la Fiera Letteraria - XI - n. 37 - 16 settembre 1956

Pag. 4 Annibale Carracci: li mangiafag-loll tA FTER~ LETTER~RT~ IL MONDO E LA SAGGISTICA * c(L'ltalia Berlino)) e e( Asi a Ma ~~i or e)) d i Forti n i * di Al~ì\lBALE P .ALOSCIA Ogni guerra esce ed enlra da una porta dietro la qua:e essa viene creata. Questa porta è chmsa al pupoJo perché ad es– so è dato un altro compito: re– citare la guerra. m un'altra recenzione abbiamo parlato de , 1 lunghi fucili ,, di Cristofo– ro Moscìonì Negri, un libro che tenta ài dìstmguere qual– che 11ome nella massa anonima che recita la guerra. Oggi. vo– gliamo parlare di un libro che del!a medesima guerra degli alpini di Moscioni Negri vuole aprirci la porta, vuole dirci cioè che cosa c'è stato dietro. s iluppi successivi era legata alla sua vita e alla durata di essa. Questa tragica n~vraste– nia avrebbe conaotto la Ger– mania all'avventw·a, non appe– na fosse stato operato quel cambio della guardia, che mi– rò e, co11cretamente, riuscì a ridurre al disarmo la prima tendenza. Domenica 16 ettemhre 1956 Annibale Carra.cci: La, ma.ccllcrla. RASSEGNA DI FILOSOFIA il Libro, ~dito da l\Iondado– rl, col titolo • L'Italia a Berli– no>, sente alle origini osser– vazioni e sensazioni fermat.e su un quaderno di appunti, col tempo divenute memorie, inte- A differenza di Mussolini, che lil ,ava fare tutto da solo Hitler sl era circondato di collabora– tori di valore. Se la p~nna– nenza al potere da parte di Mussolini sl può spiegare co– me una sorta di trionfo dei me– aiocri, che trovarono in lui chi li comprese e li realizzò, in una tpoca in cu.i il decadentismo come stato d'animo non !u sol– tanto un fatto artistico, in quella di Hitler presenta un volto diverso. SAGGI DI LETTERATURA lVIODERNA Jjl A CURA DI I ..UIGI QUA'l '1 1 ROCCHI * se, sviluppatesi in organismo. Sono !e me1norie di l'viassiJno SIMONE· WEIL Magistrati. delle vicende che sì svolsero durante la sua ca– dea all'ambasciata d'Italia a Berlino dal 1937 al '39. Coinci– dono con, gli anni di preludio d'ell'u,timo con!lìtto mondiale. Anche Hitler come il suo col– lega d'oltre alpe, si issò sulle spalle di una sensibiltà malata e rimandiamo, a proposito di questa affermazione, all'opera di Edmond Vermeil: • La Ger– mania contemporanea », edita ultimamente da Laterza, da noi presentata su questo giornale; ma il fatto diverso è proprio nella scelta dei collaboratori. FIGURE ED ASPETTI della produzione lirica Forse perché ritornano at– e le cause della libertà traverso i ricordi e si portano addosso quel calore di uma– nità proprio di essi queste me- I morie sono belle. L'uomo di staio non è ridot– te, come spesso avviene, ad una sorta di categoria dell'astw:ia intesa c.ome politica, una mac– china fabbrica futuri che con- Al Magistrati piace wnaniz– zare la storia e ce li presenta nel loro volto e, diciamo anche nella loro sostanza sentimenta– le, tentando effettivamente di darcene un profilo individuale, oltre a quello, a etichetta, di– plomatico. }f. Sono ormai parecchie le opere della Weil tradotte nella nostra lingua; .senza dubbio troppe, se si riesce a giudicare questa personalità senza subirne il grande fa– scino che ne emana. E tutta– via, tale eccessiva cura di portare in Italia glì scritti del– la Weil ha consentito di rag– giungere proprio questo ri– suutato, di vedei·e cioè il suo pensiero in una luce più ob– biettiva, col suffraiio di una ampia aocumentaz10ne, tolta la quale si rischierebbe di ri– manere nel mito, che effet– tivamente ha circondao que– sto nome nell'immediato