la Fiera Letteraria - XI - n. 46 - 18 novembre 1956

Pag. 6 UNA VISIOl\"E PACATA FUSA VARIETA' dei suoi aspetti * Semeghini ha il merito di iar dimen– ticare "precedenze,, e "tendenze,, e di proporre, nella forma cli un piano di corso pittorico, questa scmplfoe e clii'i:icilissima co a che poi, è in arte lutto: una qualità inconìondibilc * ,U SER,GIO SOL11ll Per quanto la pittura di Semeghini. nella sua rac– colta storia, nella fusa varietà dei suoi aspetti, sia tale da offrire lo spunto a un lungo e appassionato di– scorso critico, essa ha il merito - raro al dì d'oggi - di permettere che il suo incanto possa essere affidato anche a poche parole. Si parli, a proposito d'altri arti– sti, di lunghe e complesse derivazioni; si richiamino i molti e molto ramificati « ismi »; si invochino le ten– denze imprescindibili e fatali della contemporaneità. Semeghini ha il merito. con la sua presenza. di far dimenticare «precedenti» e « tendenze», e di propor– re. senza complicati riferimenti e ammicamenti cul– turali, nelJa forma di un piano dfacorso pittorico, que– sta semplice e difficilissima cosa che poi. alla resa dei conti. è in arte. tutto: una «qualità» inconfondibile. Che. in gioventù. egli sia vissuto molto tempo a Parigi, e vi abbia assorbito l'impressionismo e Cé– zanne; che più tardi. sceso a Venezia, abbia potuto de– finirsi sullo sfondo di una tradizione particolare (pur mantenendosene distaccato e senza mai inclinare verso alcuna forma di dialetto): tutto ciò, alla fine, perde importanza e decade a semplice storia. di fronte alla individua!issima persuasività dei risultati. Dire Semeghini è, infatti. tutt'uno con l'evocare un gusto di colore limpido e stemperato. quasi un brillio disciolto in acqua di agre e delicatissime aniline: un variare iridato di gamme leggere, entro cui il contorno disegnativo, a volte appena accennato. permette alle Jigure. ai paesaggi, alle cose. di trasformarsi in pre– ziosi fantasmi di sè medesimi .Egli non s'affida alla veemenza sensuale, nè pericola verso il divertimento astratto. Per quanto la sua visione appaia pacata e un po' distante. non si allontana mai negli amari limbi della memoria. Si svela piuttosto come il frutto di una in– timità un po' ritrosa, tra sorridente e melanconica. che trasceglie della realtà certi e!ement.i più trepidi e gen– tili, e li assume a una vibrazione lirica respingendo le asperità e le durezze. Mn rimane. in pari tempo, lon– tana da ogni forma di illanguidimento del genere «crepuscolare». Vezzi e compiacimenti' sarebbero incompatibili. del resto. con la natura dell'uomo. con la bonaria ma: con– sumatissima ironia di vecchio emiliano. Nè s1 può fargli accusa se la sua sincerità gl_iimpone d_i mai:ite– nersi fedele a quella poetica gentilezza che e 11 fiore spontaneo della sua arte; di non provarsi a gonfiare i muscoli o ad alzare la voce. ERGJO SOLMl: LA F l E R \ LETTERARTA lì\(;ONTDI CON SEìllEGDINI * Un'affinata sensibilità * La mostra che Verona, gli ha dedicato dà la nusura del- l'ope,-a dell'artista, mostrandocela integra nella sua spon– tanea schiettezza, lirica e nella sua goethiana "verità poetica,, * di GIUSEPPE SCIOll'l'INO Conobbi di persona Seme- tale. non è stato mai a fred- meni delle mode. i.ndiffc.rcnte ghini durante la penultima do "· al tambureggiare propagandi– Bi.ennale di Vene;:ia, in un ca!