la Fiera Letteraria - XI - n. 37 - 16 settembre 1956

Domenica 16 settembre 1956 lli\TA POESIA DI lJGfJ FASOLO * ANIENFJ dolce t·iullle Aniene, Aniene, dolce fiume nome dolce, come ogni h.une in fine giorno di un tramonto estremo, lento, all'ombra viola autunnale, lasciò l'urna, antico nume, già notturna del tuo solco, io ti seppi. Ormai sola, sola si struggendo, parola non bastava della sera, lenta brezza, a consolo della festa a noi conce:;sa (piange invano il suo ricordo) e via di mano tra intente dita via sfuggita, spenta· mente defluendo a sgomenta nostra pena. Nel suburbano silenzio d'orti (solo un treno di lontano, un cane) quieta oziando l'onda alla meta già dappresso, Aniene, antico nume, nome dolce, per il costume suo benigno a noi si offerse la tua riva e nell'ombra sperse, via disperse l'astioso inganno d'ore vacue. Molti sanno i tuoi riflessi visi accolti degli, amanti lungo i secoli, fermi istanti di millenni tremuli al flusso trascorrente (oh, gli occhi suoi d'acqua alle tue rive). Delia viene nuova e antica nelle serene membra lucenti, vien la giovinetta dea, bianco petto, fronte netta, dall'Esquilino e in te, Aniene, rispecchia come poi Lucrezia e la Fornarina. Noi al giorno pur già d'ostro ma in te riadorno di luce nuova, anche noi, antico nume glorioso, in te rimarremo e tu in cuore, qual sia costume degli anni nostri o qual vedremo altra riva; Aniene, dolce fiume. UGO FASOLO LA FTERA LETTERARIA FIGURE E A'l,1'10SFERE· DI ROì'LlGNA. )f. Undici nuovi racconti di Marino Moretti * È innegabile una novità di contenuti nelJe ultime novelle di Moretti. E sotto la saggia arguzia dello scrittore, bisogna anche riconoscere un merito alla bontà e alla pace * di FILfflER'l'O 1'1.A.ZZOLENI E' noto che Marino Moret- E' doveroso però aggiungere carica realistica. talvolta au- alla « domeninca della piog- ticata, attratto come si senti– ti entrò nella repubblica del- che la sua opera in versi, no- dace e divertita, grazie alla gerella • o a quella del!'« orso va e si sente dalia cronaca le lettere più di mezzo secolo nostante un certo indulgere quale il narratore - pur con che balla•, legga tale racco!- spicciola di cui riporta via fa, con un volume di liriche al manierismo, non è propria. i nuovi ventJ che tirano - ta giovanile unitamente (per via gli echi, i riflessi d'anl– (Fraternità, Sandron, 1905). mente priva di pregi. Tanto sa restare saldamente sulla riferirci agli ultimi volumi ma, le parole quasi sempre cui segui subito dopo una rac- è vero che, di quella lontana breccia e riesce a non perde- pubblicati) n Cinquanta No- commoventi e ispirate. sia colta di novelle «romagnole• e conclusa stagione. non tutto re il passo nei riguardi degli ve!!e (S.E.I., Torino, 1954), a degli anonimi sia dei mlgllor! (I! paese degli equivoci, 1907). può dirsi perduto ai fini della autori affermatisi nel dopo- Uomini soli (Mondadori. reporteTs a cui deve li meglio che rivelavano nel giovanis- contemporanea e successiva ~uerra. « Grandi Narratori Italiani •, del suo presente narrare•· simo scrittore una spiccatissi- produzione narrativa de 11 o Ne deriva che Ja lettura 1954) e al recentissimo « 1945 • Cronaca non allegra, dunque, ma disposizione per tale ge- scrittore di Cesenatico: certi delle paesi.e scTitte co! tapis fMondadori, idem, 1956, PP ma non priva talora di effet– nere di narrativa. Come poe- aspetti di sentimentale crona. non deve condui·ci ad un'im- 812, L. 1.200). Non potrà non ti comici, che trova nell'arte ta, sappiamo che egli - per chismo, di intimismo e di se- magine facile e (per usare un ricredersi e ~ovrà anzi am- sottile ed uma1;a di Moretti la sua estrema abilità nei greta scontentezza rifioriran- termine di oggi) prefabbrica- mettere che _11narratore ro- la sua decantazione. trattare i toni dimessi ed un no in non poche pagine dei ta del novelliere e del roman- magnolo ment~ d1 es~ere an- Il volume c?mprende otto particolare guardaroba lette- suoi più validi libri. Non che z!ere. L'attento lettore sa cer- nov_era_t_ofra 1 nostn nove!