la Fiera Letteraria - XI - n. 27 - 1 luglio 1956

Pag. 6 T A f r F R ,, T F' T T F R ' R r <\' Domenica l luglio ] 956 UN' ECCEZ/0 ALE COLLEZl01 E Dl CLAS ICJ * Maestri per Avignone * Verso una sintesi tra la cultura italiana e francese, che nella vecchia città papale ebbero legami ingolari, in una mostra che va da Giotto a Bellini * di GUIDO PRROCCO 11 progetto di raccogliere ad Avignone la vasta sene di opere che faceva parte della collezione del marche~e Campana di Roma e oggi d1spersa nei musei di Francia, ha trovato unanime consenso. L"1dea è nata in occasione della mostra di dipinti italiani del Trecento e del Quattrocento recentemente inaugurata a Pangi. mutolata appunto da Giotto a Bellini, che raccoglie al– i'« Orangerie > e in alcune sale del Museo delle Arti figurative presso il Louvre un gruppo molto significativo di opere d'arte italiana dei due secoli. Il catalogo ne ricorda centosessantotto ma il nu– mtto supera complessivamente le duecentO se si anno– vera il gruppo dei dipinti appartenenti al Museo d~l Louvre. esposto accanto all'importante rassegna. Un terzo delle opere esposte provengono dalla col– lezione Campana, che contava ben seicentoquarantasei dipint.i soltanto tra il Duecento ed il Cinquecento, col– lezione immensa che fu venduta dallo Stato pOntHìcio a Napoleone III, che riusci ad avere la meglio anche sugli altri competitori per l'acquisto, tra cui :il re d'In– ghilterra, e la zar di Russia. li visitatore del Louvre st accorge che la prima opera che incontra, dopo aver passata la severa strettoia dei controlli all'ingresso della porta principale, è un sar– cofago classico della collezione Campana. Altre bellis– sime opere 1-omane, provenienti daHa stessa collezione. sl allineano a destra e a sinistra del vasto atrio che conduce verso lo scalone sopra il quale si libra la Vit– toria alatà di..-Samotracia. Ma le più importanti stanno un poco più in là, nella ramosa Galleria dei quadri itnlianì, t.ra cui, ad esempio. la «Battaglia> di Paolo Uccello e l a «Pietà• di Cosmè Tura. La coJJezione Campana darebbe vita, da sola, ad uno splendido museo nella vecchia città papale. Chi si reca ad Avignone s'accorge che le memorìe d'una città così importante anche per la vita culturale italiana nel Tre– cento e nel Quattrocento, sono sospese nelle vuote sale del Palazzo del papi, in qualche altro edificio di archi– tettura prettamente italiana, sulle mura di cinta. sui ricordi àel Petrarca, ma manca un museo che ripro– ponga la sintesi tra la cultura italiana e francese che ad Avignone ebbe legami singolari. L"attuale piccolo museo della città lascia un po' delusi perchè ben poco raccoglie della Avignone medioevale, mentre le opere migliori appartengono ad un periodo recente, il primo Ottocento francese. Tr~ i quadri della collezione Campana divisi ne1 \'ari musei francesi e quelli provenienti da altre raccolte (solo U cardinale Fesch, zio di Napoleone raduno ad Ajaccio quasi mille dipinti italiani) ben settecentocin– quanta appartengono al Trecento e al Quattrocento itu– hano. L'attuale mostra da Giotto a Bellini si forma da l\na scelta eseguita tra i vari musei con cocnpetem:a e mano sicura da un giovane e ben preparato studio~o d'arte italiana, Michel Laclotte, al quale dobbìnmo il prezioso catalogo della rassegna. Lo precede uno studio sul gusto dei preraffaehll in Frnncia di André Chastel, che rivede mediante una nuova lettura di testi ed una originale raccolta cii ao– cumentazioni. l'orientamento di una parte della cul– tura