critico quella parte çJeJla nostra letteratura contemparanea che più si affida all'irra zionaJe. specialmente la poesia ermetica: ovvero a ridurla. quando qualche aspetto tuttavia ne :1ccolga. DALLA iU Ollrl' E Pietro Pancrazi a un registro più o meno realistico (come nei saggi su Montale). :\fa il migliore Pancrazi va cercato in quegli arti– coli nei quali il temperamento dello scrittore stu· diato, o l"indole del libro. p:ù si avvicinano al suo temperamento. alla sua indole: là dove. mostrandosi ARXALOQ BOCELLl (Continua a pag ?) ASSEG ATO IL PREMIO SAII T VINCENT 1957 * GOFFREDO BELLO~ UI uomo di lettere, uomodicultura * di AL D O C _l. JI l<J R I~ O Il ~ Premio Saint Vin- lato quasi sempre lui, e mi corda benissimo il d_ialetto. Eppure se c'è un uomo ~ cent •· che come noto. vie- ha domandato: e Hai finito Forse quando, intinto 11 pen- n:iia conoscenza che appai~ ne assegnato al giorn~lista di confessarmi?». Sorrideva. nino, lo tiene sospeso sul fo- nposato e tresco, con quei che abbia_meglio serv_ito_ la Giudice di letteratura, e per glio, aspettando che gli ven- suoi lindi vestiti elegantissi· cultu~a. e st ato attribuito i contemporanei non sempre ga una parola da metter giù mi che accentuano l_'ordine ~nei anno a Gof[redo Bel• t~nero: è in lui una co!"tesia ~n. ie altri:- come. ta_nu ita- interno e ~ discr~o_ne 1~ S_uU-attività del1'_ insigne ::a~~r~ledfh~o~dsc~~~te 1!1 ~~ ~~ 'll.su ~~~:m:;t~gioJÌ3t~~~t: ~~r:~~o~o~ ~~~n;i~c?nu~;~ scritt(?re S1amo heu_ di origini. al suo pensiero: lo concreta fanna. Che ha una memoria ~r~~dc:r~~~~~~ articolo Non dispiacerà at lettore nei modi dell'infanzia e del- prodi~osa e se ne serve, re- . sapere che Il nome Bellonci la giovanezza? Sul suo viso Uce: bolognese anche m que- Eccomi qui a discorrere net è veneto. _anzi venezian_o. Nei d'argento e biacca, aUinato sto: nel godere, spremendone salon~ di un grande aJ~rgo Trecento. 1 siori Bellonc1 se ne dagli anni e dalle meditazio- tutto 11 succo, gli anni delkl veneziano. con Goffredo Bel– lone-i: come tante altre volte da qu~_ndo ci conosciamo; ma con p1u agio. e quasi, mi oa– re, senza quei limiti di tem– po che hanno reso negli anni. i nostri colloqui una serie di puntate: a discontinue rlpre– se, secondo J'umor dei viaggi. dei lavoro. degli obblighi. del– la sorte. Eppure.abbiamo tan• te cose in comune: primo, un disinteressato e appassionato e vorrei dire concorde amo• re per la letteratura. Abitas– simo la stessa città. finirem– mo coll'occupare del gran tempo a ricordare; un verso. un poeta. una pagina. molti libri. Oggi abbiamo davanti a noi più ore. E. alla fine. ho lasc:ato Bellonci. fresco come una rosa dopo aver par- cerò come :1 primo del m~o insegnamento: con Dante "· E ..enti che a:le lettere e!"a chiamato; ma frequentò an– che i corsi d'economia del Pareto, in Svizzera. del Pan– ta.leoni. a Roma. Dipinse da dilettante. Molto si interessò di musica: e. se di musica par:a. diresti abbia ascoltato. e ricordi. tutto il possibile. Giovinotto. fu attratto dalla Roma d·altora. Ci vive da cinquant'.anni: dal 1907. IL LIBRO IJI ClJI SJ l'AlfLA * Non è stata abbastanza rievocata. 6e non dai gioma– U di Roma. la piccola. pacifi· ca rivoluzione ch'ebbe luogo al e Giornale d'Italia ,. al principio del secolo. Il tut– tora vivo e vegeto Alberto Bergamini. ebbe l'idea del!a e terza pagina ~: e la attuò. gradualmente. nel modo che poi fu accettato da tutti i quoLdiani maggiori: e ancor dura: o non staresti leggendo. tu che ci hai posato gli occhi. ques:o elzeviro. Erano g:i anni di D1ego Angeli lo snob, r:oma.nziere. traduttore di Shakespeare, critico d"arte; di Domenico Oliva, monarchico sino at fanatismo e critico letterario e