la Fiera Letteraria - XI - n. 46 - 18 novembre 1956

Data la sovrabbondanza dJ scritti cne Cl pervengono ,-on 1a esplicita richiesta di giudizi particolari, com:.mich!amn agll interessati che direttore e redazione della e Fiera • sono asso– lutamente lmpossibilitatl a dar riscontro a queste richieste. LAFIERA LETTERARIA Mano,rrlttl foto e dl•eirnl non D11bbllratl non •I restltut,ron1o MOSTRE ROMANE ~ tli 1lTTILIO BERTOLlJCCI La famiglia delJ'uomo a Palazzo Venezia Cercate di superare il leggero fastidio della sistemazione dì gusto fra scuola modello e fiera campionru-ia; sorvolate sulle citazioni letterarie solennemente ingrandite ed impaginate a ideali dida– scalie delle sale in una confusione volu· ta di Bibbia e di Sandburg, di Bhagavad– Gìta e di Albert Einstein; rassegnatevi alla mancanza, altrettante voluta (oh, malintesa universalità dell'arte!) di in– dicazioni utili, umili magari, sugli espo· silori. Ma entrate, e guardale, guardate, la· sciandovi guidare dal piccolo pifferaio orientale che in una fotografia-sigla occhieggia da ogni punto della bella mostra di fotografie del Museo d'Arte Moderna di New Yerk che l'USIS ha aperto a Palazzo Venezia. Alla fine avrete gli occhi un po' stanchi e la testa confusa, magari un tantino sazia, come pea· avere ingerito troppe buone cose una dopo l'altra. Però, che messe di immagini commo– venti e istruttive, anche a saltare tutti i pezzi effettati, per dirla con un !in· guaggio dei fotografi. E fra questi pezzi ci metterei non solo i. fortunatamente rari. paesaggi in controluce, ma anche certi ormai stanchi esiti di neorealismo a base di vecchine rugose. minatori lu· stri di udore e via. A compensarvi basterebbe il matrimo– nio contadino scattato in Cecoslovachia da Robert Capa prima di morire in Co– rea per Life redolente di umanità come un. gruppo-ricordo di famiglia e giusto di stile come una pagina di Karel €iapek. O il saluto dei fidanzati parigini da una botteguccia all'altra, di una verità quo· tidiana, malgrado tutto fiduciosa, che riporta al tenero populismo di Dabìt e del Clair meno sofisticato. Per non parlare dei bambini, è vero sempre e anche troppo di per se stessi graziosi, ma qui colti in alcuni istanti del loro tempo infinito di giochi, dai sobborghi di Londra alle piantagioni di Giava. d'una felicità incantevole. Questa dodicenne agretta che s'è infilata un paio di scarpe col tacco alto e procede con finta. ma in fondo vera, civetteria sotto gli occhi ora allegri ora seri e perplessi delle amiche più piccole sullo sfondo delle case a mattoni affumicati della pe– riferia industriale inglese, dobbiamo rin· graziare Bill Brandt di averla fermata per semprP.. Viene, speriamo che nessuno si scandalizzerà, di ricordare Quando il tempo distruggerà questa · [generazione Tu resterai sempre, in mezzo ad altri [mali Che i nostri, amica dell'uomo, a cui tu [dici Bellezza è verità, verità bellezza ... Erano una bellezza e una verità certo più duramente e durevolmente conqui· state, quelle cui Keats si riferiva, la bel– lezza e la verità di un'arte trasfigura– trice. Eppure, in una sfera incompara· bilmente minore, qualche volta magari per caso, i fotografi più fortunati e allen· ti delle più belle immagini esposte a Palazzo Venezia, non hanno ottenuto ri· sultati che con ogni probabilità reste– ranno? . (A proposito, sono molti i pittori che, in buona fede ma con così scarso talento si sono proclamati realisti, cui sia riu· scìto di emozionarci come alcuni di que· sti, figuratevi, fotografi?). Quanto al fine pedagogico della mostra; speriamo che riesca davvero ad avvicinare, anche appena di qualche centimetro in più, gli uomini d'ogni razza e fede. Se ne sente proprio il bisogno, in questi