la Fiera Letteraria - XII - n. 17 - 28 aprile 1957

Pag. 6 Carlo Bianchi LA FIERA LETTERARIA: lTlì\ERARI lTALIAII * Viaggio in Sar1legna no::i parlava. Carlo era an~ cora i.n una f-ase di dormi– veglia: qualohe mie parola cadde oel vuoto .9pe,zzandosi, co..nro il granito che al'fio– ravà a tratti nel verde con brevi roccioni verticali. In alto. lent.amente più in alto. ~h·amo Efisio il ve,glie:-do. le cui gambe, a\."Volle nelle nere u ose dì orbace, per abi– tudli.ne si muo.,,-,e-..·a:io ancora su1le o rme e con il ritmo di un gl"e3ge immaginarlo. Sor– past,ammo il displurvio. pene- cli ore di sonno perdute ... Manie. soltanto manie!.,. !)rontolava. ll capretto inta:?"IOsi roso– Ja,\'e alJa fiamma, aòi.!mente girato e rigirato da:! rMaz– zo. intanto ohe E[isìo "'ag. gi:unge-va l'opera 9Ua esper– tissim3. di c~•sumato pastore. n capretto riu"'CÌ etrelth'8- mente prelibato. * CARLO BIANCHI Evitammo per qua1che gior– co di percorrere le strade\– te di Nuovo vecchia: teme– vamo l'incontro con il vecchio· Efisio, del quale no-:i ave– vamo ascoltato con pazien– zi la storia del Santuario di Gon'are. Era permaloso e scoroutico il veocmo Efisio. <per quanto può esserlo un vegliardo ooorese rimasto fe– dele aUa nera beri tta che della spalla Jli ricadeva sul petto. Ma in:fme dissi a car– lo: .. Andiamo dal v,ecohlo e dici.mogli che si decida a fa re i ceo1osoere il famoso guerriero di A'bini ». Era da tempo C'he Elisio il veg1iardo ci pa:r'IBl\"3 ,-ega– men1e di un guerriero s.tra: nissimo §Ila cui prese:iza egh soltanto era ammesso, e in– vano avevo più volte cereato di :tarlo 'J)Elrlare. M,j avev,a raccontato le gesta dei Bar– baricini. le guerre di Mu– setto islamita con le repu'b– b'.liohe di Pisa e di Geno\13. ma del guerriero dì A'bini non a,,.,-evia voluto dir nulla. Si limitavo ad ac-cenoare a Lui vagamente: il Gueniero ~ A.bini era l'unico suo arru– co. diceva. e U':1-a volba o l'altra ee l'lllV'I'ebbe fatto co– noscere. lnvano ci chiede– •vamo ehi potesse mai essere il mcsterioso e inaccessibile guerriero. F.d eoco ohe sedu– to sul gradino esterno della porta dì casa scor.giamo E!i sio nirvanica..'J}J?nte aS60I'bt– to in meditate boceate di fu– mo della secolare pi,>a. da11e. lun,glhissima caooG rriourva. Ci 31\...,icinammo fino a seder– glici accanto. Si tolse la ipi-pa, di bocoa. sputò gravemente ed emise U':') brontolio ehe amammo sca.m biare per un cordia1e sa1uto. n oerimonia- 1e dello zdo Efisio era piut- 1ooto rudimentale. Non po– tevo aspettarmi ohe f o s se Ccl'IÙoa rompere il ghiaccio: era questo un compito riser– ·veto a me. Ml sentivo al– quanto imbarazzato e illban– 'to c'era f•Jtorno e su noi un silenzio meta1llco. Ad un tratto gli oechletti giam del veochio Efisio si accesero sot– to le ciglie grigie: :fece per dire una parola. tirò una boc– cata di bnO, si passò fa ma– no su'l'le labbra, e infine li– sciandosi la ltmghissima bar– ba di cenere. chiede di Go– nare. di come era andata la nost'N. pesseggiat.a al Santua- trando celie anse superiori della monie-gna tra le fore– ste d~ .grondissime q u e re e musc.hiose. Fina'lme,nte giun– gemmo all'ovile del vecchio Efisio: una casetta di pietre sconnesse. pr~ la qua-le b un ohi-uso di tronchi e di st.e>ppieera il gre,g,geche sem– brò riconoocerlo e invocarlo su tooalità lamentose e di– verse. "All'e>vileera di guardia t..0.1 ragazzo ohe al momento non si vede,.oa; poco lontano però un .fflauto cantava. ces– sando, non appena lo zio Efi• sio lanciò u:i. breve riohiemo con }a sua v-oce profonda. D ragazz-0 apparve da dielro una quere:a e un capretto gli cor– re-va ap,presso: gli ocohi ne– rissimi, il viso femmio.1eo,sot– to la oh.ioma ric,ciuta e bru– na. sano e ridente con in mano la rozza .. launeddas », sembrcWlél. un giovane dio in– d~ete, 1.l':'l agile fauno. Ma il vegliardo non sembrò rilevu– re quel nobile aspetto. Or– dinò di. ammazzare un ca– pretto ,,er il pra,:izo ed il ra– ,gazzo non se 1o fece ripe• tere. Afferrò l'animale e scom,parve nell'ovile. Era un raigazzo. me conosceva il me– stiere, soprattutto sapeva co– me si cuoce un ca.pretto alla sarda! Il veochio Eft:sio prese nell'avfile deHa ricotta fre– i90hissima. del:la «Carte di mu– eica .... invitandoci a faT co– lazione. ... E il guerriero di A!bb<i.? » c,h:edemmo. A<-"'Cen– nò di atlendere con quella sua mano .graode e nodosa: lo avremmo visto, sembmva