la Fiera Letteraria - XI - n. 49 - 9 dicembre 1956

LA F I · Il \ FrTERARTA' ""DUEOCCHIALTRUI, SE VI DIRIGERANNOLO SGUARDO~ RENDERANNOOGNICOSAPIU' CALDAE ATTIVA." Oggi non riesco beninteso a ricostruire csnt.tamcnte in che modo si ~ia venuta for– mando e completando con gli anni l'opinio– ne che mi !cci di Ko!ka. Non distinguo più l'inizio e il graduale svolgimento, posso dire soltanto che i nostri rapporti si sono svi– luppati da principio mollo lentamente e che ci vollero anni per giungere alla familiarità. S'inco1nindò con la decisione di non la– sciar arrugginire le riostre nozioni di greco acquist»te nel liceo. Leggevamo insieme il « Protagora • di Platone con l'aiuto della traduzioue e del nostro dizionario scolastico, sPesso con notevole fatica A quel tempo non arrivai a penetrare l'importanza che Pla– tone ebbe per me soltanto più tarni \molto tempo dopo la morte di Kafka), ma c:i go– devamo anzitutto la varia e buffa descri– zione delle ,ncne sottsliche e l'ironia socra– tico-p!atonlca. s~ la lettura di Platone era statn promofsa da me (poiché in tutte le stagioni ck·l1a mia vita mi sono sentito at- 1rat1o ver~o questo grande astro) devo a Kafka se ho cc-nosciu:o Flaubert. Da lni presi il grande amore per quc..\slo scrittore. Leggevamo e L'éducation sentimentale. e e Tentalion do, Saint-Antoinl! • n~J lt:slo ori– J,!inale. Siccome per que&ti studi trovavamo ìl tempo soltanto una o due v0lte la .tetti– mana, la comune ]ct\ura ~i protras~e per anni e ci offrl _per molto tempo sempre nuova materia di convcrs.'lzione. Di solito leggevamo nella cameretta che Kafka oc– ~upava nelJ'appnrtamcnto pater110 (Zdtncr– i,;,b-!"SC). qualche volta anche •in casa mia Sopra la scrivania di Kafka era appesa unu grh1lde riproduzione del quadro e L'eré':tore • di Hans Thoma. Sulla parete di ~anco c'era il calco in~ir11lit0 di un piccol o rilie vo antico: una mcnnde che agita un per.zo di carne, una ~amba di bue. Le picel hc gra ziose del– l'abito si a~itavanp intorrio alla fi~ura senza testa. Mi par d• rivedere lutto esallamPnte, com<' i miei oc-chi· videro allora infinite volte. Tullo ciò è 1escrilto nel mio romanzo • 11 maJ?:ico rc-,no dell'amore •. rl.ovC' K~fka è introdotto Ml nome di fUrhard Garta. e così pure l'arrcrlarr,entD ~emplice, qurc:i povC"ro della stanza. la sun aria provvisoria. e L'insieme 110n era scemarlo. ma PPr chl cercA addobbi convcnzion~li o luc::~i dome-. rtici. forse non del tuHc ae:i::110 •. Quel– l'arrerlamento rnodes1o accompngnh ·Franz in tutti i suoi domicili ;>re_qhci.si: il letto. il ca~ettone. la picrola vecchia scrivania, di un bruno scuro quasi nC'ro. con 'Oochi libri e molti ouaderni in d;sordine. L1t1llima ca– mera però (nella Niklasslrassel aveva atlra– vcrs0 la cucina e il ba~no u:, SPcondo in– gresso rtrl quale KafkA si ~crviva quasi semnre. MA nori viveva sen~r;ito da11n fa– miglia e ciò non era certo utile per gli ulte– tiori conflitti che lo òilaniavano Pill avanti negli anni nrcH• in nffit1o una came1·a oropria in mezzo a~ ec;franei tJP.r ser:tirsi più indi– penrlentc. <Proust ~bitò c::Jno alla fine la camera 0ellrl SUA infa"zia) ., Il suctdetlo qu,iJro <li Thoma, una stampa del e Kunstwart », è provn della grande in– fluenza esercitata su Kafka, qu: 1 ndo lo co– nobbi. cJal suo compagno di liceo Oskar Pollak. Questi si era immerso nelle teorie <lei fascicoli del • Kunslwart, pubblicati da Avenarius, dai quali sorse poi il Dùrerbund. All'Università Pollak s'iscrisse anzitutto a chimica e se Kafka incominciò con due set– timane di chimica, lo fece proi;abilmente per amore di Pollak le cui particolari qualità di caoo appaiono anche dall~ lettere che Frnn2: gli mandava. Piu tardi Pollak passò come storico dell'arte a Vienna e a Roma: il barocco e l'arte moderna, la storia della costruzione di Praga e di Roma erano il suo particolarP campo rU Javor 0 che in base n minuzioso studio delle fonti andova illu– strando ccn opere notevoli per la straordi– nfria precisione scientiticd. Il giovane do– c-entc- radde volon1ario austriaco !-Ul fronte dell'Isonzo nel 1915. Lasciò pro,ti per la ~tampa i manoP:C!'itti de)l'« Attivitn arti1-tica sotto papa Urbano VIII. che furono pub– blicRti in seguilo, e cli !averi ui r,ontiflaall di Innocenzo II e Alessannro VII appunti per una bibliografia d.!lle guide di Roma, l'inizio di una raccolta di materiaJi per una monografia su Pietro da Cortona e altre co!