la Fiera Letteraria - XI - n. 51 - 23 dicembre 1956

Domentca 23 clicemnre Ir6 CA FTERA LETTERARIA * l\Ia.upa.ssant è !uHora uno degli autori più letti in tu(– (o il mondo e dei più am– mlratL Tutti riconoscono la sua importanza e, l'ampiez– za della sua influenza. tal– chè non esiste scrittore, si può dire, in Euro1>a ed in America, che vi sia sfuggito. Tut!l fuorchè gJ'in!ellettuaJI francesi. dai quali lo crit– tore 11or1nanno, più che mi– sconosciuto è maltrattato, co– me ha rivelato ufficialmente l'inchiesta di Artine Artinian della quale rese conto sul- 1'« Europeo», il 25 marzo scorso, Carlo Bo. n Bo chiu– deva il suo intelligente a.rti– colo con queste parole: « Non c'è dubbio che i lettori fran– cesi finiranno per accorgersi del grosso equivoco in cui so– no caduti; tul(a la moda del– l'americanismo Piorita negli ultimi quindici anni non ha Ja(to che portare alla ribal– ta scril!ori che si erano edu– ca.ti e formati su Maupassant. Non si tra((a quindi che di avere il coraggio di ricono– scere la fon!e originale e di rendere finalmente quello che tutti dobbiamo a uno dei grandi inventori dell'Otto– cento». Pare ora che, se non l'in– tellettuale. almeno il lettor~ francese si tia ricredendo; perchè accanto all'edizione '.\Iario Picchi popolare dell'editore Albin Miche!, se ne sta preparando un'altra completa, sintomo indubbio d'un rinnovato in– teresse intorno alla figura ed all'opera di Maupassant. UN RACCONTO INEDITO DI )f GUY DE MAUPASSANT L'IJODO DI DA.RTE * Questo racconto. prima volta. con inedito anche lll francese- è lato ritroYato da :;\Iarcello paziani e da lui pre,entato per la una introduzione de Mars apparYe interes ante. ed nel fa cicolo- trenna è attuale, oprattutto Stavo lavorando, quando il mio domestico venne a dirmi: - C'è w1 signore che desidera il signore. - Fatelo entrare ... Vidi un ometto che s"inchinava. Gracile, con gli occhiali. pareva un maestro di scuola: in nP.ssun ptmto il suo corpo smilzo aderiva agli abiti Costai balbettò: - Vi chiedo scusa. mille scuse, di rlisturbarvi. .. - Sedetevi - gli dissi. Si sedette P.continuò: •- Dunque. signore... sono piuttosto confuso ... quello che sto per dirvi. .. Ma era necessario, assolu– tamente, che ne parlassi con qualcuno ... E ci siPfe soltanto voi... voi. .. Insomma. mi sono fatto corag– gio ... ma ora, 11011 oso ... - Suvvia, osate. - Il fatto e che ... appena avrò comincialo a par- lare, voi crederete ch"io sia matto. - Mah ... dipenderà da quel che mi direte ... - . Appunto: quello che vi dirò è piuttosto strano. Perciò vi prego di tenere presente che non sono matto. proprio perché riconosce- la stranezza di riò che sto per dirvi. - Benissimo; Il.vanti, dunque. -- Nossignore ... non sono matto ... ma gli uomini come me, che hanno riflettuto più degli altri e che 11anno varcato, appena, appena ... le barriere del Pen– siero moderno. sembrano matti. Ma considerate un po' questo, signore: che oggigiorno nessuno, a questo mondo, pensa a nulla. Ognuno s'occupa dei suoi af– fari. del suo patrimonio. dei suoi piaceri, insomma. delJa sua vita, o di tante sciocchezze divertenti come il teatro, la pittura, la musica, oppure della più sciocca delle sciocchezze, la politica, o .di questioni industriali. Ma chi, chi pensa? Chi? 1 essuno! < Sono uscito fuori di strada ... Scusatemi. Torno a bomba. < Da cinque anni io v.engo qui. Voi non mi cono– scete. ma io vi conosco benissimo. Non mi mescolo mai al pubblico di queste scogliere d'Etretat; non ne conosco di più belle. di più sane. Sane intendo. per la mente. E' come una meravigliosa strada fra cielo e mare, una strada d'erba che corre sull'alta mura– glia di rocce bianche e conduce. sull'orlo del mondo, . sull'orlo della terra. oltre l'Oceano. Ho trascorso le migliori giornate della mia vita disteso su un pendio erboso, in mezzo al sole, cento metri sopra le onde. a fantasticare ... Mi capite?