la Fiera Letteraria - XI - n. 26 - 24 giugno 1956

Pag. 6 ['A' FIERA· LETTER'A'Rr·· Domenica 24 giugno 1956 PROTAGONISTI ED ASPETTI DELLA XVIII EmUio Greco: •Figura» SCHEDA PER EMILIOGRECO • Un definitore di modulazioni di vita, di luci e forme • di GIORGIO CA.STELFRA.t"\'CO Pochi artisti hanno scritto di sè col garbo e con la sinceritd di Emilio Greco nelle pagine che prece– dono la sua monografia edita a Roma nel 1949: egli racconta della sua vita a Catania, di curiosi tipi di artisti e di artigiani allora nella sua cittd, di come a tredici anni cominciò a lavorare .nelia bottega di uno scultore di monumenti funerar; - ricordi ni– tidi di una bonomia attenta e sorridente. Leggendo quelle pagine vien da pensare che Emilio Greco abbia innata la sua visione mite e sottite della vita, che essa. sia qualcosa di più di una convinzione e di uno stile, sia cioè il' suo modo spontaneo di prender con– tatto con quel che ha dintorno e di organizzare H suo mondo visivo. Dirò anche che la prima opera di Greco che potei apprezzare fu La Testa di fanciulla acquistata dalla Galleria d'Arte Moderna di Roma, cosi argutamente e dolcemente sfiorata dal sorriso su! be! volto Largo e finissimo. Perchè Greco non è un costrtLttore deformante. ma definitore di sottili mo– dulazioni di 'l>ita e quindi in primo Luogo di luci su!!e forme. Perciò egli è disegnatore importante e si presenta qui con un importante gruppo di opere di bianco e nero, nelle quali la rete de! suo segno si allarga alle luci _e si fa più spessa nelle ?mbr~ con una fiuiditd impeccabile e con ragg,ungimen_t, plastici sicuri e di una grandissima grazia. Con Em,– lio Greco il largo uso de!la terracotta, introdotto da Arturo Martinì nella moderna scultura italiana, con– tinua a dare i suoi buoni frutti, di avvio ad una forma discorsivamente faci!~ e perspicua, di u~ . go– dimento delle superfici che e ad un tempo definizione plastica e partecipazione _del ?!asma sc~!tor_eo _all~ luce ambiente. In questa v,bratihtd, che s, fa mttmita e coerenza di vita, ogni staticitd di impianto è supe– rata, ogni motivo plastico acquista una. ·nuova voce attentissima ai suoi timbri ed alle sue altezze e che va ascoltata attentamente. GIORGIO CASTELFRANCO Pirandello (Conti~ da. paaina. 5) ohè più sensibili al colore e alla Luce, malgrado le tinte sieno ~rosse e basse. La sca– tola di cartone è azzw-ra e gialla e isola le tra.!ij)a,renze delle bottiglie in grigio. Poi– chè non conosceva la pittura di Morandi, l'affinità eviden– te di motivo si spiega con le es;genze della problematica del momento. Dipinse anohe alcuni pae– saggi e vedute di città nel medesimo stile delle sue Bot– tigliette. Espose alla galle– ria Vildrac della rue de Sei– ne e venne a conoscenza di tutto ciò che si faceva a P<:1- rigi allora. Era affascinato dalle pitture di Picasso, ma non ,pensava d'imitarlo per– chè (come ora dice) « non ca.piva la visione simultanea di spazio e di te,npo ». Nel .fratt emp o il colore di FaUJSto si e.ra ~atto ~asso e po]Jposo, anche se non inten– so, bene intonato, e Q1Uando non contraddett o dalla ;plasti– ca, capace di crea.re forma. Ma la luce, co me at q,os.fera capace di avvolgere i colori, non intere,;sava l'artista. Una eccezione è T-re Donne del 1939 (Co11. De Luca) dove una luce diffusa piove dal– l'alto sulle immagini. I co– lori perdono di •iivacità e si smarriscono: appunto in quel tempo la luce era confinata a render vivace la materia. Poi venne la ~erra, la fa– miglia Pirandello si ritirò in campagna, ed egli :raffinò per sè i suoi toni. Le ventole del 1944 (Coli. Laudisa, Roma) è forse il capolavoro di quel tempo, C'è un intenso sar– castiCQ ohe non si è concre– tato in un motiivo, ma in una aouita attenzione sulle mate– rie « rettoriohe n, del dama– sco rosso e della carta bian– :HA.'I'URl'l'A.'DI