la Fiera Letteraria - XI - n. 30 - 22 luglio 1956

Anno XI - . 30 SETTIMANALE DELLE LETTERE DELLE .4RT1 E DELLE SCIENZE Domenica 22 luglio 1956 SI PUBBLICA LA DOMENICA Direttore VINCENZO CARDARELLI QUESTO NUMERO L. 60 DIREZIONE. AMMINISTRAZIONE: ROMA Via dl Porta Castello. 13 • Telefoni: Redazione 555.487 • Amminislr 555 158 - PUBBLICJTA': Ammlnlstr e LA FIERA LETIERAR!A •·V. di Porla Castello, 13 - Roma· TAR.: Commerciali L. 150 lsdltorlal! L 80 al mm • ABBONAMENTI· Annuo L 2.700 Semestre L. 1.400 - Trimestre L 7~0 Estero· Annuo L 4 ooo . Copia arretrata L. 100 - Spedizione in conto corrente postale (Gruppo Il) - Conto corrente postale n 1131426 UNA PAGINA INEDITA * La passerella so i' abisso lf di ANTOINE DE SAINT-EXOPEBY Ho conosciuto un vecchio giardiniere che ml parlava del suo amico. Avevano entrambi vissuto lungo tempo come :Cra· telli prima che li separasse la vita, be· vendo insieme il tè deJJa sera, celebran· do le stesse feste, cercandosi l'un l'altro per chiedersi un consiglio o liberarsi di confidenze. E certo avevano poco da dit~ si e li si vedeva piuttosto passeggiare, finito il lavoro, considerando, senza dire una parola, i fiori, i giardini, il cielo e gli alberi. Ma se l'uno dei due scuoteva la testa tastando col dito una pianta, !'al· tro si chinava a sua volta e riconoscendo la traccia dei bruchi, scuoteva la sua. E i fiori bèn schiusi procuravano ad entram– bi la stessa gioia. Ora accadde che un mercante avendo in• gaggiato uno di essi, l'aggregò per qualche settimana alla sua carovana. Ma I predo· ni di carovane, poi i casi della vita, e le guerre tra gli imperi, e le tempeste, e i naufragi, e le rovine e i lutti e i me· stieri per vivere sballottarono colui per degli anni come :Ca una botte in mare, respingendolo di giardino in giardino fi· no ai confini del mondo. Or ecco che il mio giardiniere dopo una vecchiaia di silenzio ricevè una lel· tera del suo amico. D>io sa quanti anni aveva navigato. Dio sa quali diligenze, quali cavalieri, quali navi, quali carova– ne l'avevano di volta in volta incammi· nata, con la stessa ostinazione delle mi– gliaia d"onde del mare, fino al suo giar– dino. E quel mattino, polchè risplendeva del– la sua :Celicità e voleva parteciparla, ml pregò di leggere la lettera che aveva ri– cevuta come si prega di leggere un poe– ma. Ed egli spiava sul mio viso l'emozio· ne della mia lettura ... Ed io lessi sempli· cemente « Stamattina ho potato i miei ro· sai ... » poi cosi meditando sull'essenziale che mi pareva informuJabile scossi la te· &la come essi avrebbero fatto. · Ecco dunque che il mio _giardiniere non ebbe più riposo. Avresti potuto sentirlo che s'informava sulla geografia, la navi· gazione, i corrieri e le carovane e le guer· re tra gli imperi. E tre anni itiù tardi ven· ne il giorno fortulto di messaggi. che spe– divo dall'altra parte della terra. Convo· cai dunque il mio giardiniere: « Puoi seri· vere al tuo amico». E i miei alberi ne soffrirono un poco e i legumi dell'orto, e fu festa per i bruchi, perchè egli passava le sue giornate in casa, a scarabbocchla· re, a cancellare, a ricominciare la fatica. tirando la lingua come un fanciullo sul compito, perchè egli sapeva di avere qual– cosa di urgente da dire e gli el'a neces3a· rio trasportarsi interamente. nella sua ve· rità, dall'amico. Gli urgeva costruire la sua passerella sull'abisso, raggiungere !'al· tra parte di sè attrnverso il tempo e lo spazio. Gli urgeva dire il suo amore. Ed ecco che tutto rosso in viso venne a sol· topormi la sua risposta per spiare que· sta volta ancora sul mio viso, un riflesso della gioia che avrebbe Jlluminato il de· stinatario, e di sperimentare