la Fiera Letteraria - XI - n. 46 - 18 novembre 1956

Anno XJ - 1 . 46 SETTIMANALE DELLE LETTERE DELLE ARTI F DRLT..,E SCIENZE Domenica 18 novemhrP 1956 SI PUBBLICA LA DOME ICA Direttore VI CENZO CARDARELLI Q MERO L. 60 I li f-!l'"ZI< >NE A.MMTNlSTRAZJONE: ROMA ABFIONAMENTl Via dJ Porta Castello 13 Telefoo. '\nnuo L i 700 '--~n,.-st, e L. I 400 Hetì,u.1ont' i:)f> ·UP rrin,f"~1rf' L 7'i0 ;-•1 HHI.ICI I A A.mm, n .ir ("opia ~rr~tr :-ttij L IO( V j· Porta Ca lPllo 13 , ,,.Ji-tlf- ,<;ruppe, Il\ Roma TAR Cnmmerc1a1J L 150 Conto ~orrente p,-,c;t~lf' n 1 1142A Una poesia inedita di CARLO BETOCCHI dedicata a * Papini ERA UN PADRE * Un amico? Non osavo; per questo ero nato troppo tardi, un ragazz, quand'egli già adulto: ma come ..1ello, parevami, fra pari età il più grande, che quando si ruzza alla macchia, sfrasca e scopre la strada: e m'aveva fatto un butta sù di libri e d'idee inutili tale da rendermi schietta la via e imprimermi i.n testa una cosa: - che, prima di tutto, abbi un'anima libera. La letteratura, patisca chi vuole altre ubbie, con la gran certezza del sole che si leva ogni mattina, è come una giornata umana, fatta di novità. che ogni giorno ha la sua. Ogni giorno ne tira avanti un altro. Ed ora che il giorno di Papini è finito m'accorgo che il mio, anche il mio, va più a 1ilento. Non era un amico, era un padre. Il prossinlo Letteraria» PAPINI CARLO BETOCCHI numero della « Fie1•a parlerà di GIOV A~~I IL LIBRO DI Clll SI PARI_.JA * Nel ""Riccone"" grottesco e vita popolare .... l l romanzo che ha fatto assegnare a Rèpaci il premio "Crotone,, è una vigorosa testimonianza di fantasia e di coracrcriosapenetrazione nel mondo meridionale italiano òò di * F~RDINANDO VIRDIA Il premio Crotone di ree n- Comunque è probabile che e dialettal\, gli i_nfluissi di te assegnato a Leonidà Repa- essa dipenda in gran parte una narrativa ,tahana, fran– ci per il suo romanzo Un rie- da una troppo viva e fervida c~e, russa, Verga o D'Annun– cone ritorna a!La terra (Ce- partecipazione politica e po- zio._Balzac ~ Zola, Dostoiew– schina editore Milano) ]emica che influisce nella co- sk1J e Gork1J, che hanno con– riporta all'attualità delle no- struzione stessa della sua nar- corso chiaramente alla sua stre cronache un libro sfug- rativa e che in certo modo educazione letteraria (e per– gito all'attenzione forse non si riverbera sul linguaggio, e chè non anche il conterraneo tanto di un -pubblico che se- in gran parte da una sua Maistrani e Bourget, Capua– gue da anm lo scrittore ca- dichiarata e robusta provin- na e Renard, De Roberto e labrese, quanto della letter'!- cialità che spesso lo conduce Loti?) e che coni_luiscono nel tura e de, letterati. Verso Re- a porre personaggi e vicende suo ecclethsmo piuttosto ter– ·paci - occorre dirlo - la dei suoi romanzi e dei suoi rentizio. Appunto per questo critica e la letteratura mili- racconti in un rilievo del tut- è difficile individuare nella tanti non sono stati mai trop- to plastico cosiccbè difficil- sua _pro~a un nucleo_ centrale po solleciti, e questo nono- mente la sua prosa riesce ad or1ginar10 che non sia quello stante. anzi mal.grado ras- adattarsi a un gioco chiaro- di una nativa dialettalità pre– sidua fede letterari.a che si scurale. allo studio dei con- sa tuttavia come terreno da manifesta non soltanto l?er trappurÌti psicologici. trapianto di J?iù d'una infles– essere egli l'animatore pnn- In certo senso non è diffi- s10ne letteraria. Quel che 1m~ cipale di uno dei più grandi cile stabilire un parallelismo porta piuttosto è che Rèpac1 premi italiani, ma ,aJtresl con tra la mancanza di attenzio- abhia sempre saputo tener fe– contatti ed iniziative che pon- ne verso l'opera del Rèpaci de ai suoi impegni verso la gono l'autore dei Fratelli Ru- e quella verso l'opera di Silo- prnpria indole e saremmo J?er pe in una angolazione tutt'al- ne. Per Rèpaci non diversa- dire verso