dire. Cominciò ad arrneg,gia– re intorno al recinto e insie• me a-1 ragazzo munse le pe– core. Accese quindi un fuoco per ouocere il capretto. Ca:rlo intanto disse ohe il 'V'ecehio Efisio doveva essere pazzo: il guerriero di Abini era ,:i,ien– te di più ohe una sue fis– sazione di vecchio esa1tato. J\1prì la fedele cartella. di– spose gli acquaTelll e si mise a dipingere. traoquillo in ap– parenza. ma io capivo che ~ipensaiv;8 con rimpianto alle Ad un tratto il vecehio fe– ce al ragazzo il cenno di andarsene. .. O r a vedrete!» d:$Se, Ci Cece cenno di se• guirlo preceden doci nell'ovi– le. La caparr.ia era p!uttos-:o bui-a. con le p areti annerite dal fumo alle quali erano ap– pesi rozzi an1esi di Je,g,:o. Efisio si dihe$6e verso il focolare. scansò dal muro una grossa ,pietra. introdui!endo il braccio in una nicchia. GU"ar– dò intorno per assiourarsi ohe no:1 c'eravamo ohe noi. sollevò qua.lcosa in alto. e gli ocohiettl suoi gialli brilla• vano. Contro il fascio di luce ehe filtra;,."'a attraverso la porta della ca;>an-la. stretta nella mano asciutta di E fi– sio il vegliardo. una stai.ue :te nuragica di bronzo mandav a riflessi verdastri. Raffigurava un arc:ere nell'atto di scoc– care un dardo. Era cosa ve– ramente preziosa per la ma– teria densa di seco1i ·e per 11modellato espressivo di tr.l'3 ei'ficacia ohe opere moderne riescono ad 3'V'-ere solo ri– chiamandosi e queste. da lo– ro lont2,1issi•me. « Ecco il Guerriero di Abini! » disse il vecchio. Si affrettò quindi a na~ndere La slaiuetta, sen– tendo a,v,vieinarsi il .9uono de11a ..,Launeddas,.. « Non V'O· glio ohe veda!.. disse e ci ~plegò che le statruetta era il ... Guerriero di Albini» per– chè egli sie&.'"'<> l'a.veva trovata molti an,~ prima ad Abini, nella Barbagia Ollolal ne:rle come mai ci era ap– parso. La rivelazione di quel 9UO tallsmenQ di breoizo ave– va creato intomo a lui un alone nuovo. aperto un nuo– vo spiraglio da dove scrutare nei recessi ancestrali dell'ani. ma sarda. De che c:o.:a il guerr:ero di Abini ed Efisio il ,·e,glìardo erano cosi slra– name:i1e le,gati, cosa c'era in loro d·immutato di eterno? A dist;.,:za di migliaia di enni. saldo era ancora il f:lo biologico ohe li univa. ohe faceva scorrere nelle vene del vecchio Efisio il sartgtl.J.edi una stessa matrice di _granito e di mare. * Domani è la ., l-ofadonna di Gonare », disse Efisio, il ve– ~liardo nostro emico .. e a Go-::?~re è la festa della Ma– donna,._ Intanto si lisciava la folta ba!'ba concentrando le idee' 9Wl'argomento che si prepa– rava ad espone nei minimi particdlari nella sua iipica sfilza di enuncia2iioni sten– toree c:le non vo!eva-:10 re– plica. Piace,·a l'argomento e.1 terribile vecchio e si pre– parava a parlarne J>e'l' delle ore. Ci alzammo quando la prima sillaba gli stava per 113CiTe.e vede,1doci in p:edi c:on le mani tese in atteg– giamento di commiato !ornò a ohl-udersi in sè con un lam– po di delusione de,gli occhietti ,giallastri. Non voleviamo per– dere l'occasio:ie d! assistere a una delle più famose teste d~ Sardegna. Preso il tasca– pane con qualche cosa. ci incamminammo verso Goorn– re, un monte perfettamente conico a venti ctiilometri da Nuoro con in vetta la chiesa. Per comprendere il n06tro interessame-::i-to bisogna pen– sare ohe ~,aa-icorrenza di un Patrono qui è avvenimento che smuove l'isola. une lunghissima fila di tutte· co::i i ,ginocchi di'\'arieati che le età nei caratteristici CO· .giungevano al!' ::ùtezze del ;;turni. le donne con i bam- mento. il busto per!ettameote b:ni in braccio e grandi ce- eretto e le,ggennente incli– ste sulla tesla. Ci aggregam- nato in avan:i. disponendosi mo ad una patriaroale tam.i- a c-E"•iare.Noi prendemmo a glie e-on due coppie di €1)Qse ro.s!cohiare i1 nostro pane e e rispetthi figli: una quin- formaggio. C'era ancora un dic:,1a di perso:1.e, fra le qua• terzo di straòa da percorrer-e li d.t1e de>nne sulla trentina ed era:10 le dieci quando ri– che a grav:danza a• ...anzata prend-ommo U cammino. Si carr.ninavano senza cedere procedeva lentamente con un passo portando cora-gigio- frequenti con.sulta-zioni circa samen!e i ventri enormi con la direzione da tenere nelle ostentata fierezza. A-:1d-ava•10 biJorce.zi('o1i del sentiero. A a sciogliere un voto. Vollero mez2:motte nuova fermata per sapere di che paese erava- S perno1tamertto eotto 1.1':!