- Cosi dicendo andava a uno stico d'individui punto o poco fè di Piazza San Marco, men- a uno prendendo e riguardan- dotati. tutto impegna,,., a tra– tre a w1 tll'V'Oloaccanto si dì- do i suoi quadretti: figure deli- durre con un particolare ed scuteva animatamente dei «bu- ziose di ragazzi. paesaggi uscen- essenziale linguaggio il fervi– chi » di Fontana (quajcuno ti da un sogno. nature morte do "immaginare» deU:. sua parlava, portando a Venezia fiabesche e intime nello stesso fantasia. l'li11mor del Cafiè Aragno ira tempo. Il Semeg,hini migliore Questa volta il coUoquio è le due guerre, di • Biennale degli anni irecenti era h, nella stato più lungo, se non rAu in– dei buchi~ come quest'altra pienezza di un linguaggio de- teressante, che negli altri in– volta si è parlato di <e Bienna- cisamente conquistato, crmai contri; Wl colloquio a int!?rval– le dei... Pomodori.,); tanto ca1·atteristicamente suo. E aUe li interrotto dallo squillare del animatamente da non consen- pareti. intanto, il nostro sguar- telefono. Dal Palaz1.o della lire agli occupanti i tavoli vi- do curioso scorgeva alcune ta- Guardia gli comunicavRno of– cini di poter avviare una qual- volette di altri tempi, nelle rerte per i pochi quadli in siasi conversazione. Tuttavia quali il colore era più denso. vendita (cinque o sei); e le ri– con Semeghini qualche parola pastoso a quasi ma teriale. sposte di Semeghini erano tor– potei scambiarla; e notai che • Non respingo - di.se, quaSi malmente cordiali. sostanziai– era i[)iuttosto soddisfatto del rispondendo a 1UJ10 mia muta mente ,rerme; aveva poca vo– lavoro che aveva - in condi- interrognzione - questi qua- ~lia di vendere. quasi qneUe zioni non ottime di salute - dretti: li ho dipinti con pas- op<,re volesse tenerle come w1a potuto compiere. avendo volu- sione; e sono gli esiti, che ri- base per ulteriori creazioni to presentarsi con impegno al- tengo i migliori. di una mia ,, Non sono veri amatori: è gen– ia manifestazione internazio- esperienza artistica di Lutto un te spinta da interessi materia– nate di Venezia. Si parlò anohe cinquantennio. Pensi W1 po': li: comprare a dieci e x h·en– deUa parete di Tosi; e i due mezzo secolo e forse di. più». dere a cento. Per tar.ti anni vecchi artisti. in verità, erano 11 discorso. quindi. caadc sui ho dovuto cedere; ades so no, tra i più lf:reschi. vivi, fervidi suoi rewnatismi ohe non gli sto fermo"· del padiglione italiano: gli an- consenti<vano di lavorare du- Si faceva già sera. d :o do– ni non avevano per nulla smor- rante i mesi invernali: pu.r vevo raggiungere Venezia; sic– zato o attenuato le loro doti avendo tutto un mondo. origi- chè ci mettemmo a ~u:mlare fantastiche, anzi le a·,e~·an.o nalmente im~agi.nifico. da e a scegliere ak-une fotografie consapevolmente affinate. di- esprtmere. A pnmave1·a. a Ve- da riprodurre. Erirno fotogra– mostrando le loro opere un rona e a Burano, avrebbe .ri- fìe di quadri di diverse epoche. raggiunto equilibrio d:ra quel preso. alcuni ancora amati e .:ccettati che essi ave".ano_ . sentito _e Ora, l'inconbro che diede un dal Maestro, altri ormai supe– quanto erano riusciti ad espn- definitivo carattere di cordia- rati e lontani dal suo splxito. mere. li tà ai mie rapporti col Maestro Dal suo rigo1·e. poche le ~oto Varie ragioni mi portarono. veneto avvenne a Roma. du- che si salvavano. E allora cer– alouni mesi dopo, nel!~ casa rante l'ultima Quadriennale,' cammo altre riproduzioni nel di ~en1eghini a Verona. Intro- allordhè anche a Semeglùni - atalogo. dutl!vamente parlammo di ce- come ad altre poche per:ona- rota<vosul suo volto. via via ramiohe, atta_rdandoci su . un~ Jità deU·arte italiana - venne più diffuso. un evide:ile fasti– comune pass10ne: ed egli m1 conJerita 'UJla medaglia <i'oro. àio nel vedere riprodo1te in mostrò al~~i pezzi delle No- Serneghini, che intanto aveva bianco e nero le sue creazioni ve, ,veneti m genere e faen- vinto il premio Fila e il pre- dai colori d'una sognante te– tini, ~celti - f:a . i molti mio Esso, sembrava. ormai gua- nuità; ed U11Jastidio I on mi– che gli era_no cap1tati -: con ;-ito degli acciacchi di Ve11e- nore gli ;proouravano le qua– un gusto ?n~ntato verso il co- zia e di Verona; con ld sua dricom.ic con i loro colori ap– lore sobno mtonato ..saporoso. compagna faceva delle lungh pross ima ti vi. s-ostanziilmente Nella scelta. er~ evidente la passeggiate rpel' le strade e le falsi. realizzati con mezzi mec– sua anuna d1. pittore che ama piazze di Roma. avido Jel!'in- canìci forse inadegua!i o che il colore q_uast a comipletamen- canto dell'Urbe; veniva la !