la Fiera Letteraria - XI - n. 30 - 22 luglio 1956

Domenica 22 luglio 1956 t~ FTER~ LETTERART~ Pag. ,, MARIO DELL'ARCO, POETA DI ~~PONTEDEGLI ANGELI" La Roma dei di galantuomini • CARLO BBTOCCHI * E' ormai da qualche tempo, e anche prima che uscisse presso Va!Leclii questo Ponte degli Angeli, che io penso che le poesie di DeU'Arco son già riu– scite a dare una nu ova di mensione al sentimento che resta, ·nei To1nani. galan.tt, 01ni:n.i, di ciò che a Roma c'è di -rontane.sco. Un a espressione che m'è uscita spoJttanea, e che ha bisogno d.i qualche appunto. Ai campioni nrmani di Moravia, come ai Ragazzi di vita del Pasolini, personaggi più. o meno anagrafici, par– l.i110 pure un gergaccio locale, di Roma non gliene importa ni.ente: sono un fenomeno d'accatto, che for– se meritava d'essere registrato come lo registra ogni giorno la cro11aca nera. Ma 110n hanno niente di co– mune con il fave!la11te popol.o del Belli che 1n quel clie pensa, e dice, e fa, tra il tufo e la vigna, tra tl borgo e l'orto e le licenziose tonsure, e il poco amor sacro e il molto profano, un ;dolo eleva in se stesso di Roma, una città vivente e parlante, ma 11el!'eterno d'ttn ben costituito e riconoscibile vivere cittadino. E sempre, comunque si pensi, idillio: qttanto più vero, o macabro, o polposo, sogno e idiHio: perciò gala11tuomini. Può darsi che i roma11zieri nascano a qualcosa di diverso, anzi per metter d'accordo la storia con La cronaca, che non sa più che farsene dell'idi.llio. Ma i poeti tornano invece da!la cronaca all'alta mela11 conia delta s toria: « Paris e/tange, mais rien dans ·ma melancol.ie - n' bougé! » i Tableaux parisiens di Ba udelaire coesistono con la Comédie humaine di Balzac. La nuova dimensione del senti– mento romanesco (da galantuomo), di Dell'Arco, va intesa in questo se11so: come anche T·rilussa, del re– sto, a modo suo, e ra. il ga.lantu~mo di. w,i;i particolare simazi.one roma.na suadente uno scetticismo non tu.tto bevuto nel Tevere, coi piemontesi giunti al Quirinale, la massoneria, l'industria e il commercio con le maiu– scole. ministeriali, e stemmati a1la liberty: la terza Italia era là.. 0-rmai, in questa. Ii.alia cli e ha perso ogni numero ordinale, tanto è mutata Roma clie al galantuomo romano la poca cont.entezza, se non vuol essere sol– tanto erndita, ma quella di tutti i giorni, vivente, s'è ridotta in briciole. Il galantu.omo roma1,o, la fa– miglia, eppoi la sua vita quotidiana: la famiglia, in– tanto, che anche presso i.l Belli è u,1 istituto, e che istituto! E questo romano ora va, guarda Roma, e sulle sparse briciole di ciò che resta di pane per 11-n se11timento vero, odierno, gli ci scappa una guardata: che anche le famiglie, quando va bene, intendiamoci, senza disastri, quanti dolori! che beati quelli che muoiono, spesso. Ed anche a un babbo. che del figlio– letto morto non può consolarsi (e penso a certe indi– menticabili poesie di Dell'Arco di Una striscia de sole), ed anzi, più clie mai a un babbo provato cosi crudamente, più che ·mai, si staccherà, può dirsi, per– sino dai muri, quei che di Roma resta. Poesia nel filo della malinconia, dopo tutto. quella di Del!' Arco. Come ld dove il Tevere spacca al.l'lsol.a Tiberina, e pare persino più fondo nel ristretto, come ruga. sotto l'occhiata che 11011 sai cosa voglia dirti di quel suo benefacente ospedale. Un occhio clie guarda i romani da tanto tempo: e ammicca, credo io: « Ri– cordati che devi morire», ma con quell'aria tra sor- 1iiona e devota che hanno tante cose de!la Rom.a veccliia come per aiutarti e scrollan1e dalle spa!!e il pensi.ero. Tutta cosi, la Roma cui penso, in contrast,o Jra. i! suo tema vero e la vita crttda: si vuol far dimen– ticare, tanto Le pesa d'essere... Roma, E' questione che è difficile vivere. e soltanto clii a Roma se la sgavazza, il multicolore ciarpame dei ci.nematografi ed affini, finge che non sia vero. Ma Del!' Arco