•· Sì, signore, vi capisco perfettamente. E ora, mi permettete di farvi una domanda? Fate pure. Credete che gli altri pianeti siano abitati? Senzn esitare o apparire sorpreso. risposi: - MR certo che ci credo. In preda a una vivissima gioia egli si alzò e si rimise a sedere, con una voglia evidente d"abbrac– ciarmi; esclamò: - Ah! che fortuna! che felicità! che sollievo! l\Ia. come ho potuto dubitare di voi? Un uomo non può essere intelligente se non crede che gli altri mondi siano abitati. Bisogna essere sciocchi, cretini. dementi, bestie. per supporre che miliardi e miliardi d'universi stiano li a brillare ed a girare, unicamente per divertire e stupire l'uomo, stupido insetto; per non capire che la terra altro non é che un granello in\'isibile nella polvere dei mondi. che tutto il nostro sistewn altro non sono che alcune molecole della vita sideralte, destinate a morire in breve. Guardate la Via Lattea, fiume di stelle, e pensate ch'essa è sol– tanto una macchia, in una distesa infinita. Pensateci per alcuni minuti e capirete perché noi non sappiamo nulla. non intuiamo nulla. non capiamo nulla. Co– nosciamo soltanto un punto, un puntino. nulla sap– piamo fuori di esso, nè fuori nè dentro, nulla di nulla: e crediamo, e affermiamo. e definiamo Iddio! Ah! ah! ah! Se ci rivelassero improvvisamente il se– greto ùella grande vita ultraterrena, chissà che stu– pore! Ma no, no ... sono uno sciocco anch'io: non potremmo capirlo, perché la nostra mente è fatta per capire soltanto le cose della terra: non può an– dare oltre, perchè, come la nostra vita, è incatenata a questa p;illetta che ci porta, e giudica tutto per comparazione. Sicchè, signore. considerate come sia stupido e limitato il mondo, convinto del potere della nostra intelligenza. che appena supera l'istinto degli animali. E non possiamo nemmeno accorgerci della nostra imperfezione; siamo fatti per sapere il prezzo del grano e del burro e al massimo per discutere sul valore di due cavalli. di due navi, di due ministri o di due artisti. Tutto qui. Siamo appena capaci di coltivare la terra e di usare, malaccortamente, quello ,.he c'è sopra di !'SSa. Appena ora abbiamo comincia– to a costruire macchine in grado di muoversi; e re– stiamo a bocca aperta, come bambini, davanti a sco– perte che avremmo dovuto fare da secoli. se fossimo ulle « Lingue traniere » (n. 3 maggiò-giugno 1956. pp. 9-16) . L'Homme Paris- od 1877-78 Non vi i ritrova. certo. il migliore ::\laupa ant; ma per l'argomento. allora <li gran moda: i larziani e la vita ugli altri mondi * stati "?sseri superiori. L"ignoto ci circonda, anche in questo mondo in cui ci sono voluti migliaia di anni di Yita intelligente per farci sospettare resistenza dell"elettricità. La pensate come me?>. Gli risposi ridendo: - Certo ... - Benissimo. Dite. allora: vi ~iete mai interes- sato di Marte? - Di Marte? Sì: del pianeta Jl!arte. lo. ~on lo conoscete per niente? No. Mi permettete di dirvene due parole? J\Ia si. con gran piacere. Saprete certo che i mondi del nostro sistema, della noslra famigliola. si sono formati daJla con– densazione globulare d'anelli gassosi distaccatisi successivamente dalla nebulosa solare? -·Sl. -- Da ciò risulta che i pianeti più lontani sono anche i più vecchi. e di conseguenza dovrebbero essere i più civili. Eccone l"ordine di nascita: Uranio. Saturno. Giove, Marte. la Terra. Venere, Mercurio. Voi ammettete che questi pianeti siano abitati, come lo è la Terra? - c;P.rlo: perchè dovrei credere che la Terra sia un·eccezione? .. Benissimo: siccome gli abitanti di Marte