la Fiera Letteraria - XI - n. 33-34 - 12 agosto 1956

La "Fiera,, va in vacanza: IL PROSSIJIO 'NUMERO USURA' DOJIENICA DUE SET~EJIBRE Anno XI - N. 33-34 SETTIM4N4LE DELLE LETTERE DELLE ARTI E DELLf- SCIENZE Domenica 12 agosto 1956 SI Pl1HHLI('<\ LA l>OMJ<:NICA Oir.-ffore VIN< 'FNZl > CAHIJA HEI .LI QUESTO NllMEHO L. 60 l>IHl!.Zll>NE AMMlNISTRAZIONE· ROMA Via di Porta Castello. 13 - Telefoni Redazione 555487 · A.mmlnistr 5~5 158. PUBBL!ClTA Ammlnlstr. • LA FIERA LETTERARIA•· V di Porta Castello, 13 ·Roma· TAR.: Commerclall L. 150 F'!l·tor1a1· L 80 a•l mm · ABBONAMENTI Annuo L 2 700 Semeetre .L 1400 . Trimestre L 750 Estero Annuo L 4 000 Copia arretrata L. 100 - Spedizione In conto corrente postale !Gruppo II) - Conto corrente postale n 1131426 I CAT'l'OLICI E L'APPORTO A.LLA. "-VOCE,, * Giovanni Gronchi nel clima "Vociano" * . di GIANCARLO JTIGOHELLI Giancarlo Vlgorelll Dal volume di Gian– carlo Vigorelli, Grone.hl: battaglie d'oggi e di ie– ri (editore Va!lecchi), st1"alciamoqueste pagine di particolare riferimen– to letterario. Prima di accompagnare Granchi in guerr11 e di domandarci di quale natura sia stato il suo inter– ventismo,, vorrei fare un'a!tr11 domanda, sempre piti che a!t1"o da!l'ango!o della cultura. E chiederci: Gran– chi può essere ritenuto, grosso modo, un vociano? Non spaventiamoci. Di vociano, passato alla po– litica, ne conosciamo già uno; e a que!!o di Mussolini non intendo certo far seguire i! suo nome. La sua generazione andò in guerra con i fogli della Voce ne! tascapane, con i Discorsi militari di Boine. Vociana, senz'altro, è stata !a guerra alla quale prenderà parte: non appena perchè tra i suoi morti lascerà dietro S!ataper, Carlo Stuparich, Serr11,Vaina, Caroncini, o perché Serra vi scriverà l'Esame di co– scienza con !a sua povera profezia che nu!la sarebbe c11mbiato, - e Granchi da! fronte tornerà, invece, con !a convinzione opposta. Quelli che erano p11rtiti con in testa un po' di letteratura soltanto, ne torne· ranno per scriverci sopra un Diario ·sentimentale co– me que!!o di Alfredo Panzini, niente di più: tornare dannunziani, crepuscolari, futuristi, fu tutt'uno per, predisporsi sentimenti su sentimenti, a diventare fa– scisti. Ma non fu così per tutti. Que!!i della sua; generazione, che non erano andati in guerra come per, una bella avventura, fecero ritorno atte loro case ~on 1 tanto in b1tlia dei problemi d'un dopoguerra, quanto, con la volontà di metteroi Ie ·mani e risolverti. Sape-' vano che erano problémi antichi, e duri, tutt'altro che f11cili. Diffidavano di tutto, infatti, ·e sopratutto della facilità. ·• , Mussolini, al contrario, farà leva proprio sulla fa-, cilità: ed i vociani "facili" gli daranno una mano, .Soffici, Papini, e altrettanti cattolici formati, che ab· bocche-ranno alla " religiosità•' di Mussolini, oppure vi opporranno una sterile anarchia personate, come Giu!iotti quando scriverà a Gobetti: « Nego tutto. S011-0 anti!iberale, antidemocratico, antisocialista, anticomu– nista. In una parola, anti-moderno ll, e fantastfcav~ intorno ad una assurda piramide « con a! vertice il Papa e alla base il popolo " Questa si che era una formula be!!'e buona di teocrazia; e ne passerà tanto di teocroticismo deteriore sotto i ponti de! f11scismo! Ad ogni modo è ben strano, ma è cosi sintomatico, che l'incultura sa!vatica di Giu!iotti e la ipercu!tura predonesca si siano trovate d'amore e d'accordo ad accreditare in più occa$Ìoni e con velenosa pertin1tcia un cattolicesimo apolitico ed asociale in pieno idi!!io con qualsiasi fascismo; Papini, più de! povero Giu· liotti, sempre ostile ad ogni spirito democratico, ieri e oggi, prima e dopo il fascismo, e sempre invitante a rifiutare il Manzoni e l'« infelice