è 1111 poeta, e per lui. e per le JJietre di Roma è diffici!e vi11erP. Così per le poesie di Del!' Arco: la loro alle– gria bonaria, è invece disperata, come la si sa sol– tanto dentro le fa:ntiglie: davvero che è fi11iia, non solo per la Roma di rose d'an11u11zian e, m a a11che per quella fino a dieci anni fa: la Roma d.ei galantuomini ten– tenna e se ne accorge: ma intqnto ha il suo poeta. CARLO BETOCCIII UN PIU' AMPIO DISCOHSO suuna voce del novecento * Nella li,ig'aa di dell'Arco, il romànèséo si spoglià dellé suè più tradizionali e corpose espressioni - Finchè al léttore esperto per molte finezze, l'estrema. gravità d'una occàsio,ie oJ.fre la possibilità di una sostituzione di contenuti Una pòesia co·1\1e quella di Mario dell'Arco bisogna leg– gerla non pensando al fatto che è scritta in un dialetto e che si compiace di legar– si a identificabilissimi ogget– ti d'una < provincia •· Biso– gna leggerla, cioè, tenendo presenti i suoi punti d'arri– vo, i risultati che sono al ter– mine d'un ideale· itinerario espressivo, percorso non sen– za pentimenti e con spinta di molteplici e talora contra– stanti sollecitazioni. Cosi fa– cendo, possiamo toglierla dal– l'ambito dilettantesco-lette- 1·ario da cui è nata per inse– rirla nel comune, assai più ampio discorso della poesia _italiana novecentesca, alla cui luce soltanto possono essere apprezzati i suoi momenti mi– gliori. Che dell'Areo si sia dispo– sto alla poesia per un inizia– le confuso interesse provin– ciale-dialettale. è indubbio: alcune sue composizioni, di maniera già nel contenuto, come ad esempio Er ratto de Le Sabbine, stanno a dimo– strarlo. E ancora lo dimostra– no quegl-i insistiti legami to– pografici con gli oggetti d'una Roma barocr.a e pontificia per un'ormai consunta tradi– zione. < Trastevere. Sant'An– giolo, Parione, Colonna, Pi– gna. Ripa, Trevi. Ponte, Re– gola, Sant'Ustacchio; e de rincarzo Campitelli, ii Monti. Campomarzio », sono tutti no– mi che hanOo una risonanza particolare pel romano che posa a vecchio romano, di quelli che ricordano il tale o tal altro angolo di prima che facessero la tale o tal'altra casa .nuova: nomi ai quali una certa bravura nel metterli in fila, petrarchismo vulgatissi– mo e avventurato nelle peri– ferie della cultura nazionale, non basta a dare un'autenti– ca di-gnità letteraria. Ma se questa impostazione è più o mano presente in tutta la pro– duzione di dell'Arco. la sua poesia non si risolve in essa. Per giungere ad essere poe– ta solamente di queste cose, d'una Roma romanesca e ba– sta. a troppe altre e perien– ze di letteratura dell'Arco avrebbe dovuto rinunciare, a cominciare dal Belli. il quale pure non si spiega soltanto con Roma. Dell'Arco avrebbe dovuto rinunciare principal– mente alla confidenza coi te- * di SERGIO sti della poesia in lingua ro– mantica e contempOranea. Ipotesi astratta, naturalmente: ma serve per sottolineare che ci troviamo di fronte a un ro• mano che si prepara alla poe– sia come tanti altri autori àel Novecento, cominclanào cioè a .fare i conti con un suo Pa– scoli, con crepuscolari. e con Govoni, e insomma con la temperie stilistico-spirituale che va a concludersi con Un– garetti. Govoni ad esempio, col suo gusto per i colori e i AN l'ONIELLI paragoni strambi, è uno no111e che leggendo dell'Arco non si può non fare. < E' Nero, è Rosso, è Giallo: - in dispensa cià er tonho - in gia1·dino er corallo •, Il Mar Rosso, il Mar Nero, il Mar Giallo: il gio– co sembra di un Govoni ap– pena un po' tradotto in ro– manesco. Déll' Arco perciò. romano sì, ma anche letterato, si fog– gia la sua lingua letterarfa valendosi del romanesco e di tanti altri elementi che po- POESIE La navicella Se1i-Za un ra.mo, o una vela, o un funtalolò: addio vacanza! E conta le cupole, co!!'unica speranza che una stacchi er volo. La navicella. è pronta. San Pìétro pescatore Ogni nott~. svanita l'urtima ave– mari.a, frulla le chiave e schizza a fiume. Esce La prima messa. E nonna, còme a.))pizza la bocca ar bacio, vede sur santissimo piede una sqttama de pesce. Er settimo angiolètto Su!l' a.le aperte, un.a faccètta tòM.a e piena de bucètti: sette angiolètti intor,to a la M àdOttlia. Ricca è la scorta ma i.rrequlèta., e lei chiude un occhio si er sèttinio se squa.,a.. Contèli: sempre sei. A tm passo flume, e in niezzo a la.