la Fiera Letteraria - XII - n. 33-34 - 11 agosto 1957

Domènica 11 agosto 1957 ti\: FIERA' LETTERARIA' Pai>:.3 DALLA QUINTA SERIE DEL ~~ NOVECENTO LETTERARIO * Note • 111 margine al Momigliano e alla sua A mo' di annunzio, ri.portiamo u-no dei cinquanta capitoli di cui si. com– pone il quinto tomo della raccolta de– gli. .scritti aritid di. Enrico Falqui, che la Ca.1a VaUecchi di. Firenze vit:ne cn-di11atame111e stampando. Il sottotilolo del nuovo tomo riassume ed indica la particolare natura de g I i scritti ivi co.,npresi: ., Punti. appunH e .spunti su .storki, crWci e antolog,i.sti,., tll!U del nOl!ltro Novecento. E non è ai lettori dèlla .., Fiera letteraria,. c}1e 11oi dob– biamo 1egnalare 1'originalitd e l'indi– pendenza di un'opera come queUa che il F'alqui -viene pro$equendo tenace– mente da anni. * valutazione * lii E.,,n,·co F.ILQlJI sia prosastica·• sarebbe da ricollegare, oltre il Crepuscolarismo e il Futurismo, anche la cosiddetta e naturalmente osteg– giatissima Poesia pura e in una linea più o meno continua•· Tanto che si comprende perché i trapassi e i rapporti da una tendenza all'altra, da un gruppo all'altro abbiano subìto le più inaspettate s~mplificazioni. • estetica abbandon:irsi all"estro e alla natura. Si può trattare della Ronda mo– strando d'ignorare Vincenzo Cardarelli e trascurando Barilli Burzio Montano Savarese? La Ronda è un punto di passaggio obbligato nella storia lettera– ria e civile italiana del Dopoguerra. Inutile cercare di scancellarla, o di met– terne in dubbio l'importanza. La lezio– ne della Ronda ha ben saputo mostrarsi tra le più stabili e fruttuose. E fu im– partita con un decoro, con uno stile. secondo una libera continuità storico– artistica che la Voce non ebbe. Giudicare La dolce calamita di Bal– dini come l'opera che e forse lo rap– presenta meglio• e dimenticare Miche– laccio e Nostro PuTgatorio, opere non meno ricche e fermentanti, equivale a confondere La lanterna di. Diogene di Panzini con I giorni... det sole e det grano. Eppoi che c'entra l'evocato De Amicis? Si può limitare la prosa narrativa e saggistica dei e giovani• a Comisso Lena Alvaro Moravia Vergani? ell'at– tesa che in una prossima appendice del quintemo sul Decadentismo sia fatto posto agli altri. Se vi càpita sotto mano la Storia della Letteratura italiana dalle origini ai nostri giorni. di Attilio ?\Iomigliano (Princi,pato. 11cfsina. 1936), complet~ta con la giunta del quinterno sui fasti e nefasti del Decadentismo. cioè della let– teratura del primo Novecento; e se. favo– riti dalla sorte, l'aprite alle pagine 268- 69-70 del terzo volume: letto che ab– biate. il senso di rallegrante sorpresa da cui eravate stati colti dopo le prime righe, cederà a un grosso respiro di sollievo. Finalmente un collega del pro– fessor Galletti si è accorto e. oltre a dimostrarlo con belranalisi estetica lo conferma in veste di storico aggioma– tissjmo, che « la prosa di Cecchi st~ al centro della più singolare corrente di prosa di questi anni •· Era tempo. italiano prima de)l'avvento di Piran– dello e del e grottesco •· sempre rimarrà di!ettoso ove non tenga conto di Be– nelli e di Bracco: autori non da riven– dicare. ma che comportano qualcosa da aggiungere e da precisare ai fini di una storia. Dal Neron.e di Pietro Cossa non si trasvola immediatamente a 11 a Figlia di Jorio, né da Là famegia det Santolo di Giacinto Gallina si balza ai Sei personaggt in cerca d'autore. Così. dov'è parola di Gr~( e di Rapisardi. ci si aspetta di sentir menzionare Ber– tacchi, Cena. De Bosis. Inutilmente. E. pur necessari i a documentare il e pas– saggio dal realismo epico del Carducci al decadentismo della letteratura del primo Novecento• (dr. 158). troppi au– tori e troppi volumi del e passaggio_,. sono sfuggiti. I prosecutori (non man– cano) del De Amicis strapperanno come offensive le due paginette dov'è rigo– rosamente criticato