la Fiera Letteraria - XI - n. 30 - 22 luglio 1956

Domenica 22 luglio 1956 [X FTERA LETTERART~ PAGINE INEDITE PER L'ITALIA DI SAINT EXUPERY Certezza di Saint- Ex L'ascensione della montagna, il rosaio, l'arcangelo, il png1oniero che morrà, la putredine del male e il giardiniere e ancora la geo– grafia del deserto delle stelle e il canto delle fontane e i.I silenzio * di PAOLA DE IIAHTINO La certezra è i.I divenire. Questo es– sere altro da noi stessi e ingrandimento e crescita, come t'albero che sprigiona d,al– la terra i suoi rami e ti tende atta luce. E' certezza che non solo accetta n1a recla– ma la cancellazione degli interrogativi. cosi che la ricerca di Dio non è che accet· tazione serena del suo silenzio. In questo silenzio. in questa rea!tà profonda realizzata per armonioso nodo di relazi()'ll,i, tutt• i moti umani son.o son– dati dall'autore e ricondotti a!l'utiico 'fl.ui– re di questa veri.là di esistere come pian– te che tuttavia creano i! proprio divenire. « Cittadel.la » è stata detta la Bibbia degli uomitii percltè non v'è messaggio d.i Dio agli uomini ma ricerca di Dio da par· · te degli uomini che lo accettano in se stessi, come volontà di scalare una mon· tapna, di col,tivare i rosai, di superare non attraverso ii deficiente ragionamento uma– no ma att·raverso una poetica intuizione. la dialettica dei contrasti. Saint Exupéry si serve dei suoi soliti simboli, i personaggi della favola del Pe– tit Prince, divenuta cantico. Come nel finale di un riw. li ritrovia– mo convocati qui, tutti. ad approfondire una loro presenza già densa di significato negli altri suoi libri. L'ascensione della montagna, il rosaio. l'arcangelo, i! prigio· ,,iero che morrà. la putred.ine del male e i! giardiniere e anc-ora la geografia del Il Cosi daUa sommità della più alta torre della cittadella, ho scoperto che nè la sofferenza nè la morte nel· seno di Dio, nè lo stesso lutto erano da com!11angere. Perchè lo scomparso, se si venera la sua memoria è più presente e potente del vivo. Ed ho compreso l'angoscia degli uomi– ni ed ho compianto gli uomini. Ed ho deciso di guarirJi. Ho pietà soltanto di colui che si risve– glia nella grande notte patriarcale cre– dendosi al riparo sotto le stelle di Dio e che d'un tratto sente H viag-gio. Proibisco che si interroghi, sapendo che non vi è mai risposta che disseti. Chi in– ten·oga è anzitutto l'abisso che cerca. Perchè mi parve che l'uomo fosse in tutto simile alla cittadella. Egli abbatte le mura per assicurarsi la libertà, ma non è più che forteua smantellata, e aperta alle stelle. Allora comincia l'an– goscia di non essere. Che egli tragga la sua verità dall'odore del tralcio che arde o dalla pecora che deve tosare. La veri· tà si scava come un pozw. Lo sguardo, quando si disperde, perde la visione di Dio ... Cittadella, io ti costruirò nel cuc,re dell'uomo. IV Dimora degli uomini, chi li fonde1à sul ragionamento? Chi sarebbe capace, secondo la logica, di costruirti'/ Tu esi– sti e non esisti. Tu sei e non sei. Tu sei fatta di materiali disparati, ma bisogna inventarti per scoprirti. Così, colui che ha distrutto la sua casa con la pretesa di conoscerla, non possiede più che un muc• chio di pietre, di mattoni e di tegole, non ritrova nè l'ombra nè il silenzio nè l'in– timità che esse servivano, e non sa quale servizio attendersi da quel mucchio di mattoni, di pietre e di tegole, perché manca loro l'invenzione che le domina, l'anima e il cuore dell'archifetto. Perchè manca alla pietra l'anima e il cuore del– l'uomo. Cittadella io t'ho dunque costruita co– me una nave... Nave degli uomini senza la quale essi