PIERO iUAll'J'lt\A • Colore ch si fa materia L'incontro di Martina con la realtà avviene sotto il segno d'una misura che si risolve in naturalezza, in amore delle cose, in conoscenza del senso delle cose di La pittura di Martina è na: ta spontaneamente - ctoe senza. tirocinio di scuola - una ventina d'anni or sono. neL ctima aggiornato e sobrio det postimpressionismo tori– nese. Da allora, un tema non ha mai cessato di. serbare per questo pittore una fecon– dità inesauribile: l'incontro con la realtà. Prima d'essere pittore, Martina. è un uomo immerso nella concretezza del 1nondo: un uomo per cui. le cose hanno un senso. Questo incontro con La reaL– td avviene per il tramite de! colore. La pitttLra di Martina è di quelle che. non finiscono ma, di meravigliare i! profa– no per quello che è i! mira– colo specifico di tale arte: !a onnipotenza de! colore. I! pro– fano stenta sempre a credere nella funzionalità ed essenzia– !ità det colore. è convinto che la rea!td sia fatta di forme colorate, cioè di forme sulle quali il colore sia da disten– dere dopo, come un accesso-: rio. La pittura di Martina e di qtLe!!e in cui si vede i! colore costruire La realtà e farsi materia. I! colore diven– ta ogni cosa: carne umana e polpa di frutta, legno, stoffa, acqua, terra, cielo e - 'mi– racolo dei miracoli - il co– lore si fa esso stesso forma, volume, disposizione di ogget– ti nello spazio. L'incontTo di M aTtina con la realtà avviene sotto i! se– gno d'una misuTa tutta toTi– nese, che si risolve in natu– ralezza. L'amoTe dette cose, ta conoscenza del senso delle cose. Lo tiene lontano dagli eccessi di deformazione e, a fortiori, dalle tentazioni a– stratte. D'altra parte. il fat– ta che tramite di quest'incon– tro con ia reaità sia iL colore, con ia sua imprecisione at– mosferica di forme aperte e · intercomunicanti, è sufficien– te garanzia che la rea!td sia sempre trasformata in pittu– ra. Una riproduzione calligra– fica de! vero, o certo realismo 'Programmatico a sfondo so-: cia!e (per il qtLaLe non gli mancherebbero i presupposti ideologici) parrebbe a Marti– na un'offesa ·alla naturalez– za, una violentazione della reaità non meno grave - an– che se di segno opposto - che la ferocia deformante di cer– te mode clamorose dell'arte conteniporanea. • Si potrebbe definire i! rap– porto di Martina con !a ,eal– tà come un « realismo sensua– le »: la realtà percepita at– traverso it senso, ad esclusio– ne d'ogni intervento intellet– tuale. Ciò spiega come la pit– tura di Martina sia rimasta estranea alla lezione casora– tiana in una misura, per un torinese, sorprendente. N atu- * IIASSIIIO 1HILA ratmente questo realismo sen– suale presenta una ~ua ela– sticità di fasi e di gradaz!oni, determinate da irregolari e imprevedibili circost.inze di tempo e di !tLogo. Se abban– dona le fide mezze Luci de! paesaggio urbano torinese, col grigio de! fumo, della neve sporca, dei muri d'officina, se si avventura nena Luce c.bba– cinante det paesaggio m.eri– dionale, o se si ipnoti.:::za net– l'esplorazione cromatica del fenomeno de! tramonto (do– vunque, tanto sutla laguna veneta quanto nei pressi deLla Mole Antonelliana), la pittura di Martina è com.e in1;e;stita da un brivido: i colori si esa– sperano d'insolita violcn:a. le forme si torcono tn deforma– zioni allusive, la natura si popola di presagi a!!ucinanti. ?uò·allora manifestarsi i! fe– nomeno, assoiuta1nente ecce– zionale nella naturalezza. di Martina, di qualche forzatura. Anche i due quadri de! Pon– te sulla Dora - uno vuoto di persone umane, l'altro a– nimato da una scena. di som– mossa. popolare: un corteo con bandiere rosse, la sagom.a d'un carro arm.ato, spari, fi– gurette di gente che fugge - docunientano motto· bene co– me l'intervento d'una emozio– ne possa turba·re espressi.oni– sticamente