la Fiera Letteraria - XI - n. 33-34 - 12 agosto 1956

Domenica 12 ago to 1956 del casa colonnello * Racconto di DINO RISI Un vasto paesaggio collino- dattiloscritta sul quale ha trac– so: verdi prati ondulati e nere ciato dei segni a matita rossa. distese di boschi. villaggi con Un rapporto, pensa Gi .g.li. Si le strade pulite, piccole case tien fermo, sull'attenti, vicino ordinate e bianche. Nel fon- alla porta. do della valle, sinuoso e lar- - Setzen-sie, bitte. go. scorre il Danubio. LI vil- Alle parole del colonnello, la,ggio di M. è deserto. Qualche J'io,terprete siede. Ora Milller vecchio è seduto all'ombra da- guarda Gigli: lo guarda col vanti alla porta di casa. Le suoi occhi freddi, grigi, Piccoli donne sono tutte nei campi, a occhi grigi molto vicini al na– falciare e a caricare il fieno so, che gli occhiali a pince-nez sui carri. Il silenzio del caldo avvicinano ancor più. Ha la pomer~gio d'estate è rotto so- testa piccola, capelli grigi sul– in dalle V'Odi allegre dei ragaz- le tempie rasate, corti ba.ffl zi sui prati, dal grido di qual- scuri sulle labbra violette nel che uccello e da t.:o lontano, vòlto abbronzato. Miiller ba continuo, minuto picchiettio cinquantacinque anni, ma ne sulla montagna: è il rumore dimostra dieci di meoo. Gigli dei picconi dei prigionieri che ne sostiene lo sguardo. Gli par lavorano alla cava di pietra. di vedere, in quegli occhi grl– La sere, quando i vecchi, le: gi, uo imper~ttiòile sorriso. donne e I bambini si son chiu- Ora tocca a.Jl'interprete di par– si nelle case, e la luce del lare. Sa già quel che deve dire: 'giorno si è spenta, e il villag- gio è pieno di silenzio e di - C'è da fare una riparazio– bwo, su una collioa r;el fondo ne. Ecco perché sei venuto qui ... della valle, dove il fiume fa !L'interprete ba lanciato una un .grande cerchio prima di occlùata al coloonello. E Gigli, sparire tra I boschi, s'accendo- anche negl.l occhi dell'interpre– no i riflettori che illuminano te, crede ora di vedere quel– a giorno il grande campo di l'impercettibile sorriso. L'inter– pri,gionia. Visto da lontano, in prete aggi1mge: quel bianco spleodore di luce - Una riparaziooe... a una il lager appare trasfl,gurato co- linea ferroviaria. me una città in festa. Dall'altra parte della casa Comanda il campo il colon- viene ll<l rumore d'acqua e di nello Milller: abita, con la fa- stoviglie_ Gigli guarda l'inter– miglia, in uno chalet alla peri-' prete che s'è alzato, e ha fatto feria del paese. Due volte al il giro del tavolo, mentre il co– giorno la sua automobile mi- lonnello, sempre restando se– metizzata attraversa il villa,g- duto, con la mano solleva gio per portare il colonnello al l'abat-jour in modo da Wumi– campo, e dal campo a casa. nare il fondo della camera fi– L'automobile di Milller, i ca- no ad ora rimasto in ombra. rn1on carichi di sassi, e una Milller indica per terra. Gi,g!J misteriosa corriera azzurra che guarda e vede, sul pavimento, appare di tanto in tanto, sono una piccola linea ferroviaria i soli veicoli che entrano ed uno di quei perfetti giochi pel escono liberamente dal lager. ragazzi che l'industria tedesca Nell'estate dell'anno 1944 gli fabbricava prima della guerra: abitanti di M. noo sanno, e il con la piccola stazione, il tun• mondo ancora non sa, chi porti nel, gli scambi, i caselli e i se– quella corriera e dove vada. E' gnali luminosi. Il treno - un i,l furgone che fa servizio, una lu.n,go locomotore e quattro va– volta la settimana, tra l'inter- gon_i - è fermo davanti alla merla del campo di concentra- stazioncina. L'interprete dice: mento e le camere a gas. - S'è rotto. Lo devi ripa- E' notte. Il campo è immerso rare. nel silenzio. Nelle baracche, C'è, in terra, una cassetta di sui tavolacci, i prigionieri dor- ferri, COQ tutto l'occorrente. Gl– mono. o si rivoltano seoza son- gli s'inginocchia, mentre il co– no, o parlano sottovoce, o guar- lonnello si alza e va a girare dano la luce bianca che filtra la chiavetta del-la luce vicino dalle finestre.' A un tratto, il