la Fiera Letteraria - XI - n. 31 - 29 luglio 1956

• Domenica 29 luglio 1956 t~ FTERA LETTERARI~ -------------------------------- LA XXVIII BIENJXALE IN 'I' E RNA ZIO N AL E D'ARTE A Moralità di i\rturo Tosi ALBUM DI Presi dall'emozione, alla no– tizia del suo trapasso parlam– mo su queste colonne di una nostra ultima visita ad Ar– turo Tosi, sottolineando i ca– ratteri cari e quasi innocenti dell'uomo; e di quel nostro stato d'animo non è ancora spenta l'eco se, di fronte alle sessantanove opere esposte nell'attuale Biennale ci rie– sce difficile dire dell'arti la e tentare una collocazione prospettica di natura in qual– che modo storica. Tosi è an– cora fra noi, col suo fascino di signore lombardo, bonario e deciso nello stesso tempo, colto e che sa dissimulare la sua cultura con un fare na– turalmente dimesso; più vi– cino ai giovani che a quelli della sua età, attaccato a una pittura né vecchia né nuova, ma rispondente a un'intima esigenza che non nega la tra– dizione pur non essendo tra– dizionale. Questo suo modo di essere produce un dipingere che sembra oscillante e che un modo nuovo di tradurre nei colori uno stato d'anitno. sen1- pre oscillante ma non incerto poichè J'ostillare è la dina– mica del fare. Solo la « morta certezza» giustifica lo sti– lismo: e nulla di più anti– bizzantino della pittura di To i. Da parte di critici prov– Yeduti e affettuosi (Apollonia e Argan. per esempio) s'è voluto minimizzare, e forse scusare. l'apporlo di certo di– pingere di stampo lombardo ottocentesco, per porre l'ac– cento su~a cosiddetta « lezio– ne di Cézallne »: cosi come per Morandi si parla con più compiacenza di precedenti da Chardin e si sorvola stù suol più certi riferimenti ai risul– tati migliori d"una tradizione bolognese che in lui trova fi– nalmente il suo massimo poe– ta (indimenticabile pomerig– gio petroniano. nelle sale di una mostra di Guido Reni. allorchè Morandi volle quasi uno per uno commentarmi i quadri del pittore settecenti– sta e sottolinea re la bellezza di alcuni particolari: un pae– sagglno ai piedi di una Ma– donna manierata, la libreria a sfondo di un enorme ritrat– to. la squisita natura morta inserita in una calligrafica scena mitologica, ecc.). Il ricordo di Morandi. a proposito del Tosi, può avere più di un significato: può dir– ci, fra l'altro, della repellen– za dei due pittori per la fi– gura. vòlto ogni interes5e al paesaggio e alb natura mor– ta. Ambedue svolgono una pittura di tono, in Tosi non depurata del chiaroscuro lom– bardo e con più di un reli– quato romantico, in Morandi libera, icastica, assoluta nella sua rara e ineffabile purezza. I paesaggi di Rovetta sono strumentali come le bottiglie di Morandi: To i canta con una sua voce sommessa e bo– naria: il canto morandiano, invece, raggiunge l'altezza di una lirica che ha superato tutti gli inceppi del soggetto. Nel dipingere paesaggi e fiori (quasi sempre gli stes– si, ma sempre in funzione di emozioni diverse), Tosi cer– ca di giungere a una inten– sità di toni e a una robustez– za chiaroscurale, avendo pre– sente non tanto Tallone quan– to la tenerezza intima di un Ranzoni, non tanto Cézanne quanto la singolare bellezza espressiva di un Monticelli: e non c'è dubbio che a Ran– zoni e a Monticelli (quest'ul– timo da Tosi conosciuto in Provenza ed amato tanto da' comprargli alcuni quadri) debbano riferirsi alcuni par– ticolari sviluppi tosiani; men– tre torna a suo onore il fatto che abbia saputo resistere ai vari « ismi» per seguire una sua personale sollecitazione poetica. Si sa che non si a1~ rese al di.visionismo di Gru• bicy. al futurismo imperver– sante durante gli anni del suo più intenso lavoro ed ai teo– ricismi e tecnicismi in genere che da un cinquantennio mor– tificano ogni tentativo di espressione estetica. « Tosi - potrà scrivere Argan - ha capito Cézanne senza far tor– to neppure col pensiero ai suoi antecedenti lombardi: Ranzoni, Gola, Rosso ». Per– ciò. questo pittore, a un arti– sta quale Bernasconi, è po– tuto apparire non solo come una delle più tipiche espres– sioni lombarde, ma come il più schietto paesaggista del– l'ultima generazione italiana. Allorché gli elementi più genuini della cosiddetta tradi– zione lombarda in Tosi s'in– contrano con l'impressioni– smo, si produce fatalmente lo assillo di una impaginazione cromatica un po' fuori dai ca– non i e nello stesso tempo coe– ren tissima. fusa e resa squil– lante da un nuovo e profondo senso della luce. "Compiva a suo profitto - dice il Val– secchi - l'unico percorso giu– sto: del riscontro della veri– tà di natura sulla irriducibile qualità del sentimento e non l'operazione in versa, che è sempre operal,Jone equivoca». Gli incanti del paesaggio di Rivetta e della Liguria. i suoi splendidi fiori e in genere le sue nature morte nascono dal– l'esigenza di mantener fresca ogni immagine visiva che non :ndulge al racconto (ecco un grosso equivoco di alcuni cri– ~ici) ma tende sempre, sia pure con risultali vari, alla pienezza lirica. Dal 1896 ai primi anni del nostro secolo, l'irre'quietezza di Tosi denuncia un periodo sperimentale e nello stesso !empo formativo (oltre a una sua opera esposta alla Bien– nale di Brera nel 1891, ricor– diamo T<'sta di fanciulla espo– sta a Milano nel 1900) se è * Di fronte alla ~i.upida boria di mo le e di modi a noi e i.ranei. la mode (ia degli a unti (osiani - da cui sono naic opere belle o comunque gcnmne non climinui. cc il diriUo clcll'ar(is(a lombardo alla no trn p1u schictfa nc·onosccnrn )f,- di GICSEPPE SCIOU'l'IXO ,ia allora era costante nell'ar– :ista lomb"ardo l'assillo di li– berarsi di ogni conato veri– stico, teso nello sforzo di ren– dere abituali gli impulsi per ;,:iungere a un interes e sciol– to dai dati oggettivi, un inte– resse fantastico e quindi di ,•ssenza, nel .._uo r-:i::0, pitto– rica. L'apparente monotonia Jel soggetto - osserva Ap 11- !onio - serve aH'.,.rtista per ~sprimersi secondo un suo lin– ,;1.1aggioche scaturisce da pr.:i– fonde ragioni interiori: e in– vece di una <<meccanica», ab- 'Jian10 una cromia Chi.!. put Jolta alla "t 'l.=a n.!a1,à og– ~ettiva. è sen1pre diversa: < l'arte di Tosi si cons?Jcra perciò come la testimo:11 lnza di un linguagg:o pWorico che '10n si consutn~ o--! e.:i:.,sr.<"ra in certe esperienze, bensi ci1e si localizza nella s:•)IJe :ta coincidenza di tatto pitto:.r:, e fatto sentimentale"· D'ac– cordo: nulla di più erra'.r; ,·he con iderare Tosi quale ~ntesi– gnano di una pittura che idealizzi la realtà di natura. La poesia, in i!ltri termini, non risulta da una mediazio– ne, non è un compromesso; è una linfa congenita alla quale l'a1iista sa rigorosa– mente sussumere le varie ,e occasioni l►, Solo nove sono alla Bien– nale le opere dipinte da Tosi durante gli ultimi anni dello scorso secolo: dopo Vento di montagna del 1900, si passa a Il viale del 1921, sino a un acquarello del 1955. La sta– gione più produttiva di que– sto artista, quindi. dura circa un trentennio; e questo tren· LA PARTECIPAZIONE DI VI CENZO CIARDO * Una incorrotta pittura * Col da,:si tutto intero ad un lavoro rarissimo in questi anni facili. Ciardo