non -raggiungerebbero l'eternità. IX Cosi mi parlava mio padre: - Costringili a costruire insieme una torre e tu li cambierai in fratelli. Ma se tu vuoi che essi si odino getta loro del grano. Egli mi diceva ancora: - Che anzitutto essi mi portino il frut· to del loro lavoro. Che versino nei miei granai il fiume delle loro messi. Voglio che servano la mia gloria quando fla– gellano le spighe e scoppia intorno la scorza d'oro. Perchè allora il lavoro che era soltanto funzione per il nutrimento, diventa cantico ... X Ecco dunqUe che i m1e1 uomini ave– vano bisogno di tempo non fosse altro che per comprendere un albero. Per se– dersi ogni giorno sul gradino della so• glia davanti allo stesso albero, agli stessi rami. E a poco a poco ecco che l'albero si rivela. Perché quel poeta. una 'sera, nel de– serto accanto al fuoco, raccontava sem– plice:.Oente il suo albero. E i miei uomi· ni l'ascoltavano e molti di essi non ave· vano mai veduto altro che erba per cam– melli e palme nane e rovi. - Tu non sai - egli diceva loro - che cosa è un albero. Io ne ho visto uno che era cresciuto per caso in una casa abbandonata, una casa senza finestre, e che era partito alla ricerca della luce Come l'uomo deve immergersi nell'aria, come la e-arpa deve immergersi nell'ac– qua, l'albero deve immergersi ncll3 luc". Perchè piantato nella terra ~,,r. le sue ra· dici, piantato negli astri con i suoi ra~i, è la via di comunicazione t:·a le ste!Jè e noi. « Ed io lo vedevo ogni giorno all'alba risvegliarsi dalla sua vetta alla sua base. Perchè era carico di uccelli. E a parti· re dall'alba, cominciava a vivere é a deserto e delle stelle e iL canto delle fon– tane e il s!lenzio del vento. Tutto quello che è fertile humus di contro all'aridità del minerale, la presenza-vita dicontro all'assenza-mo-rie; lo sforzo contro l'iner– zia. Calore di amicizia, amore. fatica, cosi definiti appunto dai loro coiitrari e con essi fo·Mnando l'universo del/.e relazioni il cui nodo è Dio. qttesto Dio del silen.::io che non si rivela ma si propone. IL valore dei messaggio di Saint Ex i.n "Cittadell.e" è d'aver centrato questa cer– tezza elementare e cosmica che dal pes– simismo di un Vigny difronte ai silenzio di Dio (Et ne repond.rà plus que par u.n froid siie11ce - au silence etemel de la Divinité) superando te inquietudini del– l'esistenzialismo e di ogni problematica etica. moralistica o religiosa, riconduce l'uomo pianta. creatore di' se stesso come maturazione cosci.ente di sè, ai Limiti d,i una condizione clte si risolve ;n chiave di musica o poesia sciogliendosi così da ogni altra definizione che potrebbe trovare i.11adegua,ta -e imperfetta la meditazione di Saint Ex11pery. Del resto questa sua ultima 'opera che meriterebbe comunque d'essere maggior– mente diffusa, è come il messaggio ,del suo Dio. non compiuta, ma soltanto pro– posta. p.d.m. cantare. poi, una volta sorto jJ sole, ab– bandonava le sue provviste al cielo, co– me un vecchio pastore bonario, il mio albero casa, il mio albero castello che restava vuoto fino alla sera ... 11. Così egli raccontava e noi sapevamo che "bisogna guardare l'albero a lungo perchè esso possa nascere anc,he in no.i. E ciascuno era geloso di colui che portava nel cuore quella massa di fogliame e di uccelli. XVI. Cosi per la virtù. I miei i:ene<"ali nella loro massiccia stupidità venivano a par· !armi della virtù. - Ecco, mi dicevano, che i loro co– stumi si corrompono. Ed ecco perchè l'im– pero si decompone. E' necessario ren– dere più dure Je leggi e inventare pene più crudeli. E tagliare le teste a coloro che saranno colti in fallo. Ma io