la Fiera Letteraria - XI - n. 37 - 16 settembre 1956

Domenica 16 settembre 1956 LA FIERA LETTERARIA G.4LLEBI.LI DEGl.,I SCRITTORI STBALlllEHI * FRIEDO L AL IIAHGli\ E DELI_JA 1\tOTTE * « ... Molti destini io sento accanto al m10: resistenza li l'appresenta in modo con– fuso. Tutte le cose scorrono lievemente, quasi senza fili che le riconnettano: pitto– resche, avvolte in una loro atmosfera ... » * di GIOVANl\"I ~ECCO Trogico è srato il destim.o de!lo scrittore Friedo Lampe! A gettar luce sulla sua profonda e pensosa umanità nasta.no alcune considerazioni contenitte in u,1a sua lette ra del 10 dicembre 1943: « Si vede i! veccliio mendo divampare. GU uomini ha11no esorciz– zato loro stessi il ft1oco per bruciare e distruggersi Essi non hanno più saputo apprezzare il diritto e la libertà, ed ora debbono reimparare ad apprezzarli attraverso queste amare esperienze? ». Chi sentiva a questo modo 110nviveva certo nel suo elemento fra i segni e i simboli del regime di violenza. e -sopraffazione che dominò in Germa11ia 11el dodicennio 1933-1945; ma la guerra non scevera il giusto da.U'ingitisto, e travolge nel st10 inesorabile corso anche le cose pitì nobili. E Friedo Lampe, catturato nel nw.ggio del 1945 da.i rttssi a K!ein Machnow presso Berlino, venne fucilato, perché in un momento ,di confusione gravò su di lui il sospetto che appartenesse alle S.S. Nato a Brema nel 1899, fu per qua!clte tem,po con– suiente letterario di Case Editrici, ma ne!l'u!timo de– cennio de!!a sita vita attese, quasi esclusivamente, aUa propria arte di narratore, e ciò fece con intenso raccoglimento non disgiunto da una certa aristocratica oisiveté. Di qui la non grande mole degli scritti la– sciati: un romanzo, un !Ungo raccont.t>,una dozzina di novelle e q1,a!che !irica.. Il romanzo è intitolato Am Rande der Nacht (A! margine della notte 1933), i! racconto, Septemberge– wìtter (Temporale di settembre). DeUe noveLle alcune: (Von Tilr zu Tilr: Da una porta a!l'a!tra; Nadh hun– dert Jahren: Dopo cent'anni) sono piccoli capolavori. Le opere, riunite in un volume, sono uscite recente– mente ad Ambu-rgo per i tipi della Casa editrice Rowoh!t. I! Lampe è un autore ben illmninato sulla natt1ra e forma della suci fantasia: di qui la sorprendente coin– cidenza fra il st10 mondo intenzionale e il mondo arti– stico realmente raggiwnto. Quando scrisse Am Rande der NacM si proponeva questo: , Deve diventare un piccolo volume: una cosa abbastanza bizzarra. Poche ore di sera tra le otto e le dodici nei paraggi di un porto. Vere scenette intessute l'una 11e!l'a!tra, che si svolgono a guisa di film, scondo i! motto di Hofma.n– nstha!. M oiti destini io -sento accanto al mio: l'esisten– za. !i rappresenta t1itti insieme in modo co11fnso. Tutte le cose scor rono lievemente quasi senza fili che le riconnetta.no: pittoresche. liriche, avvolte in una loro atm osfera•· « A! margine della notte» è qui ben contrassegnato nei suoi elementi essenziali. Una serie di episodi evocati in una successione narrativa. per <:osi dire orizzontale, che no11 escluda la_ tl)a.rzia!e contemporaneità degli el)enti. Nello svolgersi di questa pellicola che pre– senta tanti quadretti apparentemente slegati, le im– magini si unificano nell'atmosfera notturna che CÌ!r– convolge un angolo di città p·rossimo alta marina, dove uomini godono e ridono e soprattutto soffrono e pian– go110, mentre i loro destini si aggrovigliano in ima casuale confusione. Una ragazza che ha visto dei ratti acquaioli, li sogna sgomenta mentre essi dilaniano dei cigni; un ex studente, divenuto cameriere in un ba– stimento, è tiranneggiato dal capitano che lo beffeg– gia., bistratta e to rmenta sa dicamente; 1m suona.tor di flauto conti,nua a suon a.re per ore e ore i! suo stru– mento senza badare alla padrona di casa che lo prega di aver rigt1a.rdo ad un moribolldo che sta spirando in una stanza a.I piano sottost ante. Le note del flauto si spandono nella notte e non turba.no e disturbano 11es– siino, neppure lo sciagurato che la morte visita. La pellicola sosta ad ultimo S?