la Fiera Letteraria - XII - n. 43 - 27 ottobre 1957

Pag. il. LA FTERA LETTERART~ Domenica 27 ottohre 1957 F PERFEZdIO:Et:I dST:~JE DlhLINGUAdGGlO ILCENACOLO DEI '' FOGLI PERL'ARTE, econ I a 1 ou aneau Nota e traduzioni d; GIOVAN TJ ECCO di * GIA.COillO AN'l'ONINI MaTcel Jouhandeau oltre- doti e le ~nnotazionl a volle o,ccnianeddoto per quanto po· paKata la sessantina ma an- dl una discrezione sorpren· co deJ,lno di rilievo, gli ispi• cora 1i~>Vanlle di aspetto vi- dente. Dell'intimità dell'auto· rano pagine brillanti ed a vace d1 spirito e tutto teso re, ~ella sua vita coniuaale e volte considerazioni di alta verso l'avvenire è oramai passionale, delle quotidiane Interesse. La qualità dello 6li· gi\.Ktamente considerato uno abitudini e di quanto riguarda le è sempre uguale a se stes– del maggiori &crittori france- t più segreti recessi della per- 68 ed ogni pagina considerata st viventi. Un uomo sul qua- 1onalità di Elise nulla rimane J111olatamentenotevole l\la la le secondo l'uso della socie- Ignorato, tutto t! esposto alla fflolttpllcazlone delle Pagine e tà mondano-lctterana p~rl- gran luce con una singolare dei libri diminuisce anzichè glna I cronisti di quotidiani assenza di pudore che a vol- accrescere il rilievo di ognu– e settimanali stampa~o rego- 1 te rasenta l'esibizionismo mo- no e f1nl!lce col rendere fati· larmente del trafiletti scher- raie. cosa e stancante una lettura zost, irriverenti, ma che m MentTe net libri giovanili cd all'Inizio attraente ed ecci• fondo tutti rispettano e mol- ln quelli di un lungo periodo tante. Se la qualità di scrit· U ammirano. A chi prende durato per una ventina d'anni tore di Marcet Jouhandeau la letteratura contemporanea e terminato colla fine della non fosse cosi alta ed indi· un po' meno alla leggera e guerra egll tentava di volta in 6CUtlbile non si deplorerebbe da anni VI presta un'assidua volta una h·asposizlone 6UI!tanto di vederla sciupata di• attenzione Marcel Jouho.ndeau piano del romanzo e del rac- minulla almeno in una qllan- r;~.J'ucfoò ~Ra~~°u~le~t~~!:1~ ;~"~°et ~in ~~!1~!~0 c3~,:~:a~fà l~t~I~:~~~~~ d~ ~~r:/~I ~~~ nar1a fecondlta divenuta a momenti quasi oss~siva. Du– rante gli ultimi due lustri i~ media ha pubblicato tre libri all'anno avendo al suo atti– vo un'opera di più di sessan· ta volumi. Certo Marcel Jouhandeau non è in Francia 11 sol o au to– re di ieri o di oggi do '8.to di una cosi sorprendente fa– coltà produttiva, ma mentre Balzac oltre ad essere un ge– nio aveva una inesauribile fanl3sia narrauva e Georges Simenon, pur ir_islstendo su certi temi che ritornano pe– riodicamente nella sua ope– ra. è di un'inventiva ammi– revole sempre rinnovala nel– le circostanze e nei luoghi, Marcel Jouhandeau è asso– lutamente privo di fantasia. In contrasto con un tipo di scrittore rappresentato nel modo più eccelso da Balzac e di cui oggi In . Francia Jean Glono e Gcorges Simenon sono due ottimi esempi, quel– lo naturalmente portato a creare colla penna personag– gi e vicende, a dar vita ai fantasmi della sua fantasia, Marcel Jouhandeau appartie– ne ad una categoria op~ta, di cui mancando l'inventiva tutto il merito sta nella scrit• tura che nel suo caso è dav– vero un'arte dello &crlvere, una perfezione di stile e di linruaggto. sottfat~~~en;l1 d;~o f~ 0 !fu:~: francese è tanto ricca egli dedica tutta l'attenzione. Il suo demone Interiore è pura– mente llngulstico. Per questo avrebbe dovuto essere l'auto– re di poche preziosissime ope– re anz.ichè di molte decine di volum i nei quali specie col 1 tt.no accelerato di produzio– ne de gli ultimi lustri tinisce col tipetersl continuamente, col proporci sempre gli 5tessi argomenti. ambienti e perso- ne li~~~~i : ~~! 