-:C• 12'omunque non erano in grado t~ del~a Linea e <:,he_ può. al- ra in un caffè dì Piazza de! di riportar i.aJle sensazioni de– l occasione. dt~fars1 ~1 un Q\.18-Popolo a conversare con alti 1 aJi originali dro ma non di un disegno. pittori. E nella conversazione ° Caro Semeghini. ep•>Utt? era Mi m<;>sh-~ qui~1di alcune car: portava la 11aturalezza. dlrei contento del 1beU'oma~!!lo che telle d1 d 1se_gn1 a ppartenenti quasi il brio, di un giovane Verona gli tributava. J""i con~ ad epoche. d1ver.se: _ dal 1907 ,rtista ohe frequenta normai- ,-ensi da parte della cr,·:c~. de: circa a oggi; e m1 d isse. a pro~ mente i cosidetti "ambienti ar- vasto interesse da partP dPI posito di una v~ntil~ta. mostra tistici ~ della capitale. Mi dis- pubblico Parlandone si Pmo– romana, che 1 d1seg1u h avreb.- ~e. una sera mentre pa~ovamo zionava e cercava di di-;simu– be pr~ati ma 1~on vc11è.uti,. Jra le due Ripettc. che ,olen- lare Ja ,:ommozione con frasi Preferiva. se mai. ivenderc 1 tierì sarebbe tornato ~1 Roma r intercalari he vole·J:--nc es· quadri E Ja moglie ebbe a ril,)clerme- sere scanzonati ma chr non I pochi quadri che. infine. mi !o con entusiasmo. ingrmnavano. Cc-ce vedere - e che oppar- Pieno di giov1\nilc ~n1.pcto. La mostra cihc Verona ha tenevano alla sua più recente non infiacchito dall'o1.10 che dedicato a emeghini. pzrtanto, produzione - mi sembrarono segue ;illa vit toria. l'ho rttro- va considerata come uHa messa caratteristici per la parsìmo- vato qualche me.se fa a Verow 8 punto in un certo scr•~o con– niosa ed essenziale rnodulazio- na. in occasione de lla .,,un, in.o- elusiva che, investenJi) l'uona ne cromatica: immagini c,-ane- stra al Palazzo della Gua1d1a.: parte dell'opera dell'utisla. ne ~enti, rese con una tecnica ac- i:na mostra ciclica con 105 0111dà la misura e permetie di su– cennante. n Circolano di mc. mi e 56 disegni; '\.ma di quelle pcrare i vari luoghi comu 11 i disse. molti bozzetti. tavolette mostre •conclusive», \.isilan- che su di essa si son venuti non ancora finite e che un in- cto In quale amatori. c.:: critici creando. per 1·estituiJ·c,..!a inte– teresse mercantilistico vorreb- abbiamo potuto fare, u,;'1dea gra nella sua spontanea s~hiet– be far passare per opere com- della consistenza dell'opera tezza lirica e nella s:ia l,!oe– piute. I pezzi da me licenziati. fornita da_ questo Maestro c~c thian:i verità poeti~a , definitivi, sono pochi: il mio pPr lunghi anni ha lav()talo m lavoro è lato spesso sperimen- silenz10, tetragono a,!li nllelta- GIUSEPPE CIORTINO U11a. let.te1·a di a Ar(len;:·o Soffici Semeg·hini POGGIO A CAIANO. 12 aprile 1941 Caro Semeghini, fin da quando seri si alcune poche parole di lode di , una tua raccolta di disegni, dove io vedevo una delle più alte e pressioni dell'ingegno italiano, mi son sempre ripromesso di poter un giorno dire anche quello che io penso della tua I1itlura. e di poterl_o fare con quell'ampiezza di analisi e di approfondi– mento che essa merita. Aspettavo per compiere que– sto mio volo di ormai vecchissimo amico e di ammi– ratore, di vedere riunito in qualche grande mostra il più dell'opera tua: questa occasione non ~i _si è. an: cora presentala. So adesso che fra pochi g1orn1. v1 sarà a Torino un'esposizione di un certo numero dei tuoi dipinti. So anche che la critica e il pubblico ne comp'renderanno e ne apprezzeranno la delicata grazia poetica non meno che la matura virtù del di– segno e dello !ile, la spontaneità dell'ispirazione, la sincerità amoro a