l'atteggiamento di e blando protagonista della bontà• che fu ed è h gloria del loro santone. I Fo– gazzariani applaudiranno alla finezza di certe osservazioni sull'atmos(era musicale da cui è p~esieduta l'ispirazione e l'ar– chitettura dell'autore di Piccolo mondo antico. Gli ammiratori (e non sono po– chi né trascurabili) di Grazia Deledda eromperanno in inni di soddisfazione. E via di séguito, Cino alla riscossa dei Borgesiani. Da Carducci a l\.larinetti. da Mari– netti a Vergani, con poche e frettolose soste obbligate. anche se in una nota bibliograiica Cina.le (ma la bibliografia è lacunosa e partigiana più del credi– bile). è dichiarato che e gli ultimi capi– toli di questa Storia. trattandosi di ma– teria non ancora sistemata. sono più diffusi di quello che la proporzione ri– chiederebbe: ma non sarà inutile•· In– negabilmente sarebbe stato difatti uti– lissimo. essendo urgente rimettere in esa– me. per la convalida ò per la revoca. la burbanzosa ma insufficiente sentenza di fallimento - decretata in massa da– gli altri colleghi. da Biondolillo a San– tini, da Donadoni a Galletti, - contro la letteratura del primo Novecento. Let– teratura con la quale - come risulta in maniera fodubb1amente dalla specie stessa dei giudizi - essi non hanno avu-• to che malevolissimi contatti, scarsi e saltuari i. Si può limitare la poesia postcrepu– scolare a Palazzeschi (e atteggiamenti stinti e apalicamente ironici•>, a Papini («dirupati, come in certa vigorosa pìt.. tura realistica contemporanea»), a Betti (e sordi e profondi •· e in cui l'ispirazio– ne squallida e grandiosa è talora con– trastata da uno sc3lpellare troppo sca– bro -, in certe immaginazioni da incu– bo, dove le cupe risonanze del verso hanno la facilità della poesia popolare e la forza della poesia epica • (dopo di che non sembri arbitrario dedurne che. anche per .Momigliano, come per De 1'.•li- Enrico E'alqul La e formula• dalla quale il Momi– gliano prende le mosse potrà non essere originale. non persuadere e. data l'im– postazione teorica 1mpres sa aJl' intero esame del periodo moderno, pot.rà risul– tare magari contraddittoria ed imp recisa nei confronti del Cecchi: così anche po– trà sorprendere ogni asserita somiglian– za con e qualche pagina di Borgese • (e precisamente col Tulipano dì La città sconosciuta), ma la bontà della con– clusione cui C comunque pervenuto un collega di quello stesso Alfredo Galletti che nel suo Novecento ha dedicato a Emilio Cecchi appena un accenno fu– gacissimo e dozzinale (a pagina 482), oltre a rallegrare in se, lascia supporre altrettanto diligente ed ugualmente li– bero l'esame e H giudizio su gli scrittori in prosa e in verso che, con Cecchi, rappresentano e garantiscono - pur se– condo caratteri e merili diversi - l'as– sodata novità della letteratura italian3 e ai nostri giorni •· La prima novità è nel buon nu– mero. nonche nella loro indipendenza e compattezza. Civile e scaltro. esiste oggi un complesso di scrittori che in– vano cercheremmo intorno al Carducci e al D'Annunzio, cui però fu possibilé eser:citare. quasi indisturbati, un sover– chiante potere intimidatorio sulla lette– ratura e sul costume del proprio tempo. D'altro canto l'odierna mancanza di un dittatore agevola l'espandersi e raffer– marsi d'una civiltà letteraria non aper– ta unicamente agli influssi del dittatore, schiavo a sua volta dei proprii limiti, ciOè della propria grandezza. (Per esem– pio: Carducci ignorò Verga; D'Annun– zio detestò Leopardi). E di fronte alla pretesa di tutti coloro che vogliono il panorama della nostra letteratura su– blimato in tanti capolavori isolali, ci si deve oggigiorno rallegrare scoprendo~o più mosso e popolato, senza che perc1ò sia stato invaso e sopraffatto da mol– titudini di cafooi mischiati a ~ugnizzi. Ma andati che saremo a consultare r, indice dei nomi e delle cose• (come sempre si fa con lavori simili