1 ~~~f l\larcel Jouhandeau • gera t· nalmen~~Ja ~~~~h:et~~~~~ dov~ solt.anto cont~va la luce lore del suo ingegno o n_eso– l~ a~ Ou Pur Amour > (Gal- m~gica aa l~i proiettata con no soltanto la moneta spiccio• lim~~d ~di~ Parls) un~ :~~ ~~~:~ss~~iÙa~~~:Òse nd~\: :r:~e~!. regalata con troppa suo\ li~n/ 1 ù sco~ 1 certa~~Ìndi \'ultimo decennio ogni tinzio- Llmitandoci agli arrivi del rio~• !t e{-essa~te eeserie rl~ ne e abbandonata e nel con- tre ultimi annl vediamo otto ma gra O e mo far tempo ogni tentativo di co- volumi dl diverso spessore S!rve 1 (1 chti si possono e, struzione. Considerando quan- riuniti sul nostro tavolo: :cGa• girt. ca · di I aglnare vi- lo lo riguarda direttamente lande ou Convalescence au ncapace mm rso· od attraverso Elise oggi ed I Vlllage > e e Elements pour cende. di 1 . daru vita afa~tasia parenti ieri interessante In une ethlque,. (Grasset edit .. ~fg~e{j~uh:n~e!~aè e vuol se .ste_sso egli tutto anno~ e Parls), •La Parolsse du Temps 0 ess~re soltanto, un crÒnista ~ ~~~f; J'c.1Jic;~ts!~t~:/ 0 ~~nll~~= i~~! 5 /· ;L~pp~~~=geet d:aG al't°b~ ~,otutof es~~e t" br~ l(Uist!ca, quasi sempre amml· Trlbu > e Ana de Madame ~;a;i~ eno~ogr: ta mat lnt; revole, tutto pubblica_. -- Aprem~nt >, e Mor~ de V~ro- ressato e la cronaca rimane Ogni evepto per quanto ml- GIACOi\10 A:NTO~UI (Continua a par. I> I poeti di cui abbiamo dato alcune liriche tradotte, appartennero, per Wl tempo più o meno Jungo. al cosiddetto cenacolo dei « BUitter fOr dle Kunst,, (Fogli per l'arte). I Bliister fUr die Kun.tt, fondati da Stefan George e da Karl Klein nel 1892. u~cirono, con illu– strazioni di Melchlor Lechter, in fasci– coli che si pubblicarono fino al 1919. In dodici serie discontinue e saltuarie, non regolale da alcuna periodicità fissa li nome F'ogU pf!r l'arte echeggiava ma. nifestamente li titolo di una rivi.sta francese di René Ghil: Ecrits pour l'Art. li numero dei coJlaboratori andò man mano crescendo, e comprese letterati te– deschj e stranieri, critici. filosofi e sto– rici, oltreché scrittori nello stretto senso della parola: George, Klein, Dauthen– dey, Hofmannst.hal, Karl Oustav Voll– mOller. Frledrich GundolJ, Georg Sim– mel, Rlchard Mayer, Wilhelm Dilthey, Ludwlg Klages, Frledrich Wolter, Kon– rad Hiidenbrandt, Paul Géraldy, Albert Vermey, ecc. Nella scia dell'estetismo dei e Fogli 'PCr l'arte• si pose anche il Rilke. La tiratura dei BUitter era limitatis– sima. La rivista. destinata ad una pic– cola cerchia di lettori, in un primo tem– po non fu neppur messa in commer– cio. Solo più tardi uscirono due raccolte antologiche: una composta di contributi pubblicati nei numeri delle annate 1892 e 1898, l'altra di contributi usciti, oltre– chè nelle annate 1892-1898, nelle anna– te 1898-1904 e 1904-1919. Sopra .il gruppo dei Bliìtter