alla porta. Il piccolo Jampa– rurnore di un motore: un'auto- darlo di quarzo appeso al sof– mobile si è fermata all'1ngres- fitto si accende illuminando so del campo, Un comando sec- tutta la stanza. Nellò stesso mo– co, 1><>idue voci che parlano, mento un rabbioso comando mi– in tedesco. Ora i prigionieri litare fa balzare in piedi Gi– sono ~tti sve.gli, in ascolto. O[T&UtI-O[O;> F P aooA "l ,:;r 1Tli I passi si avvicin81lo alla ba- Milller. Ma non è pe~ lui 'E' racca numero 7, la porta gf rivolta a un angolo della stanza apre, una mano gira l'inter- dove due bambini - di cui ora ruttore della luce. SUlla po'r!e Gigli s'accorge per la prim• c'è un sottufflci,a.Je armalo, con volta - han voltato per oo l'interprete. Il sottuff.ieiale ca- attimo le lorò teste bionde ver– va dal taschino della giacca un so di lui. Gi,gli ha avuto ap– biglietto, lo spiega, legge, pro- pena iJ tempo di vedere il Jam– nunci6Ddo in tedesco, un nome: po di quattro chiari occhi az- - Gbi.ghli Mario. zurri .fissi nei suoi. Ora i dus Nel fondo della baracca, un piccoli, che non hanno più di -uomo butta la coperta, s'alza otto o nove anni, son fermi in piedi, regg,,,:,dosi i pantalo- immobili, coi piedi uniti e la ni con là mano: fronte appo,ggiata alla tappez- - Gigli. Sono io, zeria. Sono i due figli <U se- - Raus! cooido letto del colonnello Miil- Gig,li s'infila le scaepe, la ler, Hans e Hu.go, in castigo, giacca, esce dietro i due. Nella il giorno del compleanno dJ camerata s'è rifatto buio, Fuo- Hans, per aver rotto il bel-lis- ri, l'interprete chiede: simo regalo di papà, - Mario Gigli, elettricista? Gigli s'è seduto, e con un - Signorsi. cacciavite sta svitando la bat- - Vieni teria. Per una mezz'ora non Vanno fino all'uscita del si sente altro, nella stanza, che campo, Gigli, l'io terprete, il il suo respiro e il _fr=io del sottufficiale. Nella garitta, la sentinella saluta. Due soldati fogli di carta voltati da Mill– ler che ba ripreso le sue an– notazioni. Ora Gigli sta rimoo– tando il locomotore, CO<l gesti delicati e precisi delle mani abilissime. Ha trovato il gua– sto, il lavoro è quasi finito. Ha lavorato con piacere, col pjace– re del chirurgo che si ritrova, dopo anni d'inerzia, i !erri in mano. Infila la spina nella pre– sa di corrente, le luci della fer– rovia si accendono. Mentre po– sa il locomotore sui binari, Gi– gli sente, a-Ile sue spalle, une porta che s'apre ,e U6 passo leggero. Il rumore di una sedia smossa gli dice che l'interprete s'è alzato. - Frau Kolonel... Una voce di donna risponde al saluto. Un leggero odore di lavanda s'è d!Uuso o.ella ca– mera. Gigli sente, mentre il locomotore coi quattro vagoni comincia, piano, il suo viag– gio sui binari, i~ rumore di un piatto posato sul tavolo. Il co– lonnello_ e l'ioterprete si sono avvicinati a vedere il treno che cammina. Ora l'italiano si al– za, pulendosi le mani nella lu– rida giacca. Si gira e vede, sul tavolo,· un piatto con una fet– ta di budino e un boccale di birra scura. E, dall'altra parte del tavolo, in piedi, la donna che ha i.<l,travisto entrando. Non deve avere più di trent'anni. l capelli biondi tirati sugli orec– chi sono avvolti in nodo die– tro la nuca. Ha -Occhi chiari, naso piccolo, zigomi duri e una bocca pallida, ben modellata. L'abito · è semplice, senza ma– niche, con una scollatura a V, nella quale fa spicco, sulla pel– le dorata dal sole, una colla– nina di coralli che forse prima oon c'era. Indicando il budino, dice: , I - Bitte. Il trenino ora corre spedito sui binari. Il colonnello ha spinto I ragazzi nell'altra stan– za, e offre un s~aro all'inter– prete. Parlano fumando, a.Jl'al– tro capo della camera, ""volti in nuvole azzurre. Gigli ba fis– sato la donna coi suoi occhi scuri, terribilmente vivi nel vi– so magro. Ha al>ba.ssato gli occhi, la signora M!iller, ripe– tendo: «Prego,. in cattivo ita– liano. La mano di Gigli tre– ma, quando porta alla bocca il cucchiaio col budino. E' semo– llno con le uvette, non 10 man– gia da quand'era bambino. Lo facevano i