giorni. Pirandello alla Tartaruga La quindicina di quadri che Fausto Pirandello espone alla Tartaruga reca date che vanno dal 1954 al 1956. In meno di due anni, ché il '56 non s'è sfatto inte– ramente in questa lentissima agonia dell'estate che è a Roma l'autunno. il tormentato pittore romano dai nudi, uno supino, l'altro riverso, ancora doloro a· mente prigioni d'un corpo piagato di febbre espressionista e affranti nel ten· tativo vano di uscirne, è passato a pae– saggi che nella luce del • non figurativo• sembrano finalmente trovare requie. La storia personale del pittore Piran· dello è delle più autenticamente dram· maliche nel dramma molto spesso fittizio della pittura italiana degli ultimi trenta anni: e direi che la sua coerenza estetica si affida a quel rovello incessante, a quella ricerca non sempre, tuttavia, in grado di emergere al giorno dell'arte dalla notte della coscienza. Ma in questi paesi e nature morte che alludono a pini, platani e peri, a pergole e tavolini da tè e tavole sparecchiate, è piena gioia diurna di gialli, di verdi, di rossi. di ro a entro spazi nuovamente liberi. Affrontati ai lombardo-emiliani che Francesco Arcangeli ha così acutamente individuati • du coté de chez Merlotti •, che si possano vedere i romani in una ritrovata Koinè che avvicini Mafai, Gen– ti lini e Pirandello, e più in là, illusioni· sticamente separati da un rigoroso • vie– tato l'ingresso agli oggetti •• Afro e Scìaloia? E' ancora forse troppo presto per di· chìarare finito, come fa compiacendo ene l'illustre presentatore della mostra. quel· l'espressionismp che sembrava sangue del sangue di Fausto Pirandello, ma è già possibile dire che la sortita da esso ha fruttato al pittore una felice raccolta di opere. Certi azzardi più spinti ci con· vincono meno, ma umanamente si giusti· ficano per quell'entusiasmo di occasione autunnale che ne sostiene il trepido fragile delirio. ATTILIO BERTOLUCCI Due fotografie e po te a Palazzo Venezia "LA I l'l'A E" S~JRI~\. 1./.. \lt'l'tJ E" S~]RI~~~'·~• * L'idea nell'arte * Il f.l 1\1 A J1 E .\rT ~- R rl TECCHI A!la Fondu.:ione Ci- La scarsezza di idee nei causa all'erfello, è più labile. ni, neU'Isola di San racconti, nei romanzi, specie e meno sicura. Giorgio Maggiore a nella letteratura narrativa, Si può studiare nel camp,, Venezia, si è svolta deriva, è vero. anche da della filologia, con esattezza qualche tempo fa una scuole estetiche recenti. Deb- scientifica, la parola nel s:.io importante discussione bo dire pclrò che i rappresen- nascere, nel suo divenire; si cui tema: il « finali- tanti delle nuovissime gene- può, come faceva Linneo, il smo • nel mondo. Vi razioni hanno con coraggio grande botanico, studiare una parteciparono scien- introdotto nei loro libri. spe- parola con l'esattezza con cui ziàti. giuristi, fil-Osofi, cialmente nei libri narrativi. egli vedeva. studiava e div1- 1Jiologi. Per gLi scritto- questioni cosidette sociali; deva le piante. i fiori e le ,in– ri era presente Bona- purtroppo qualc~e volta ve- gole parti del fiore: i petali, venturcr Tecchi. Siamo dendo le questioni sociali le corolle ecc. ecc.: ma la lieti di pubblicare le quasi soltanto sotto l'aspetto parola, quando diventa fanta– sue parole, pronunziate di problemi economici. sma d'arte. è cosa diversa da in quéWoccasione. Ma perchè avere paura del- quella che lo scieni.iato della le idee che possono venire lingua. pur con tanto intelli– Ho sentito dire da alcuni anche dal campo, per esem- gente ed esatto amore, de– colleghi - e pare vi accen- pio, della fisica? De1la fisica scrive: è il fiat della crea– nasse poco !a anc~e il Pre- nucleare. che oggi ha tanta zione. sidente - che questo inter- importanza nella direzione Più