sono più untichi di quelli della Terra. ne consegue ... Ma corro troppo. Prima voglio dimostrarvi che Marte è abitato. Al nostro sguardo Marte appare pre sapoco come apparirà ln Terra all'osservatore marziano. Gli oceani ,·i occupano meno posto. e sono più sparsi: si possono riconoscere dal colore nero, perchè l'acqua assorbe la luce. mentre i continenti la riflettono. Su que-to pianeta frequenti sono le modificazioni geo– grafiche. le quali dimostrano come vi esista una vita attiva. Su Marte vi sono stagioni simili alle nostre. sui poli vi sono masse di neve che si vedono aumen– tare e decrescere secondo le epoche. L"anno di Marte è molto lungo; equivale a seicentottantasette giornate terrestri, cioè seicentosessantotto giornate marziane. Pissarro: ., ~ei boschi'' divise nel modo seguente: centonovantuno per la prima era. centoltantuno per l'estate. centoquaranta– nove per l"autunno e centoquarantasette per !'in~ vetno. Vi sono meno nuvole che sulla Terra. e di conseguenza ci deve fare più caldo e più freddo L"interruppi: - Vi chiedo scusa, ma mi pare che, trovandosi a maggiore distanza dal Sole, dovrebbe farci assai più freddo che suJla Terra. Il mio strano visitatore esclamò con veemenza: - Errore, signore. errore assoluto! Anche noi siamo più lont:mi dal Sole in estate che in inverno; fa più freddo sulla cima del monte Bianco che alla sua base. Vi rimando alla teoria meccanica del ca– lore di Helmotz e di Schiaparelli. Il calore del sole dipende soprattutto dalla quantità di vapore acqueo che contiene l'atmosfera. Ecco perché: il potere as– sorbente d"una molecola di vapore acqueo è sedici– mila volle superiore a quello d"una molecola d"aria asciutta. E" il vapore acqueo, dunque, il nostro ma– gazzino di calore; e siccome Jl!arte ha meno nubi rlella Terra ci r!eve fare più caldo e naturalmente più freddo che qui - Non lo contesto affatto. - Benissimo. Ed ora. signore, ,·i prego di starmi a sentire con molla attenzione. - Sono tutt"orecchi. - A,-rete sentilo parlare dei famosi canali sco- perti nel 1884 daffaslronomo Schiaparelli. - ~1ollo poco ... - Possibile? Dunque. sappiate che. nel 1884. ~farle si trovava in opposizione. e distava dalla Terra soltanto novantasei milioni di chilometri. Schiaparelli. uno dei maggiori astronomi della terra, Pd osservatore dei più sicuri, scoprì improvvisamen– te una gran quantità di linee nere. rette o spezzale. di larghezza costante: canali, costruiti da esseri vi– venti! Sissignore. è questa la prova che Marte è abitato. che vi esistono esseri viventi e pensanti. i quali lavorano e ci guardano: capite. capite? Mi s'era a,·vicinato e mi guardava fissamente, co– gli occhi lustri. Continuò: - Dopo ventisei mesi, alla successiva opposizio– ne. quei canali sono stati rivisti; ed il loro numero era aumentato. sissignore ... Sono giganteschi, larghi non meno di cento chilometri . Sorrisi rispondendo: - Cento chilometri di larghezza ... Che razza di operai ci saranno voluti per scavarli. .. - Che dite mai. signore? on sapete che si la– vora con maggiore facilità su Marte che sulla Terra, perchè la densità delle materie che lo compongono è sessantanove ,•olte minore delle nostre? L'intensità e la pesantezza sono un trentasettesimo delle nostre! n chilogrammo d"acqua su Marte. pesa appena 370 grammi! Scodellava quelle cifre con tale sicurezza. con tale precisione da commerciante che conosce il va– lore dei numeri. che non potei trattenere le risa. ed ave,·o voglia di chiedergli quanto pesano, su Marte, lo zucchero e il burro. Srosse il capt,. - Ridete ... dopo aver pensato che sia matto. cre– dete che sia scemo ... Ma le cifre che vi ho citato le potrete trovare in qualunque trattato di astro– nomia. Il diametro di Marte