fiir die Kunst esercitarono manifesti influssi. oltrechè i poeti del cenacolo monacense fondato nel 1852 da EmanueJ Geibel. i simbolisti e i decadenti francesi, i pre– raffaelliti, e gli estetizzanti inglesi e ita– liani. L'anello di congiunzione fra questi ultimi scrittori (Baudelaire. Venlaine. MaJlarmé. Rimbaud, Oscar Wilde, \Val– ter Pater. Ruskin, Swinburne, D'Annun. zio, H..a,_vsmanos, Maeterlink, ecc.) e i rinnovatori tedeschi era stato, in una delle tante unilaterali e false interpre– tazioni delle sue opere. Friedrich Nietz– sche. I canoni fondamentali a cui i Fogli per l'arte dovevano attenersi si possono dedurre dalle seguenti proposizioni. s~– condo il George ed i suoi soci l'uomo non è un essere sociale. morale e reli– gioso. ma estetico. Egli può attingere il vertice delle sue possibilità solo se si solleva, a poco a poco. Cino alla personalità dell'artista. A tale scopo egli deve vivere in una spe– cie di claustrale solitudine e dedicare tutto se stesso all'arte, polchè non l'arte de,·e inlormarsl alla vita, ma la vita all'arte. La vera poesia non è analitica. descrittiva, tendenziosa e dilettevole, non persegue fini extraestetici (politici, ,u– ci. ecc.). ma scopi adeguali alla sua in- DA STEFA GEORGE Il certame Ebbro di sole e di. sangue, piombo dall'antro acosceso. Spio nella piana odorosa il vago nume ricciuto, che col suo passo di danza, con la sua voce cano-ra nella mia grotta m'iN"lde. Oqgi saprà il gran furore che nasce in fondo agU .abissi! lo strouerò col mio ferreo pugno il suo roseo corpo. A vafl%a, e sembra un bambino! Oh, via la clava! Col solo braccio. ecco, atterro l'odiato! In guardia!... Ahimè, col fulgore degli occhi suol mi ferisce! Lì, tielle grotte. pugnando tra fosche e fumide vampe, io trl.onfat s1dla schiera! Vile, trattieni la folgore! Affida al braccio i.1 cora9plo! Ahi, sono armati di. luce, trinseca essenza. Invece di riprodurre con la massima fedelta la natura, essa lenta di ideallnarla e stilizzarla. Essa non si adcg~a nè al gusto della massa, nè e quello del ceto piccolo-bor– ghese. ma si rivolge !i>Olt.antoad elett;. anzi ad e Iniziati •; e per questo si espri– me spesso solo per cenni, e parla quasi per irdovinelll. I soci dei Fogli. per l'arte spregiano qualunque forma di sentimento che non ia governato dall'upiraz.ìone ad un classico equilibrio formale. Questi lette– rati sono, per lo più. temperamenti fred~ di e sobri o, per lo meno, cercano di apparir tali. Essi proclamano il Wtue z:um Stil 1 la volontà di raggiungere uno stile; ma 11 risultato finale d•i loro sforzi capo– volge il senso di questa espressione, con– vertendolo in quello di maniera enigma– tica e sofistica. li corifeo degli scrittori, che talvolta vengono designati con la significativa parola di Kumtcgoisten (egocentrici nell'arte). è Stefan George. li cenacolo dei Fogli per l'arte a poco a poco si sciolse, quando parecchi com– ponenti abbandonarono il corifeo. Lo spirito che Jo aveva animato era, in fondo, una deUe estreme espressiòni di quel panestetismo, le cui origini risali– vano a certi atteggiamenti romantici be– ne appariscenti in Wackenroder. Nova– lis. Platen, Ho!fmann, ecc. I limiti del mondo de.i soci dei Fogli per l'arte sono segnati dalla unilatera– lità