la Fiera Letteraria - XII - n. 43 - 27 ottobre 1957

U< 1.tc, .c1 :.u\1'1llOOunC1ar1.w c:11 scritti e.ne e.1 pervengono ooo La esplicita richiesta di giud.Lz.iparticolarl comunJchlamo agU interessati che direttore e redaz!one della «Fieru sono as90- lutamente impossibilitati a dar riscontro a queste richieste. I LAFIERA LETTERARIA I UHAJ:UU OELLA tiWAUOl'lh l.1 LI Ut•H l'tlano1ctlttl foto e dlHl'DJ oon pobbUcaU aoo ,1 ruUtal1oono CULTURA E TRADIZIONE NELLA PITTURA ITALIANA 3 - I ''Macchiaioli" e il tempo nostro . E' altra opinione comune che in Italia, nel ~ecolo XIX, una tradizione del tipo di quella che si vuole contmuata dagli un– pressionisti francesi (continuazione della tradizione formale italiana che, dicemmo, si riallacciava direttamente -aJ Tintoretto. ai Tiepolo, ai Guardi) non fu tenuta viva come in Francia. Il punto di vista dei seguaci della cult.u– ,.a-gu.3to è al riguardo interessato ad avvi– lire quanto più possibile la pittura del– l'Ottocento italiano, per vantare più nobili origini: una nobiltà che li porti comunque a considerare la nostra pittura dell'Otto– cento immiserita dalla grettezza di una provincia retrogr3da e inerte, senza illu– mìnazioni di intelligenza e nemmeno ca– pacità di utili contatti con la pittura d'ol– tre Alpi. Questa è l'o~inione p~ù ~if!usa. al punto che sull'accusa di provmcta.hsmo oggi si specula abbondantemen~e. Il nostro Ottocento fu indubbiamente un secolo in cui abbondarono fenomeni pTo– vinciali e involutivi, che trovarono ampio sfogo nella pittura di genere, nel vedutismo naturalistico,· nelle cartoline illustrate e nella retorica umanitaria. La visione, (che aveva trovato nel Quattrocento, nella ri– cerca della prospettiva lineare e nel chia– roscuro, i motivi di una rivoluzione di e spazi>, di una nuova ricerca rappresen– tativa, epperò di una nuova rapprese~ta– ziooe) aveva toccato le sue punte mass1m~ di novità nel taglio dell'opera e In vedet– ta > di fa ltori e ancor più nella e Toletta del mattino >di Signorini, dove era entrata l'aria rinnovata de.i tagli alla Degas; ma per il resto, l'antico compromesso prospet– tico-chiaroscurale, pur nel tentativo tonale della macchia, era finito col giuocare il suo estremo ruolo 9i imitazione fotografica della natura. Un naturale senza vita, nella sua oggettività inerte: fermo agli schemi della visione monoculare della macchina da presa, in posa a ritrarre pigramente gli aspetti consueti delle cose...Ma se il lin– guaggio e la ricerca stessa degli e spazi > e tutto ciò che, sotto la spinta delle con– quiste sociali, scientifiche, culturali, rin– nova un gusto fino a farlo stile, rimase lettera morta, ovvero un e capriccio > di qualche raro artista del nostro O'ttocento, pw-e quel secolo può considerarsi il secolo in cui i termini umani più elementari delta nostra tradizione e lo spirito più cordiale anche se familiare di essa furono amore- ~oJ:ne~~~~rt~of ~~~la~m;0~~c~~ cenere Provvidero soprattutto i macchiaioli a questo ufficio, con la semplicità, con la sincerità e la coscienza. tecnica che distin– se la pittuTa dei migliori di essi. Già la loro partenza Vuol dimostràrè il loro fm– peg:no e la natura del loro impegno: fu una partenza determinata dalla spinta di avvenimenti di grande· importanza per la vita italiana; furono· esattamente le delu– sioni politiche del '48 a sollecitare nel gruppo di animosi artisti la revisione di talune posizioni del romanticismo e a sug– gerire i termini del loro programma di cavanguardia>. Mentre nell'opposto campo, malgrado la spinta degli avvenimenti, gli accademici, i pittori storici, i puristi, ecc., si sentivano come sempre chiamati a cu– stodire' i nobili pr:ncipi della cultura uffi· ciale, i macchiaioli si ponevano il proble-/ ma del e realismo>, sia pure del loro e rea– lismo>, che voleva essere aderenza ai prin– cipi elementari della