-"e. Ironia feroce della J:!UPtTa: In ~cien– ziato che aveva dcrlicatn la ma;.?gior parte della vita all'amo1·e per l'arte italiana, ebbe la vitn tro11rata dalle pallotlolr italiane. Nella , Noue Ziircher Zeilun11 , del 27 agosto 1915 J. A. F. Orbaan (Gin.evra) fece il necrologio deJ caduto cinto clell', aureola della scienza,. Dopo aver citato con lode alcuni suoi sai:gi, per esempio le , F iobe di architetti, scritte con acuto ccchio r.ri– tico '"· continua: , Nessuna meraviglia se aspPltavamo con an~ia la grande opera sulle fonti del baroccQ, il cui primo volume su un scttorr;? della vita artistica romana egli aveva riservato per ~é, mentre fra non molto vi s:i dovevn aggiungere un'~dizione critica delle Bio~rafic di artisti di Baglione. Sape– vninc che il nos1ro otJrno ~ollega aveva stretti contatti coi monumenti ar:islici nelle sue fr~qurn1i s,..orribj.ln0e a Roma e dintor– ni, vantag~io rhe non è di tutti i,:li storici dell'arte, perché molte volle le Ioro enéreie ~onn assorbite rtu biblioteche e archivi. Lo s-tpevamo dai nostri incontri quotidiani nnando la mattina presto vedevamo nella Vaticana il suo viso bonario. abbronzato perch,) Il giorno prin"a era anelalo a far bot'ino di notizie e neqalivi nelle ville e nelle chiese dei Barberii:i. Cor. altrettanto int raorendente Pntusiasmo s<;.deva poi cta– v~nti a un mucchio rii volumi fornitogli dall'amministrazione rlella fahbrica cli San Pietro. nalla biblioteca Barbcrini, dalla Corte dei Co!lti papBie. o ~avanti a libri rrri del Seicento, espertissimo della con– tabilità del passato e i•1 gra:lo di decifrare la cacografla e il ger!!o ronver:zionale di maestri muratori e pittori. defu_nU da un peno. Una convPrsazio P erudii~ c•m Pollak sul remoto al'gomento dcll,i r:i:leorrrafla del barocco era sempre utile F.!!li arrivò a ri– sultati sl upefec t!nti ncll'hitcr•,retarc regi– strazioni oua.si stcriostp11ìrhe rlì dn'amMini– ~tr::1zionC 'dove ud oe:ni oie' (o~njnto si oos– ~onn incontr ,1.rf\ 0'1tizie imc,...,.t:P 1 1i ~11) Brr– nini. In tutt i i lavori elle rir.hledevano un ,1Zrave peso quoti<lìa'1o rli i"~ar.1iry1 sulle fonti mancscritte e •,1lla relativa bibliografia, Pollak non si riava mai la sunerflua e sempre l',o!fa importanza dello s.-irnziato. Faceva molto sul çerio e dcdica\·a 1 utti ~Ji sforzi e le capacità intellrttuali alb sua ooera, ma k1 studio non lo rcn"d"'lvainc:1n1re rli Etodere la felicitA e l~ inoic òel nrcsen1° che cli P.rano élbbonrlantC"l"\1eri~e offerto cbll matri– monio cori un~ aiovP P rlnnnH i.,tcllil!Pntc e an:wrçvolc-. 0=0n::t di r"'n,orencio"'le per l<' ~UC' ;:t~ninn:ioni. !! dal r"ln1~1ln ro,1 11n";1 vn~ta cerchiP cii amiri e co·~n<;"rc-n1i. anrhf' lncali ». Qup<;j" rrR rlnnouP 1·11ornn ,•lip n,·i Piovnni anni PbhP ffrnfa irnnort~...,1,·l oer Kafka. Per coriolPtare il ouarlro citr,·:\ ,ncor.1 ou:ikhe fracp ci" 11n nrrrn1,.,,.,j... r1i )-{.1.e, Brr 0·Trvmn (. T-!ohe.,.,io,. 4 iu11Fn tPlfil · • T n vaflilà <i<'i suoi i11f<'resc.:i f'\ra i.,e-<=a111·ihile: ou;:ilunouc cosa nern In r1rferrn,FP .- tr;ic::,-.inasc:c rli vo11f. in vo] ◄ .';1 nn•,,va ,.o.,tAr" ~ti t11ttp le:>E,ue P.OPr• rie· nPr r~c1 rfi,1i"""'Hc-::n•::1 n(J',,i Rltra rosn e cp tlP f~r 0 VR ;::mrniraior<' " :'lr:::il<io Così ~,u,Hcl le 1''1Ml•hs'1. la Rihh;a, Lutero l,,,,. .RnrPcco ri'Ac::~ic.:1. i not•,-,Jlif'ri Ìf:lliani del Ri',.,~i;r-in,cnto '"01'1 ouRlP cancinrc ~opeva •far Jr•tturn ciel 0Pramero,,e!). P co~, snnava il liufn prl p(",,rriff!,•a ~]r11ni ~nort,. Mi d'icono i:-h,..ru U"'O rir..i 1,rit'Y'ti q,-j~tnri i'1 Boemia, Io pure ricorno Oskar Pollnk i,:iovnne ri– soluto. rial giudizio severo. A dispetto dei st•oi rliriannovc nn11i portava una ~i:an barha ComP ora mi ri•ulta ,falle mie m– da~ini, so che poi se la tolse. abbandonando anrhe una certa maniera brusca P inacces– ~ibi!P n~r cui allora nnn na facile avvicl– n::irt1li~i TnronfrRi anrhe lui nellR e Halle ». Mi r3ccomandò mr>lto di le112ere Juliu• Lang telm « l'autore del Rem ,randt •· I più sert intellPltu;ili Pbrei i~nari della loro ori!!lnc. prPsentavano nllora 1rafti che a_vevano oual r1,r :lnn]ogiR ro,, un gern 1 r1nes1mo nsalen1P allP nro'.">riP f'Ure ~crifuril'inl, e- ÒA esse rpr('P"nno rl1i.,,nararP Per on::1'1fc.'io snnpia. Pollok non si è mai occnn~•o d<-; nroblemi specificamente ebraici e anche Kafka e io raggiungemmo s.:iltanlo mollo più tardi que- FBANZ KAFKA nella testimonianza di Max Brod $ta nostra atmosfera. Nonostante la since– rità e, per coi:.