la Fiera Letteraria - XI - n. 30 - 22 luglio 1956

Pag. 6 LETTERARI:<\' Domenica 22 luglio 1956 li\T !IIARGINE A lllV'OPERA, A {;J\T' l1!TERPBETAZI01\TE. A {!J\TA ISPIR1lZI01lJE cnr,,,c.1 UN CONTRIBUTO DI ANGELOPAOLUZI )f GUSTO ANTISEMANTICO DIFRANCESCO FLORA * Stupenda conclusione del principio di "humanitas", che è interpretazione lirica_del mondo del valore orfico della parola Quel che cont\trba. leggen– do l'« Orfismo della Paro– la,. di Francesco Flora, è il concetto tutto poetico della esistenza. Ripetiamo contur– ba, non suscita stupore; co– noscendo da vicino l'uomo Flora, diremo che l'« Orfi– sm.o » è una rivelazione af.:._ fatto biografica ondl? il let– terario. il pensatore, il mae– stro della parola, si iden– tifica col poeta. Quando, in– fatti, vide la luce il suo « Dal Romanticismo al Fu– turismo», molti considera– rono scoglio al distacco cri– tico-speculativo la presenza lilllca dell'autore di « fin– mortalità », suol primi versi; ma noi appunto in codesto dualismo pensian10 di ravvi– sare la migliore fisionomia del più autorevole letterato del momento. Soprattutto non consideriamo ostacolo alla ~1tica una attività poetica dell'individuo, il quale anzi si avvarrà della sua partico– lare sensibllità nell'intuire il re~le per meglio penetrare la realtà rappresentata; ed è qui. forse il motivo di atte– nuazione di quella fredda obiettività onde al Croce fu preclusa l'intelligenza di mol– ti che nella storia delle let– te-re sono acquisitissimi va– lori (e gll errori crociani so– no noti); qui appunto la ra– gione dalla freschezza dello stile floriano, che fa del– !'« Orfismo» uno del libri di più avvincente lettura del nostro tempo: precisamente questo impone il Flora al Russo, critico il Russo quan– to si vuole attendibile, ma polemico e spietato nel gelo scientifico d'el suo metodo. n Flora imposta il proble– ma dei rapporti poesia-cri– tica. che inversru11ente noi vedremo validi per critica– poesia; comunque, la diffe– renza ch'egli stabllJsce fra l'una e l'altra non appare veramente sostanziele nei due dlversi momenti della paro– la. « quello in cui si attua come arte» e « quello in cui si Ticonosce come arte e pen– siero nel ritmo della vita,. (p. 37), onde, « a confonder– li. perde a suo tempo l'arte e la critica» (p. 285) come è avvenuto al Valéry il quale dice classico « lo s:crittore che porta un crllico in se stesso e lo associa intera– mente ai suoi lavori» (p. 275). Ma int'3nto per il Flora « un mondo senza critica è ugual– mente un mondo senza poe– sia,. (p. 38) (per lo Spen– der u la buona poesia è una critica del linguaggio»). In sostanza, neJ Flora, poesia e critica sono gemelle, nel sen– so che la critica nasce dopo la poesia; e, dei g-emelli, uno nasce a distanza dal pri– mo: ma entrambi eran pre– senti assieme nel seno ma– terno. mano la cattiva critica, la falsa oratoria politica e il cattivo romanzo d'appendice, così pure formano « la cat– tiva poesia» (p. 36). Se, dWlque, l'uomo è paro– la, vuol dire ch'è linguaggio, cioè poesia. Partend'O dalla identificazione vichiana di «lingua-poesia» e attraver– so la linguistica generale del Croce concepita come este– tica. il Flora, rielaborando i suoi « Miti della parola», può impostare il problema della « estetica della parola» (altra v0lta da lui delta «poe– tica della parola,,): la parola in funzione lirica, di « hu– manitas » quindi di -«verità», quella verità della parola che bisogna salvaguardare dalla menzogna o antiparola poi– chè nella verità della parola consiste l'ufficio delle lette– re. primo e fondamentale quello di « serbare la purez– za della parola, custodire dunque la verità e con essa la libertà umana,. (p. 36). In codesta « human!tas » è tutto l'uomo, la stessa spiri– tualità di lui che non è spi– rito se non in quanto parola: «spirito-parola»; ed « esteti– ca della parola» è formula con cui il Flora intende «la essenza medesj.ma dell'uomo, dall{I prima costruzione delle cose nel vergine llnguaggio della coscienza umana alla costruzione ultima che il ver. bum eleva a logos ~ (pp. 438- 439). La vita come poesia. come arte, in cui, scaturendo p_oesia e arte dalla parola. si nconosce non solo rartisf.a ma ogni altro essere umano: l'arte « è necessaria ~iù del pane, anche per chi S1 illude di vivere e di esser vissuto dl solo pane: è la parte più pura e inviolata del comu– ne linguaggio in cui ciascun uomo esprime la sua parte– cipazione alla vita sociale e universale, compone le più segrete aspi razioni del suo destino mortale. E chi per poco si illudesse di avere Jn sè abolito quel lume che gli viene dall'arte, tornerebbe a uno stadlo in cui forse si bela e gorgheggia e muggi– sce