di una concezione unicamente pro– tesa verso i valori estetici de.Ila vita. L'artista può - e spesso deve - stra– niarsi dalla realtà fluida e transeunte della cronaca, sconfinando nel regno, per cosi dire, aspazlale e att:mporale della fantasia, me in questa evasione non può prescindere dagli elementi eterni e uni– versali che costituiscono l'umanità. Vedere il mondo solo sub specie artis è vederlo sotto una prospettiva falsz. Ciò spiega di senso di raffinatezza e aristocratlcità troppo ombratili e fredde che dànno spesso le opere di questi autori. n·attra parte l'insistenza con cui essi hanno riaffermato le esigenze formali dell'arte esercitò bene.fiche suggestioni nella letteratura tedesca. in quanto se– condò gli lndinzzi cosiddetti neoroma~ tici, che nell"ultimo scorcio deU'Otto– cento e nei primi lustri del Novecento riuscirono a contrastare il passo al na– turalismo. Fuori di Germania l'in!lusso dei Blritrer fU-r die Kunst tu ristretto alle sollecitazioni che singoli autori - Ril– ke. Hofmannsthal. George - attraverso qualche loro opera lirica. drammatica o narrativa, più o meno felicemente tra– dotta. operarono sapra cenacoli letterari piuttosto schivi e raUinati. GIOVANNI NECCO ed egli atterra chl afferra! Sopra il m !o petto anelante gid preme U pie' scalpitante, e rtdc e intona H suo canto ... Ebbro di sole e dl 1angue 1 a morte oscura soccombo. DA RAINER MARIA RILKE Autunno Le foglie cadono, cadono di lontano come da vizzi ortf d'un ciel remoto. Cadono, e accennano di no, di no cadendo. La terra greve, dalle stelle movendo, a notte cade nel solitario vano. Tutti cadiamo, code anche Questa mano. Guardati intorno: in tutti è questa legge. Ma c'è Chi tutto con la sua mano regge, tutto trattiene con. levar sovrumano. ti silenzio Non senti, diletta? Sollevo la mano ... ... un sibilò ... sentl? Si mova l1 1olingo mortale pur piano, R&.l.ner :\:la.ria Rilke cd esseri innumeri origliano intenti. Non senti, dile_ua? Le palpebre chiudo, e nuovt ,u.s,urn tra,volano a te, Non senti 1 diletta? Or ecco le schiudo.– ma come, diletta, non sei più con me? L'impronla del mio piccolo gesto nel molle silenzio rimane visibile; s'imprime indelebile nel velo conteito stù vano remoto un lieve mio moto. Si levano in alto e icendono gli astri via via che respiro. L'effluvio alle labbra bevande mi emana, e ben ricono sco la mano lontana di chérubi. e chéru.bi . Ma queUa c he semp re sospiro non scorgo già qui. vo DA HUGO HOFMAN STHAL Presentimento di primavera Vento di primavera sopra brulli viali scorre, e alitando reca strane cose sull'ali. Dove echeggiava tl pianto U vento s'è cullato, e sopra l'arruffio di chiome a'è adaaìato. Ha scosso daUe piante d'acacia bianchi fiori,, recando all'anelante malato il refrigerio. Labbra schiuse al sorriso trascorrendo ha sfiorato, e le molli campapne veglianti ha perlustrato. Con voce di slngulto dentro il flauto e tra.Jcor10, tra.,oolando poi cìa sul crepu.scoLo rosso. Per stanze bLlbighanti è svolato silenu, e le lucerne al iuo tran.nto ri 10n ,pente Vento di pnrnavera sopra brulli viali. scorre, e alitando reca strane cose aull'ali. lt vento scorre lungo le aUE!e squallide e sgombre. e con l 1 atito suo sospinge pallide ombrt, ed intanto dlffonde la