preti qualche volta, la domenioa, nel collegio di Arona. Il budino è finito in un batter d'occhio. La birra è tre– sca, doosa, un po' amara, con la schiuma che rimane appesa alle labbra: meravigliose.. Gigli s'asciuga la bocca col dorso del– la mano spOTCa, La signora Miiller lo guarda, seria. A un tratto l'uomo scopre, alle spal– le della donna, appeso alla pa– rete, un quadro che prima non aveva visto. E' una litografia di poco prezzo: si vede la Chie– sa della Salute. e le gondole sul Canal Grande. Anche la donna guarda il- quadro, e di nuovo i loro sguardi s'incon• traoo. Frau Milller abbassa gli occhi per prima, poi all'im– provviso, dopo aver preso il piatto e il bicchiere, attraver– sa la stanza e scompare. Gigli DINO RISI (Continua a pag, 4) aprono il cancello. Sulla stra– de è fe,:ma l'automobile mi– metizzata del colonnello Miil– ler, Al volaote l'autista. L'in- L' EDIT.ORE terprete fa cenno a Gigli di sa- DIETRO Vari sono gli elementi di un paesaggio che si possono con– siderare: gli aspetti naturali variabili· per ogni stagione, mutevoli finanche durante le ore del giorno, i confini geo– grafici entro cui si racchiudo– no immagini e colori, le sug– gestioni di un folklore che ri– vela il segreto animo di una città, di un paese. LA FIERA LETTERARIA Pa~ 3 LA GlJIDA SEGRETA DÈGLI SCRITTO lii Geoarafia del p esaRRio poetico, ~apoli luna come una rosa dall'onen• te. Una delicata descrizione della sera su Napoli ce la dà Mario Stefanile: Una nuvola rossa. brace d'aria, s"tlluminò nel grembo della sera, fu sospinta lontano dalla brezza. La luna fu una rosa.. * fiorita Lentamente daU 1 ortente. NeUa celeste fta.mm.a arsero gl! si !~~i,,t!~~i i~ 1 c~'roer~t~ fi c'.:~:i! La "galleria,, comprende Di Giacomo e Montale, Bacilli e Soffici, Baldini e Angioletti (occn! degli amanti nascosti t1'a le foglte. tere del paesaggio umano. il quale s'inserisce nel panora– ma vasto di una geografia par– ticolare e simbolica, viva e -du– revole nel tempo e nel ricor– do di chi abbia avuto l'occa– sione di apprezzarne i linea– menti non soltanto fisici. A tale geografia limitata dai confini vogliamo sovrapporre un particolare e suggestivo aspetto di un più intimo pae– saggio: cioè la descrizione, la interpretazione poetica dei luoghi dovuta appunto a que– gli scrittori che si son lasciati guidare dalla loro segreta ispi– razione. E pur limitando la nostra ri– cerca ai poeti italiani del No– vecento, che più si sono acco-– stati al paesaggio napoletano con interessi lirici, si otterrà una gamma di colori non in– Sibilla Aleramo e Gianna Manzìn.i, Gatto, Pierri, Bassani, Rea, Prisco, e Scotellaro Anche i ragazzi restano sulla piazza estasiati e ridono al– l'ombra delle torri. I colori che cominciavano a fiorire tra le case, si perdono lontano al soffio della sera che avanza. Dove il cigno crudele si liscia e si contorce, sui pelo dello stagno, tra ti fo- [gliame, st risveglia una sfera. dtect st-ere. una torcia dat fondo, dieci torce, - e un sale si bilancia · a stento nella prim'arla., su domi verdicupi e globi a [sghembo d'araucaTia, che scioglie come liane bTaccia di p!etTa, allaccia senza t-regua chi passa e ne sfila dal punto più remoto radici e stame. Le nòcche delle MadTi s'inaspri– * di ELIO FILl:PPO ACCROCCA Colpirono l'occhio del viag– giatore volante la tenerezza e la semplicità del vivere in que– sta regione. E aggiunge: Fecondità inesauribiLe, poL pa vergine del creato, for– mosità arcaica, tu.ce leggera, rugiada e acqua pura della Campania. Qui è it dominio assoluto dell'aria del mare e de!la terra. Il panorama è così largo e aperto da assuT– geTe liricamente a immagine deU'Universo. occhio abbraccia « la linea on– dulata delle colline, dei giar– dini, delle ville, dei boschi e dei campi, delle spiagge e dei ruscelli fino ai lontani baluar– di di Sorrento e alle rupi di Capri•. A scendere per le strade del centro si scopre un'altra di– mensione della città. Entria– mo in via Toledo con Arden– go Sòffici che ci descrive que– sto « canale di