e grugnisce» (p. 36): con. cetto della poesia che !onda la società civile attraverso il valore orfico della parola nel quale avviene Ja « comunfo– ne magica che aduna gli uo– mini ad intendersi» (p. 455). E 1nagia è « la presenza in– visibile e concreta delle co– se assenti che la parola evo. ca: memoria della morte»; quindi magia è parola e« poi– ,chè la poesia è il culmine della parola ..., mag.la in som– mo grado è la poesia » (p. 245). Cosl ll mito d'Orfeo si giustifica e si attua nel va– lore evocativo della parola: « mito della parola che fon– da nella poesia il consorzio civile, del canto che le belve muta in uomini» (p. 458). Ma Orfeo esercita il suo do– minio anche sul morti: le– game tra morte • vita è il canto. la magla della paro– la evocatrice del cari estinti. quello che già nel Foscolo !u l'« illusione» della poesia, ~ che infatll il Flora umanizza nella « Preghiera» dei suoi « Canti Spirituali»: Sacro è l'uo1no clte a sera, prima che lui trasmuti l'estasi ebbra del sonno, chtiama a sé i cari mOTti e con essi conversa e se-n.U Iddio. * di NUNZIO cossu Dai quali versi traspare il valore lutto religioso della parola nel significato etimo– logico che «religione» assu– me quale legame ideale fra l'umano e il di vino, tra la morte e la , .J.ta. Principio, non dico d'immortalltà del mito d'Orfeo. ma del suo perpetuo rinnovarsi nella co– scienz-a delrumanità: che è a dire del rinnovarsi in noi della poesia del passato se– condo l'evoluzione dello spi– rito e del senso, onde a ogni età è dato di sentire, è anzi quasi fatto obbligo di sen– tire. codesto primaverile rin– giovanimento in quell'« ac– crescimento », ad' esempio, di Omero o di Dante. all'infi– nito: « Perciò è inevitabile ed è giusto che ogni genera– zlone riscopra il suo Dante» (p. 33) e il suo Omero (p. 459) in « sempre nuovi mo– tivi llricl e umani» (p. 33). Una tale concezione este– tica, •caturita da un umane– simo cosl diverso da quello rinascimentale nella sua pro– fonda esigenza evolutiva che è futuro oltre che passato e presente (l'altro fu una ge– nerosa quanto vana esuma– zione anacronistica del mon– do classico), potrà pure es– sere messa in discussione per gli esiti a una critica che avverte rischi e pericoli di una im1'ldente filologia, sol– lecita, come già la « scuola storiça » dell' '800, di una cri– tica «anagrafica» in cui l'ac– cessorio schiaccia la poesia; ma pure il pensiero del Flo– ra rimane (anche ad accet– tare il carattere che si vor– rebbe saggistico della sua critica o, come altri dicono. alessandrineggiante) una del– le voci più congeniali alle esigenze spirituali del nostro tempo, in una luce di ottimi– smo sulle sorti dell'inquieta nostra società, la quale nel- le pessimisliche illazioni di Thomas Mann. in questo « re– gresso dell'umano», in que– sla « perdita angosciosa di cultura », si avvia « ebbra di istupidimento ..., urlando sen– saz.ionali primati tecnici e sportivi. incontro alla sua fi. ne» (nt=!l «Contemporaneo .., 1-6-'55). Ma il Flora, che pu– re non ignora la crisi morale del '900 originata dal macchi– nismo piegato a strumento di menzogna, donde le ultime guerre, proclama l'umanesi– mo della macchina che « an– che più del linguaggio... di– stingue l'uomo dalla fiera» (p. 106). Comunque. non cre– de il Flora che un'altra guer– ra possa essere, come per il Mann. la « fine di tutto"· poi– chè anche nel1 1 universo 1 co– me nell'uomo, agisce dall'in– interno lo spirito d'Orfeo quale tendenza della materia a rinnovarsi (si sente r(, af– faticarsi» foscoliano) al di là di tutte le disintegrazioni: « Nel giro delle trasmutazio– ni. la men1oria ricomporrà sensibilmente le cose distrul– te e cioè mutate in altra materia ... Il mondo non te– merà dunque che la civiltà crolli per dlssociazione del– l'atomo ... ,, (pp. 129-130). In questo senso il Flora intende <( la verità adombrata nella resurrezione della carne» (p. 129). Stupenda conclusione del principio cli « humanitas », che è interpretazione lirica del mondo nel valore orfico della parola, e che lascia co– gliere il significato alla base antisemantico del pensiero del Flora. La semantica, nel– la sua ricerca degli elementi significativi del linguaggio. stabilisce la pienezza e con– cretezza del significato e– spressivo, non nella parola in sè. sibbene - come affer– ma il Terracini - « soltanto entro la sintesi della frase, unità irriducibile del linguag– gio umano ... Ne segue che il linguaggio in generale è si– gnificativo non in quanto rappresenti, ma in quanto evochi il pensiero»; (in En– cicl. Treccani. voce « Se– mantica n; e cfr., del Ter– racini, le « Guida allo studio della linguistica utorica n, I, 1949, pp. 29-30-96 e passim.); e noi abbiamo sottolineato nel Flora l'importanza della parole come « discorso inte– riore continuo» (p. 148) onde l'uomo è in quanto parola e non in quanto pe:isiero. In tal modo. l'ind0gin1? psicolo– gica alla base della teoria semantica del Bréal, se ha una importanza inneg-abile, « non spiega - dice il Ber– toni - tutta la lingua, per– chè esclude dal suo raggio d'azione la trasfigurazione estetica operata dalla fant-a– sia. Col Bréal e col Wundt.. in altre parole, non si spiega la lingua del poeti» (in En– cicl. Treccani, voce .