è più piccolo quasi della metà di quello della Terra; la sua superficie è un ventisettesimo di quella del nostro globo. il suo volume è sei volte e mezzo minore, e la velocità con cui girano i suoi satelliti dimostra che pesa dieci volte meno della Terra. Ora. signore, perché l'inten– sità del peso dipende dalla massa e dal volume, ossia dal peso e dalla distanza dalla superficie al centro. ecco che, senza dubbio, su quel pianeta vi sono co11dizioni di leggerezza che ne rendono la vita completamente diversa e regolano in un modo per noi sconosciuto le azioni meccaniche, facendo si. inoltre. che vi predominino le specie alate. Sissigno– re. l'Essere Dominatore, su Marte, ha' le ali. Vola, passa da un continente all'altro, vaga, come uno spi– rito, :1tton10 al suo universo, a cui. d'altronde, è legato dal\"atmosfer~ ch'egli non può superare; benché ... < Insomma. signore. figurale\'i questo pianeta coperto di piante, d"alberi e d'animali di cui non pos iamo nemmen sospettare le forme, abitato da grandi esseri che somigliano agli angeli, cosi come ce li hanno dipinti. Io li vedo volteggiare sulle pia– nure. sulle città, nell'aria dorata che c"è laggiù. In un prin10 tempo, difatti. si credette che l'atmosfera di Marte fosse rossa, come la nostra é azzurra; in– vece. signore. è gialla, d'un bel giallo dorato ... e Vi stupisce, ora, che quegli esseri abbiano po– tuto scavare c,mali larghi cento chilometri? Pensate oltanto al progresso che la scienza ha fatto. da un sec_olo a questa parte ... da un secolo... e pensale, DA. UNA NUOVA. R ~' e e o IJ T A, e o ~I p L ET A l)ELLE * Pag. 5 Guy de Maupasant poi. che gli abitanti di Marte sono molto ~upeno– ri a noi .. >. Tacque, d'un tratto, chinò gli occhi e mormorò a ,bassissima voce: - Ora penserete ch"io sia matto .. dopo che ,·i avrò detto che per poco non h ho visti... l"altra sera. Saprete. o forse non lo sapete nemmeno, che siamo nell"epoca delle stelle cadenti. Soprattutto nella notte dal 18 al 19, se ne vedono in quantità innumerevole. Probabilmente ciò avviene perché noi passiamo at– traverso i resti d"una cometa. e Sicchè. slavo seduto sulla Mane-Porte, su que– st'enorme scoglio a forma di gamba che fa un passo dentro il mare. e guardavo quella pioggia di piccoli mondi, sopra il mio capo. E' uno spettacolo più bello e più divertente dei fuochi d'artifizio. A un tratto m'accorgo che, proprio sopra a me. c"è un globo luminoso e trasparente, circondato d"ali im– mense e palpitanti. .. o almeno ali m"è parso di ,·e– dere, nel buio della notte. Andava a zig zag, come un uccello ferito. girava su sé stesso facendo un forte e misterioso rumore, e pareva affannare, sperso e morente. Jl!i passò davanti. Pareva un mostruoso pallone di cristallo. pieno di esseri atterrili. appena visibili. ma che s·agitavano come l'equipaggio d"una nave in procinto d"affondare. che va. senza timone, da un'onda all'altra. Lo strano globo, dopo avere descntto un'immensa curva. si sprofondò m alto mare. con un rumore simile a una cannonata. e Lo sentirono tutti, nel paese. questo enorme rumore. scambiandolo per uno scoppio di tuono. :\la soltanto io ... io... ho visto. Se fossero caduti sulla costa, vicino a me... avremmo conosciuto gli abi– tanti di Marte ... ~ Ora. signore. non ditene una parola a nessuno ... Pensale a quel che v'ho dello. pensateci bene.. e un giorno. se vorrete. raccontatelo. Si. ho visto. ho visto ... la prima nave aerea. la prima nave siderale lanciata nell'Infinito da esseri pensanti. .. A meno che non abbia visto soltanto la morte d"una stella filante attratta dalla Terra. Saprete, signore. che ì pianeti danno la caccia ai mondi erranti nello spa– zio, così come noi diamo la caccia ai vag,ibondi. La Terra. che