la Fiera Letteraria - XI - n. 31 - 29 luglio 1956

Domenica 29 lnizlio 1956 L F l FRA LETTFR!\Rl ALLA RESA DEI TRENT'ANNI Le pr~fezie di G. A. Borf(ese nel bellicoso '' Tempo di edificare,, Ogni critico bibliografico. militante Ma col Ogni critico militante - giova ripe– terlo - tiene sempre un po' del profeta, se non vuole ridursi a semplice informa– tore bibliografico. E un'indagine spassio– nata sull'esito delle sue profezie è sem– pre istruttiva. Da Serra a Gargiulo, da Momigliano a Pancrazi e a Cajumi, per limitarci ai defunti, l'assortimento non manca. Ma, fra tutti. Boi,ge,se è certo il più sen1enzioso. Presto o tardi, i giudizi sui contem– poranei giungono a scadenza: resi5tono o cedono? s'affermano o s'annullano? Sono come altrettante cambiali: arriva Il giorno cke bisogna pagarie, altrimenti vanno in protesto. Tanto più ì giudizi in forma di vaticinio: quasi fossero bengala che han preso l'u1n1do e non s'accendono, essi ripiombano miseramente addosso a chi li ha lanciati. • • • Con Tempo di edificare (Treves, Mila– no). nel 1923, Giu eppe Antonto Borgese intese concludere « in qualche modo» la sua pro-,perosa « attività di critico pro– iessionale o militante». Inoltre - senza trascurare La vita e il libro (1910-1913), Studi di letlerature moderne (1915), Ri– surrezioni (1922) - mirò a fornire (son parole sue) « un'immagine certo imper– fetta e incompleta ma forse abbastanza spregiudicata ed ampia della letteratura italiana, fra il meriggio della giornata pascoli-dannunztana e li primo so11gere d'un nuovo tempo n. Ma, nonostante ogni d;versa pacifica intenzione riposta nena vagheggiata garanzia di un'ampiezza e di una spregiudicatezza piuttosto disou- tibili, Tempo di edificare risultò libro polemico, a cominciar dal titolo. Esso !u infatti riferito al Borgese, prima che a ogni altro, giacchè, cssendo5i il Borgese sempre sentito « un artista in divenire ancihe quando esercitava la professione di critico» ed esrendo gran parte degli se.rit– ti lì raccolti contemporanea del romanzo Ru.bè (1921), non sembrò sbagliato il ritenere che Borgese considerasse onnai giunto. per sè non meno che per gli altri, il tempo di edificare. "Essere pienamente quale è mio dovere d'e ere. scrivendo i libri d'arte e di storia che ho prome i a me stesso. e lasciando a, critici nuovi il compito di giudicare alla loro ,·olla ». Al Borgese lo "scr,~·ere romanzi e li– riche e drammi, conservando l'ufficio di giudicare senza t1. gua quello che scri– ,·ono i contem~oranei e connaz.ionali " sembra,·a « cosa moralmente e intellet– tualmente diffkile ", perchè " alla lunga un critico non presen·a la u.a autorità (e, quasi, la sua rLpettabilità) se non correndo la tremenda alea de11'arte o sgobbando sui te ti, e dandone serian1ente le proYe. come fecero Sainte-Beuve e De Sanctis ». Ma ·enza entrare nel merito dei due primi, ' c·era anche un 1erzo motivo, in cui s·a omrnava polenucamente quanto di personale ribolli,rn nell"esigenza arti– stica confe ala in precedenza. Il « tempo di edificare n non doveva considerar 1 giunto .soltanto per il quarantenne Bor– gese, ma anche per tutta la sua ste sa generazione. cui reputava fosse toccalo « un destino per certi aspetti troppo pe– sante e per certi altri un po' futile ». Coru,into eh<' la sua generazione si .:osse trovata costretta "a rifarsi tutto da capo :il gusto, la cultura, le