ì dire, il cuore innocente, l'amore per il germaneshno portava anche qll'imitazione mera:nente esteriùre. In uno lettera di Kafka a Pollak troviamo, per esempio, questo passo che:: per chi conosca il fuluro stile kafkiano ha un lono singolare: • Esattamente di fronte alla vigna sulla strada maestra, in fondo alla val\e, sor~e una casetta, la prima e ultima del villaggio. Non è una gran cosa. Tra fratelli potrà valere al massimo cen1o miseri fiorini e, quel che è pcJJg10, no" se ne potrebbe servire neanche Srhultze-Naumburg. se non forse come spau– racchio. Probab1lsnenle sono l'unico, com– preso i.I proprjetario, che Fabbia cara e vi ricami i propri sogrn. E" piccola e bassa. Non si può dire vecchia, anZ'i, avrà al m,as– ~imo da cinque a dieci ann!'tti. Un tetto di tegole. Una porticina dalla quale si può cn– tnn-e soltanto strisc1ondo e, ai lati, due fine– stre. Tutto silnmetrico, come uscito da un manuale. Ma la porta è di legno pesante, verniciata di marrone, le imposte sono ver– niciate di marrone e sempre chiu~e, sia sole o pioggia. E con lutto ciò la casa è abitata. E navanii alla porta c'è una panca cli pietra larga, pesante, che sembra quasi vecchia. Ed ecco, un giorno arrivano tre giovani artigiani col bastone in mano e la b[i,accia troppo leggera sulla spalle e vi si mettono a s:ederp per ripos-arc e si R~clugano il su– dore dalln fronl<'! e inromì'lciano a confa- Franz Kafka L>ulat·e \cJail alto io vedo tk111ss11no1 e lutto è ...:ome und cara vecchia qu1eta fiaba te• dcsca •· . 1qu1 si n1..-mfesta in ogni parLico~are l'm– fh,ss< ctelle 01.1~re ct'arte e dei valori aru~lJc1 pr,wugnali ual , Kunst-.art ,. Truttandos1 d1 u11 au,01·e come Ka!ka che sviluppò cosi precocemente il suo attegg1arr~e1_1~0personale ~otto inlluenze appc1,a sens1b1h 1 la cono– sc.enza di quei primi passi cosi poco indi: pendenti sembra addinttura srottesca é, m1 pare anche commovente. Le' lettere a Osl ar Pollak ,anno dall'anno 1902 al 1DU4. In quell'amicizia Kafka !ccc la park d1 chi corteggia l'altro; nell'a~1- cizia con me, che venne dopo q•Jella pnma forte relazio11P. spirilnale, avven11e piuttosto il contrario. O chciamo pure che nei rap– porti amichevoli coi, mc Kafka prevaleva ron la s ua calma e col suo r1lcgno, anche se enlram.bi riconoscevamo con piacere una base di diritti uguali. Con stupore rilevo dalle lettere giovanili di Kafka a Pollak la proposta di mandargli o leggergli i propl'Ì scrltli. Negli anni seguenti ciò _non accadev~: bisoii;nava pregare Kafka con rnsistenza pl'l– ina che facesse vedere qualche su<> ma110- scr1tto. Questo con \egno però non era !ru ~o rli orgoglio ma di quell'eccessiva autocrillca che incominciò mollo presto. Alla qulntu lettera a Pollak segui una lettera inedita rlalla quale tolgo le ri~he segue!1tl (anche nerché informano su queste prime scom– parfe opere di Kafka): • Tra le alcune mi– gliaia di righe che ti mando potrei ro1se ~scollarne ancora con pazienza una dec:ina, gl: squilli cl'i tromba della lettera prece– r!Pnte non Prano necessari, nl posto della rivelazione arriva una srribacchiatura barn– binesca; la maggior parte mi '!? dis~ustosa, lo dico apertamente (per eRemplo "li mat– tino" e altre cose), non posso leggere fino ;- in fondo e sarei conlenlo rhe tu tollerassi qualcl\e sngl'!io qua e là. Devi pensare però ••he ho fncrm1inciato in un r;e:-iodo nel quale si creav:ino opere scrivendo cose ampol1o· se; non vi è lempo peggjore per in_comin– r:iare. Ed ero così follemente innamorato dei paroloni. Fr,1 le carte c'è un foglio eh• contiene nomi in olit.1 e particolarmentt! solenni desund dal calendario.· Avevo biso– gno di due nomi per un rocnanzo e finii per sregl:ere i sottolineati Johannes e B~ate <Renate me l'avevano già portata via) 9er la loro larga aureola. Mi pare che sia quasi divertenle • Questa lett~ra contiene anche osserva1.io ni maligne di Kafka su un altro compagno di scuola che di paroloni possedeva « unn · quantità sterminata: erann __grossi mac~&ni e io mi disperdvo vedendo con quale facilità li ·cagliava. Inutile pensare di and~rgli v1· cino, e ora mi riprometto di non e~sere mai più per tutta la vita invidioso cr,me fui al– lora». Segue un'autocritica ancora più dura: « In questi fascicoli però mRnca una cos:;J.. cioè diligenza, costanza· e simili qualità e. tranee ,. In seguito aggiunge: • A mr manca la disciplina. Per lo meno ti chiedo di leggere i fascicoli a metà. Tu possiedi una bella camera. I lumicini dei negozi da basso brillano schermRti e vivaci. Desidero che ogni sabato, a cominciare tra quindici giorni. tu mi r: faccia leggere per mezz'ora Voglio essere assiduo tre mesi. Oggi però tanto si veniva a sapere che ad amici no· stri che andavano a visitare la città