- racconti .lunghi e tre ~!utto– rar!o, allora di moda (suore. si voglia porre l'accento sul tamente evitare un simile sllt- l1er1 piu dotati e scalt:1, ere- sto brevi .. l quali - disposti beghinaggi, organetti di Bar- cosidetto crepuscolarismo di tamento, che sarebbe ingene- de (come - ad esempio - U a modo d1 mte_rmezzo -;-. han– beria, la noia domenicale, Marino Moretti (termine da roso a proposito di un artista suo_ coetaneo Aido Pa\a~ze- no lo stesso _titolo del_!mtera ecc.) - venne considerato co- usar-si sempre con cautela per cosi esemplare e ricco di ri- schi) della ~ra~de trad1z1one raccolta. Diciamo s~b1to che me il «crepuscolare• più ti- non incorrere in giudizi ap- sorse. Non dimentichiamo che novellistica 1tahana. 9uas1 tutti sono v1~amente pico, anzi è da precisare che prossima tivi); piuttosto si un acuto studioso francese, I nuovi racconti, come il ti- mteressanti e che s1 fanno G. A. Borgese coniò J'agget- vuole, e si deve, mettere in Marce! Brion, ebbe a scrive- tolo fa capire, sono tutti am- leggere e ,'"lleggere con p!_ace– tivo appositamente per lui. evidenza una rlntracciablle re nella Revue de Deux Mon- bientati intorno a quella da- re. In prima .llne_a vogliamo des (1. maggio 1955): « La vo- ta che segnò la fine di una considerare Viaggio ~I nozz~, cazione principale di Moretti tragica guerra e l'inizio di un che è una. novella v1yac!ss1- non era di fare il poeta; o me- dopoguerra per tanti versi non ma e, tec,:ucamen1e es_empla– glio essa era formata da una meno amaro. Marino Moretti, re. E mai poss1b1le d1ment!– concezlone poetica della vita da quel curioso osservatore care la madre dello !5J:lOS?, e della letteratura che dove- che è sempre stato, non po- cosi altezzosa ed esclu-s1v1sll– va esprimersi soprattutto in teva rimanere indifferente ca nel suo affetto, ia 9ual_e romanzi. in novelle, in libri dinanzi a tanti fatti che ra- - dopo aver dato a fatica il di ricordi>. sentano l'assurdo ed erano consenso - prega segreta- Nel romanzo lo scrittore ha impregnati di lacrime, di san- me~t.e la 1:dadonna (« una 6aputo darci lavori tutt'altro gue e di follia. « Cosl (secondo V1 ;~1t;) M~A~ hil ~;nlro- ohe trascurablh: basta pensa- la wa stessa avvertenza) egU P t 1 a c d 1 fl \· ~ re a La voce di Dio, a I puri non ha questa volta esitato. m?n e e nozze ~ . g io. di J;uore, a L'Andreana e ai- da bravo novelliere, di va Giunge lnflne auel giorno non la Vedova Fioravanti. Nelle tersi pe1fino di certa realtà FILIBERTO MAZZOLENI novelle, poi, non è difficile quotidiana, oggi forse dimen- (Continuaa!Ìa pag. 6) riconoscergli (per ripetere una Pug. 5 UNA POESIA DI LUIGI C01UPAGNONE VIADEL FIOHE I Sui tetti dehla. casa dove nacqui in Via del Fiore forse bambini lnàriano draghi di carta vellna. Nel fresco cielo è odore dJ pioggia, un'altra estate è passate.. Anche mlo padre è passato, anche mia madre dissetata da teneri diluvi. Restano i draghi d'aria a e i lunghi calendari delle II Via del Fiore sere ... Chi accende n lume, chi scaccia il grande ragno dal muro ? Fugata la minaccia ci addormentiamo con tutta la luna di Via de! Fiore. Cosi si potrebbe restare noi e i! lume per sempre in compagnia lontani dagli anni futuri. La sera con !'odore de!!'angurla la foglio. di bas!!ico ne! piatto la tendina come una vela e !a morte ne! tinello vicino alla ca,tdela. m Ora quei