do– poguei·ra. La Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Le Senne e, con maggiore efficacia, di Alain, insegnante di fil~sofi!l per un breve tempo, oriento la sua vita sulle impressioni riportate dalla visione della miseria di coloro che lavora– no o aspirano a lavorare. Da a liora fu• essa stessa operaia, appassionatamente rivoluzio– naria, vivendo in .forme ài esemplare coerenza lo spirito di compassione e di solida– rietà umana che la possede– va. Man mano, subentrò an lei la persuasione, intuitiva più che logica, che tale spi– rito si fondasse in qualche cosa di più che umano, che la sofferenza degli uomini avesse un significato se tra– sferita altrove; e si senti cri– stiana, se pure non volle ba t– tezzarsi; e come cristiana conòusse ~li ultimi anni del– la sua vita, stroncata ntl '1943 da~li stenti che, sempre per solldarietà, volle da se stessa imporsi, pensando, lei profuga in Inghilten·a, ai francesi rimasti in patria sotto occupazione tedesca. Dall'orientamento di tutta la sua esistenza, nasce que!Jo del suo ,pensiero, prima ri– volto essenzialmente a pro– blemi morali e sociali, qu:ndi a problemi teologici, ma mai in astrattezza, sempre in ri– ferimento alle esigenze del– l'uomo alla ricerca di un si– gnificato da dare alla realtà sua e a quella del mondo in cui è posto a vivere. L'ultimo volume della Weil pubbli~ato in Francia, e subito tradotto in italiano, è una raccolta di saggi politici, riuniti sotto il titolo di Oppressione e liber– tà traduzione ài Carlo Fal– coni, Milano, Edizioni di Co– munità, 1956, 8., p. 294). I saggi furono scritti fra il t933 e il '43, anno della morte della scrittrice, e il più .im– portante, Riflessioni stille cause della. libertà e dell'op .. pressione sociale (pp. 59-175) fu fu scritto nel '34. La Weil aveva allora solo 25 anni, e colpisce subito la grande lu– cid.ità di espressione di un pensiero, non sempre linea– re, esercitato su una materia di tanto vaste proporzioni. In altri termini, la lucidità del pensiero della Well non si trasferisce senz'altro in unità di àisegno, specialmente nel– la fase risolutiva. Riesce in– vece insieme coerente e lu– cida la parte polemica, anche perchè il punto focale da colpire è bene individuato nel pensiero di Marx e dei marxisti. Su questa polemi– ca la Weil ritorna varie vol– te, ed è sopratutto degno di nota il saggio Esiste davvero una dottrina marxista? (pa– gina 239-274). Ma ia stessa vivacità di tono, la stessa si– curezza di presa si notano nel corso di altri saggi. e an– che nelle Rifless;oni. che so– no lo scritto cui la Weil mo– strava di tenere più che a ogni altro. ria sullo sviluppo delle forze produttive. Egli presume che, col progresso in atte, il la– voro debba .insieme accre– scere la propria produttività e razionalizzarsi. • Marx ha dimostrato con vigorn, nflle analisi di cui lui stesso ha misconosciuto ia por.tata, coe il regime attua,e deila pru– òuzione, e cioè !a ~rande ~n– dustria, riduce J operaio a non esser altro chi! un in– granaggio della fabbrica ie un semplice strumento nelle mani di coloro che lo diri– gono; ed è vano sperare che il progresso tecnico possa, mediante una dim.inuzione progressiva e continua dello sforzo della produzione, ai– leggerire, fino a farlo quasi sparire, il doppio peso, che grava sull'uomo della natu– ra e della società • (pag. 84). L'attuale regime di produ– zione è a tal punto legato, come a sua conseguenza, alla oppressione, da imporre la analisi dell'oppressione stes– sa, per .intendere in virtù ai che cosa questa sorga, sus– sista1 si trasformi, e come, eventualmente, potrebbe