{Uescene di un varìeté. Ed ecco i! padre ipnotizzatore che esercita spietata– mente le su e arti sul proprio figliol.etto gracile e pallido, che i11va.no< :erca di sottrarsi al suo spietato tiranno: ecco !o spe ttacolo dismnano de! pugil,e che in un momento di furia belluina perde il lume della ra– gione e ogni senso di umanità, e contunde e fracassa il suo avversa.rio: ecco i nunierosi altri episodi in c1~i svaria I.amateria del racconto. Tutto è sospeso in una atira. che ha qualcosa. di irreale, eppure uomini e cose sono rapprese11tati nella loro concreta varietà, tanto che i! romanzo pare la riproduzione realistica di sce– nette di vita. Ciò grazie all'alone fantastico che figure ed episodi assumono tra.passando dalla verità alla poesia.. Lo stesso acca.de nella lunga novella Temporale di settembre. In n n pomeriggio settembrino i! signor Gii!denoto compie, per scommessa, sopra un dirigibile un rischioso volo dalla Germania a!la Danimarca. La figlia Tine, guarda daL!'allo una sottostante città distesa sulla. sponda d'un fiume, ed esclama.: « Che senso di pace laggiù! Che vita idillica conducono quegli abitanti!». Il signor Giildenow osserva però: ~ Questa è solo un'il.lusione che si ha. a. guardare dal– !'tzlto! •· E, infatti, la. città è avvolta. dalla fastidiosa afa. di un pomeriggio della tarda. estate, e quanto ac– cade in quel piccolo lembo di terra. è tutt'altro che idillico. La scena si svolge vn parte nel cimitero dove il becchino sta s cavando l a fossa che dovrà accogliere la salma. di una giova .ne donna che è stata misterio– samente assassinata, e l a polizio sta indagando per rintracciar e !'omicida. Accanto a questo, svariati altri episodi si dispiega.no: e c'è l'inquieto scultore italiano che appronta su c ommissione· i monumenti fimera.ri, ed è -scontento dell'opera. sua e per !a concorrenza degli a.Itri scultori e per i! malo gusto che dimostrano i suoi clienti: e c'è il figlio di lui, Alberto, che pensa aU'Italia lontana con cos i viva. no sta !gia. che non si perita di abbandonar la fidama.ta: e c·è la vedova. Holma.nn tutta assorta. e con centrata. nel dolente ri– cordo del marito defunto; e c'è i! fidanzato della donna uccisa. il tenente Charisius che per dimenticare il grave lutto si arruola. per il Kanierum: e c'è i! poeta. Christian Runge che rielabora !'episodio di Ulisse e Nausicaa; e ci sono tante altre figure abbozzate con la solita spigliata bravura.. E anche qui un a!o11e poetico che distanzia. cose e uomini 1tala. realtà a. cui aden– scono, tutto tras.ferenclo in una surrea!tà fantastica. Quest'aura. trasognata si avverte anche nelle novelle, benché le loro linee strutturali tendano a. concludersi in mondi più definiti e compiuti. Da unb porta all'altra è intessuta. proprio sulle immagini rea.!! irreali del so– gno. Addirittura nel regno de! fiabesco è posta. la novella da! titolo Dopo cent'ann1. Friedo La.mpe sa come pochi altri d a.re forma poe– tica al reale. Con grande maestria eg!i fissa in precise situazioni realistiche !e vaghe forme