pensavo: « Forse è realmente necessario tagliare le teste. Ma la virtù è anzitutto conse– guenza. La putredine dei miei uomini è anzitutto putredine dell'impero che fonda gli uomini. Perchè se esso fosse vivo e sano esalterebbe la loro nobHtà •· Ed, io mi ricordavo delle parole di mio padre: « La virtù è la perfezione dello stato d'uomo e non l'assenza dei difetti. Perchè punire colui che può essere con– vertito? Ecco perchè io rivolsi a Dio que– sta preghiera: « Signore, prestami un lem– bo del tuo mantello per mettervi al ri– paro tutti gli uomini con i loro l:>agagli di grandi desideri. Sono stanco di stroz– zare, per timore che rovinino la mia ope· ra, quelli che non so coprire. Sapendo che essi minacciano gli altri e i disc1,1tibili benefici della mia verità provvisoria, ma sapendoli anche nobili e portatori di ve– rità•· Io fondo il mio nern ico se gli faccio guerra. Non faccio che forgiarlo e indu– rirlo. E- se vanamente pTetendo di raf– forzare la mia violenza in nome della li· bertà futura, è la violenza che io fondo. E se pretendo sacrificare la mia genera– zione per la felicità delle generaz.ioni fu· ture sono gli uomini che io sacrifico. ... E se io faccio la guerra per ottenere la pace, io fondo la guerra... La pace è un albero lungo a crescere ... Costruire la pace è costruire una stalla abbastanza grande perchè tutto il greg· ge vi dorma. E' costruire il palazzo abba· stanza vasto perchè tutti gli uomini vi si possano incontrare senza abbandonar nulla dei loro bagagù ... Costruire la pace è ottenere da Dio che egli presti il suo mantello di pastore per ricevere gli uo– mini in tutta l'estensione dei loro deside– ri... Ma la pace è un albero lungo a co– struire. Cosi cadde l'abilità dei miei generali perchè ·nella loro massiccia stupidità. ven– nero da me per tenermi dei ragionamenti. E io mi ricordai delle parole di mio pa– dre: « L'arte del ragionamento che per– mette agli uomini di sbagliarsi ... ». xx miei generali nella loro massiccia stupidità, mi affaticuvano con le loro di· mostrazioni. Perchè, riuniti come in un co11,,"'I'esso, discutevano sull'avvenire ... • Noi siamo dei sapienti, dicevamo, noi abbiamo studiato !a storia ... •· Ma io sapevo che non c'è scienza che di ciò che si ripete. Colui che pianta un seme di cedro prevede l'ascensione del– l'albero come colui che lascia andare una pietra prevede che essa cadrà perché il cedro ripete il cedro e la caduta della pietra ripete la caduta della pietra ... Ma chi pretende prevedere il destino del ce– dro che, di seme in albero, d'albero in se– me. d,i crisalide in crisalide, si trasfigura? Qui si tratta di ùna genesi di cui non ho ancora conosciuto esempi. E il cedro é specie nuova che si elabora senza nulla ripetere che io conosca. Ed io ignoro do· ve essa vada. Ed io ignoro anche dove vadano gli uomini. Io non saprei prevedere ma saprò fon– dare. Perché l'avvenire lo si costruisce. Se io raccolgo in un unico volto la dispa– rità della mia epoca, se ho divine mani di s-cu>ltore, il mio desiderio diverrà. E Da Uittadelle,, "Mi che occuparsi dell'avvenire, ma E che esprimere è costruire ..,,, è apparsa un'altra verità ed è che è vano ed illusorio la sola operazione valida è esprimere il mondo presente. jo mi sbaglierò se dirò che ho saputo prevedere. Perchè io avrò creato ... Nella disparità d'intorno avrò mostrato un volto e l'avrò imposto ed egli governerà gli uomini. ... Cosi mi è apparsa un'altra verità ed è che è vano ed illusorio occuparsi del– l'avvenire. Ma che la sola operazione va– lida è esprimere il mondo presente. E che esprimere è ·costruire con la disparità