spa– rire. I rapporti d.i sottomissione di alcuni individui ad altri costituiscono sempre uno ~quilibrlo nella società; gli oppressi, allora, rie s c on o qualche volta a scalzare gli oppressori, ma mai si è riu– sciti a eliminare la stessa oppressione, solo a cambiar– ne la forma: • Malgrado tut– te ·le velleità di metter fine alla follia e alla espressione, la -concentrazione del potere e l'aggravamento del suo ca– rattere tirannico non avreb– bero confini se non se ne tro– vasse per fortuna nella na– tura delle cose. Quello che importa è quindi di deter– minare almeno sommaria– mente quali siano questi li– miti; e a questo scopo biso– gna tener ben presente che, se l'oppressione è una neces- surna astuzia come carburante, sità della v.ita sociale, questa circondato da uomini che san– necessità non ha nulla ai no anch'essi di fabbrica. Dove provvidenziale• (p. 103). gli ambasciatori si tJ:ansustan– D'altro lato, il potere espres- ziano in ~emplici mezzi espres– sivo è materialmente limita- sivi, diventano parole. La sto– to, vive entro confini coi ria in ouesto mOdo non resta quali va ad urtarsi non ap- più neppure storia, cioè vita; pena cerca di andarvi oltre; si fa disumana. A noi piace in– eppure, lo stimolo della ri- vece la storia che sente ii cor– valità fu-a 1 vari poter; co- po di uomini veri, ca!ato eia– stringe ognuno di essi a su- scuno con un volto nel loro ~erare quei confini, e questa dramma disperato. Per alcuni e la contraddizione interna vedersi travolgere e lasciR1·si di ogni potere oppressivo, tr~v~lgere. E' _il caso dei ~i– condotto cosi ad estinguersi. r1 1on d1 quelli_ che ~rano _m– Ma sempre si passa da op- omo. Per. altri. morire prnna . . che la storia fimsca. E' 11 caso pressione . a oppress10!1,e; _ed delle guide supreme. Morire è ancor PIÙ certo, e _PJU _sm· incompiuti: il dramma di Hi– golar~ che la emanc1pa;i1one tler. Amava ripetere ricorda il dal ~o~o delle ~ecesslta na- Magistrati • essere la sua vita t}ll'ah, m cui v1v_on'? a _tu~- troppo breve per permettergli t ogg1 le popolaz1on1 pr1m1- di rinviare la soluzione a tive, dia luogo alla oppres- qualsiasi ,costo, dei probÌemi s10ne sociale, e quanto più della Germania,. Voleva che l'uomo è alleggerito dalle ne- la storia della Germania finisse cessità di natura, tanto più prima della sua vita. C'erano subisce l'altra oppressione. due. tendenze nel CO:JlO di per una legge non decifra- • gmde • d~lla Genn'!-ma. Per bile ma certa. e La questio- alcuni I~ vta da seguire dove– ne socia1e si pone così in una va consistere • nel gTaduale e forma abbastanza chiara: OC· prud,ente aumento del, pooo corre... ceroare perohè l'uo- spec1flco della Ge~ania nel h d cuore d'Europa ,. Essi temeva- mo a ovuto pagare a que- no una politica di avventure e sto prezzo la sua p_oten~a d:I colpi di testa, come quèlla sulla natura. con~epire lll che poteva annientare di colpo ch_e cosa_ pos~a consister~ per tutta l'opera di potenziAmento lui Ja s1tuaz1one meno mfe- costruita in lunghi anni. Era– lice, quella cioè in cui sa- no convinti invece, che una rebbe meno asservito dalla azione di equilibrio da parte doppia padronanza del'la na- della Germania in Euroµa, da– tura e della società; e, infi- ta la sua ricchezza demograft– ne, scoprire quaJi strade pos- ca, economica e burocratica, sano avvicinare a tale situa· avrebbe condotto lentamente zione e quali strumenti J'at- alla. formazione di . una_ sfcr~ tuale civiltà potrebbe forni- d1 '?flucnzc, a cui gli altri re agli uomini d'oggi, se essi paesi 1:on avrebbero. potuto aspirassero a trasformare