vita sociale e politica, ai problemi più immediati, proposti da quella vita, in cui erano i germi di una volontà attiva. costruttiva. e. nell'inten– zione, addirittura riviluzionaria. La volontà di rinnovamento aveva le sue precise ragioni proprio nel fatto che le correnti artistiche ufficiali erano ben lontane da ogni atto di entusiasmo, di vita, di calore umaoo nell'opera d'arte, o per amore di un anacronistico ritorno ai ca– noni ideali di bellezza (neoclassici), o per una meticolosa aspirazione alla semplicità dei primitivi e ana purezza delle idee (pu– risti), o per il gusto di una rinfocolata retorica cristiano-medioevale (romantici e loro sottoprodotti). A tale t.ituazione vollero ribellarsi i macchiaioli con un programma mirante a ritrovare l'uomo, quale esso è nei suoi momenti più comuni; a ria!iermare in ter– mini chiari, anche se sommessamente, il legame tra arte e vita. Ciò cont_ribuiva. ~ tener desti in qualche modo quei semplici motivi e quegli assunti particolari ai pe– riodi di tradizione, che andranno sommersi solo sotto l'ondata delle 6picciole roman– ticherie, presenti con i loro inutili scon· forti e con le fatalistiche mestizie in ogni manifestazione d'arte nonchè di vita del– l'Ottocento. Ma varranno sempre le migliori opere di un F;ttori, di un Lega, di un Signorini, <l:i un Abbati di un Cecioni di un Sernes1, ecc., se no~ proprio a testimoniare compiu– tamente la validità di u'n programma, certo ad attestare la buona impostazione. e la buona volontà di una rottura con gli am– bienti conservatori e accademici della uffi· cialità. (E in Fattori che copia Masaccio, in Borrani che studia Paolo Uccello, ab– biamo una indicazione, anche se di carat· tere generale, della volontà di tra~~o~e che muoveva e impegnava i macc_hi3.1~h): E' molto probabile che a quegh art1sh medesimi non fosse chiaro il signi?7ato, il valore, i termini di codesta tra~mone. Forse non fu chiaro il concetto, nè 11trac– ciato 5U cui quella tradizione si muoveva, nemmeno -ai più preparati di essi, i quali sentirono. l'attraziooe della natura e ~el e far naturale>, e del rapporto arte-vita più come un moto istintiv~ che c_oi:ie ~~ prom-amma chiaro nei suoi terffi.im etici ed :Stetici. Ciò forse, unito ad altre ragio– ni, negò al programma di costoro l'.empi~o che ne impedì una vasta affermaz1on~ 1!1 tutta la penisola: tre quelle altre rag1om, le particolari condizioni storico-sociali, con le loro amarezze, con le loro deltifioni, e infine con la miseria che consegw alla faticata unità d'Italia; Ja situazione po– litica non preminente negli avven~enti europei. come fu invece per la Francia; le ristrettezze di un ambiente di continuo repre6so e avversato e spesso com?~ttuto nei suoi slanci più generosi; tutto c10 con– tribui, a mio avviso, a impedire alla « rivo– luzione> dei macchiaioli quel 6UCcesso e * di DOMENICO PIJRIFICATO quella presa di coscienza atti a impron– tare o addirittura a modificare la cuttura. ui!iclale del tempo fino a imporle una di– versa fisionomia e svolgimenti capaci di altri frutti. Qualche modesto germe fruttificò anche fuori della Toscana, a Napoli, per esempio, dove i macchiaioli della Repubblica di Por– tici, i De Gregorio, i Rossano, i De Nittis, ecc., tennero fede onorevolmente al loro programma di realismo. E molto di quello spirito di umana semplicità che animò i macchiaioli toscani puoi ritrovare, inoltre, -in quegli artisti come Torna e Cammarano, e più giù fino a Gemito e Mancin.i, che seppero narrare. con cordiale partecipa– zione, la vita e i personaggi del tempo, fino oggi in Italia coloro che, per un modo o per l'altro, ostentano d'aver presente la lezione di quei maestri che in quel tempo, in Francia, diedero il meglio di sè.. E' fuor di du.bbio che l'accentuato la– scino di quella particolare cultura-gusto maturata nella Pariii dell'anteguerra 