cari visi rLposano nell'anfore segrete dietro un muro dipinto, a Via del Fiore. da me dlvisi. Chi un tempo mJ sorrise è vino ormai sotto dorate Dorme ne! calmi sola! col siglllo del tempo sulla Anch'io morrò, mi dico. Sarò caro viso anch'io. Vino del figli miei foglie. soglia. al dolce tempo deJ.la mla vendemmia. LUIGI COMPAGNONE espressione di Francesco Ca– snatl) « un dono inventivo che nessuno in q u es t o secolo uguaglia•: non per nulla egli ne ha composte finora molte di più di Pirandello, che fu scrittore tra i più fecondi. E, a dimostrare l'urgenza e la spontaneità di un'ispirazione, ben ha fatto a r!pu!:-blicare 1 lestofanti (Vallecchl, Firen– ze. Firenze, 1955), racconti che Ideò fra i venti. e i venticin– que anni. Nei libri della ma– turità si potrà ravvisare una maggiore raffinatezza stilisti– ca, ma blsol(na convenire che già Jn quelle lontane pagine circolavano - con un'acutez– za ed una conoscenza del cuo. re umano eccezionali in un giovane - i succhi aspri, ma– liziosi e sottilmente ironici del più penetrante e disin– cantato realismo. Pertanto, chi si fosse fermato all'idea di un Moretti dai piedi dolci e privo d'impulsi, affezionato i\Til.RRATORI DELLE EDIZI0,\11 G.4RZANTI M11rlno Moretti * MORTEDI ADAMO * Tema dominante del libro della Bono è il conflitto tra il vecchio e il nuovo Adamo argomento che si concreta talvolta in squarci di autentica ed mc1s1va drammaticità * di PAOLO' MARLETTA come lo concepiva Manzoni nella mia ... Cominclal a prova- Il racconto si conclude con il poeta e romanzlere, re une strana inquietudine ... rJcor<lo di una conslderazlone UN' INCJDIES'I, I. NON * A,CJCJAD E ~IICJA Come e più che per i versi del Galli notturni (1952) e per il dramma d'JppoUto (1954), anche per questo libro di rac– conti ch'è pure la prima opera narrativa dl Elena Bono (Mor– te di Adamo, G<irzanti 1956) bi– sognerebbe !ere un discorso as– sai più lungo di quanto lo spazio d'un urticalo non com• porti: tanto esso è traboccante di alta e limpida poesia, di quella che « morde dentro» perchè scaturita da un'autenti– ca e assidua meditazione reli– giosa. Indicheremo pochi punti essenziali. Già nella scelta del• l'argomento, la Passione dl Ge– sù Cristo riconosciamo l'autrl· cc dell' lppot!to. la sua istintiva capacità di rivivere dal profo::i. do un dramma già consegnuto con lineamenti definitivi alle coscienza degU uomini, e di rinnovarlo con un'adesione to– tale e maschia dell'animo e del– la fantasia, con una sensibilità modernissima che presuppone - ma non imita _ le espe– rienze di un Jemes e di una Woolf. Di questi otto racconti il primo. che dà il titolo ol li– bro, è bravissimo, tutto ombre e luci: una prova densa e sin– tetica, l,spira~a al ritmo e allo stile dell'Antico Testamento. La Bono non ci fa assistere soltan– to alla morte dell'antico padre disteso sopra le terra mentre rompono i gemiti e gli alti sin– ghiozzi dei suoi figli primoge– niti Il.no alla nona generazione ma, nel resto dell 1 opera, anche alla resistenza del vecchio uo– mo ch'è dentro di noi, del vec– chio Adamo cbe non si rasse• gna a. morire sotto il fulgore della Grazia, e tanto meno si ra.ssegnava allora, quando Gesù predicava in Palestina. E tutta. via Ja sua sorte. è segnata: in• fatti il libro che si apre nel nome di Adamo, si chiude nel nome di Gesù Cristo <« Una lettera da.ila Giudea »l inserito da Ponzio Pilato nella sua co– municazione, all'imperatore Ti– berio, che laggiù tutto è tran– quillo dopo che l'uomo accu• sato di seduzione e di presunte mire di regno è stato crocifisso. Anche questo racconto eonclu• sivo è brevissimo, e fa eviden– temente riscontro alla intro– duttiva e riassuntiva « Morte di Adamo ». La