ha vinto le astuzie del tempo; c"è da supporre che un giorno sarà tra quelli che segnano il tempo con la forza dei loro emblemi di * LCCJl~O A1'CESCHI Non credo davvero di commertere nes– stma grave indiscrezione se dirò subilo che vedere le ultime prove di Ciarda e stato per me ttn piCLcere. ttn piacere nuo– vo, complesso. un poco esaltante, intendo una sorta di felicità che rapisce come ac– cade talvolta ascoltando altissime pagine di musica. Descrivere pienamente le ra– gioni di un piacere come questo è certa– mente cosa impossibile. D'aUra parte, non intendo proporre un paragone ira musica e pitturCL; qui vorrei solo suggerire l'idea di un risultato moUo fermo. maturato, sicuro di sè, di mia estrema serenità e di tale purezza da comunicare come il moro di un leggero delirio. Di fa1to, la personalità di Ciardo ha davvero molta forza; e, intanto, ecco un uomo, ecco un pittore che a11isce secondo una ammirevole, e oggi troppo dimenti– caia, • filosofia della fedeltà•· In una nota del pittore Ciardo stesso ha scritto: • ap– partengo alla schiera di coloro i qttaLi, serbano fede a certe verità piane (e, quin– di. necessariamente, o apparentemente modeste) sanno in partenza, e non se ne dolgono. di non poter offrire quell'inte– resse pieno di eccitazione ansiosa, che molti oggi._.•. Nessuna • eccilazione an– siosa ,. o e conversione improvvisa • in quesla pirtttra. La lunga storia di un !CL– voro condotro innanzi senza sosta, con piccole. conquiste di ogni giorno, sta li a dimostrarlo. E' commovente: Ciarda figu– ra, di fallo. uno dei pochi ormai che pen– sano a.Ua fedeltà verso l'arte come ad una sorta di coerente, continua, e come lentis– sima crescila nell'ordine di un lavoro tutto impegnato in se stesso e tutto so– stenuto dalla meditazione ininterroua di alcune fondamema!i idee della pittura; e sa bene che per 1ale via, e solo per tale via. si raggiungono certi sviluppi deside– rali, risultali nuovissimi. e non effimeri, una sorta di discorso fermo, consistente, assodato. Un cri1ico che abbia tempo per certe ricerche minute e preziose potrebbe sta– bilire con esa1 tezza tutti i momenti e i movimenti principali di uno svolgimento che. iniziato, come in una preistoria, nel vedutismo della tradizione paesislica del– la ,,cuoia di PosiWpo, ha saputo raggiun– gere, con laboriosissima e prolungata ri– cerca. di educazione, di eliminazione, le amtali ragioni post-impressionistiche; qtti basti dire che a sessant'anni Ciarda ha ora Taggiunto ttn inconsueto movimento cli purificazione e di Tilevazione delle forme, una straordinaria efficace intensifi,ca:::ione lirica del colore, e, forse, in una !iberici che è rigore. i s11oi Tisttlta1i più saldi, fi– nora; e che non è a[Ja110 fermo. anzi ;,, solerte progresso. sempre più promo. ' Nella sua pr11ni11vaJormazione meridw– nale Ciarda ha immesso. dunque, una shitassi pit1orica, per quel che riguarda la forma-colore e !e ragioni del tono, cl, origine émpTessionista, ma lale, poi, che lw fatto propri suggerimenti e proposte di fauves e di espressionisti; e un ardente colore dislende qttella inquietudine d'Ett– ropa in un tempo senza tempo, che è il ritmo sresso della stta antichissima Pu– glia. quell'ardore fermo del temvo clie esalta un poco. e smemora. Dicevo che qui la forma dà un piacere che comunica tm leggero delirio. Guardiamo, dunque, ! ttllime opere. Ebbene. qualttnq1te sia il modo vo!la a volta di risolvere pittoricamente la forma, Ciardo decanta molivi drammalici del– l'invenzione, può avere una drammaticitd nell'arte 110n dell"arte; e