~Lin– guaggio»). Conseguenza dell'antipsico– logismo sematlco appare nel Flora la condanna della psi– canalisi o teoria freudiana dell'inconscio, i cui errori ri– salgono a « w1a errata teoria della parola » (p. 330), che ridurrebbe. potendo, « tutta la poesia e tutti i poeti e in genere tutti gli artisti al complesso di Edipo» (p. 334): dottrina che ha portato il surrealismo a negare il va– lore espressivo ed eterno dell"arte. onde la poesia è nella « coscienza magica » (e «magia» qui vale occulti– smo), nell'assurdo. nella fol– lia, nell'immoralità. Anche. però, il Flora ri– vendica timidamente. in un cantucdo direi, Ja sua auto– nomia dal Croce. nella sco– perta della parola, pur ri- Corra.do Corazza: " l\1olociclis ti " conoscendo « premessa non valicabile» il concetto « in– tuizione-espressione» d e l quale si avvale tuttavia ... con. strenuo rigore ""· (Ma noi gli avremmo voluto un più «stre– nuo rigorei., nel rivendica– re). Contro chi ha insinuato analogici accostamenti (si richiama a un pa~so della sua << Storia deìla letteratura~,. e ad altro della « Logica »l il Flora chiarisce che il con– cetlo di parola come « di– scorso interiore continuo ►> è suo: nel Croce li linguaggio parlato è conseguenza d"un fatto esterno, del\"atto, ad es., di edificare, mentre nel Flo– ra la parola è ragione non conseguenza deJl'ed i ficare: in sostanza, per il Flora, non chi edifica parla. ma si edifica solo perchè si parla: se non si parlasse, non si potreb)e (e solo in tal senso non possono le bestie) edificare (cfr. pp. 147-148). Se antecedenti son da ve– ri~rsi nella teoria floriana della parola, si potrebbe se mai ricordare il .-.; discorso interiore» nel quale Zenone istituiva la dijlerenza uomo– animale: o meglio il ('( logos ,., di Eraclito, considerato dal Flora conu~ « discorso conti– nuo e interiore,~. « legge del– l'universo espressa nella ve– rità della parola in cui la realtà si riconosce» (p. 165); o anche il « logos >► o « ver– bum » di San Giovanni. sie pure al di là d'ogni confu– sione col tema strettamente religioso. In tempi più vici– ni a noi. il sernto onde Pog– gio Brecciolini stabilisce la ctifferenz-a uomo-animale. o il senno in cu1 H Poliziano ve– de la creazione del consor– zio civile; particolarmente il Flora ha subito la suggestio– ne di Leonardo, il cui acci– dentale è « capacità di lin– guaggio e c3pacità di co- Francesco Flora struire uno strumento di lavoro e un oggetto. che an– ch'essa si riconduce a quel discorso menlale di cui Leo– nardo pa,·la e che prece– de ratto manuale• (p. 101\, per cui si direbbe che egli ~(giunga alla pittura dalla parola» (p. 100). Non è il caso di soffermarci sugli in– flussi vichiani, che iGbbiamo veduto nella identiflc3.zione dj lingua e poesia: mentre un accenno più esplidto si deve al Foscolo, che pure al Vico è legato, e che imposta– va proprio sul valore della parola la famosa orazione inaugurate, base di partenza della prolusione floriana el– l'Università di Bologna nel '53. pur se impiglialo il Fo– scolo ((tra la parola e la seri ttura, tra la pronuncia articolata e !"alfabeto• (p. 9), ma che stabiliva rapporti fra la parola e Je arti che il Flora innalza a « princi– pio... capitale pe.r !"estetica• (p. 14), ma. soprattutto, dal Foscolo il Flora ha derivato !"alto concetto dell"u.Cflcio delle ~ hurnanae litterae .... folti P'Urc i richiami del Leopardi, pa rticola1mente si– )!niflcat:ivo quello dello "Zi– baldone~ che « no! pensia– mo parlaudo » (p. 139). Tutti codesti richiami. non– chè sminuire il metodo dei Flora, costituiscono una pro– ,·a irrefuta,bile della sua originalità, della sua forza vitale. Esso è destinato a la– sciare un profondissimo sol– co nella storia del pensiero moderno. Si potrebbe pure giungere nei conCronti del Flora a conclusioni capziose da parte di una critica av– , ersa: non alla lettera si ac– colgono i problemi di pen– siero, ma neppure alla lette– ra si possono rifiutare. A nes– suno. infatti. potrà .sfuggi– re, obbiettivamente, il me– ra,iglioso m ssaggio cli u– manir..'I, di fede. di franc– escano amore deli"uomo e delle cose, di