Lamennais n ed a respingere iattantemente !a partecipazione dei c11tto· !ici al popolari.smo e alle varie forme di democrazia cristfona, da La Pietra infernale a Italia mia, e pronto ancora qualche mese fa a scrivere rulle colonne de! Corriere della Sera questa " scheggia" qualunquista: « La politica si riduce all'arte di persuadere i popoli di una di queste due cose egualmente sbagliate: 1) o che essi sono governati net ·miglior modo possibile da principi o c11pi infa!!ibi!i simili 11 benefici semidei, mentre si tratta, il più delle volte, di monarchi me– diocri o maniaci spesso ingannati dai f11voriti o rim– becit!iÌi dalle favorite, oppure di autocrati improvvi· s11ti e impulsivi egola-tri e boriosi, vittime d'i!!usioni e di vanità e sopratutto delle camari!le che si danno l'ari.a di seroir!i e invece li sfruttano e li tradiscono; 2) oppure che i popoli sono capaci di governarsi da sé, ,Per mezzo di delegati, eletti d11 maggioranze dt analfabeti suggestionati, di mediocri indifferenti, dt faziosi fanatici, di satelliti venati e di molta brava gente che di solito non sa nu!111 di nulla nè degli affari pubblici nè degli uomini che dovrebbero essere scelti per condurli». E' propri.o su que sti card ini antidemocratici che legittimamente si è fonda.ta l'accusa di un prefa– scis-nio de!la Voce. L'a ssolutism o religioso, che ai iden· tifica a!I'assolutismo politico, e ne spartiscono a vi· cenda i vantaggi. II teocraticismo, che giò. serve at fasciati per ammantare· i! toro imperi.aliamo, ne!I'atlo stesso che essi riducono per -i toro fini il cattolicesimo ad una qppendice mediterranea e latina ... Leggete La disfatta del socialismo de! L1tnzi!lo, pubblicato ne! '19 dalla Libreria de!la Voce, (lasciatemi ricordare !'esemplare stronca(ura fattane da Togliatti su L'O~ dine Nuovo), e già vi troverete t'avvio ad un catto– licesimo a formato ridotto sulla latinità e sul naziona· !ismo; leggete Problemi e realtà del fascismo, del '24, 'di Pe!izzi, e vi troverete una divulgazione gentiliana dell'identità tra romanitd fascista e chiesa romana, neppure de! tutto tral11sciata in quella mezza palino– dia che è i! su.o libro de! 1949, Una rivoluzione man· cata; e notate che mi sono !imitato a citare due fonti non spregevoli, guai se scendessimo a Paolo Orano! Ma sinora - se non in parte da! Garin nette- ec· cellenti Cronache di filoso"fia italiana - sinor11 non è stato studiato, in seno alla Voce, !'apporto anche p11rzia!e dato da alcuni elementi democratici, t'Amen' dota, il Salvemini, i! De Ruggiero, l'Einaudi, !'Omo– deo, i.! Caroncini, !o stesso Croce, e magari l'Ambro– sini, oltre a Jahi.er; e pochi hanno dato rilievo atta collaborazione di alcuni modernisti. i!• Boine in test11, il Marr-uèchi, i! Minocch-i, i! Casati, lo stesso Murri degli anni 1909-1912, benché così bist•rattato da Prez· zolini, e meno che meno nessuno ha posto in luce la collaborazione di alcuni cattolici militanti, che abbta· mo incontrato nel!'una o ne!l'a.ltra Lega e che ritro· veremo tr11 i popolari., il Vaina, il Donati, I'Avo!io, il Tosatti, l'Ani!e, il Canaletti Gaudenti, Si!vio·D'Amico, Egi!berto Martire, e soto quest'ultimo passerà 11 Mtts– so!ini. Ora, non è che io presuma di mettere tout court i! nome di Granchi in mezzo a questi effettivi coL· laboratori vociani; ma volendo trovargli un terreno d'incontro culturale è qui che- g!i va dato un posto, tra questi cattolici in regola con !a cu!turà' nwderna, che voltate le spa!!e a! positivismo sapevano condurre un be! dialogo con l'idealismo o col pragmatismo e sopratutto erano in grado, di leggere senza nè pre- ''.'"'"!