fragranza che seco trae dal paese don.de si mosse ieri n ott•. DA ~1AX DAUTHE~DEY egna una via blu sulla neve il sol meridiano Segina una via blu aulla n~ i; sot [meridi.ano. Rabbrfvi.dendo ride il mondo candido. Si stocca e quando a quando un Qhiac- [ciolo dal ramo, ed uno stillicidio di ghiacci all'aria frulla. Ninna la n.eve il iole meridiano. mentre l'abete verd e le:nt amtnte la cuHa. Un. picchio voto lun.oo ta strada blu [del piano. traccia volute in aria. e non tlLISUN"a: va tHentc, che pare splenda la notte [a..~rra. limitata alla sua vita priva- olmo della sua esistenza, ogni ta e non diviene neanche mai incontro per quanto banale, una galleria di ritratti di per- -------------------------------------------------------------- sonalità note delle lettere e dell'arte, il quadro di un ambiente. Marce\ Jouhandeau scrittore si è Interessato e tuttora si interessa esclusiva– mente a se stesso. Forse per questo cEssai sur Moi-méme>, dJ cui a suo tempa parlam– mo, rimane anche a distanza di anni uno dei libri più ric– chi di succo, più ,tgnJficatlvJ. La curiosità per se stesso che nell'operG non è esente da un certo narcisismo comporta un'attenzione puntuale e precisa per quanti lo attor· niano ed hanno avuto od han– no con lui rapporti affettivi Gabriela o quctidlane consuetudini. I numerosissimi libri di Jouhandeau possono cosi sud· dividersi in tre categorie: quelli dove parla della fami– glia, dell'Infanzia e rievoca l~ cittadina di Guéret da lui chiamata Chaminadour dove e nato ed ha trascorso l'ado· lescenza. quelll centrati su Elise e le tempestose vicende quotidiane della sua vita ma· trimonjale con qualche tra– scorso omosessuale da parte sua, ed Infine quelli meno numerosi dove rievoca qual– che figura laterale della sua esi&tenza di giovanotto a Pa– rJgl o l'ambiente scolastico frequentato per lunghi de– cenni In qualità di professore al ginnasio Salnt-Jean di Pas– sy. Ognuno di questi tre fi– loni avrebbe potuto essere esaurito tn uno. al massimo due, nutriti voluml. Invece una ventina e più di libri sembra necessaria per illu– mlnare ogni angolo di Chaml– nadour quale l'ha vista }'auto– re mezzo secolo fa, per trac– ciare ll ritratto di un membro della sua /amlgUa, un vicino dJ casa, un occasionale amico suo o dei parenti. Per Elise, la moglie tiranni· ca ed insopportabile dalla quale non riesce a liberarsi ~r::~~ 1a ~~~~ ;~~;g_tro~~ ! e ChronJques Maritales >, li-1 bro, audace, originale in cui lo 6Crlttore di polso si rivela ln pieno l'argomento già In I precedenza trattato In • Mon– sleur Godeau Marlé > poteva j sembra esaurito. Invece Jo~: 1 bandeau vi è tornato su a p1u1 riprese moltiplioando gli aned-' Lucila. GodOl,' Alcauaga, cUe-na, nacque ad Elqui, provincia di Victnla, neU'aprtle 1889. F'iplia d'u.n mae: stro, a Quin.dici anni era. gid maestra rurale; ~nsegno poi lettere nelle scuole seconda-rie defla provincia e per tutto il paese. Insieme aJl'incura.bite ferita, di un amore frustrato (l'uomo amato mori suicida), l.e (m– magi.n.i dell'infanzia. a.bftarono dal prtmo momento, e non lasciarono più, lo sua poeswi. Questa ebbe presto riconosci-menti ufficiali: -nel 1915 i Sonetos de la muert e otten .