cosi, su di me il potere delle confidenze. E... io les- si che egli confidava all'amico, con la sua scrittura diligente e stentata, come una preghiera assolutamente convinta ma di umili parole: « Stamattina, ~nch'io ho potato i miei rosai...». Ed io m tacqui, sulla mia lettura, meditando sull'essenziale che cominoiava ad apparirmi meglio, per– chè essi ti celebravano, Signore, congiun– gendosi In te, al disopra dei rosai, senza saperlo. Mi viene dunque talvolta, iJoirhè non c'è per me un re che possa ·erm.nerarmi con ùn sorriso, e poi,chè conv,e-,e che lo vada cosi fino all'ora in cu; Lu degnerai ricevermi e confondermi C"n qt:elli del mio amore, mi viene dunque. d; ,anto in tanto, la stanchezza d'esse:e solr,, e il bi· sogno di ritrovare quelli del mh, i'opolo, perchè, senza dubbio, non so:io ancora abbastanza puro. Giudicando felice il giardiniere rhe co· municava col suo amico, 1ni v,anne dun· que talvolta il desiderio di legarmi cosi, secondo il loro dio, ai giardiniJri c!el mio impero. E mi capita di scendere a lenti passi, poco prima dell'all:-a i gra,i;ni del mio palazzo, verso il g1a .din,,. M'incammlno nella dire~•.one dei rosai. Osservo qui e là, mi cn·no attc.•1 o su qualche stelo, io che, v, . ,uto il weuo· giorno deciderò del perdo.io o deila mor– te, della pace o de lla guarr :, La ~' p1;v– vivenza o la distruzione degli impe:i. Poi sollevandomi dal mio lavoro con ;forzo, perchè divento vecchio, dic.J sempllremen· te, in cuore, per raggiungerli aL!raverso la sola via che sia efficace, a tutti I glar· dinieri vivi o morti: ~ Anch'ic, stamattl· na, ho potato i miei rosai >>. E poco im– porta Se tale messaggio cammin~rà o me· no per degli anni, perverrà o meno al tale O tal'altro. Non è là l'oggetto del mes– saggio. Per raggiungere i miei giardinie– ri ho sempllcemente salu at'J il lr,,•o dio. che è rosaio all'alba. ' Signore cosi per il mio amato nemico che raggiungerò soltanto al di là di me stesso. Ed anche per lui, 11 •ichè :ni rasso· miglia, è lo stesso. Dunqu'!, io :endo giu· stizia secondo la mia saggezza. Eg:J ren– de giustizia secondo la sua. Es5e ,embra· no contraddittorie e se si atCront~no, ali– mentano le nostre guerre. Ma ini ed io, per strade contrarie, segui3n:o con le no· stre palme le linee di forz.J dello stes– so fuoco. In Te soltanto, Sig:,ore, esse si ritrovano. Io ho du»que, finita la rnìn opera, ab· bellito l'anima del mio p.:i,1010. Egli ha. finita la sua opera, abbell:to l'anima del suo popolo. Ed io che penso a lui e lui che pensa a me, per quanlo :, Ps!'tin lin– guaggio cl venga offerto p •r i no.dr ! in· contri, quando abbiamo gi·Jdicat o o d etta· to il cerimoniale o punito o perdonato. noi possiamo dire. lui per me c:,m • io per lui: « Stamattina ho tosato : '.lllei rosai ... "· Perchè tu sei, Signore, la co.nun1• misura delfuno e dell'altro. SAINT EXUPERY (Trod. Paola de M11rttno/ Darlo Cecchi: "Abbozzo di salotto letterario". SI notano, d.- sinistra, Mario Sol<lntl, Pier Paolo Pasolini, l\Ilml Plovene, Emma D"Avack, Emilio Ceechi e Guido Piovene "l1\ 1 1110RAJTIA REALTÀ E SOPRAREALTÀ SONO LE FACCE DELLA STESS1I IIEDAGLIA,, MORAVIA SURREALISTA La parte maggiore dei « racconti surrealisti e sati– rici • di Alberto Morevia rac– co!ti in un grosso ed elegante volume delle sue opere com– plete, epparso in questi gior– ni col titolo L'Epidemia pres– so l'editore Bompiani, non è inedita e nella maggior parte essi sono stati composti t ra il 1935 e il 1945, gli anni du.ri della dittatura, durante I qua– li. come si legge nell'avver– tenza edltorlele sul risvolto della sopracoperta, lo scritto– re fu insensibilmente portato a servirsi della sotira. della