<'~1 :, \ 1 Giovanni Gronchi nel 1912, quando diede alle stampe Il suo saggio critico « La poetica di Danlello Ba.rtoii » Una foto recentissima del Presidente Granchi venzioni nè sconfinamenti Bionde! e Berfison, James e Unammw, Pégwy e già Kierkegaard.. In più, c'era i.n lui e in quei coetanei porfoti da una passione poli• tica !11 eco di alt.Te l.etture, Marx e Proudhon, Tacque· vitte e Sorel, Oriani e Pareto, Marx, venuto avanti su!la scorta degli studi ctel Merlino, de! Co!ajanni, dei due Labri.o!a, e quindi di Croce e de!!o studio gio· vanile di Gentile; quanto ad Arturo Labrio!a, Gran· chi leggerà in quegli anni Riforme e Rivoluzione so– ciale, de! '04, Economia, Socialismo, Sindacalismo, de!– !'11; Il socialismo contemporaneo, de! '14, e il Socia– lismo Catto1ico de! Drnmont presentato net '910 dallo stesso Labriola, come aveva ,tetto, Le socialisme chl'é– tien de! Peri.n, il Socialismo cattolico di Nitti, •d.e! 1891,'".(che era piaciuto tanto al cardinal Manning quanto a Zola, . che vi si ispirerà e documenterà per i! su.o Rome), La questione sociale de! Bielerlack, Il concetto sociale dello Stato de! Gump!owicz, ,Pro– letariato e borghesia del Miche!s, tanto per giocare su quàlche titolo.- Proudhon, tradotto anche da Jahier, Gronchi !o citerà pitì volte nei suoi discorsi, quasi già scorgendovi que!l'attu11!ità messa in luce da! De Lubac nel suo recente Proudhon et le Christianisme. C'erano inolt"Te i testi classici della sociologia cat· GIANCARLO VIGORELLI (Contlnuaa pag_ 2) IL LIBRO DI CUI SI PA.RLA. * Dalla cultura alla politic nel e( Gronchi)) d Vi~ore * Il grosso saggio biografico-critico apparso in questi giorni presso l'editore Vallecchi riporta in primo piano i problemi della parte– cipazione costruttiva dei cattolici nella dinamica della vita ita– liana e della stretta interdipendenza tra azione e cultura * di FERDINANDO VIBDIA. Se è vero che la crisi della rienza di vita morale; ma tra cultura italiana è essenzial- gli uomini politici italianj mente una crisi palitica (nè d'oggi lo stesso Granchi rap– siamo noi a notarlo per la presenta la rara espressione ptima ,volta), altrettanto ve- di un contatto non sporadico ro - e non è un giuoco di nè occasionale e tanto meno parole - è il rovescio di que- dilettanti~tico con la cultura, sta propositione. cioè che la ma di una identificatione po– crisi della poliitca italiana. litica-cultura che concorre in almeno dal 1924 ad og.e;i, è pieno alla formazione di una in ra.e;ione diretta di una crisi personalità espressa ormai in della nostra cultura, di una quarant'anni di azione poli· sua difficoltà di tornare ad es- tica. sere un elemento propulsivo Ed è appunto sull'azione della vita politica e sociale politica di un uomo di cultura della nazione. Comunque il che è impostato il saggio del distacco, ormai più che tren· VigoreW, il quale pr~nde l'av– tennale, tra politica e cultura via del suo lavoro da quella ha impedito e impedisce lo pagina ormai famosa di Pie– svilupparsi in Italia di una ro Gobetti su Granchi pub– diaì.ettica che appunto iden- blicata su Rivoluzione Libe– tificando ·l'una· nell'altra at· rate del 5 luglio 1925, nel· tività e viceversa, permette la quale « l'uomo d'oggi» e Quel ricambio or)l"anico sul « l'uomo di domani » è gua~ piano sociale e politico, al dato forse non senza qualche quale sono affidati jJ civile dialettica ironia («E' troppo progresso di una nazione, la abile; una vivacità toscana; dinamica delle sue strutture, una sicurezza oratoria di pro– il continuo aderoamento del- fessore di lettere; accorgi· la vita nazioni!le ai problemi menti tattici propri di un ex– che si risolvono nella creazio- militante dell' Atione Cattoli– ne di nuovi problemi. ca»), ma anche con ricono– L'immobilismo, questa atro- scin:,enti precisi_ e senza equi– ce tabe dorsale che a secon· voci: « Gronch1 sorprende e domina per l'agilità giovanile, per la modernità inquieta ed enciclopedica »... « uno sco– pritore di nuovi orizzonti. Non può stupire tra i popolari la fresca eleganza con cui egli cita Sorel e Maurras. Croce e Bergson »... « Nessun attro cattolico ha la sua finezza e agilità parigina, nè la sua de– vozione al pensiero moderno, nè il suo culto per lo spirito di contraddizione, provviden– za e sale della nostra socie– tà ».