-a mo. e se ci piaceva 1a Sar- grande quercia. il cui tronco d,e,gna. Una ragazza domandò enorme e la foltL~ima cMoma .,;e eravamo sposati. furono provvidenziali per il Era una b rava famig'lia tempo ohe verso l'una comin– nuorese dì lavoratori e per ciò a rega,~erci una piog– cercare d'impressional"la fa- ,giere'lla lilla. clhe a brevi in- ~~or~~~l~=:~;~~ri:~~n'!,ue~ ~:U{a s~}:~n!ta~ads~~t~ santuario di Nostra Si-gnora, chiare sarebbe stato piace.vo – dicendo che era stato eretto le, ma 1•:,t-ternale cicaleccio intorno al millediuece-?to da delle don-=e non ebbe sosta Go-::erio di Torres, scelto co- per tuHo i1 tempo dhe ·rima– me punto fortificato sul con- ncmmo li sotto, t.anto che fine dei regni di ArOOrea, Carlo gridò parecchi « Ande Gallura e Logudoro. Que11a ramengò!,. tries1ini senza a1- in-uli'1e e 'z.ione li lasciò mm rlsultato. Ad una ragazza freddi e in cam'bio uno di che mi chiede il signit.:cato essi ci chiese del tabacco. di quella esclamazione dIB.Si Dopo q u al e h e ohllotnetro ohe era la traduzione del prendemmo una scorciatoia, loro « pìsti pisti.. provocato e L'l:anto che scendeva le dal chiasso che producevano notte, ci si adde•Jtrava tra i nei oost-ri timpani il mede– bosohi gradatamente saliva- simo e!fetlo delle gpine :'lei e nel prendere lo stTctto viot– tolo ohe non consentiva di passare p:ù di uno a!la volta. le vecoh:.e pretende-vano che preoede:."Simo. rifiut~.oldo.s:idi capire che volevamo seguirle per approfittare de'.lla loro guide.. Dopo mol~e ins!.Ste-:i-ze finirono co l ma ndare avanli le giovani, int.el 'lj)Onendosi tra loro e noi. Chies ta la spiega– zione della manO'\-tra ci dis– sero ohe .,.non slava bene"' mettersi vicino alle ragazze. Queste v-ccohfe sarde dopo u,1a ::?-Ottedi cammino solto la pioggia in mezzo ei roghi pensano ancora imperterrite a queste cose. Le ragazze ri– daodiria-n1nò oer conto loro. * Verso le quattro giungem- mo alla p!eco~a Tebaide: am– pio pianale soltosiante alla Chiesa. circondato de cimbes– sos. Non era un )uogo di ,preghiera e di raC"COllo silen– zio, ma un'autentica bo..\gia, dO'\-enon pare...,a celebrassero la FeS""..a della Vel'gi::-e, me il più sCrooato dei Baccanali. QUi. e là erano accesi dei fuo– ohi. presso i quali si suonava e si ballava in un tri.pudio di fi.sermonic,he con la com– plicità di nuomerose botti di vino ohe rk-ersavano a limni il vino di Oliena e Ja ver– !Ilaocia di Si:larussa. Nè la rpioggia. nè l'ora antelll'C'ana ra-pprese:"J,lavano u,1 ~reno. A'file fiammate che i fuochi sprigionavano intense ad o gni nLUovo mucdhio di pa ,gl.ia e di fascine che vi veniv ano g et• ta:e ad a-llmentarll. si gcor– geve.no i festaioli stretti in cerchi ritmfo.a.m<:>l:.esalle1- lanli. nel tipico bal1o sardo, -presi da wia col1etti'Va furia dionisiaca. Ci a!\"l\ti.cinarnmo. In me:t:zo. tenendosi le mani ,su1'1.e .<1pa!le.òolla'\-a una cop– pi.a a lla quale ogni tanto ve– ni.va dato il cambio, e il cerdh io che la cìrcondava era fo!111\3toda uomini e donne eller•1ati. li moth•o della da:'!– za scaturi,va ininterro tto dal– la fisarmonica, e si com.po– neva d'i poohe not e ricor– renti in un ritmo sempre ipiù serrato ed elettrizzante scandito d..a1 battere su1 ter– reno dei piedi in comp1ica– tissimi ipassi che ,provocavano nel ce.rdmo sbandamenti. si– mili a improvn,•isi riflussi di onda. U,11tamente ai oo-stumi. ohe al bac,...Uored-eUa fiamma rivelaivano i loro ;;ma,g!lianU colori, ne rL<:iUltava uno spet– tacolo veramente suggestivo. Noi ci sentWamo c0m<e i so– liti pesci fuori d'acqua, e ci rio .... TerrupO caitivo» disse poi ...da lassù, quando è se- reno. si ved-e il ma-re i<1otor– no per tutto il giro della isola!» .. E nel diiTe del mare. .ì!l suo volto brina<\13, gli oc– chietti ridevano. Il mare non era estraneo el monta-naro Efisio, montanaro di un'iso– la. dwe cl sono eonohi-glie sopra le vette ... Come sta il vostro' amico. il guerriero di Abini? ». oh.iedemmo SU:bito, approfi.ttaado di que'.lla sua •strana temporenea letizia. ""Domattina venHe con me e lo vedrete,. disse. Questa risposta in9J)e'l'ata ci soropI"e– se. ma poi ~mo clle appunto cosi il bizzarro vec– chio, con questa improvvisa g~erosità. vo'!eva tL"IWisrci per la nostra mancata atten– •z.ione alla sua descrizione di Gonare. Grande Jortuna, do– ve\"amO ca-pire, ere per noi agooltare da lui 1a riive1a– z.ione di ogni segreto isolano! Non disse e:1 tro. S'era d<.i :nuo.vo reli,gi06 amen1e concen– trato nel rito me.gi ..co della ,pipa. Le dens e nuvo 1ette di turno, prima di te.rle uscire nell'aria. Efisio le cova,va nel IJ)etto, atfideva loro piccoli brani d'81.'l:Lma.Efisio, pen-so, morirà un .giorno cosi. tran– quillam ente, quando a'ultima gre.ve particella d'anima vo– lerà i n aTia con \r.'l'3 boccata di .turno. l'ultima sua boccata di fumo. * Al matt!no s~ivo al– beggia,va rnectre cercavo di 5.'