··1\iàl'fliàjà, 1.egato a le cucuzzè, L'angiòlétto i.mpara a fa er bra.ccerto. i'IIAR.10 DiLL'AllOO tremmo elèncare a seguito di u11a minuta analisi, che pos– siamo Teperire nella storia stessa della poesia novecenti,– sca in lingua, particolarmeute della fase delle < origini •; crepuscolari. Govoni, fino a Ungarett:. Jn tale esercizio letterario, e magari con qual– che sacrificio della poesia al– lo scherzo lezioso, grazioso e prezioso, egli si libera del dialettalismo iniziale, debole assai perchè impopolarissimo nelle sue premesse. e arriva a fondare una particolare co– lonia della generale civiltà letteraria che si caratteriz– za nell'ermetismo. Questo può essere il significato cul– turale della sue storia. z :n questo senso si pos,;,:,uo g:u– stificare le lunghe soste nel– lo scherzo lezioso, grazioso e graziosissimo, durante le qua– li viene progressivamente ai– leggerito il pesante, mo:ou– mentale apparato dl conven– zionale dialettalismo romane– sco. Nella lingua di dell'Arco, i! romanesco si spoglia del!<: sue più tradizionali e corpo– se espressioni. Finchè al let– terato resosi esperto per mol– te finezze. l'estrema grav J là d'una particolare occasione viene ad offrire la possibilità d'una sostituzione di contenu– ti. Nasce così la poesia di Un.a striscia de sole, la conturban– te poesia in memoria del bam– bino scomparso, la • poesia stessa di dell'Arco. E' per mezzo di questo volumetto che noi possiamo qualificare e riconoscere i mon1enti d'in– tensità che convalidano anche le altre raccolte. Il leggeris– simo romanesco, la lingua letteraria"·c1oè chi?· del!' Arco ha saputo foggiarsi, è chia– mato a esprimere un sen:j– mento alla cui soluzione liri– ca poteva a11dare incontro la tentazione dello sfogo o la scorciatoia dell'elegia. A que– sto punto dell'Arco trova la sua più alta misura. Leggia– mo A nisconna·re!la (Finché m'acceco e conto: uno, dt<e, tre - e sto a trenta; fin<:hé - te cerco in mezzo ar pra– to - e scosto un ramo, e mo - vo - l'erba, e trattengo er fiàto: - tu ce sei. - Carpa mia si nun te trovo.) e la ri– leggiamo più volte perchè ab– biamo una poesia di cui il no– stro Novecento non può più fare a meno. SERGIO ANTONIELLI OESIE :Mario Dell'Arco Er tritone A pwita d'arba, s'apre la conch;ja e er Tritone sbadija. Sciacqua che t'arisci.acqua, ha scancellato er sonno da la faccia e dritto in celo, con un sospiro caccia er pri1no schizzo d'a.cqua. Er gijo Farnese In qualunque staggiane er gijo è in fiore, qu.i: ma a mollo all'acqua e l'àcqua come aspri addio tinta! addio polline! addio odore! E mm incanta manco un calabbrone. Santi sur Colonnato Sospesi intorno intorno . come i.a~ì_ sonn.a!llbuli da la luce der giorno. sorpresi Stellata o no la notte, ar primo arpeggio d'un grillo: una sgnillata ar lenzolo, e riattaécheno er passeggio. Er bambino de l'Araceli Fredda è la chiesa, scommodo è L'artare e tutto ve rigala er Bambinello: fasce e fiocchi - colliè. brosce e brellocchi, in cambio d'un secchiello e una striscia de mare. C'è nessuno che adotta un trovate!!o? MARIO DELL'ARèO I RICHlAMI reli~ iosi in dell'Areo * di \'OLPINI Ce un g1ucLz10 01 monsi– gnor Giuseppe De Luca che sembra negare ogtu possib1- lltà pér una riceréa d1 sò– stanza religiosa nell'ispira– zione poetica di Mario del– i' Arco; se non so aglio le parole erano dettate In occa– sione dell'uscita del terzo 11- br~tto che con l'a~gi,unta di qualche nuova linea còm– prendeva i primi due, « Ta3a, ch'é rosso!» e « La