la propna _nascita, tro che trascurabile. Quali mente che per Silone ci si tro- un reahsmo fondato m gran siano le ragioni di una sif- va davanti a una materia vìva parte sul coraggio dei docu– fatta limitata attenzione - e forte e anche a una sua vi· menti, sull'osservazione del– tanto più che accanto alle va e forte tipicità provinciale la vit_a, sulla polemica spe~– indubbie benemerenze di or- anche di linguaggio. Senon- so agitata da ua forte md1- ganizzatore, di animatore e di chè mentre Silone riesce a gna_zione morale, dal suo po- _giornalista il Rèpaci conta a dare uniformità a tutto il suo pul1smo mend1onale e men– suo favore un'opera che or- linguaggio (e magari una gri- d1onahsta che I o conduce mai consta di una ventina di gia uniformità), Rèpaci la- quasi sempre alla scopl:rta volumi tra romanzi, racconti sci,a quasi sempre allo scoper- del mondo contadino um1hato e teatro. nonché w1'attività di to i materiali stilistici e !es- e offeso della Calabria, la critico - è difficile dire. sicali, le forme linguistiche sua irruente evocazione di un mondo in fermento, di lotte LA GORRENTE LlGUSTICA NELLA NOSTRA POESIA politiche intimamente ,nero I ciate con le vi<-ende e con , rapporti di quello che è il fervido e sensuale sentimen– to della terra e delle gene– razioni tipico del meridionale e del calabrese in particolare. [ID BOINE, SBARBARO, MONTALE * di GIORGIO CAPROt\l Nel marzo del 1J914, col n. 27, La Riviera Li.gure offre una novità ai suoi lettori più fini: una sottile cartavelina aggiunta fra le pagine (una specie di fuori sacco), gremita di minuscoli ma nitidissimi caratteri bodoniani. Titolo: Plausi e botte. rubrica nuova (che dwrerà due anni) a cura del giovane Giovanni Boine, nato nell'87 in quella Flnalmarina che poco dista, sulla medesima riviera di ponente. dalla Diano Marina dei due Novara. Tutti abbiamo nella mente le memorabili parole: Io intendo in queste note (...) di nient'altro fare che espr:mere me stesso (...). Io considero me stesso come un'anima viva non come un sistema o un qualunque meccanismo da spannocc.'liare dialettica– mente la storia (...). Tento di andar diritto senza impacci e senza convenzione all'anima altrui, felice se qualche anima o qualche poco d'aruma io possa incontrare. Son qui che sondo l'Italia letteraria in cerca di sostanza umana, in cerca d'uomini e di vita .. Boine, « tormentato da un male inesorabile • (la tubercolosi, lui che aveva la sagoma d'un atleta e un fratello pugile), e morto appena trentenne nella primavera del '17 a Porto Maurizio, anche Boine. « venuto all'arte - com'egli stesso ci dice - per fallimento della logica e morale comprensione •· appartiene in pieno alla tormentata generazione di quei liguri che soffrirono nel profondo il rifiuto d'ogni mito calante o crescente (idealismo crociano com.preso). E del suo realismo morale in rotta con qualsiasi schema o sistema, oltre Il peccato (romanzo in cui egli descrive un tentativo d'evasione - ap– punto nel peccato - dall'angusto ambiente morale rivierasco), oitre La ferita non chiusa e, soprat– tutto, Pla:u.si e botte ( dove per la prima volta fu dato credito a un Rebora, un Campana, uno Sbar– baro), di tale suo realismo inquieto e perfino ango– sciato ne fanno testimonianza i Frantumi, che mag– giormente ci inte:-essano in questa conversazione. Eccone un esempio: Però a guardarlo questo mondo in giro è proprio d'indifferenza: è una sigla nuda d'ansietà. Non c•è risoluzione. non c'è consolazione... Sot_to un pino sdraiarsi con l'amico, mirare in giro la serenità! Frullare con le dita gli aghi reginosi. succhiare sme– morati un filo d'erba amara, una secca pigna scru– tare a squamma a squamma con curiosità: di tutte queste cose dire al buon amico che ti sta vicino. Però le cose buie d<.!l soffr e, quelle a dirle non c'è bontà. Non c'è nessuno che te le può mutare! Nessuno quest'angoscia me la può