-~liare Carlo. per andare alla~ tanca del veocir:io Etisio: egli non acc-entJav,,aa volersi muovere. «Carlo!,. gli di– cevo con voce pacata, .. Efisio ci sta aspettando. è oggi che vedremo il guerriero di Abi– ni! .,._., .~i?,. chiedeva Car- 1o v,agamen te. senza capire. Lenta.m-e:ite si mosse. s'alzò blaterando contro Efisio il vegliardo e il m1sterioso ami– co guerriero. «Senti,. tentò ancore ...vai tu con il vecchio Efisio. Tu raceo-.l'ti. bene !e cose. è come esserei, anzi la mia tanta-sia sarà poi più li– bera di vedere e ricostruire,._ G1i feci capire che non' era p o9,S.:bi le: l'amicizia con i1 , -ecoh.io sarebbe stata pre– g iudicata per sempre. Uscim– mo sulla strada. Carlo mi se~va muto, senti'Vo tra me e lui come un diaframma di rancore. ctte si sarebbe dile– guato Ill8'n mano con il sali– re del se:,le. Efisio ci aspettava puntua– le seduto sull'uscio. Si alzò leotamente e senza ..cambiare parola ci a-vviammo verso il monte Ortobene, sce-.1dendo da Nuoro in direzione di Sen– ~a Maria della Solitudine. La– sciammo alla sini.6tra la pic– co1a chiesa. e prendemmo a salire le mont.agna selvosa che sovrasta la città. Elisio E' qui, tra le rcwine di uo-i tempo protosardo. c!ie fu rin– venuto gran pe-rte del mate– riale di scavo del periodo nuragico. Qa questi oggetti wtivi - statuette di guerrie– ri. capi t.ribù, donne con in grembo uomini adulti - l'an– liohis6im-0popolo sardo-proiet- 1a le siue e;i,ergie primigenie ohe nelle Jorrne aroh.itetto- iohe s'isptrano alle simbolo– gia de] sesso. Per quel giorno il vecchfo Elfislo non dlese aliro. Verso sera. riprendemmo la strada di. Nuoro. n oo1e. prossimo al tramonto, accendeva ba– gliori sui vetri delle case e i11uminave. di una tinta calda l'alta .ti,giu-radel 'V"eOChio che ci camminava dinnanzi, impo- La Festa rellgiosa è allro– ve circosicritta aUa Parroc• chia o alla dt1à; me in Sar• d~a i Jedeli accorrono da– Q€ni parte e molti ,,i riman– gono per Ja novena diversi giomi. aUoggiaU nelle .. Cum– be$ias .. ohe sono piccole ca– se. Sa-:i. Ge.vino. San Efisio, San Giovanni e ta•lte altre. ricorrenze ohe signi:1'.icanoper i Sa.rdi giorni di nomadismo, dÒV'e sono mescol-ati sac-ro e profano. fanatismo cristiano e pa-g,aneggiante ba1doria. Presa la strada di Mamoiada ci ac– co:nge.'llmo di non essere i soli b marcia. I•Here !f'am.l.gOle si recavano a Gonare form-ando CASELLA OGGI (ConUn~ pa;. 3) quel che non era più, ma in- sci di specchiare altrettanto gnetico. E della serietà con vece badando a favorire quel esempla~m_ente ques~o suo cui vi uniformò la sua opera che poteva sorgere da!la sco- modo d1 mtend~re_ I arte. E senza ·ndulger pe altro alla perta della nostra antica 11:t- la e Messa ,. fu le.--.;: Vt?l~ _Per retoric 1a della e tra~izione e teratura stru_mentale ?eI. Sei e la Jlne dell_a gue~ra, _mmat~ del nazionalismo d'anticarne- Settecento nv~lata ~1 ru:ic~- all mdo~am del! uscita dei ra dileggiato da Stendhal, te- zo a_lle conquiste più ~1gm- tedeschi ~a Roma da un uo– stimonia il fatto che proprio flcative delle avanguardie eu- mo che s1 batteva contro -~n sbandierando quella retorica ropee. . male atr oc~ quanto ac~~m o. furono mossi gli attacchi che Poc~e volte_ come pe1 S:~- Il c.he fl~is~e p_er o~me un egli dovett coniinuamente sella ;I tern:ime neo~las~1c1- mar~ pne d 1 g1us_tiflcaz1one al– fronteggiar/ s~o. s1 spo~h_a dell~ 1mphc~- la riluttanza _d1mo~trata, at- ;h~~dere le porte al ~~~~ f~~~~ ~st~~~;~rc~e~t~s~\ ~o!-~ ;~a~~:~lfa~/ 1 gi~~~f:ta 1 t~p!è f ~ità.te~ ~~vap~ell~uiraa nella rente si_ ~imo~tra_ verbo ·vivo stesso_ dopo la pr\ma gue_rra su a pr ima autobiografi.a pre- d~llo _spinto giustl~ca_ndo co- mondiale. anche _11. fut~1s;a messa alla raccolta di arti- s1 d1 . essere s~stit_mto con Cas~lla, per ~er~1rc1 della"'?– cot· ., 2!+26,. uspicava co- class1c1sm<;>. com egh ne usò gettito co.n cui d1venn~ _farru– m/ una certezzaa il rinnovarsi pet: sotto_lmE:.are la ~ua evo- gerata la _sua ~ode_rnita: ap- ~~~ vero melodramma ita~ic~ ~z~~~~~:.Of~ 11~i c~~~~ ~~:~~; ~~~~a. 0 Mi'•e:ogc 1 ! 