francese nel secolo scorso verso i nostri arllst1 primitivi. Un orientamento analogo a quello dei prer af– faelliti inglesi, ma con precorrimenti di ricchez.za di voci che neppure sospettavamo, e c he sPesso. negli in– gegni migliorf. trae lo spunto dalla grandez.za di Dante, che dà luce, di riflesso. anche agli altri art isti del suo tempo. Accompagna lo scritto d1 Chastel, una introduzione sulla mostra di An Michel Fiori oone, conservatore dt?I Louvre, che da alcuni anni si dedica allo studio dell'arte italiana. Riesce anche per noi d1fftcile distinguere le varie scuole provinciali che formano la pittura italiana del Trecento: Firenze, Siena, Rimini. Venezia. Bologna, Um– bria, per citarne alcune: lo studio attuale ne individua con sempre maggiore chiarezza i caratteri, talvolta per– fino opposti o che hanno lontanissime origini. Ed ecco alla Mostra i senesi, a cui s'accostano per profonda sim– patia i pittori di Avignone, oppure Paolo Veneziano, che ci fa sentire il suo legame con Bisanzio, accanto a Giotto (la Croceflssioile di Strasburgo) o i fiorentini che in. p&rte continuano l'insegnamento del maestro fino alla fine del secolo, i riminesi che pur si staccano in modo singolare dal ceppo giottesco, la scuola Umbra {tra cui ricordiamo un bellissimo « Cristo oltraggiato• di Stra– sburgo). ed infine i pittori bolognesi del Trecento, cosi bene individuati nei loro caratteri neila mostra falt~ dal Longhi a Bologna nel 1950. Nella pur breve scelta delle opere deJI'• Orangerie • vi è una precisa serie di testimonianze di un mondo cosi vasto e articolato. Tra i vari dipinti cl siamo soffermati. per seguire Il consiglio espresso nel volume di Pallucchini sulla Pit– tura Veneziana del Trecento, sul trittico di Paolo Ve– neziano, di cui una parte si trova al Louvre, una parte ad Ajaccio ed una a Tolosa: .si vede ora per la prima volta ricomposta un"opera in cui l'artista sente profondo l'influssO bizantino. Nel Quattrocento non mancano alcune documentazioni del gotico internaz.ionale toscano (Lorenzo Monaco e Maso1ino) accanto ad un fram~nto di predella di Beato Angelico di grande valore. Ricordiamo tra le opere to– scane di maggior spicco quelle di Paolo Uccello, Pesel– lbo, Lippì 1 Botticelli. Ma anche nel Quattrocento. e forse con maggiore diramazione, si devono distinguere le varie scuole provinciali, e in questa analisi ci piace segnalare la precisione del catalogo, che neJle vane schede testimonia la conoscenza apProfondita delle !:in– gole ,·oci: la scuola marchigiana ad esempio. in genere cosi poco individuata, ed invece cosi ben determinata alla luce degli studi più recenti, sorti in seguito aHa mostra organizzata da Pietro Zampetti ad Ancona nel 1952. La ricostruzione più spettacolosa offerta dalla mo– stra cl sembra quella delle predelle della Pala di San Zeno del Mantegna. Provengono dalla chiesa di S. Zeno a Verona e furono trasportate con tutta la pala al Louvre nel 1799 e non vennero restituite alla chicsn nel 1815. come fu ratto invece per le parti superiori del dipinto. Le tre ta\'ole del 1460 coslltuiscono un punto ,•itale per la pittura del Rinascimento nell'Italia del Nord, se ne vedono gli influss;i in provincie diverse anche in ortisti ben documentati alla mostra, come i Vivnrinì a Venezia, Cosmè Tura a Ferrara e Crivelli nelle Marche. Si giunge così alle opere conclusive della espo~iz1onc, tra cui il dolce e sognante S. Sebastiano dì Cima di Conegliano. proveniente dal Museo di Strasburgo, la e Sacra conversazione• di