il senso paesistico de/ p.Ctore. La caima degli interni ,invece, il ritratto e particolarmente le nature morte possono stimolare in lui la ghiottoneria sensuale delt'accentuazione realistica: si veda il refrigeri.o verde delle !a rghe foglie di coste, con la consistE:nza delle ner– vature: si veda ta sontuosa imbandigione de! cestino di pane con frutta. e verdura, dove ogni materia, anche H legno della tavola, i vimini del cesto - è letteralmente goduta. Queste oscillazioni, tra g?i estremi de! verismo puntuale e della deformaz ione espres – siva, fecondano contiituam.en– te i! realismo sen suate di Martina e lo aLim entano di esperienze 1na.rginati, impe– dendogti di cadere mai in una cifra consuetudinaria. Chi ri– cordi gÌi inizi della pittura di Martina non avrà difficoltà a riconoscerne ta parabota tungo questi vent'anni, pur at– traverso la fedeltà costante a! StLo tema fondamentale: i! possesso della realtà si è fat– to più sicuro, piìt virile, pitl imperioso. V'è più poco, or– mai, di quella timidezza eva– siva, di quel < parlar per si– nonimi», che i primi critici avevano ravvisato neUa sua arte. MASSIMO MILA I' • artista europeo pure I! Flauto del 1947 (.Mu– seo civico di Torino, oppure Le Note. Grandi, anche del 1947 (Coli. De Luca, Roma). Forse di tutti il capolavoro è Tavolino da tè del 1953 (Coli. Per ina, Roma). Il co– lore è di una tale purità ohe non ha bisogno di ('.ssere in– tenso, perohè il suo canto si sPieghi. Nelle nature morte recenti la tl)e!Cezione della realtà si rivela come se nascesse da un caos, è un effetto di cosa creata, parallela alla realtà naturale. eppure distinta per– c-hè realtà dell'arte, piena della g,razia dell'arte. Per giungere a siinili e!- fetti nella figura umana so– no necessar1e le deformazio– ni Ohe più difficilmente ven– gono accettate dal pubblico. In questo campo Pirandello conquista la sua certezza gra– dualmente. Se in Antonio in viola (Coli. Estorik, Londra) del 1947, si sente ancora qualche sforzo, in Bagnanti aL pesce (1949 Coli. privata) l'immagine si fa più orga– nica. Ma il Nudo del 195,3 Cpre– mio Marmrto, Coll. Conte Marzotto, Valdagno), ha tut– te le carte in regola, voglio di re che non c'è nè colpo di pennello, nè tono che non si giusti.fichino per Pesigenza della forma creata. I neri e l rossi sono violenti, e la pla– stica nasce spontanea dagli ,ccenti ~ressivi anziché da un chiaroscuro convenzionale. Ecco un tratto del carattere di Pirandello che occorre sot– to1ineare. Le sue reazioni sentimentali possono essere improvvise e ,iolente, ma quando si tratta della sua arte procede con cautela. Nei tempi recenti è divenuto ar– dimentoso, ma non prima di essere siouro di sè. ca, in contrasto con le povere usate ventole. Questo valore simbolico si sente nella ma- ~ teria del colore, ma non po– trebbe essE,re dimostrato. L'evoluzione di Pirandel1o negli ,ultin1i Jjeci anni si co– glie molto btne nel confron– to fra paes&ggi. In uno del 1943, Campavna a Riofreddo (Collezione Lt..eherini, Roma) si coglie la rappresentazione sintetica dei , o lumi, e il de– siderio costrutt,vo che dipen– de da Cézann", a cui Fausto aggiunge il s"..iotocco ner,roso e tornnentato che inte1'J)reta Cézanne al.Ja n1aniera di Van Gogh_ Più calmo e con ac– cenni a un avvicina,mento dell'artista ai modi' dei 'to– nali ti romani è il quadro Tetti di Roma (Collezione De Luca, Roma. 1944). Invece un paesaggio del 1~54 mostra svariate nuove esi:,>erienze che ,·anno dall'astrattismo cubi– sta ali'e.."'Pfessionismo di tipo Kokoschl:a, ma con un risul– tato nuovo e inatteso. E' mol– to sintetico e · nello ste--o tempo abbandonato alla na– tura, è astratto e 1.!oncreto, e soprattutto grandioso, una forza della natura. I colori principali sono graoazioni dal verde al giallo, su1t1cienti a dare la sensazione