convinzio– ni le idee"· Borge.se escluse ch'essa a,·es– se' saputo. da quelle « difficoltà iniziali >►, trarre altro che «presunzione» e « pigri– zia», finendo per credere che " bastasse entenziare sul cohto di chi fa per esser da più di lui, scrivere qualche be11o e lucido articoletto, stroncare pugnacemen– te i vient-de-paraitre per grandeggiare in trono». Tre esempi cui non sarebbe stato forse arbitrario. interpretando il ,egreto convincimento del Borgese, attribuire un preciso nome per ciascuno: Cr~ce al p-ri– mo, Cecchi al econdo, Pap1m al .terzo. In quanto erano i tre autori contro 1 qua- * tiene passar sempre un degli anru po' del profeta, e non uo1 giudizi giungono v-iwle ridur i a a scadenza, come emplice informatore altrettante cambiali * di E.\'IIICO F.4 LQI I li più a lungo e ptù rorte batte,·a la po– lemica del Borgese in campo estellco– filosofico e critico-letterario. Inutilmente Borgese avvertiva di non a,·er voluto affatto igntficare che « le costruzioni ariistiche valgono per la loro massa quantitativa e che un poemone è per definizione più dt un bel frammento». Inutilmente negava che non vi fosse • sal– ,·czza se non nella scrittura sesquipedale n. In effetti, contro quel punto s'indirizzaya la sua polemica di critico passato alla poesia, alla narrativa, al teatro. E non era il miglior modo per valutare la lettera– tura italiana contemporanea, mai più du– bitando d'e re nel giusto e spingendosi fino a profezie, ohe allora rimasero in sospeso ma che ormai son decadute. Una raccolta come Tempo di edificare, data l'autoritaria specie delrauto,·e. ne sovrabbonda. E interessa, a trenta e più anni di di tanza, controllare quante di quelle profezie si ono avverale. Fatal– mente certi libri invecchiano in misura della loro stessa carica polemica, soprat– tutto quando lo scoppio non ha colto nel segno. Si poteva in coscienza irridere ai co– siddetti • Frammentisti • e ai • Calli– grafi » - che dal più al meno erano poi tutti i Vociani e tutti i Rondisti, vale a dire buona parte dell'autentico originale Novecento - e mandarla buona a Guido da Verona? Eppure, a proposito dell'au– tore di Mimi Bluerte, il B01,gese esclamò: « Quante contumelie, specie da parte dei !utmisti di dest.ra o frammentisti, contro Guido da Verona! Il quale ha avuto il torto di piacere al gran pubblico e di tirare centomila copie ... l\[a prendete un qualunque volume di frammentista. dt lirico puro, e cercate, se l"Ì riesce, di dif– ferenziarlo d3 Guido da Verona ... Se poi Guido da Verona. invece d"irritare i let– terati mettendo insieme romanzi. ave~se adunato in uno o due ,·olumi le sue più belle pagine (quelle per e·empki che si trov•ano nel Libro del mio sog110 erra11te e anche in Mnria Maddale11a). che fram– menti ta di prima qualità! che lirico pu– ro! che collabors1tore di ri,·iste d·avan– guardia!. .. •· Al rimbombo di ·untli proposizioni e.logiatiye e n~·endicative si contrappon– ga lo ·copp1ettìo perfiduccio di quelle sten– tatamente elargite ai Pesci rossi di Emilio Cecchi. E nes uno più rimarrà sorpre.