presente il vallo unico che la domina. è creare il silenzio con le pietre. Ogni altra pretesa è vento di parole ... XXIII Così mi si manifestò che non bisogna– va sottomettere colui che crea ai deside– ri della moltitudine. Perché è la sua stes– sa creazione che deve divenire il deside· rio della moltitudine. La moltitudine de· Ve ricevere dallo spirito e trasformare quello che ha ricevuto in sentimento. Es– sa non è che un ventre. Il nutrimento che riceve deve cambiarlo in grazia e Juce. ... ed ecco che quel canto diventerà un cantico, come un incendio di foreste sor– to da una scintilla. Ma l'uomo che rifiuta quel canto e la plebaglia che interdice ad uno dei suoi membri di liberarsi di essa per ri-tirarsi sulla montagna ecco che uccide lo spirito. Perchè lo spazio dello spirito, là dove può aprire le ali, è il silenzio. 1."XVlll Pertanto la città quella notte era so– spesa al di là del sonno a causa di un uomo che doveva espiare un crimine al– l'alba. Perchè lo si diceva innocente. E circolavano pattuglie che avevano il com: pita di impedire alla iolla di assieparsi, perchè qualcosa spingeva gli uomini fuo– ri delle loro case e li riuniva. Ed io mi dicevo: « E' la sofferenza di un solo uomo che accende questo incen– dio. Colui, nella sua prigione, è brandi– to su tutti come un tizzone>•. Mi venne il bisogno di conoscerlo. E corsi alla pri– gione ... Gli uomini d'arme mi aprirono le porte che girarono lentamente sui car– dini. I muri mi _p_:irvero di uno spessore inusitato e sbarre proteggevano le fine– stre. E anche lì pattuglie nere circola– vano lungo i vestiboli e nei corridoi o si levavano al mio passaggio come animali notturni. .. Ed io pensav.o: « Bisogna che. J'uomo sfa, ~ricot?~O -perché sia necessa-. 1 rio, Jµi c:osi doboJe, di così fragi•le came ,--0he- un ohfooo,, p.uò svuotarlo della sua vita, schiacciarlo cosl, sotto una monta– gna >J! E tutti i passi che udivo gli cammina– vano sul ventre. E tutti quei muri. tutte . 11 l . ' I,_ r quelle postierle, tutti quei contrafforti, pe– savano su lui. « Egli è l'anima della pri– gione - mi dicevo - pensando a lui. Egli è il centro e il senso e la verità del· la prigione ... )), Mi aprirono la spia ed io lo guardai. Sapendo bene che c'era qualcosa da com– prendere. E lo vidi. E pensai che forse non c'è nulla da rin1proverarsi se non 1'a1nore çiegli uomi– ni. Ma colui che costruisce una dimora dà una forma alla sua dimora. E certo ogni forma pu'J essere desiderabile. Ma non tutte insieme. Altrimenti non c'è più di- 1nora. Un volto ricavato dalla pietra è fatto di t.utti i volti rifiutati. Tutti possono es– sere belli. Ma non tutti insieme. Senza dubbio il suo sogno è bello. Noi siamo, lui ed io, sulla vetta della montagna. Lui ed io, soli. Noi siamo que– sta notte sulla vetta del mondo. Noi ci ritroviamo e ci ricongiungiamo perchè a questa altitudine nulla ci divide. Egli de· sidera come me la giu tizia. E pertanto egli morrà ... Soffrivo nel mio cuore. Tuttavia perché il desiderio si cambi in atto, perchè la forza dell'albero si fac– cia ramo, perchè la donna divenga madre, è necessaria una scelta. E' dalla ingiusti– zia della scelta che nasc'e la vita ... E• sem– pre ingiusto ciò che è. Capivo che ogni creazione è anzitutto crudele. XXXl « Tu formi i loro paesaggi e solo quel– lo diventa bello, perchè se tu ami qui quel colore non l'ameresti affatto diffuso e uniforme, perchè in verità non si trat– ta nè di un giallo né di un rosso nè di verde ma di rapporti che li prendono al cuore,>. E per questo amai la guerra che tende verso la pace. Con la sua sabbia tiepida e pacifica e la sua