aveva ir.o;:trato e spiegato i monumenti di Roma con modi particolarmente gentili, non piU bruschi e straordinariamente eruditi. Fin– rhè un brutto giorno rima~emmo allioiti alla notizia della sua morte prematura. Per alcuni- anni fui in relazione con Kafka ::,enza sapere che scriveva. Io stesso avevn già pubblicato alcune cose in giornali e ri– viste e nel 1906 apparve il mio primo li· bro. L'amico menzionò primamente la sua attività letteraria quando mi disse di avei partecipato con un racco:1to a un concorso a premio della e Zeit » viennese. Il rac– conto fu mandalo col motto e Cielo nel vi– coli•· Può anche darsi che questo fosse il titolo del racconto, non ricordo più e,;atta– mente. Nell'assegnnzione del premio lo ,:crillo non fu considerato ed è andato per· dulo. Poi mi lesse una volta (nel 19@) l'inizio di un romanzo inlitolato «Preparativi dì nozze in campagna•. Parti del manoscrillo cono C'Onservate. Il protagonista del libro si chiamava Raban. Anche qui, dunque, il ri· (erimento all'Io attraverso la somiglianza formale tra i nomì Kafka e Raban, che Franz stes o analizzò poi a proposito di Rendemann. 11 protagonista della novella « Lc1 condanna•· Il primo capitolo narra ,·ome Raban >l"lbandonl il suo posto di la– voro per andare a trovare la fld;tnzata che al pubblico il nome di uno scrittore, che non aveva ancora stampato una riga, in– sieme con autorità ben note, come se tutti dovessero già cono~cerlo. Era uno scherzetto Innocente. e Bene• di e Franz con ironia "quest'inverno dunque ho fatto anch'io un passo di danza•· Le prime prose di Franz ,·omparvero soltanto nel !909 e precisamente nella rivista • Hyperion • di Franz Blei (li auale aveva preso con molto fervore IE: parti del mio primo libro e Morte ai mor!I • e che. siccome veniva spesso a Praga, misi in contatto con Kafka). La seconda pubbli– cazione furono « Gli aeroplani a Brescia• 1 28 settem•')re 1909) nel quotidiano di Praga , Bohemia ,. , la terza nel supplemento pa– squale di « Bohemia ,, il 27 marzo 1910. Sot– to il titolo e Meditazioni• (al Plurale!) si leggono gli scrilli: • Alla finestra•· • Di notte», «Vestiti•· e Il passeggero•, e Ri– flessioni per cavallerizzi », Nessuno prestò attP.nzione alle pubblicazioni ollenute da me con largo impiego di energia. (Nel volume e Meditazione• questi seri lii recano i titoli e Guardando distrattamente dalla flne6tra ,, « l passanti•, e Vestiti•. ecc. Franz Blei aveva stampato due brani del racconto e De– scrizione di una battaglia»). Nel 1008 morì il mio amico d'infanzia Max Bauml. Da quel momento i miei rapporti con Franz divennero più intimi. Ci incontrava· mo ogni giorno o anche due volte al giorno. , l~ettere di ·Franz all'amico 1. « Oru sono 01ta.-d lieto cli essermi deciso fi11a1 mente a stud1are, 1Jerciò non verrò questa settimana al. caffè. Vi passerei -vo– lentieri la sera perchè 110n studio mai oltre le sette, ma se mi ringalluzzisco cosi, il mio stud•o ne è compromesso per tutto il giorno seguente. D'altro canto non h.o tempu da sprecare. Meglio perciò leggere la Sera d Kiigelgen", ottima occupaziot1e per un pic– colo cuore e pef il ~onne, q1Lando dene. Ti saluto cordialmente. Frnn2 ». 2. « Caro Ma:t. « pe1 poco arrei mnnrato <li seri verri che domani non posso venire all'esposizione @ n genere non ci verrò. Mi sono lasciato St:'durre e ho fissato 1tn termine assurdn– mente breve, mentre le mie nozioni non sono -neanche minime. Ora. Questa sarebbt leggerezza e perciò u71a cosa molto bella, purchè non ,tovessi pensare sempre. al cer– tificato 1nedic·, che 111.i farò rilasciare pros– Tim.amente per potermi ritirare. Come an– diamo con l' "Amethys('? Ho già messo da parte H den'lro. Senti, dai 1tn'occhiata là czll'esposizione se non ci .~in q,ualcosa. d1 i..ello da acq1L1sta·re per pochi soldi. Euen– tunlmente · com'e repalo di nozze. 'l'un Franz i,. 3. « Adesso. mio caro. per qualche lem.po non potrò a·ndare da nesswnn parte. I l pre· ,;de dellCI facoltà ha at'uto la leggerezza di ant•cipare .. rn poro il 1nio termine e, sic– come mi i·ergog-naro di essere pi1(. prn,dentP di lui, 710n ho fallo obiezioni. Ti saluto CCl· ,.amente. Fran.:i ». 4. « Caro Max. , ti prego rti perdonarmi la serata di ien. Verrò da te alle S. La mia scusa sarà un po' buffa, sicchè ci credf'rai rPrfnm,Pnte Tuo Franz ». 