stella de carta»; dopo aver precisato sulla !al.a ilarità del poeta e sul tono grave della sua malinconia il critico afferma– va: « Io non dico che qu.e! Lievito di a-marezza è cosa re– ligiosa, dico anzi che è cosa irre!1gioaa "· E' una ,precisazione recisa che non riguarda solo un mo– mento dèl tono sent1menta e del poeta ma investe tutta la sua apertura sentimentale e tale, anzi, da togllere ogni pretesa di l!'ep1ìca anche per– ché mons. De Luca potrebbe insistere non solo con moti vi letterari ma anche con i ri– chiami teologici. Per questo senza voler prendere la con– troparola dico subito che de - l'Arco ha com,piuto una sua via interiore, una certa ma- turazione senti.J:ientale e che le paTole del cn tìco risalgono al '48 prima cioè ohe fosse uscito « Tormarancio » (del 50') ove mi sem'bra possibile rintracciare nascosti e mesco– lati fermenti relrgiosi e ad– dirittura .scoperte, anche se rare, iproposizioni in senso so– ,prannaturale. Con questo non tengo conto di molte con1-po– sizioni ove l'illustrazione sa– cra entra come elemento con– tenutistico perché nessuno vorrà rrrai accettare questa evidentissima formalizzazione del sentimento reli,gioso (co– me ourtroppo accade spesso nelle arti figurative) anche se a volte si coniondono con ragioni ben più profonde e meditate (come nel poemetto « Ponte dell'Angell" ohe den·e stare molto a cuore a dell'_l\.:-– co se l'ha scelto per dare il titolo alla raccolta attuale che comprende quasi tutto il suo lavoro; e potrebbe essere una indicazione non inutile!). Dell'Arco non sì esprime -volentieri in questa direzione: come se avesse timore di quei risentimenti e movimenti in– controllati quando si rivol.i(e ad una Presenza che lo scon– certa: del resto anche per al– tri motivi soes.<o sembra ,o– ler far perdere le traccè :i 0 1 suo sentimento ,più vero ca– muffandolo dietro un'autenti– ca-falsa ilarità di fanciu tn ;,, oui si sccxo-rono impcm:.-isi abbattimenti. Forse dipende da un 0·1- dico riserbo per non aver•i ~empre chiaro nei conirl'lnii del mistPro d<>Idolore e de"a srra'Zlia. oer il timore <ii P(;– sere IS?'Offo T" 0 1 mostrar~i ~ rhi i;a es-sere l"Onntpatente. Qu 0 - 5ta breYe composi7.ior,o mi sembra la più inòi ati,·a e uno dPi rari soi1ra.sz1iT)f'r mol– te i,potesi che PotrebbPrn ,vo– rP t.antn d: ,·j),r0: c-':.-,+;'-ril::l « L" tempesfn »: r Mezza coccia de noce - er Gli angeli. che nella pri– ma poesja con lo stesBo titolo del libro non erano immuni da una certa giocosa irrive– renza ("'< boni bo11i. - se so· appollati 6U li murajoni ~>. pronti però. al segnale. ad aprire le ali per riportarsi • er ponte in paradiso». sono gli stessi che nel poemetto omo– nimo stanno ancora a guardia del famoso ponte romano che porta a Castello. Consuntivo dopo il "Ponte degli Angeli" core, in mano all'ci.cqua, in :·~~~ria di ge.1~ cro..::if~sa ,.a.La mano ar vento. - Tu, che dài nuseria del « iilo spinato~. in sulla voce - a la tempesta e uu paesaggio che non è più er mare torna quieto, - me Quel.lo gonfio di manierismo guardi drento: ma 111111 aT!i 1m nel mfooilo, ma scheletri- un deto. cc, muto, senza. cuppole, 6en- Uno sfogo di durissimo do– za « rame de P-OPpo •, senza lore a chia,·e cristiana: rul– ·•gersomino _adaoss'? ar muro», timo verso mi ricl,iama insi- Dieci angeli di marmo col mantello rierro,ito di vellto e con le braccia il sudario o la croce in bilico sul fiu– me: basterebbe un gesto del– l'aria (o il fischio soffiato den– iro a l:i chiave da San Pletro) per dare movimento alle sta- 1ue nelle cui pieghe il poeta intravvede - come in una rassegna - la propria vita: con la pena i rimorsj e la spina dei pensieri. il cuore vulnerato e l'impronta del vi– so in cui è resta~a incisa Ja colpa. ierario scaltrito. culto, non più popolare e terrestre quale appunto si confà al romanesco che pure vive della eredità del Belli. Un discorso sulla asserita «strafottenza, del