sabbia vergine, ca– rica di vipere. e quei luoghi inviolati e quei ripari. E ho riflettuto molto sui fan– ciulli che giocano e trasfigurano i ciot– toli bianchi: ecco, dicono essi, una' a'rma– ta in marcia. là dei greggi; ma il pas– sante che non vi vede che pietre non ·conosce la ricchezza dei loro cuori. Co· s)... colui che va al pozzo quando ha set.e, e tira egli stesso la catena cigolante e solleva il secchio pesante sul bordo e ca· nosce così il canto dell'acqua ... La sua sete ha riempito di significato il suo cam- Alberto Longoni: "Prospettiva" mino e le sue braccia e i suoi occhi e questa passeggiata dell'uomo che va verso il suo ).101.20 è come un poema. ma gli altri fanno cenno allo schiavo, e lo schia– vo porta l'acqua verso le loro labbra ed essi non ne conoscono il canto. La loro comodità non è che assenza: essi non hanno creduto nella sofferenza e la gioia non ha voluto saperne di essi. lo vi dico: non avete il diritto di evi– tare uno stono, che in nome di un al– tro sforzo, perchè voi dovete ingrandirvi. XXXVlTT ... Chi conosce se stesso? Si cammi– na in se stessi verso la verità ma lo spi– rito dell'uomo è simile all'ascensione di una montagna. Tu vedi la crest.a, ti sem– bra di raggiungerla e tu scopri altre cre– ste, altri borri, altri pendii. Chi conosce la propria sete? Ci sono di quelli che hanno sete del rumore dei fiumi. e che, per ascoltarlo, accettano la morte. XXX[X ... Bisogna divenire per comprendere. Questo spiega l'orgoglio di colui che cre– de. Egli prova il sentimento che il dubbio dell'altro non significhi nulla perchè l'al– tro non « può • comprendere. ... Non c'è creazione che se tutti col– laborano e cercano. Non c'è creazione che quando il tronco dell'albero è stretto dal– l'amore. Ma non si tratta della sottomis– sione di ciascuno a tutti. al contrario, della direzione della corrente di linfa, che impianta i rami come un tempio nel cie– lo ... Si tratta della sottomissione non di ciascuno a tutti, ma di ciascuno all'opera e ognuno costringe gli altri ad ingrandir– si forse anche attraverso l'atto di opporsi. Ed io obbligo alla creazione perchè se es– si ricevono da me soltanto diventano po· veri e vuoti ... ... Scriverò un inno al silenzio... Si– lenzio dell'uomo che s'appoggia ai gomiti e riflette •e riceve ormai senza spendere e fabbrica il succo dei suoi pensieri. Si– lenzio che gli permette di conoscere e che gli permette d'ignorare, perché é bene che talvolta egli ignori. Silenzio che é rifiuto dei vermi, dei parassiti e delle erbe avverse. Silenzio che ti protegge nel– lo scorrere dei tuoi pensieri. Silenzio dei pensieri stessi... Silenzio del cuore, silen– zio dei sensi. Silenzio dei moti interiori, perché è bene che tu ritrovi Iddio che è silenzio nell'eterno. Tutto essendo stato detto. Tutto essendo stato fatto. Insensato chi spera nella risposta di Dio. S'Egli ti riceve, se Egli ti guarisce, è cancellando i tuoi interrogativi, con la Sua mano, come la febbre. Questo è. XLlX Solo conta il cammino. Perchè esso du– ra e non la mèta che non è che l'illusio– ne del viandante quando egli va di ere ta in cresta come se la meta avesse un sen– so. Cosi non v'è progresso senza accetta– zione di ciò che è. E donde tu perpetua– mente parti. E io non credo al riposo ... ... Dove vedi tu che il cedro guadagne– rebbe a evitare il vento? Il ven'.o lo la– cera ma lo fonda. ... Tu cerchi un senso alla vita quando il senso è anzitutto divenire se stessi e non raggiungere la miserabile pace che versa l'oblio dei contrasti. Ma vi sono uomini deboli che non pos– sono superarsi. Di una felicità mediocre. fanno la loro