con la quale tu guardi e rendi i colori, l'incanto. l'aura della natura vivente; in per: fetlo contrasto con le spiritose invenzioni e gli scalln artifici oggi tanto in voga; tuttavia io non voglio starmi a que ta certezza. Voglio invece partecipare sia pure da lontano e in via provvi ol'ia al consenso alla lode che ti aspettano: esprimerti insomma tutta la ll'lia iml)atia di compagno di studi. di scoperte. di miseria nera (ricordati del nostro soggiorno I1arigi– no) già dagli anni della nostra prima lontana gio– ventù: e più ancora tutta la mia stima vera e profonda. Ricordando quegli anni, e in attesa di una testi– monianza più efficace abbiti. caro Semeghini. i miei auguri e i miei affettuosi saluti. ARDENGO OFFICI DomeniC'a 18 110,rml,rr 19:56 Efficacia deldisegno (Continua dn Pagina 5) ta poeta. La serie di mo- un mezzo diverso dalla pit- tivi di paesaggio e di fì– tura, eppure di eguale e gtira può apparire limitata, compiuta energia stilistica. ma con quale ricchezza di E' strano usare parole co- soluzioni stilistiche! me fermezza. energia, ecc. Soltanto Morandi, sul pia– per un pittore che la critica no di un intellettuale di– italiano ha ha classificato stacco, gli può stare a pari. peS1Simo tra i « chiaristi •: Semeghini, come Morandi, con un intero repertono di rivela, nella sua spirituale diminuitivi smo.-zati e ve- purezza, il mondo raccolto lati. Sembra che nessuno si in cui vive poeticamente. sia accorto dell'architettura Bisogna credere infatti che sostiene anche le più nel mondo della propria trasparenti tavolette di Se- fantasia come fosse realtJ.t: meghini. . soltanto così le figure gra- " La pupa • è 'Un esempio fiche o dolenti, 1 paesaggi scoperto del tessuto grafico lagunari veduti attraverso che il colore stesso nascon- un velo di sogno, i castis– de nel dipinti. è un esempio simi nudi e le intime natu– che distrugge dei pigri luo- re morte, al di là della loro <1hicomuni. sostanza obbiettiva. appaio- 0 D'altronde una galleria i- no !orme concrete di una deale di di gni, in nero, a «visione•· che si può defi– ·anguigna. a colori, dal 1913 nire ancorata. forse per una a oggi, potrebbe comprende- segreta inquietudine. per un u·e alta la scelta fatta da tremore dello spirito, non semeghini nel 1933, quella pacificato dal tempo. I fra– fatta da Barbantini nel ·so, gassi e i velieri che sono i e quella che potremmo fa- «personaggi• caratteristici re noi stessi dal 1945 ad delle vedute di Semeghini. oggi nelle cartelle dell'arti- hanno nel segno la stessa colo. penetrante acutezza delle Questa galleria i d e a I e figure di bambina e ragazze. conferma un a continuità la stessa vitalità animau:i– senza scosse. una stabilità ce. E' l'esatta unità d'atmo– di valori. nelle singole e- sfera, è l'armonia raggiun– spressioni di una individua- ta tra la linea e il tono co– lità ben definita. me nei migliori disegni L'impegno di Semeghini «pittorici., dai veneziani è rivolto a 11' approfonda- del Cinquecento a Corot. mento dei motivi che toc- dagli impressionisti a Ra– cano la sua ispirazione e noir. che ne limitano un mondo concreto. senza avventure. Gru EPPE 1"1ARCHIORI un mondo sicuro, in cui il L'omaggio a Semeghini è stato pittore esprime se Sless?, curato da Giuseppe Sciortmo. camminando. se non s1 di- spiace, «autour de sa cham- b're». iMa il viaggio immagina– rio è ricco di sorprese. « Il di egnatore, dice Bracque– mond, disegna l'oggetto il– luminato allo scopo di ren– dersi conto de\ suo caratte– re stabile •· E' vero? La lu– ce, nei disegni di Semeghi– ni, sembra davvero l'ele– mento che unifica e c~e im– pone al bianco-nero un'idea di colore. Sono disegni per lo più senza forti contrasti chia,ro– scurali. sul piano di quel «carattere stabile•• di cui parla l'incisore francese, ri– ferendosi all'unità della lu– ce. Qui