che nel mondo dell'e– vento da parte di uno scrit- del mondo, e magari anche sattezza. l'arte si libra e vibra tore è atteso. E' benevo- dalle idee dei biologi, dei nel mondo dell'imprevisto, lenza vostra personale: ma medici, e così via? Badate della immagine fulminea. N_on_per mo~estia; neppure, bene: le "idee• non possono che è sintesi di esattezza e d1re1, ~r timore, sebbene entrare direttamente nei no- di pwfei.ia . di passato e di tanto _timore 10 debba q~ stri romanzi, nelle nostre no- futuro. vere d1 fronte a qucll_, che m, velie O nelle poesie. Che cosa Orbene. il "fine • a cui ha~_no preceduto, d1. front~ mi verrebbe dalla fortuna di l'arte mira, la bellezza. è all 1mpor_tanza, alla d1fficolta aver assis•tito a questo dibat- quello che convoglia tutti gli della tesi. Ma semplicemente lito. PW me così interessante sforzi da un punto di parten– perchè cre_do che la pos1z1one e qualche volta perfino com- za a un punto d'approdo? dello scrittore. dell artista. movente. se io mettessi diret- Oppuce è il " fine• c:ie, a posto dinanzi alla questione tamente le idee. che qui so- ritroso, opera o configura gravissima che abbiamo stu- no affiorate. in un romanzo tutti gli sforzi e perfino tutto diata in questi giorni e, come O in una novella? Non abbia- il materiale di cui l'artista dire?,_ molto pr<:vedibile, mo!- te paura se pronuncio questa ha bisogno? Se c'è u:, mvr.– to cl_nara, q_uas1 ovvia. e eh~ parola: niente O quasi niente. dc, in cui questo scambio tr:.! perciò la m,a parola non puo Forse soltanto uno scrittor~ passato e futuro, quuto ro– corrispondere alla vostra al- inglese, Aldous Huxley, chP ves,:-,amento, in e.ii il "fine• tesa, non può portare nulla di non a caso è il figlio di un supremo e unico ( :i bellezza. nuovo. grande scienziato. potr~bbe questo è il mondo ueL"arlista. Si tratta soltanto di una oggi prendere. a modo ~11.10. E il fine. la bellezza. deve testimonianza: non mia, co- come tema di un romanzo essere tale che non può du– me persona. ma di uno scrit- una discussione simile. Dico rare un momento " qu:,Jcile tc•re. Intanto vorrei ringra- questo perchè le idee come anno. Fine dell'acre è l'ec– ziare tutti e specialmente il schemi, come astrazioni, non cellenza; e l'arte non p:.iò che Presidente di aver invitalo possono e non debbono entra- avere uno ~copo: quello di uno scrittore a questa discus- re nell'aria se non a patto vincere il tempo. d1 ":brare•. $ione di idee. Anzi mi ram- di diventare altra cosa: cio1' L'arte s'attacca al passato, marico che non ve ne siano immagini e dunque diventare. $'appoggia alla tradizione. in– altri e vorrei esprimere lo essere, arte. Ma che uno terprela il presente, ma a!!er– augurio che se, come penso. scrittore non debba interes- ra il futuro. ad altre discussioni ritornerò sarsi al mondo delle idee. a I miei collelthi più giovani, qui. alfrì colleghi siano in- quello che poi è in fondo il seguaci del cosiddetto neorea– vilali, poichè, per egoismo, fermento stesso della vita. lismo, fanno bene a descri– non vorrei avere io soltanto questa è altra cosa. Perciò io vere la vita della povera il privilegio di avere impara- mi con idero un privHegialo gente. a interpretarne i biso– to tante cose. di fronte ai colleghi che nc,n gni, la sete di beni materia- Queste co e. questo mondo sono qui, e vi .ringrazio. li; ma guai se non si pones- il n;o del12 solltudme, in cui a un certo momento gli s!c,rzi diretti verso la bellez– za e l'armonia si incontrano con quelli della distruzione. E' come un:, solituàlne im– provvisa in cui è lasciato il ,, fine • di fronte alla "cau– sa•· E' la tentazione d'e,sere di-roe1ati. :'4a nell'ar.e, nel momento in cui lo scrittore diventa creatore. e cioè