– di doYer registrare che Borgese si limitò a sottoscri\·ere. come « esatto ed equili– brato», il mediocre parere emesso da Fernando Palazzi, agg1ungend 1•i di pro– prio che la caratteristica di quelle « squi– site brevi pro e» è (ossia: sa:·ebbe) ap– punto "la riduzione al minimo dei terni, affinchè più sciolta da ogni Yincolo si manifesti la disintere ·ata arte di scri– Yere "· T3nto vero che. « se si ricorda che fra i libri d'esercizi ce n'è anche uno di Bach, non c"è nulla di male a dire che i Pesci ,rossi sono un libro d'esercizi e di rolfeggi ». Spiritoso, no? Eppure sottoscri se (allorquando ìi re– censì nel Corriere della sera del 9 giugno 1926) certi poisons di Sainte-Beuve: • Un critique, sous peine de s·arréter et de s·an– nuler, ne peut méconnaitre des lalents existants... Il d it prendre ur lui et triompher des ses antipahhies premières. ou méme de ses restriction théorique· persista-ntes ». Gli è che Bol'gese si repu– ta,·a immune da certi difetti e la fran– chezza, quasi la crudeltà di un Sainte– Bem·e nel mettere a nudo se stesso nel .egreto dei ,·elenosi cahiers intimes gli era pre.clus:a dal gran concetto in cui si teneva. Inoltre, è da sapere che - sempre a suo giudizio - • se da Verona ;;crives e ,oltanto pagine. frammenti. riflessi, lembi di paesaggio, e se tirasse questa volta con discrezione. ,sarebbe un immortale come tutti gli altri... Prendiamo la Treccia, e canamone fuori la lotta de, galli, una partenza, un arri\·o, una s,·olla d1 strada, una lampada ad arco poco prima dell'al– ba... 'on c'è nulla da ridire: almeno dal punto di 1·ista degli esteti frammenlisti. Per loro dovrebbero essere perle. E infatti nei loro libriccini a block-11otes non man– cano pagine che potrebbero inserirsi pari pari nella Treccia ... ». Di graziat.amente, « per certi critici il torlo di da Verona è che ,·uol fare colla<ne (e le smercia). Sono perle bucate: dunque sono false ... ». Ma « la critica sa benissimo d'aver a che !are con uno che ha coscienza dell'arte e che senza ,·ili,pendio dell'arte non può trattarsi come un rivendugliolo di carta st:·acct3. Le parve così da principio, e re– calcitra per puntiglio al do,·ere di ricre– dersi e ~i vendica con le Iacezie n. Se– nonchè già allora alla persuasione del Borgese non toccavano che rari e trascu– rabili consensi. Nel pa,ssa,ggio dalla prima alla seconda edizione, Papini e Pancrazi tolsero il da Verona dall'antologia dei Poeti d'oggi. E ormai nessuno più lan– cia facezie nè altro contro un autore che, : condo Borgese, sarebbe stato. a suo tem– po, contrastalo principalmente perohè ven– deva molto i suoi libri in « un paese po\"ero come il nostro, che per secoli non fu capace di pagare J spese della bel– lezza ed ebbe un popolo senza letteratura, anzt senza alfabeto. ed una letteratura senza popolo, !atta pei confratelli ». Facile ironia, che con la quale si pre– tendeva di spiegare il successo di v.?ndita e l'insuccesso di critica di altri autori sul tipo di un Pitigrilli. E nulla più di un paradosso la giudicò, del resto, il Borgese stesso qu,,ndo la ritrovò serpeggiante nel Panorama de la litléraltLre Halienne (Kra, Pang,, 1928) dt Benjamin Ci-émieux Che la letteratura italiana sia impopolare, ro– ba di letterati per letterali, e letterati esclusivamente italiani, è t.m paradosso nato m casa nostra (per esempio Bon– ghi) ». (Cfr. Corriere della sera, 18 ago– sto 1928). Per giunta ricol'diamoci che. a giustificazione di un criterio legalo con qualche argenteo filamento ai borderò delle vendite, Bongese aveva già escla- 1nato: v PO\'era critica. zoppa com Ate la zoppa! Non ci sarebbe male che da, :– se imitare la proverbiale politica dello struzzo, Se non s'occupa&e