la Fiera Letteraria - XI - n. 44 - 4 novembre 1956

Pag. 4 U'A' F T F, R i\ L F ! ! r R A R l A.' «L' ... l ll'.fE E FERìUARE ll.1 'l'EHI•O: TUTTO IL TEJJlf.•O» * Domrnica ,J. novrmhr f' l9SG Saper pensare i~ forma artistica HASS .._G,l'A Gino Lombardi: "Paesaggio" (particolare) DI S1 lJDI Cl.-rlSSICI A ClJRA * E• siolta credenza. è cecilà, pensare che l'artista non espri– ma. col suo :.ragitlo formale. , che pu~ effusioni cc liriche>►: c·è tutto un pensiero del! 'arti– sta. una sua conoscenza che chiameremo ~scienza» solo per distinguerla dalla trama pura– mente sensibile: e «sentire» non è Corse ~ià Cli pensare~>, cioè dire il vero essere delle cose. li reale peso col quale le cose sono? on soltanto nelle forme narrative o, in musica, recanti una chiara idea, c'è un pensie– ro che bisogna sco,prirc: per esempio. e solo studiando i rap– porti sonori si deve. capire che cos·è l'amore nell ·idillio di .. Sigfrido)): questa è la più profonda realtà artistica: è il u pensiero)► di Wagner L'arte non dice solo delle !onne vuo– te, d'emozione pura: ogni di– scorso proprio in quanto è !or– rr.ato è « pensie.!-O ,;, è cono– scenza, def\nlzione. L'artista net mo-vimenro che i111prhne al- DI liTTOHE l-'AllA 'J'ORE Ovidio resuscitato ? Quando. seèhci anni fa, Hermann Fraenkel, emigrato In America, pubblicò un sag– gio su Ovidio Intitolandolo Un poeta fra due mondi. ramb,ente dei dotti e degli amatori assisté sbalordito al– l"inatteso e lnconceplbile sforzo di riscattare la poe– SIB ovidlana dal giudizlo che gravava su di essa sin dagli in:z dell'età romantica. in cont1·asto con sette secoli di ininterrotto e quasi tiranni– co dominio esercitato dol poeta sulmonese sul gusto e la cultura dell'Occidente. Re– legato entro I limiti di una poesia meramente sensuale, atta solo a suscitare nitide impressioni plastiche e pitto– riche. senza quasi alcun im– pegno di più profonda uma– nità, senza alcuna nota di risonanza universale. egli era divenuto per antonomasia, dinanzi alla nostra coscien– za critica, il cantore delle belle forme. l'artefice addi– rittura della pura !orma, in– tesa sia come compiacenza esteriore e piuttosto sterile hanno ragionevolmente esi– liato Ovidio nel Limbo d1 una sapiente ma frigida let– teratura; e le età venate da fremiti e abbandoni di sen– sualismo e di dec11dentlsmo lo hanno ripreso in mano con voluttà. Non è stato del resto Ovidio la Sirena deg!I artisti sin dal secolo imme– diatamente successivo alla sua morte. Il nume tutelare di quella torbida. corrusca età delle lettere latine che s, estende da Seneca a Sta– zio, Giovenale e Apuleio. e che può essere tranquilla– mente paragonata al deca– dentismo europeo dell"ultlmo Ottocento e det primo Nove– cento? La Roma disegnata nel suoi Amores. che gusta– va le Heroides e l'ATS ama– toria com.e testi sacri. come !onll perenni di dilettazione e a.trascinante Galateo di vita sociale non ha già g!I svo– lazzi pretenziosi. il gusto ambiguo e pesante che ,on– traddlstingue il liberty della dell'opera . sua, per isolarvi ciò che v'è di sincero e di eterno: il fatto s1 è che il pur COfòÌ amorevole e impe– gnativo saggio del Wilkinson e; appare contesto in buona parte di lunghe citazioni del– le opere ovidiane cui s'ac– compagna l:n repertorio di I luoghi comum pseudocritic, formalistici già incrostatisi .dn tempo intorno alla figura del poeta e costituenti ormai uno schema a rime obbligate. Qualcosa d1 simile all'ambi· zloslssimo saggio dello H1ghet su Giovenale. det quale sè parlato a suo tempo su