felicità .,. nella ora del tramonto: Nella vecchia Napoh, l'ora • . I accende fuochi sulle cime dei turni, l~ no~tTa vett~TO; un- pini e alle finestre delle case b~cca vi.e, vi.uzze e vi.alt che più alte. La scena del gioe~ mi sono totalmente scono-1 liere sulla cui spalla salta la sci.utt, ~ove una vita vana, scimmia, è tipica delle anguste alternatlvame~te . potente e strade della città: sfarzosa o tndici.btlmente mt• 1 serabite, caotica ma sempre , gaia, brulica e fluisce come L ora che accende fuocn! di (benga!,i s-ull.e cime def ptnt e aUe finestre delle case più alte. qui solleva uno scialbo chiaTOTe daWinto-- a zone, a correnti. La notte è già scesa frat– tanto, e noi montiamo per giravolte nell'ombra profon– da degli alti j'Tascami, j'Ta il profumo forte delle piante esotiche e dei tigli in fiore. f naco vecchissimo dei mu1'i. differente. Seguendo la guida cercano {I vuoto. segreta dei poeti si potrà scol'– gere, nel paesaggio di questa c,1ttà. uno strato ancor più in– timo e che finora è rimasto ce– (scono. Di mattina it sole ti tocca i! volto con il suo dito di carne, e le mani con te sue Via Toledo, presso i! tra– monto, è una zona di sogno, un canale di felicità trasci– nante gti ori del crepuscolo, il carminio del cielo calda• mente appoggiato sulle bion.. de verdure deL Vomero. Le eleganze, gli. amori passano e si incrociano fra uno scin– tillamento i.nfiammato di cri– staUerie e di sorrisi, lungo i marciapiedi. Di fra !e radure dei tron– chi e dei rami, per di sopra le siepe di lauri e gelsomini, scorgo a tratti i chiarori dei quartieri bassi, la spera lu– cente det mare disteso nel• !'immenso abbraccio del gol fo. Ogni tanto da un cancel– lo s'intravede il mistero di qualche viale in fondo a cui biancheggian le mura di. un palazzo, brillano i lumi dalle finestre e dalle porte aperte nel fresco buio. Infuria a slrapp! un 01'ganetto, aizza i ooffi salti deUa scimmia che danza sulla [spalla del giocoltere. lato_ Tra le varie regioni d'Italia la Campania, e in particolar~ Napoli e il suo golfo, le isole partenopee, le coste e le pro– vincie dell'interno, hanno sem– pre, suggestionato l'occbio e il sen_time_nto dei pittori, degli scrittori e degli artisti in ge– nere. Colma è la galleria dei DOf!lÌ e delle opere la cui ispi– razione va appunto ricercata nella bellezza di una natura che raramente ha trovato lo uguale. A questa galleria vo– gliamo ora aggiungere il no– me di altri poeti che negli ultimi anni han saputo canta– re la vita e il paesaggio di que– sta città: poeti non tutti na– poletani secondo l'angusto cri– terio anagrafico. Sceglieremo autori che ban– no interpretato un particolare aspetto delle località per aver– vi a lungo soggiornato o per esservi passati durante un viaggio. Sonò luoghi rimasti nella memoria dei poeti, e che noi riscopriamo seguendo il gu. sto del loro sentimento legato all'ambiente geografico e uma– no di una zona tra le più in– cantevoli, nella luce e nel co~ !ore di un cielo degno di me– moria. E mai come nella regione campana, la luce e il colore banno giocato effetti cosi sug– gestivi e poetici, da apparire come quadri di una pittura ncavata dalla memoria del verso più che dal pennello, e rimasta così ancorata alla ele-– ganza di una parola o di un aggettivo, di una frase che ri– marrà viva nel ricoNio. La nuova e originale guida turistica ci viene suggerita dal– la voçe degli scrittori che ci hanno preceduto lungo gli iti– nerari stabiliti dal loro poe– tico sentimento. A seguirli, scorgeremo aspet– ti nuovi che finora eran forse sfuggiti all'attenzione del visi– tatore. :❖: Prima di entrare a_ Napoli, a chi provenga dalla zona di Capua e di Caserta, sarà la voce di Eugenio Montale a farsi udire. Nel parco di que– st'ultima città è ancora splen– dente la reggia, ricca di fon– tane e di divinità marmoree: Lasciamo l'architettura del Vanvitelli, la reggia emula di quella di Versailles, - anche le ombre di Carlo e Ferdinan– do di Borbone scompaiono - e raggiungiamo Napoli, • un paese di carne • come ebbe a chiamarla Bruno Barilli: L 1 aTta ha i pori e respi.ra , tiepida come la carne. Qui la natura palpita di sangue vivo: Napoli è il cuore TO– seo d'una Tegione innocente: scenari di Raffaello, e musi– ca di Cimarosa. labbra calde. · Le isole. impalpabil,i, sem• brano lievitare leggère nel gol– fo, assopite nei vapori azzurri dell'aria. Al mattino le sol'– prendi nude e grondanti di luce come uscissero dal bagno nel mare. Nel paesaggio si ri. flettono la castità la giovinezza e il calore della primavera. Da questo ambiente omerico ti aspetti ogni volta di assiste– re all'emersione di Venere. Dal capo Miseno ai verdeg– gianti pendii di Posillipo, lo CoTreTe mollemente assisi in questo gurgite a!legro di vita meridionale è una gioia di cui poTteTò con me l'amo– Toso ricordo. Risalita !a via Toledo co– stellata dei primi lumi not- La sera scende dolcemente sulla città. Le nuvole sospinte dalla brezza sono braci nel– raria. Lentamente fiorisce la UNA .POESIA Dl R. M. DE ANGELIS * Ballata di Positano Dai vasi a testa di moro punte di agavi e ciuffi di gera;ni tentano di far coro agU acuti dei bianchi gelsomini. I gelsomini cadono a mazzi di stette sui capelli e sulle spa,!!.e delle donne, ohe .danzano a drappe!!I per !e strade sempre in discesa, e sul capo dei ragazzi. Quando ca.dono le vere stelle un incendio è qua.si sicuro; del resto, a notte non è mai scuro tra I limoni di Posi.tana. I grappoli dell'wva a mezz'aria,. basta tendere, pigra, una mano, nelle conche de! noce solitario Anche le streghe si danno La mano, Una Madonna bizantina, nera, i! volto dall'ovale intatto e pu.ro , quante volte rapite dal corsaro, tante mai volte fu posta al sicuro. Battagliano cristian,; e saraceni per la santa reHquia, a mezz"a.gosto; no, d,i que!!'uva non fard mai mosto Barbarossa con tutti i suoi veleni. All'Albergo Sirenuse le camere son grotte in fondo a scale scavate ne Ua roccia: l'acqua marina goccia a goccia spacca la calce a morsi d,i salnitro; !e donne, qua.si nude, meno male, hanno pepli di squame: anti,che mu.se di scoglio cotto alle a-rdenti fornaci de!!a pro.ssima Vietri, colorate al seno e all'anca da scarsa vernice. Amico mio, per esse-re felice, forse ba.sta sbarcaTe a Positano. Non ti spaventi, a volte, La calura, nè la Luna sulfu,rea dÌlll'alone fuLigginoso: gli occhi delle donne ti fanno lume per le lunghe scale, e, nella cll5bah dell'interno, fio·ri ti salvane dall'eco degli abissi. Sono verdi le conche, che sapori hanno i frutti degli orti a Positano! Se ci vjeni, non solo, mano a mano, con la tua donna, nota o sconosciuta, cà!at; sino a riva, da!!a dm.a, nella Buca cl:i Bacco, dove i! vino ha L'odore un po' aspretto dei Limoni, Pesce tresco e uno sPicchio di Limone, olio avaro di un ,mno, o al più di due, e vino bianco, o rooso, del colore ohe predilige l'occhio che ti mira. Ce l'hai davanti? Bevilo col vino. L'occhio riposa in fondo al tu.o bicchiere: è una perla di Lu,ee ribrovata nelle valve del fondo 1 a Positano. E tracanna anche qùello: sguardo e raggio dell'amore che celebra l'estate. Non ti manchi il coraggio, nè ti tremi la mano. Au.dace con i! vino e con la donna, rhe ti sta accosto conte un frutto in mano. T>aivasi a testa di moro !P. agavi verdi sono a{}UZZecoTna contro la malasorte. E tu ritorna, amico, ma non solo, a Positano. R. M. DE ANGELIS - SOIA.SOIA. IL POETA. RIZZARDI .)'alza qui la mia voce dispe1'ata.: nei vicoli incanta.ti d<>ve passano gl! stanchi marinai. esta.sta.tt d'amore nell'odore acre delle bettole nere. Oscillano te strade oro in u.n [gorgo di vecchia giostra foTSennata al [canto d'un grammofono roco sulla p(an:a che insiste a laceraTe dentro u:n nome i miei giorni d'OTO. Cadono risate da una finestra chiusa sulla strada. Nella stessa ora, sugli scogli del golfo, si odono le mogli dei pescatori mentre sotto le po• vere case si va inquietando il mare: L'aria larQa delle mie marl~e SJ)(<mde nel golfi di scoglio. a [prfmasera. se alla fonda si dondol,t una {barca e Tidono le donne marlna-T'e con