quietare! E' un esempio sufficiente a confermare i punti (l'indifferenza, la nuda sigla d'ansietà, la mancanza di riroluzione e di consolazione, il soffrire. !"ango– scia il desolato senso della solitudine nonostante la iron'ica cadenza della frase) che meglio valgono a definire i caratteri (lo spirito) della linea ligure che sommariamente andiamo tracciando: una linea (coml)lreso quell'insistente desiderio di smemorarsi) ormai ben definita. e di così grande avvenire. da rendere più che giustificate le parole che lo stesso Boine ebbe a sr.rivere al Novaro nel '15: « Ora c'è da onorarsi sul serio d'appartenere al gruppo ligure•· Er:i il vociano Boine a dire questo. E, in effetti. anche in questi suoi filosofemi lìrici, come in quelli del Novaro. non sono già chiaramente individuabili i segni del primo poeta indiscutibile di tale linea? Sba-rbaro, estroso fanciuUo ... ... CamiUo, amico, tu storico di cupidigie e di brividi... E' appunto a proposito dell'autore di Resine (1911) e di Pianissimo (1914) che Boine (maggiore d'un anno, essendo nato, lo S,barbaro, nell'88 a Santa Mar– g!lerita) parla di « poesia della plumbea dispera– zione•· di « scarna espressione d'un irrimediabile sconforto•· I Trucioli non erano ancora stati raccolti in vo– lume (la prima edizione è del '20, presso Vallecchi), ma già molti di essi erano stati letti sulle pagine della Riv.iera Ligwre. Rileggiamone uno anche noi (dall'edizione mon– dadoriana del '48). prima di dire più propriamente dello Sbarbaro poeta in versi, col quale ultimo Yera– mente si condude e, nello stesso tempo, si inizia una nuova epoca per la nostra poesia. non più ligure soltanto ITU3 italiana. Quest'anno le agavi del litorale han messo il fiore: un'alberella di pannocchie bionde. alloggio alle vespe. Sulla vertebra nuda della strada, su.i monti calvi e calcinati luglio si accanisce. Scarnito all'osso. il paese s'apre secca fauce sul mare; che ne elude la sete spruzzandolo di schiume amare. Mi specchio ancora in questo paesaggio; questa aridità mi sostenta. Nell'ulivo incassato nel muro mi riconosco. nello sterpo che vive nella rena ardente. Ma - per dissolvermi - guardare una volta ba– stava: filo d'erba anch":io, lucertola sul s,asso. Per gli occhi mi alleggerivo di me. A tutte !'ore adesso il mio individuo persiste. Co– me troppo cresciuto s'infrarnette, ingombrante e ca– parbio. Placarlo si potesse. comporlo in pace sino al nuovo risveglio, re giunga! Nient'altro che spoglia, che sproporzionata vita vive ancora! Certe albe il senso di essere è così filiforme, che distogliere il capo ba terebbe, pare, per calare senza strapp;, nel nulla. Invece. tenacia dell'esistenza! Quante volte innan, zi di morire ven:amo logicamente a morte! La mia, è ora la vita del greto. Oh goccia che cada nella feroce secchezza! Così l'anima invoca un soffio di poesia. Nuvol•; vagabonda. goccia rada e calda come san– gue, Che ristrepili la piena tra le rive inverdite. remoto pare quanto che butti e foglt uno stipo tarlato. Alveo in tempo di magra. Di me tra le fiamme bianche degli ulivi non si muove che la marionetta sinistra. Può darsi che un'ultima vernice di naturalismo (o d'impressionismo) si posi qui sui nudi nomi, scabri di per sè o inariditi dall'aggettivo; ma è certo che ormai nel paesaggio che par semplicemente de– scritto, proprio per virtù d'oggelti nominati è rap– presentato l'uomo (il paesaggio dell'anima, dirà al– trove lo stesso Sbarbaro) che non vuole, o non può più, cedere ai rapimenti - alle rapine - della me– diterranea e meridiana luce: l'uomo "troppo cre– sciuto che s'inframmette. ingombrante e caparbio •: l'« individuo che perSi$le •· « 9inistra marionetta •. " GIORGIO CAPRO, J (Continua a Pagina 6) Il generoso umanitarismo dei Rupe si inserisce valida– mente sul contesto delle lotte per la liberazione dei conta– dini del Sud, e se anche non si possono accettare da tutti alcune