speranza in w, mondo non ferino, lanciato come un pacato appello (il Flora non è l'uomo delle tri– bune) alla nostra società, in nome di quel solo privilegio che impone ruomo alla be– stia: la parola. Che è a dil'e la d ivù1a bellezza della poe– sia e dell'arte. Noi, sopr,lt- 1iutto, vor-n~mmo sinceramen– te. nel ripensare al convul– sivo macchinismo del no– stro tempo, dimenticare il Mann e accarezzare l'idea di quella « humanitas,, che il Flora ha posto anche nella macchina come in tutte le scienze, espressione della ca– pacità creativa dell·uomo. Che è a dire parola. cioè an– cora poesia. Tutta la vita. E sarà grave monito per molti. NUNZIO COSSU • Dieci anni di letteratura .lf. di GU\O NOGARA A dieci anni dalla fine del- cinelli; la Russ!·1 dt Rigoni– la guerra si son volute tir•r Stern. I pogroo,n contro gli le somme da più parti per ebrei di R. M. De Angelis. cause immediate che lo pro- Mauthausen di Caleffi, l"inter– vocarono, è stato rivolgimento nato di Petroni. per molti versi spirituale ol- La narrativa resistenziale tre ad avere inciso profonda- vera e propria prende le mos– mente nella nostra economia, I se da due scrittori fondamen– nei n~tri costumi, _nello stes- tali per la conoscenza di que– so ordinamento ,;ociale itali~- sti dieci anni: Vittorinl e Pa– no sebbene in ~uesto caso co.ry vese. A loro hanno guardato un proce~o p1u . lento com e I in molti, specie tra i giova– latale e g1ust'? d altronde che nlssimi. Jl cosiddetto neorea– sla in_ un l'e~une democratico lismo, che fruttò al nostro ci– che rifiuti misure vt0lente. ~' nema Ja tagione d"oro che sono t1:ate le somn:,e della r1- tutti sappiar,o <non l'oro del– cosh·uz1011e ccn i risultati che ie cambiali O de, sequest1·i di tutti sanno, c~rns1derevol_l 1n oggi). con risultati mene ap· rapporto ali~ d1Sastrosa situa- prezzabili ma con una vitalità z1one da cui usc~vamo e all_e j forse maggiore entrò nella no– not;tre poche (01~e econ_o~t- stra narrativa e cl ~emb:-a che ~:t s?gnuno P<'r I propri :n• ciò fo~se inevitabile. Jnedta- es : er~ padflco che qual- bile e necessario allora, per le che. b1lanc10 s1 dovesse pro- ragioni di stretta documenta– dune anche pnr la cultura d~l zione e di verità c.he lo ri– ~o8slrod papse. non certo ult_1- chiedeva,o, più di contenulo a aver tratto . beneficio che di forma· ~pe~~o voluto dalla nuova Coslltuz1one, dai- . · le nuove istituzioni dopo che o~g•: _e quindi !ormula, mod~. per venfanni era stata serva, t1 avis,1mento_ del reale. C"alv1- giullare, c,i era chiusa in ':,ro:,- no. Fenogllo. .Seborga. 13 ci Rllusfvi, in sterili, 0 qu:i.~1, Gmzbur~ f> la Viganò._ Ca~~o; ermetismi. Per quel che cl :·i- la, Tobino. Lope7.. _R1manell:. guarda, in argomento dl let- Ba$ant, Bernari: Sa1to, Soan: teratura alcune pubblicazioni Mon~esan~o_. Bev1lac9ua Eono 1 hanno cercalo di fare il punto nom_1. sa~tlt . alla ri~al~a co,;} su questi dieci anni di ricon- mer1t1 6ICur1. ~ l'T!agg1or1 deLc quistata libertà e più recente nu?ve generaz1on1 accanto a fra di esse ,m breve ma co:1- Prisco ciso lavoro di Angelo Paolu- La poe ia ha dato quel che zi, La letteratura della ,Res;- ha dato alla Resistenza. poco stenza (Edizioni • 5 lune• se consideriamo la produzìo:ie Roma, 1956) che. salvo qualch~ d( altri paesi: tornano i nomi Intonazione polemica. in taln· d1 Quas1modo, Saba. Govoni, ni casi opportuna in tal'altri Ungaretti. ma sono te.;t1mo– meno, offre un panorama am- nianze di limitata incidenza pio e sufficientemente annota- storica. Tuttavia il !atto nuo– to, annotato poi con equilibra- vo esiste: la poesia. se poco to senso crilico che è quanlo ha dato. molto ha avu o dalla più conta. Resistenza: la liberazione del « La JZUerra di resistenza, I venti m~;;i di vita partigiana hanno dato luogo a una serie di opere la cui fu:1zione è quella di consegnare al let– tore contemporaneo uno squar– cio di quel periodo che non mancherà di lasciar traccia di sè nella sloria per due ragio– ni: innanzitutto perchè con la Resistenza un ciclo della vita llaliana ~i chiude e un altro inizia; in secondo luogo per– chè per la prima volta nella storia d' Italia un fenomeno politico è sentito allo stesso modo da tutte le classi o, me– glio, da tultl i ceti sociali•· Sono le righe con le quali il Paoluzi apre il proprio esame approfondendo significato e ,·alore della Resisten,a contro chi vorrebbe negarla o smi– nuirla come e fatto morale», contro chi anche vorrebbe! !arsene un"esclusiva ignorando Angelo Paoluzl il concorso che altri vi eb- bero. c_omp_~esi.sopra tutto i canto dalla lunga clausura af. c~ltolic1. L 1n~1denza dei mo- ftnchè esso si intonasse al nuo– tlvo resislenz1ale _sulla lette- vo