conviene chiarire che non si tratta di una lu– ce « fisica •· bensì del « to– no • della visione poetica. Dentro questa luce dif– fusa, risalta il ,·alore del di~ segno. che non accade ma, nella pratica. o nel virtuo– sismo fino a se ste_ o. Nel– la ricerca della definizione ol!e:ettiva. emeghini ogni v o I t a sembra impegnare tutto se stesso. E allora la linea ,riproduce, nel suo svolgimento sensibile. quel– la facoltà di attenzione che. di fronte ai prediletti moti– vi. Semeghini trasforma in ritmo vitale, in carica e– . pressi va. con una punta. si direbbe, cli abbandono ro– mantico. di elTusione del– l'animo. E' la precisione contem– plata i, nel disegno e nella pittma; un atto di p_arte– cipazione umana. che dtven- Un manife to cli ilone L'Associazione italiana per la libertà della cultura. che raggruppa la maggioranza de– gli intellettuali democratici italiani, con.c:eguentemente al– la posizione di solidarietà con gli insorti ungheresi immedia– tamente a -unta all'indomani dei primi moti, ha indetto una ·ottoscrizione pro intellettuali e studenti ungheresi. Ha inol– tre fatto affiggere in tutta lt&– lia un commosso manifesto di commento agli avvenimenti odierni che è stato sottoscrit– to anche dalla Unione goliardi– ca italiana. Ali' Associazione intanto con– tinuino ~ giungere sempre p1u nurr.erose le adesioni alla sua dichiarazione di solidarietà con gli intellettuali, gli studen1. e gli operai insorti in Ungheria. Oggi hanno sottoscritto: Ro– sario A&.unto, Achille Batta– glia. Walter Binni, Norberto Bobbio, Carlo Cassola. Fra:ice– sco Compagna, Giuseppe Des– tii. Vittorio De Caprariis. A:i– na GaroCalo. Aldo Garosci. Al– fonso Gatto. Mario Panun,io. Gollredo Petrassi, Guglielmo Petroni. Nina RufC!nt. Giusep– pe Santomaso, Salvatore Vali– turi. Umberto Zanotti-Bianc.> Vittormi, Ceno Pampaloni, Domenico Peretti-Grlva, A– driano Olivetti. La dlchiarazione era stata diramata con le Cirme di: Car– lo Antoni. 'Vincenzo Arang10 Ruiz. Nicola Chiaromonte. Giorgio Levi Della Vida, Er– nesto Ros.s1. Luigi Salvatorelli, Ignazio Silone. Lionello .Ven– turi. Umberto Zenclti-B1anco. La corrente l.i~ustica nellct • nostra poesia LETTERA TURLi\ (Con~agina l) che proprio nella relazione fra sè e quegl_i ogget~i impersona e soffre quello che Soairba'.'O ~h1:ma «il male d'esistere•· Montale « 11 male dt v1ve1e •. Una delle più belle poesie. appunto, d1 Montale, Riviere. pori~ questo stesso motivo all'assolutezz_a del canto. E com'è ligure, in Montale, perfino 11 disperato ottavino finale_: ,. . Ed ur.. giorno sara ancora !. mvtlo di ·voci d'oro, di !.lkSinghe audaci. anima mia 11011 pi.,ì divisa. Pensa: cangiare in inno l'elegia; rifarsi; non ,1iancic1· pitì. Potere simili a questi rami ieri, scarniti e nudi ed oggi pieni di fremiti e di linfe. sentire noi pur domnni tra i proftimi e i ventt un riafftuir di sogni. un urger folle di voci verso un esito; e nel sole eh-e v'i11veste, riviere, rifiorire! In un'altra primavera, quella del '13, lo Sba'r- ba-ro aveva annotato: Talora nell'arsura citta.dina un canto di cicale mi sorprende. E subito mi colma l:a visione di cmnpagne prostrate nella luce: . e stupisco cne ancora al mondo sta.n alberi ed acque, le p·resenze buone . che bastavano un giorno a consolarnu .. Con questo stupore sciocco l'ubriaco -riceve i,i viso !'a.ria della notte. Ma poi che sento !'anima aderire ad ogni pietra della città so-rda com'albero con tutte le radici, sorrido a me smarritamente e come per uno sfor::o d'ali i gomiti alzo ... Tutta l'indicibile tristezza sbarbariana è r_accolta qui, in questi due u~timi ~er_si. E c~me. squilla, al confronto, il pur disperat1ss1mo « r1fiortre • mon– taliano! . , E' che Sbarbaro è quasi sempre tese _sutl. p1u raurniliato versante della città genovese: d1 quella Genova bifronte come il Giano