1915. arricchitasi successivamente di nuovi pro· ponimenti, alcuni dei quaU addirittura scientifici, cioè spintasi fino alle applica· zoni psicologiche, alle divagazioni della psicanalisi, agli sconfinamenti dell'incon– scio e in che so d'altro, ha solleticato non poco la vanità di molti artisti troppo a lungo mortificati dall'inerzia che avviliva le nostre erti !igurative. ·La cultura-gusto, è stata per tutti noi i\Iantegna: ■ La l\la-rchesa Barbera di Bandeburgo • a farsi anch'essi custodi di quei semplici una sirena troppo allettante specie dopo elementi di tradizione di cui t.i disse più la buia parentesi dell'autarchia culturale indietro. e artistica del ventennio; allettante al pun- Ma bisogna riconoscere come siffatti ele- to da convincerci che avremmo noi me- menti di tradi.Zlone, appena fuori della desimi potuto toccare e creare gli e asso- semplicità e sr;ontaneità di cui si disse, luti », cioè promettendoci proprio quella cedendo all'involuzione di un atteggiamen- che fu la dannata illusione di Prometeo. to di voluta e•programmatica disperazione, Dalla smodata coscienza di uno strapo- entrassero nel giuoco di un artificio, d'una tere ottenuto a sì modesto prezzo, nacque esteriorità che impegna molto più da vicino in Italia ed ebbe motivo per prolificare i -problemi del gusto, se vpgliamo del cat- la ~chiera dei nostri pittori colti, venuta a tivo gusto, e non.della tradizione. distinguersi dal resto degli altri artisti, Chi per un esempio, si può dire che ebbe umilieli, J)f!:rchè romantici, perchè accade- più di Teofilo Patini l'animo aperto alla miei, perchè rea.listi, perchè tradizionalisti commozione per la condizione penosa, e così via; insomma perchè, in ogni modo, chiusa, senza speranza della povera gente provincia.li . del suo tempo? Eppure i suoi propositi e Dobbiamo riconoscere che, per essere le sue PfCOCcupazicmi 60Ciali non valsero stato ripetuto co::i assiduità ossessionante a dargli un posto di primo piano nella e con convinzione apodittica, perentoria, il storia dell'arte, nè una picèola riserva in- ritornello di siffatte accuse ebbe. fino ad titolata al suo nome nel mondo della tra- oggi, notevole presa nell'animo di vaste dizione. Luigi Nono e Segantini (parlo del categorie di critici, di artisti e anche di Segantini lamentoso) e tutta la pletora pl,Jbblico, riuscendo se non altt:o, a insi- degli altri lamentosi di fine secolo, t.e riu- nuare in costoro una t.pecie di complesso. scirono e commuovere un pubblico che fatto, per la maggior parte, del timore che sembrava particolarmente 6ensibile agli ogni affermazione contraria, e anche non spettacoli di miseria non lasciarono con conforme equivalesse a una manifestazio· quelle opere monumenti d'arte. ne di inintelligenz.a, a prova di mancanza Su ciò abbiamo voluto porre l'accento di gusto, di insullicienza, sicchè, anche i enche perchè in questi ultimi tempi ci più eutorizzati a confutare sul terreno del capitò vederci d'intorno più dlun volente- ragionamento la presunta inattaccabilità roso patrocinatore della riabilitazione di dell'arte della cultura-gU3to temettero co· Teofilo Patini in termini di e realtà>, di me un anatema la taccia di e retrogradi>, « realismo socialista», ~c .. Una tale riabi~ di e superati>, di e provinciali>. litazione non può che interessare, a mio Un complesso di tale natura è sì uno dei avviso, un equivoco già incautamente la- risultati degli orientamenti attuali della sciato in circolazione dal cosiddetto neo- nostra pittura; nondimeno è indice d'una realismo contemporaneo, equivoche va in- - , condiz.ione non tutta sincera, di qualcosa dividuato e sottolineato ti.o nelle 5ue pre- cbe somigli più a una condizione di co- messe. le quali, nel caso nostro, si possono modo anzichè a una convinzione eutenti- richiamare precisamente a Teofilo Patini. ca e piena. Ora, accettati