dei libri che leggono tutti, dovrebbe continuare ad oc– cuparsi di quelli che nessuno legge nè mai leggerà? E' questo il motivo per cui la oritica italiana non è popolas-e in Ita- 1,a. C'è un equLrnco tra la critica e il pubblico. Quella legge certi libri, questo ne legge certi altri. E ,·anno per vie parallele, che non s'incontrano mai n. Per eliminare un cqlti\•oco, Borgese ne meLteva in circolazione molti altri. E ugualmente troppo !acile era piegar per quali motivi di prestigio a un autore co– me il Carducci Iw c stato possibile arro– garsi un potere dittatorio; e per qu:ili altri motivi - ria, umibih nel pa ·aggio, alla morte del Cal1duoci, dalla monarchia a:la repubblica letteraria. nonostante la pre enza di un Croce. di un d"Annun1io e di un Pascoli - non fosse più stato con– sentito ad alcuno di continuare ad e.er – c1tare quel potere dittatorio. Non si era ormai tutti persuasi che « l'autorità di– sciplin'1trice s"ha da cercare nelle idee, non in una \"OCCdi padrone n? E, quan– d"anche una « YOce di padrone» i fosse sol!e,·ata dalla sconfinala landa letteraria circostante. quale ,·ant.aggio - st doman– dò Borgese - ne avrebbero ottenuto gli ,c:·1ttori minori e le belle lettere in ge– nere? « Un tedioso unanime belato del gregge nnitalore ,, (son parole natural– mente !>Ue per la immaginosità che le cont:·e1dd1stingue) an bbe echeggiato per un decennio. mentre allora, in piena re– pubb. 1c-~ let1eraria, Prano '< a.1n111es~e le feconde iniziati\·e ». Borge~e ~o~tenE»\·a che in n1ateria di idee l'accordo arebbc stato piuttosto pa– tria?·cale. pa:·chè ci :;i fo ·:;e limitati a met– tere « in dioeu.;sione un argomento ... di genc 1 ·<" :-upel'iore e tal~ da non toccare gli i-ntere.;.si e ie rnnilà personali». Le banifle c9minc:n,·ano quando si scende– ' a dal:e sublimi a:tezze teoriche si pre– cipita,·a nel!<.' "competizioni di persone e di gruppi •· Senonchè. proprio lui <'ra '! primo a cogliere ogni occa ione e prete lo per dimostrarsi e confermarsi campione tra i più accesi 111 imili competizioni Un e empio? Al Lipparini, per risar– c,rs: da ,è della poca ronsiderazione in cui era tenuta la sua produzione artistica, :;embra,·a certo che non n fo ro allora in lkllia scrittori rappresenlati,·i o, me– gli . c-he non ,-; fosre lo scrittore rappre– sentati\'o e vi fosse invece « un cao· da cui fo! --e .:i salveremo con una energica reazione in senso classico ». Ebbene, Bor– gese. riech ggiando il Lipparini, si rico– nobbe e dichiarò « non molto lontano da quel moda di pensare,,, salYo ad inten– dersi più chiaramente sugli auspicali ri– torni eia ·ici. o reazioni clas;;,cne che Co - .ero. sal\·o cioè a scansare il pericolo sia dei calligrafi • sia dei reazionan E la reazione ci fu. e anzi e, a in alto nel 1920, prnmo -a dal grup:n della Ronda, di cui facevan parte lutti i « cal– ligrafi» e molti dei "reazion:iri » contro i quali Borgese move,·a battaglia sempre che prendeva la penna in mano. E pes– ·o il divertimento, nelle profezie e cogi– tate dal Borgese, era maggiore delrim– pegno. Ad e-empio, nell 0 av 0 anzare una sup– posizione come la seguent'e: « Può essere che fra qualche ,ecolo alcune P<lgine cli Keynes e alcune pastorali di Mercier fac– ciano sorridere di tanta letteratura pro– fessionale del secolo XX. Un'ipotesi non fa male a nessuno n. Dipenderà infatti dal concetto di • letteratura • di