moralità, dell"apo!ogo. dell'al. legarla « per dire quello che pensava sulla realtà in cui si trova•~a a vivere. Me è assai probabile che non sia solo queste la sollecitazione dalla ouale lo scrittore venne con– dotto a un siffatto genere di letteratura. anche se ne do– vette essere l'occasione deter– minante. bensì una sue incli. nazione spontanea che con * di FERDINANDO VIRDIA pazienza potrebbe essere rin• smo di Delveaux è ~cmpre realismo. se non altro perchè tracciala in tutte la sua ope- una trasposizione della realtà il surrealismo - e non è per ra precedente e successiva a intellettualmente meditata e questo nemmeno necessario questi racconti. Direi anzi- quasi mai rispondente a una ricorrere ai lesti fondamentali tutto in un certo suo parti- necessità intimamente senti- di una estetica e di una poe– colare gusto per la detouna- ta. quindi una pura simbolo- tica surrealista - è sem· zione di taluni aspetti !lsici gla e non il dato di una espe- pre e in ogni caso repu· dei personaggi e in specie di rienza, i\ surrealismo di Mo- gnante ad ogni <forma di ra· quelli femminllt, in quel suo ravia. voglio dire il surre.ill- zionalità. Appunto perthè frequente e spontaneo risa- smo dei suoi racconti $Ur- la sua prima vocazione, an– lire in quei personaggi !em- realisti è sempre, o quasi teriore a quella stessa del minili da una mostruosità in- sempre una f<'.::za.,tura della narratore, è quella del ma– terna, da un'abnormità del reallà. di quella realtà. tutta- ralista, e sia pure di un carattere e delle passioni. a via, che già in origine, e per moralismo tùtt'affatto parti– una mostruositfì e ad una una disposizione insita nel- colare. ne consegue che nulla abnormità fisica che colpisce la stessa vocazione di Mora- in Moravia può essere consi– anche le più sensualmente via, è già espressione di uno derato in un vero clima sur– belle e desi6~rabili tra le sue sforzo dell'intelligenza. lo realistico. Satira. moralità, creature femminili. Non rl- sforzo di riportare i perso- apologo sono in lui espressio– corderò ancora una volta che naggl e le loro vicende nel· ni di una Inclinazione ante– Il personaggio femminile in l'alveo di quella che è la sua riore a que11a stessa del nar. Moravia è quasi selI)pre il moralità. ratore, quell'inclinazione a personaggio-chiave della nar- Se è vero che surrealismo ricercare una stortura. una razione. una sor~,a dì idolo, di e eutomatismo, scrittura in- difformità, una crudeltà del– deità enigmatica e preziosa, conscia, sollecitazione onirica, la vita e degll uomini. che e preziosa appunto per la ca- sono fatti l'uno dall'allro in- nella sua narrativa si fisiciz- rice di -sensuelità imperiosa scindibili, Moravia è anche in FERDINANDO VIRDIA e malefica che si sprigiona questi suoi racconti surreali– dall'intemo all'esterno altra- sti del tutto fuori di ogni sur– (continua a. pag. 4) Alberto Moravia. NEL IV CENTENARIO DELLA MORTE DI SANT'IGNAZIO DI LOYOLA * verso deformazioni fisiche quesi sempre operanti con estrema forza di captazione sullo sbiadito e comunque soccombente personaggio ma- schile. C,ome la meridiana Bioarafia edinterpretazione Non senza una qualche ma– lizia sulle copertina del libro è riprodotto un particolare di un quadro del pittore bel. ga Paul Delveaux Lea cariati– des che rappresenta una figu– ra femminile seminuda dal· ra pesonte e pressochè inerte sensualltà, seduta sullo sfon. do di un paesaggio di classi– cismo allucinato dove l'allu- Biografie scritte da ita– ]jani sopra Sant' ,Ignazio di Loyola, fino a quella di Igi– no Giordani, uscita quasi un quarto di secolo addietro, non ce n'erano adatte ad una lar– ?,a divulgazione e degne del· l