i motivi che limitar?no Infatti, il nuovo impegno riguardante la alla pittura del nostro Ottocento la riso- realt.d in arte, manifestatosi chiaramente nanza nell'ambito delle provii:icie italiane già da qualche anno, anche col proposito e ne impedirono un riconoscuneoto sue- di chiarire i punti oscuri e le ragioni pra- cessivo, ai nostri tempi; indicati so!Dma· tiche degli orientamenti anzidetti, indica riamente i limiti per i quali essa nmase di per sè l'esistenza di una possibilità di al di là della nostra tra.di.zioné, e piuttosto revisione, di nuovi indirizzi nel campo nell'inerzia particolare alla condizione di delle nostre arti figurative. cultura, possiamo notare come fu proprio Indubbiamente, il desiderio di una nuo- nella 5ua produzione migliore, nella più va apertura verso la realtà non fiorì nè valida, anche dal punto di vista della qua· per capriccio, nè per germinazione spon- lità, che essa potè segnare, sia pure in tanea e non maturò automaticamente. maniera dimessa, una continuità dei mo- Come in tutti i momenti tipici in cuj a ri- tivi della tradizione italiana. Voluzloni politiche e sociali .:, scientifiche Ciò dimostrerebbe che la parte più co· o religiose fecero riscontro rivoluzioni o struttiva vitale e anche qualitativamente evoluzioni artistiche, così, la nuova esi- migliore delle 1 pittura italiana è sempre genza di realtà parve nescere dalle espe- stata, in ogni momento, non quella che rienze della guerra ultima. Si ebbe la sen- rispecchia 5upinomente i motivi ufficiali saziane che le sofferenze patite e la realtà della cultura-gusto, ma l'eltra, che riesce .stessa co.n tutte le s':1e speranze in una in qualche mod.:, a inserirsi nel ciclo attivo nuova vita democrahca avessero anche della tradizione. riaperto altri odzzontl alle arti figurative. Il rifle.sso della situazione internazionale, All'attenzione del pittore si proponevano la quale accorda i suoi maggiori favori a rinnovate prospettive di natura umana e tutta l'arte che ha le sue premesse dirette sociale; vale a dire si riproponeva la ne· nelle esperienze fatte a Parigi tra il 1905 cessità del rapporto storico tra artista e e il 1914, viene indubbiamente a favorire pubblico, tra arte e vita, laddove le acca- demie di ogni genere avevano stabilito che quel rapporti fossero rapporti di 60la cul– tura (intesa nel senso che si disse a prln· cipio). Ma troppo presto le vicende stesse della vita politica si incamminarono su una strada d1 altri com·promessi, di complica– zioni, di contrastanti interessi, sicchè l'arte prosegui con atto di estremo egoismo verso la strada del proprio utile, che coincideva con i fatti del gttsto, avvalendosi, s'inten– de, dei rapporti di cultura. di cui dicemmo. Fu allora che i più chiesero ai modi dei pittori, anche non francesi, che operarono a Parigi tra ll 1905 e il 1914, un qualunque 5alvacondotto, un qualsivoglia benservilo, per considerarsi inseriti nel filone della cosiddetta cultura. europea. Finchè l'inserirsi in tale filone poteva significare legittima aspirazione a guardare da vicino un'esperienza viva per conoscere !inamente gli elementi che la costituivano e i motivi più seri, e per assimilare even– tualmente quelli di essi ancora risponden– ti a un giudizio di validltà, nulla da obiet– tare; ma l'accogliere un credo artistico, -assumerne la veste e gli atteggiamenti sen– za. che alcuna necessità nè' storica, nè mo– rale, nè umana, all'infuori di una 6Ugge• stività culturalistica venga a riconvalidar• ne l'attualità, autorizza a credere che al– tre ragioni, non esclusa nemmeno quella di un utile di natura extra-artistica, abbia– no indotto a tale consiglio. E' un'affermazione impegnativa e forse grave quella di considerare la continua– zione italiana della cuttura.