bianchi terribili denti. In acidi odor! s'esala il porto dalte gomene forti. s'fnquteta in caldi spruzzi lascivi U gren- [de mare &Otto le pave-re case. Grida. il cuore a tuo nome. lo (disperde fra. le 1'0ndfni in gioco una [Campana. La vecchia pietra corrosa del Castel dell'Ovo si affonda nel I mare da tanti anni. Gli alti gridi degli uccelli stanchissimi dei lunghi voli diurni, s'anne– gano tra le mura. E' questa l'ora che spunta la luna a Ma– rechiaro, e le onde del mare cambiano colore. La passione di Salvatore Di Giacomo batte sulla famosissima finestra, do– ve un garofano odora in un vaso. li profumo e la lucentez– za dell'ora colgono di sorpre– sa, ancora oggi. il notturno vi• sitatore che s'accompagna con una chitarra i versi dell'inna- 1 morato poeta: I Quanno ,ponta la luna a llfe- . (rechian? I pure U pisce nce fanno aU'am– [more, se revoteno tl'onne de lu mare, pe la priezza cagne-no cultore. I quanno spanta la luna a Mare- I [chl,ire. A Mar,chiare ce sta na fenesta. la pa.ss1ona mia ce tuzzulea, nu garofano ad.dora 1 nt'a na [lesta. passa U'acqua pe sotto e mur- {mulea ... a Marechiare ce sta na fenesta. Chi dice ca le stelle so· lucente nun sape st'uocchie ca tu tiene [nfronte. sti doie stelle li ssaccio io m– (lamente. d"int'a tu core ne tengo li (pponte. chi dice ca li stelle so· lucente? Scétete, Caroti. ca !l'aria é doce. quanno maie tanto tiempo aggio [aSpettato? P'accumpagnd U suone cu la lire, poi gli siede a fianco, e la macchina parte. Attraversano un bOsco, i fari illuminano i tronchi degli abe– ti, dai .tlnestrini entra, col ven· to della notte, un buon odore d! resina e di terra bagnata. Ecco le case bianche del vil- JIIABINE E ALTBE COSE stasera na chitarra aggl~ 0 ';~r– tato. Scétete. Carull. ca U'aria è doce! Quando il va!to della luna va tramontando, è l'alba Sot– to la costa si spegne il lume verde di un'osteria. Sulla riva riprende la vita d'ogni giorno. Gli amici che abitano tutti 5ul palmo di una piazzetta (e che di notte, tra loro. s1 parlavano a stanza aperta dai letti). al mattino s'odono come gridas• sero alla bella giornata. E' la voce di Alfonso Gatto che spic– ca tra le altre: laggio, le strada principale coi * faoali spenti, la piazza, una fon– tana. una ftne~a dalla quale filtra un po' di luce. L'ombra di una donna che .scivola nel buio contro un muro, il pi6Dto I lineamenti di un paesaggio fantastico che ha in se il potere di illudere il lettore, di fargli credere nella realtà più concreta di un bambino. Poi le case fl- * ni6cono, ancora un tratto di bosco, e l'automobile si !erma davanti a una casetta di legno a due piani, circondata da un prato fiorito. L'autista scende, fa di corsa il giro della mac– china, apre la portiera. L'in– terprete esce per primo, Gigli Un nuovo libro di poesie è sempre ·una proposta che uno scrittore lancia al pubblico. Il ,più delle volte la proposta invita alla ooia e alla tristez– za, e allora è carità umana, in tutti I sensi possibili, non parJame. Altre volte, ma più raramente, si tratta di una offerta concreta, piena di pro– messe concrete. Allora il let– tore dovrebbe sempre abòan– donarsi ed essa e seguire lo scrittore nel suo paese imma– tore. Conoscevamo bene il Rizzardi per la sua attività di critico .di letteratura inglese e emeri-cana, per i suoi sa,g• ,gi intelligenti e informati, e per le sue versioni di poeti contemporanei, che per quel– lo che consente una tradu– ziooe sono già in parte opera di poesia. Oggi' la sua opera creativa ci sorpreode un po– co, e ne diremo ;>resto la ra– gione. Intanto ci abbandonia– mo di buon grado 61 suo in– vito, ed ~ntriamo con curio- di GIORG-10 JECCHI Nella seconda parte le im– magini sembrano aver assun– to improvvisamente una co– scieoza della stagione: il ver– so, che prima era semplice– mente descrittivo, e perciò pe– sante e affannoso, legato a un realismo minuzioso, si apre im– provvisamente e pare salire a una constatazione universale della natura e della natura umana. Si avverte ancora la realtà, ma questa è