che la fantasia gli suggerisce percorrendo i! regno del sogno, della .fiaba e de! mito. il La.mpe è uno scrittore sincero che non dissolve !e sue immagini in un vacuo mondo chi– merico, ma riesce a. calarle in figurazioni concrete che traggono il loro valore dall'analogia. con le esperienze della vita. GIOVAJ\'.NI NECCO Daunaportaall'altra * Racconto di FRIEDO LAlUPE Quale saggio dell'arte cioli. Teneva la testa, stanca, mormorio di voci provenienti candelabri portati da due sl• di Friedo Lampe ripor- all'indietro e la mano spen- dalla stanza attigua separata gnori, mandavano un fioca riamo, in traduzione ila- zolava flaccida dalla spallie. da una tenda di velluto rosso luce tremolante sopra quella liana, dal volume pub- ra. Indossava un vestito nero cupo. La tenda di velluto fu teoria di figure nere. Il cor– b!icato dalla Casa edi- di seta, e aveva anche ora sollevata e molte persone teo si fermava all'inizio di trice Rowoh!t di Am- un aspetto solenne che incu- entrarono lentamente nella ogni rampa di scale, per far btirgo la. novella « Da teva rispetto, per quanto la stanza. Erano uomini e don- scendere con tutta precauzio- 1ina porta a!!'altra. ». donna fosse seduta li con ne, tutti vestiti di nero. Gli ne, di gradino in gradino, il La madre entrò nella sian- aria languida e sfatta. La sua uomini tenevano in mano i pesante feretro. Improvvisa– ta e disse: « Ora chiudi il li- faccia emergeva dal buio cappelli a cilindro e le donne mente, però, alla fine d'un bro (Carlotta stava leggen- crepuscolare con un pallor portavano sui cappelli fitti corridorio si spalancò sui do ,, Le nozze di Testa du- bianco; la capigliatura nera veli di crespo. Tutti aveva- battenti una porta, ed il cor– ra"), e va da zia Gertrude corvina le torreggiava come no i guanti neri, e recavano teo attraversò una grande 1 11 E sempre sul capo, ravviata in grandi corone con nastri rossi sala tutta a vetri, una gii;;an- '.1 portar e queSlo nase . 0 · ' su. Di fronte a lei all'altra e bianchi. Nella stanza si tesca veranda, il grande atrio 11 pesce che mangia d1 gu- . . . • . sto, e n'avrà piacere, ora che f1_nestra, sop1a un tavolinetto ;;enti un acre inebriante ef- di una stazione, una serra è tanto malata n. d1 ebano, stava la gabbia del fluvio. Apriva il corteo un dalle volte profonde, poichè Carlotta rispose: « No, pappagallo. La gabbrn _era uomo çorpulento in uniforme contro le vetrate si ergevano mammina: non vado da zia avvol1a In. un vano1nnto blu con larghe strisce dorate palme, lauri, piante esotiche Gertrude. Sai bene che ho scialle persiano; ma dietro attorno sulle maniche e gal- dal fitto fogliame, oacti e paura di lei: è una donna allo sci?-lle il l?appagallo ri- loni· e cordoncini dello stetto fiori smaglianti. In mezzo cattiva». deva, ridev'.1, 1:1deva, Carlot- colore sul colletto e sul ber- alle palme e ai lauri da una « Stupidona che non sei la sc~rtocc1ò 11 pesce e lo retto, che teneva in mano. piatta conca di marmo sca– altro _ soggiunse la ma- mosti:o ?- zia Gertrude. Que- Aveva una faccia rossa, un turiva un esile zampillo che dre -. su, su fa in modo di sta fisso per qualche tempo naso paonazzo di ubbriacone ricadeva poi nel bacino con andarci! Una malata, che sia tl pesce, la sua grossa _polpa ed una gran barba ispida e lieve chioccolio. Dalle vetra– simpatica O antipatica, poco dai nfless1 argentei e 1_suoi rossiccia. Lui e gli altri si te dell'immenso atrio veniva conta. Zia Gertrude è ricca grossi occhi sporgent1. Il accostarono al divano, dove una luce grigiastra. Sì, Car– e