Carpaccio di Caen ed infine il c. Noè ebbro• di Besançon di Giovanni Bellini. esposto alla Mostra di Venezia nel 1949. li Bellini. dopa molte discussioni. e dopo un'attenta ripulitura riconferma 1a attribuzibne del Longhi e di Pallucchini. Il vecchio pit– tore veneziano accanto a Giorgione risente un soffio di giovinezza e crea un capolavoro nuovo sotto l'influsso del suo misterioso allievo. GUIDO PEROCCO LETTERA D'ARTE DA VENEZIA * Gentilini al '' Cavallino,, Tempa di Biennale; ai giar– dini. delI'Accodemic. sono tutti presenti i critici. e i grandi amatori deU' orte: Gentilini quest'anno non partecipa. alla esposi.;:ione. Ma q1111le fortuna ·maggiore per lui che questa procuratagli dal Cavallino, do– t•e gH è stata .allestita una mostra che tutd i critici e i grandi amatori hanno visitata? Qu<1$iuna visita d'obbligo; do– po gli svaghi tra le fronde dell'Esposizione e i padiglioni delle nazioni, dopo le snerva.n• ti e talvolta esilaranti passeg• giate lungo te par e ti della Biennale, una visita a Genti·Hni nella saletta del Cavallino in Frezzeria. Gentilini è là. che accoglie gli amici. cordiale, rì· dacchiand-0 sotto i grandi baf– fi biundastri. Strana figura di artista quella di Gentilini. stra– na nia vera figura d'artista. Lo diresti uri buon fattore, un uomo solido e pratico di col– ture a.gricole, amante del buon vino e della buona sapida ta– vola. Non eh.e non sia un buon· gustaio, lo dimostrano le ta– gli<uel!e che, comodamente se– duto all'Antico Jlfartini, in Campo della Fenice, si man• giava assaporando con giudi: ~io sicuro; 1na a vedere quei suoi banchetti di-pinti in pro– spettive preciPite, che ricor· dano le cene di. Pomposa co– me avverte Marco Valsecchi nel Catalogo, e quella scolpi– ta su! portale della Cattedrale di Altamura. come mi. è capi– tato ultima.mente di vedere. verrebbero in mente agapi più spiri!ualr di quelle che con lo mnico Gentilini abbiamo con· sumato a ,Wontecompatri. e a Roma. Quei suoi personaijgi glabri e geometriformi son_o davvero l'invenzione di Gentz.– hni•? A vederlo, l'amico Gen· tjlini, si direbbe di no. Se non fosse che i! suo essere a;tist.a dà ragione di tutto. se non )(-. di ìUAURO INNOClil1''1'1 sapessimo per esperien,:a di letture e dt visioni che i poe• ti•. ali artisti, sono i più. stra• vaganti degH uomini, che so· no capaci di dar vita a cose e a personaggi che non hanno nessun riscontro con. la loro apparente realtà. Chi dimenti– ca H Pascoli, buon allevatore di ganine. che cantava le di· gitale purpurea torbida e tu.r• bb1osa e il pianto della capi- nera e il roseo nrro dopo lo uragano? A parlarci. con Gentilini... c'è spesso da ridere per t'arguzia delle sue battute e per l'acu- 1ne delle sue rispo.,te, a gu.ar• darlo Genr.ilini pittore. ne i quadri, ci stupisce una tragica e fantastica realtà di cose be- 1le individuare. ognuna al loro posto esatto, quasi temesse lo artista che nella giornaliera ir• Franco GentiUni; «Abside,. realtà. delle cose, quelle potes· sero di punto ht biunco sfug– gi re a.U'i11dagine del reale. E dopo le menu. le cattedrali. Jenne. compiute e Taccolte nel– le strutture ben delineate, an– goli squadrati di spiritali for– te=ze. recess i sicuri e lunosa– men.te vitt.or! osi• di speranze non solo t err ene. Le sue chiese so– no chiese d'lddfo ma anche dell'uomo che in quelle si iJz· vera. Come !a cattedrale bian• ca con le colonne, che mi ri– corda la chiesa di S. Michele a Lucca. trionfo di steli mar– moree nel cielo v e r d e del Serchio. MAURO INJliOCENTI