prese di posizione e alcune generalizzazioni del– l'autore, rimane tuttavia qua– si del tutto valida la sua dia– gnosi della società e della lotta politica meridionale, il suo giudizio delle classi che in quelle terre hanno dete– nuto il podere, la vecchia so-. cietà latifondista ignorante, arretrata, crudelmente distac– cata da ogni contatto col po– polo contadino e artigiano e incapace di comprenderlo e la nuov,a borghesia arricchi– tasi dopo l'Unità attraverso ]'astuta pratica amministra– tiva, il trasformismo politico in simbiosi col più sordido af– farismo. Ma non si pensi che l'ade– sione spontanea di Rèpaci al realismo, adesione spon– tanea sul piano di un ricam– bio tra l'azione politica e la cultura che è stato all,a base di tanta narrativa dell'otto– cento nella quale va riscontra. ta in parte come i diceva. la I sua origine ed anche la sua educazione letteraria, lo con– duca nella grigia schiera de– gli attuali documentaristi o in quella più agitata, ma in sostanza anche meno capace di scatti e di invenzioni, dei più recenti narratori della po– lemica ideologica- Ai contra– rio la narrativa di Rèpaci evade quasi sempre dal ri– stretto canone di una lettera– ra guidata dall'alto, dalla noia di una certa narrativa facil– mente adattata agli schemi anche espressi vi di una certa polemica. Il populismo di Rè- 1 paci si incontra anzitutto con la sua sensualità meridionale; l'uno e l'altra si muovono su una base di fantasia vigorosa e anche violenta, sulla plasti– cità, è vero, di talune evo– cazioni ed i talune immagini (le presenza femminili hanno sempre un particolare risal– to, sono esse che animano di inquietudine e di colore la narrazione); ma si incontra· altresi con l'attitudine. tipi. ca di certe zone della psico– logia meridionale, al grotte– sco: si pensi a Pirandello la cui prosa ha molti punti di comune con quella di Rèpaci e che coincide molto spesso anche in certe valutazioni della vita provinciale. Non si tratta soltanto di una ricer– ca di elementi tipici specie nei personaggi minori, ma di' una interpretazione deforma-I ta del mondo meridionale sul– la quale opera l'ironia dell'uo– mo nel sud; ma anche, nello stesso tempo una sua incli– nazione a scoprire attraverso la deformazione. il grottesco. le storture psicologiche pro· fonde nelle quali si na- FEIWIN i\"DO \'JRDIA (Continua a Pagina 8) Elio Vittorini Il ~L1emio Salento a ELIO VITIOBINI * a Virdia il Premio di giornalismo li « Premio Salento• d.1 un milione per un'opera narrativa sul Mez.zog1orno è stato assegnato ad Elio Vjttorini per l'opera '{Eri– ca e i suoi fratelli - la Ga ribaldlna •· Il premio di L. 500 mila per una raccolta di poesia è stato as,;egnato ad Aldo Capitini, da Perugia per una raccolta di poesie. Il premio di lire 200 mila per una tesi di laurea sulla vita e la civiltà salentine. è stato assegnato a Jole Fe– derino da Lecce per la tesi: « Riflessi di vita antica. nel– l'arte figurativa apula •· Infine. il premio giornali– stico di lire 200 mila è sta– to assegnato a Ferdinando Virdia da Roma per la « Fiera Letteraria ». Ferdinando Virdia. PER L'ARTE ON E' SEMPRE DOME * ICA LETTERATURA E SPOR * di ENllICO FA.l,,QUI Tutte le precauzioni che si potevano prendere per rispondere anticipatamente alla critiche cui può dare occasione una < raccolta di scritti sullo sport•, che a torto o a diritto finisce per configurarsi come un'antologia sono state utilizzate da Gigi Caorsi nell'introduzione al suo flo– rilegio di Scrittori sportivi (Rattero, To– rino). Ed equivalgono ad altrettante con– fessioni. Prima: quella di non essere uno specialista in quanto cronista cinemato– grafico eh~ delle gare sportive è al mas– simo uno spettatore, e neppure tifoso. Se– conda: quella di essersi attenuto all'inca– rico di compilare non già una scelta «let– teraria ed erudita ad uso esclusivo dei buongustai del frammento • nè un • pun– tiglioso