per ac– certarne la compiutezza o meno e per saggiarne gli esempi quasi in parad!g– ma), scopriremo mancanti, in maggio– ranza, proprio quelli scrittori sulla pre– senza e comprensione dei quali era fon– data la nostra allegria e avrebbe do– vuto. dal Momigliano. essere esemplifi– cata l'indagine estetica dell'attuale e De– cadentismo•• af!inche se ne potesse in fine tentare un appropriato bilancio in sede storica. Mancano fior di Carduccia– ni, Dannunziani, Pascoliani, Crepuscola– ri, Vociani, Rondisti, NovecentJsti, Sola– riani, ecc.; mancano fior di poeti, nar– ratori, saggisti, viaggiatori, ecc. Tutta gente e decadente• senza rimorso: ep– però un critico ch'abbia in programma l'inquadramento e la valutazione stori– ca di un dato periodo, specie se in continuo divenire come il nostro, non può a meno di tenerne conto senza uscir di strada e cadere in errore. Ma s·e visto che un certo punto d'arrivo del :\fomigliano è ugualmente giusto. Meno giusta s'è rivelata la persuasione, espres– sa nel 1933 in occasione della ristampa del D'Annunzio di Borgese. che e se questo pano.rama (della letteratura con– temporanea) egli (Borgese) non ce l'ha dato. pensiamo tuttavia che egli solo ce lo potrebbe dare. Egli lascerà insie– me con il Croce il maggior numero di giudizi inappellabili su 11 a letteratura della nuova Ualia: Croce piuttosto su quelJa che si chiuse col secolo XIX. Borgese su quella che si aperse col se– colo XX. Molte fame le ha decretate lui...•· Vediamo. Dove saranno andati a finire Rova– ni e Federico De Roberto? Non v'è sto– ria letteraria, per succinta e riassuntiva. da 11 a quale si possano escludere gli autori dei Cento anni. e dei Vicerè sen– za creare ingiustificate interruzioni nel– la vicenda del romanzo italiano dopo Manzoni. E bastava ricordare l'Alber– tazzi delle novelle per immaginare a buon diritto quale avrebbe potuto essere la narrativa del Carducci: invece a pa– gina 152 si legge che e il contempo~a~ neo che più si avvicina al Carducc~ e un altro figlio del Risorgimento, Giu– seppe Cesare Abba•• Cosi. qualunque giudizio si voglia far pesare sul teatro Aifermato che e il carattere domi- 11ante della seconda metà deU'SOO è una istintiva o consapevole reazione al ro– manticismo. il ritorno verso una sana concezione della vita•, ecco Attiglio Mo– migliaho a dover subito, nel periodo seguente. ammettere che e la· Scapiglia– tura milanese è in certo senso in ri– tardo su questa letteratura; in certo Eppure la e diHusione • degli ultimi capitoli noi la diremmo più presunta che reale. Si può trattare della Voce con fon– datezza storica, omettendo Boine Cam– pana Linati Onofri Pea Saba Sbarbaro? E il crepuscolarismo di Palazzeschi. quale legame ebbe e conserva con 11 codice di Perelà e con La piramide, due opere in cui la prbsa palazzeschiana O 'l' 'l' O A * ENRICO vo e nella Deledda? Quanti vorranno in– condizionatamente riconoscere nel ro– manzo di Gatti personaggi da segnare e fra le maggiori creazioni della nostra arte narrativa»? Meno ancora s'indovina come possa risultare assiomatico che, essendo e es– senziale. connaturata e istintiva•• la prosa dei migliori tra i e giovani• di oggi debba considerarsi e lontana dalla letteratura•· E di Grazia Deledda. otti– ma autrice di Elias Portolu, qui si va- FALttUI fjna dociifflentazione serrata vent'anni che dura da 1n 'Occasione dell'uscita della qum– ta serie del Novecento letterario di Enrico Falqui, interamente dedicata ag.l storici, al critici e agU au– tologistl del Novecento italiano, ab– biamo rivolto all'autore qualche do– manda intorno· ad alcuni aspetti delìa raccolta. D. - Tra gli scritti riuniti ce n'è che Tìsalgono a una ventina d'anni addietro. Con quale itltento e .:on Quale spirito U ha Tipubblicati? E, ri– pubblicandoli, si é trovato nella .p• portunitd di Tammodernarli? R. - Una volta per tutte, 111 calce al capitolo su Benedetto