Mostre Romane Al Pincio Padre Tarcisio Generali. un (rate camaldolese, espone le sue opere nate nel .silenzio della meditazione e della soli– tudine. Garibaldo ~1arus j lo presente con parole di simpa· Ua e di stima, quanto baste per riconoscere a Padre Tar– cisio Generali il tempero: mento di un artista che pur nella ri,gida regola dell"ordine trova i motivi di una ~pres.sione d'arte arro,·entata e aggressi– va. I suoi paesaggi infatti. an– zichè. e fortunatamen:e. .se· rafiche pastorali 'visioni di agnelli e di lupi ammanziti so· no violente segnature di co– lore che denunciano la nalu• ra espressionista della sua le– zione, appresa con molta par– tecipazione di carattere. Tut– tavia sinmo d'accordo con Ma· russi che lodando l'impegno del pittore lo esorta a -.< continua– re sulla difficile t.r ada è a scoprire nel sil< mz.io del suo ritiro, sempre più avu e e vi· \·e, le ,-oci della poesia». l•·rancesco Maffcl: • Glorificazione <li Alvise Foscarini,. UN PITTORE Dl VENA DECORAT.IVA E BAROCCA * La Mostra di Francesco Maff ei • • ma n1er1sta • • v1cent1no del Seicen tt> * Vicenza, città natale del pittore, ha voluto orgatzizzm'e una esauriente rassegna delle sue opere, giovandosi della rivalutazione compiuta, dal I924 a oggi, tanto dal Fiocco quanto dal!' lvanoff * di GIUSEPPE S(,IORTINft Che a Fra ncesco l\laffe1 spet·,gole opere - le doti posnive surreale) e ad animare baroc- sto violento dei colon, alla b1z– ti un p.osto nel.la sto~ia d.ella di Francesco Maffei yengono camente dei fantocci grotte-I zarna degli scorci, alla b1tu• pittura italiana tra 11 Tmto- spesso attenuate o addirittura sch1. nuuosita cromatica. alla colo• retto e 11Guardi è persuasione negate. Mascherom e spettri, evoca• razione di favole un po· trop– dt Francesco Fiocco sm dal Tuttavia, nell'oi.,t>r1 à:il :i\Iat~ 1.1~n1magiche fosforesce.ntl, ar-1 po mera\'igliose e all~ Cocos1- 1924; che tale _posto gh spetti I le~ fornita durante la tarda ch1tettu.l'e tranamente [a\•olo- tà d1 un pennellare d1sordina– nella cronistoria dell'arte ve- eta, sembra alrlvanoff di sco- se, ecc. c1 dicono (siamo d'ac--! to, qualità positiva dell'artista neta _può n~n e servi alcun prtre una • ~nan1era originale cordo con l'lvanofC) che • la ci sembra quella di dare spes– dubbio. Perc1ò la mostra del e caratterisllca • che egh rt• tradizione fantasmagonca e de-I !=.O ai volti un'espressione au– pittore .v:1centmo. ordinata nel• tiene indubbiamente superior~ corahva del manierismo rima- tentica, cioè fuori di ogni• ma• la Basihca Palladiana dt Vi- all'accademismo e all'eccleh• nr pei· sempre, sah'o rare ac. j niera •. Tanto che;:,ove non fos.. cenza, ci sembra quanto mai smo de1 • pittori camaleonttc1 cezion1. il vero Condo dell'ar-- o:.e intervenuto il viziato gu– opportuna e dovrebbe giovare e virtuosi, tipo Luca Giorda• te di Maffci •. sto dell'epoca e le ineliminabili a far meglio conoscere l'ope• no•. A tort<:>o a ragione? Cer- Ciò non esclude che alcune j esigenze ·pratiche, possiamo ag• ra dell'artista a un più vasto to che la pittura del Seicento sue opere, o frammenti di es• 1 giungere che 1I Maffei sarebbe pubblico, oltre che a.d inte-)napotetano e. meridionale in :::.e,possano essere_ ancor vivei ::-tato soprattutto un interessa,n• ressa re ad e::.sa amp18mente genere ha tah e tante qualità ed avere una s1gnificaz1one I tP ritrattista. co 1 ogica alle figure Non fa un passo a\'anti, nel• la mostra di Vicenza, la neo• gnìzione dell'arte grafica d1 l-'rancesco Maffe1: il che a noi sembra una trascuratezza. µ01- chè non \'ediamo da ch1 e m quale sede potra tale uµcra essere adeguatamente comptu• ta. Per altro i sei disegni deJ Maffet che si presentano non 'iOno di grande interesse: cto• cumentano un tecnico, nanno ~aporc scolastico, ~ono msom– tna gli appunti per una pit• lura - c1 s1 consenta dt dirlo - spesso 11010!