non ha figli. Chissà! Può gran naso aquilino di, zia giaceva zia Gertrude. Poi lotta vedeva lì fuori una darsi che qualche cosa scap- Gertrud_e succhiò a_".1do 1 acre giunsero le mani e osserva- campagna invernale tutta pi fuori anche per te! Solo odor dt pesce: g1a, pareva rono in silenzio la morta. E bianca_ di neve. L'atrio si tro– mostrati gentile con lél ». che _esso volesse gettarsi 1m- l'organo prese a • suonare va~a rn i:nezzo_ad un grande Carlotta avviluppò, dun- med1ata1;1ente_ sop'ta li p~sce sempre più forte, mentre le pa~co (e~a fo1s_e un ~1m1te– gue, il pesce nella carta ve- per uncinargliene le carni._ campane della chiesa di San- ro. ). Gli alber~ _brulli sbu.– lina e andò da zia Gertrude. Poi zia Gertrude sorrise t'Anna rintronavano le orec- cavano çup1 ?al biancore del- Una mite serata d'ottobre. amaramente: chie coi loro rintocchi me- la n_eve._E lorgano suonava, Le strade, ormai nel crepu- << Già, i cari parenti! La tallici. ed 11 diva_no sul quale _era scolo, erano dolcemente ve- tua buona e furba mamma. L'uomo corpulento in uni- S\esa la zia Gertrude 1;' 1co– late dai vapori wnidicci Metti il pesce lì sul buffet. forme cominciò d'un tratto a perla da una montagna di CO– -dell'autunno. Il lampionaio Credo non lo potrò più man- singbioz2lare pietosamente, ron~, ".~nne depoS t ~ al centro stava, appunto, accendendo giare. E' venuto troppo tardi, tenendosi la faccia fra le d~ll atr 10 sul _'Pa_vimento di un lampione dopo l'altro. troppo tardi! Ora quella be- mani mentre le sue spalle pietruzze vano~mte,, e 11 Poiché era sabato le cam- stiaccia è tua. ~on fa che ri- sussu'ltavano. Solo allor~ corteo funebre si nuru attor– pane della chiesa di San- dere da molti giorni. Ha Carlotta lo conobbe, e le ven- no al divano in muta osser– t'Anna presero a suonare. Zia sempre riso di me per tutta ne in mente la storia che le vazione, e una voce, una Gertrude abitava in una la mia vita. E un-a roba si- aveva raccontato la mamma ~~~frotttu~~~~:n \1c~a;l~; grande casa diroccata che si mile la si alleva e accarezza! Si, era proprio il capitano ergeva, tra alti cipressi e Gli ho buttato sopra il pan- Brodersen. Voleva sposare ~:;;de~!e d~:fi•aIT1o~ come se l\Jario Uusso: PacsaglflO con neve O vita, come via tra.scorri! Tutto deve ridursi in polvere. Per questo alto osci!!i il tuo [senso sulle te11ebr2 d:•1,a te-rra. E il capitano Brodersen, giungendo le mani sul suo berretto da marinaio, mormo– rò: « Povera Gertrude, po– vera Gertrude, te ne sei an– data. te ne sei andata! Addio, addio!•. e intanto, al suono dell'organo e al canto mu– liebre. il divano ricoperto di COTone si sprofondò. « Siamo in un crematorio. siamo pro– prjo in un creinatorio » - pensò Carlotta - « Anche la salma dello zio Willi quella volta era sprofondata cosi nel crematorio>. E la terra si richiuse sopra zia Gertru– de. Il suono dell'organo si affievolì sempre più fino a tacere, e il canto si dileguò. Nell'immenso atrio ci fu un gran silenzio. Fuori si sten– deva, morto e sbiancato, il paesaggio invernale. Soltan– to la fontana continuava a chioccolare allegramente. La gente stette a lungo immobi– le, con lo sguardo fisso in basso e l'aria trasognata co– me se fosse assopita; ed 'in– tanto il tempo trascorreva. Ed improvvisamente la si– gnorina Léimker si mise a gridare: • Che cosa sta suc– cedendo? Siamo qui per cor– doglio o per letizia? E sì che questo è un giorno di nozze: le nozze del capitano Bro- abeti, in un giardino insel- no, ma continua a ridere. Oh. zia Gertrude quando erano