•. « soltanto l'antifascismo poté fare di un toscano in– quieto e realizza tare un uo– mo superiore a se stesso ». Giudizio non certo dettato soltanto da una simpatia e da un'affinità personale: l'in– dagine del « protestante » Go– betti nel mondo della cultura e della politica cattolica alla vigilia del colpo di stato fa– scista (il secondo, quello del 1926) è quanto mai acuta e priva di preconcetti nella sua distinzione tra le « avventure politiche d e l cattolicesimo ateo n, il cattolicesimo legit- FERDINANDO VIRDIA (Continua a pag. 2) da delle epoche assume i no- 1-------------------------~ mi di sanfedismo moderatism·o conservatorismo liberale (e il· liberale) nazionalismo fasci– smo compromesso conformi· sta (di centro, di destra, di sinistra), che paralizza ogni nostra possibilità di diventare una nazione veramente mo– derna e cl;)e è responsabile di un'Italia assai più inver– tebrata di Quella che non fos– se la Spagna osservata da o~ tega y Gasset, è la conseguen– za diretta di una tale disso· ciazione che si traduce da una parte nel diffuso disinteresse di partiti governi uomini po· litici non solo dai fatti della cultura, ma altresì da ogni vero dibattito culturale, così pure la spoliticizzazione del mondo della c\i,fl:ur.a, secondo un bendismo malcompreso che lo stesso Benda negli ultimi anni della sua vita guardava con disde.e:no. vi concorre in modo, determinante. POESIE di Renzo Laurano *· Alte torri di Alte torri la sera. Lunghi esodi: carri e folle sera da varchi traboccano intrusi. Ascende odore di mossa palude. La città 111-dicata ora sogna una strada di fuga alla luna in un fremito in piédi. Infervorata al sogno da ascensori... Essa appare oggi come il frutto più deprecabile del ven· tennio fascista, quando gran parte della cultura italiana fu costretta ad uno sterile eser· cizio di autofagocitatione. E quando una parte della cul· tura it.aliana parve riprende– re nella Resistenza i contatti con la politica, si trovò quasi del tutto impreparata a proiet– tare al di fuori dei fatti con– tingenti di quell'ora la sua :,______________________________________________________________________________ ..J nuova esperienza e a ripren· * Solo mar~ La puhbl!icazione, tuttora abbastlanza recente, di tutti i saggi e di tutte le lezioni che Francesco De Sanctis ci ha ANCORASUI SAGGIE LE LEZIONIDEL GRANDECRITICONAPOLETANP * lasciato. pubblicazione dell-a quale è benemerito l'editore Einaudi e che con grande di– ligenza e -oculatezza ha cu– rata Sergio Romagnoli, ci dà una idea adeguata e della De Sarictis e il mondo dantesco lunga meditazione e -della varia penetrazione che il cri- tico napolitano impiegò dal 1853 al 1870. Certo la l:nag- gior prova ch'egli abbia dato del suo vigore e rigore critico tesco, egli si adoperò con una è da ricercarsi proprio in que- indagine scrupolosa e impar– sti scritti danteschi: scritti ziale. cosi che si può dire cl1' intorno ad un argomento, che tutta l'opera della critica eru– era stato deformato del pre- dita venuta dopo - critica ponderare del sentimento pa- filologico-storica - non ha triottico di alcuni, e, comun- fatto che sviluppare ques:a que, argomento arduo a com- indagine e questa ricostruzio– prendersi in tutta la sua mo!