-a. la critica militante e J:li stu• e personalità che l'opera del e~tetlca r:10\evole-. Per c.semp10 1 I ritratti - cioè quelle figu. diosi più qualificati. i\lafCei scompare entro gli an• ta • mamero a mae!=.tria • della re che s1 riferiscono a una La vena del ì\Iaffei è dcco• gusti limiti di un pleon3stico Gforifica..zione di Alvise Fosca•, realtà, passata o in fie,-, non rati va e baroccheggiante; pi~ manierismo, argomento di •ero- nm come inquisitor'e; la Con- import:\ - non sono mamert• che dai Ba sano - con i qua• nache del tempo• e non •ma• rcr:ilone di Paolo, pur con 1 l !-tica dìlettazione; perciò han• li egli dovette esserP n contat- teria di storia•. suoi precorrimenti del roco- no un loro particolare timbro, to - la sua maniera ( il • ma• Manca, alle composizton1 del c6; il Battesimo d1 Cristo del respirano nell"autenticità pitto• niP.ron che stupir fa tuti quan- i\laffei, una per uasione che Museo di Vicenza; la già cita• rica che vieta di affidare al ti., come cantava ti .poeta ve- pre_suppone unitarietà e soli- ta Pietà; la ricordata Trasla• caso il risultato espressivo. nez1ano Mnrco Boschm1) viene dita: • Francesco - dice tl suo :ione dei santi che, a prescin- Quelli del podestà Tomaso Pi– dal Peronda, dal Feu1, dal Tin- biografo - non è un costrut- dere dal barocchismo della par- 1 ani e dell'inquisitore Alvise toretto e dal Veronese soprat• tore di Corme semplici e soli- te superiore e dello sfondo, Foscarinl. per esempio, sono tutto: di ognuno di questi aÌ'- de; nella sua pittura 1 rigon• presenta in primo piano una I fra i pochi dipinti autentica– tist1. e dt altn ancora. nrlle fi. gli svolazzi, le arricciature moltitudine di volti vanamen~ mente calibrati del M~ffe1, con opere del Maffe1. è visibile r le pieghe raggrumate det per• le attegg1at1 e ouona parte tonalità orn fini ed ora vl– ora la composiztonP :;peuacoln• sonaggi non ci pt\rmettono di tn evidente contrasto con la branti, inizialmente risentono re, ora certi modi d·intendere indo\'inare la strutturé-1 dei cor- a<.mos(era creata in quell'epo• anch'essi più o meno di modi e di ntrarre la luce, ora la pi, che possiamo anche, spesso, ca dalla Controriforma: un at• e· d1 moduli canonizzati, ma tendenza al visionario e allo supporre inesistenti•. Grave rnggiamento punto polemico, finiscono con l'ubbidire ad una pseudodrammatico; e si sa- appunto, anche se ciò possa si badi, ma di umorismo sem• spontaneità d'ispirazione che rebbe votato alla maniera di a ,;rolte servire a dare alle fi-1 pltciotto quanto genuino. porta l'artista a creare i rap– Paolo Veronese, ovviamente gure di quest'artista un ca- Oltre al macabro sovente porll per contrasti e a dare per ripeterne l'esteriore forma• rattere bizzarro e irreale (o sposato col grottesco, al contra• tmo. consistenza poetica e psi– lismo, ove - per motivi che Codesta nota non e:. se ,•er i:?"hamo, fugata dagli interessi vari che uscita la mostr~ ap– prontata a Vicenza, in una se– de sontuosa, con una sistema• zione esemplare e con un ca• talogo accuratamente compi• lato ed elegantemente edito. 