della ric– chezza cromatica e della pre– cisazione dei piani. Sembra che la natura si sollevi in una specie di rivolu..ione al– la quale solo il cielo è estra– neo. Nemmeno il i,aesaggio dunque porta la calma al– l'artista. Tornato a Roma nel 1931 si senti scoraggiato dall'aria stagnante che tutto opprime– ,·a, e cercò senza riuscirci di adattarsi al realismo e al soggettismo che il, ,-egim.e imponeva. Il suo tempera– mento o la buona stella fe– cero una resistenza passiva. Nè da Scipione nè da Mafai 'sembra sia stato impressio– nato. · Del 1943 (non del '46 co– me si è detto) è il Contadino piccolo, ove la forma si dis– solNe per intensificare la vi– talità dell'immagine. Dopo la liberazione, per il nJUovo clima creatosi, per la esposizione delle opere dei maggiori arti.;ti viventi e per spontanea inf ~rna maturazio– ne, Pirandello com,prende i nuovi valori che la visione si.'ll.ultanea di tempo e spa– zio può dare. E' un nuovo orizzonte che gli si apre, e ,-erso il quale s'incammina con la solita cautela, cioè senza mai perdere la perce– zione delle l,lpparenze. L"avvenire è in grembo al– la fantasia di Pirandello, e il nostro compito finisce con l'aver indicato la coerenza dello sviluppo della sua ar– te, la necessità di vita che v'è in tutto quello che fa, la ua natura di autentico pittore, la costanza con cui persegue i1 suo ideale esclu– sivamente artistico. BIENNALE D'ARTE DI VENEZIA • La piaggia • cli Renato Guth1s? - a cui è stato assegnato il premio spettantr. al secondo classificato nel concorso per il primo pre– mio - è la più significativa presenza. del1a Biennale. ln questa vasta opera l'artista, mct– tcnrlo a frutt.o le esperienze dei bozzetti che abbiamo ammirato aJJ'ultima Quaclricnnnle e in unn. personale alla Galleria del V:1.11- tnggio, ha reso tutto un mondo con i suoi umori e la sua. effervescente vitalità. Gl 1 innumcrcvoli tipi (è senz'altro difficile contarli e gli oggetti che popolano « La Spiaggia• segnano senza dubbio un trapasso dal mondo «realistico• a una. visione schiet– tamente lirica della realtà. Guttuso, dieta- mo, ci conferma di possedere una irrequieta personalità di creatore. E il colore, qui forse pili che altrove, finisce di essere veristico per acquistare un sapore e uno slancio sim– bolico. In questo senso, e in questo soltanto, va in– terpretata. la variegata. cromia dell'opera di Guttuso. Dal « Garibaldi al Ponte del– l'Ammiraglio• alla. «Spiaggia• l'artista ha saputo percorrere un aspro cammino, non soltanto in senso compositivo. Per chi an– cora nutriva del dubbi sulle qualità co– struttive di Guttuso, quest'ultima. opera ci sembra una. t.estimonianza decisiva. Presenza di Afro Un cromatismo carico e ricco - Una pittura che sembra riflettere i vertici e le profondità di una intensa carica * di ANDREW CARNDUFF RITCHIE La pitttLra di Afro attirò subito la mia attenzione, ne! 1948, Lp.prima volta che La vidi. In quell'anno egli stava tirando !e somme del suo serio lavoro d'artista, dopo le interruzioni degli anni della guer– ra e de! dopoguerra. Coloro che, come me, avevano cono– sciuto !' Italia prima della guerra, torna– vano allora a guardarla con estremo in– teresse, per osservarvi quale nuovo volto avrebbero assunto le arti figurative, li– berate fi11ahne11te da! giogo fascista. Così, nel 1948, tra le molte opere ch'io ebbi H privilegio di vedere in Italia, le tele di Afro mi apparvero come quelle che StL tutte facevano spicco e meglio esprimevano la nuova tibertà det senti– mento e la nuova giovinezza dello spi– rito italiano. Non dico e/te tale coraggio e forza di ripresa. non trapelassero anch.e in altre pitture e scutture ch'io osservai a quet– !'epoca; ma l'opera di Afro aveva iL po– tere di attirarmi più di qualunque altra. Tale attrazione derivava dalla sua sensi– bilirà