0 eh~ all~ ~~~~ vogÌiasono !~~ pa~~~•i e ~a talvolta al\c~e ingiuste alle d_ei _massa<:ri e ?elle distru– h mo v . re t /~ 11 tapp_e J?er cui ~ra passato. La ZlOOi reagwa v1?lente1;1ent_e. ~u~/eYJe per~ ad_att!nf~ !g 1 j sobneta. la chiarezza, il con- credendo nell'ull1ma v1ttor1a r e 1 . e"· ~ m te E trollo razionale dell'espres- dell'ordine istituito dalla ra- ~iÒ Jf~gire perg~~:zred~~ve O sione gli si scoprirono nella gione. nella vita meritevole . l'an e con sa a . ~l maturità qua1i caratteri .d'essere vissuta. nell'arte in– ita I a. senza atta rd arsi 5 schiettamente sald~ alla sua fine come conforto dei pro- musica non concedèndo nep- pri drammi e conflitti se mai HERMAN BANG pu_re alle so_fferei:izE:morali I: altri ne mai:icasse. ~•ottimi– fls1che degh ultimi anni di smo fu anzi la prima con- (Continua da pag. 5J offuscarli, ma solo d'intene- quista caselliana, e quando ~ _ . rirli o d'incupirli fugacemen- si abbia presente la sua mu- ' no, copre:'!do da quel lato le 1 loro piedi scalzi. La ~p.iega– pendici del Monte Gonarc. zione com.illciò a cil'C0'1are alle cui propegini eravamo nel gruppo provocando risate giunti. Durante il cammino fe-mminili ed una aumentata :ncoutravamo altri gruppi d':i intensità dei canti ai quali festaioli che ci rivo-J,gevano avevo cosl ofierto nuovi oriz– frasi in di-aletto:- nè queste zonti. Erano ciroa le- quattro :D'Jrono le sole .parole che quando com: 0 .1ciammo a per– udimmo. poiohè per tutta 1a correre l'ultimo breve trat– e;trada fu l.."l cice.leccio. un to di sa1ita in ll':lo sono.bosco cantare co:itinuo delle donne, -assai .fitto ohe ci obbliigava a mentre per lo più gll uo- compi.ere ,giri viziosi tacen– m:lli cammlnaivano taciturni doci 9pesso tornare wi no– lasciando IJ.'iniziati'Vaalle mo- stri passi. Il cielo cOntìnuava gli, e a!le Ji:glie. In mezzo ad esser chiuso e l'oseiurità a questo brusio si senth'8 era ancora completa. Ci di– ripetNe frequentemente una staccammo dagli eltri ma ad frase 11 er llOi incomprensibi- ~~/f~~t~~itofr~i /rr~: le:In« ~ ~~; ~i-::~ti~;~ Ci .. tiadam- non poter procedere. Bene– mo. ma poio.nè a brevi Inter• detti stav a già sacrament an– valli la mist eriosa parola do lo.wi -ando mallediz.io :ii!. ia eontinua,,·a ad essere pronun- Gon a-rio d i To rres fonda tore cieta ·lunigo t'u'tta la fila con del Santuario, e quendo si un tono mal contenuto d'i!n- era già me6SO a sedere dri– preca.zione, ne doma,Jdiammo chiarando la ,più assoluta re– i'l s:,gnificato. Era un'esela- sistenza passWa ad ogni mio mazio:te di dolore provocata 1en~atWo di proseguimento, dalle 9pine c'he spie.."'Sosi voci a noi prossime ci ri– eoniicca.,vano nei piedi di chi dettero l'orienta.mento!-- Erano cammin3r1,'8 scalzo. Così tra quattro donne di Olinea. due una canzone e Wl ..,.. pisti pi- an.z.iane e d'lle giova•iiss!me, sti » g:un;gemmo a un punto I con un -somarello carico d'uva do·ve la comitiva si fermò. d;a.veu.dere aUa festa e c'era 'Tuittì sedettero in terra, le poco avanti un uomo che le donne nella tip!ca posizione chiamava. Le raggiungemmo. Elio Marcucci: «Paesaggio». to:e dr~~matico, :ntS~ 0 co- te aprendo qualche spiraglio sica, tradotta in elemento di g_here piu che medioe;l suc~es- sul sottofondo tragico già ap- stile). Ora anche limitandoci st e. come attore, falli ,~e~z ~I- parso ,in primo piano specle alla sola musica siamo tutti A11' I , l 11 I d 11 · I t; ::,,r?a~~~:- e~~~u::~.~.,n!~'!~·ino!lf~Jeiitct~ [dg~~ar~il~--di i~t!~m~f~er~:11~h;e~z~~t~ ie1 oscur11ta et a a U{lfl e a po·es1a ;:zi~{{~~~i~~. ::;, ::: ~ ~:c~i c~~~~~ 1 ;;:~ 1 e:g;~~~~~~ ~iiJI~1/t'.ati=~-~ra~~~t~e:te! l I l \ j no a superare il disagio della. la S':_laMissa pro Pace non s1 C1r~neo c~rtC':) d1 tutti 1 mah _ _ _ _ . _ . . _ ribalta Ripiegò suU·aul.vità di servi per creare su modello, del! umanità e quello che ha (Continua da pag. 5) rivoluzione mdustrtale: non ,·ar1 cap1toh del suo hbro a regista: Portò sulla scena com· ma. ci sembra, soprattutto per preferito e qu_ando deponga _ - _ solo nessuno è profeta in pa- presentare ad un pubblico di medie e tragedie in Norvegia, rafforzare nel contatto con tanto !arde_l}o e per mu_overe sto dt!,rerà il poeta av_rà il suo tria, · .1a sopr attutto nessuno si potenziali Ce sperati e quindi, a Copenaghen e a