la Fiera Letteraria - XI - n. 37 - 16 settembre 1956

Uata la sovralJbondanza dJ scritti che cl pervengono <.'Onla esplicita richiesta di giudizi particolari, com:mlchiamo agll Interessati che direttore e redazione della e Fiera • sono asso– lutamente impo sibllitati a dar riscontro a queste richieste. LAFIERA LETTERARIA I OR RIO DELLA REDAZIONE 11-13 16-18 Manoscritti. foto e disegni non pubblicati non si rrs1ltu1srono GALLERIA DEGLI ARTISTI ITALI. AN I ARIO RU Bambino con la fionda. A~TOLOGIA tli IIII ... DI GIULIA A M. POPPI IJaz Jtantumi int.ellettuahstici e artiJiciosi. dai secchi troncom. esistenziahsll e mediocri che esaspernno con maniaca luciditri. una linen senza vederne l'essenztalità, che impongono il colore come 'tL1la formula deJinitoria, una clausola senza residui, giungere a vedere il mondo pittorico di J\'iino Delle Site, è come ritrovare l'lnte– re:za e l'au.LenLiclta della fede e i pnvileg, stessi delle rivelazioni: la Jondamentale coerenza delle 'ue molte– plici espressioni porta tm.medlatamente alla 1·adict? della sua arLe che è (udes(one totale, alf'.in/inito e al su.o mi.stero. Aqesione religiosa, drammatica, che sconta le L'arie picende con cui ''umanità s_toricamente si con1i– gura ne; confronti del suo rappÒrto col dinno e l'im– menso. lnrnno s1 cercherebbe quindi dt defi111rc "11110 delle Site, seguace di trna scuola - se mai ini.:iator~ -. egli è sopratturto se sless 0 nel suo rigoroso rirercarsi ea «essere•• 1n Ju11.:.ione del significato universale eh.e at– tr<u.~er:,o hti e la sua pittura ~i au ua e si reahzza. Sembra strano parlare 1n questo 1nodo di un pittore. o di un uomo, sempllCemente: 7Jerchè oggi si è capaci soltanto d, riragliare tm piccolo angolo e dt chiama1·lo la realtà» o addirittura « rerità. » o arte. Jnrece l'ari• ginaltld dt Mino pittore è pro1jrio in questa sua fedeltà d1 uomo a quella realtà che trascende le piccole idola– trie, a quella irrefrenabile forza creatrice che ricluede una 1n11ocenza priniordiale. un'intatta. freschissima ado– lescen.:a. Questa è l'au.tenllcità della sua arie e qu.esra la chiare per giudicarla. in tutte le sue opere si manifesta una po~izione spirituale che non prescin-de, a,:izi s_i fonda rn una o in un'altra maniera metafisica dell 1ntmz1one del– l'assoluio. Net d1segni, il hnguagg1_0 e puris~_uno ~l'u~a ~eom_etria essenzrale quasi s, at;otcinasse ali 111telltg1b1l1ta de, fe· nomeni alle realtà numero dei 1 pitagorici. alle 1ntui– .:toni ciua11titat11:e degli elem_enti: la luc_e si risolve in un ritmo rncaliante. in un rigore intensissimo dei rap– poru, nella 11~cessità" logica elle di vien~ 1ie~essità. « _on~ tologica • e pittorica. Questo di alcun, suo, d1seg111 S! pot.rebbe chiamare astr?tti_smo, poichè ci si ~ abituati a catalogare, ma non e l astratt1sn10 convery_zionale ed esterno, bensì l'astrattismo del reale che è I immanenza del principio e della ca usa. E in ogm sua esperienza pittorica, Mi.no D~lle _Si_te, chiarisce e sconta un avverarsi di que.sta [!n1ta-Or~g1 ne e vive e de/inisce ed esprime. -~en.:a tuttana d<:scru ;e.re 0 narrare o i11dugiare: la sua e dunque una rigorosi s– sima armonia che mentre racchiude, trascende. mentre si conclude, st supera. . .. E se alcun, suoi disegn, sono l mtelltg1b1h!a. del reale, nelle sue i·arie forme, le ~ue ~iu.ure ~ono. l ebrezza di ogni forma, l'esoltazione, 11 tn_onfo d ogn, _luce nell~ luce, la commo:ione (lei 7!U.nto ~ incontro degli ele,:nentt. Dall'Intuizione matematica, all affranca.men lo d_ell uomo dal meccan1cismo di essa: ecco lo spazio drven~re d~n– sità di lontananza rispondenlr soltanto ad un ntmo m· dividunle umano. ad un accor~mento, ad uno squarc1?, ad una esaltazione del proprio . cuore e della propna potenza; dall'atton:la co1•1emplaz1one, allr, ,ntensa tep1- d,td dei nudi, all affermaz1011e del soggetlo nella