messo a guar~1a de, uoi giardini. la quale, se sali con la_ f~~olare fino al proustiano Albergo Pagoda del Righ1, la essa può offrirti, dopo il buio maieutico d'.un tunnel. _e oltre il « fremito degli ulivi • di San Nicola (oltre 11 frullo dei passeri sui tetti di lavagna delle Sepolte ,·ive) il panorama più allegorico, e più veritiero, dell~ sua (della nostra) anima: il panorama d'una c1tta spaccata in due fra la luce e l'ombra, la qual~, so– nora di cantieri e di traffici. e incandescente <:li. gr1- <>'iefiamme marine sul versante portuale e r1v1era– ~o, subito su quello opposto strapiomba (sot!o le chiappe dei secenteschi bastioni) sul oupo e liche– noso greto del Bisagno, dove i parallelepipedi dei casamenti. in un dei quali ha al:>itato appunto lo Sbarbaro, mostrano nudo tutto l'affascinante squal– lore ch'è nel fondo della città: una gola irta di slogate architetture e di folli prospettive stradali. stratificate l'una sull'altra, nel oui ampio seno han– no trovato asilo, fra gli spellati contrafforti d'un pre&.ppennino che mostra l'ossa sotto il magro gri– gioverde dell'erba, tutte le urbane laidezze: le o, ifl– cnte trine cemeterfali di Staglieno, i gasometri, i depositi tranviari, i cani1i, i forni delle spazzature, i mercati generali. gli scannatoi, il cementizio cam– po di foot-ball e le carceri di Marassi. In Trttcio!i soprattutto. Sbat1baro è il cantore ( e tale sonoro attributo si addice alla sua voce qua i strozzata) di questa tristi sima ma affascinante Ge– nova; è lo storico delle sue cupidigie ,dei suoi bri– vidi, rappresentati in fugaci ma indimenticabili per– sonaggi che nessuno. pÌ'ima cli lui aveva saputo co– gliere e rappresentare (sia pure per rappresentare sè stesso) con maggior delicat.e22a e vi,gore. E con un'a,pparente assenza di pietà che è poi im·ece una difesa - e nient'altlro - all'indicibile amore. Le componenti maggiori di questa scrittura le ap– piamo a memoria: solitudine, disperazione, rassegna– zione. coscienza (ma mai pascoliano intenerimento o compiacimento) dell'impenetTabiltà del « vero •• e tentazioni - come in Bo ine - verso la « perdi– zione», con tutte le alt.re definizioni che, a propo– sito di Sbarbaro, a ra gione o a torto sono state inventate. Ma ciò che a noi qui Ci preme di sotlo– linea1·e. è piuttosto un altro fatto: l'esser riuscito . per primo, lo Sbarbaro. a fare della Liguria lette– raria non più e soltanto una regione d'Italia fra le più intelligenti e assimilatrici, ma una delle regioni più partecipi, e addirittura un'anticipatrice, della grande poesia europea del Cinquantennio: quella che maggi01,mente è riuscita ad esprimere la lunga e profonda crisi dell'anima nostra. (Ehot e Sbarbaro son dello stesso millesimo ma The waste land ap– parve nel '22; Pianissimo nel '14). A proposito di Pianissimo, rimesso in circolazione da Neri Pozza dopo quarant'anni dalla prima edi– zione, lo stesso Sbarbaro ci offre questa definizione: « una specie di consolata confessione fatta a fior d1 labbra a me stesso, dove sull'-tillìorare di torbidi istinti e di nausee sessuali dominava il lutto, patito in anticipo, per la morte che vedevo prossima di mio padre •· Ed è una definizione assolutamente « spietata •, che potremmo anche accettare su un piano rigidamente morale (o moralistico), se invece non sentissimo più forte il dovere di dire ciò che Sl:>arbaro non ci dice: la straordinaria importanza di quell'apparizione nella nostra poesia italiana, che appunto con Pianissimo riesce a concludere perfetta– mente il primo frammentismo dei poeti della Ri– viera Ligure, per iniziare nel contempo un secondo periodo d'incalcolabile portata (la ricomposizione del discorso disteso dopo il fragoroso crollo dell'ultimo titanismo cui abbiamo accennato, e senza prendere la scorciatoia crepuscolare). nonchè, probabilmente. per