è leggera e debole, non può fermare sulla strada dell'Immensità che i passanti più insi– gnificanti •· S'era alzato. in preda a un delirio d'esaltazione. e ; pabncava le braccia per raffigurare la marcia degli astri. - Le comete. signore. che erano sulle frontiere delle grandi nebulose, delle quali noi siamo la con– densazione, le comete. simili a uccelli liberi e l umi– nosi. rnnno verso il Sole dalle profondità dr.ll" infi– nito. Vanno. trascinando la loro immensa cod a di luce verso l"astro splendido; vanno e la loro corsa folle cresce tanto che esse non riescono a raggiun– gere chi le chiama, e, dopo averlo appena sfiorato. sono ributtale nello spazio dalla velocità stessa della loro caduta. < l\la se. durante il loro straordinario ,•\aggio. passano \'icino a un grande pianeta. se sentono la sua irresistibile influenza che le fa deviare dalla loro strada, allora si piegano al nuovo padrone che ormai le tiene prigioniere. La loro parabola illimi– tata si trasforma in una curva chiusa: a questo modo noi possiamo calcolare il ritorno delle comete pe– riodiche. Giove ha otto di queste schiave. Saturno una e così pure ettuno. ed una anche il pianeta esterno di quest"ultimo, oltre a un esercito di stelle cadenti ... Perciò ... potrei avere visto soltanto la cat– tura d'uno di questi piccoli mondi erranti. da parte della Terra ... < Addio, signore. non mi dite nulla: pensateci bene, pensateci bene; e un giorno, se vorrete, rac– contatelo ... •· Ecco fatto. Quelruomo svanito m'è parso meno sci0cco d'un qualunque possidente. OPERE GUY DE MAUPASSA.'\T (Vers. dt M. P.) Ma, lasciando la Francia. è indubbio che I racconti di Maupassant siano, nel mon– do intero. nel primi posti del– le graduatorie di vendita. In Italia. si contano. oltre a va– rie edizioni pan;iali. due e· dizioni complete dei raccon– ·ti, ed un'altra in via di pub– blicazione. Ma, quella che s!a uscendo In questi giorni, edi– ta da Gherardo Casini e cu– rafa da Mario Picchi, si può dire veramente che sia. l'uni– ca completa. Dlfat!I essa è stata condotta su quella del– la « Llbralrle de France». e contiene tutti i 7acconti, com– presi gl'lnedl!~ disposti in ordine cronologloo. Questa disposizione permette di se· gulre lo svolgersi di certi motivi. che lo scrittore esau– riva spe so in un gruppetto di racconti scritti contempo– raneamente. nonchè di avere una visione più armonica e rispondente alla realtà. del– J'evoluztone artistica di Mau– passant. I tre volumi, ricca– mente illustrati da riprodu– zioni d'impre sionisti offrono cosi al lettore italiano un aspe!!o nuovo del grande no– velliere. InoHre in essi è con– tenuto un racconto ancora inedito in francese che pre– sentiamo in questa stessa pa_ gina « L'homme dc Mars ». Scrittore istintivo eperfetto ma non mai letterato In 1m articolo apparso net 1903, dieci anni dopo la scomparsa di Guy de Maupassant. Ugo Ojetti scriveva: ~ Se io potessi essere qualcosa, o meglio qualcuno e mi si chiedesse chi, risponderei senza esitare: Guy de Maupassant. E accetterei to spasimo delta sua fine, pur di avere scritto Une vie. Notr~ coeur, _e La Maison Tellier ... La sua opera se,nbra pu!tta e chiara come se fosse antica e non fossero appena dieci anni trascorsi datla morte di lui...•· Accanto a queste parole di tono così. giovanitme111e sincero. quante altre ne furono scritte, in quel periodo e dopo. su Maupassant ... Un vero c_orodi !