pittorica e dalla sua poetica purez- za, e insieme dal significato, della sua fantasiosità de! tutto imnwne da isteria e dalla stta straordinaria felicità e auto– rità tecnica. Io penso che Afro, da oUora, e in mi– sura sempre crescente, 110n abbia fatto che arricchire tali sue qualità. Egli infatti, nella concezione del suo cromatis1no carico e ricco di fisica eb– brezza, potrebbe dirsi derivare ancora dalla tradizione del suo nativo Veneto. Ma è una tradizione che non lo Limita certo alla pura esaitazione sensuale. In– fatti, nella sua pittura, la fantasia rag– giunge una suggestione fantomatica eh.e partecipa di pari grado dei valori figura– tivi e di quelli astrarti. Una pittura che pare riJlettere a un te,npo i vertici e le profondità di una in– tensa carica emozionale. Ma, originata dall'intimo, tale tensione perviene a ma– nifestarsi interamente, e da una sfera recondita di sensazioni attinge una signi– ficazione espressiva di carattere nazio– nate ed internazionale insieme. ANDREW CARND FF' RITCHIE A.fro: « Al slardino d'infanzia.• I • premi della Biennale * Biennale mossa * (Continua do paotna 5) stilistica, di poter annoverare fra i migliori pezzi dell'ar– tista. Giuseppe Plrrora con– ferma le sue doti di medagli– sta elegantemente classicheg– giante. Da Porre nel dovuto rilie\·o riteniamo, per il bianco e nero, -~ntonio Scordia, à la page con i più raffinati modi postcubisti e con esiti estetici affatto personali; Anna Sal– vatore, che ha saputo solle– vare il realismo in un clima singolarmente poetico: Saro Mirabella cosi solido nei suoi paesaggi che l\·ivono in una atmosfera decisamente meri– dionale; }\rmando Ciarrocchi che, partendo da una tecnica morandiana, porta l'incisione a risultati senz'altro perso– nali. Came\'ali. Castellani, Cremona, Dragutescu, ::\laran– goni. l\tlattioli. M:nassian, Muccini e Music sono gli al– tri grafici di cui ci si dovrà occupare. li punctum dole11s di que– sta Biennale è quello degli amm i: contro di ~·.s.i sono schierati tutti gli artisti che questa volta non hanno rice– vuto il solito invito a cinque opere, la pletora dei respinti, i mercanti d'arte che mal sop– portano i turbamenti di una clientela oMJai stabilizzata su certi nomi, quei critici i quali riluttano di fronte alla fa– tica di un necessario aggior– namento. D'altra parte, ap– punto per queste considera– zioni, l'ayer allargato il nu– cnero delle a-mm ission i e ri– stretto gl'inviti alle • pr!"sen– ze >> e alle personali, è un fatto in un certo senso rh·o– luzionario e torna ad onore della Commissione :\rtistica a\~er affrontato l'alea di una sconfitta di fronte a forze ete– rogenee ~ccezionalmente coa– •!izzate. Per la prima \'Olta, dunqu-,, alla Biennale si è operata una rottura contro il facile an– dazzo di continuare a invita:-e, accanto ai migliori che nem– meno adesso mancano, i più o meno falliti del 11 venten– nio ,,. La questione che sorge, se 1nai, è un'altra: fra a-}i am– messi, ohe sono Yenuti a so– stituire gl'invitali d'obbligo, ci sono almeno una ventina di artisti che merita\·ano di sa– lire alla .ribalta internazionale di Venezia? Diamo per fatto il discorso sui SQliti accettati non si sa come; sono la zavorra di ogni ogni manifestazione e tro– vare le loro infelici elucu– brazioni accanto a opere di impegno dev'essere mortifi– cante anzitutto per loro. Del resto non è questo che con- ta; anche la Biennale, come tutte le opere, ha bisogno del coro. E questo coro trOt\·iamo non soltanto nel padiglione italiano ma anche, ,più o me– no, in quelli stranieri: qui, ripetiamo, iJ problema è di tirar fuori alcuni nomi che per più segni rappresentino una .speranza in quanto le loro opere sono già una ini– ziale affermazione. Gal\'o ad approfondire l'in– dagine su altri nomi ancora e con l'esame specifico delle