argomento. Quella monu– mentale di Daniello Bartoli e l'altra, ancora incompiuta, del Tacchi Venturi erano in una zona di superiore ecceziona– le competenza. La biografia popolare di Diego Angeli, troppo imbevuta di pregiu– dizi razionalistici, svalutava il carattere del fondatore del– la Compagnia di Gesù. Nella occasione del IV centenario della morte è uscito. a cura delJe Edizioni Paolina. i..na notevole opera storico-bio– grafico-interpretativa di Gior– gio Papàsogli ( S. Ignazio di Lo11ol.a, con preludlo ai let– tori del padre Domenico Mondrone S.I.). Il Papasogli ha avuto a sua piena disposizione la Biblio· teca dell' Istituto storico del· la Compagnia, e, sorretto dal suo fiuto rievocatore d1 -grandi figure mJstiche (si ri– cordi di lui l'importante vo– lume intorno a Santa Tere– sa d'Avila ,:,ut,blicato pure nelle stesse Edizioni Paoline, tre anni orsono) ha saputo. con rispettoso ,:oraggio, vin– cere l'arduo e defflcile tema, riuscendo a fare opera di pre– cisa erudizione e di pieno di· scorso narrativo. * (li ETTORE ALLODOLI Il padre Iparraguirre, cui fu sottoposto il dattiloscritto di questa biografia (ed è un Insigne specialista di stud; ignaziani) ha detto che il Pa– pàsogli non si è fennato alla sola conoscenza ed e.;posizio– ne dei documenti, ma è pro– ceduto con passo agile di nar– ratore. • E' riuscito a mette– re davanti ai nostri occhi quasi il fllme della vita di Ignazio; vediamo come il santo si muova. come ;avo– ri e. ciò che vale di più, ve– niamo a scoprire le risorse in time della sua azione •· Ignazio nacque nel 1491 nel castello di Loyola nella Guipuzcoa da don Beltran e da donna Marina de Licona. La sua infanzia, i primi s4oi passi sono da mettere in re– lazione col clima, con :'am– biente storico geografico mo– rale e sociale della Spagna di quegli anni che aveva rag– giunto finalmente l'unifica– zione politica. e si sarebbe presto !anelata alla conqui– sta d'Europa. C'era nell'aria respirata dal piccolo Inlgo. e nella desolata grigia natu– ra, qualche cosa di guerriero, di fede eroica e mistica. Tra i primi libri che lesse ru lo Amadigi di Gaula, celebre romanzo avventuroso di cui, in un venticinquennio. si fe– cero molte edìdoni anche francesi, italiane. tedf sche e gerà di aver fatto letture monclane e si abbevere;-à d: vite di Cristo e di :eggende auree proponendosi come mo– dello non il Cid Campeador ma San Francesco e San Do· menico, rimarrà fedele a un ideale di cavalleria ben di– verso ma sempre cavallere– sco, di cavalleria religiosa. I differenti periodi della vi– ta d'Ignazio sono nella bio– grafia del Papàsogli res\itui– ti alla nostra visione liretta. Fino al 1521 è vita di corti– giano, di soldato. di peccato– re, partecipe a tornei n,on– dani e fastosi, dedito a cor– teggiamenti femminili: ma, durante l'assalto dato a Pam. plona dai francesi (1521). quasi da solo, resiste valoro– samente rifiutando di arren– dersi e cade gravissim-1mente ferito da un colpo di artiglie– ria. Gli rimane spezzata una gamba. Un fatto apparente– mente insignificante: un !eri– to in guerra. Ma da quell'epi– .;odio deriverà una JOvella sto.ria per la Chìesa dJ e~ isto. Nel secondo periodo. fino al 1540. Ignazio percor,_. le grandi tappe della sua nuova esistenza: Monserrato, i\Ian– resa, peregrinaggi per !J Spa– gna, a Roma, a Venezi-~. stu– di faticosi a Barcellona, ad Alcalà, a Salamanca ~ final– mente all'Università di Pa· rigi. Studente a 37 anni, ac– quistò giorno per giorno. at– traverso umiliazioni e ~ndici– inglesi. Qu;indo egli rimp,an– bili patimenti, la sapienza fi- cinazione è piuttosto nella perfezione delle forme che nella sua deformazione. ma che tuttavia, a una più