clima. • Si trascorre così 1:atura del decennio trascorso dall'io al no, dalla poesia co– e stat,a non solo con~iderevole me fatto inci'ividuale e· priva- ma diremmo d.etermmanle· di • Solo su codesto piano cl pare giustificabile nel meto– do floriano il valore della parola. dal Flom intesa « co– me l'umanità stessa dell'uo– mo» (p. 16), in quanto «sol– tanto la parola fa l'uomo» (p. 18): essa è « humanitas », che è a dire « verità spiri– tuale », • coscienza umana dello spirito, delle cose. del tempo. dello spazio, dell'azio– ne », per cui « anche Dio non può essere pensato che nel– la parola» (pp, 18-19), è an– zi egli stesso parola <« In principio erat Verbum »l: quindi non esiste « nessun mezzo per comunicare la ve– rità se non la parola: nes– sun altro mezzo per conosce– re la menzogna: che non è veramente parola ma enti– parola » (p. 19); la parola è "il pensiero stesso dell'uomo e l'organo della sua cono– scenza ed azione» (p. 23): l'uomo « discorso mentale». Tutto è parola: lo sono le arti, lo è la filosofia Oa stes– sa matematica è « verbum cristal.lizze.to in formule>~, p. 28); e « una filosofia del– la parola deve essere ... il fon– damento d'ogni concezione fl. losofica ». per cui « soltanto su una filosofia del linguag– gio può &orgere il concetto della poesia a quello della filosofia »; in tal modo il Flo– ra potrà agevolmente sosti– tuire al cartesiano « io pen– so» il suo « io parlo»: « lo– quor, ergo sum~ (p. 31). Deprretis e altri sa;:;:i italiani più, le testimonianze dav~ero to, come dolo~:- intimo e per– valide della cosiddetta lettera- sonate, alla 111 ica ap_erta, co– tura del « ventennio nero> ,raie,. popolare non . in sen:so agitavano già. vuoi allegorica- class,st~.' ma come rtch_iesta d1 mente, vuol con astuzia intesa una ptu vasta l?artec1paz1on~ o anche secondariamente al- umana alla realta •· Le voci l'impegno fantastico, quei mo- n_uove. o nuovamente intonate tivi che !"esilio, la guerra e la s! fanno strada: c_aproni, Lui– esperienza partigiana avreb- s1. Gatto, Cerront, Accrocca, bero maturati nel dolore nel Fortini. De Lt':Ji,ro, Sereni, sangue. nell"impegno clvi!~. • I Solmi. Tobino. Capelli, ecc. giovani - scrive il Paoluzi _ Il bilancio che il Paoluzi !a rappresentarono per il fasci- del decennio trascorso non s1 smo il fallimento più ciamo- limita alla produzione lette– roso. E se lo rappresentarono raria strettamente creativa in genere, :n particola e ciò (poesia, romanzo): tutta una accadde nel camPo della cui- vasta lelteratura in senso la– tura... Una generazione che to, di impegno civile. storico non aveva colpa dell"avvento e polilico es o considera che della dittatura seppe scoprire ha preparato, seguìto, com– da sè quanto di marcio il fa· mentato la Resistenza In pa– scismo nascondeva. !"odio per tria o in esilio e che per l'uomo e Per la sua respon- grande parte rimarrà docu– sabilità, la sfiducia :,elle !or- mento di profondo contenuto ze dell'individuo. retroce6so da umano e spirituale. Al rapporto poesia-critica segue cosi quello di poesia– filosofia. le quali si ricono– scono anch'esse sorelle nella parola: non sono la stessa co– sa. e il Flora mette in guar– dia che la formula « parola– antiparoia » non traduce quella di « poesia ..non poe– sia (p. 450); tuttavia i rap– porti, se non proprio di in– terdipendenza, certo di im– medi.-aoo successione della fi– losofia dalla poesia sono nel– le sue esplicite affermazioni: « La filosofia assume le pa– role che l'arte ha create e le fissa creando concetti; ma nel tempo stesso può far la sua nuova poesia nell'ordinare quel mondo verbale che es– sa soltanto, mediante la ri– flessione, garantisce come reale, e può comunicare al suo discorso il sentimento di stupore. di gioia, di malin– conia, ogni affetto che si le– va nell'animo del pensatore. Le più grande filosofia ha perciò sempre un suo lin– guaggio poetico, nei suoi più alti e rapiti momenti». per cui « in un 'opera di filoso– fia, accanto al corpo dimo– strativo e rigidamente loico. è un segreto, ma infine pa– lese, linguaggio di poesia » (p. 448). D'altro ca.nto, non sembra troppo chiaro il Flo– ra là dove, posto che « veri– tà» è «parola» e « menzo– gna» « antiparola », e che la menzogna o antiparola inva– no cerca dl corrompere la verità o parola ma « ha pure la possibilità di simularla» (p. 35), ha affermato che « i gradi di questa menzogna che simula la verità», come for- * di A 111\TIBALE PALOSCIA La società in cui Agostino ,punto di prospettiva ideologico ed è intero nella sua libertà essa la pubblicazione dei Pen- e sul Giornale patriottico della Depretis si trovò a vivere è dello storico. e nella sua necessità. sieri