croce l'avversione alla Letteratura contem– poranea ho a·vvertito che molti degli scritti Jn questione hanno tra'tto oc– çasiQne più Q meno immediata - ma pur sempre attraverso un punto di vista lungamente elaborato - àa pubblicazioni degli ultimi vent'anni e da discussioni e controversie con autori oggi non più vivi. Mod1hca1ne adesso lo svolgimento mi avrebbe portato a correre li rischio d1 alte– rarne il carattere documentar10. sul– la validità del quale ritengo 1m·ece di dover riporre qualche ragionevole affidamento, anche a riprova di una coerente continuità d'interessi. Ed è in questa coerenza che va ricercalo e ritrovato il fllo critico condultore co– sl della quinta come delle prece- t~i~c:n1:11i~t~=~~i~~i ;~~iec:: 1 ,tut 1 ~ gli sviluppi e le varianti e ?e de– viazioni che un'• idea • comporta nel giro degli anni. Direi che io stesso vi riconosco il segreto compen_ ) di un lavoro altrimenti ingratissimo. D. - Era dunque prevedibile che H ripubblicaTe oggi scritti di. leti, per quanto inframezzati e convalidati dalla produzione più recente, doves– se suscitare disappunto? altro. nei suoi sporadici e confusi ten– tativi veristici, ne anticipa invece le ultime esperienze •· Del Carducci. al– trove. si dice: e Positivista e anticleri– cale ne' suoi scritti e ne' suoi sfoghi. è poi, nelle più segrete aspirazioni e nei più intimi significati della sua poe– sia, a suo modo idealista e religioso •· Perché duoque non riconoscere che, a suo modo, il Carducci fu spesso un ro– mantico? Servirebbe a spiegar meglio certi suoi malinconici abbattimenti. E romanticoni (o romanticucci) furono quelli Scap,igliati avveniristi. dal por– tabandiera Rovani al serrarne Lucini. altresì ignorato. Mentre il e ritorno ver– so una sana concezione della vita • avrebbe dovuto condurli a salvamento nel porto d'un qualsiasi classicismo. Ma per Momigliano la e reazione an– tiromantica e anticlassica •, che ha prin– cipio nel '60 e che nella lirica (per ri– petere un suo esempio di maggiore evi– denza) cpmprenderebbe i Realisti ossia i Borghesi influenzati dal Naturalismo (tipo Betteloni e Stecchetti). i Crepusco– lari /ma non una parola su Corazzini ne su Civinini) provocati dal Decaden– tismo e i Futuristi pieni d'iconoclastia. è capeggiata dal Carducci in persona. Tutta una schiera di reazionarii, da Car– ducci a ~farinelli, Abbasso i Classici. Morte ai Romantici. E a codesta e poe- I R. - L'Inconveniente mi rattrista. Ma come eliminarlo? Avrei dovuto sopprimere una parte della documen– tazione sulla quale invece punto. E cosi avrei finito coll'indebolire an– che la parte restante, lasciandola supporre meno fondata. Più c"ie di ottemperare ad una opportunità, _j e trattato per me di osservare una ne– cessità ,morale e Critica. Nulla è maggiormente alieno dal mio es,• derio che il compiacimento di ;,.tl,z– zare zizzania. A semplice, ma non meno persuaso, titolo documentano ho, per esempio, riutilizzato _.:rte e sforbiciature•, chè tale e non altro valore presuppongono di poter avere le spuntature e le postille su alcuni cr*t'ci del Novecento; in particolare qu le suJ Croce, sul Rossi e sul Gal– le ti, che sono le più antiche. D. - Ma la trattazione va da 1 ue– sti storici ai critki e agli antologi.– sti più recenti: e segue sempre lo stesso criterio? R. - E' facllmente risconl.rabile che l'indaglre diventa più critica– mente serrata a mano a mano che le occasioni passano al vaglio di una disamina meno vivacemente polemi– ca ma non meno tenacemente rigo– rosa. Resta per me motivo d1 .xld;– sfazione l'aver potuto ristampare oggi. in quanto utili ad illustrare al– cuni momenti e alcuni passaggi del– lo svolgimento letterario novecente• sco. osservazioni che mi furono, ad esempio, suggerite nel 193S d3 quaL– tro antologie di Poeti in camicia ne"'a e che fln da allorc. non mancai dì render pubbliche. Nel riprenderle dalla raccolta SlntMsi,. dove