anticiparne un terzo dopo la grande esperienza montaliana, se teniamo conto - come va tenuto conto - dello straordinario interesse dei giovani verso quei libro, la cui vitalità è ancora una volta confermata, se occorresse. da questo suo ritornare di generazione in generazione. Ora che con Trucioli e con Pianissimo Sbarbaro è di nu/'l\'O ,·ivn ,, circolante fra noi ( 1). gli esempi sarebbero superflui in un discorso come il nostro, il quale. senza pretesa critica, rimane nel modesto ambito d'una cronaca. Una cronaca che, prima di concludersi col nome di Eugenio Montale, non può dimenticare gli altri molti frutti che la Liguria ci ha dato dopo la grande esperienza di Riviere: il gruppo di ci•rcoli, ad esempio, coi nc,mi di Adriano Descalzo, morto prematuramente, -testimoni tutti della grande vitalità della corrente Jigustica, anche se non tutti banno avuto in pieno il riconoscimento che avrebbero meritate, Angelo Barile soprattuHo, che coetaneo di $barbaro è rjuscito, con una forza e una grazia indicibili, a stemperare nelle marine iridescen– ze d'una lacrima cristiana la desolazfone che è al fondo dell'an,ima nostra. Dico di noi ~utti figli di que– sto secolo, e nc,n dei liguri soltanto. Su Eugenio Montale troppo è stato scritto perchè io possa attentarmi, qui, a dir qualcosa di nuovo, dopo un trentennio, da parte sua, di ineguagliabile ascesa, se di ascesa si può parlare a prc,posito d'un poeta che, come tutti i poeti indubitabili, fin dal suo primo libro ~gli Ossi di seppia, come Ungaretti con l'Allegria), accanto al poeta del Sentimento del tem– po ha saputo imporsi come uno dei massimi inter– preti - e quasi stavo per d,i1·e il despc,ta, per quel • ,n ,., d' i,cc• :co che ha ,~more la Poesia - della nostc!'l er: ~a: di crisi: quella che ,:iené'mc:it.e ri,uor. < nel carme, bellissimo ma agro come un limone rivie– rasco, che ha per titolo L'Orto (2), ma che già nel– la cavata che pareva ancora romantica di certi Ossi, o nelle mirabili cristallizzazioni orchest·rali delle opere uccessive. dove la di,sonanza. in perpetua e vana ricerca d'una tonica cui è stato dato lo sgambetto da uno spirito ferocemente critico, trovava la sua più risaluta e aVIVincente definizione lirica. Se Montale si fosse J.imJtato ad assumere, ia pure con tanta energia, e con così lucida determin~zione, la doviziosa eredità ligure, certo egli sarebbe nmasto un pc~ta notevole, ma conclusivo soltanto. Ma Mon– tale è poeta d'avvio, ed è proprio con lui - il più ligure di tutti - che parlar di poesi·a ligure cessa d'avere un senso. Appunto perchè Montale è soprat– tutto « una coscienza • e come tale capace d'abbrac– ciare non soltanto lo spazio del, J'Elurapa , ma l'intero tempo della storia degli uomini europ.ei. Strano a dirsi. Ma è capitato pr oprio a Montale (il più schivo, il più imprigionato nei propti casi per– sc,nali, i,l più arrendevole alle occasioni, il più pudico nella sua ferrea volontà di schivare ogni gesto vatici– nante) di dover t•icostru-ire in una dimensione nuova e in proporzioni nuove - oltre che il canto pieno - la figura, appunto, del poeta-vate. Uno « studente canaglia • patrel:>be perfino « diver– til'Si • a rileggere i suoi versi in chiave d~ allegoria politica o religiosa, dopo tante letture in pura e sem– plice chiave d'amore. E ciò senza arrivare a Fimi– sterre, e nemmeno alle Occasioni. ma proprio re- tando agli Ossi: Nella sera distesa appena s'ode un u!ulo di corni - uno sfacelo .. Ah crisalide, com'è amara questa tortura senza nome che ci vo!ve e ci porta !ontani, e poi non restano neppure le nostre orme su!!a polvere; e noi andremo innanzi senza smuovere un sasso solo della gran muraglia; e forse tutto è fisso, tutto è scri.tto, e non vedremo sorgere per via la libertà, il miracolo .... Pericolose foraature, lo so; ma ohe