que· tite colonne. e che, condotto con analoghi criteri: ha la– sciato anch·esso il tempo che ha trovato. Qui si constata il solito avvio consistente nel considerare i carmi giovanili come la prima palestra delle attitudini artistiche del poe– ta. nell"analizzare più a fon– do le due piìi vaste opere della maturi(à e nel ravvisare nelle elegie dell'esilio la na· setta di un·tnleressa:ite sen– sibilità nuova maturata dal dolore. In questo 6chema or– mai frusto l'autore versa una larga copia di utili e spesso gustose osservazioni d'ogni genere, che imprimono al suo discorso una disorientan– te polivalenza d'interessi. ma che ad ogni modo ne costi– tuiscono Il pregio maggiore 'nsieme con la solida lnfor· m~zlone • erudita e bibliogra– fica e con le pagine relative alla fortuna di Ovidio nel mondo moderno, le quali da ora in poi dovranno costitui– re In base per ogni studioso che voglia avventurar I In quel pelago. Ma voler ancora conside rari? la poe ia ovidiani come un fiume che prima zampilli modesto dalla sorgente e poi 5 :ngrossl e acquisti maestà (\uranle li cammino per poi sfociare trionfalmente nel mare con un sontuoso estua– rio è metodo ingenuamente conformista. ricalcato sui più vieti schemi retorici. A no– stro modesto parere. un·ern– csce riforma della critica ov1dlana dovrebbe nnzitut,o inaugurarsi con l'enuclenre nella poesia giovanile del Sulmonese i motivi peculiari alla fantasia e all'arte del poeta, i veri motivi con~ut- di della veste espressiva in cui si stemperava ogni fantasma. in una cifra stilistica note– volmente uniforme e prolis– sa, sia come riduzione di ogni effettivo interesse della fantasia al vagheggiamento di volumi plastici. di gustosi scorci e atteggiamenti della persona umana colta nel suo mero valore figurativo, come complesso di linee e gioco di piani in un plein air dalle ampie prospettive. Dopo la plurisecolare ubriacatura che aveva fatto di Ovidio rincu– batore di tutta la cosiddetta comédle franco-latina dei se– coli XII e XIII <l'aetas Ovi– diana), il patrono di tutta la poesia erotica e pastorale del Rinascimento. !"animato– re dell'ernblemallca secente– sca. li nascosto ideale di tut– ta la rimerla arcadica, la sua povertà di vera sostan– za umana lo aveva ricacciato in seconda fila dopo la sco– per:a della Menschli~hkeit come supremo valore spiri– tuale latta ai primi dell'Ot– tocento. lo aveva collocato molto più Indietro di quel Virgilio cui per tanto tempo e~li aveva conteso il primo– lo nelle· 1etlete laline e quin– di .~ll"adorazione delle clas– s;cistirj,e gimerazlon! di let– tPrati succedutesi in Europ3 dal Duecento al Settecento. A ciò si aggiunga che in Italia dopo il trentennio del– la ti/annide dannunziana sul guoto contempora:1eo. era_ di– venuto !acile cliché crillco ravvicinare i due massimi poeti abruzzesi per c0nstata– re la puntuale ripetizione del medesimo fenomeno a tanta distanza di eco!!, cioè la iattura consistente nel fatto che due temperamenti poe– tici. dotati d'eccezionale vir– tuosismo tecnico e nutriti di un'aggressiva veemenza di istinti per la loro comu'le origine dalla più c hiusa e sodda provincia italia.na : inurbandosi s·erano lasctatl abbagliare dagli orpelli. da– gli aspetti più vistosi e più e,·eriori di una moda lette– raria che per le sue sensuali seduzioni era la più atta a ,nvischiarli. ma In essa ave-, va:io finito per attenuare e snaturare la nativa vigoria, di nuovi spunti morali e per evidente affiato di redentrice fraternità, quello, per inten– derci. di Terenzio. di