DeU-Arco nei confronti delle forme ar– chetipe dfalettali andrebbe pur fatto. Un clial<'tto. e in parti- colare il romanesco ma non soltanto per motivi di ,. cen– tralismo"' geo gra!lco-politico, subisce il pc.so del tempo alla pari di un a ling ua, e certe al– lu6ioni a una ~ raifinatezza » di sentimenti, a un'aria di « fram– mentismo» cui s'è ricorso per indicare alcuni momenti del– la produzione di Mario Del– l'Arco non mi sembrano im– putabili all'autore di Porne del– !'Angeli. il quale s'è trovato a operare nella scia appunto, se non nel tempo, di raffina– tezze e amor di frammentismo che erano propri anche della poesia in lingua. L'invito all'allegorico im– provviso acquazzone perchè sciaqui. tra lampi e scrocchi, ,, orecchia, naso, bocca. dita, oc– chi» (Ho peccato con tutto), è la conclusiva confessione. Ponte del!' Angeli, infatti. è una confessione pubblica scol– pita nelle parole del poemetto che dà titolo alla completa raccolta delle poesie romane– sche di Mario Dell'Arco. archi– tetto. che ha raggruppato ora presso l'editore Vallecchi lo sparso materiai.e da costru– zione costituito da ben nove precedenti libretti (uno per anno, anche se per alcuni non si trattava che di « rimaneg– giamenti») tenuti a battesi– mo, o a cresin1a, da critici quali B:1)djni, Bocelli, Pancra– zi, Pasolini. Sciascia, Trompeo. Vigolo. ccc. Confes;;ioue pubblica, dun– que, e anche se· ridotta in ver– ~i. sincera. Ed è il grado di sincerità che mi premeva m t– tere in luce sin dall'inizio. Una sincerità che parte dal segreto di un sentimento e si va poi spandendo e commi!:urando in tutti gli attimi di accesa pas– sione di questo poeta. che del dialetto romanesco, sia pure con guelfa dose di invenzio- 11e « macaronioa.,. già da altd scoperta, si serve come di una lingua perchè riesce a domi– narlo trasferendo in esso motl e accenti di una poesia che molto spesso sa dimenticare le remore proprie del dialetto. raggiungendo. anzi rischiando i mod; di un linguaggio Jet- Semmai è la sostanza del dia– letto che ha subito pro(onde evoluzioni nel carattere. l'in– fluenza cioè di più eterogenee derivazioni borghesi. che an– drebbero studiate e approfon– dite per ricavarne una nuova unità di miaura cui potersi ri– fare al fine di valutue, criti– can,ente, il peso e la capacità di suggestione propri del ro– manesco d'oggi. Ma Dell'Arco mi pare abbia avvertito, del resto. il proble– ma nella sostanza. e lo dimo– stra il suo muoversi su due strade che appaiono evidenti se si confrontano. ad esempio. certi frammenti di Taja ch'è rosso!, La stella de carta, Er gusto mio, Una striscia de sole, ecc., dove più affiora l'interes– se lirico teso a momenti di grazia e di nostalgia non im– muni da ricercatezze (preziose filigrane e giuocni di , agude– zas • gli sono stati rinvenuti). con i poemetti di Ottave e di La peste a Roma, che r-appre– sentano lo sforzn di uscir Cuori dal gusto del manierismo e del frammento per librarsi nel. l'aria dell'epica, nel racconto • di ELIO FII.JIPPO storico d~ve l'autore non fa ca a bobbosèttete cor pupo », più da prot.agouista ma cede Cino alla , carità» che ,·a tra– i& propria parola a personag- scritta: « Sopra a la neve una gl. e la modula a seconda dei mollica sola. - bianco su bian– fatti, d'altro tempo, e a ben co. e pUzza de tajola •. più incalzante re~piro o!fre U Ma si guardi ancor più ~ Er volume del proprio flato. giorno de la befana,.: Il dialetto di Dell'Arco muo- Sen2a re. er corazziere ve cioè su due strade perchè ha da cam.bfd mestiere. duplice è i.n lui l'esigenza poe- Cerca in gfrn una casa. poveretta t.ica. E fin qui mi pare non cor zinaLino su. la cordicella si possa parlare di una sua e cala dar cannn.o . «ambivalenza» (o ambiguità) la corazza. la sctabbola e _er ct- linguislica, semmai di due at- (mtere; teggiamenti - il Jir\co e l'epi- "Carosello.,, co - (che poi al'tro non sono L'areopla110, er cavallo e la òar se non l'alternarsi dell'anjmo, . clietr.a del ~entime~to) i .. quuìi :ro';a- i!g!