Parigi. Lu• quegli esempi la fede nella verso la pm assoluta, mele- pubbhco "'• e che. abohta_ anche sente profe.ta in patria. La sor- prima o poi, reali> lettori i gne Poe e altri che collabo- disciplina dell'emozione in- mente astrazione. Non si vuo- questa eventualità « e~ sarà te de l vicin o appare sempre poeti più americani di questi rarono con lui.. io giudicarono dividuale e nella euritmia le qui discutere il merito dl certament_e qu~che ord~ne nel più sorridente della propria: tùtimi decenni: dai già citati grande. Il pUbblico, peraltro, delle forme quando vicende siffatta scelta. Ci basta invece Il_l 0nd0 .. m_cm la poesia con- cosl il poeta. american1;1 Ran- Frost e Williams. a Marianne quasi non si accorse dì lui. collettive e private più insi- osservare che se l'ideale stru- tmuerà a vivere. daU JarrelJ (ti poeta ?t Bl_ood Moore. a Elizabeth "Bishop. a Cosl dall'attore mancato e diavano la capacità di ser- mentalistico di Casella è !or- Noi .sia:"? port~ti a condivi- fo~ a ~tranger. ? 1 . ~Htle Stevcr.s, a Robert Lowell. dal letterato facondo derivi, una barla ferma. Nè mancò la se già in parte bene o male dere 1~p;mon~ di Jarrell che Fr,e~~• di Lo!ses) _wvidia Ja La popolarità del poeta· - personalità nuova: Bang confe- posta. Mai forse come nel superato quello estetico at- la C<?ndt~one ?el poeta E:, della condm~me dei suoi colleghi a cui questo Poeta sembra renriere e dicitore. Qui vera- contrasto tra la dolorosa rap- tende un tempo migliore per- poesia sia soctalmente piu po- europei. . pensare con nost2lgia - è un mente egli toccò cime di fama. presentazione del e Crucifi- chè gli sia reso davvero giu- sitiva nei paesi dell'antièa tra- Senza :•.lvesctare. (sarebbe frutto tardo e insperato; nè Divenne popolare. La sua sago- xus,. e la chiarità mattutina. stizia. dizione europea che negli Sta- troppo _fa_cil~e perciò banale)) quasi mai avrà il sapore giu- mo caratteristica di uomo bnt· festosa del e Sanctus,. aJi riu- Eì\f.lLIA ZANETTl ti Uniti, culla della seconda 1~. pos 1 :l: 1b0 S1• d~ ?Sfervat~red il sto. quello che il poeta aveva 110. magro, smilzo. senza la mi• ., ptu P?SSl e 1.stn eressa O 0 - inteso dargli, quello che vi nìmq impronto scandinava, la vrà mv?'ce riconosc_ere co_n scoprono coloro che leggono ~~1zev~:uie!~~t~~~·j d~s:ii~~/ Importanza slor1·ca d1·Casella ~~~;t~·~:~:r:il~t~o:~}:~~~~~ .. poe~ia da un'epoc.a alll'al~ra .. il: · · ' e vwe sia pure anch'essa scon- ma a, vera poesia ascia ~:to 1 •::;;:uf, 1 :tt1:::e. c:~n~r~e~~ 1 ;: _ ta_ndo U s_uodestino ~mmediato segno, spesso inav_vertit_o. ai:i- se più volte tuito il settentTio• , di oscuTU~. forse m ~1su_ra che sulle s~perflc1 soctall m ne europe~ e viaggiò .a lungo (Conllnu~ pag_ J) • mento del precetto secenre- aperta»; comunicabile a tutti ~acw~~;:::~r~.a~~r~~tt~ 0 ~ 1 ;: apparenza più refrattaria. anche fuori d'Europa ~enendo d'un uomo moderno e vero sco>. e presa nei cerchi di emoz,oni logico ad una atrermazione ~ lasce:à certament~ ~a conferenze e le~re. S~ tro~a: che non gonfiasse il petto 11ei I rettori, i mistificatori, i va_ste e tutte uma~e, con le della poesia nel senso della po- poesia amen~ana di quest epo– va nel 1912 ~egli Stati Um\ii sussulti melodrammatici che parassiti del suOhme. , co111 es!genz~. d'una mus1c~ adu!,1- polarità. E' ai suoi. poeti che ca. una poesia .- _Per conclu• a O~den ne~l U 1 tah, q~fm:t 0 · la non si mettesse in punta di mercianti del vero, del giusto tnce,. f!!1stea. ossequiosa ul!e una società apparentemente dere con. una c~tazione - che 29 1 1 gennato · 0 . cog eva . piedi nelle dilata,ioni del!a e del bello continueranno ug- geografie delle mode e del.e estraniata daHa poesia a!flda .. è ormai amencana da tanto moru!'st~ sr:s~:;:~ti:;:~t~c:nT·u· statura umana, eh; non am- gì come ie~i e come domani a sman!e, che S?no s_opratt1:,1:to in deflni_tiva la pro~ria _anima: ~i quel. te_mpo ~he i ~rit_ici e Qd_ d. t f: . bisse per amore di colore I negare, Jorse. Casella. e utl smanie verso ti facile_ e dts~- e la cosiddetta ..s.0~1tudme del I lettori mgles1 la giudicano ~~se 1 ~~e~n e lt;li:~r;~:i~~p;,, fantastici e adulatori trave- uomini co~1e itd, _chied~n<io n~sto s!t~cesso. ver~o ti se:v1• P?Cta .. è la cond1Z.1on?'essen_: q~asi come una poesia stra– non è conosciuia, per oro. se stimenri che le ultime i;pe- µ_er la musica italiana di ,n.