-ne-roil primo premio -nei Juegos floreales di Sa .ntia.go del Cile. Nel 1922 si trasferì alfa capitale. Invitata. in. Messico, fondò li Ul scuola che ha il suo nome. L'e&"peri.e-nz:a di maestra ,eh.e fu pe-r la Mistral una brucia-nte passione, lasciò un'impronta durevole nel suo animo e nei suoi versi; un'emozionante testi• monianz:a del tempo trascorso in Messico e il Messag• gio a Lo lita Arriega. S'impose presto come il tempe– rame-n.lo poetico più forte del suo paese: ormat per– sonalità d i fama in.ternaztonale, le furono affidati in.– carichi. dtplomotici in. Brasile, Francia, Spagna, Por• togallo, Italia. Nel 1946 U premio Nobel consacrò una opera matura e: una irreilstlbUe vocazione. I W,ri più im portan ti sono: Desolaci6n ( 1922) canto del dolore e qua.ti deUo spasimo singihiozzante; Ternura (1924), ch e cer ca la. consoia..zf.on.e ln u-na commossa fantasia rivolta aU'infanzia e la esprlmR In nin.nenann.e, tene– re Jitanle, filastrocche aT1imatc dal soffio lirico; e Tala (1938), nel quale la voce e il sentimento drammatico di Gabriela Mistral tTovano il suon o e le immagini definitive. Visse:, negli ultimi tem.pl , in California; è. morta a New York ai primi del genn aio di quest'anno. s•e accennato al respiro trapfco che perco-rre la poesia di Gobriela Mistral; poche altre, come Ja sua, sono la costante testimonian:a ed espreufone del do– lore. Siamo di fronte a un pathos più profondo delle ragioni che sembrano determinarlo; viene dalle ra– dici della vita; e lo stesso che rende convulse e stra– zianti le pagine di César Valle)o e di Ra/neJ Aréca~o Martinez: è iJ dolore d'essere uomo. Una giralldt> trt• stezza. e una grande pietd paiono il segno d!'Jla mi– gliore poesia fspanoa.merlca:na. Poetessa d'amore, la Mi.3tral non confonde mal ft suo sentimento drammatico e puro con le malinconie erotiche che ispirarono Alfonsina· Sforni e Delmira Agu.stini. Pudore, vergogna della .ma "pOvertà'', pre• ghiera e paura umiltà, e pol la soHtudfne, la memo– ria, il rimo-rso, 'sono i venti che agiitono la sua lirica, sempre turbata daU'inappagata e quasi feroce sete di maternità. Un linguaggio li.bero vigoroso, eloquente di Nota e traduzioni di .sebbene sobrio (il crittco Herman 01oz Arrueta non esita a par lare di "genio biblico"), dà vita in esaa alla sofferen.za irrimediabile, e pure misteriosamente con– solata. La poesia della Mistral non ha, si può dire, con– tatti col modernismo, sotto le cui bandiere nacque, nel nome di Rubén Dar(o la lirica di lingua ,paginola del nostro secolo; tuttavia, il debito originario ve-rso Ru– bén. e inevitabile per tutti i poeh spagnoli e ispano• americani. Nata anch'essa da quel grande esempio, la poesia della Mistral ha confuso la profezia, il lamento e U dono det canto in un suono indimenticobUe. FRA:<CESCO TESTORI )IE SAGGIO PER LA , RESISTENZA DI PEDRALBES » IN CATALOG1A La casa bianca di cento porte brilla come brace e mezzogiorno. Me l'lnconfrai come la Grazia, ml saltò al collo come bimba Le patria non ml domandar-" la Caccio non le conoscevenr M'Indicarono con la mano letto pronto. tavola pronta, e la febbre me la conobbero nella testa cinerina. La pelme entro dalla finestra. Il pino viene delle colline, il mare giunge da ogni parte. regalando Epifania. La terra è forte come Ulisse, il mare redele come