morte della vecchla società. sia giudaica, - « La figlia di Gialro » - che giudaica e romana insieme ,– (< Il centurione», <' Guardia al sepolcro», « La moglle del Pro– curatore», (( Une lettera dalla Giudea,, - è dunque il tema grandioso e drammatico di que– st'opera in cui tuttavia sormon– ta, com'è naturale, il sorriso trepido e felice di cbi accetta la Redenzione con fiducioso ab• bandono. Dietro questo libro c'è una intensa e profonda ri• meditazione della storia e del– le letterature cla.ssiche, e se i personaggi derivati dal Vange– lo sono ricreati con estrema li· bertà di fantasia, pur rispetto– sa del loro carattere; se quelli derivati dalla storia sono an– che essi ricreati e animati da un soffio nuovissimo e genero– so, - Seneca, il giovane Luca– no, Pisane, Pilalo nella « Moglie del Procuratore,, - nell'insie– me la visione che dà sfondo a vicende anche inventate è sto• ricamente accettabile. Siamo sulla linea del racconto storico Tutti insieme gu otto raccon- un vago allarme. Socchiu.sl ap- che aveva fatto il vecchio ccn– t! formano un quadro amplis- pena le ciglia: stava chinato so• turione nei suo colloquio on simo di indivldul, di classi so• pra dJ me e mi guardava. Con la vedova Claudia Serena. Al.la ciali ed' anche di caste: pur avidità ml guardava, un che di fine della lunga conversazione artlstlcamente autonomi, sono affascinato e di irridente negli notturna, a Seneca. che le dire da considerarsi come rappre- occhi... un insieme dl cupa che se davvero era Dio il Ga– senlazioni dl a.spetti diversi di gioia... di malizla lucida... di lileo poteve scegllere una for– una medesima realtà. Qualche torbido dolore... come spiasse ma d'intervento meno tragica– personaggio, il centurione e su dl me qualcosa che era den- mente dolorosa, la donna oor– Pllato per esempio, ritorna in tro di lui. occultata accurata- ride e risponde: « Gliel'ho do– più d'un racconto; e non per mente a tut\i, anche o se stes- mandato anch'io, Seneca, al stanchezza ma per l'esuberanza so... un'attrazione e una repul- centurione quella volta e lui ... della fantasia che lo arricchi· slone dl uguale violenza ... Ave• m'ha detto: - Signora, quando sce e approfondisce sempre va sospeso dl respirare, perchè accendo lo il lume la sera, pi– megllo. Infetti a chiusura dl sebbene vicini,ssimo, non m! gllo l'olio più gramo, qu 0 llo Ubro rimane nella mente del giunse il più leggero alito. Ebbi torbido, e poco ce ne metto, lettore una folle di creature vi• paura delle sue manl, se le per r!.sparmiare; ma quando è vlsslme nell'animo e nel gesti: avesse sollevate.,,». Questa ca. Dio che accende il lume, bru– a cominciare dal piccolo Abl pacltà del linguaggio della Bo• eia l'olio più fino e più chiaro che dà il titolo al secondo rac• no di esprimere negli atti ester- e lo brucia senza risparmio ,. conto, dagli interlocutori in ca- ni ogni più lieve sfumatura o li conflltto tra ii vecchio e sa di Seneca, dalle donne che trasellmento del pensiero, non il nuovo Adamo cbe è - ab– disputano e recriminano nella è episodica: esse rende tutto biamo detto _ il tema del li– • Suocera di Pietro», fino o vislblie, con un'evidenza dram- bro, si concreta a volte in lam– Gesù Cristo. Tutto è vlvo e lu-l matlca di, prim'ordine. Oltre pi d'una drnmmatlc!tà stupen– cido, tutto sl muove con una che a possedere il dialogo in demente loastlca, dove la rapi– evidenza quesl spasimosa, per maniera ouperba, l'Autrice è dltà è riassuntiva d'un Intero merito d'un linguaggio che, portata e far vivere davanti a clima storico. Cosl,'nella «Guar– fondamentalmente classico, è noi i suoi personaggi senza al- dia al sepolcro», uno del sol– insieme elastico e agilissimo, cuna