atten- lologica, filosofica e tèologi- ta osservazione. si rivela tale ca, scala alla Verità Dilrina. per il contrasto che è nella A Parigi fu condis~epolo figura della donna tra l'inno. (quale contraddizione ,1~1ca- ce~ (un'innocenza, dJrel, del so) di Calvmo al collc1io di tutto priva di pensiero) e la Montaigù. Poi il rito:no in sensualità che emana dalle patria, il suo apostolato nel- forme. particolarmente dalla la Roma di Paolo III, e an- grossezza e pesantezza del se– che qui difficoltà ed o,l.icoll no e dal nodo greve della sua di ogni genere tena:~men,te purezza e da un'ombra nella superati. Intanto gli Eaerci- sua piega. quasi che in essa zi spirituali si concret mo, si si nasconda un pensiero !110• definiscono: e sono una delle struoso. e dalla compos1z1one opere di penetrazione psico- delle due mani. Moralista d logica che può stare dtcan- reb_ou.rs!r:na non ne! senso ch_e to. come interpretazione pro- eglt m!n _a ragg1uni;ere 11 fonda, a quella che nel tam- contrario dt· un~ moralità, m~ po dell'arte drammatica fa- p1uttos~ pe.rche eglt cerca _d_1 rà poi lo Shakespeare. Dal perverure alla sua moralita 1491 al 1556, quando Jgna- attr~verso i) ~mmmc:i antro– zio morì modestamente e ta- so d1 una_d,1smtegraz1~me del. citamente il 31 lugli,, cor- la nwraT1'.a _dei suoi pers~– rnno i quindici anni ciella nag~1. Mo1av1a narratore sui– sua poten·le realizzazione. del rea11sta ~rava_to da_lle comp!t- . . caz1oni dt un'mtell1genza cor. s1:10trionfo con le _Cost.ituz10_-rosiva all'estremo, non si pre– m della Compagnia di Gesu. senta con una Jacies diversa L'Anlilutero era rius~ilo acl dal Moravia realista, voglio erigere la grande barriera a dire che realtà e soprerealtà difesa del Cattolicesimo. e:i sono in lui _le f_acce d~lla era una realtà anche il Colle- stessa_ ~edag_lta di u!1a s1m· . . . balogia il cui fondo e essen· gio Romano, quella 1st1tuz10- ziaJmente nel sesso in una so. ne dallo stesso Ignazio defl- sta di ossessione bnlrica che nita la più splendida opera lega il sesso ai simboli di una che fosse in Roma. E non era vita sociale crudelmente in– più solo; attorno a lui .-;tava- terpretata attraverso i suoi no i discepoli, i grandi disce- appetiti e le sue velleità. poli che, anch'essi, saranno In questo senso esiste nella santificati dalla Chiesa. .ma narrativa une. fissità qua- Quale è, secondo il Papà- si assoluta dei personaggi ETTORE ALLODOLI Cile: tendono sempre e in (Continua 11 pag. 2) ogni caso a diventare o idoli o succubi. Come il surreali- _non segua più le ore di sole Uno · Sbarbaro 1956, visto e preziosissimo * che ci è venuto improvvisamente a regalare miracolo· di questi "Fuochi fatui,, . di rara * di GIOVANNI GIUDICI l'impre– validità Ci sono libri che non si a noi molto vicino, continua- (Fuochi fatui, ciò nonostan- na, al Racconto d'Lnverno: possono pensare disgiunti, mente riveduto, intimamente I te, non è libro da citazioni: « Tu contempli cose moritu– direi, dalla figura fisica, dal aggiornato, aumentato, ridot- ma libro da leggersi, possi- re, ma io cose che stanno per tono di voce, dal profilo di to e_ aumentato ancora fin bilmente tutto d1 seguito) che nascere ll; ci si trova in un anima di chi li ha scritti, quasi, s1 può dire, al momento veramente ci rii;_onducono mondo che è ancora, è vero, quando, anche per poche ore, della correzione delle bozze. all'atmosfera, -al clima di l'arido e disincantato mondo pochi minuti, si abbia avuto Non è una semplice raccolta queste prose nuove,. un clima della poesia ligure del primo il privilegio della sua vici- di prose, ma si impone alla (a nostro avviso) sostanziai- Nòvecento, ma che di tal nanza, la gioia di