5. ,., Mio caro Max. ... sono propno 1tn i11etto, ma in qu~~to sono immutabile. Ieri nel pomeriggio li /tO scritto U"ta cartolina per posta pneumnt.icn: "Qui dal tabaccaio del Graben ti chiedo nertlo110 pere ,è stasera non vPrrò da te. Mi duoLe lo testa, 1 ,Lenti mi si sbriciolano. ho il rasoin che no11 taglia: è un quadro poco gradevole. Tuo F'." ~ Questa sera mi stendo sul divano, penso dunque cne mi sono sCtLsato e che c'è di nuovo ttl, po 1 <i.i ordi?1e nel mondo, ma me11- tre sto cosi pensando mi accorgo rhe in– i·ece di Scha/e11gasse ho scritto Wledi.,law– flasse. ;o anzitutto che l'arte ha bisogno del me– tiere più che il mestiere dell'arte. Natu– ralmente non credo che uno possa costrin– gersi a ;,a,·torire. ma ad allevare i figli, si>. Non so come Pollak all")ia accolto gli scritti d, Kafka ,ottoposll al suo severo giu– dizio, se l'abbia ammir~lo come io feci, cc,me onestamente dovetti fare fin da µrin· clpio. Gli argomenti che allNa interessava· no Pollak erano certo un po' lonlanl dal plcrolo mondo fantastico. allora alquanto capriccioso, d1 Kafka (a me piaceva pro– prio la stranezza, la irripetibile novità); il primo am'co di gtoventù che poro do!lo IR– ~ciò Praga era trascinato verso le cose grandi. le norme sc1enllfiche. Da pr:ncipio dunque l'invocazione nostaigica d: Kafk_a r-on fu a,coliata, quell'invocazione che ri– suona commovente nelle lettere e g!à anti– ripa il futuro de. iderio di compagnia: • Non farai nulla senza gli altri•. • L'isolamPnto è disgustoso•· e la polemica addirittura profetica cnnlro la «Talpa• ,•he pPr Kafka doveva p,,1. diventare UP simbolo. • $o che duP occhi altrui, se vi dirigeranno lo sguardo. renderann,> ogni cosa più calda e attiva•. questa è, secondo me, la frnse principale del giovane Kafka In questa ~mi cizia della quale sono venuto a ,apere 5{>I· tanto dal;a documentaz,one epistolare e della quale strana cosa, Franz stesso non mi ha m6i tatto un cenno rilevante. Può darsi clt<' allora si sta fermato al te~lativo rl! un'amicizia che poi non è diventata una vera e propria relazione; il silenzio dt Kafka, che non ne parla mal neanche nel « D'arlo ,. ml sembra che ne sia una con· ferma, ma ciò non diminuisce affatto la grande -Importanza che ebbe pel' lui 'I suo primo rompaltnO. Quesf i scompap·e ai no· tri squarril. anrlauro prima a fare ·1 pre- cellore In campagna. poi a svolgere la sua Insigne att\vità scientifica a Roma. Ogni "Ora ti prego di a11dare in collera e di non parlare ph(. con me. La mio !ltrnda 110n è quella buona e - fin qui ci arrivo ll?1Ch 'io - dourò 1norire come un ca11e. An– ch'io mi eviterei volentieri. ma sicco1ne non è possibile, sono almeno contento di non a,,Pr pietà di me steFSO e di essere dunq1te dit'entato finalmente cosi egoista. Dovrem- 1no pur festeggiare questa. vetta, tu e io uoglio dire; proprio tu dovresti festeggiar/a quale futi.ro nemico. • E' tardi. V oglio e/te tIL sappid che oggi ti ho augu.rato tc1. buona notte. Tuo Fronz ». 6. • In tutta fretta nell'ul]ìcio, ci srnmo gua· dagnata la col~zione. - Perdo na se oggi 11011 i:engo, domenica ero impegn ,p.to e non ho fatto i11, tempo perchè la do meni ca è breve. La matti110 S' dorme, nel pomeriggio ci si rava la testa e t·erso sera si va a spasso come fossi>'f\f) poltroni. Io impiego la do– mc.--nicn come una rincorsa. ai divertimenti, ed è cosa piuttosto ridicola. Scrivimi quan– do hai tempo, esclusi gioredì e v:merdL 1'n11ti sal1tti. Tuo Franz ». 7. « iWio raro Max, stiamo facendo a g <1.ra nell'essere poco fidati e poco puntuali. N a– turalmente non ho intenzione di riuscire 1,i-ncitore perche sonu poco puntuale sol– wnto per diligenza italiana, tu inL 1 ere per smania di di verti men li. Ma sicc01ne cerchi di stabilire l'equilibrio venendo da ·me (mercoledì, vero?). ne sono ben contento. Ma fc,rse lo fa.i solo percl,è è pi1 ì fac ile disdi,-e unn dsita che non ricevere u.no che venga n troi·arci. Ttto Franz ». 8. «Mio Max, « sto tanto male che crndo di 7,otermela cai·are soltanto non parlando con nessuno per ·una settimana o fintanto che sarà ne– cessario. Se non ce.rcherai in alcun 1nodo di rispondere a questa cartolina, capirò che mi 1;uoi bene. Tuo Franz •· 9. « Mio cari simo Max, siccome ctedo più a te che o me, pensavl"l ieri d, essere dav– vero colpevole. ma reputavo pure che non abbia molla importanza, dato che vivrP.mo "ncora 11 lungo. Se è però come tu scrivi, t? io 71" seno di nuovo perruaso, sarà pur meglio che lu. prossima vqlta tu prenda l'ascensore. Dei resto oggi sto bene come se inco1ninciassi a. vivere; e allora vi ~i adatta anclte la tua cartolina; come è bel/a infatti u"la conoscenza che incomincia cosi! Tuo Fran,. Non mi fai JJnura con la riatn pPrchè il posto l'avrai 7Jrima, e se non l'avrai, uscirà