teatrale. Erano i begli anni di Luigi Feder– zoni: non ancora preso dalla passione politica, che scri– veva di letteratura e di pit– tura. Bellonci sugge.ri . assun– to dal e Gior nale d 'Italia "· una rubrica che redasse per alcuni mest proprio a quattro m ..n,. con Fi:tien.Jnl 1.all\lr<11. Giulio De Frenzi): un colon– nino di libri, che firmavano e Il Tagliacarte ». Diventaro– no famosi, i due, per una stroncatura feroce del primo romanzo, che chi lo lesse de– finisce dannunziano. anche se l'autore me ne parlò anni or sono con affetto: e Critto– gama», di Bruno Cicognani: Il e( Penta,nerone)) di Basile t1 1 adotto daHenedetto Cr ce * E davvero 10esphcab1le che tico nel quale erano scritte pido. di immagmi succulente. '°' • 11 quale minacelo d'una ~ue- un uomo d1 spmto come lo novelle e egloghe, difficoltà di precettistica popolare di re1a 1 due giovam. e fini col abate Ferdmando Gaham. complicata dal ridondante doppi sensi burleschi ~ di rabbonlrSI: e p1ù tardi mando non abbia saputo apprezza- lmguagg10 secentesco e Pre- contundenti mvethve una ai suoi cr1tic1 ti primo libro re 1 1 Pentamerone d1 G1am- sentava,. .scnve Gmo Dona, m1nie 1 a sema fondo per 1 fi- •'-4llllllllllllillJIIIÌll'l'9______ della sua vera vocazione d1 i:~s~a~1:l:~la t~~~~~!~fe d~ e qu~sto mirabile Cunto de h lolog 1• 1 aemopsicologi e t pa- scrittore toscano e 1taltano a volte addintÌ~a inventa cunl 'tu~? ,duplice faccia da rem1olog1 » II che spiega l'm-j ;.:.:;:;.::;:,:i:z.,...;.;;.;;..,... __ ... __ tra i maggiori del suo tempo· te. o almeno del tutto rtela= ~~Il !tiro. e\en~:~!~ r~ab1~stcr°ec!teresse~uccessivo d~ letterati Goffredo Bellone! e Set storielle d1 nòvo corno,. borate, dal geniale avventu- ciata m uel1o un d comt renzo LIPP 1 e come Non bisogna credere che nero gentiluomo e letterato tazione q r Ìua ~i oc~men- Car O Gozzt. che riecheggia· andarono a Ferrara; r1cch1 nt. scorre urr ~ornso mite. e sua vita Eppure ha fatto la ronversazione di Bellonci oartenopeo del secolo XVII poletanape l«:iia cittavi a dai rono nell'estroso Malmanttle oropr1etar1 terrieri. Poi con· vien da pensare che questo tante Ci:!~· anche se, sul prin- sta fatta di quest'aneddotica che, sotto Il titolo Lo cunto n • e e racquastaro, tl pnmo, e m ta· gmrarono contro un Estense, uomo e, prima d1 tutto, un c1p10, 5 e apparentemente di- 1 . eh tutta . de h cunt1. non soltanto ha ~~ade .. nelle sue man~feS t a- lune sue fiabe 11 secondo, ed emigrarono m Romagna. saggio. che ha saputo appro- sperso 10 molte preferenze e splccio a. e vta. po precorso l'opera dei fratelli 1 • 0 e piu semplici e pm rea- molte vicende, motivi per- a Forh nacque 11 padre d1 fittare del tempo concesso a occupazioni tr-ebbe formare un libro _vi– Gnmm, del Perrault, di Car- i~igc~e f duphcità dde\ lr- sonagg1 del Cunto. e più tar- Goffredo: che è d1 Bologna ciascuno d1 noi come pochi Studiò lettere, col Carducci V~ClSStmo e divertente. Non to Gozzi e che. come mter- 0 • rascorrente. a P e- d1 quella dt stud1os1 e nela- E della grassa e vtva e cara e Quando leggi?» domando del quale udi la famosa lezio- bisogna pensare che soltanto prete del linguaggio popo- ~ort 1 co bahocch1smo m1tolog1co boraton d1 tradizioni popolari e affabile e !!eta e _accoglien· stupito della sua molta atti- ne dell'ult?mo corso qu~do r1cord.1come quello della inu- lare aprì la strada allo stesso t c asstc eggiante alla oarla- FERDI;.r.:,-\NDO YffiDIA te e sana città che e Bologna, viti. e Sempre». nsponde disse, commosso e fiero. ."-LDO c~Ea.r..o Gtuseppe Gioachino Belh. a. n;t medo 11 pletonca, del _ Goffredo, dopo cinquant'an- senza vanto e Dormo così e Questo è forse l'estremo an- -- penetrando tn quel e primor- conta mo e e arhg1ano, sa- (Continua a pa;. 