di Vincenzo Russo, gli con- repubblica napoletana, riediti, raccolta in quel che era o in La contemporaneità come Il soggetto della sua ricerca sigliò di accompagnare \"ope• ora, per la prima volta. quel che fece in· un volumlno- soggettività è il senso di ogni non è prapriamente il Depre- ra del napoletano. con gli altri Il contenuto dei suoi scritti so saggio storico di Giampie- storia: sillude chi crede di po- tis « quanto la società nella scritti di giacobini di varie è di schietta ispirazione socia– ro Gan-occ.i, edito da Einaudi, ter ricostruire. come era, anzi quale egli si è trovato ad agi- tendenze. liS t a, ma un socialismo che sa dal titolo: Agostino Depretis cade nell"assurdo di lottare per re durante gli ultimi undici Dati gli accompagnatori ci sia di pia vaghezza, d'intensità pla– e la politica. interna if.atiana dal disinteressarsi di una vicenda anni della sua vita,,.,, Questa lec,·to d,·re che 1- 1 volume m·,·_ tonic,a, sul piano meno ascetico ma altrettanto utopistico d'un 1876 al 1887. che in quanto e·!li !a studia società non è considerata nella zia dalle ultime pagine. r no- Campanella. Egli immagina una Le due date rispettivamente non può non interessarlo pro· sua classe dirigente invece nel mi di e;si non sono citati da repubblica popolare in cui a della caduta della Desbra e fondamente complesso di tutte le classi, comuni libri di storia lettera- ciascuno tocca un pezzo di ter– conseguenle presa del potere da Quindi una storia è sempre evitando di isolare astoric~- ria e politica. eccezion fatta, ra da coltivare, onde ricavare parte della Sinistra del De- contemporanea. La storiografia me~te una classe, e non solo ,a forse, per Giuseppe Compagno- i mezzi di sussistenza. Alla pretis, delle dimissioni e mor- politica questo carattere lo ha dir~ente._ ma anche la prole- ni. autore di un Onti-rnitolo- morte del mantenutario la ter– te del Depretis e conseguente più intensa.mente perchè nasce t~na, anz,. une,~do tutte le clas; gia contro il sermone famùSO ra torna allo stato che procede presa del potere da parte del da una profonda passione, da si nella d1ale_ttica_ concreta dei del Monti. de Le veglie del ad un'allra distribuzio~. Nes– Crisp!, ma. anche. l'una del una realtà pratica profonda- loro _rapporti, _grnngendo yer Tasso, di altri scritti di con- suno è slipendiato. Gli impie– successo del pareggio !"altra mente vissuta. tal via_ a ehmmare effett,~a- tenuto letterario e politico, gati dei pubblici uffici che non del disastro di Dogali, non iso- Ciò non implica che non pos- n:,ente 11 pe!·icolo di una diSlm- pubblicati su giornali. Per tro- ~:;,-.r,:oso~ot~~J;~n~~a~~~~a~e~~ lano un momento dl ~toria. ,a o non debba essere oggetti- z1one classista. . varli menzionati. occorre apri- zi di sussistenza. Ai fanciulli cioè non contemplano un pas- va. li qualifica ti vo «oggettiva». Anche per queS t o verso e se- re la Treccani il Settecento di s'insegna la morale repubblica- 60 compiulo, quanto segna.no un non significa fedele al fatto ~ato un progresso n~ll~ st0 - Natali. e altr~ opere di' vista na e i principi dell'agricoltura; passo in fieri, il piede po,;terlo.. quale è stato, che si è dimo- nografia marxistl~a. Qu, il p~o- portata accaciemica o divulga- questa l'istruzlone. Nessuna re sulla punta. il piede ante- strato essere una pretesa con- tagomSla 1;1on ': ne~e~ana- tiva o qualche pagina o stu- classe sacerdotale, perchè nes- riore Sul tacco. l 'una quella traddittoria, bensì oggettiva ri- mente e prrma d1 tutti il mo- dio • ol·tar· ome per citar suna religione « tranne forse un vimento operaio. ma gli uo- s 1 ,o. e .· , - punta. l'altra quel tacco, vale spetto alla propria esperienza mini che effettivamente im- ne qualcuno, lo scritto del Car- tal vincolo di fratellanza nel a dire entrambi i.n movimento. o prospettiva ed alla propria prontarono di sè il periodo, duce, Per ,I tricolore. ul Com- centro di un'idea subUmamente Non la storia di una società in coscldlenza. sint· ondii•~o di c<?erenl. cioè gli uomini della borghe- pagnoni, o. sempre sul medesi- ~ee1e~;~~~-;,e 'È~ rii:7u~lo~~i~!: un momento con un principio za, ones a, coraggio. 