Ja s<;-ttrars1,0no a darle 11 dom,- 1 ·t · ,. t mo sul Bollico e sul Medlter– oro v1 a m .,ues o sens_o •· raneo. Calcoli assai ben pesati. (p. 117). Il, problema Sl 1n:i· Al contrarlo Hitler, e insic– pone perche. nonostan~e paia me i più accesi seguaci, pensa– che I uomo n:i,~ca schiavo _e va che la potenza che ia Ger– che sua <,O!Jd1z1oneve1:a _sia mania andava acquistando era la sch1av1tu. nulla puo 1111·esclusivamente opera sua, frut– pedirgli di sentirsi nato per Lo della sua ideologia, realiz– Ja libertà. zazione della sua missione ln LUIGI QUATTROCCHI terra, e quindi, anche per gli ',"l.lorno a Mussolini gente delle cui capacità ii primo a non fidarsi era lui che li aveva scelti. Presi in massa perché ubbidivano ed erano utili. co– stituendo la maggioranza, a iso– lare i migliori. Ma di questo ambiente il Magistrati ci dà soltanto qualche notizia di passaggio perché l'ambiente che lo interessa direttamente è quello di Berlino. Intorno a Hitler la più po– derosa scuola diplomatica, mi– litare, economica fiorita in Gennania dopo Bismarck. Non erano pochi e non furono in malafede. Il non senso è come Hitler sia riuscito dapprima ad assorbirli e quindi a liquidarli. Era, forse, una sensibilità ma– lata anche la loro. Educati alla scuola del Cancelliere di ferro non riuscirono piu a liberarsi del tragico peso della sensibi– t à alla meccanizzazione dell'uo– mo e alla razz-a-guida. • Asia Maggiore , di 'F'rancQ Fortini, é un reportage dalla Cina e di questa letteratura ha la lingua facile e particolar– mente nelle parti descrittive un savolr !aire impressionistico inteso a dare la sensazione corporea del veduto e del sen– tito. Ma è anche un libro di politica e, come tale atteggia una certa dialettica e una vel– leità di persuasione, che, pe– raltro, non escono dai limiti di un contenuto propagandistico e ci.uindi di una verità da e5por– tazlone. Sono le memorie di un viaggio in delegazione e co– me tali di una esperienza uf– ficiale. .Ora per quanto dica lo autore che i viaggi In delega– zione sono plu 'fecondi di quelli solitnri. rimane che se non al– tro sono meno sinceri. Sperso– nolizzano. Devi lottare, appun– to per non lasciarti spersona– lizzare e, invece, ripiegarti sulla tua esperien,:a e cogliere la tua prospettiva. AN 'IBALE PALOSCIA di GII\Ti\T.I GRANA li compimento dei primo de ln questo dibattilo, ha promos• Svolgimento critico di Quasi· cennlo doPO ia fine della guer• so « una inchiesta sul problemi modo a quelli raccolti in Poeti ra ha portato, insieme a celP· e gli aspetti della giovane poe- Italiani del novecento, a La brazloni ufficiali a carattere sia italiana d'oggi», invitando Lirica Italiana del novecento politico nazionale. Anche un un, gruppo di poeti e critici fino a Campana a Tecnica , fervore di discussioni sull'alti q formulare un rapido giudl· Poesia in Govoni. Recentemen• vo e il passivo. in sede di bi• zio su alcuni punti che mag• te Frattini ha riunito In volu lancio o di primo tentativo d' giormente interessano il di· me un complesso di scritti dJ un bilancio culturale del de• battito. diversa dimensione e di verso cennio, In particolare sul!:> Alberto Frattini. giovane Impegno sui giovani poeti letteratura del decennio Sot1c poeta e giovane critico, da o!