1\•Ia ciò, aggiungiamo. non é buon motivo per negare 10 blocco !"utilità della mam!e– staz10ne che consente a molti studiosi di conoscer megho un attivo la,·oratorc in quadri e in pale del Seicento veneto: un lavoratore che, durante gli ultimi anni della sua vita, s~p• pe sovente giungere a espres. sioni piuttosto rasserenate che danno il dovuto rilie,·o a emo-– zion1 coerenti, scandite in uno stile quasi purificato. GIUSEPPE CIORTI:'\O sconosciamo - non Cos e tato costretto o non avesse libera• mente deciso, a un dato mer u mento della sua vita, di la• Il sciare Venezia_ per ritirarsi a lavorare a Vicenza, Brescia • Rovigo. Dalla metropoli alla artista ritrovato provincia : una necessana ri• nunc.ia? Nico la Ivano!! - che lo ha studiato con amore se non con metodo - stabilisce per il ì\'.taffei due successive "'manie– re •: da quella d'intonazione preziosa tra Paolo e Bassano {v. La Visitazione di Arzigna• go) a quella • baroccamente eccitata da contrasti• nella quale e s'introducono tonalità terrose e sporche nelle ombre e figure controluce•. La presenza di e maniere • porta, fra l'altro, l'osservatore a notare l'insistenza :;u motivi C! argomenti comuni a tutto un orientamento pittorico. Così. per esempio, m una fra le prime opere del pittore vicen– tino, S. Nicola e t'Angelo, ner t1amo in alto festoni di angio– letti che poi vedremo rjpeter– st, a dire il vero sempre più spigliatamente, in S. Pietro martire e un altro.. santo donie– nicauo. in S. Anto)Jio di Pado· va col Bambino Ges1i, m Glo. rificazione del podestà Toniaso Pisani, in Conversione di Sai• Paolo. ne Lu Pietà (che è tra le opere più riuscite del no– stro). in Traslazione dei Santi, in Ultima cena, ecc. Codesti angioletti offrono all'artista la occa ionp di sbrigliare la sua immaginazione (se non la sua fantasia), altrimenti mortifi– cata da inibizioni scolastiche o manieristiche che dir s1 ver glia. Essi, pur avendo inizia!• mente funzioni d~corath·e. fi– niscono con l'acquistare signi– ficato cromatico e spaziale, in• somma col porsi come valori schiettamente composith•1. ì\1a TI desiderio di • far gran• de•. retaggio d1 un'epoca pre• crdc-nt 1 • c- 1 ,., a\' 0 Ya orodotto i11- numere\'oli capola 0 vori. porta Francesco Maffei - ricco di un piglio piuttosto vistoso e ben presto a suefattos1 alla • pro,·1ncia • - a fare enormi composizioni in cui la co tru• zione poetica cede il po to allo scenografico e le ricerche pro• spettiche a una fredda e ma– nierata architettonicità. Si par– la giustamente di • qumtè •. cli - fondali • e di • !(ruppi de– corativi•. ecc. s'è ancora par• lato a proposito di altre ope– re esposte nella mostra vicen– tina o ,·isibili ne11a locale chie– setta di S. Nicola. Sicché an– che da parte dei suoi biogra• fi, dei suoi •scopri ori- ed esal• tatori - a!Jorchè essi tentano la lettura e l'analisi delle sm• Anche la figura ji France• sco Maffei è un ree upero del• la critica moderna. Come tan• te altre di questa sorta, lun• gamente trascurate o dimen• ticate. Vero che, a giustifica di un siffatto ritardo, non va scor– dato come la critica nostra s1 trovasse impegnata nella re– visione d'altri artisti d'impor· tanza e autorità ben maggiore che non il iiaffei, il quale, ad onta del rilievo particolare che prende nel secolo decimo. settimo, non può tuttavia as• surgere a un significato di pri• missimo piano. Ma vero egual• mente che nel Seicento, men• tre Venezia. come ha osservato il Longhf. ridi\'enuta provin• eia • nell'illusione di poter campare di rendita sul vecchio tesoro locale•, sta molto al di sotto sia della grande cultura romana