rocca tt11 che di calma superiore, e ttnct chiarezza clie ir– radia sttggerimen1 i e ricliiami. CiaTdo 11011 si perde mai nei falsi incanti del pillori– cis1no, ha rinunziato al sentimen;o ·1n1'ne– dia10 delle • vedute •, e rifima lrr 1iu~Pria corrotta del natttralismo: cosi. s;a cli,, si esprima con i modi di Ùn colorJ 1essu10 a 1arsia. tutlo vivo. necessario, e ricco di ritmi, o a grossi blocchi di fu rma- culore che indica,w la pienezza di v.na forr,,a semplice, definitiva, o con un int rico di fili di col.oTe che creano una sorra d, ara– besco aggrovigliato, sensibilissim?, la Jor– ma qui tocca certe ragioni "ir••;lie rli rara potenza. Qualcuno ha detto che Ciarda hct Pser– citato sui sttoi termini espressivi lo s1esso lavoro di scavo e di approfrm•iimento che i maggiori maes1ri del noslro 1empn /tan– no esercirato nella poesia. S'è quclcos-1 di vero; e, di fatto. egli vince ta stt.1 difJic1le scommessci proprio per questo impPg110 c,ssolttto di riscoperta interiore e di colta elaborazione del suo mezzo espressi110 che è proprio e solo iL colore. Col darsi rutto intero ad un lavoro rr,– rissimo in questi anni facili. Ciardo ha vinto le as1uzie di'! tempo; e c'è eia sup– porre che 1111 giorno sarà tra quplli c.'ie segnano il lempo con la forza dei loro emblemi Per il resto. non posso augurar– mi altro, ora, se non il segttente: che qiwnti vedranno !e nuove prove del!'ar– rista pugliese rivvertano lo -~tesso Pi<Lct're complesso e un poco swpito che esse ltan110 dalo a me. Ora vorrei concludere con alcune parole chiare e molto per1i– nenti che Felice Casorati ha scritto sul– l'arte di Ciardo; purtroppo posso qtti gio– varmi della sua aiuorità sol.o per ricorda– re che egli chiuse il suo breve scritto in– dicando Ciardo • come ttn raro esempio rli persisten1e ed incorrolla moralilà nr Ustica •· LUCIANO ANCE Clii vero, come è :vero, che siu !..-_________________ .._. __ _,_ __________________ _, lennio di operosità - scrive lo stesso Tosi - « fu volto a rendere più limpida la mia espressione, a cercarne una aderenza più intima al senti– mento agresle della natura e al mio amore alla terra». Da sottolineare che il trentennio si svolge da quando l'artista ha compiuto i cinquant'anni a oltre gli ottanta. In che senso, poi, tale ri– cerca abbia avuto luogo lo testimoniano le opere, alcune delle quali troviamo o ritro– viamo esposte a Venezia in un'ampia sala che poteva es– sere meglio ordinata e sele– zionata ma che comunque of– fre nel suo complesso una adeguata testimonianza del– l'artista. Ci riferiamo, fra le opere esposte, a Zoagli dal ponte ( 1937) che in una prospettiva a scalini, volutamente elemen– tare, ci dà 1 'esplodere della luce piena; a Neve d'autunno (1941) che, a un ridere agre– ste in primo piano, contrap– pone la neve sul dorsale dei monti di sfondo. Una Vene– zia tutta sua, quasi un qttid medium fra la cromia bassa .di Rovetta e quella squillante della Liguria. abbiamo in San Giorgio maggiore (1947); la solita prospettiva a gradini torna in Mattino sut Dosso ( I 950). in cui due alberi a sinistra e un inizio di monta– gna a destra danno alla com– posizione tosiana un senso triangolare. senso che carat– terizza molte opere dell'arti– sta. Di un·evanescenza parti– colare. che non include l'idea di una povertà coloristica, è Mattino grigio su! lago d'Iseo (1953). Acquarelli e disegni completano la mostra e con– tribuiscono a documentare il travaglio intenso, la passio– ne da cui nascono tutte le opere ~ quelle riuscite e quelle più o meno sbagliate - di Arturo Tosi. In confronto