Virgi– lio, del Properzio cantore di Cinzia morta e di Cornelia, del Seneca più vicino a c1·ea-1 re l'illusione dei suoi Imma– ginari contatti con S. Paolo. Per giungere a questa titu– petarente affermazione egli puntò soprattutto sui carmi dell'esilio, su quel profluvio di versi elegiaci che se. in– s)eme col soggiorno del poe– ta alle foci del Danubio, son valsi a creare per la Roma– nia una patente d'antica no– biltà che la ricollega a Ro– ma e alla civiltà latina pri· ma ancora e ancor più aflel– tuc.sall'ente della conquista traianea e han !atto di Ovi– dio, per ì Rumeni, una spe– cie di eroe e di poeta naz!o– nale. sono d'altro canto la si– cura testimonianza della stan– chezza. dell'esaurimento del poeta. il quale aveva ormai dato il meglio di sè. Nel Tri– st.ia e nelle Epistulae ex Pon– to il fine pratico soverchia ogni possi'":,ilità di pacata elaborazione del fantasma poetico. le querimonie e le suppliche poco dignitose e persino uggiose rivelano una facilità di versificazione ri– dotta a opaco mestiere: ma la vera poesia traluce sol– tanto In qualche commossa rievocazione di gioie fami– liari perdute o in qualche ef– fusione di affetto per care persone lontàne. e nella fin troppo ce'ebre elegia sulla tristissima no.,: del di~tacco: troppo poco per parlare. a proposito di quei compo_n:– menti, di una poesia che. re– cando in primo piano i va– lori eterni e più sani della umana convivenza. schiudes– se la via a una spiritualità nuova. Se mai una luminosa, m-1 effimera intuizione di questo mondo d'affetti pro– fondi e sinceri Ovidio l'ave– va raggiunta, con possente afflato di poesia, in un epl_– sodio delle Metamorfosi. quello di Ceice e Alcio~e, come io ho fatto notare in altra sede. Ma si tratta di una di quelle illuminazioni repentine e isolate che bril– lano anche nella poesia di autori normalmente mossi da altri stimoli sentimentali. di natura morale molto meno salda: per tornare all'abusato paragone, si potrebbe pen a– re alla ~orprendente appari– zione della Figlia di JoTiO nel pieno della grande estate RAS..,EGNA DI FLLOSOFlAA CURA DI LUlGI QUATIROCCHl * * Ettore Paratore è il tito· lare della cattedra di Let– teratura Latina all"Univer– sità di Roma. Negli ultimi anni si è dedicato al teatro latino, particolarmente al teatro tragico di Seneca, e ha raccolto le sue espe– rienze nel volume « Seneca tragico•· Notissimi. su un piano internazloMle. ·ono i suoi studi sui problemi filo– logie! della lingua e della letteratura latina. * condannandosi a non im'ooc- ,_____________ J care mai la via verso una artP di più spirituali riso– nanze. se mai essi fossero sta i capaci di concepirla. La ripetizione fin u,ggiosa del giudizio crt?ciano sulla poe– sia del D Annunzio, come p. 1va di qualsiasi s~stanza etica e capace solo d1 raffi– nati vellicamenti sensuali, -si t, asferì da noi anche addos– so alla poesia dell'antico ~on: terraneo. piantando ch1od1 ancora più robusti nelle giunture della bara entro cui il gusto roman!ico rave,·3 racchiusa. E si finì per as– sumere le vicende della f?r– tuna di Ovidio come term,ne di confronto per un giudizio ulla maturità estetica eri etica delle varie età della nostra cultura. Si consta•ò infatti che i periodi più vi– rili. =glio nutriti di un·?t– ta coscienza umana e di u'1o slancio creativo più saldo bet:e epoque? In questo, Ovi– dio aveva esercitato un pre· dominio molto più duraturo di quello goduto per breve ora dal suo moderno corri– spettivo. da quel Gabriele che poneva a epigrafe del– l'Intermezzo, della