che delle vivaci cul• ture indigene di Genova e Ta– poli, il salvataggio della pittu– ra veneta spetta soprattutto al MaUei. Concluden,do la ua moner grafia, edita a Pado •a nel 1947, Nicola Ivano!f così scri– Ye\'a: • Maffei è uno degli ul• timi ,·enuti fra quei pittori barocchi che gli eruditi non cessano di ascoprire. La ua pittura, conosciuta dopo la battaglia del surrealismo e del fauvismo, non· rischia più d1 divenire oggetto di polemica, come lo fu, ad esempio, quella di un Magnasco. E nessuno si ognerebbe oggi di gridare al. lo scandalo davanti alle solu– zioni sintetiche, ai contorni sfilacciati. alle audacie defor– matrici del tocco. o alle dis– sonanze cromatiche del nostro artista. Talchè nulla ci impe– disce dì con iderare Maffei nella sua vera prospettiva ster rica. situandolo fra il Tmter retto e il Magnasco, come un rappresentante di quel gusto portato a un'eccitazione insie• me manieristica e fantastica. a un sen o magico e allucinato delle cose. il quale, secondo Rodolfo Pallucchini. trova in Francesco Guardi l'ultimo ram• pollo•. Ora, si sa che nel ba• rocco s'impernia la soluzione del maturo Cinquecento: e per quanto molta dell'arte fi- * di SILJTIO BRA 'VZI gurativa del tempo si sperda nel virtuo ismo e nella deco– razione, abbiamo tuttavia 1n essa il manifestarsi violento e irresistibile di forze consa– pe\'Oh ed unitarie che riscat– tano, nel valore dell'immagi• nazione, la piena libertà del– l'artista ad esprimere il suo mondo interiore, senza legami di sorta, alrin[uori di quelli sorgenti da una pura coerenza fantastica. Non per nulla, og– gi come oggi, in un tempo cioè in cui l'uomo individuale tende non ad annullarsi, ma a fissare il suo posto nel seno di una collettività cosciente, è stato pos~ibile comprendere quel movimento nell'accezione positiva che la critica più re• cente gli ha rivendicato. Nato a Vicenza in dala non certa e morto a Padova nel 1660, si presume che la vita del 1:a[fei sia durata una ses,– santina d'anni circa, e non trentacinque. come si legge legge nel • Libro de1 morti• al Museo padovano. Se egli. infatti. ha prestato la sua col• laborazione al Peranda, scom• parso nel 1638, e ancor nel 1626 firmava il San 1Yicota con !"angelo delr Oratorio di San Nicola a Vicenza. e se un altro suo giovanile dipinto vicentino, la Morte di San Gaetano, che risente di Lean• dro Bassano e di Ale sandro Maganza, può venir datato, a giudizio dell'Ivanoff, intorno al '20, l"errore dell'annotazio– ne padoYana risulta evidente. Del resto, nemmeno delle al– tre date della sua esistenza s'ha cognizione icura. Sappia• mo, comunque, che nella pri– ma fase del suo lavoro. verso il '38 o poco prima. venne a Venezia. dove erano passati il Fetti e il Lìss, e ancora vi lavora,·a, fuggiasco da Genova, Bernardo Strozzi. Che questi tre. come e forse più del Ma– ganza e del Peranda, lo in• fluenzassero parecchio, non ca• de dubbio. 11a a Venezia. l'in– contro più importante del Maf– [ei fu determinato dalla cono– scenza delle opere dt Tiziano del Tintoretto, e dall'approfon– dimento di quelle del Verone– se. E Tintoretto e Veronese {uron da allora i suoi maestri. • Ma!Cei - scrive l'lvanotf intese lo spirito visonip.rio del Robusti, ma lo conciliò col canto scoperto del colore ve– ronesiano, elaborando e fon. dendo in una visione profon• damente personale glt elemen• ti che gli venivano offerti dal– la tradizione •. E decisamente veronesiani sono i dipinti del• l'Adorazione dei Magi nella Cattedrale di Vicenza (1640 c.), della