~di_e. di _ade– siom atla sua opera ed attresl di nserve, d1 tim11az1on1, di rivelazioni della' sua più gelosa intimità, quetl'int,– mità che egli in vita teneva tanto a preservare e che ora, spe cie dopo la sua fine doto!os_a, veniva data _in pasto a! pubbti.co senza alcuna pteta. A nçhe I medie, cominciar ono ad o ccuparsi di lui. delta sua malattia, delle cause e degli sviluppi di questa, e degl'mfluss, che av't"ebbe esercitato sulla sua opera. Si fecero anali~i mi– nuziose per dimostrare come la pazzia, latente in !tu da motti anni, fosse t~apassata, e le traccie ne erano evidenti nei suol scritti. Net 1929 due med1c,; Paul Vo1- venel e 'Louis Lagriffe, pubblicarono un libro intito_lato: Sotto il segno della paralisi progressiva. La pazzia dt Maupassant. nel quale si cercava di dimostrare .come, " partire dal 1884 circa. i segn:i delta malattia. fossero chrnri, 11ella progressiva alterazio11e e disgregazione del contenuto degli scrilti di Maupassant. E' facile dimostrare, con l'analisi cnt1ca, l'asstLrdità di questa tesi, e fra gli altri René DumesnH e Pterre Bore! l'hanno fatto: i racconti e i romanzi dt Maupas– sant non risentono né dell'indebolimento delle faco!ta mtellettuali del loro autore, né d'inquinamenti di alcun aenere. I racconti di allucinazioni o di pazzia sui quali i medici che abbiamo nominato si basano per la loro ,ltmostrazione, non sono altro che la narrazione fPdele scritta in stato di perfetta lucidità. degli 1.ncubt e delle allucinaziom di cui !o scrittore commctò a saffnre fin dal 1883. E' come chi volesse scrivere un sogno, e fosse qccusato di pazzia per questo. Numerosissime testimo– nianze ci mostrano come to spirito di Maupassant sia di * .llA,ltlO sempre stato lucido e pronto. Inoltre un lungo e acctt– rato studio compiuto d1 recente dal professor Charles Ladame, dell'Università di Ginevra, si conclude con la segu.ente diagnosi della sua malattia: lo scrittore non morì a causa della paralisi progressiva, altri menti detta demenza precoce, nmasta latente per molti an.ni e ma- . >tifestatasi bruscamente ·11el 1891; se fosse così la sua opera ne avrebbe inevitabilmente risentito: bensì a causa di una affezione sifilitica del sistema nervoso, che fino al 1890 restò localizzata e si mani/est.è>con le terribili emicra– nie, le nevralgie, te insonnie. gli incubi, e dal 1891 si diffuse nel cervello. conducendolo rapidamente alla paz=ia e alla morte. ... Su Maupassant il giudizio de! Croce. cosi spesso limi– tativo, fu incondizionato: , Era poeta, poeta nella sua prosa narrativa assai più che nel verso... Le novette di Maupassant sono no– vette liriche, non perchè scritte con enfasi e lirismo ma perchè la lirica è veramente intrinseca al configurarsi della narrazione, e ne determina, ogni parte senza mi– scugli, senza residui. .. Mi rendo ben conto del perchè Leone Tolstoi lo discernesse subito fra tutti ali altri ar• tisti francesi di q11el tempo e lo considerasse, nonostante certe apparenze, intrinsecamente morate. ln effetto, è ,morale, e i suoi più. arditi Taccont! lasciano un'impres– sione di purezza, appunto perchè, come si è detto. egli è poeta; e si disttnoue ed emerge tra i suol contem– poranei e connazionali. Gli Zola e i Daudet e altrettalt. fonuti bensl di notevoli qualità e possessort d1 alcune forme arttsttche ma non fondamentalmente e sostanzial– mente poeti. come lui. Tale veramente egli nacque, e con potente faci!ttd creatrice effondendo poesia. consumò la sua breve vlta M, In verità, mentre ti suo pessimismo, !a sua desolata concezione della vita, contrib,i,ivano a dare alla sua Plt'CHI opera l'unità che tutti possono ritrovarvi, quello che prevale è ìl !trismo della concezione e della rappre– sentazione, fusi in un solo movimento cTeativo. I racconto di Maupassant sono tutti saldamente co– struiti, come forti organismi o vaste architetture. li pae– saggio, in principio, o si sente attraveTso i personaggi o è appena abbozzato, con una sobrietà essenziale. Le situazioni, che in genere son prese a un punto estretno del loro