21 nl dt residenza romana, n- poco,. no della mia vtta. Lo comm- (Continua a pa;:. ?) ~~ s~/ ~~~~::e c~~l pi~ lir='=========================================================ai grande poema dei suoi so- netti: è davvero inesplica– bile come un espertissimo conoscitore della vita e dello spirito napolitano e per di pfù nutnto di quello spirito illu– ministico di cui il Basile è un esemplare ante litteram abbia lasciato sul Basile stes– so e sulla sua opera uno dei giudizi più aspri e più ingiu- sti. s.:>tto il quale è forse da riscontrare un certo pregìu– d_izio intelJettualistico retag– gio di una tipica situazione letteraria, che si potrebbe anche identif\care nel pregiu– dizio antinarrativo frequente nei letterati italiani di ieri e di oggi. E' orobabile comunque che lo stesso Basile nutrisse qual– che dubbio sul valore della sua opera. tanto che sotto– scr:sse il manoscritto sotto il pseudonimo anagrammatico di Gian Alesio Abbattutis: ed è a,tres1 probab:ìe che su s:r– fatta decisione abbia influito il timore che una certa licen– ziosità del linguaggio delle sue favole - raccolte in gran parte dalla viva voce della plebe napolitana, esse non potevano essere certo gran che castigate - urtasse con– tro i rigori di una società or– mai fortemente impregnata di moralismo concroriformi– sta, e non v'è dubbio che per quanto la sua vita sia stata ricca di avventure, di viaggi e di incontri diversi. il Basile abbia tenuto grandemente. e senza ipocrisia per giunta. al– la sua fama di onorato genti– luomo. tale per tr2dizione di !am:g~;a, di cui. del resto. fu raro esempio la bellissima sorella Adriana, e virtuosa » o e armonica ». come erano chiamate le cantanti liriche nel ·soo, un secolo non certo castigato nel mondo teatrale. Ma forse all'iniziale sfortu– na del Pentame.,-one dov" in– fluire. anche al tempo del– l'abate Galiani, la difficoltà LA PIEB \ LE11ERABIA nel 1958 * CONDIZIONl DJ ABBONAMENTO .i\B8O='-'A~IENTO annuale ABBONAMENTO annuale con pagamf'nlo semestrale . ABBONAì\lENTO annuale con pa!!'"3mf'nln trimestrale EST ERO - annuale L. 2.700 L t.400 L. 750 L. 4.000 N B - Gh abbonati c-~'1e gradiscono il pagamento semestrale e trime– strale ASSUMONO L'IMPEGNO DI EFFE'lì'TIARF f PAGAl\fEXTl AN– TICTPATf E PER T(ITTA L'ANSATA Abbonamenti cumulativi annuali ' LA FIERA LETTERARIA e IL TE~tPO pn 6 numeri settimana!! oer 7 numeri settimana!! IL RAGGUAGLIO LIBRARIO . HUì\JANITAS I U 1~ O lf T .t ,I' rr E L. 9.930 L. 11.180 L. 3.510 L. 5 130 « LA FIERA LETTERARIA» SARA' S BITO E GRATUI– TAì.\lENTESPEDITA A COLORO CHE VERSERA 1·0 L'I. !PORTO DI ABBONAMENTOPER TUTIO IL 1958 CHI PROCl'RERA• CINQUE ABBONA:\IEXTI AN~"Ul riceverà In omagrto e LA FIERA LETTERARL.i\ • per un anno I PRESIDI DELLE SCUOLE l'\lEOTE E UPERIORt che 111ivleranno cinque abbonamenti fra gli c;tudf>ntl e le classi de11"Istitoto avranno irrat-ulto il rtornale oer la Bfbllnlt-<'a <ilt'nlastica. Si prega vivamente di effettuare i pagamenti sul c. c. postale n. 1'31426 - Via di Porta Castello. 13 - Roma. Perenne lezione dei testi la·tini * • di ETTORE PARATORE Le due questi0ni assidua- scienza scolastica e culturale. mente e clamorosamente agi- avviando a un ragionevole 1:~ec~n~~e~tilaterr:~~i~n:i d~~ ~~:!\~i~~3:~tl~airn~;I~r!5~~: la prima in termini tattica- tuale della nazione. Basta mente più accorti ed efficaci. aprire le pagine iniziali e cioé quella dell'utilità del la- considerare la sezione delle tino e quella dell'insuUlcien- Prime l~tture. dove si dà fi– za degli attuali metodi per nalmente la pratica dimost-ra– insegnarlo. hanno trovato d- zione di come un assaggio di nalmente un punto di ri!eri- brevi e f.