scoprire nostra lettura come un fatto mente nuovo rispetto al cli- mondo conserva e sottolinea in lui la cast.ante e Eegreta unitario, così come un fatto ma dei Trucioli. quei trepidi barlumi che r.e rispopdenza alla sua pagina: unitario (e di che unita!) fu « Anche oggi un lichene hanno fatto il fermento più così accade per . Camilla Pianissimo, scaturito dallo nuovo· :il mondo non è finito vivo della nostra poesia, di Sbarbaro, per lo Sbarbaro spontaneo confluire dei frutti di fare»: dopo tanta bruciata quella già consacrata e di dell'anno 1956, che ci è ve- sparsi di un'intensissima sta- e macerata esperienza, ecco altra in divenire. nuto a re.çalare l'improvviso gione dell'anima. che dalla cc terra desolata u, La cronaca del tempo ha miracolo di questi Fuochi Jèuochi fatui è (ma po- dal « paese guasto» dal tron- lasciato il s_uo segno in Fuo– Fatui, _anch'essi stampati da tremmo giurare che non re- co del decadentism'o, ci sono chi fatul; negli appunti Sche1w11Jer, a un anno di sterà) l'ultimo libro di Sbar- cose pur minime che espri- cc 1945 » troviamo partigiani distanza dalle poesie di Ri- baro, che ci porta del Poeta mono una loro via in su. c'è e tedeschi, sventagliate di manenze, delle quali si an- di Pianissimo e di Trucioti qualche cosa che ancora' na- mitra, notizie di resa, ma nuncia a brevissima scadenza un'immagine fresca e giova- sce fra tante che muoiono poi... « è fiorito sulla spiaggia una nuova maggiore edizione. nile, viva di una straziata e c"è il senso di una attiv~ del Merello il giglio del ma- Ma la differenza fra i due splendida felicità (ci perdoni presenza ancorchè ridotta re; scendo a coglierne; un libri è questa: Rimanenze (e d'aver ceduto alla tentazione talvolta alla stregua di un passante dalla strada mi gri– bastava iJ titolo a chiarirlo) del plagio' chi, prima di ora, correlativo vegetale. « Liceo- da che li tutto è minato; lo non era che raccolta di poe- ha saputo darne così perfetta zio le bozze della mia ultima sapevo, ma ... »: la drammil· sie sparse_ (del '32,• ci sem- definizione): Questa felicità compilazione botanica: tren- tica desolazione di Sbarbaro bra, la pm recente) resa, più confessata e la sorpresa con ta anni di ricerche, cento- che già si schiudeva a un~ the opportuna, addirittura la quale Sbarbaro ci aggre- "lentisette specie nuove per spiraglio negli ultimi versi di necessa~ia,. da quella ristam- <lisce in questo suo. ritorno. la scienza. Ho dato anch'io Pianissimo, che si .risolveva p_adi_ Pianissnno con la quale ~< Raffaello Franchi quando una mano all'inventario del nello splendore deUa prosa si r_1propose ne\ 195~ ?Ila m! conobbe ebbe -~ dire che mondo». di Trucioli, che trovava com– poesia 1tahana l attualissima mi prevedeva p1u amaro. Da q sto particolare e pagaia alla solitudine nelle esperienza di mi testo. f~nda- ~aro? Ne Ha radice, sem- singolarissimo atteggiamento, pagine (e nell'amorosa pri– mentale; Fu?chi fatui e m· mai: la radice conto_rta che da que~ta dolorosa ~peranza vala attenzione) dei licheni. vece un ~bro totalme!'lt~ pe~mette all albero. dt ess~re che s'a_ltmenta d'un nulla nel- ecco che qui sembra proporsi nuovo che e nato, che s1 e all aria un mazzo di_ fiori 1); la rovma delle cose, nel pa- un limite nelle consolazioni venuto cornponei:ido come o~pure: cc T1:-a presbiti sono tetico sfa.celo delle memorie, minime che il Poeta ha come spont~neo .mosa1c_o, ?ali~ n:i,1ope: la mia vista n_on _ar~ vien fatto_ di riportarsi ad l'aria di imporsi: cc Del gior– espenenze di un giro d anm nva alla sera». Due citaz1001 una citazione shakespearia- no sfuggito di mano pare

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