sviluppo, si svolgono con apparente facilità, e con naturalezza, che celano la bravura dello scrittore, la sua abilità ne! condurre i dialoghi, nel tagliare le scene. nel preparare gli effetti. Ci si rende conto, leggendolo, che Maupassant è scrittore istintivo e perfetto, ma non è mai un lette~ rato, per una felice incapacità innata. Abbiamo visto in precedenza come 1! suo bagaglio culturale fosse quello d'uno studente liceale, o poco di più; le sue letture erano scarse, per non dire inesistenti; oltre a una niedìocre conoscenza deUa Letteratura dassicci francese, la quale derivava quasi completamente da Flaubert, egli aveva letto Schopenhauer, il naturalista Spencer, e pochi altri ltbri, dei quali, fuorchè di Schopenhauer, non ~ rimasta nei suoi libri alcune traccia. Anche quella poca cultura diveniva una parte della sua personalità, si fondeva col suo essere, non era più cultura. Egli assorbiva soltanto quello che era conna– turale al suo spirito, alla sua mentalità: a tui si può riferire integralmente la frase di Stendhal: • Tutto ciò che non produce una sensazione non è altro che astra– zione ed enigma •. Generalmente le opere d'arte, di pittura e scuLtura, facevano sul suo spirito una !carsa impressione. Si cita troppo spesso un suo giudizio sul michelangelo • Giudizio Universale• della Cappella Si,. stma, per mostrare la sua insensibilità a!l'arie. Piutto• sto che quelle riahe preferisco citarne altre, ove l'in– contro della personalità dell'artista con l'opera d'arte prod11ce tm giudicio critico esatto ed equilibrato, come lo sono buona parte dei giudizi critici espressi da Mau– passa11t. E' a proposito degli Impressionisti, da una conferenza che fece net 1886: , Gli uommi della Scuola di Belle A rtt, coloro che sotto gonfi, di tradizio11e, scrollano le spalle con supremo disprezzo davanti ai Manet, ai Monet, davanti a tutti coloro che si sentono irritati dagli atteggiamenti con- 1,pnzionali, e che, spregiando il d1seano complicato e il quadro composto secondo regole prestabilite. seguono le mafferrabili armonie dei toni, la verità sfuagita finora agli occhi dei loro predecessori. Poichè, se la natura non è mutata, lo sauardo dell"uomo s'è modificato, e riesce a riconoscere colori che non si pos.sono nemmeno esprimere con. le parole•. • Quali somiglianze et sono tra la pittura 1mpress10- sta, quella di Manet in particolare, e i racconti d1 Mau– passant! Basterebbero alcune citazioni a dimostrarlo. Ma tl lettore se ne accorge da sè, osservando la tecnica della descrizione di paesaggi e di gente nel paesaggio. La stessa unità che fa tanto somigliare le opere della sua giovinezza a qttelte più t~rde, •i ritrova net suoi scritti teorici. Ciò si spiega facilmente; per lui teona e pratica sono una cosa sola, t'abbiamo detto. Una let– tera scntta a 27 anni a Paul Alexi,, uno dei col!abo• ratori de!!e Serate di Médan, in cui fa la sua profes– sione di fede letteraria, atto scopo di non essere con– fll$0 r irreggimentato coi Naturalisti. e un'altra scr;tta otto anni dopo a un prmctpiante poeta che gli chiedeva consiglio, presentano identità notevoli. E si noti che la prima è scritta da un giovane alle sue prime armi, ancora incerto come autore, e pure già in possesso di salde cognizioni teoriche, mentre la seconda è dell"au– tore celebre ammirato e lodato dalla critica e dal pubblico. Nella lettera ad Alexis Maupassant scrive: • , on credo al naturalismo e al realismo ptu dì quanto creda al romanticismo. Al mio spinto queste parole non voglio assolutamente dir nulla, e serrono soltanto a dispute di opposti temperamenti... Siamo originali, qua!1mque sia il carattere del nostro ingegno: ma non confondiamo l'originalità con la. bizzarria: siams

RkJQdWJsaXNoZXIy