Eià le ristampai nel '36, le ho appena .car nite; e nel rileggerle non mi ~ d;– splaciutç> constatare che possono ri· sultare valide, ancora oggi, "l~l con– fronto di ogni produzione poetica m cui la politica faccla sentire troppo minacciò farltasie e crudezze degne del più efficace surrealismo? E quale rapporto coi Vociani, e con la lezione morale e stilistica dei Vo– ciani•· hanno la piacevolezza baldinia– na e la furbizia modenese di Monelli? Meno che meno con l'ascetismo e il clau– dellismo e la satirica protestazione di Jahier. Di quel Jahier di cui non dove– vano essere dimenticati i liricissimi rac– conti, vivi ancor oggi nel gusto di ta– lune derivazioni. Cosi, di Ardengo SoUici, non basta aver letto il Kobilek, ch'è pure uno dei più belli e veri e serii libri di guerra italiani. per concludere che l'autore riesce e a lungo andare monotono •· Lo Arlecchino e la Giostra dei sensi non sono stati scritti per nulla. Né Soffici va giudicato sulla prova di alcune con– trite e conservatrici scritture diaristi– che odierne. e Le ricerche stilistiche di Pa.pini si limitano ad una gran parte delle poesie, e intaccano appena la sua prosa•· Men– tre il meglio dell'autore della Storia di Cristo e di Gog si raccomanda all'a torto. trascurata prosa delle Cento pagi– ne di poesia; ed è da abbandonare ogni richiamo a quella del Carducci, che ha un impegno e un numero non pa– reggiabili, e che risulta tanto più con– creta e vigilata anche quando sembra ll suo peso. Tanto vero che, di se– guito a questo capitolo intitolato: Poesia e Fascismo, ho petulo senza divàrio e quasi continuando lo .. tesso diS<:orso,mettere il capitolo su Poesia e Resistenza, occasionato da pubbtl– cazioni antologiche recentissime. D. - Il panorama può perxinto considerarsi completo? R. - Imprese del gen@'re non si completano, se mai si comp!etano, che col passare del tempo, approfit– tando di ogni ulteriore occaslo:i.e per rettificare e precisare un rappor– to, un cOntrasto, un accordo, ".lf'la provenienza, una derivazione e, al– l'occorenza, anche solo una data, solo un nome. D, - E' perciQ c1iet-tn çrit~o, SQti.. tamente animato da. spirito :>alemico, ha osservato che, se fossero plù. di– sciplinati, i suoi libri potrebb'i!TOes– sere come • i libri det Ghiberti e ctel Vasari, per una storiografia mizial<? e incerta dell'arte del Novecento>)? R. - Benedetta polemicità: no:1 sempre reca savio consiglio ~ol suo frettoloso procedere. Quando _infalti quel critico, rispondente all'illust:-e nome di Luigi Russo, osserva che ia mia e felicità• e consiste nel non ave– re rifiuti p~r nessuno• .e nello cto:-.• cizzare « per cosl dire un po' tutti gli autori contemporanei •• afl'ernn cosa piuttosto inesatOO..Nè certo ~a corregge quando, a riprova del s1;0 asserto, citati alcuni titoli del mio vo– lume e commentato che vi sono evi– dentemente e mescolati nomi buoni e nomi mediocri e mediocrissimi·, tut tavia conclude ritenendo che giusto in « questa dlaforia critica sia il me– rito principale del volume•. Parren– be insomma che tra gli uni e gli altri nomi io non avessi fatto dilitrenza e che, abbandonandomi ad una Jr.– differenza (in realtà del tutto !ne31- chelis. in Betti va ricordato e il più alto fra i poeti in versi che conti oggi l'Italia •: Saggio su Tozzi, Nuova Italia, Firenze. 