Nauslca. Mi iuardan mite quelle che guardano; mite partono. dritto comminano. Non pesa Il tetto alle mie spalle. non cade il muro al miei ginocchi. La soglia fresca come l'acqua e ogni sala come madrina; l'ora quiete, il muro fedele. l'argilla blenca, il letto p io. E su sedia dolce riposa.no 1• Noeml e le M Atie. DI Catalogna è l'oliva e la follia del malvas!s; * FRANCESCO TENTORL di Mallorca sono le arance; di Provenza, il parlar fino. Mani che non si vedono, recano il pane di grossa mollica e questo e.ccade dove finisce la Francia ed è la Francia e.ncora ... I giorni sono fedeli. e (ranch! e più scura la notte fond~. Per i cortili corre, m specchi e acquitrini, la ragazzaglia. Il silenzio poi si rigA di angeli senza guance, e nel letto la mezzanotte. come un sasso. U mio corpo a!ftla Erano anni che non sostavo e più ancora che non dormivo. Case in valli e in pianure non si chiamarono case mie. n sonno era come le favole. la locanda come Io Scita; mio ristoro la presa d'acqua e mia gioia le dura cava. La polpa d'ombra delle casa prenda Il mio stampo In carne viva. Lo mia passione me la ricordino, la mia spella me la seguano. Peni nei lunghi corridoi un camminare di cerva ferita. e la preghiera, ch·è Ja Veronica, abbia il mio volto quando la dicono. Percorro Il luogo che abbandono, nomino Il tetto che mi teneva ~egno la scala, bacio la port'1 e e!fronto la mia agonia! VECCHIA Centovent'anni ha centovent·ann e appare più rugosa delle Tttrra Ha tante rughe che non ha chl' ru[!li e grinze come la po,•ere. ,;;tuoia Fa rughe come la duna nel vento. i? al vento sta che la impolvera t> curva, ha tante rughe che noi le contiamo, povera carpa eterna, le sue squame. Scordò la morte che non si dìmen ice, come un paese, un mestiere. una llngua E come la morte scordò la sua faccia perchè si scordan facce senza ciglia Riso nuovo le portano nelle dolci matune favole da quattro anni servendola le narrano; fiato dì quindici anni toccandola le soff:ano; capelli di vent'anni bac!andola le accostano. Ma la misericordia che le salva è la mia. lo le regalerò le mie ore morte, resterò qui tutta une settimana, vicino alla sua guancia e alla sua orecchia Dicendole la morte lo stes~o che une patria; mettendogliela in mano come una tabecch!era; narrandole la mor e come si narra a Ulisse. finch'ella me la oda e me l'impari e La Morte•· le dirò all'altmentarla: e PDi e la Morte >, quando l'addormenti. e la Morte•. come 11 numero ed t numer· come un'antifona ed una ~equenze. Flnchè allunghi la sua mano e la prenda. lucida Infine inv~e che assonnate apri gli occhi, le guardi e l'accetti ' e disserri le bocca e se la beva Finchè Si chini, molle d'obbedlenTa e piena di dnlceu..a si dissolva, con la città fondata nel suo ennr e la na,·e varata le sua festa e ,o ~sa seminarla lealmente come ~i semina grano e lenticch!a, dove le altre furono seminate in tempo, più doc1U, più pronte e fresche, il loro cuore e.tflocblto lasèlando,. e posando la nuca in un'arena, le vecchie che poteron non morire· Chiara d'Assisi, Caterina e Teresa Dal volume • PoeslQ ispane - americana del '900 •, a cura. di Francesco Tentori, di tmmi,, nen.te pubblicazione presso l'editore Guan.da.

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