-gusto fuori di ogni attualità storica, morale, umana, tuttavia risulta chiaro che proprio quelle esigenze di rea.Ud, ,aHacciatesi appena do– po l'ultima guerra, come una delle prime necessità del momento, e il loro successi– vo 5perdersi nell'intrico di men solide e più estratte ricerche, attestano il distacco della cultura. anzidetta dai motivi di una realtà veramente attuale e vivente. Potrebbe nondimeno sembrare, da quan– to si è detto, che un realismo purchessia, anche genericamente inteso, fosse, Invece, 1 'espressione, lo 6pecchio del nostro mo– mento. E tale dovette essere, secondo noi, l'avviso di coloro che, nella fretta di op– porre alla cultura. europea. una qualsiasi formula immediatamente valida, coniarono in fregola di realtà, il termine -neorealismo, senza che esso fosse ancorato all'aurea riserva di un solido patrimonio spec;ulatìvo e 6cientifico. Con imperdonab:le ingenuità il neorea– lismo accordò illimltato credito al concetto di arte come imitazione della natura e rischiò altri più gravi errori che non quel– lo commesso da Roger de Pyles, allorchè affermava che i quadri dei pittori vene· ziani sarebbero stati e molto maggiormente pregev.oli se avessero avuto maggior fe– deltà alla storia >. Incamminato su questo binario. anzichè perseguire ideali di coerenza e di attua– lità storico-morale, il neorealismo si as– sunse il ruolo di documentatore freddo del· la realtà, senza cioè tentare l'apporto di alcun contributo dello spirito e anche della intelligenza 'El quella desolata e desolante realtà, t.icchè, molto presto, si, riso!se in un atteggiamento esteriore, programmati– co, preconcetto, dommatico, anacronistico, · in quanto anch'esso infruttuoso, tanto da ritrovami come in una specie di arido de· serto, distante dalle fonti della poesia, per certi aspetti più .di quanto non lo fossero i freddi geometri della cultura-gusto. E chi, allora, si sentirebbe di effennare che un realismo così inteso, cioè rispec– chiante con fedeltà l'Immagine della realtà più angosciata, sia, insieme, lo specchio di una più autentica e nuova cultura italiana contemporanea? Abbiamo tentato fin daglj inizi di giun– gere a far luce sul senso, .sul significato più giusto del termifle realismo, indicando nel corso della nostra esposizione. e con tutta la nostra buona volontà. in qual modo ta tradizione italiana, partita dall'impegno umano di Giotto fosse giunta fino el e (ar naturale> di Caravaggio. Abbiamo visto anche come una tradi– zione così concepita pos...(.Q essere presente nella pittura espressa nei linguaggi più disparati e tra loro lontani, purchè non si distacchi dall'uomo e dal tempo che essa esprime, cioè dal rapporto storico tra arte e società. Perciò il problema oggi non ci sembra tanto di neorealismo o anche di realismo genericamente o, peggio, icasticamente in· teso, quanto d1 ritrovare i fili della tradi– zione di cui si disse, usando, bene inteso, il linguaggio più consono allo 5pirito e anche al gusto, non nella sué parte provvi– soria e fatua, del tempo nostro. La tra.dizione in arte è una per ciascun popolo, o tutt'al più per un gruppo di po– poli etnicamente affini e che abbiano co· munanza di origini e di evoluzioni. Capita spesso udir parlare - riferendosi a un me– desimo popolo - di tradizio,vi (al plurale), quasi che un qualunque indirizzo d'arte non banale, una t.cuola per qualsivoglia aspetto degna di considerazione, l'impegno di un singolo artista distintosi per spiccate attitudini, purchè riescano ad avviare nell'indirizzo da essi proposto ciclì di et– tività di qualche duTata e di buona riso· nani.a, debbano essere considerate altret– tante tradizioni. Nulla di più er:-ato, a nostro parere, in quanto o quell'indirizzo, quelle &cuoia, quell'impegno del singolo rientrano e ap· partengono nella loro sostanza al ceppo della loro tradizione nazionale o sono alh·a cosa del tutto differente e non costituisco– no nuovo elemento di tradUione, a