sceglie. fra il caduco, quello che deve restare anche oltre la pro– pria vita, nel momento in cui l'artista crea, egli trova ne I– la stessa sua opera una con– solazione, una catarsi. Lo scrittore può essere disperato quanto volete, come Leopar– di: ma nel mcm,:,nto in cui è investilo dal fiat della crea– zione non è mai disperai'>. PJò essere cosciente o no d"l suo " fine •· può e;;!'e're un cr~dente o U!1 ateo: ma in quanto crea, egli sen le di es– sere la testimc.manza di quel– lo che Goethe (cioè di uno che non era affatto tenern per il conformismo o anche per l'adesione a una partico– lare confessione religiosa) chiamava eine hòhere Macht, « una potenza più alta •. E' forse per questo che un p'>E!ta tragico, an~e lui te– desco. Schiller, che ebbe una vita tanto d-,locosa. prop:-io nel prolO!:O di quella che è probabilmente l'opera sua più tragica. dopo aver scrutai,, nell'enigma del personag>?io forse più tragico che mai sia esistito, il più intricato di lu-::e e di ombre. il principe W,llenstein, uno dei protaeo-· nisti della guerra che pe-r inutili distruzioni (quell~ dei trent'anni) può essere para– gonata soltanto all'ultimo conflitto mondiale. Guglielmo Schiller, alla fine del prolo– go .della sua tragica trilogia, scrisse queste parole: Schwer ist das Leben, heitn die Kunst, "Ja vita è seria. l'ar– te è serena•. BO~AVE. TGRA TECCID Répaci (Conttnu.a da l'aglna l) di idee, io l'ho appreso non Ma che co a può dirvi uno sero. con 1·1mmaginazione. soltanto dai !ilosofi, come è scrittore, uno òe cerca di nelle condizioni di quello che naturale, cioè da coloro che essere artista della parola. di sarà il mondo tra cinquanta !anno professione di studiare fronte a tanti e così gravi anni, allorchè queste giuste discutere esporre idee, ma problemi sulla casualità e sul aspirazioni. quelle che chia– anche dai biologi. dagli psi- finalism~? Ho timore, ve lo miamo le aspirazioni della cologi, dai costmttori, dai giu- dico scl11etto. che non pos$a giustizia sociale. saranno rea– risti. dai medici pratici. da dire nulla di veramente. ori- hzzate e si sentirà che que– tutti. Ed io mi domando se. gmale e ?ro(on_do. Abb1am_o Sie non sono le sole a volelr sconde assai sçesso la spiega– nell'arte in !!enere non abbia- detto tutti, abbiamo qu 1 n- essere realizzate. E' questa zione dì fatti sociali. mo avuto il torto di non fare pctuto tan_te _voltP che. m luce del "fine•· questo ro- A prima vista il personag. quella specie d1 scala. la qua- vesciarsi del futuro sul pas- gio chiave di un Un riccone tesoro_ abbaS t anza del mo nd o le va dalla fisica alla biolo- sa t o che illumina, o deve il- ritorna alla terra, il feuda· delle idee. gia sempre più vetrso il mon- luminare, l'arte del presente. tario don Totonno Riccobaldi. ------------------------------------------------------------------------------ do della !ilosofia e poi an- Il _fin; dell'a_rte è la_bellez- con la carica del suo Jaidore cor più si avvicina al campò z~, e 1 armorua. Ogru opera intimo ancestrale irrimediabi– dell'uomo propriamente detto. d arte, _anche se al!' esterno_. le, sembra gravato da parte l'espressione più alta e più alla prima 1mpress1one, puo dello scrittore di una altret– viva del entimento della co- dare il sospetto di qualche tanto irrimediabile carica cienza morale è ouella del c?sa di .non completamente di negatività preconcet,a: ,n Un"SIETE MOLTO BRAVI!" agliincisori francesi Abolito jJ cappello cinese. nal "· vale una poesia di on c'è che da felicitarsi con Ve<rlaine. Jacques Houplain i colleghi incisori francesi. è, invece. un incisore estre– " Siete molto bravi!