cui si di– sporrà. Lo sperimenteranno soltanto i no– stri nipoti? Trent'anni sono pochi. ma sono anche molti se assommiamo tutto quello ch'è succes.;o durante il loro burrascoso su eguirsi. E tanto !"economista Keynes quanto il cardinale Mercier ri-ultano ave- re trovato il loro giusto post.o nei rispetti– ' ,1 settori della letteratura economica e religrosa se1121a suscitare alcuna risata alle spa.Ne nè di poeti nè di romanzieri. Suvvia, appena formulata, non risultò l'iut– tosto retorica la domanda del Borgese a, colleghi in criltca: • Siete proprio sicuri che la bellezza letteraria si cerchi e st trovi esclusivamente o principalmente nel– le opere letterarie? "· Ma s'è già detto che Borgese appro– fittm·a di tutte le occasioni, di lutti i pre– testi. La concorde reverenza e la comune doglianza nscontrate per l'ottantesimo compleanno di Verga e per l'in1!Pfovvisa acerbissima morte dt Tozzi non lo spin– sero for- a seri\• re che « se è grande il maestro unanimemente riverilo, se è nobile il compagno prediletto e rima>ianto, ,-uol dire che la letteratura e la oritica italiana stanno sulla buona strada. llfa allor-a perohè tante ire e soprattutto tanti sdegni di critici contro critici?• Jr realtà. a proseguire quella polemica s·artannava proprio il Borgese, inasprendo,a contro chi non condivideva i suoi gusti e i suoi giu– dizi. Autoritario co1n' ·-a, e sicurissilno di ogni sua opinione ì da volgerla al sen– lenzi050 e renderla inappe1labile, Borgese i dichiarava stupilo e scandalizzato di do\'er constatare « come ogni critico si consideri depo.,itario unico della verità e della bellezza mentre su tutti gli ar,go– menti che contano va co ·1 bene d·accordo coi colleghi e nemici. Vien fatto di pen– sare che queste ire critico-letterarie non abbiano proprio nulla da vedere nè con la letteratura nè con la critica n. In ef– fetti, nessuno più di lui 9i considera,·a " depositario unico della , ità e della bellezza E sarebbe e tremamente agevo– le ricavare da ogni sua opera un'infinità di sentenze e dt dettami, di norme e di diffide. Ogni sua raccolta crittica si pre– sent.a com u,na specie di ma_ unario, indispensabile per non metteD il piede in .fallo nelle sabbie mobili della lett - ralura contemporanea e per cercare di fonda1wi qualche solida ost,i,uzione. Se– nonchè. gira e rigira. le mìg.liori e più salde costruzioncelle er,mo, almeno allo– ra, da riconoscere in quelle ti.Nlte su a11a buona, a peui e bocconi. dat poveri Fra.m– mentisli; mentre , Costruttori di pro– f sione sembravano destinati, quasi con– dannati, a drizzar ca><>e castelli in car– tapesta. Fo11Se si g va un poco, per amor di polemica, dall'una parte e dal– l'altra. E Bo.rgesc aveva buon gioco nel– l'attaccarsi all'esemipio di Federigo Tozzi. Tozzi fu da lui pianto ed esaltato co– me « la più grande fo17..a che :Cosse fmora riuscita a S\"incolat'Si dall"aspro groviglio della letteratura giovane•· Ma, a parte la maggiore o la minore forza. che con gli anni non ha m,ancato di trovare la ,ua ad uata valutazione, rimane da con– trolla, la sorte toccata al vaticinio del Borge~ : u Autori e critici sentiranno pri– ma o poi H do, re di ,·enerare la ~ua ope– ra spezz:ita, di ritro,·are le sue orme. di ricominciare la strada laddove egli cad– de». E il controllo è presto seguilo. Le orme del Tozzi non sono state « ritroYa– le • perché non sono mai state perdute. Così la sua lrada non è stata ricomin– ciata. ben'-Ì proseguita. Dal Tozzi risalendo al Verga, Bor– ge,e a,·e,.