- (Studi sulla giovane poesia µn certo profilo un bilancio tre un decennio a questa par- i.taliana del dopoguerra). Qua· del genere. affidato in molte te va dedicando alla poesia si per naturale evoluzione. da parte a 1mpressionl ancora im con quasi esclusività e con una gli studi sul Leopardi, « classi• mediate, è inevitaoilmente sta (edeltà ch'è segno dì costante co della moderna lirica. es!' rlle, perchè o si traduce il' amore, la sua attività critica ha percorso quasi per intero un'arida cronaca di fatti cui• e il suo impegno nei cimenti l'arco dellR poesia italiana con turali o, anche se ci s'impegni «creativi». Volumetti di liri- temporanea fino agh u1thm nella formulazione d'un giudl che come Giorni e Sogni, Fio- poeti, queiii che in questo do zio, risulta c1ifficilc evitare iJ raia Bantb111a1 Speranza e De~ poguerra hanno conseguito. se rischio d'una eccessiva sublet stino, hanno ottenuto giudizi non una posizione eminente, Uvltà. E' insomma il pericolo anche lusinghieri, ed alcune li· comw1que più o meno !avore costantemel)te in aiiguato, • riche figurano in antologie, voli, più o meno eil}ressl rlco– dlfflcilmenle evitabile. della non 7 sclusa quella ultima di 11oscimenti; e tra ; quali è da critica militante, vincolata alla ~alqui. C'?me critico egli ha riporre lui stesso, Fraltinl. quotldlan1tà dei fatti e impe rivolto. prima i tutto a Leo- 11 suo intento è quello. eh& gnata. nella difficoltà di obiet pardi li suo. interess~. e un_~~i va fortunatamente manlfe• tivarh. Ma il decennio ora tra studio appassionato _d1anni, '· sl~ndo con crescente impegno scorro ha caratteristiche sue cui frutto sono stall numerosi . . . . . proprie, dovute ad eventl di saggi raccolti ora Jn volume m queSh ultimi tempi. di far portata storica e d'universale (Studi leopardla11i, Nlstrl Li- c~nos?ire la Jii 0 c~~a deJ giova· risonanza. nelle sue più ,,Jarno sch!), pregevoli e molto ap- 111 P' qua ca , " ove, - rose appà'tente èsttlmel alla prezzati, non solo per la no- egli scrive - trovl~o un eco cultura, In realtà con eSll!Ività di spunti critici e per la dell~ dol_enlc co:1dtz,one esi• strettamente int'e'rdipendentl acuta percezione del valori Ji. st enzialc 111 cul sinmo immer• che hanno segnato In certi casi riel ma anche per l'ampia si e della quale la lirica s\ f~ una, frattura, in altri casi una proiezione storico-culturale iP profonda e sensibile cosc1en– rapida evoluzione della cosclen cui il Frattlni ha sentito e dc• za "·. S'?no . ln gran parte. re• ,a verso nuove direzioni, con lineato li mondo leopardiano censiom di ~accolte P<,>ehche, sentendo anche in sl breve in taluni suol aspetti essenziali: ma per lo sviluppo e 1 appro– tempo una sufficiente prospet .,,La cultura francese nciln Condimento temat.!c~ •? etico• tlva che può essere una vali· formazione dei L. "• "L. e il umano eccedono 1 .lm1ti _della da premessa a un giudizio più problema religioso•. "11 proble- recensione per assumere 1 cn• durevole. ma dell'esistenza in L . ., ccc. Al r~tteri di veri e propri studi, ln tema dl poesia, riguardo Tommaseo (La poesia della ,.,. d1 densi e acuti orofill di p~r– rioè alla cosiddetta «giovane, denzlone nel Tommaseo) e a sonalllà poetiche ~ià in certo poesia, o « poesia nuova ... fer• Dante (Due letture, del XXXHJ modo definibili at raverso pro• ve in particolare il dibattito dell'Inferno e del XXVIII del ve nè occnslonall ,1è esaurllosl SI su. ad esempio, quanto il Paradiso, quest'ultima lenutP 'l~l tempo: Lul~i De BP:iedcth Falqui se ne vada occupando alla Casa di Dante) li giovan• la Falsogher Marlini Carchedl Attivamente e quante antologie e coito leopardlsta ha dedlcR- Piazzolla Nasso ScJJtelluro Tu dJ giovani e giovanissimi poeti to altri saggi, e molti altri a!J,, r?llo Accrocca Giudici 'la Nnr- •iano venute alla luce 111 que• poesia contemporanea. d1 Cure!. ~ti ultimi tempi. V'è Inoltre Alla poesia del