ìcili frasi possa ser– mento concreto per una loro vire ad a\•viare i giova.nissi– onesta chiarificazione. lnten- mi scolari non solo al preti– do parlare della ricca. esem- minare approfondimento dei plare antologia di testi latini misteri della lingua ma anche per le scuole medie inferi<r alla conquista di una prima. ri. intitolata suggestivamente vaga idea della abbacinante Voces in aevum e pubblicata. civiltà che in quella lingua per i tipi della Ca.sa O. Barjes si è espressa. Dal proemiale di Roma. da quell'esimio lati- In primis venerare deos al– nista che è Benedetto Riposa- l'e,pigramma sugli effetti del ti, con la collaborazione della vino di Montefiascone, !rasi pro(. L~ Marini. 13 quale ha di diversa età e di diversa versato, nella formazione di provenienza sono aitentamen– cosl meritoria opera. la sua te commentate. s,i.scerate. esperienza d'insegnante. Nel- spesso senz'altro tradotte. la prefazione i due collabo- sempre inquadrate nel loro ratori hanno precisato I ri- significato umano più ,·alido. spettivi contributi all'insieme; in forma piana e convincen– ma - com'essi stessi avver- te. E l'illustrazione del si– tono e come si ricava taci.I- gn.ifkato ideale va di pari mente dal tono generale del- passo coo quella dei nessi l'opera - lo spirito è- uno e grammaticali e sintattici. sen– rivela una felicità e profon- za alcuna pesantezza. senza dità d'ispirazione ,·eramente sfasature o alternanze di tono rare. troppo crude, si da dare la Cornelio Nepo:e alterna in– dovinelli antichi e moderni. tratti sia dai Poeta.e Lo.tint minor-es del Baebrens sia dal Primm liba di Ugo Enrico Paoli. e fra i brani di Cesare. di Tibullo. di Ovidio. di Vir– gilio inserisce sentenze e massime di autori soliti ad essere dimenticati nei comu– ni repertori. e si chiude con brani di scrittori contempo– ranei in latino, fra cui anche della squisita versione dei Pinocchio coC.odiano. fatta dal compianto E. Ma!facinì. cui sono premesse queste auree parole: .. 11 visto fin qui pro– va come anche ques-a bene– d_etta o maledetta lingua la– tina. per chi ben la conosca e la sappia maneggiare. si pre– sta a rendere con mirabile freschezza e proprietà ogni parola. ogni concetto moder– no.... Il tutto. poi. in una ve– ste editoriale di nitida ele– ianza. con una trascinante dovitia di disegni. di cartine di illustrazioni: basti pensa~ a quelle che c,prredano i brani dei Commentarti cesa– riani e che farebbero gola anche a testi di molto mag– giore impegno scientifico !.---------------------- di un dialetto napoletano an- Discorrere su queste colon- pratica dimostrazione (e la ne di un'antologia scolastica. istintiva coscienza ai piccoli per giunta destinata alla scuo- alunni) che l'approfondimento la media inferiore. se.mbre- linguistico è in funzione deJ– rebbe ruor di luogo. Ma non l'intendimento integrale del possiamo tacerne perché si passo. Quesfagile cornmistio– tratta di un miracolo d'espe- ne d'antico e di moderno. di rienza didattica. di un lumi- tecnica grammaticale e di noso atto di fede nei valori formazione spiritu3le ritorna tannativi della latinità. ch'è puntualmente in tutte le par– destinato a lasciare un solco . ti del volume che alle clas– protoodo nella nostra co- siche pagine 1 di Fedro e di ~la i pregi finora ricordati non basterebbero da soli ad assi.curare un posto a sé a questa regina delle antologie scolastiche. L'essenziale ne è il tono, lo spirito animatore Ciò che al riguardo salta subito agli occhi è l'unità di criterio nella .scelta dei bra– ~i. informata sempre alla -più mtelligeote ricerca di ciò che meglio rappresenti La pro– fonda humanitas della civiltà

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