felicità dopo aver suicida– to la loro parte migliore. Essi si ferma– no in un albergo per la vita. ... La voce di Dio che è esigenza, ri– cerca e sete dell'inesprimibile, essi rinun– ziano ad intenderla. Essi non cercano il sole come lo cercano nello spessore del– la foresta, gli alberi che non l'avranno mai come provvista o come riserva, per– chè l'ombra degli altri soffoca ogni al– bero. ma lo inseguono nella loro ascen– sione, modellati come colonne gloriose e levigate, sorte dal suolo e divenute forza per l'inseguimento del loro dio. Dio non si raggiunge ma si prorrone e l'uomo si costruisce nello spazio come l'insieme dei rami. LVI ... Cosi non ascoltare mai coloro che vogliono esserti utili consigliandoti di ri– nunziare ad una delle tue aspirazioni. Tu la conosci, la tua vocazione. da quan o pesa in te. E se la tradisci, tu sfiguri te stesso, ma sappi che la tua· verità si farà lentamente perché essa è nascita d'albem e non ritrovato di una formula. perché è anzitutto il tempo che fa la parte. per– chè si tratta per te di di\·enire altro e salire una montagna difficile. Perchè l'es– sere nuovo che è unità sprigionata dalla disparità delle cose non s'impone a te come soluzione di rebus, ma come un su– peramento di contrasti e una guarigio– ne di ferite. E il suo potere lo conosce– rai soltanto quando sarà divenuto. Per questo io ho sempre onorato anzitutto per l'uomo, come divinità troppo dimentica– te, la lentezza e il silenzio. CLXX. ... Non si tratta di me. Io non sono che colui che trasporta. Non si tratta di te: tu non sei che sentiero verso le praterie al risveglio del giorno. Non si tratta di noi: noi siamo insieme passaggio per Dto che prende un istante in. prestito la no– stra generazione e l'usa. CLXXUl ... Signore, ricollegami all'albero donde io sono. Io non ho più senso se sono solo. Che i ap-poggino a me. Che io m'ap– poggi agli altri. Che le tue gerarchie mi costringano. Io sono qui disfatto e prov– visorio. Ho bisogno d'essere. CLXXX1Y ... La pace che io medito si conquista attraverso la sofferenza. Io accetto la crudeltà delle notti bianche perchè sono in cammino verso di te che sei enuncia– to, canceJlazione di interrogativi, e si– lenzio. Io sono albero lento ma sono al– bero. E grazie a te assorbirò i succhi del– la terra. CLXXVIII ... Per questo io non dirò: « Vieni da me a farti tagliare, ridurre, o anche mo– dellare '' ma '' vieni da me per nascere a te stesso. Tu mi sottoponi i tuoi ma– teriali alla rinfusa ed io ti rendo a te stesso divenuto uno. Non sono io che cammino in te. Sei tu che cammini. ... Ma io verrò nel silen:,;.io. Sarò cuci– tura invisibile. Non cambierò nulla dei materiali, nemmeno il posto, ma darò loro un significato. invisibile amante che fa divenire·. CCXIX Ho desiderato fondare in te l'amore per il fratello. E al tempo stesso ho fon– dato la tristezza del distacco dal frate!· lo. Ho desiderato fondare in te l'amore per la sposa. Ed ho fondato in te la tri– stezza del distacco dalla sposa. Ho de– siderato fondare in te l'amore per l'ami– co. E al tempo stesso ho fondato in te la tristezza del distacco dall'amico, così cc,– me colui che costruisce fontane, costrui– sce la loro assenza. Ma nello scoprirti tormentato dal di· stacco più che da ogni altro male, ,a ho voluto guarirti e illuminarti sulla pre– senza. Perchè la fontana assente per chi muore di sete, è ancora più dolce di un mondo senza fontane. Ed anche se tu sei esiliato lontano per sempre. quando la tua casa brucia tu piangi. ANTOINE DE SAINT-EXUPERY (Trad. Paola de MartfT10)

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