ple- nitudine della rita. . . Cosi, dai disegni in cui si celebra _una metafisica geo· metrica, a quelli in cui lo spazio si costrut~re defintW archìtetton.icamente, a quelli dell'attuale. maniera m cui la luce torna ad essere suggerimento lmc? ed. esalta– zione: dalle pitture che esauriscono part,c?lart esPe· rien:.e del tempo a auelle che raggiungono I altezza_ del capolavoro e dell'opera d'arte., è_ rutto_ u.11allernars, di sign,jicaz,oni della massima umta religiosa _che II rende: tutti al di là d'ogni finite:za e d1 opn1 r1stagno, al d1 Id di ogni moda e di ogni compromesso. GIULIANA ~I. POPPI DA FUORIGROTTA AL GOY A * UN TENACE AMORE * L'arte del Rus o i è andata via Via preci anelo nel campo parti- colarmente ugge Livo delle al lu IOlll grottesche e delle maschere a1naramenl e ere non senza una punta di ottinte a ll"Ollla * di \ 1 ~"1.LERJO .ll.AUIA:'\"I Forse sembrerà uperfluo dire che Mario Russo è nato a Napoli, anzi è di Fuorigrotla: tuttavia, per quanti hanno l'abitudine di guardare la pittura come si legge un libro, l'indicazione di quel quar– tiere napoletano dove più volentieri che altrove si incontrano tipi zingareschi e caratteristici e dove il nostro pillare, po· chi anni fa ancora ragazzo, si dava a cor– se sfrenate battagliando con gli « scugniz– zi>• suoi compagni cli gioco e d'avventura, può essere illuminante per spiegare cer– te preferénze dell'artista che appartengo– no assai più al suo mondo inslintivo che no11 alla sua cultura. Se, infatti, dalle pitture del Russo ema– na un sen o di grottesca allucinazione, e se il suo gusto pittorico tende ad impa· dronirsi di personaggi in maschera (che però sono nati come maschere e non ci riveleranno mai i propri connotali comu– ni) e e, ancora, i colori (che vanno dal viola « al neon» al verde cupo, al blu fondo, al bruno e al nero) interpretano tali personaggi con una immediatezza che è indice di un perfetto accordo col sog– getto. ciò è il frutto di un autentico ap· profonclimenlo dei pensieri e dei vagheg. giamenli clelJ'in(anzia del nostro pillare: un'infanzia piuttosto ianlastica. n<Ul p1•iva di incubi e di so11ni allarmanti. Dalla scuola napoletana di pittura, il Russo aveva tratto a suo tempo un lena. ce amore al disegno ed uha visione della realtà senza veli, tanto che la sua abilità disegnaliva avrebbe potuto permettergli qualsiasi virtuosismo: ,na fu la pronta ma– turazione del uo stile (che venne a coin– cidere con una più intensa esperienza di vita) a mettere la conquistata abilità al servizio d 1 una fantasia accesa e ricca. in– soddisfatta dei valori « astratti » come pure d'un realismo doçumenlario. Anche rischiando di spingersi verso il capriccio e la Ianooslicheria, l'arte del Russo si precisò nel campo suggestivo delle allusioni grottesche e delle masche· rate amaramente severe non senza una punta sottintesa di ironia. Ed ecco sorge• re nello spazio di due anni dipinti singo• lari. alcuni dei quali mbrano nal1 eia meditazioni ~ulla ((Parabola dei ciechi )I del vecchio Breugel al Museo di 1 apoli, altri da un'urgenza più •recente, stimolala dalle tragiche visioni di James Ensor. Ma in tulio questo non c'è nulla di in– tellettualistico o di cerebrale: per convin– cersene basta vedere il quadro dei « buf– foni» o l'altro, bellis imo, inl nso, del , giovane Arlecchino•. Qui, come in ce:-t1 suoi paesaggi temporaleschi (ma ancora più intensamente) si rivelano l'istinto lìa– besco. l'estro meridionale, (e quindi spa· gnolesco, alla Goya) che Mario Russo con piena indipendenza esprime in forme e colori. m una rievocazione tutta propria del tragico grottesco della vita. VALERIO MARIANI .,. •,:_, ·:/. ' ' o Venditore cli maschere ì\fa.schcra malinconica, MINO d-elle SITE * In alto: Frati A sinistra: Paesaggio destra: Lampada e bottiglia *

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