novecento il Circa il metodo o «stile., una «giovane» rivista, un9 Frattlni è mosso da un lnte critico del Frattinl, bisogna di· , rassegna della poesia itali• resse critico e non solo crllir,· re che esso è S(Jiccalamento na d'oggi" intitolata appunto dominante, rispecchiato d.a unn rlirctto a una ricerca sensibl• alla « poesia nuova,, e dircU• larga parte della sua abbon· llssima e ad una lndlviduazio– da Calandra e Frattini la qua· dante produzione di sagglsl:• ne di « moduli stlhstlci,. Giu• le, ,espressamente Impegnata e recensore: dallo scritto sullo ~tnmentc il problema della (orma, della tecnica espressi– va, trattando nella !attispecie di poesia, appare al critico di importanza fondamentale, e Inutilmente da alcune parti si lenta ancora di eluderlo, per una considerazione contenuti• stica o ideologica dei tatto poetico. Tornando infine alla giova– ne poesia, di cui egli tratta problematicamente nel saggio più lungo, il secondo del due Introduttivi. molti buoni spunti reca ancora l'autore, sempr~ Improntati a un plano d'equi– librio. Cosi, quando nega che sia legittimo considerare sem– plicisticamente lo ermetismo trutto d'una protesta morale contro il regime dlsi:<>tlco, di una sorta di « fuga in solitu– dine., come s'è detto. dirrJen– tloando gli antecedenti storici dell'ermetismo. e soprattutto 0ngendo d'ignorare - scrive bene Frattini - che « nessun poeta perviene deliberatamente ad una certa forma espressiva, si crea una sua poetica ru un Impegno volitivo, su un calco• lo Ingegnoso "· ma che « un poeta vero scrive per neces– sità». Non meno giustamente cita la polemica tra ermetici e realisti. insiste nell'affermare che le ragioni della poesia non possono ricercarsi nelle teorie, nelle poetiche, nei manifest'i a volte ambiziosi, ma soltanto nella poesia stessa. Una critica dunque maturata attraverso studi assidui ed esperienze culturall complesse, ossequiosa verso la migliore tradizione e sensibile lnsiem alle novità autentiche, di qua– lunque provenienza. rifuggente dalle vRrie Corme di deee'le– razione e deformazione del gu– sto. siano le estcnuazio111 pste– tlzr.anti o. mitizzazioni del rea– le e dell'umano: improntata sempre a quella salutare « au– rea misura., ch'egli predliige come « naturale classicità» nel– la nostra tradizione più alta. GIAN I GRANA JTAL.IDITA' DI lPVO SCRITTORE DEI 1\TOSTRI TEMPI * .I PROTAGONISTI. DI DANTE ARFELLI Sarebbe necessario chiedersi le ragioni del sue cesso di Al.felli all'estero, mentre in Italia le s11f' opere raggiungono al massimo le due o tre edizio::ii. E' sconsolante, infatti, e.ccorgersi che La Fiorentir>a de19.,aV<Y1piniraggiunge la decima ristampa, e che la stessa cosa accade, sia pure con va1ore diverso, a Lo pelle di Malapa·rte; e, al contrario, I superflui e La quinta generazione, pur evento vinto e.mbedue un « Premio Venezia •• e pure avendo rivelato un temp!'– ramento di autentico scrittore, quale que!Oo di Arfelli. non contaminato da un cronachismo deteriore e gior– nalistico, siano ancor oggi poco conosciuti. Eterno provincialismo italiano? Sordità a certe ragioni artistiche? Sarebbe facHe, e in certo senso scontato, affermarlo: ma vero è che, per un Prisco e per un Rea che meritatamente si affermano, della gio– vane leva degli scrittori non pochi sono i trascurati dal pub'blico. Arfelli è tra questi. Potrà d'altra parte accadere, di qui a qualche tempo, che d.i lui tutti s1 accoz,geranno, ma forse di rimbalzo, quando egli avrà conquistato - come già sta facendo - i pubblici stra– nieri. E anche ciò non sarà stato lusinghiero. Crediamo ,però di comprendere perchè egli non sia del tutto popolare. Ce lo ha suggerito la rilettura òP. l superflui: quel mondo saturo di sofferenza e di im– plicito dolore non soddisfa gli italiani per i quali Fra– teili, e magari Lucie. d'Ambra, rappresentano due di– verse ma tipiche incarnazioni di « buoni scrittori•· Il fatto che Arfelli, ne I superflui, si ponga dinanzi ai suoi personaggi, li descriva, li «dica•, ma non li giu– dichi, lasciando al lettore la responsabilità di espri– mere un giudizio; i'! fatto che egli narri i casi che av– vengono ad uomini e donne comuni, ad « anti-eroi • per eccellenza; queste ragioni, ed anche quella di par– tecipare ad un'atmosfera disincantata e delusa, tipica di tanti narratori giovani del dopoguerra, lo fanno giudicare un « neorealista•, magari ancorato a schemi e a tesi. Il che dimostra. ancora una volta, la superfi– cialità di giudizio di buona parte del nostro pubblico. Arfelli sa indicare una strada, e automaticamente su questa strada cammina, pur se deve inevitabilmente pagare qualche cosa ai tempi, concedere la sua ade– sione ad un'atmosfera che esiste e non può essere ignorata: quella della nostra epoca. Il protagonista del libro, Luca Ranieri, infatti, è * di ANCiEI.O PAOJ.,UZI uno dei tanti « super.flui • del nostro tempo. E' uno di coloro nei confronti dei quali pecchiamo ogni giorno, chiusi nel giro del nostro egoismo, della nostra cecità spirituale. Egli viene in città, cerca lavoro ed appog– gio, e trova poco dell'uno e dell'altro, Non è un rivo– luzionario, e neppure un arrivista o un mascalzone: e forse proprio per questo la società non Si accol)ge di lui. Può anche darsi che egli non sia troppo intel– ligente, e che non « sappia fare»: ciò non toglie che è un uomo, un essere vivo, unJanima. Di rifiuto in rifiuto, di delusione in delusione, si sente respinto, ,un intruso, propr-io: un «superfluo». Luca non è affatto cattivo, ma la disperazione e l'ama– rezza potranno alla fine perderlo. Nonostante ciò non si perde ancora. Intorno a lui si agita un mondo ;enza carità, un mondo cieco ed egoista. Elppure anche in quel. mondo esiste sempre qualcuno. Tra ie persone che conosce e frequenta, infatti, c'è una ragazza, Lidia, una giovane prostituta di poco conto, e uno strano tipo di giovane, Luigi, chiuso, misterioso, forse un po' esaltato. Saranno code li due esseri a dargLi, alla fine. le uniche prove di solidarietà, codesti due « superflui » come lui. Luigi, infabti, sapendo che l'impresa edile nella quale Luca lavora sta per condurre a termine Ja co– struzione di una caserma, finita la quale il giovane Si troverà quasi certamente senza posto, organizza e porta a termine un attentato all'edificio e muore mentre cerca di fuggire. Luca non comprende ciò che l'amico ha fatto; quasi ne ha paura, si ribella all'ide3 che Luigi sia morto per lui, ma, nello stesso tempo, si vergogna di essere contento che l'attentato sia riu– scito, poichè ciò significa per lui. almeno per qual– ~he mese, ancora possibilità di lavoro e di guadagno Lidia, invece, gli vuol bene. Certamente, le mani– festazioni affettive fra 1 due non assumono toni melo– drammatici, nè lo potrebbero a causa del mestiere di lei; ma il giovane e la ragazza vivono insieme un tratto della loro squallida esistenza. Lidia, da partP sua, ha un grande sogno: partire, andarsene in Argen– tina, rifarsi una vita. e, a questo scopo, cerca di met · ter da parte quello che può, magari sacrificandosi. Ci:ì le dà il coraggio di andare avanti, di sperare. Solo il giorno in cui, ammalatasi, comprende che la tuberco– losi non le permetterà di realizzare il suo desiderio solo allora si rende conto della vanità del suo sogno.