-: zto ooltttc~. verso 1t c:esc':11- z1ale del suo man~{estars1. mera m una hngua straniera non da pochi iniziati. Ci augu- ranze romantiche proponeva- filar~. la porla e la sc~la at te tendersi alla propria r.:~sa Jarrell sembra mostrars. ad Jn deplorandone l'influenza sulla ri~mo, :iel centenario della na_. no a una borghesia degenere. serv!Zlo, in IUtti i sensi. . c:!~u'!. f!:!f'in~!tl:/~t~~i'd~ ~~~oca~~~todlsc~~fo~~~~li~~r s\~ loro. Il Dottor Wi!liams _chie– sc1to dt He~n. Bang. che ti Ca_sella h~ composto_ uno . Ma Casella resta,_ p~r n~1, ca. che il fuoco .,~sta acceso mile a queJJo del .. tempo di de spe~o la creazione_ d1 una s~o nome s1 d1ffo111a e che musica ~he e stata_ 9uas1 t~!- ti maestr~ della g1ov 1_bez:~· .aoito le ceneri della musica Ieri, in cui la gente montava nuova lmgua, che esprima ve- ~;1~0;0~~~te;eu/0e/' ... d::~~~~ t~ r:s/t;:t~°a:rr:i.\~~i ~rs;;~~ ~::z~i~ft~s:o~;Ìled~:~a;i 1 o:r•ì; moderna_. Se fosse tra noi'. il in piedi sulle ~el?giole per ve- ramente _ l'Ame~ica. I~ cui ~os- Z"ioni senza Speranza. 0 ... Fe- do, e l'~genza. di dire la 11 e. citi essere /moderni sipnijlca ~uo, so-rnso e la sua _ar_ten2~_<:'-. dere Lor~ Tennyson ... ma _po- s~~o scnv~re I poeu amenca: dra ... 0 di. qualche novella del• ritd. Un allievo di Casella '-•fi- ·"oprattutto essere onesti An• ne meU~rebbero pit ipoc 1 t1 che pagme o1tre pol~m1zza n~. ma lui la sta usando d1 le ... Umili . esis!enz~-: c~me gi lo si riconosce fra mille: e che oggi, se fosse vivo, Ca- al loro giusto oosto, portzr~b-. contro u_n·epo7a .~etterana (l'a già. e loro . fanno .~tret1_anto; , Lungo la via ..... attmno I at- un uomo, un artista. che ha sella sarebbe certo e davanti io b~ro ~a luce su coloro che. net nostra) m cui I mteresse per parlan<? tuth .. un americano ten?ione e la sol!ecitudine di imparato come il fine del agli altri: aperto verso l'ai:- ? 10r 111 delle fanfare. lavor•P\O la critica prevale spesso sul• scelto". un più giovane e più qualche nostro eàitore. poc:ta non è la meraviglia venire. Non fraintenderebbe nwere. e creano. l'interesse per la manifestazio- vivace fratello dell'inglese,._ CARLO PICCHIO (quasi. in un felice Tovescia- le esigenze d'una ., musica BRUNELLO RONDI ne creativa; e si prodiga nei GlOYANNl GIUDICI Domenica 28 aprile 1957 nuraghe faceva una certa stizza sen- Essi. w note dh·crse. aveva:1-0 :ire dire o.--.,,e dovevamo esse- una comune b-plrazlone che re americani. ~on cl rimase comuni-ca,:a un senso di an– a'ltro ohe acquistare un pezzo gosc:e inesplicabile. al quale di torrone e ritirarci a sgra• 1'osourltà deU'in•er•:o ro~...a nocohiarlo in un angolo. appena dal .e-uizzare de 11 e S'era !atto gior,.10 ormai. candele creava la p:ù ad-a.!ta qua;;do per un viottolo in- ooenogra.lia. ln essi era le cessato fra le rocce. salimmo forza della tradizione. il co– a!.la Chiesa. che avendo la ma.'ldame::1:0 di C:ò ohe si ~~~~a rire:~U:io~ai~~e u~; tramanda da padre in t:glio. rozza chies-etta che se ne s:a- eonsen-ati .gelosamente de .se– '\'8 appollaiata sulla aguzza coli pre9SO i focolari dei p:c– cima del monte percossa da coli paesi barbarieini. umide tolate d.i ven:o che Queete. cou. delle quali si trasc;navano densi fiocchi di 9UOlesorridere. ave,·ano per- ~i;~i ~a.pa :~~~he l~a - 1 as;~ 1 duto nel c_anto quel_lo che si s copre ci era precluso: sembra abb:ano ormai_ supe• ..Gotlare :'.!On vedeva ogni rato, per npr(•Jdere il loro terra e ogni mare» come di• '\'81ore. e la nos:ra angascia ce il provero'io sardo. En- allro non era che un inco<f– trammo facendoci fat icosa• fessato se :i so d' inferiori:à. mente largo -n-ellachiesa st.ra- U9Cimmo commossi anche se ~~\>f~i•i~f~~ca~:-1~al~ non osa-,.•amo dirlo. ci senti- ce bfa•.l'Ca.A!H'A'ltar Magigiorc, vamo meno severi anehe ver– sul quale troneg1gia'\•a la sta- so i feetaiol!. che in basso llUe della Ver,gine tra uno con:inua,.·: 1 10 a ballare e e. acin-t.illio d'l candele, si ce1e- bere. cantando i !oro cori 1 brM•a la Mest;a; ma i fedeli dai bas;;i cavernosi. tra botti :1,e seguivano lo svolgersi in di vino. mon1agne di uva e maniera dh>ersa da quella cui torrone. .:-{o:ici sembravano siamo abituati: riuniH in fol- ,più d-ei pagani, JnQ esseri tissi..mi gruppi, che si diffe- semplici presi da una gioia renzieno per il costume del e.sl.Jberante e pura. paese di .provenienza. canta- Lasciammo Gonare per non vano !,1 mot:vo dif\-et"SOda ricadere o.