compressa al di dentro da un elemento o uovo. oon estraneo m& !ale :~~~~a d~bt~d~~t'!, c~~b: spenta com'è, filtra una musi– ca lontana. Ma quando i tre sono davanti alla porta, la mu- sica cessa. ' Un'ordinaoza è venuta ad apri-re. I tre entrano in un pie– colò corridoio illuminato da ùna fioca luce. Gigli vede un attaccapanni al qua-le sono ap– pesi un cappotto da ufficiale. il fodero di una pi6tola e un c~pello da signora. In fondo al corridoio una porta si apre. Un attimo, quanto basta a Gigli per vedere la figura di una donna coi capelli biondi_ le braccia nude, poi la porta si richiude. Il pavimento è luci– do, tirato a cera, nell'aria c'è un leggero odore di cucina e di pane appena sfornato. L'or– dinanza è sparita. Di fronte e.U'attaccapanni c'è una porta. Da dietro quella porta viene. improvviso, il suooo i.m;perioso di una voce ben nota a _Gigli e a tutti i prigionieri del campo di M.: la voce del colonnello Miiller. L'interprete entra. Gi– gli rimane nel corridoio col sottufficiale. Dopo pochi minu– ti l'interprete riappare. Fa se– gno a Gigli di entra re, dice al subalterno di aspettare. . 1 La stanza nella quale Gigli è stato introdotto è grande, coo due grandi finestre nel fondo, e unll porta che dà in un'altra camera Una lampada ed abat– ;our diffonde una luce gialla– stre su un pesante tavolo di mogano, su un tappeto a gran– di disegni colorati, sulla pol– trona di velluto rosso oel1a quale è seduto Mil.ller. !l co– lonnello indossa una giacc·a da casa sui pan !aloni mili tari. Ha in meno un fascicolo di carta ginario. sità e con fiducia nel suo paese imma,ginario. Le marine, le torri, le altre cose (strade anticbé di città popolose, persone d'ogni gior– oo fel1lllate per un istante- in ritratti felici, ritmi di can– zonetta colti dall'orecchio e trasnosti in versi musicalissi– mi, 1nmagini di mare che spes– so ritornano quasi a indicare una prediJezione dell'autore) Ecco 1111 libro di poesie che mantiene ancor di più di quan- -------------~------------- to dal titolo, dalla veste ni– tida e sobria, dal numero e dalla · lunghezza dei componi– menti (pochi e in genere as– sai brevi) fosse lecito atten– dersi. Devo dire immediata– mente che Marine Torri e Altre Cose di Alfredo Rizzardi, pubblicato dalle Edizioni Scia– scia (Caltanissetta-Roma, 1956) ba già un biglietto de visita simpatico presentandosi nella fortunata collanina siciliana di– retta da Leonardo Sciascia. Questa collana, infatti, vede raccolti insieme un gruppo di giovani scrittoti che nooi esi– tiamo a collocare tra i più vivi nella letteratura d 'og.gi ; essa comprende i nomi di Pa– solini e Romanò, Caproni e Bodini. Leonetti e Rov-e.rsi. Conti e Crimi e di altri, di tutti i quali si è andata oc– cup~•Jdo di frequente la criti– ca militante anche sulle co– lonne di questo giornale; e siamo certi che in futuro essa conti.ll 'uerà ad accogliere, da– ta l'intelligente direzione, vo– ci sempre nuove e significa– ·tive. Ma non è certo la collana, per quanto bella, a !are di Rizzardi un poeta: questa è una cornice che. sia dal pun– to di vista tipografico che de quello più rilevante della i)UO· na compagoia, completa de– gnamente la sua opera dl scrit- Nazzareno Cugurra,: "Figura'• sono i lineamenti di un pae– saggio fantastico che ha in sè il potere di illudere il lettore, di far.gli credere nella realtà più concreta e obbietti\:,! della sua visione. Per questo oon ci sentiamo di definire la poe– sia di Rizzardi, sui due piedi. realistica. Essa è certamente realistica, nel senso che parte dalla realtà e intende anche ritornare àlla realtà, ossia da– re una per,cezione in tensa e profonda deL!a vita comune; ma tra partenza e punto dì arrivo, quanta strada ba per– corso! Leggiamo uoa poesia come « Viali in Autunno», for– se una tra le più sostenute e maturate del libro, benchè an– che le ,cose minori a'bbiano tutte un nucleo di pensiero dal quale sembrano scaturite le immagini. La prima parte della poesia !erma in un qua– dro distaccato. con pennellate di colore speoto, come