de.rsen. Su, ragazzi. allegri, vatichìto. La casa aveva un lui lo sa che debbo morire, e ancora molto giovani, ma il allegri! color grigionero ed era tutta per questo ride. Ha un'anima matrimonio non si era con- Così dicendo, si precipitò screpolata, perché da tanto così volgare, ma aspetta! ». eluso perchè i genitori di lei sopra un pianofo.rte che sta– tempo non avevano pi_ù ri~ Si alzò a stento dalla seg- non avevano voluto, dato va Jì in mezzo alle palme, fatto l'intonaco. Il manto dr giola, si portò vacillante fino che egli era povero_ e no_n un pianoforte bruno, di no– zia Gertrude era stato un ar- al buffet. aperse un tiretto e era un buon partito. Dio ce, e si sbarazzò del paletot malore ed aveva tenuto l'uf- ghermì un coltello. « Aspet- mio, lln modesto marinafo, scuro. Vestiva un abito da fìcio in casa. Allora c"era una ta! Vogliamo un po' vedere no, non era il caso! Lei do- sera color celeste, dall'ampia grande ani\nazione nella ca- chi ride per ultimo! ». veva sposare il figlio del rie- scollatura. Si sedette al pia– sa ma ora era vuota e de- Strappò lo scialle vario- co armatore çhe non amava. noforte e suonò un'allegra se;·ta. Zia Gertrude abitava pinto dalla gabbia, acciuffò Ed eccolo qui l'uomo corpu- polka. La gente cominciò su– sola soletta in quelle mura. lo stridulo uccello che squ,as- lento dal gran naso rosso di bito a muoversi. « Perchè st¼a– Non teneva neanche una sò selvaggiamente le scintil-. ubbriacone, e dalle spalle mo qui attorno a guardare donna di servizio tanto era lanli ali verde-rosso-gialle; scosse dai singulti. con una aria così crucciata? taccagna: solo di quando in e mentre per liultima volta E zia Gertrude? abbiamo pur motivo di stare qu,ando ci venh·a una vec- le u_ncinava la mano tant? Si, lei si era don1ta la• allegri! Oggi è ·n giorno delle chia servente. che 11sangue_ le scorre,·a g1~ sciar deridere dal suo pap- nozze del capitano Broder- Carlotta traversò il tetro dalle dtla. le, gli trafisse il pai;;allo, da Lora che si era sen. Oh, è riuscito ancora a giardino, sali i gradini dì collo e I? gettò sul b~ffet,_ e~ fatta: beffe dì lei per tutta trovarsi moglie, il vecchio pietra e suonò il campanel- eccolo la a dar gll ult1m1 la vita. Ma ora il pappagallo lupo di mare! Nessuno a– lo: u~a volta. due volte, ma tratti accanto al pesce dagli giaceva lì, con la gola tra- vrebbe creduto a questa pos– nella casa nessun segno di occhi sgranati. . [itt,a, accanto al nasello. Il sibilità. E che giovane e gra– vita. Le campane della cbie- « Oh zia G~rtrude, zia Ger- capitano Brodersen sollevò il ziosa ragazza si è trovato! sa di Sant'Anna risuonavano trude! ». gndo Carlotta. capo. « Tutto questo non ser- Via i pastrani, via i cappelli. forte e gli abeti e i cipressi « Ecco, ora ce l'ha lui il ve ormai 'l)iù a nulla•. e co- via i guanti neri! •· E tutti si ergevano alti e neri nel suo grasso: ora sta zitto! Ora i dicendo. fece un cenno ai si precipitarono verso il crepuscolo. Un pipistrello è passato, ora tutto è passa- presenti che deposero le co- guardaroba· che stava all'en– sfiorò. volando, i capelli di to! ,,, esclamò zia Gertrude. rone sopra zia Gertrude, la lrnta dell'atrio. per conse– Carlotta. « Ora è la pace! Ora non pos- quale rimase completamente:, gnare i pastrani e i cappelli. « Zia Gertrude non è in so far più niente, e neanche ~epol\a in mezz9 _ad esse. Ed eccoli tutti guanti lì in a- casa ,oppure dorme: io me più lo voglio n. Quattro uomm1 sollevaro- biti festivi! Si udi un fru cio ne vado», ma in quel punto In fondo alla stanza c'era no. il