la "Domestica" e/te oltre a 1 ~ttto si pubblicherà in ogni caso. nunqu.e che cosa vuoi di più? Di notte si può volere nnche di più. 1 ma la m.atti11à? •· abita in campagna. Que6lo primo capitolo Dresenta con grande minuzia, sotlo un'am– bigua Juce umoristica. sollanlo l'andata alla stazione, un po,neriggio piovo-o. alcuni in– ·ontri con conoscenti di ne suna importan– ,a 'iono pagine straordinarie. Io ne rimasi costernato e fehce. Subito ebbi l'impressione che non si trat– Liva di un ingegno comune ma di un ge– nio. Da quel momento ebbP.ro inizio i miei !orzi dl presentare le opere di Kafka al pubblico: aspirazione che sentivo vivi sima e non cercav.:i affatto dl combattere perchè mi sembrava giusta e naturale. Franz era contrario, or~ più ora meno. e talvolta non reagiva per niente; non si può dire che sia •P.mpre stato renitente per principio (lo prova anche la partecipazione al suddetto ccncorsoJ ~ talvolla il trionfo letterario gli faceva piace•·e E' vero che per lo più ne sorddeva tra sè. Una volta però lo vidi molto indispettito per una critica negativa e Ignorante di uno dei suol libri nell'alma– Pacco del Dilrerbund. In complesso le sue preoccupazion,I e speranze erano rivolte a lull'altro che al ,ucce1,so letterario. Non eh" questo gli fosse sgradito, ma gli pareva ll'a– scurablle. LR pubblicità non lo riguardava gran che, non lo toccava, dt· modo che an– che il• rifiuto delh pub•')licazione <prescin– dendo da certi successivi periodi della sua vita) non era cosa importante. che Loccas e il suo sentimento. Dei suol lavori ancora inediti feci men· zlone nel settimanale berlinese • Die Gegen· wart •• aggJungendo il suo nome alla cita– zione di una €erie cli scrittori celebri (Blet. Mann. Wedeklnd, Meyrink). Fu. credo, il primo pu)blico accenno a Kafka (9 febbraio 1907). In una lettera piena di brio mi parlò r!el!'1 petto carnevai'esco di quella su1 pri· ma çomparsa in pubblico· r.i voleva inf,llli un certo spirito sbarazzino per presentare 10. « Mio caro Max, pare che non potrò nz– nire. La mattina, proprio mentre penso ron gioia al pomr.riggio e a.Ila sera, mi si dire che nel poruerig9io devo andare in uf]i.c107 a nez~ogiorno. mentre penso con piacere ':,oltanto alla sera, mi si dice che nel pom,2- rig~io e la sera devo essere in negozio. c•è molto da Jare, tLn commesso è malato, il ba~bo no11 sta bene: succederebbe un omi– cidio se per le otto non fossi in negozio, e anche probabilmente se andassi v,a la n'Otte. "Dunque ti prego tanto dì scusar111.i •· 11. « Cari.~simo Max, ecco. vedi, così se la prenderanno con me tutti quelli che mi sono cari tranne quell'unica che del resto non mi vuol bene. La descrizione della mia llita di ieri è spmplice. Sono stato là fino al/e diec, e nel bar fino all'u11a. Ho ancora udito suonare le sette e mezzo qua1'.do pro– babilmente la vostra mustra incominciava. 11 babbo e la ma.mma non stanno molto hene, il nonno è malato, nella sala da pran– :o ubbiamo gli imbianchini e la famiglia vive in camera mia come in un carro di zingari, e oggi nel pomeriggi.o det·o andar~ in uDlcio. Non ho H coraggio di scusarmi ~on Baum. Non nbba.ndonaTmi. Tuo Franz •· 12. « Ma che memoria hai. caro .Ma:r? Io ri– cordo invece perfett.amente. Do·menica. no(te a'avantt a casa tua 1ni scrollai e dissi: "Martedì devo andare lì e là", Tu dicesti: · Vieni 111ercoledl''. Io: ''Sarà stanco, e poi devo andare da Pr.". Tu: ·• Allora vieni gio– vcliì". Bene. Giovedì ero da te. Del resto tni avviene che persino i rimproveri giu– stificati sarebbero troppo penosi per me. Tuo Franz » 13. « Mio caro Max, sei fortunato di non ,;i- 11ere in famiglia; cosi sfuggi ad alcuni be– n..?jici che forse avresti voluto recarmi. Io 1 o fortuna perche tanto piti facilmente e decisamente posso pregarti dl perdonanni e di scusarmi davanti a tutti se domani potrò v~nfre da Baum soltanto verso le 9. Abbia– t110 in casa certi parenti. D'altro canto lu– ,edì alle 5 farò 1m salto da te. e se dovessi 1ist1trbarti n.:il 111.voro Jai dire che non d ~e,. Tuo Franz ». 14. I .