- ne fatta dal De Sanctis. Ed teplicità d'aspetti. e a pene- aveva torto ad accusare il trarsi in tutta la sua vera grande critico napolitano di essenza. Impreparazione storica e filo- Il De Sanctis fu buon pa- logica. Un altro torto. anzi triota; e per la patria soffri essa aveva :quello di crederf carcere ed esilio. E pure riu- che bastasse, per intendere sci a liberarsi. anzi a non Dante quel lavoro d'indagine farsi trascinare dal sentimen- filologico-storica: esso, invece. to patriottico, e fece di tutto poteva servire soltanto come per collocare e intendere preparazione a comprendere Dante nel suo tempo piutto- e a sentire la forma, la vita sto che attribuirgli sentimenti che quel mondo morale e in– e ide e dell'Ottocento. La fi- tellettuale di Dante av<>va as– gu.ra di Dante .se, come poe- sunto nella concretezza della ta, er a figura universale, comt> opel'a d'arte, a comprendere uomo era una figura partico- e a sentire la vera rea!td d1 lare, le cui idee· e i cui sen- quel" mondo. E quest'altro la– timenti po:evano intendersi voro fece. appunto, il De solo in rapporto al tempo in Sanctis nei vent'anni di me– cui egli era vissuto. dilazione e di prove ch'egli E a mettere Ìll evidenza la dedicò al grande argomento: temporalitd del mondo dan- sicchè egli, dopo aver disc~r- di * FRANCJESCJO BIONDOl-'Jl.,W so dei misteri e delle visioni la quale è veramente e pie– anleriori aUa « mirabile vi- namente storica, cioè intelli– sione • di Dante. e dopo aver genza, nel tempo, del valore disegnato il quadro della vita eterno dell'opera d'arte. la italiana agl'inizi del Trecen- cui vita. nel momento stesso to, e dopo avere, ancora, se- che s'inserisce in quella, sem– guito lo svilupparsi della per- pre evolvendosi nei1secoli, del sonalità morale e politica e popolo cui appartiene, la su– religiosa del tempo, intrapre- pera attingendo i,! ritmo dello sa l'analisi e la ricostruzion, spirito universo. lei mondo poetico di Dante, Nè il De Sanctls, studioso rilevandone la profonda urna di filosofia, e di filosofi idea– nità. e cioè la realizzaziont> listi · per giunta, si lasciò che nel poema dantesco era trascinare dal raziocinio: poi– avvenuta della • commedia chè. se egli riconobbe essere dell'anima •· la Divina Commeqi-a « una Egli p erciò. mentre ne at visione dell'altro mondo alle– ferma.va !a «temporalità• ne gorica •· ed essere special– rivelava • l'etern~1à •; e men-· mente il Pdradiso una costru– tre ne affermava il fond< zione spesso intellettualistica « storico • e « particolare • riconobbe pure essere Dantf' ne rivelava « l'universalità un « poeta •• e che « ~compa– Muor Giove e l'inno del poet, riva il figurato. in -tanta pie– resta! - Lo intese bene i: nezza di vita, fra tanti par Carducci. che tuttavia contr, ticolari •· ' il De Sanctis e la sua critica Quella pienezza di vita egl; estetica più di una volta ar svelò attraverso l'esame dell~ mò la punta dei suoi stra!. tre cantiche, e attraverS<• Così il De Sanctis riusciv, quello, mirabile, di alcunf' a realizzare quello che è, an famose figure dell'« Inferno ». che oggi, l'ideale della critica: Francesca, Farinata, Pier del- 1-aVigna. Ugolino. Se egli si fosse fermato alla veste alle– gorica, non avrebbe scoperta l'arte dantesca. Disse bene egli: « L'allegoria è una pri– ma forma provvisoria dell 'ar– te•: cioè. ha valore non in sè, ma in qu-anto si trasforma neJ figurato. La critica ch'è venuta cjopo quella del De Sanctis si è fermata invece alla allegarla, e si è smarrita in tante interpretazioni, in una selva selvaggia ed aspra e forte di significati recondlti (ricordiamo sopra tutti Pa– scoli e Valli), e però ha fatto spesso violenza al figurato perchè si,gnificasse una data figura: forse quella cne nep– pure era nella mente d1 Dante. Ma se, tuttavia, la critica non debba avere il sospet:v che Dante abbia voluto si– gnificare qualcosa nella vi– sione 'e nei particolari . 