prima te– shmonianza della sua dege– nerazione c11tadma, il nero– niano Qualis artife:r pereo!, tipica er dità del timbro spi– rituale e artistico trasmesso da Ovidio alla Roma dei ce– sari. Ecce invece Il Fraenkel ca– povolgere, con ,naudita bal– da~za, il giudizio che pareva ormai incrollabile. e propu gno·e la perfetta adeguabi: lità di Ovidio ai caratteri ècl filone più fulgido d~lla pnesla latina, quello più ric– co di :imanità. più gravido di futuro. più apertamente pre– cristiano per sincera efficacia ' panica del D'Annunzio di Alcione. Il paradossale as– sunto del Fraenkel rimase perciò privo di !orza per· suasiva. e il suo grosso e Da Abelardo impegnativo ,·o 1 ume è stato considerato. d·allora in poi. Una nov1:à editoriale di solo come una singolarità, grande inten sse per gh ~udi piena di stimolante attratll- di. _filosofia _medioevale e la V& ma vuota di tangibili ri- ed1z1one _degh • Scritti filosofi– sultati, nel vasto campo del- e, , di Pietro Abelar~o,_ ~urata la bibliografia ovidiana. da Mano Dal Pr,, <Bdiho su- Non c·è quindi da meravi- 11er Po_rphynum. Gl<?ssae m gllar i se. esattamente dieci <;at~gonas. S':'per Anstotelem anm dopo il volume del ae mterpretallone, _D d1v1s10- Fraenkel, L. P. Wilkinson. n1bus, ::Super . Topica glo_ssa~, le·turer dell'Università di Roma. Fratelli Botca Ed1to11, Cambridge ha pubblicato. 1954 8., p. XXXVll/331). I te– &ppunlc p~r i llpi del gra:i- sti, presentati c?n _ap~arato cn– de Ateneo inglese. un altro Ileo e con ogni r,fi111turl! filo~ grosso volume :!all'ambiz!oso logica. conforme allo sule d1 titolo di Ovid ,ecalled. • Ovl· D_al P:a,_ ,:naestro d1 studi m~– dlo resuscitato., accantonan- d1cvahstic1 m Haha e g~net 1- do • in massima parte il ten- caJ)tente uno de, p1ù seri sto– tativo del Fraenkel. L·opera. net della. filosofia c-!1e attu~l– cosi allettante per la mole e mente _no, abbiamo, , engono 11- per !'eleganti sima veste I- l':'slratJ da una h.:ng.a • Introdu– P<>grafìca ha quindi. sia pu1· z•one • CPP- IX/XXXVIT). che con un c'erto anticipo. aperto ~iustiflc~ l'edii•one ~u tcrren~ il fuoco dei grossi calibri in <p!'culat1vo ancor pr.1ma _che occasione d!'lle 'mminenti lette_rano. Dal Pra,_ m!alt1. è ce'ebrazion, del bimillenlrio fr_a I pensatori no~h·, che mag– della :iasci'a di Ovidio. per ~1ormente hannc, 1nl<!s? ade– le quali si annunciano gros- ~11trs1 alla attuale d1retttva · · iative in tutti I paesi fondamentale del filosofare. che ~;g~~ralla memoria del poe· è di carattere logico e api:,ro– ta. dall'Italia alla Romania. fondisce. prima di ogni" altro E l'intenzione del Wllkt:ison problema. quello delle struttu– di offrire la parola d'ordine re logiche dcl_lc- stesso sapere. p~c !e celebraz'oni ovidiane Abelar.do, nell ambito de~ pen– aooare espllcitamente dlchla- siero scolan1co, ianto ptu del– rata nell"ooera, l'alto pens1~r? scol~sllco, ~ssu- Sarà però che nei paesi la- me una ~0s1z1one '11 premmcn– •lni siamo abituati a ',en al- za ~ropno a motivo d!h suo •ra or~ani,,az'one di un sa~- p~n~1ero l~g,co. Come Dal Pra aio critico e a ben altra esoe- ncorda, G•lson .ebbe a ~el!na– r'enza dPlia critica letteraria larlo come 11 p1u grande pen– e, nelle s'.le oreme•se metodi- satore dell'età medioevale dal che: ~arà che la messa a fu0- te1pp0 di Boezio P<?chi !Hosofl, ro del profilo cii un a11tore e forse neSS:"'o pnma d1 lu_1, esl~e per noi 11n nrnfondo la- possono ~ervtrc ad appro~ond1- voro d'escavazio:ie nel vivo re e a confermare la test fon- , a Guglielmo di

RkJQdWJsaXNoZXIy