1936]). a Borgese (e squalli– di•). considerando Montale e lontana– mente simile a quest'ultimo• e Unga– retti un e poète maudit in cerca di un misterioso riscatto•? Dato e non con– cesso che si possa provvisoriamente far tutto ciò, occorrerà pur sempre che nel– l'auspicata appendice al quinterno sul Decadentismo la trattazione venga ri– presa ab imis fundatttentis. Ma per la poesia d'oggi fu presto chiaro che non c'era da star tranquilli. quando, dopo una serie di osservazioni ostilissime, sentimmo il Momigliano con– cludere che di Su.or Virginia nei Prim.i poemetti e dei poemetti cristiani nei Carmina e forse la critica futura dirà che sono le liriche in cui Pascoli superò i limiti che sembravano fatali al suo temperamento ... L'apparente oblio di sé nella çampagna velata e silenziosa e nell'elegia di un'età lontana diede al Pascoli i momenti della sua vera poesia•· Si può fare la storia della prosa nar– rativa contemporanea (e per quella dei e giovani• s'è già visto come). saltando a pie' pari Cicognani e Pea e Stuparich e Viani? E quanti vorranno concordare nel riconoscere in Tozzi un e carattere antiletterario • come in Verga, in Sve- sten te), mi fossi accontentatd ~dimeL terli tutti sullo stesso piano, attri– buendo a ciascuno lo stesso 11he\.o, lo stesso valore. Mentr'è veoo '1 contrarlo e basta leggiucchiare ii vo– lume per capacitarsene. D. - Come giustifica, allora, c<?rtl disLiveUi? R. - Un crtiico militante sa bene di non dover lasciar passare so~to silenzio neanche un'opera come quc·,– la di Gino Raya sul Romanz.;:,. po:.r un insieme di circostanze. Ma da ciò a dedurna che quel critico e nnn esclude nessuno dal suo Parnaso •• c'è di mezzo precisamente 1·esame del singoll giudizi. E un simile esam.? conferma, nel caso del mio Nove– cento letterario, le molte necessar~e esclusioni. D. - Perchè necessarie? R. - Perchè un critico miiilartte che non voglia ridursi ad eser.::it.are la funzione del mero infonnat">re b'– bliograflco, deve saper fare gio:-no per giorno le sue distinzioni, incl•t• sioni ed esclusionl. Solo cosl, affron– tando e sopportando tutti i -ischi e tutti i danni che un si.ffatto compo-– tamento Implica di necessità, p.:>•r;ll sperare che le sue cronache ,·:oH.:11- no domani a recare un contrib.11..o òl qualche efficacia anche in sede storica. D. - E' un augurio? R - No: è la condizione lndi.s-:,~.1- sabile afflnchè il lavoro del c· ~.M e giornaliero• non duri una giornata e basta. Non a caso e non per burla la mia presente raccolta si -:i.preco:::i un Mea cu.lpa che ha rispon ieJ.,...3 con la realtà della situazione e C'll contrasto che ognuno di noi deve sentirsi in dovere di opporre ! co:.l mortificante realtà. Se non pg:.-mo– dicarla, almeno per cercar di sal– vare la propria coscienza. ticina che e rimarrà in questa grande letteratura !della seconda metà dell'SOO e del principio del '900], quando il gu– sto non più ingannato da raffinatezze ed esibizioni. si aprirà dinanzi a questa scrittrice silenziosa e schiva e - nella sua incultura - tanto più sicura di se che Pascoli e D'Annunzio». Più si– cura di JIUel Pascoli che, mal ridotto come poeta, è anche accusato di essere il fabbricante della e prosa peggiore deUa nostra letteratura•· E di quel D'Annunzio che con le centocinquanta pagine del Compagno dagli occhi. senza cigli avrebbe scritto e la migliore fra le sue prose di una certa ampiezza e la sola che gli sopravviverà intera •· Ep– pure la Contemplazione detta morte e la Leda senza cigno non sono due tra– scurabili frammenti; anche a voler con– siderar tale il Notturno. Eppure in quel– le centocinquanta pagine c'è un eviden– tissimo e predisposto soprappiù di cru– schevolezza. di erudizione e di sberlef– fo. Identificare la « vera poesia)> di D'Annunzio tutta dentro e una zona ul– traromantica. ombrosa e trepidante• in continua palingenesi e dall'evidenza pit– toresca alla cupa calia musicale •· e puntare fino ali' ultimo centesimo su quella spettacolosa e pittura e caricatu– ra• ch'è la prosa introduttiva del Com– pagno, sembra contraddizione troppo grossa perche il ~lomigliano abbia po– tuto incapparvi. ~la ,per lui (e non per lui soltanto): e letteratura romantica» signi!ica e con– venzionale. falsa e malsana•: mentre e fin verso il 1900 la nostra letteratura è e$5enzialmente sana•; e dal Carducci a noi tutto è Decadentismo. consapevole o involontario. Decadentismo, Decaden– tismo. Non è una questione di semplice nomenclatura. Decadentismo, l'assorto