1r .a visione Immaginata 11 De Sanctls non dice. E come avrebbe potuto dirlo? Un'ape. ra d'arte non nasce dal nulla, non cresce nel vuoto: ha la sua base. il suo clim-a, i ~uLi rapporti, che confe~,scon) a essa una particolare indole, senza intendere la quale non può intendersi l'opera d'arte. E quell'indole egli spiega di– fatti, prima di entrare nel vivo dell'opera d'arte. e di– chiara il significato dell'al– legorica visione. ed espone i concetti di essa « quasi con le stesse parole di Dante •• e avverte che « con questo fon– do generale si lega tutto lo scibile di quel tempo: meta– fisica, morale. politica, storia. fisica astronomia, ecc. •· Ma p_oisvela anche quale concre– tezza ab.bia raggiunto quel mondo allegorico, pregno d1 significato tanto vario e tan– :o grave. quale particolare accento urnario abbia raggiun. to ogni cantica. « Nato - egli scrisse - a immagine del mondo che gli era intorno: simbolico, mistico e scolastico, quel mondo si trasforma e si colora e s'impolpa della sua sostanza, e diviene il suv fl,glio, il suo ritratto •· Ma non c'è figlio senza pa– dre, e quale sia stata la se– men a generatrice egli non disdegna d'indagare: ammo– nimento a una recente critica autorevole, la quale volle re– secare dalla costruzione dan– tesca tutto il verde ch'era cresciuto intorno ad essa e tutta la flora ch'era spuntata fuori da essa: volle insomlna rompere l'unità spirituale de pcema dantesco. FRANCESCO BIONDOLILLO dere UJ\a s1,1a funzione pro· puls!va. Cattolici matxisti Ii· berali che fossero gli uomini di cultura (ne sono prova le reticenze degli intellettuali di sinistra di fronte allo svolup– po del disgelo sovietico e la reprimenda altezzosa di To– gliatti contro Fabrizio Onofri proprio in questi giorni) do· vettero adattarsi in ogni loro accostamento alla politica, ai dettati dei puri politici, ~lle loro formule in sostanza an– ticulturali. ' Una coraggiosa rivendica· zione della stretta interdipen· denza tra politica e cultura e della funzione direttiva del– la cultura sulla politica va me fatto creativo. come espe– gio di Giancarlo Vigorel11 Granchi - battaglie di ieri e di oggi apparso in questi gior– ni nelle edizioni Vallecchi. Non si tratta, occorre dirlo subito, di una biografia vera e propria e tanto meno di un saggio agiografico sull'illustre uomo politico che è assurto alla suprèma magistratura de!la Repubblica italiana. Tra gli uomini di cultura italiani Giancarlo Vigorelli è nel no· vero di colo ro che hanno ma! (giormen.te sviluppato il !(ust o (e non si tratta di un _gusto personale che si risolve In sterile gioco soggettivo) della politica, della politica come fatto di responsabilità morale, come rifiuto sia di ogni esteti$mo e sia pure di quella vera e propria tTahi– <on des clercs che non può non condurre l'intellettuale • in una posizione di estraneità c'lalla vita, alla sostanziale negazione dell'intelligenza co– me fatto creativo come espe- ~ Luna e nel solo mare ieri notte _µybattello eravamo_,,-fu un bagno molle ,e vago di luna. I Nella barca nessuna donna ma languidezza femminina e fu dolce ricordare· ogni bella. * A11fora ;:reca L'ora calda in te manca di miracolo o d'acqua lève. E alta stai anfora giusta, e guarda!, il vasaio cli te ancora ha le lunghe mani, o pura, dipinte. A simiglianza sua ti fece, sorfa dal fango, il più sereno degli artisti, esemplare anfora modello, a due anse. Invocata nei cori taci. L'anfora è casta. Alta eguagli il vasaio freddo. A lui stai cli fianco di uno spazio. Arieggi la sua mano elegante. RENZO LAURANO

RkJQdWJsaXNoZXIy