interferenza soggettiva, a dati romani dopo aver proposto pronto ad esprimere - senza tutto tondo. Senza questa qua- di rompere i sigllll della tom– perdere la sua unità - diversi lità d'ella fantasia, la lunga con• ba e d1 bruciare quel corpo che ad oppostl pensieri e sentimenti. fessione di Claudio Serena si c'è dentro. quel corpo d'un ma- DISCORSI DEL SlJD 11- P,•isco, Silo'l'ie, B1•ignetti, f!igo1•elli: Cas.de1•i: Pet,•oni, la Banti, Stefa1iile, gli scritto,•i parlano del 11ie1•idione Il primo quaderno di « Pro• spetti ve meridionali» r•ccogll@ vari interventi sul tema: « la narrativa meridionale"· Il IP– ma è vasto e vago (alcuni in• terventi pongono in dubbio la stessa esiste112a di una <<t narra• tiva del sud ..). La lunghezza degli interventi è limitata e gli autori sono svariati e di dif• ferente qualificazione. ChJarL quindi, i limiti di questo vo– lume. E' un tentativo di racco gliere alcune idee e di fis<ar• certi punti su questo ar&omen · to che domina un po' futte l@ lettere nazionali del dopo guerra. Necessariamente, il discorso si è svolto su un piano gene rlco e con distacco dalJ'esam@ dei testi e dR una problem~ • tica concreta. Quali gli inie· ressi affiorati con maggiorP di 11- (J O S IIfl O Al_,OISIO (requenza nel corso del rlihat. tito? Un nodo (~orsé il nodo) de– gli interventi mi pare quello del problema: libertà del nar ratore meridionale dinanzi al– la sua materia. La stessa do– manda sull' esistenza di un~ « narrativa meridionale,.. (o esistono dei narratori del mez zogiorno. da raggruppare per comodo d'etichetta, ma estrin secamente?. con1e preferisc(' Prisco) presuppone l'afferma• zione di indipendenza dello scrittore meridionale dalle sue radici. Comunque. i. difensori di questa indipendenza non so no le voci più frequenti. So– no più numerosi coloro r.hP vogliono salvare insieme libe1·· tà di scelta del narratore P predeterminazione naturale rtel suo contenuto narrativo. Gli argomenti dei primi so no: una .narrativa meridionale Impegnata a drscrivere con in• tenti di denuncia o di satira. comunque di polemica pratica la realtà .sociale del mezzogior– no è letteratura che sacrifica Il suo es ere letterario sull'al, tare di una nobilissima• e ne– cessaria azione divulgativa • politicistica; una volta sacrifl·, cata. perde i caratteri letter~ ri. Tale il discorso di Brlgnet· ti. Brignetti prova la tesi no tando come negli scrittori veri e propri, la materia narrati va scompare nella trasforma– zicne effettuata dai particolar! problemi e sensibilità dei vari autori: « Cosa c'entra il meri– dione nelle "giornate d'impa– zienza •· di Raffaele La Capria. nella provincia di Prisco. ecc ecc ... e... poco hanno a vede• re col Meridione autori come Marotta e De Filippo e... Luigi Compagnone ... Su un piano au– tenticamente letterario ... non è questione nè di Mezzogiorno nè di Tramontana. E' questione d! letteratura». Cassieri è su po– sizione affine: « Se la materia ... meridionalista prepondera ne• gli interessi del narratore è questione che esteticamente non interessa». Una testimonianza più pro– fonda di questa posizione dif– fidente verso una determina– zione interiore della narrativa meridionale la dava Alvaro, che portava anche la sua espe– rienza di scrittore: « Devo di· re che non ho mai aspirato ad acquistare la figura dello scrit– tore meridionale.. non mi son ma, proposto di illuminare. se non nella sua sede, ln qualche saggio e studio. la condizione della mia regione. la Calabria, nè d'illu~trarne i problemi più o meno attuali. Non ho mai inteso impegnarmi socialmente. ma ritrarre la realtà e trova– re un dimensione poetic:a. cio<' letteraria ... Raffaello Brlgnctti La risposi a a questi