si con– viene alla stagione, immagi– ni dell'autunno. Si tratta di immagini di vita in cui la morte si annida ed è ormai prossima; istantanee di un mondo che sta su•bendo la violenza della natura. Rossa morte di foglie ac– ca·rtocciqte - su!!a panchi– china: intorno il gran si– lenzio - della natura a ogni mutar di cielo. - Lun– go il viale un cavallo af– faticato lancia nell'aria globi di vapore; un soldato fischietta una canzone - ritmandola sui passi; una vecchietta cammina chiusa in sè. fra sè par– land.o - di gravissime co– se: e un universo - astro– nomico accoglie questo pu– gno di terra nel suo spazio disumano ... Così i Luoghi comuni de!– !'autunno sono quanto è , rimasto d.el.lavita: - l'aria fumante contro un cielo amaro, l'albero ossuto e nu.do, i passi gonfi - del fango che ribolle sotto i piedi. - Penso alle case strette nel villaggio - che puntelùzno un poco di te– pore - into·rno al campa– nile, penso ali' orso quando inverno non ha che neve e lupi - nel suo le– targo caldo d'aniffjjtle. Mino Mncca.ri: " Incisione " che da esso è tramutata in :ma realtà valida in ogni altro luo– go, in ogni altra stagione. Ci si avvede allora che le imma– gini non erano nate da un in· genuo realismo. ma ognuna di esse ha la funziooe di evocarè e chiarire il sentimento del– l'autunno: come il cavallo da tiro con il suo pennacchio di vapore, il soldato che marcia da solo fischiettando, la vec– chierella (e qui la reminiscen– za leopardiana è più nel tono che nell'immagine, ma si fa sentire) che borbotta fra sè: il tutto improvvisamente tra– sferito nello spazio in cui è gettata la terra ... La prima par. te. si sente, era leggermente forzata: il poeta dice invece di far sorgere le immagini nella mente del lettore. La seconda parte rivela . invece la tecnica sottolissima di cui si serve lo autore: il discorso si rifà imma– gioe, e oello spiegàre il poeta comp ne equivalenti oggettivi di quanto intendeva dire. E' qui che avvertiamo, allora, tut• ta la potenza delle immagini, dei luoghi comuni dell'autun– no. Realismo. dunque, ma rea– lismo modernissimo, che si è nutrito di tutte le esperienze più vive. segnatamente espres. sionistiche, dell'arte moderna, e che non ha niente a che fare con quel sottoprodotto della poesia dell'Ottocento che spes– so appare su riviste qualificate sotto il titolo pomposo. e un po' tetro, di realismo. Il libro è divi~o in tre parti e termina con una composizio ne più lunga, che {Q parte a sè ed è un'evidente composi– zione funebre per il padre morto. Trattandosi di una poe– sia d'occasione. non vorrem~ 'DO fermarci su di questa per ·vrn darp del librn un'imores• GIORGIO VECCm (Continua a pag, 4) Abitiamo in una solo p1az– za, tutti: !a notte si parla a stanza aperta dai !etti. E !a città lavata dal cielo la rise– viamo nel petto. tra le brac. eia. come un'amante fresca. Napoli ci bacia: fragorosi cuscini passano alla testa ubriaca. In camicia gridiamo a!!a bella giornata e masC'Oloni e spettinati ci facciamo la barba agli specchi dei bal– coni. Il mattino porta nt:l)vi co– lori per le strade e nelle case. I pesca tori che vanno aH-en– tando · le reti soffiano ali.a pri– ma aria. Ascoltiamo L'alba di agosto di Mic)lele Pierri: L'alba di agosto ingialta la ctttà. cantano i. grilli sul selciato molle. Le mie strade. te strade che [scopersl coi segni fermi dèl mio primo sguardo disn..,date si allargano nel tempo che consumò gli antichi casa– [menti Cercan gruppi d e I u s I sulla , [mappa dei tradimenti rivoli h1co7Vpiuti. Allentando le reti Il pescatore soffia alle sabbie fulve di quel • {cielo che funesta di am<>ri Mergettina. Incrostato dì sangue spento il [cono della m0ntagna solitaria un [fianco di piombo ai marmt impone del• (!e coste. Con ali bruciacchiate bambtnetle offronn agli angeli la sigaretta Non fuma, 11 Vesuvio, ma è come se fumasse, dice Antonio Baldini affacciato da una fine– stra che guarda in faccia il ELIO F. ACCROCCA (Continua a pag, 4) t:

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