- Caro Max, tu sai che ho un posto, dun– que ,,n n11ovo anno é inco1ninciato e c~n e:,.so ; mie ; dolori: ammesso che finora sia– no t •enu.ti a piedi. ora rammi11ano con le mani. Vor re tnc..ontrarti alle due e mezzo sul Ring presso la statua della Madonna, puntualmente ti prego, fai tutto il po.,s,bfle. Tuo Franz K. •· 'FRANZ KAFl{A F·nchè Franz fu a Praga (la malattia lo costrinse più tardi a oggiornt1re in cam– pagna è nei san~tori) quell'usanza tu man– tPnuta. Quando entrambi arrivammo all'a– a:ognata profe;;sione « con frequenza sempli– ce • (cioè s~nza ser~izio al pomPriggio) il caso volle che dovessimo fare Ja sle6sa stra– da Per ritornare dall'ufficio a casa. Perciò ogni giorno alle due del pomeriggio aspel– •avo Franz ore.sso il Pulverturm (allora ebbi occasione di studiare In tutti i parti– colari la vecchia artistica aquila bicipite sul timpano della direzione delle Finanze all'angolo della Hybernergasse. poichè Franz arrivava sempre dopo di me o aveva da fare in ufficio o si fermava a chiacchierare coi colleghi), passeggiavo in su e in giù a stomaco vuoto. ma la stizza mi passava appena vedevo comparire !'alta snella figu– "a dell'amico, per lo Più con un sorriso im– bdrazzato, che più che esprimere fingeva 11n grande spavento o addirittura l'orrore oer il suo ritardo. E teneva la mano sul rnore come per dire: « Sono innorente ,. Per giunta arrivava a pas o di corsa, sic– chè non era proprio il ca~o di accoglierlo con parole aspre. Facendo la strada insieme Per la Zeltnergasse fino all'Altstiidter Ring avevamo sempre Infinite cose da dire. Giunti po! davanti alla casa di Franz eravamo ben lontani dall'aver detto l'ultima parola, Du– rante il pomerlggio r. la sera eravamo <li nuovo lnsieme. Nel inio ,omanzo « li regno magico del– l'amore• ho messo nella figura di Rlcharrl Garta moltissimi elemenll di Kalka rima– stimi :iel cuore e nella mente. Allora, qual· tro anni dopo· 1a sua morte, non mi sentivo ,Javverr, di scrivere una bioqrafia nbiett!vR d Kal',a Soltanto ora, pa,sati altri nov• anni. c'unque tredici anni dopo la ca•nstrof~, trov<> il nece,;sarlo racMglitnenlo. A quel •empo invece vivevo ancora insieme con '"mico indimenticabile, ancora presente nel più vero significato della parola, tant" che s~pevo benissimo che cosa avreti:>e detto in una determinata siluazione. come avrebbe ~1udicato ciò che avveniva intorno a me: lo interrogavo e potevo rispondere in nome suo. Di qui nacque In me il bisogno di rap– presentare quell'uomo incomparabile sotto !orma poetica non rn uno studio storico che raccoghesse elementi e li raggruppasse con ratica: volevo soprattullo rapprCticntarlo a me stesso in que::i..a nuova maniera. FinchP. lavoravo intorno a quel libro egli non ern "TlOrto,riviveva con me. agiva ancora ~ella mia vita (si vedrà che tutta l'azione del romanzo mira d questo fine). Ma come tul– to, anche ciò fu frainteso: si disse che era una cose strana, addirittura non concilia– bile col rispetto per Kafka. E si dimenu– •·ava che Platone aveva similmente e sia pure più largamente strappato alla morte il 6UO mae:;tro e amico Socrate, conside– ,·dndolo per tutta la vita ancora in azione. come compagno di viaggio, partecipe della sua vita e del suo pensiero. protagonista d1 quasi tutti 1 U1aloghi scritti dopo la morte di lui. Per non ripetermi. traggo dal romanzo il passe, sui primi libri che Kafka m1 fe<:~ notare. Sono, ollre al già nominato Flau– bert. Stefan George, del quale, ,n occasione di due compleanni, Kafka mi donò un vo– lume per volla, le stupende traduzioni 10 prosa di liriche cinesi eseguite da Heil– mann (da non confondere con le imitazioni rimate e annacquate di altri autori succes– sivi) e Robert Walser. Sul modo tutt'altro elle invadente seguito da Ka!k" nel preser– tare i suoi autori prediletti all'amico (che nel romanzo si chiama <::hristof], su tutta J'atmos.fera dei primi anni dopo il nostro incontro e la maggiore intimità acquistat1 dopo la morte di Max Bliuml. non saprei dire niente di cosi es~tto come riò che o::;crissi nel e Regno magico •· « Garta non cerca di convincere, non è )::l sua maniera. e non svolge alcun ~istema, le cose sistematiche gli si attagliano poco. on fa che leggere e rileggere un passo o l'altro dei suoi autori preferiti con voce rapida, niente patetica ma capace di ri– rreare il ritmo e !"impeto con segretP vi– brazioni di canto, con gli occhi lustri. ab– bandonandosi alla gioia eh~ dà l'uma,a grandezza. Soltanto qua e là contrae leg– germente le labbra senza calt1vcr1~. P u·– tosto con allegra incredulità (oh. via!) quan· do qualcosa non gli sembra ,.,en riusc,ta o gli pare convulsamente esagerata. Re,p:n– e:e sempre più che può lo sforzo di qual- iasi r.,anifestazioni artistica, a meno che, Il libro di Max B rod. ~ Franz Kafka•. da cui sono tratte le pagine che qui pub– blichiamo (tradotte da Ervino Pocar che 1,ià. presentò con i tipi tipi di Mondadori I diari kafkiani e le ~ Lettere a Mile– na--) è uno dei primis!imi vo– lumi della nuova se rie della Biblioteca Moderna Mondado– ri, la terza Nacque. la Biblioteca Mo– derna Mondadori. nel 1948, e fu la pri1na collezione a prez– :zo economico de! dopoguerra. Xa.cq? Le poi anche - e fu il pri.mo espenmento italiano - la se rie d'arte della B.M.M: monografie ampiamente illu– strate a prezzo popolare, do– vute a illustri. critici contem– porane1.. 