meno che il fatto non sia .avvenute in conse– guenza di mutamenti storici e spirituali di tale portata da mutare profondamente la cultura stessa di un popolo. Ora, invece, da più parti ci capita di udir parlare addirittura di tradizion.e moderna e. ancora, di tra.dizione moderna europea., quando ancora non conosciamo la sorte che il nostro secolo, giunto appena a metà del suo corso, ha riservato a quelle espe– rienze che tra 11 1905 e Il 1914 avrebbero segnato in Francia l'inizio di tate • tradi· zione >, e quando tuttavia non di un indi– rizzo univoco dell'arte si può parlare, ma di una congerie di espressioni, di manife• stazioni di essa, che banno tutte uguali pretese di essere nella moderna. tra.dizione di cui si diS&e. A parte tutto ctò, ci sembra avventato definire tra.dizione moderna ettropea quel· l'intesa culturale, quella 6pecie di conven• zlone, scaturita dal concomitante operare in un clima di euforica libertà di quegli artisti che nella Parigi degli enni isuindl– cati decretarono h rivoluzione modem.a. Trovatasi a operare in Francia l'intelli– genza figurative del continente lotero, non fu difficile, con l'appoggio di int-ellettuali attivi e vivi fino alla spregiudicatezza. creare quel clima rivoluzionario da cui partirono la più parte delle esp_erlenze avanguardistiche d'oggi. Nel fervore di quel clima indubbiamen– te fortunato, la cultura profuse a piene mani tutti i suoi mezzi; l'intelligenza creò il mito di sè; da Parigi, il seducente pro– gramma delle libertà anzidette parve piut– tosto un avvio a rompere tutte le tradi– zioni. anz.ichè a sistemarne una nuova. Nondimeno, si parla oggi, a proposito della rivoluzione moderna come di cosa che determinò l'unità della culturà europea. Ammettendo che ciò sia vero, è lecito chiedersi in• qual modo si determinò tale unità. Si sarebbe trattato dì raccogliere le parti quintessenziali della filosofia, della scienza, della religione, del cootumi, della tradizione particolare a vari popoli euro– pei, per costituirne un corpo unico, una somma che esprimesse l'europeo esem– plare, cioè il tipico esponente di una cul– tura comune, ovvero la forma tipica dello spirito e della cultura di 5iffatto europeo. Invece le cose andarono diversamente; la verità, a parer nostro, è un'altra, è che quei numerosi artisti di tutta Europa, con– venuti a Parigi, facendo, o nemmeno fa– cendo pubblica abiura delle loro tradizioni nazionali, si incontrarono sul terreno non certo nuovo di una diversa valutazione del– l'arte, giudicandola - come si disse - non più sul piano del rapporto storico, sociale. e umano con il pubblico. ma su quello più esclusivo e riservato della cultura; conven– nero ad una lntesa che trovava il suo si– gillo nel termine gusto, il quale, come ve– demmo ell'inizio, costituì la misura lata, il metro approssimativo usato per vagliare sa dal gu..ato e siglata nella definizione di cultura europea. Ma in che modo, ci chiediamo, è possi· bile una tale soluzione compromissorla nei fatti della cultura e dell'arte? Ciò che possiamo dire è che in :ign;. con– rutto ideologico, il quale si svolga in questo campo, la battaglia è sempre sul punto di accendersi, la discussione sempre aper– ta, la posta sempre in palio. anche se, per un certo tempo si isia avuta la sensazione che ormai essa fosse appannaggio defin.i– iivo di una delle parti in causa. Non troverete mai lo sconfitto di oggi che rinunci alta !Speranza di una rivincita, il che equivarrebbe a una confessione di incapacità, di inettitudme, al riconosci– mento di gravi errori. Tuttavia da qualche anno abbiamo. a quanto isembra, una scb1era di sconfitti contenti, percbè le conversione a e poeti· che nuove > non pertinenti alla nostra educazione. alla nostra natura, ai nostri caratteri nazio!lali, alla nostra tra.d.iZione è come una ammissione della superionta dell'educazione. degli