timo rl viene data soprattutto da Ste– fanile, Petronl e dalla Banti; in progressione crono!o,rica P con incalzarsi dl argomenti Stefanile, ripiegando sulla let– teratura napoletana e con il suo « impegno .sulla realtà» Per questi il legame fra scrit tare e situazione è positivo perché riconduce l'umanità nel• le lettere. dopo i giuochi sti · iistici o psicolpgici: « Il loro successo (degli scrittori nuo· vi) ... presso i ldtori desidero si e quasi bisognosi di otte nere dalla letteratura fmalmen te dei ritratti umani eI rli là del mero giuoco letterario... è dovuto appunto a questa nuo• va dimensione intellettuale del· l'italiano dei Sud, che trova misura di sè nella società e di essa si fa specchio per porre le sue domande sentimentali»· Se Stefanile conlrappone un uo scbema (quello del mag. giare valore di una letteratura sociale su un'altra di ripiega– mento interiore espresso con la sottigliezza dello stile) Petront apporta un punto di vista plù concreto: lo scrittore metidio- nale è in una pos1ztone parti• colare: « Uno scrittore autentl. camente meridionale è, più spe– cificatamente di qualsiasi altro. un realista. e... stre'ttamente le– ~ato alla sua società ancora piena di problemi di vita so– cialmente primordiali. diviene più facilmente di un altro uno scrittore sociale». Questa di• sposizione di Petronl mJ pare la strada giusta per risolvere LI problema della libertà da schemi dello scrittore. Si deve considerare la concreta situa– zione i.n cui si viene formando la personalità del letterato del Sud e che agisce. non con la costrizione di uno schema, ma come il nutrimento d'una at• mosfera a rivolgere i'attenzio• ne della rappresentazione nd una realtà umana oggettiva COSllliO ALOISIO (Continua~ pag. 6) Ponzio Pilato è presentato dl- sarebbe risolta in un raffinato go o di chi altro sia, che li ca– rettamente ne! «Centurione"• ma arido monologo: invece dal- stringe a quella vegUa che e poi anche attraverso quel che le parole della donna vien fuo. senza un preciso motivo è di lui narra lungamente Clau- ri, a ogni momento, un mindo pur misteriosamente angosciosa, dia Serena appunto nella ,, Mo· appasslonato. Pilato non poten- conclude: « Lo bruciamo. L'ossa glie del Procuratore,, che è Il do sostenere quelle due doman- che resta, le sfrantumlamo con racconto più lungo, di quas· de che la sua coscienza gli ri- le pletre; quand'è polvere, la duecento pagine. Ii tema della volge di continuo: « Cos'è la buttiamo via. Non ci rimane Carnosa novella di Anatole verità?» e « Chi era il Gali· più niente, comq non fosse mal France è capovolto: lungi da! leo? », dà in vari eccessi f!nchè nato». E in « Una lettera dalla dimenticare l'ingrato processo non viene destitulto. richiama- Giudea,, a un certo punto Tro– in cui ha dovuto accettare la to a Roma in attesa di un'in• culo, il nano, il «pazzo,, di Ti– conclusione sgrndevoie dl far chiesta e ridotto quasi a zim- berio artiglia !a lettera non an– crociflggere un i n n oc e n t e bello dei cortigiani di Caligola. corn aperta, e la morde flnchè <«Chiunque al mio posto avreb- Finalmente, per concessione la sua bocca non si ferisce ai be dovuto accettarla. Essi ave- personale dell'imperatore a sigilli dl piombo. vano argomenti per Imporla e Ciat:dl_a Serena. egll può riti· Quel che abbiamo detto fin chiunque »l. egU ne è assme:;o r~rs1 m una sua tenuta nella qui, trascurando di necessità per tutto il resto della sua vita pianura padana. Ma lassù, tra molte altre_ osservazioni, è ap. dopo averne risentite le tristi le nebbie e in solitudine, il suo pena sufficiente a dare un'idea conseguenze anche nei suol tormento si accresce, lo trae di dell'opera. Ma non possiamo rapporti con Ja moglie che in senno e lo spinge al suicidio. concludere senza dire che essa seguito a un angoscioso sogno « li oovallo ... fu trovato legato non può non dichiarare anche ... premonitore C« Mi voltava Je a u_n albero .