• (è, per mamente filiforme; giappone– poco che non ci superate). sizzante. Un altro incisore Dobbiamo stare bene in gam- francese. litografo a colori, l:a a non perdere il primato ottimo, è André Fougeron, di tale nobile arte che tan- che compone illustrative sce– to piacque a Baudelaire. La ne della ,bella vita amorosa acquaforte è l'arte per gli (amore per gli aperti cieli, artisti e pei poeti. Non c'è per gli aperti campi, per le stato grande artista ché non scene degli amanti abbrac– s,ia stato anche un g!rande ciati sed_endo alle panchin_e incisore. Ciò premesso, rin- delle piazze monwnentah; 11raziamo Carlo Alberto Pe- oppuTe egli compone scene trucci. valente incisore egli bacchiche, della vendemmia; stesso e direttore della Ca!- con un enso di serenità pa– cografia nazionale. Ringra- nica classica ammirevole). zìamolo di cuore perchè è E'. intanto. da notare che suo merito l'allestimento di fra tutti gli espositori non così importante mostra; suo c'è uno che difetti di bravu– merito, la bella prefazione al ra e perfezione tecnica. E Catalogo. SIÌano le acqueforti di Jacque- Una sola osservazione: una min, siano le litografie colo– mostra d'élite. come codesta, rate di Fougeron, ben lo di– avrebbe dovuto essere ripe- mostrano. Né esistono fra tutamente visitata da tutti gli artisti italiani, e dagli ama- co d e st i espositori dei me- tori collezionisti. Invece, at- st ieranti inu_tili, o_ ne es_iste tualment.e Rema è apatica e appena uno: 1] mediocre PJer– distratta: forse perché im- re Guastalla. Costoro pazien– portanti che siano, non c'è zeggiano, quasi s'addormen– più tempo ,per visitare tutte tano sopra Ja lastra. le mostre: e neppure per vi– sitare le più riuscite, com'è ad esempio, codesta della "Jeune gravure contempo– raine jrançaise • alla Calco– grafia Nazionale. A me, incisore, stava, pe– rò, particolannente a cuore il visitarla. E, come ripetia– mo. i francesi stanno bene in gamba in tatto di inciso– ri. Non che gli incisori ita– liani non possano contendere loro il p.rimato, ma è certo che dobbiamo stare ad occhi aperti per non lasciarci su– perare dai giovani e dai vec– chi incisori francesi. Ciò lealmente riconosciuto ad onore dei nostri colleghi fran– cesi, vediamo quali, fra di es– si, tutti degni di lode, siano i migliori, a nostro pa-rere. di LUIGI * BAll'.l'OLIN I Un altro incisore tradizio- giaccbè assomiglia a quella, nale con l'apporto dello spi- famooa, di Rops (e che an– rito cha.rniant poetico fran- c~e rappresenta un artista cese, è Edouard Goerg ed io che sta. nella stessa posizione farei volentieri il cambio con e luce, al torohio, esaminando la mia acquaforte « Apologia il risultato d',una sua ultima dei fiumi• (incisa nell'anno stampa). Un altro ver-o gran- 1936) con la sua dal titolo de artista, e sia quando inci– « Il y e du monde portout •, de all'acquaforte come quan– p<erchè la sua assomiglia alla do eseg:ue punte secche e xi– mia (è un poco scolastica ri- lografie e Jìtogra.Cie, è Gé– spetto alla mia liberissima) ~·ard Clochet, il decano degli ma è una acquaforte che in- incisori francesi. La ua lito– namora chi la vede. Si tratta grafia. in bianco e nero. dal di un -ruscello che scorre fra titolo « Retour du troupeau » due fitte ali di verdi acacie. è di sapore mìllettiano (anzi Nelle lucide acque guazzano a dire il vero, assomiglia ad (come notonette) dei nudini un disegno del grande. del– (d'amanti) ineffabili. E' co- l'immenso Millet e che rap– me la memoria d'uno. o più, presenta non un retour du giorni (elici dell'umana gio- trou.peau, ma un avviarsi di ventù. alcuni buoi ad un abbeve- Dallo stesso Goerg (artista ratoio Cluviale. Anche la sua di origine australiana) è bel- acquaforte dal titolo « Sor– la anche l'acquaforte dal ti- ciè,·e • è classicheg.giante, ma tolo « L'hommage •· Di Gro- ci reca