~t•~ fitogi;~:ni~naonetta. no d1 volta 1n _vol~a esp1eS6lO- Sta-i. in celo. vai sutl'acqua, cor-ri ne e aderenza m contenuU ora er monno: affioranti dalia propria ma- ma bisogna eh.e ·porti teria d'uon10 .(affetto paterno, li carzonch1i corti; nostalgia delJ'in!anzia). ora da Cammino J)iano piano una più corale esigenza che e • Un cartoccetto cie [usaje •: trae motivi dalla storia di una Roma articolata. suggestiva e e /accia er beu,mbusto . . drammatica. il cui equivalen!-e co un cartoccctto de fusa3e t·n può rinvenirsi nelle stampe . (man.o. del Pinelli. Ho speso crnque hre e {ra~~ol:ne magno. e me levo er gusto .Le figure e gli ogget'lli., le de sem.ind per terra de straforo parole e i gesti che si ricava- le nfch.el.et.t.e d'oro. no come i;1 trasparenza dal nu- L'ironia s'impasta agli og– trito gruppo delle prime poe- getti. nasce ,nlZì assieme alle sie. pur nella misura di una cose, al prezioso motivarsi dél– salutare ironia ch'è il segno la nostalgia per l'età dell'in– pìù chiaro di que6to poeta [allzia tma bisocrna clte porti (d,al • sorriso sempre sforza- _ li carzonc!ni corti) che - di– to», però. e dalle inflessioni st•accato amore e rimpianto - << d'una amarezza dura~, come si presenta ogni volta col r~ ha avvertito Giusepp~ De Lu- chiamo di un mondo nel qua– ca), appaiono come «toccate• le Dell'Arco vive, con la ras– in un concerto d'arpe, e se le segnata beatitudine degli an– paroie non avessero perduto L geli-ragazzini, in un eden zoo– loro primitivo valore non esi- logico che ci ricorda gli ani– terei a ·classificare queste poe- mali (ma non più fllvo!istici) sie tra una sorta di ammoder- del Trilussa. nati "ri6petti" che l'autore A scoprire il grado di • zoo– muove a se stesso più che ad (l!ia » in Dell'Arco è il filo che altri. lega 1e do1nesticne gabbie Scherzi giocati in punta dl (mentre in Trilussa le bestie cuore. quasi: il trentatrè del erano allo stato libero, al di castagno bussato dal picchio. qua delle sbarre!) di • Er pie– il giuoco delle tarle con la chio ». « Le tarle», • La pri– pallina di naffettalinri, il basti- ma rondinella», • Er baco da mento che ciuco ctuco ""trova seta», « La papera», « Er ci– er collo - d'una bottiJa, e ce gno », •L'agnello», « La gaz• se ficca drento », la perla che za ladra» • La farfalla•. ecc., si 6quaglia in bocca alla gazza e quella • candida e lustra• ladra, il fantasma invecchiato cicogna che porta in giro « li che prend~ U lenzuolo • e gio- gemelli» e si vergogna, « scan- sa li casteili. - s<ipra a la villa pelle e il fiato filtrati da una notti sotto la pioggia con la svorta _ e dove apre la sporta striscia di 60le. prospettiva, per il poeta. di - è 6émpre er tetto de li po- Anche il traboccante senti- tornarsen a casa « in Bar- vereJli ». mento che qua e là pare « ac- caccia»; il Campidoglio con le Animali domestici, casarecci cartocciare » le i1nn1agini 1 scom- piume delle già storiche oche anzi, a pattata dj mano, pron- pare; entriamo nella sfera de- sparse per terra; l'ombra • le– ti li -a farsi prendere in brac- gJi, ungarettiani versi: « Io di gala a Je carcagna • per tutto eia da un ianciullo o tra le continuo posso. _ Distintamen- il tratto « dar Corso a via dita di una mano come per te posso - Sentirti le mani nel- Condotti a via Sistina» pronta giuoco: ecco, animati-giocattoli le mie mani: - Le mani tue di ad andarsene a pranzo nppe– da regalarsi nel giorno della pargolo - Ché af.ferrano le mie na spara il cannone di mez– Be!ana. senza conoscerle: - Le tue mani zogiorno; le colonne del Foro Perchè una delle componen- che si fanno sensibili...», colti Romano che aspettano dl ve– ti poetiche di Dell'Arco è ap- da identica umana e de60lata dersi fiorire in testa il capi– punto ques;a defli animali do- conoscenza della morte pre- teUo: le Contane