a tanti pur nobili artisti, che soggiaccio– no ai programmi o ripetono sino alla cifra i motivi nati in un felice momento d'ispi– razione, Tosi ha il merito di trovare il fatto pittorico in una vocazione. cioè fuori di ogni interferenza cerebt·ali– stica. "Tosi (citiamo ancora Apollonia) sfugge alla parte più facile di una realtà pu– ramente sensazionale e que– sta riduce entro la coscienza morale di uno stilè. Siamo cioè su un piano storico ana– logo a quello che poterono avere mettiamo un Bonnard o un Vuillard. E' per simile processo che l'arte sua pos– siede una qualità e un impe– gno sul! ·opera che la fanno ugualmente rientrare nel cli– ma delle esigenze attuali, con lui almeno parzialmente sod– disfatte, specie nelle mirabili nature morte». Acuta analisi questa, e det– tala da un'adesione schietta e affettuosa verso l'opera tosia– na. Tuttavia sentiamo impre– ciso il voler fare una discri– .minazione tra paesaggi e na– ture morte, attribuendo ·a queste ultime qualità che mancano o difettano nei pri– mi. La resa di Tosi a noi sem– bra di uguale livello tanto nei paesaggi quanto nelle nature morte: negli uni e nelle altre l"emozione dell'artista è iden– tica. cioè sono identici punto di partenza (modo d'intende– re la realtà oggettiva) e pun– to di arrivo (effetto lirico, canto dj ogni singola compo– sizione). Se -mai, l'osservazione da fare è questa: mentre nel paesaggio lo spirito di Tosi si allarga. nella natura morta si raccoglie. Due modi. dun– que, egualmente legittimi, di esprimersi, cioè di dar libero sfogo agli empiti della fan– tasia. La verità è che Arturo To– si, giovandosi di un equilibrio caratteristicamente lombardo, comune all'uomo e all'artista, ha saputo intendere il ,·alore propulsivo, la forza endogena della tradizione, postulata non come un modello al quale adeguarsi con un impegno tutto scolastico e in sostanza accademico, ma come un fi– lone da inverare e da arric– chire con una continua ed ap– pa sionata opera di supera– mento. I limiti della sua tematica - anche se stabili cono (come non si può dire per Morandi) una innegabile appartenenza regionalistica - vanno ap– punto intesi come una « pro– gressione continua nel senso d"una sempre maggiore imme– diatezza e concisione e conci– tazione espressiYa » (Brizio)· e quindi la superficie dei suoi dipinti assai spesso ruoresce dalla corposità materialistica per respirare nel clima d'una sensuosa imm_aginazione. 1'0- s1. appunto. e un fenomeno tutto nostro che non ignora i travagli e i valori ultramonta– ni, ma di così rigorosa morali– tà artistica da escludere ogni debolezza e ogni situazione di uccube. E' una artista no– stro, questo signore lombardo che fu semplice come un bim– bo e innamorato dell'arte sua. Sicchè. di fronte alla stupida boria degli importatori di mo– de e di modi a noi estranei. la modestia degli assunti to– siani - da cui sono nate tan– te opere belle o comunque genuine - non deve inganna– re l'osservatore. In fondo a codesta modestia c'è la so– . tanza di un artista che ha diritto alla più schietta rico– noscenza da parte delle ge– nerazioni che a lui son suc– cedute e succederanno. Studiare e ammirare Tosi, del resto, non significa dar fiato a tutte le buccine per magnificarlo: pur essendo noi certi che. se Tosi è morto, la t)oegia sprigionantesi da!l" ,, ... tr, 1 0 è destinata a soprav vivergli. GIUSEPPE SCIORTINO Artus'o Tosi: "San Giorgio Maggiore" Arturo Tosi: "Mattino sul Dosso H Ar(':'ro Tosi: "Zoali dal ponte H L VENEZIA TOSI

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