0{J'{li. la terza serie della B. M. M. (suddivisa in sezioni per materia) partendo dal 451 voi ume ( e si parla di cinque milioni e me:zo di copie vi'n– d1tte da! '48 ad oggi), amplia ulteriormente i suoi interessi spingendosi sino alla proble– maticità del mondo contempo– raneo: un esempio tipico è proprio questo Kafka di Brod. In alto: cinque disegnini esegultl da Kafka come sforzo. appaia autentico e neces5arlO all'autore, Pur rivelando la sua debolezza e chiedendo compassione in vista delle buo– ne prove dale in altre occa,ioni. tnc::omma non cerca d1 cattivare sìmpatie per i suoi elPtti, vede sempre con chiarezza a'lche nella più 1llimltata ammirazion e. non en\a mai di travolgere Christof di sorpre.sa . M~ presto ottiene che questi s'in fiammi p er :e opere che gli vengono rivelate, anzi decida di prenderne le aifese contro Garta ste :o. Tutto ciò avviene con gioconda serietà. i due si istruiscono candidamente a vkenda. non si nota ambra di vanità o finz,o:ie. entrambi hanno quasi !'Impressione che pro– prio in questo momento 11 loro mondo debba decidersi a prendere la vla della più pura verità o a perdere ogni valore: senza però che que6ta impressione li renda orgo– gliosi o eccessivamente preoccupati, oppres· i dalla r<!<iponsabllità. E' u'1 sentimento molto semplice: il bene c'è e sta in noi collaborare o, che sarebbe sciocco e assur– do, respingerlo. Ma chi lo farà? Cosi e:1- trano serenamente nel regno dell'anima che di solito è nascosto ai poveri uomini da milioni di riserve. di ca-i fortuiti, turba– menti. passioni. riguardi, mentre qui si è aperto con facilità nella luce limPida e sa– lutare della sua perenne magnifleenza e ap– P re grande e . in ,tante. e Segue la svolta decisiva: il primo am!co di Christo!, colui che lo ha accompagnato attraverso tulle le olio classi del girnasio e liceo, è deceduto. Pochi giorni dopo le esequie Christof. mortalmente triste, va ~n"' sera a passeggio con Richard Garta pec la Kleinseite su per la buia ~cala del Castello. "Vuol e~er e per me... si suo post9?" do– manda impacciato nel!'ango~cia del cuore, sapendo che chiede l'impossibile, che Gart, non risponde perchè anche un uomo meno sensibil~ non trover e!Jl'le risposta a questa domanda ... ma pur sapendo che la domnnda conteneva qualcosa di buono, di ardilo e giustificato, che anche Garta riconosce µce– namente. Sai vo che non lo si può ricono– scere se non mediante un lungo profondo silenzio. Camminano per un groviglio di vi– coli, l'uno a fianco dell'altro, semore ta– cendo. e Christof ha l'impressione di sen– tire la pre enza del defunto bu('no e amo– re,ole, col quale gli fu tolta l'intera in .. fanzia con tutt: i ricordi ài innumerevoli esperienze scolastiche, delle prime s~operte e dei primi dolorì, squarci sottili ma pro– fondi nel cuore. Nel gìnna io le amicizie nascono dq sè. negli anni seguenti devono e~ere acquisite, anzi conqui-state, poi an– che questo diventa impossibile. Cosi YUo'e la legge del mondo virile ... Di questo p,·o– blema, della risposta manc11ta non si pari" mai più. ma da quella notte in poi la loro stretta di mano _i è fatta più vigorosa e indugia più a 1,.mgo •. Riporterò alc•me cartoline inviatemi cnn la posta pneJmatica e alcune brevi lettere rer dill"OStrare come da ogni sua mani[e·– stazione emanasse un fascino particolare e co-ne non se ne possa eccettuare alcuna pa– rola. alcuna riga scritta da lui, fosse su una rapida cartolina ,i, saluti, fosse in occa– <ione di auguri, ') nella dedica di un libro. Questi biglietti servivano per lo più a di– sdire un appuntamento. a mandare qualche na·ola di scusa· siccome ci Incontravamo o~ni giorno, non c'erano occasioni dt scri– VPrci se non in caso di impedimento. Per– sin, In queste ordlnarie camunìca,ioni Kafka evltava le formule fi se delle lettere <!'affari. Appunto perciò quf'Sti biglietti but– tati giù in (retta <scritti nel tempo degli studi. degli esami di giurisprudenza. di quando in'zlammo il lavoro professionale) ml ~embrano documenti assai caratteristici d'uno spirito infinitamente ricco, non mai soe~etto alle fredde convenzioni F.ccone una •celta. MAX BROD

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