deliziosa Fuga in. Egitto nel Museo di Vicenza. dei Ma.r• tiri minort tn San Francesco a Sch1c, eccetera. Dopo il soggiorno lagunare, troncato per ignoti motivi. il Maffe1 tornava a Vicenza, e st recava certo a Brescia sul '50, e quindi, verso il '57 defi• nitivamente a Padova. Egli era ormai nella maturità. La esperienza veneziana gli aveva permesso d1 crearsi un origi• nale mezzo linguistico, al qua– le, con l'insegnamento del Ro– busti e del Caliari non era rimasto estraneo il r'ubensismo del Prete genevose, attento del resto anche lui alla pittura v_eronesiana. Il Muraro, pur riconoscendo come • tutti i rap– porti e le colleganze che di– mostrano quanto il MaHe1 sia frutto della civiltà del Sei– cento• non bastino • a far comprendere il significato è il ,·alore della sua opera, ha fatto anche il nome del tanto diverso Carpioni, con cui ce– lebrò i fasti vicentini, e del Langetti, che gli trasmise • quel suo guslo crudele per l'esa perazione, oltre a certe inconfondtb1li fisionomie dt vecchi arruffati•. E' di V1cen• za, comunque il tempo dei suoi quadri pih pomposi e de– corati, delle composizioni mo– numentali delle allegorie, pie– ne di fasto,delle scene sacre gremite di figure in atmosfere o paesaggi esuberanti e arditi: il Benedetto Civran (1649) e il Sante Moro (1655), la Presen• taziotl.? al Tempio e l'Incorona• zione della Vergine, tutte alla Rotonda di Rovigo. il Podestà Girolamo Priuli (1649) e l'At– vise Foscarini inqutsitore al Museo di Vicenza (1652 ), il Miracolo di Cordova (1655) il Mira.colo deL condannato Olla decapitazione (1656), il San Nicola e le anime deL purga,. torio (1667 ), che ornano con altre tele l'Oratorio di San Ni• cola. La fantasia del 1Ia1h·, .., di– sfrena, quando può a volte patetica e a volte esaltata e VI· sionaria, in mirabili orchestra• zioni coloristiche. Con rapt• dità impaziente e spesso fu• riosa, il ptttore crea figure disossate, contorte. pungenu, che rievocano spes o il grot– tesco dei mascheroni o st muo– vono in una nebbia di appart• zioni larvali e di richiami ma• cabri: e il suo tocco è sempre spigliato, sciolto e brioso, pie– no di sfrangiature e vibrazier n1, e anima un continuo giuoco chiaroscurale Ira sbattimenti cli luce e contrasti d1 piani, che si rompono nel movimento o vaporano in teneri riflessi d1 perla. M~ tale frene ia, tale esasperazione s'attenuano po• co di po1, a cominciare gia con le opere nell'Oratorio delle Zitelle a Vicenza: il Riposo in Egitto, la Visitazione. l'Asstrn• zione; per finire con quelle dipinte durante il periodo pa– dovano: la Raccotta · della manna nella Basilica di Santa Giustina, l'Adorazione dei Ma• gi e la Salita al Cahrnrio nella chiesa dei Filippini, li San Giovanni evangelista e la Cro– cifissione all'Immacolata, ed al– tre. Qui. nel :l.falh"'' r.. .. ·t' 1 l:-,,, sessantenne, a un cromatismo più delicato e calmo. risponde una maggiore pacatezza d'e– spressione, non esaurita o stan• ca, sibbene penetrata d"accenti sereni. i quali infondono alle immagini una emotività che trova tutta la sua coerenza nella vig!le essenzialità dello stile. Un artista, msomma, d1 grande interesse, Francesco MaUei. non cade dubbio. An– che a tenerlo nei limiti di quel valore che strettamente gli spetta, fuor d'ogni lode e entusiasmo esagerato. E a v,. cenza poi s'ha 1'1mpress1one che egli guadagni in chiarezza e statura da uno schieramen– to d'opere così ampio e scelto, come quello che si è offer.to. SILVIO BRANZI

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