riaccostarsi di certi nostri poeti alla li– nea del Petrarca. del Tasso e del Leo– _pardi? Decadentismo, il ricollegarsi di certi nostri prosatori alle OpeTette morali e ai saggisti del Cinque, del Sei e del Settecento? Decadentismo. la viva e ori– ginale partecipazione della nostra più esperta letteratura nel concerto variato delle nazioni? (1936) Il Vero è che ormai ci si e un po troppo abbandonati all'uso. diventato vizio, di lasciar correre. Lascia oggi. tra– lascia domani. nessuno più paga dazio. Nemmeno Momigliano per la colonnina su lo Svolgimento del Leopardi (Cor– riere della sera, 16 &ennaio 1938). do– ve, riconosciuto e salutato in Giuseppe De Robertis - né si poteva a meno dopo il Saggi.o sul Leopardi - e il più informato e il più sottile dei leopardi– sti », svelto smozzica e rimangia il su– perlativo iniziale e termina col negare alla critica di De Robertis e la risolu– tezza della linea generale, dell'imposta– zione generale•· Sicche quel Saggio, con tante mirabili qualità, mancherebbe di sintesi e avrebbe fatto cilecca nel pun– to buono. e De Robertis è più squisito che forte: un po' come certi prosatori e poesi contemp0ranei, intenti a cesel– lare e sempre diffidenti della vena e del giro comune della frase•· Povera gente che, per evitare il giro della fra– se comune, precipita e s'infrange sugli infamanti seogli d~Ue tieerèatezze. Al Momigliano è occorso invece (Pe– gaso, ottobre 1932) di riconfermare Ugo Betti e lontano da tutti•: senza avver– tire che nella decantata Canzone del morto mascherato c'è perfino qualche accordo alla Sem Benelli: senza ricor– dare che nell'intero Re pensieroso e le derivazioni dal l\Iaeterlinck. dal Roden– bach, dal Guerin e dal Samain sono cosi scoperte, che si mostrano anche al lettore disattento, il quale abbia 1.10a conoscenza superficiale della antologia dì Paul Leautaud e Adriano van Be,·er » (cir. Goffredo Bellonci: Giornale d'Italia 25 luglio 1933); e senza sospettar l'esi– stenza dei più varii equivoci critici in– torno a siffatta Poesia (cir. Giancarlo Vigorelli: Arena, 25 maggio 1937, e lo stesso De Robertis: Omnibus. 11 settem– bre 1937). Secondo valido esempio. Koi s'era sempre sentito dire, e ritrovato scritto per conferma. che Renato Serra. come attestavano le sue date di nascita e di morte, appartenne in pieno alla gene– razione di e quelli che fecero la guerra •· Una generazione tutt'altro che povera e mediocre se, limitandoci alla letteratu– ra. vi appartennero gli uomini della Voce e della Ronda. Una generazione di scrittori che. anziché far letteratura sulla guerra. preferì salvaguardare là letteratura in mezzo alla guerra. Que– stione di gusto: faccenda di stile. Gen– te, comunque, da non ammonticchiare e spazzar via. Ciò nonostante, in quello che sentivamo dire e continuavamo a leggere si nascondeva un insidioso errore di date. Serra dov'ette infatti appartenere a ben altra precedente generazione. For~ se alla stessa di Croce. Di Carducci. Di De Sanctis. Altrimenti come avrebbe l\lomigliano potuto afiermare (Corriere della sera, 20 luglio 1938) che. per pie– ghevolezza e precisione. lo stile di Serra si dimostra e il più resistente all'usura del tempo che si sia mai visto nella sua generazione »? e Stìle di bel gusto certamente, e fra i pochissimi personali della nostra critica ... •· Affrettiamoci dunque a sfatare la leg– genda che Serra nacque il cinque di– cembre milleottocentottantaquattro. Non ostiniamoci a considerarlo appartenente alla stessa generazione di un Cecchi e di un De Robertis. A meno che metodo storico e metodo estetico, uniti insie– me per la bisogna. non abbiano asso– dato che. in conseguenza della scarsa personalità, lo stile di costoro manca • per!ino •di resistenza. Senonché. essendo le date di Serra tutte da correggere, a ben più remote generazioni dovr#

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