11 ·1 I d I R · d l tal senso questa dei Carrocci sia, nel loro distendersi. nel mo, 1 sagg O e ava. e poletana de! 1799). Non grandi ed una fine, ma una società è storia oggettiva. Ossequiente loro esaurirsi nel loro diventa- 1926, G. Compagnoni da Lugo città: le nazioni. un comples– in movimento, mentre si giun- alla storiografia marxistica. re mentre vengono a contatto inventore del Tricolore italiano. so di piccoli villaggi. Nessuna ge al periodo, lo si attraversa, dello storiografo marxista non con gli altri. E' chiaro che il libro inizi guerra tranne per liberare le lo si supera. ha, e ne è cosciente, la ten- Non storia della Sinistra in dalle ultime pagine, quando si nazioni oppresse. Tulle le na- E' chiaro che a quer.to si può denza 8 isolare il movimento quello che produsse durante consideri che esse c'illuminano zioni. insieme e in pace nelle giungere quando lo storico non to proletario e 0 cercare altra suo tempo tra Je due date, 1na oltre che sul senso generale « società universale». isola un aspetto della società, raaion d'essere che la struttu- storia di 'una classe nel suo della raccolta, sui singoli ac- E' chiaro che il socialismo o, una vita in esso, e questo ra~·La storia è sempre umana venire verso J,. altre. cioè sto- cornpagnatori; vanno sotto il .moderno è una cosa diversa. li isolato lo ferma e lo narra: e come tale e· sempre nuova e ria di un complesso di classi. nome di nota e sono del Canti- Russo vagheggia una società di · · 1t · tit · contadini. questi vogliono una avrà cura di tutti i particola- sempre particolare; lo storia- nell'interdipenrlenza delle loro mon, ma UJ rea a cos u1sco- società di operai; dove la con- ri. Vi si può giungere invece iirafia marxista ha la pretesa esigenze e delle loro azioni, no una vera e propria e ne- trapposizione è però essenzial- ed allora è i;,iù propriamente di aver trovato un protsgoni- cioè storia di una società in cessaria introduzione. mente nel valore dei verbi. storia politica, quando lo sto- sta e un criterio d'intesa de- movimento. Vincenzo Russo è legato ai Gli altri scritti curali ap- rico fa oggetto di studio la finitivi: questo la distrae dal • • • rivoluzionar, napoletani del partengono al già citato Com- sua ideologia politica in Wl fatto nuovo e particolare. con- Dagli ultimi anni dell'Otto- 1799 non solo per la morte pagnoni. a Nicio Eritreo, a En- perlodo in cui la vede esaltata ducendota invece verso il ge- cento torniamo all'aurora del grande e atroce; stà accanto a rico Michele L'Aurora, a Gio– o abbattuta. per ricavare da nerico. secolo col primo volume di una Francesco Caracciolo, a Mario vanni Antonio Renza e a Mat– esso esempio e incoraggiamen- li Carrocci ha avuto cura di raccolta di scritti dei Giacobi- Pagano a Domenico Cirillo. a teo Angelo Galdi. In essi sa– lo. Allora le date e i parti- umanizzare il più possibile i ni italiani, iniziala a pubblica- Francesco Conforti. a Luisa rebbe vano cercare un pen– colari non hanno più spazio e rapporti tra il Depretis e la re dagli editori Laterza, per la Sanielice, ad Eleonora Pimen- siero politico originale, o, con– più tempo, come fatto ogget- struttura, lo ha visto cioè in collana Scrittori d'Italia.. di- tel Fonseca. per corrisponden- tributi di respiro europeo a tlvo e impersonale, ma acqui- un momento il più possibile retta da Luigi Russo. za di ricchezza spirituale. La quella corrente giacobina che stano senso e valore e sono dialettico, come quello che ac- La raccolta, curata da Delio sstuaatevsittaudi~a~~e tsruaegolt"p,earletr1·sod1;,ol se tese constantemente a por- 11 i ,~ ~ tarsi su un livello di rigidismo chiamati in scena su a m · quista la sua libertà dalle mo- Cantimori, ha alla sua origine Croce e dal Battaglia. La rac- e formalismo astratto, non le sura del come e dell'intensità dificazioni che opera e il suo un consiglio orale di Benedetto colla contiene oltre la lavoro si può negare di essere stata I del loro !ntervento nella ideo· senso da l'essere n,ecessaria- Croce. Narra il curatore che suo fondamentale: l pensieri decisiva negli sviluppi della ri– Jogia. Insomma tutti gli avve- mente figlio d'un tempo, di avendo il direttore di queste po!itici, gli altri articoli pub- voluzione francese e di aver nimenti si di'l'igono ~rso il una società di una struttura, collana. nel 1946, proposto per blicat.i sul Mo-n.itore di Roma anticipato sotto molti aspetti persona a cosn•· Alcuni nomi , . . Indicativi: Gorresio, Bilenchi, GINO 1'OGARA Bigiarelti. De Libem, Qu3si- il travaglio democratico del XIX secolo. « Eppure - chio– sa l'autore - in quell'ambiente ideale, fra gli uomini, sono sta– te formulate le prime aspira– zioni unitarie italiane in senso politico moderno e storicamen– te definibile; eppure, nell'attivi– tà di quegli anni. storici di differenti posizioni han visto le prime formulazioni le prime at– tuazioni di vita politica mo– derna italiana, tanto che ci si soffermasse sulla formazione degli ideQJi unitari, o che si insistesse sul rapporto fra quel periodo e il periodo preceden– te delle Tifonne, o che ci si riferisse alla passione d'indi– pendenza nazionale. al sorgere del liberalismo e delle idee democratiche nel