-a affE•rmato: « La gloria di Ver- ga r ~terà un po' enigmalica e remota, con lineamenti di sfinge. La sua fortuna è affidata a una categoria di J ttori supe– riore, ed alla ristretta chiesa degli artisti che 1mp~rano l'arte. Il cu.lto dei suoi capolavori non è recente. La generazione letlerari:i oggi pervenuta alla maturità ricon be s mpre una posizione ~ingolare al Venga, anoh questo ossequio !u stranamente parco di parole e se le cose d<'tle per documentarlo raramente sorpas,;arono la mediocrità». In tal modo il Veuga st p~est:wa, senza colpa, al pro– seguimento e all'inasprimento dell,1 po– lemic:i in pro delle auspicate grandiose costruzioni unitarie. « 11 bello e ntuoso edificio della letteratura italiana di fine e principio di secolo si è f.ra <ntAunato come un PJ laz.zo d · sposizione univer:;ale, con gran poi\' rio di calcinacci. QueBa grande lirica personaH.-tica si è polverizzala. e la parola frammentaria insegue la sen– sazione ,e...,za soggetto ». Tutte ai,gomenta2ioni che purtroppo hanno continuato a circolare per aru,i, agevolate e rafforzate dol loro stesso ap– parente buon senso. Ma invero non :,,i sa– prebbe precisare a chi pote_ e allora rife– nrsi il Borgese n l conclud re: ,, Il Verga richiama a sè, com<-' intorno a un restau– rator , quelli che desiderano ricominciare di là da questa di oluzione anarchica. Egli richiama ad una cootruzione classica e umanistica, ad una indagine dei pro– blemi dell'anima. ad uno stile essenziale da cui la decorazione venga abolita. Tutti quelli che vogliono qu,,lche cosa di serio e di duraturo e cercano nell'arte recente tlt1 esempio di volontà f rma, radicata, incorruttibile. si riferiscono a Verga». Constatazione o profezia? Ma. come ieri sarebbe stato impossibile documentare la prima. cosi .sarebbe oggi impossibile ac– certarsi della seconda. E forse il Borgese intendeva semplicemente riferirsi a se G-. A. BORGE-SE Tempo di edificare VK.'RGA I TO~ZI • Y.. PltAOA, ~(OhYT1"1, 1•1RANUf,t.t.O P'APIN1 1 N"O\'Alt-0 1 01'\Ll.rARATJ-~QOTTI, fl', ~. M'ART(t,:J ' . C4'\;l 1•1.l.,JNI, 't'"IUMI. kA\ 1 ~GN~N1 1 GU\'ON1 1 RO~TF:tt:PllLL.l N(('f'OOt->-11, t-RRANTE, Si \PONA.RO, ROCCA, OA. V&RONA* GORKJ Y, TOJ.ST01. MJLAN·O FRATELLT T1t6YES, Enl'l'ORI Secon4"6 :miglia.lo . La copertina del • Tcmp di edificare~ Pag. 3 DOP stesso e al $UO Ru.bè, non meno che a I vivi e i morii (1923). «Remarquez b1en (ha lasciato scritto Sainte-Beuve, che se ne intende,·a): c'èst soi-méme enco,e tou– jours qu'on préfère et qu'on célèbre chez l autres. Chaque crilique. dans !es types favoris qu'il ramène, ne fait que sa propre apothéose n. Resta il fatto che, in alcune sto·,c. Borgese è indicato come " il teorico per eccellenza della nece ilà di un nnno,·a– m nlo della nostra letteratura, non più in senso stilistico di forma, ma di contc– nuio, dt materia p 1cologica "· E ,·i è elo– gialo per a,rere, comunque. sottolineato certe in ·ullìcienze. limitazioni. po,·ertà del gusto contempo-raneo. e quindi la igenza di una letteratura di re;;piro più Ya,to, più umana, più ricca>>. Forse su~ tìpo delle prooaci Sed-u.:::ion.i che ri,·elarono a B011gese, in Amalia Gu,glielminetli, "una artbt.a di tale strepito~a forza che biso– gna la<;eiarla sola n? (C!r. La ~Ila e il