manuale tecnico », bensì unn « svello ed accessibile volumetto nel qua– le il lettore possa familiarmente incon– trarsi con gli eroi delle sue domeruche, i campioni dello sport e gli scrittori e i giornalisti che ne raccolgono le gesta,. Terza: quella di essersi dunque lasciato • guidare dall'estro o addirittura dal ca– priccio • nell'accogliere un assortimento di scritti sullo sport al solo fine d1 pre– sentarcelo • come l'omaggio di un seden– tario ai signori della vita attiva•· E in vero, per sedentari della nostra mvete~ rata tignolesca specie, sempre affondati tra libri e scartafacci, nulla più doveroso e più convinto di un siffatto omaggio. Eppure noi l'avremmo preferito un po' più •sportivo•· Era da più di vent'anni che, dopo 1a Prima antologia degli scrittori sportivi a cura di G. Titta Rosa e di F. Ciampitti: Carabba, Lanciano, 1934), si aspettava di veder comparire la seconda. E, poichè siamo in un paese e in periodo tutt'altro che antisportivi, il ritardo, a mano a ma– no che - non ostante .il sovrabbondare della stampa sportiva - si prolungava, assumeva il peso di una rinunzia. Da che dipendeva? Forse dalla difficoltà di ritrovare i testi per solito dispersi e ab– bandonati in giornali e in riviste? Oppu– re dalla loro scarsezza? O dalla loro in– sufficienza? Ma nell'antologia del Caorsi - sopraggiunta a dissipare, almeno in parte, la minaccia di un'int~pretaz_ione cosi deleteria - vi sono brani che risal– gono al 1920 e al 1927. E nella ricerca di altri consimili scritti converrebbe spingersi, a titolo documentario ~a cot; fiducia, anche più addietro, tra g10rnali e riviste. Solo così potrebbe forse, doma– ni, venir acquisita una nuova zona pe– riferica al territorio letterario contempo– raneo. E sarebbe quella del buon giorna– lismo sportivo. Ma a patto di vietarne l'ingresso ai non addetti ai lavori, per evitare confusione e per non sciupare con Omero un po' della gloria di qualche no– stro brillante collega. Innegabilmente, per aggiudicarsi in maniera stabile la qualifica di «scrittor~ sportivo• e non vedersela contestata dal– l'ultimo cronista specializzato, non basta essere l'autore di qualche • scritto sullo sport•· La differenza, nella maggioran– za dei casi. è all'incirca la stessa da at– tore a spettatore. E questo spiega e giu– stifica perchè, secondo noi, in antologie e in raccolte come quelle del Titta Rosa– Ciampitti e del Caorsi, ogni maggiore interesse sarebbe da riporre nell'accerta– mento dell'esistenza di autentici scrittori sportivi in grado di legittimare, critica– mente, la corrispondente esistenza di una autentica letteratura sportiva. Specializ– zata tecnica, professionale; non già dilet– tant~sca, o letterariamente descrittiva o giornalisticamente informativa e basta. Infatti il Caorsi, per facilità di lettura e per varietà di svago, ha diviso la sua raccolta iti tre parti. E nella prima ha rapidamente allineato alcune « tracce lei- terarie • lasciate dallo sport nel tempo e riscontrabili attraverso un glorioso grup– petto di scrittori che va dall'Omero del– l'Iliade al D'Annunzio del Forse che si forse che no, dalla corsa delle bighe al folle volo. Nella seconda ha documenta– to le • specializzazioni del giornali~~o sportivo, dal calcio al pugilato! dal cicli– smo all'ippica. Nella terza ha mfine suc– cintamente esemplificato le • testimo– nianze, di alcuni scrittori contemporanei, • che pur non seguono professionalmente gare e contese atletiche•· E - siccom~ delle tre parti, quella, a parer nostro, p1u idonea per valorizzare l'attuazione di una genuina antologia sportiva, è la seconda - appunto nella seconda avremmo vo– luto trovare maggiormente documentata la • letteratura sportiva•· Ma • dicendo letteratura sportiva, s1 vorrà appunto - come osservò Titta Ro– sa -, senza venir meno al dovuto omag– gio all'Estetica, indicare quella letteratu– ra che del sentimento, o dei