impegni degli :ndi– rizz:i, della tradizione di altri paesi. Il che. in assoluto, è anche possibile; ma eh.i. fino ad oggi ci può spiegare e dimostrare in maniera inequivocabile e Ci può docu– mentare e, iniìne convinceTci, di questa supeTiorità? Ed è proprio dimostrabile una tale superiorità, a meno che non siano di fronte un civile riconosciuto e un bar– baro patentato? Ora, ~on è che noi non apprezziamo e non riconosciamo la validità delle varie tra.dizioni. particolari ad altri popoli. ma non vediamo perché. secondo si usa dire. esse, costituendo l'unica base patrimoniale peT giungere all'arte, cioè alla definizione degli e assoluti >, - e noi conosciamo di quali e assoluti > s.i parla - rappresentano la strada giusta, mentre invece. la nostra tra.dizione può toccare, al massimo un e re– lativo > provinciale. E che lo dicano gli altri è anche ammis– sibile per quel convincimento che ciascuno dl noi ha modo di formarei sulle propne cose: ma che siano i nostri pittori ad af– fermarlo è fatto p;.uttosto sorprendente. E sorprendente non tanto perchè debba sorprendere e meravigliare l'aQ,esione a correnti elaborate nel modo singolar-e di cui dicemmo, col concorso di intemgen.::e dei vari paesi d'Europa, ma perchè accet– tare le teorie stillate dagli alambicchi della cultura europea, senza prima aver ade– guatamente vagliato, studiato. conosciuto gli elementi della propria tradizione è, per lo meno. indice di superficialità. se non di ignoranza. Perchè credere provincia.le ad ogni costo la no.stra tradizione significa essersi fermati alla informazione generica e volgarizzata di chi presume conoscerne i termini, avendoli indh;duati alla super-- Paolo Uccello: • Il miracolo dell'Ostia• (particolare) l'autenticità e il grado di attualità d'ogni ficie. cioè nel disfacimento ottocentesco opera d'arte. Ciò non impedì che, sotto la della nostra pittura, nella retorica passata pelle di quel gusto, ciascuno conservasse e recente, nel cattìvo gusto d1 quelle no· il sangue d'origine, sicchè esso gusto fu stre purtroppo intramontabili pt;ovmcie modulato in prevalenza sulle corde di che oggi peraltro forniscono t loro più •e poetiche >, di e tradlzioni > che avevano b~n~:1::t~:o~~~~~~o d~~a cc;~t~~i e~~ 0 ~f:~ origine in luoghi disparati e spesso lontani novato impegno di tradi:ione _ rinno· (da quelle in cui prevaleva, per et.empio, vato anche nel li.ng -..ia.ggio e ciò_.riconoscia- il carattere bizantino o gotico, o-romantico. molo, per merito della cultura europea - ecc., a quelle più rigidamente razionali) e può essere misura Iimìt.ativa al dilagare di che negli aspetti ttPiCi presero volta a accademie formalistiche, ai vezzi, alle va• volta la :iualifica di primitivismo, di sur· nità. alle stravaganze della cultura-gusto. realismo, espressionismo, '.:ubismo, fauvi- In più seguendo quegli impegni che rìe- smo, astrattismo, dadaismo ecc.. Nondime- scano a inserire le opere d'arte nel giro no, quanto a :inguaggio, quel pu.sto si e non vizioso> e E non servi.le ,. della tra- spinse fino all'accettazione delle cosiddette dizione~ ritrovando nei suoi termini storici civiltà negre e a quelle orientali, quali, e lessicali il più e6atto valore del rapporto per esempio. la giapponese. arte--,società, si potrebbero finalmente get- In ciascum dell~ summenzionate cor- tare le basi di una nuova autentica cultura renti era perciò il germe dJ un apporto di ovvero toccare il ;,unto ~ve la tradizionè diverse -civiltà e di diverse ~adi.zion.i.. Le nuova sia lo specchio della nuova cultura. quali convogliate in quella ardente fucina si idenUfichi essa medesime' con la nuo,·a che fu la. Parigi dell'anteguerra 1915, tro- cultura. varono il loro punto d.i coesistenza nel cli- OOilIEr...'1.COPURIF1CATO ma di una moder:iità che dicemmo espres- FThTE

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