il piacere degli occhi malre, ii cubista notissimo in quanto si tratta d'un nudo anche pcf; i suoi quadri. è un'acquaforte acqua(ortisosima disegno come si sapeva dise- tant'è forte; ben costruita, gnare quando gli onesti arti– ben ginnasticata dal titolo sti di cinquant'anni or sono « Nu couché •· « L'amateur non si servivano della foto– d'estampes • non è originale >?rafia ma della vera e viva Il più ibravo, il più com– piuto, quegli che sa veramen– te trarre dalla lastra tutti gli effetti che vuole e c:ie sa alternare il tratto inciso all'acquaforte con quello scalfito a puntasecca, è An– dré Jacquemin. Egli è sulla "nea della grande tradizione. « Soirée d'hiver près d'Epi- André Jacquemin: " Solrée d'hiver" ed intere santissima sorcière modella. Anche Jean Eugène Bersier è un eccellente acquafortista. Fra le sue sette acqueforti La più -seducente è quella del cacciatore che sta per una st,·adina selvosa; immerso. come sperduto. nel ferrigno paesag,gio. Anche Bersier sta sulla linea della tradizione con la dovuta originalità di chi crede in quello che opera. Di Desnoyer va lodata. ap– prezzata la litografia a co– lori che rappresenta la Col– legiale di Loches cori i suoi « petits bleus •, caratteristici francesi. Anche la litografia "Bc1rds de rivière • è a co– lori originali, armoniosi e de– licati. Le sue sono le µiù belle litog,rafie a colori cl i tutta la mostra. Ma sono bel– le quasi altrettanto anche le litografie a colori del gio– viale e felice Léon Lang e quelle di Robert Lotiron: ir. ispecie « Nòtre Dome et I' Ile mere da letto o di alotti in le~o dì rovere. Raymond Veysset si diverte a caJligrafiggiare svolazzi di nessrun accesso; arbitrari, di effetto soltanto elegante. E presso a poco, fa l'eguale Ro– ger Viellard. Se uno pren– desse dei maccheroncini o degli spaghetti •rigati e li in– collasse sopra un foglio di carta otterrebbe l'istesso ri– soltato: pseudo-stupefacente. C'è stato chi ha e cogitato il mezzo, per apparire ori– ginale, di stampare alla ro– vescia le 91.le lastre: ossia di stamparle al torchio non cal– cografico ma tipografico. in modo che i tratti incisi (sca– vati) sopra le prove appaiono bianchi anzichè n<11ri. Il mezzo per ottenere un e(fello che arieggia a novità è ottimo e l'ad"'perai anch'io nel 1954. quando la ri\·ista « Mal'aria • pubblicò alcune mie poesie correùate da alcune illustra- zioni. Sant-Louis • (con i bei bat- Ed ora passiamo all'argo- telli). mento scabroso. In ogni· mo- Mi dispiace che mi dispiac- stra ve n'è uno. Si tratta del– ciano le opere di StanJey- l'artista che s'è fatto avanti William Hayter (artista d'o- non si sa iperchè e come e rigine inglese). Il suo è un quando. La sua è una trova– mestiere perfetto; ma per- l(na: quella di triangoleg– fetlamente inutile. Emana giare la rappresentazione n01a in chi l'osserva. Così (che per lo più è ttna rap– gli accade perchè egli vuole p'.ese'.1tazione di paesaggia): strafare con il soJìto mestie- di tr1angoleggiarla al modo re dell'astrattista o riduzione dei geometri piantarape. Si della rappresentazione e cir- tratta. cioè. d'un me tiere del colint e Ciii di ferro. mestiere d'un postumo 'c-u- Anc~e Anthony Cross che bisla. D'uno che volendo far– giuoca. artificiosamente. con si avanti (e già 'è ratto le diverse morsure è un tecni- avanti. avanlìssimo) fa delle co inutile. E, per chi non ii:icisioni dagli e((elti super– lo sapesse, sia noto .invece, f1c1almente eleganti. Costui che tali risultati (apparente- ha vinto dei primi premi an– mente mirifici, mirabolici) che in Svizzera, anc:ie alla sono risultali a cui si per- Biennale. anche nelle Ameri– viene con una est,-ema Caci- ·h_e: chissà con quali armeg– lità, bastando essere inci ,,ri g11. cauti, pazrenti. come i mon- Dulcis in f1mrlo. l'acqua– tatori di orologi vizz ri. In forte (non esposta - rima– quanto ad Aimé Montaudon, sta in cartel!a - perchè gìu– le sue acquetinte assomiglia- dicata impudica) è quella dal no (ma pedestremente) ai titolo «Leda• e che rappre– grafici egiziani antichi. I ti- enta magnificamente il mi– !oli delle Qpere sono i ~P- lo: vivificato da un estro che l!Uenti: "Le guanaco avec la dimostra nel disegnatore il '110rt et le sablier •; e per cui orssesso delle più profonde òi suo è un !