-:e1lo stato abituale ,gruppo a gruppo l'Ave ::vra- di decandente ironia. Non ria in ,.,-ari dialet:i. :::-le s,;:a– turh•a un efletto strano. dif– ficile a descriversi. che pro– voceva uno I stato d'animo di sbalordimento come ci si tro– vasse dinanzi al culto di una fede diversa dalla nostra. o almeno più. esasperata e pri- rimpiangemmo U sereno e ci par'\'e che le mrvole nascon– dessero b :1,maool~re discre– ta quell'incredibrle lembo di. !-csta terreoa. CARLO BIANCHI mitiva, quale doveva essere COLLABORATORl, Corri· q,ueUa de.i iprimi Cristiani. spondentl, Informatori, rl- un~U:~n1:rue::Cc:J~o~ cerca o,•unque ,erl111. or1anh• tag•.la sembra-.-a appunto for- u:tlone glornallstlca. Seri· mate da fedeli stuggiti a per- vere Ca.ssetta 60, Publislp, secutiQni che innalzavano Torino. canti di mistica esaltazione. VALOBE DIUN JNCONT (Contln~a pa;. 3) niente di buono. i.I gruppo di l\Iarinetti si agitava per la difesa della musica nuova. occhiate minac– ciose correvano fra le fazioni opposte: gli uscieri e i carabinieri di servizio già pensavano al pericolo di uno scontro e alla necessità di un loro intervento. La sola persona olimpicamente serena era Ca– sella. dritto sul podio, incurante di tutto quanto si svolgeva alle sue spalle, sicuro di portare a termi– ne la sua missione; ed anche quando le opposizioni si fecero più decise egli non si scompose: si sarebbe detto che anche l'atteggiamento del pubblico era stato concertato da Casella per mettere meglio in luce la sua profonda fede. E quando tra la bufera dei fischi e degli applausi e l,a notte di. maggio> ebbe tennine Casella si voltò al pubblico per rac– cogliere con soddisfazione i pochi battimani; i fi– schi che risuonavano in ogni angolo della sala non lo turbarono; egli era convinto che per molti avreb– bero costituito a breve scadenza un rimorso per Io meno estetico, ed aveva l'aria di dire e Chi vi\·rà ,·edrà. >. La battaglia questa volta fu soltanto vocale: tutto poi si adagiò in una calma formale. ma a molti sembrò che fosse la classica calma che pre– cede la tempesta. L'ultimo numero del programma era nientemeno il e Petruska > di Strawinski. Stra– winski ancora non aveva fatto il suo ingresso al– l'Augusteo; di lui sapevo soltanto quel tanto di vago che allora si diceva; che era un musicista del gruppo di Djaghilew, che aveva scritto la musica per alcuni balletti. che grosse polemiche si erano accese intorno a lui; ma null'altro e, quel cAe è più grave, nessuna curiosità era in me di conosce~e di più; avevo l'impressione che la musica fosse giun– ta alla mèta del grosso romanticismo bruciando i ponti con il passato e chiudendo qualsiasi porta · verso. l'avvenire, era come se il teinpo si fosse fermato. Non appena le note del· flauto scattarono come un richiamo festoso sul tremolio dei violini, e sì. compresi che qualche cosa di violentemente nuovo correva già. da tempo nella musica. Lo sentii io ma lo sentirono anche gli altri: e l'esecuzione corse via rapida fra alternative di brontolii e di schiarite. ma sempre in un 'interesse che si faceva più vivo. Le ombre dei critici piccoli e malevoli impallidiva– no ancora di più nella loro insensibilità e vedevo innalzarsi -finalmente una figura capace di caratte– rizzare la nostra epoca. Il e Petmska > si concluse con un applauso quasi unanime:. fischi ci furono, ma sperduti e senza significato. E tutto sarebbe andato benissimo se Marine,tti. vedendo cadere la possibilità della battaglìa non avesse a un ceito ..>unto urlato: e Abbasso \Vagner >. A questo punto una salva di fischi e di risate i levò per tutta la sala: ma erano fischi e risate -lirette al caro e indimenticabile Marinetti che ave– a perduto una buona occasione per tacere. Questa la cronaca del primo concerto di Casella .all'Augusteo. Fu l'inizio della nuova vita musicale italiana: e di codesto rinnovamento il merito va in gran parte proprio a Casella. Da quel giorno· '>entii di ammirarlo profondamente: e quando al– cuni anni dopo lo conobbi lo scoprii amico dal 14 febbraio 1915 e precisamente dal momento che lo avevo visto entrare nella sala dell'Augusteo. La mia amicizia per lui era ammirata e profonda da prima di conoscerlo, e quando glielo dissi credo di averlo riallacciato alla gioia di quella prim'" battaglia da lui combattuta e vinta. MARIO LABROCA

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