di Piazza San mestici: animali giocattoli. matura. Pietro che. ~ visto r tempo (L'altra componente è quella Per avvalerci. ora. di un det- bello. - so uscite cor pennac– degli angeli ed anche qui - se to ropolare che serva a rin- chio sur cappello•: Castel si escludono quelli del poe- tracciare le strade che, nei vec- San !'Angelo con l'angelo di metto dove essi • se so· dato chi e nuovi poemetti, portano guacdia: il sole che apre il SllO appuntamento - in dieci 6opra Dell'Arco ad allontanarsi da « sacchetto d'oro» dal Palati– ar ponte. _ cor sudario o la Roma. e non ad avvicinarvisi no a Fontana di Trevi; e Piaz– croce. a fronte a fronte. - e (ma ci si avvedrà che l'a!!on.- za Navona. il Cuppolone, Piaz– ne le pieghe dcr mantcllo er tanamento non è che fittizio za Colonna. il Ponte dell'An· vento» - si tratta di angeli in quanto il poeta muove alla geli « cascato pe sbajo sopra ar adqomesticati da una bonaria scoperta della città per vie Tevere•. quello degli angeli e fanchùlesca Cantasia: compo- antiche - o storiche - e nuove boni boni appollati sit li mu– nen1e anche quest'ultima del- - o :.octali, non prive queste rajoni; e potremmo continuare la poesia di Dell'Arco. ma sot- 1<ltime di qualche afiiorante nella ricerca di luoghi cen.– lerranea. ncm tattile. non sog- polemica -. onde impadronirsi trai; addobbati e lustri di ba– getta cioè al giuoco della sen- della sua essenza, della sua rocco fin nell'architettura del– sibilità fisica. semmai da ab- anima vitale, del suo carat- la frase. con giravolte e indo– binare a quelJa della giocosa tere più genuino). bi6ognereb- ramenti di parole che senza ironia). be capovolgere u proverbiale dubbio mirano a suscitare. sei- Qualldo però gli oggettl-gio- "tutte le strade portano a Ro- centescamente. «meraviglia•. cattoli appartenenti al figlio- ma» per indicare come per Basti il pezzo di bran1ra del– letto bàlzano davanti agli oc- diverse vie sia !acile uscire le Cuppole, la cui costruzione chi (« er cavallo a dondolo», dalla città. naturalmente col richiama anche U pro!essionale « la stella de carta», « la cun- proposii.o di farvi ritorno. primitivo me-tiere di Dell'Arco: noia » 1 << er trenino~>, « la trom- Noi~ è. dif.~iciJ _ritracci8re i La cuppola è un pallone beltà•· « la barchetta de car- Juogh.t d1 p1u facile «presa''.• ancorato sur tetto. ta •, « er teatrino"· • la cano- i p1u allettanti e borghes1. Chi .; che t'lta gonfiato? L'arclti– flena ,,). allora anche la gar- quelli del centro più suggesti- {tello baia ironia del poeta cede e ,·o della città dove si svolge e 10 fa seccard1no o bu,accio11e si fa frana neJ paterno cuo,re il divertimento. il giuoco raf- seconno er fiato che se trova in trafitto da un sacco de perchè finato e verbale del poeta. Ab- (p_erw. chiesti col nodo in gola: sia- bandano nella prima parte del Abbatta le ganasse B~rromini: . mo nella zona di « Una stri- libro e segnano una nuova soffi.a. e sorteno r.ant: cuppohm; scia de sole~. intagliata nel componente della poesia di Del- ee meUe dentro, un alj/ de por– vasto e ritornante ricordo del l'Arco: il gusto del paesaggio; Micclletrngiolo. e nasce ;~" 0 è~p- « !usignolo~ fuggito « lor de la luoghi riconoscibili per rama!- (po/o 11 e. bella galba ~- gama che li lega in uno stile L'ombra del pu.po (che a ma- di ricercatezza che richiama lapena trattiene il pianto del alla mente il Vigolo de « L'ere– padre « però che non (rova - mita di Roma,. e più ancora il lo so osUino - ne la gruba no-, Barilli di « Roma sonora,., il va») trabalJa in d~icate liri- Plncio rimasto solo. dopo la che cui !a da sfondo un·im- musica, con le crome e le bi– magine lmpercett.ibU~. tene-. scrome divenu e spupazze-voli rissim-a, che non abh1sogna d1 « furcinelle d'argento»; Piazza parole: appena il raso della dl Spagna sette giorni e sette Ma è da questi luoghi • cen– trali», dicevo. che a un certo punto Mario Dell'Arco