(enere stupefa- quaiità del di$egnatore. Taf: cente, decorntivoide. eleg:m• notevole disegnatore è HPnri te; ma senza profondità. Ta- de Wan,qui!'1.. giu$tamc-r,te li acquetinte possono, però. Camo5o. interessare i venditori di ca- LUIGI BARTOLINI « finP.. risolto. rimasto oscuro e con- realta, tuttavia. anche se don In questa vita meccan!~n fuso, è sempre un'" unità •. in Totonno è in certo senso un nuova. che sta formanrlo~i cui vale la_ qualità, la scelta. eroe eponimo n_e!!atl\·o del sotto i nostri occhi. verso 1,. . Ma com'e allora ~~e l'uni- feud_ales,mo r:ne~1d1onale. es– quale lo scrìttor h _ 1 ta per eccellenza. !·essere u- so v_,ve altre~• d1 una sua m– so di stupore d~ a un .s~n mano, l'autore stesso, colui tens1ss1ma ':'•t~ personale: la . . . • 1 merav,_g 1:1. che produce l'opera d'arte è sua crudelta, 11 suo orrendo e ms,eme td1 padu!·a (qua$1 nr.l destinato a finire? Com'è ~he egoismo, il suo odio per gli senso an ,co_ ' monstrum. I e e t . • Ìt l uomini. sono la logica e ine– che vole,·a dire meraviglia e t~rar :mu;a p1u alla, . a crea.I luttabile conseguenza d1 un,i cosa mostruosa insieme) si « fine nai· qu~ a ' 0 :u• .' storica barbarie· ma sono 80 . potrà. domani. orientare t.it - . • meg 10 1 attua, e m,- che i se<>ni di 'un carattere lo nel _m<;>do tecnicamente oiù nac~,a?ta ogru momen_to dall~ nel qual; il Rèpaci ha con: merav1ghoso. più compiuto· "i, 0 ' te c, sono st a t1 autori centrato la gran parte della potrà il mondo cli doma 01 a- c e hanno_ pensato. natural- sua disposizione alla defor– vere quella stessa meravigho- dme~tte. dprlilma di tutto, alla mazione e al grottesco. sa 1 . 1 u, a a e e opere che pro- c t 1,. t f t . . ne picco o. concreteu~ ducevano· a . t tt· . . on ro m enso e or e n- che hanno certi giocatt,1li men h · nz, u 1 ' PlU O lievo del riccone si scolora la ~eccan_ici dì cui nella nos!r~ agi' o. hanno rut_'.' . davanti Piuttosto letterari~ e generica d1scuss,1one abbiamo parìato. ; E 1 ~fc ~ ques ada 1 p,.raz,one. figura della moghe Leonora. giocattoli che. messi su di un s ha urata e loro la- immagine femminile che in ta,·olo, ad un certo momrr.to ",oro . anno posto speranza e certo senso appare come il m·vertono il limite rli là àal f,d~c,a. Ma v.i ne .ono stati frutto ~i va,:i e non sempre quale essi precipitano r.P' alt.,. come Goet~e. che han- sicuri mcroci dennunziani e Condo. quasi !o se un abis;o no p~nsato ~erfmo a)la c_o- bourgetiani: ma !" fondo Leo. e di fronte al pericolo s, ri- truz,one del,a propria v1td nora e la sua v,cend~ hanno tiu·ano come avessero un'in•• come a una cosa umtaria e nel romanzo una funzione del telligenza via ile ed ope. ~rfetta. come a un esempio tutto secondaria, sono lo spec– Sì potrà dom~ni inventar~,~~ d, bellezri:a ed arm<;>nìa. Ep- chio. positivo dì una società ,, o~getto ., qua i anch'esso un pure an~e Goethe na _dovu- che 10 don _Totom10 ha 11suo eiocattolo, il quale sarà una to soggiacere al destmo cli eleme~to d1 massimo e mar– . pecie di «dottore magico• tl!!tt: a!1che le creature, eh<' :estab1le decadenza. 