•l!ll'orlo della vo- ,l sugo di tutta la storia. Noi spalle e io non sapevo chi fos• ragine; là vicmo per terra vi crediamo che ciò accada r.el se ... Le sue spalle non erano era. il mantello dei Procuratore, punto in cui nel « Piccolo Abi,, . ripiegato con una certa cura li g·ova G! I · I piagate. non reca~no nessun Furono l nit 'ti del! b 1 . · 1 ne ovenn nvo gen- segno, eppure m1 diedero subi· uldare . ri . a_ es ia a dosi a Tommaso che è sempre to impressione di spalle per- g 1. ceree.ton 10 mezzo ln dubbio che il cenacolo da cosse non so come Mi trovai alla nebbia ... Egli era giù r.el loro trovato per la cena del a p~sare: hanno fatto del male· ~~~~?·stD:pprima 10 credettero Meestro non sia quello giusto, a quest'uomo. E mel\tre lo pen• ' a a sedu_to su un masso e nella sua sfid'Ucia si tormenta . . e rannicchiato m sè come dal J t t i so, lw volta _11 capo e mi guar- dolore o dal freddo. Non era e o ormen a. r sponde ,·osi: da. Io non h posso dire LI suo morto subito. Furono trovate "Tommaso, ah Tommaso ... E viso ... non p1ang~, non è sfigu- tracce di sangue e brandelll anche se avevamo trovato una rato, non mecch1at~ di sangue. d~l suo vestito nel groviglio reggia e servitori affaccendati nulla ... come lo vedo 10 non ha dl _rami che si protendeva quasi e pietanze da re, pronte per nulla sul viso ... eppure è do- orizzontalmente a metà O t andare sulla tavola, vuoi mica lore, è dolore.:· è tutto quello Chissà come s'era rlusc!t~s "i; dire che era degno abbastanza che ~ve~o sentito e molto, mal- s~rappare di Il e a tra,scinarsi di lul? Un uomo che cammina to di più ... tutto quello che è giù in basso ... "· Tuttavia anche sull'acqua e risuscita i morti... stato sofferto al mon~o e, sarà per lui non si vuole escludere ma laociamo questo ... uno che sofferto... e molto d1 prn ... »l la misericordia di Cristo In dice le parole che solo lui dice. a~eva maµdat~ ad avvertirlo fatti. quando morto fu co~po: Che m'importa se abbiamo sba– d1 non macchiarsi di quella sto sul tavolo « ...il suo viso non gliato la casa dove do,vevamo condanna. Tra i due nasce un era ferito nè contratto· era do• andare? Tutto è sempre poco, sospetto e qua.si un odio recl• toroso ma in pace. Pe~ tutto li tutto è sempre sbagliato di proco, che essi con la migliore tempo che lo ebbi ancora in quel che possiamo fare per buona volontà non riescono a casa, mi diede un sensn di lui. E lo voglio essere vincere, e che si manifesta la tranqullla più forte di ogni anche meno di quel che sono ... prima volta durante una crisi ai:igoscla. E debbo ripensare al non voglio essere niente. Voglio di Claudia Serena che presen• v_1soche aveva da morto, per essere un bicchiere vuoto co– tendo a certi segni di dover ritrovare questo senso che chia- me quello, Tommaso, cosi lui rivedere «quell'uomo» nel, ri- mo di tranquillltà ... ma forse ml riempie. Neppure m'impor– petersi del sogno o visione che dovrei dire di speranza. Quale ta di capirlo, Tommaso. Non fosse, fa chiamare Piloto ac- non so». Cioè, ancora non 1~ puoi mica bere li mare.,_ E' ve_ canto al suo letto. prende la sa, perchè non è ancora rlsolu- ro, alla Grazia infinita non può mano di lui e chiude gli occhi. tamente cristiana, anche se è corrispondere che un infinito Ma quella mano, lei racconta a venute a Roma soltanto per Jn_ abbandono. Seneca « .. .la sentivo irrigidirsi contrarsi con Paolo di Tarso. PAOLO lliARLETTA

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