si al- 1.olltana procedendo per stra– de che dal «centro~ lo con– ducono alla periferia di Tor– marancio, ad una peri!eria che oltre ad essere geografica è ai.,che sociale, umana, una pe- e nella st.i:i.sc1~ di sole no_n sten temente « 1 pietd" di traballa piu i ombra del fl- U O , • 0 _ . glioletto-osilino ma ragazzi mi- . ~are~ti P€-1: quel se~o ~.t schiati « co li cani ai1amati a m,ocaz1one-nfiuto ohe e g1a quattro zamp - a foru1<i a· Ja l'indice d'una direzi one. catasta - de la monuezza », re- Si potrebbe poi indaga.re ga.zzilti che stampano ~ irenta- quanto dell'intenso o ath os à i dù denti in una mela guasta,._ « Una striscia de sole n non Questo è il nuovo paesaggio abbia motivi per la preistoria. romano, ora! Dell'Arco !la pre: non temporale, dell'aspetto so strada della p~n!ena e v1 che c'interessa: ma forse sa– ha. alfo1;dato radici e cuore, rebbe troppo rischioso e mai pnma d imboccare quella del- come qui bisogna stare ac– le Otta~e. e de .La pe~te. corti oer non compiere ,·io- H.a cIOe nsc1acqua,o, man- !azioni zomanamente. dialetto e un- M · · I\ d' 01 . magllli nei paesaggio sbaroc- a ,prima a. _cora 1 co~ 1er1; chjzzato e inedito della Roma •un a..."!letto p1u _mescol~to d1 pen!enca. e Dio sa quanto gli attenz.1onP rell:g1osa bisogna ha giovato un tale paesaggio. citare « Er pantano» e so- Qu-ando il poeta torna al prattutto «Lazzaro» che sé– « centro» <le La sassarolata ~ono immediatamente la (" So' du partiti: sette contro compòsizione r i oo r tata; il sette: : Trestevere e fi Monti 1 Lazzaro evangelic-o duv-enta un a lacci~ a f_acc1.a:- logna so sìm'bolo; è una protesta di r:infe, l occhi so saette .. - Uno umiltà. d'impotenza, ma non s_accosta ar muro. uno s affac- ha nulla che po;,sa fai-ci so- f!a _- 1{~ 1 ~~ !~c~~~t~~i'~~t;; spettare la :E:torica o il luogo lonnaccia ») l'aria della perite- comune rehg10so. . ria gli cir.!ola nei polmoni, In • P?nte dell'Angeli,» la ed anche il dialetto appare me- mism·a s1 mescola con I tlltt– no vezzeggiato e non più pro- st:a.ztone sacra ,, barocca ma penso a lasciarsi prendere nel c'e una continua contrappo– accio del frammento. sizione fra una meditazione Roma non è più quella del appena abboz.zata e gli ele– primo gruppo di poesie. Anche menti esterni che determina– le vecchie .immagini ;;embrano no il senso della rappresen– ora soggetti 111:pegnati al Mon- !azione sacra o della sinte– ie. lontane. sbtad11e nella me- ticn uia crucis: moria. Ho chiesto a mani gionte Le « Sabbine •, quelle del _ na pena: io. peccatore. _ «ratto» e-, Un frego de regaz- Strada più a111ara de la tua, ze, e tutte bone - ...e er petto Sipllore. _ ntrn c'i>ra. che j'amanca la parola - ...e dove posi rocchio è robba jot- (Ed ora è il ricé•rdo di ta ~> provengono anch'esse Quasi modo: dalla periferia, sia pure in una In povertà di carne come dimensione storica. sono - eccomi, Pa.dr<': po,- Anche le scene de La peste vere di strada - che il vento sono di un verismo che non leva appena i 11 suo perdono. dà tregua: Dell'Arco ba im· - Ma se scarnire non sapevo parato a vedere e a descrive- ttn tempo - la voce primitivi! re quadri e sequenze in ma- - ancora rozza. - avida – niera nuova. sconcertante. Il mente allargo 1a mia ma.no _ suo verso i:i?n ~iverte più, dommi dolore cibo c otld,<'tno. n~n mira piu al.'.a « 1~eravi- E faccio la citazione anéhe glia• e al garbato sorriso. r · d La pittura della peste ,. ar pe corri ~on en~P non vane convento•, « a Castello•. • ar c?n tutto il sentimento reli– bordelio "· ecc., s'infittisce in- ino~ del n.ostro te~po che crudendo e s'accentra su par- del] A-reo m1 pai:e ~nisca ~on ticolari e personaggi da bas- tl o:of.,.ssai:e: chi d•~bbè m– sorili<'vo. assumendo movimen- fatti che m un verso tutto ELIO F. ACCROCA a_Perto il ooeta riwrd' per– smo Claudel? VALERIO VOLPINI (Contlnù:.7 pag, 6)

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