1:1entre che saprà tutto h . . p1u hanno pensato alla pro- •~ 1:,eo_nora le buone mlen– s d · e e sapra ri- pria viti: comE: a un capola- z1001 rimangono disarmate di d~~ eJe 'k tutte ocla molte vo~o d'a.rte ed armonia han- f~onte alla protervia che è in– . , a~ eà. a quan o_ ma, ~, 110 dovuto cedere di ·Cronte ~1ta. nella stessa ricchezza. Ma •men er una macchma che 11 r h . c1· . 1! riccone ha lasciato nel suo potrà sostituire l'artista _nel ~ur: d\niu~s~ e I d~gm crea- testamento che i funerali deb. momento creatore? U ar_t1sta l!. le ersgn;o;: c ·i . . _ bano essere occasione di una della pa:ola che per md1care mo vollito più bene une~obi~ grande e fastosa cerimonia ~r sent,m~nto. la sfumatura ta. quelle che abbi .a vi= alla quale in_tervengono. pa– un se~t,mento. ha bisogno. siderato come un'ui.7° co\Jn ~at, per la bisogna. centinaia come diceva Flaubert. rii . , . 1 a. q a d1 villani e dì miserabili e quell'aggettivo. di "quello • P \ ~ome ~n armoma, un c_om- musiche e corone. Il funerale nessun altro? P e amer. . 0 necessario nella si trasforma in sorta di gr.an - E noS t ra vita. anche esse di- de kermesse paesana. un fe- . se c'è mai un mondo in ~rutte dalla morte? Qui è ;1 sta travolgente nella qu:le iJ cu, tutto è imprevisto e ìm- ~eme della mal~nconia de'l'ar- picaresco e il tragico. il sen– ?revedìbile. questo è proprio te. del ''. tragico • nel,arte. so della morte e una dispe- 11.':' 00d0 dell:arte. C'è chia- Non v, n~_scondo che la rata vitalità che si sprigiona rtS5'lmo un « fme • ed è $em- parte ch_e p,u m, ha inte- dalla folla urlante e colorita. ore •I medesimo: la bellezza ressato 01 questa discussione nello stesso scatenersi dì una Ma que to Cine come sì attua è _stata quel_la prospettata dai ~ioia lungamente compressa, e i raggiunge? Può valere u- b1olog1, da, medici, quando creano un'atmosfera quasi na premessa, un principio cli h:mno parlato dell'orrore del- urreale un clima d1 demo– causa. una teoria? E poi tra1r- la morte, quasi come e que- niaco barocco. E qui Rèpaci ci ne una cçmscguenza, un pun- to orrore Co9Se un errore ha dato veramente il segno to d, arrivo? del « fine •: errore nella fi- di una profondissima pene– Non valg<;>no le teorie, non nalità. Come mai può avve- t,_azione in quella che è la vale la tecnica. La tecnica più n,re che l'artista, perfino I ar- :,r1ta popolare c~labrese. la sua perfetta può portare ad una tista, colui che è capace di m~er~.a tragedia che-_esplode opera d'arte quanto mai im- creare. colui che più dal mon- 0 1 opi 10 nella festa. 11 dolore perfetta: una teoria magnif;. do dell'esattezza trae la scio- rappr~so .che_ nel suo ..stesso ca .. ed esattamente attuata tilla del fiat creatore. cioè il ~1ogh~rs1 sv1l1;1ppa un ,mme– puo dare un'opera d'arte mondo della se lt d 11 diata mconte_n!b1le e per mo . . . e a e e a a surda fehc1ta completamente fallita, cosi qualità. d1 ciò che è più vi- . . · . . rome una teoria sbagliata puo cino all'eterno, debba cedere D1re1 che proprio m questo oortatre a una opera d'arte ad una specie di errore di grande grottesco del funerale mer~vìgliosa. germi patologici che insorgono ~ della festa popolare dopo il Niente c'è di prevedibile e :listrug<>ono• unerale, n?n soltanto c1 re- niente h · ", . · cano la testimonianza di quel- e e posa con s,cu- Questo e 11 punto pauroso la che è la coralità eh · rezza e~e_r~ previsto. I! mon ;c,no aila disperazione. ma la narrativa di Ri ~~~: do dell 81 tist_a è 11 p1u rie~• Ma _al;>p~nto perciò c'è una ma altresì il suo senso Pacu- d, sorpre~. e quello dove ,a a:-:e 1d1lhaca e c'è un'arte tis imo del vero sottofondo concatenazione dal genera!~ tragica. La tr:igedia di tutti della vita calabrese. al particolare, o anche dalla i tell\Pi nasce da qui: ed è FERDINAr DO VIRDIA

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