· e si lascia morire col ,gas: i risparmi permetteranno " Luca di attendere, di sperare ancora, di farsi un'esi– stenza per non essere, almeno lui, un «superfluo». Come si è visto, la trama non è trn le più pere– grine. Ma il modo col quale vengono descritti i per .. sonaggi ha un suo vigore poetico, specie ora che, con rara e .paziente umHtà, Alfelli ha riscritti alcuni ca– pitoli del libro (diversi infatti nella seconda edizione Dante Arfolli dell'opera pubblicata da Vallecchi), quelli che prima risultavano alla lettura meno efficaci. Con molta misura, l'autore ha impostato una po– lemica contro una società cieca, ma senza · imboni– menti demagogici, partendo dal personaggio e isolan done il carattere nelfa cornice di un mondo privo d· amore. Ma proprio privo di amore? Non diremmo perchè il libro - lo voglia o non l'autore - ci affid~ un messaggio, che è nello stes:;,:i tempo di accorata solidarietà e di contenuto vigore. A parte qualche genericità e qualche Ingenuità (come. q~ndo, ad esempio, Luca guarda la facciata d1 un mm1ste.o, e si lascia andare al1a consideraziona e?; da quel_le finestre molti disperati si sono gettat! g1u per morire), la scrittura de I superflui è sobria ed essenziale, ·senza svolazzi 1·etoricl ed enunr:iazioni pro,. grammatiche, Ciò _che colpisce maggiormente, giunti alla fine, • la tensione umana che anima queste pagine le dolo rosa speranza che esista qualcosa pèr la qu'a!e valga verame~te I~ pe?'a di vivere; ~ circola, nei densi capi– toli, un ansia di riscatto,_ un affermazione coraggio~~ del va)ore della personalità wnana, sia quella di ,m anarco1d~,. che di una povera ragazza di marciapiedr rn defimt1va, una morale esiste: nessuno è inutilP., nessuno è un « superfluo •· E nessuno lo sarebbe se ognuno ?i. noi avesse la forza, il coraggio di stender,. agli altri, 1~ qualche modo, quella mano che possiam" stendere, d1 fare quel gesto che possiamo fare. . ~ul piano ?ella resa narrativa, i risultati sono ot· t1m1; e _bastera, a questo proposito, una volta finito il libro, r'.leggere alcuni _capitoli: quello, ad esempio, che n~rra I attentato c_ompn:1toda Luigi; o l'ultimo, quandc L1d1a ha deciso d1 monre, pieno di pudica e vibrant~ commozione. • Si sedette su1la sponda del letto. Stett,. a_senhre il ru~ore dei passi di Luca, della porta chP. s1· chiudeva, dei passi nella camera accanto. Poi non senti più nulla. Stette a lungo con l'orecchio teso per afferrare qualche rumore, uno solo !'ottimo· stette cosi in ascolto per parecchio, ma no~ sentl nu'JJa. Gli occhi le si fetmarono sulla parete di fronte, d<'"e ~rn appeso un calendario: era fermo al mese di gennaio Allora, quando staccava i fogli, si era giurata entro l'anno dl andare via e adesso - pensò - anda,,. via davvero.. A -GELO PAOLUZl Marx ha condannato l'op– pressione, e ·su tale condanna ha fonàato la su:: ènttrina. e ha chiamato gli uomini alla lotta: ma da ogni lato consi– derata. la civiltà nostra è tutta basata suita s·peci;,;iz– zazione, e quindi 5ull'assrJl!'– gettamento di . coloro che eseguono a coloro ~he c<'or · dinano; l'oopressione si ouò solo perfeziom1rc. mai aileg– gerire. Marx h;, inVf'('e n°n– sato di l!iunl?ere a una effet– ti va democrazia an<'_orn ~ulle I basi dell'attuale c1v11ta: e questo si può comprendere solo considerando la sua teo- ----------------------------------------------------------------------------------------------------1

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