sentimenti sportivi, è riuscita a far materia d'arte; che ha assunto cotesti sentimenti nella sfera dell'espressione artistica •? Lettera– tura sportiva sarà dunque quella che di– mostrerà d'essere riuscita a • trasfigurare un determinato contenuto sensibile, quel– lo sportivo, in forme letterarie •? < Tro– vare nello sport materia d'arte • significa intuirvi < dei sentimenti, delle passioni. delle forze umane •· E quale diverso compito ha lo scrittore, se non quello di cportai:e in luce dei sentimenti •? Perciò • lo scrittore sportivo, di fronte alla pro– pria materia, non opera diversamente da ogni altro scrittore •· :e• la distinzione fra letteratura sportiva e non sportiva non è qualificatrice d'arte ma indicatrice d'una particolare materia d'arte •· Ogni distinzione viene insomma a cessare. Giusto in teoria, il ragionamento non è più tale in pratica. Perchè confondere lo scrittore sportivo con lo scrit:ore che solo occasionalmente s'interessa e scrive di sport? Non dovrebbe essere diffici:e con– statare la diversità. Eppure a non accor– gersene sono gli stessi che avversano e detestano la letteratura e vorrebbero iso– larla come una fetida lebbra. salvo poi a mescolarla da per tutto, quasi fosse inve– ce un divino prezzemolo. Per il letterato lo sport è un nuto: • e. come tutti i miti, vive più nella medita– zione individuale e solitaria, nei racconti e nei commenti, nelle letture e nelle fa– vole. che nella realtà "· (M. Soldati. in Cronache del 18 maggfo 1954). Per lo sportivo è invece una realtà, da espugna– re e perfezionare ogni giorno. E quello stesso campione che per il letterato è un eroe, per lo sportivo è un antagonista. L'uno lo vede dalla parte del pubbllco, come spettacolo. L'altro lo sente e gli sta vicino nella competizione. Al rapporto in– tellettuale dell'uno fa riscontro. per così dire. il contatto fisico dell'altro. E. nello àmbito d'una valutazione critica appro– priat3, ogni • riduzione • letteraria. de– scrittiva o riflessiva, è a detrimento del tecnicismo e del docwnentarismo che deb– bono stare alla base d'ogni schietta let– teratura sportiva. Nè ciò potrebbe - in tempi di realismo e di analismo, quali i nostri - far sca– dere il livello di valutazione, se tra let– teratura e sport ci fosse un legame, uno scambio più diretto, più continuo e più forte, sì da garantire, anche da parte de– gli scrittori sporti,·i. una produzione svincolata da ogni modello deamicisiano e dannunziano, da ogni sentimentalismo ed esaltazione. D'altronde. neppure nella produzione degli scrittori non propriamente sportivi lo sport sembra aver prodotto a tutt'oggi ENRICO FALQUI (Continua a Pagina 6) TRASTEl'ERE di LI~O CURt''I Sulle piazzette illuminate gli uomini, bianche camice innanzi al vino biondo sui tavoli, l'estate ohe ti accalda d'om'bre lontane e l'odore del fiume. Così torno. Trastevere, nei vichi, quasi in fuga da me lungo i miei anni, perseguitato dai ricordi. E a fiore Lino Curoi del mio passaggio sbattono· mantela furti,·i, l'aria s'empie di presenze dimenticate, brillano coltelli di un altro tempo. Antiche ri se: e questa che mi divide il cuore. Riaffannarmi nella povera vita necessaria, disertando me stesso e la speranza. Farmi ancora diverso dal mio destino. E tu che mi re uscili altra immagine intenta alle tue rive nel cielo viola, alle tue prime luci, mondo raccolto dei lungofiume a cui venne sognando la giovinezza - le parla,·i caldo, ricco un me aggio di vendemmia futura -, oggi contempli ìo sconosciuto che ripa a i ponti. In un vortice d'ombra non ritrovo l'acerba solitudine di allora, tesa all'abbraccio, e l'acqua che i:ontava il suo pensiero lento. Ho maturato questo di me, la forza di tradirmi. E le rioppongo l'alta libertà di quelle attese innanzi alle tue sere. fermo sul greto che ,i oscura; il senso più segreto di te, nelle tue strade

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