divano. ;:tfferrandolo di seta e di strascichi. Dolci si udì un'aspra risala. Zia un divano rosso. Zia Gertru- agh ango!J, e uscirono lenta- profumi invasero l'aria, e le Gertrude aveva sentito le de avvolta nel suo nero abi- mente dalla stanza con _ la code del frack dei signori scampanellate ormai da un lo' di seta. vi si gettò sopra. salma ~ le corone ammontic- rnla,·ano. E tutti a mettersi pezzo. ma non ci ave,·a ba- si stese in lungo, giunse Je chiate~1 _sopra.. a ballare la polacca seguen– dato. mani le mani intrise di san- Tut\1 h seguirono forman- do il capitano Brodersen: e Sì. la risala ''.cnh·a dalla gue, ~ull'addome e chiilse gli do il corteo. Carlotta' rico- la signorina Léimker a batte- casa. Era _Lora, 11 pappaga)- occhi rimanendo inerte. nobbe fra i presenti la sua re colle dita sul pianoforte: lo che zia Gertrude s'era Fu~ri continuavano a suo- maestra cli pianoforte, la si- « Polacca, polacca! •· portata dal Guatemala. Co- nare Je campane della chiesa gnorina Léimker, e si avvici- • Ma dove è la mia spo– rne mai rideva _a_quel modo? di Sant'Anna. Dal pesce ve- nò pian piano a lei tirandola sa? •· gridò il capitano Bro– Ed ecco apnrsi m alto una niva un acre odore. e il buio per una manica. dersen. « Perchè non viene? Ci_ne~tra. Ora si sentì la voce del crepuscolo sì ,iddens~va « Signorina Lèiml,er, io non Son forse condannato ad a- dt zia Gertr1;1de: sempre più. sono vestita a tutto». spettare, ad aspettare sem- " Ma chi e? n. « Carlotta, accendi le can- La signorina Lèinù,er le os- pre? •· "Sono 10, Carlotta. Ti ho dele », bisbigliò zia Gertru-.servò un momento con aria , E lutti a gridare. in coro: portato u:i nasel_lo ». de, tenendo gli occhi chiusi.' di rimprovero. • Sì. la sposa, la sposa, dov'è « Perche suoni - 0 servò « Gli zolfanelli sono sul La- « Potevi però pensarci prl- la sposa? •· Carlolta si er~ la zia Gertrude - se la por- volo da lavoro». ma, Carlotta! E ora che cosa messa accanto al pianoforte. la ~ aperta? n. Alle estremità del divano Cacciamo? Ah, ecco: ho ca- e guardava le graziose e [or- St. la porla era aperta. c'erano due tavolinetti con pito! >>. ti mani della signorina Léim- Carlotta entrò nell'_atrio. scu- sopra dei candelieri a più Tolse dall'attaccapanni la ker che picchiavano con rl– ro. sah l'.1scala e p1cch10 alla fiamme. Carlotta accese. una mantellina di seta nera di solutezza sui tasti. Car~otta porta. dietro alla quale udi dopo l'altra, le candele che zia Gertrude, e la mise ad- s'era appoggiata al piano– la voce dr zia _Gertrude. El13 proiettarono la loro luce so 0 dosso a Carlotta. forte e si teneva la testa fra mandll'va degli. impropert " pra zia Gertrude. Ella rima- « Tienila ben chiusa da- le mani. Ed ecco avanzare ti panpagallo rideva. . ·e lì irrigidita, cogli occhi vanti, chè non si veda il tuo improvvisamente i ballerint. « Ma entra. dunauc! n, d>,- chiusi e senza parlare, In vestito chiaro. E sbrigali! "· [I capitano Brodersen Je fece se zia Gertrude. quel punto un organo comin- Il corteo si snodò per I un goffo inchino. strascinan- Carlotta entrò nella stan- ciò, chissà dove, a suonare, corridoi. le stanze e le scale. FRIEDO LAMPE za. Zia Gertrude era seduta in tono grave e solenne, e Come era grande la oasa di ir) una seggiola verde a brac- Carlotta sentì un sommesso zia Gertrude! E solo i due (Continua alla. pag. 6) .., Pag. 3 ALBUM DEI CARRACCI Lodovico Carra.cci: Jl rematore Annibale Carracci: R~o che beve Lodovico Carraccl: s. Caterina col bambino

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