non apparirei:>- E SPOR1~ (Continua da Paglna 1) influssi ingolari, com.e sono invece quelli di gergo, ormai accertal:>ili anche r.ella lingua. Quale nuova forma lette.rada è nata dallo sport e per lo sport? Nemmeno dul'ante il Futurismo. E tuttavia sorpren– de non trovare alcun Futurista nelle due antologie sportive. Quegli sfrenati adora– tori della velocità e del rischio, non una pagina hanno saputo scrivere, che fosse meritevole d'essere descritta e ricordata? Dopo avei- tanto vorticato e rombato nei loro fumanti cervelli, possil:>ile mai che eliche e motori non abbiano dato il via al menomo pezzullo da antologia sportiva? C'è invece una delle Cose viste (I,645-649) di Oietti, riguardante Ascari mentre par– la in un ufficio dell'Alfa-Romeo: ma sta addirittura fra gli esempi dei professio– nisti e degli specialisti dello sport. Ojetti sì e Marinetti no? Il museo sì e lo stadio no? Ma il motivo sa,rà forse da trova1·e nel fatto che il Futurismo ha cercato lo Sport più di- quanto lo Sport non abbia cercato il Futurismo. « Lo sport è già una meta.fora; e la meta.fora rifiuta l'onomatopeia•· Tuttavia qualche esempio futurista non avrebbe guastato e avrel:>be anzi trasmesso un più vibrante impulso a certi squarci. Maggfore altresì avremmo gradito la schiera degli assi. Ma poichè quasi tutti cedono la parola ai propri bardi, vorrà dire ch'essi bruciano nell'azione ogni ca– rica di riflessione. Eppoi certi sport non parlano quasi mai in prima persona. A differenza di altri. Come, per esempio, la caccia. Senonchè la caccia, similmente alla pesca, è un autentico sport? ••• Ma, una volta sulla strada delle do– mande, ci sarel:>be da tirare avanti per un pezzo. A qual fine sono state incluse le poche pagine di Hemingway sul matador e di Cooke sul boxeur? A mo' d'esempio? Chi sa quante altre, in tal caso, sarebbe– ro state opportune, e ricavabili dal re– pertorio straniero. Non si trattava inve– ce d'avviare la ricerca e la raccolta e la documentazione di quello italiano? Tut– tavia distinguendo l'effettivo dal presunto. E qui sarebbero finalmente da esami– nare uno per uno gli esempi prescelti dal Caorsi. E bisognerel:>be tener conto della bontà o meno della scelta, anche in rap– porto alle presenze e alle assenze degli autori. Ma proprio qui ci viene meno la conoscenza dei testi, !imitata ai pochi, tra i molti necessari, compresi nelle due an– tologie. E ci è giocoforza credere alle de– signazioni fatte da Nereo Lugli in un saggio su Letteratura, sport e stampa sportiva (Paragone, dicembre 1952) ch'è quanto di più originalmente acuto ab– biamo letto a tutt'oggi intorno a un così complicato e trascurato argomento. ENRICO FALQU1 bero più tali se riaprissimo gli ultimi due J.il: >ri(Le occasioni, Finisterre), o meglio ancorn se andassimo a r>ile<>'"'erealtre poesie lette qua e là (2), a proposito delle q~ali (Ballata scritta in una clinica, L'orto, ec– cetera), certo non sarebbe del tutto avventato parlare di un Montale pc,eta «civile•· Appunto per la sua chla.reveggenza (d:redda e crudele come la lama d'un coltello) e, anche, per il suo monito continuo. Giacchè se la poesia di Montale ha la virtù di coinvolgere quasi sempre il lettore nell'atmosfera fisica dei suoi verSi (la solarità delle Occasioni, il temporale di Vecchi versi, l'inverno di Carnevale di Gerti), non possiede meno quella di coinvolgerlo - « e sensibil– mente• - nell'Inferno (nel Tempo) che sta trascor– rendo. * Leg·gete LaFiera GIORGIO CAPROi'\I O l Quando fu redatta questa conversazione, Scheiwiller non ci aveva ancora donato. di Sbarbaro. ì Fuoclii fa.tu.i e le Rmtanenze. nelle quali ultime abbiamo ritrovato con emozione gli stupendi VeTSt a ùina. che credevamo perduti. (2) La bu/era e altTo non era stata ancora pubblicata. *

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