nostro paese e alle cospirazioni per a tuarli. cosl piene di elementi masso– nico-giacobini». modo, Pintor, De! Bo. Vigo– relli, Vittorinì. Pavese, Luzi, Sinisgalli. DELL'ARC Questi piccoli annunciano dunque la lempesta. Ma non è solo qui il loro valore. Lo sto– rico non riporta sulla scena i minori perchè fermamente cre– de che a!traverso e si sarà pos– sibile capire dippiù, o. alme– no non soltanto per questo. E' un inconscia oppure consape– vole esigenza etica. La molla etica della vita è proprio il ve– nire a contatto con gli altri, e non solo nel presente. tra noi. ma nei tempi. Lo studio della storia nasce da questa esigen– za, che è l'esigenza sostanziale della. vita umana, è il concetto stesso di vita. Un soggetto c'in– teressa. consapevolmente o in– consapevolmente dal momento in cui veniamo a contatto con lui: l'esigenza storica, la vita. s'identifica con questo j.nteres– sarci. Noi come uomini voglia. mo conoscere l 1 esperienza de– gli altri. sia essa di contenuto teoretico, sia essa di contenu– to pratico. L'esigenza di cono– scere i personaggi minori ed i maggiori è la medesima. an– zi avviene che. mentre. profon. damente studiamo un minore. non lo sentiamo più come tale. ma, come uomo. nel ::.uo dram- ma. ANNIBALE PALOSClA I (Continua da pag. 5) to di toni colori e ge.su che restano scolpiti nell'aria. Una aria che da poetica e lez,osa s'è !atta rimbalzo scultoreo, qua6i che le scene e i quadri di una città ,;epolta nel mare della cancrena abbiano soltan– to nel !erro battuto, nei lavori in rame sbal~to, l"unica sede adatta per la rappresentazione drammatica. plumbea e soffer– ta in accenti di calda cronaca che alla fine traspare dalle serrate ottave. Tuttavia l'esperienza parti– giana, contrariamente ad altri paesi, come la Francia o !"O– landa, da noi !u tutta azione. In Italia « prima che una co· scienza lelteraria di certi pro– blemi, si senti la necessità di averne una coscienza civile». E" cosi eh.e nel periodo cru– ciale e più appassionato della Resistenza, il biennio "43-'45, la nostra lette..ratura non ha voce ee r.on nella voce degli esuli, all~ su tutte, umanis– sima e cristiana, quella di Ignazio Si\one che, al di so– pra della contingente realtà dei giorni dell"ira, andava di– cendo un suo discorso !ermo di universale comprensione eppure pro!ondamente italiano. Sarà dopo, esaurita la lotta e riacquistata la libertà, che scrittori e poeti, questi ultimi però in sparuta falange, sen– tiranno il 'Jisogno di ritessere nella memoria quella espe– rienza e ciò avverrà per molti con il salutare decantamento che la passione avrà subito nel tempo e una visione del reale più pacificata. quindi con risultati letterariamente più stabili e durevol:. No~ solo della Resistenza avremo le te– stimonianz-e, ci sarà anche chi saprà guardare più indietro, al periodo della « servitù spi– giudicare gli effetti di un ri· volgimento storico che, date le rituale»: Carlo Levi, Vasco Pratolini. Ennio Flajano, Ma– rio Tobino consegneranno con Cristo i è fermato a Eboli, Cronache di poveri amanti, Tempo di uccidere, Bandiera nera le opere più interess11nti e valide della narrativa Ita– liana contemporanea. E anco– ra le testimonianze della di– sfatta, -quelle che il Paoluzi definisce • diari della guerra perduta•: e del dolore e del martirio nei campi di concen– tramento, nelle prigioni: l'A– frica di Tobino, Berto, Puc- Il «deserto» de Lu pe,te ha la stessa atmosfera, la ~tei;sa colori,ura di Torma rane 10: la periferia di cui parlavo prima è entrata a Roma e s"impa– dronisce della città. li • risciac. quo» dei panni dialetlali nel– l'ipotetico Arno di Torrnaran– cio è evidente perfino nelle parti singole, nelle identiche domande che si rintracciano nell'una e nell'altra parte: « Indove è ito er maniscarco'? », « Dove è ito er bottaro? ,.., « Indove è ito er vascelJaro? ». « Indove è ito !"arrotino?». t• Dove .è ito er facocchio? .. ecc. di « Er deserto» de La peste, traggono origine da f,< Iridove sta er facocchio >•, « lndove sta er bottaro ""· « lndove .3ta er cordaro • di Torma rancio Ma anche il • dC6€rto • r.be appare nel titolo della omo– nima poesia de La peste lo ritroviamo nell'altra: • un omo a fianco a un omo - e un deserto per omo». a indicare la stretta concomitanza, non solo formale. tra le due poe.;ie derivate dalla stessa matrice. Dalla periferia. dunque. Ma– rio Dell"Arco è tornato a ri– vedere Roma con altri occhi. La città ch"egli ci mostra ap– pare molto più nuova, più «dia– lettale.. e belliana, direi. più aderente al clima di questi an– ni drammatici ricchi di riso– nanze impensabili. ELIO F. ACCROCCA

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