libro, I, 174). E si meli.a a riscontro !"esal– tazione di quella pre"l!nta redi,·i\·a affo con la negazione opposta al giudizio di Crèmieux intorno al grand méritc di Un– garetti. (Cfr. Corriere detln .,,.ra, 18 ~' - sto 1928). « E' indubitabile - ha as,1eurato Ccc– chi (Di giorno in. giomo, 359-360) - che dietro 1H'apparenza a sertiva, imperio, ,, aggr i\',a, Bonge.se fu un ~entimentale. anch più che un passionale. E perfino dov'era questione soltanto d'idee t -~ r nar1enti, poteva lasciarsi tra\'olgere d.1 sentimenti e risentimenti ... Così circa b idea di una lirica moderna; che lo fece msong ,:e, eh i sa perohè, a collocarsi qu i come un ainti-Eliot ». Eppure nel '52. la commissione giudicatrice del premio ((1\1arzotto » mise, m suo onore. a verbaie che " il motivo a cui oggi si i-'pirann i giovani è sempre quello della sua Poc– rica dell'unità, cioè l"impossibiHtà di con– cepire una poesia la qua:le non sia anche tutta la vita dello spirito e quindi d1 con– cepire una critica che resti c1rcosc tu giudizio di valore senza impegni con la storia. con la filosofi.a, con la religione ,,. Una tale posizione che, mentre lo di– stingu va dal puro crocianesimo (ma i; distacco e il ripudic- erano già avvenuti da anni), lo schierava tra le file dt, so ciologismo storiografico, non pok, r,nn g'ova-rgli la !acile adesione di certi grup;n letlereri neorealistici. E non per nulla una nstampa delle Poesie ( 1922) reca,•a, nel 1952, a sostegno, giudizi che dal Palau• e Tilgher del '22- '24 passavano al Capas..,o del '52, secondo il quale r« amplLssim,-, canton della raccolta includerebbe « tutta una Weltanschauung e senza :Corse, sinora, il , •tice dPlla lirica italiana nel ,·ente– simo secoìo "· Giudizio encomiastico che non ci senti amo in alcun modo di sotto– scrivere e che respin,giamo unii.a-mente con le amplilkazioni che ne sono state tentate 1n riviste e m antologie da parte di atcun fautori e di alcuni seguaci del eoreali– smo poetico e narrativo, col proposito di esaltare nel Borgese un caposcuola (Cfr. Realtà de11'agosto 1952 e le anto– logie del Pe.drina e del De Franchis. '.\la prima ancora dr. E Cecchi: Tribuno, 24 giugno 1922 e A. Gargiulo.: La lettera– tura italiana del Novecento, 113-118). Tutt'altro che per caso ii pnmo a s~~n.1- lare la compars3 degli Indifferenti d1 l\lora,•i-a ( 1929) come una specie di risa– natrice afferrnazione « antiletteraria », iu dunque Borgese. E lo stesso in precedenz:i aveva fatto con il Tozzi, pur lirico. dei romanzi; e cosi continuò a [are col 1110- vimento della Libra: Emanuelli, Soldati, Piovene; eppoi con Gromo, con Grego e con altri. Tutt.; articoli che, insieme con mollissimi albri, sarebbe utile raccogliere in volume: utile sia per il recensore e sia per i recen iti. Anche perehè intorno ad ognuno di questi episodi si potrebbero rievocare le varie fa i di una controversia 1 tteraria. ohe oggi s'avrebbe torto a con– siderare inutile. anche se gli autori che ne hanno tratto giovamento sono da rico– noscere tra quelli che alla teoria han preferito la pratica e che solo nella raa– giw1ta_ concretezza pratica della narr;– zione hanno saputo meritar la lode Ugualmente è innegabile ohe, in ··empi come quelli d'oggi. le i&tanze della ,·ecchia polemica bo~gesiana sembrano destinate a EKRI O F I.QUI (Continua a )}ag. 6)

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