singole opere, citiamo qual– cuno che ci ha maggiormente colpito durante la prima som– maria visita al vasto padiglio– ne che ospita ,gli ammessi. Per la ,pittura: Francesco Caiaz– zo, Francesco Casorati PaYa– rolo, Guido Chili, Nazzareno CugJU:rra, Eleonora Posabella. Filippo Sartorio, Domenico Spinosa, Francesco Tab\.1350; e ,poi ancora Giuseppe Car– rino, :viario Ohessa, Franco Miele. Agata Pistone. Man– lio Sarra. Sergio Romiti, Fer– nando Troso. Pompeo Vec– chiati. Raffaele Spizzico. Pa– squale Vitiello. Per la scultu– ra: Pino Cont'. Lello Scorzel– li, Angelo Biancini. Car:o Russo, ecc. Per il bianco e nero: Simonetta Bardi, Elisa Maria Boglino. Giuseppe Ma– crì. Ugo Marinangeli, ecc. I1 num~ro venti è già superato. Ove, degli artisti citati e di alcuni altri. si voglia do– cumentare la reale consisten– za estetica, la Biennale a,'lrà anche questa volta a olto Il suo compito. Poiché essa. spe– cialmente riguardo all'Italia, vien fatta da un canto per VENEZL<\. 18 giugno Si è ri,mita oggi, sotto !a presiden:a di Raymond Co– gnat (Francia), la giuria in– ternazionale per Fassegna· =ione dei premi detla XXVIII Biennale. scultore, a Emiho Greco (Italia); premio del Comune di Venezia di lire 200.000 per un incisore, a Antonio MusiC (Italia); premio del Comune di Venezia di L. 200.000 per un disegnatore, ex aequo ad Anna Salvatore e Carlo Mat– lioli (Italia). I lavori si sono conclusi in serata con l'assegnazione dei Domani la giuria prose– Preside,1za gui-rà. i suoi lavori per l'as– L. 1. 500 _000 segnazione degli altri premi. seguenti premi: Premio della de! Consiglio di per un pi.ttore, a J acques Villon (Francia); premio del– la Presidenza della ReptLb– blica di L. 1.500.000 per uno sctLltore, a Lynn Chadwick (Gran Bretagna); premio detta Presidenza del Co11si– glio di L. 250.000 per un in– cisore, a Shiko Munakata (Giappone); premio della Presidenza del. Consiglio di L. 250.000 per un disegnato– re, a Aldemir Martins (Bra– sile); premio del Comune di Venezia di L. 1,300.000 per un pittore, ad Afro (Italia); premio del comune di Vene– VENEZIA. 19 giugno. I eri sono proseguiti alla Biennale i lavori della giuria internazionale per l'approva– zione dei premi. Louis Le Brocquy (Irlanda); premio di L. 200.000 « Fran– cesco Perotti », da assegnar– si a un'opera di soggetto re– ligioso di artista italiano o straniero che alla dara della inaugurazione detta XXVIII Biennale non abbia compiu– to il trentacinquesimo anno di età a Josè !\>!aria di La– bro Suazo (Spagna); premio acquisto dl L. 100.000 Risto– rante «Angela» per un'ope– ra in bianco e nero a An to– ni o Pelo (Cecoslovacchia); premio UNESCO, consisten– te nella riproduzione a colori di un'opera e di un pre111io di 100 dollari ciascuno a Mio– dray Protic (Jugoslavia) e a Justin Daraniyagalo (Cey– Jon). mostrare a un pubblico in– ternazionale di amatori e di intenditori gli artisti più si– ,gnificathi del recente pas– sato, dall'altro canto per pre– sentare congruamente gli ar– tisti maggiormente affermati– si negli anni· che precedono ogni edizione; e quindi an– che ,per far conoscere quei giovani· che. avendo doppia– to il capo delle vaghe spe– •ranze e delle illusorie pro– messe, cominciano ad aYere una loro riconoscibile ,·oce. Il Ritratto della suocera (Collezione In:g. Natale) e Donna e bambino (Collezione ,privata), ambedue del 1931 mostrano dotj di sintetismo e di composizione tonale. I cri– tici hanno fatto una certa fama a Intern1J del mattino del 1932. che sarebbe bello se non fosse la plastica della donna in iprimo piano a non acro:rdars.i co1 resto. Opere compiute e perfette sono la Natura morta con fal– ce del 1950 (Coli. Bloc, Ro– ma), oppure Natura morta de1 1950 (Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma), op- J:""austo Pirandello: • Colazione e musica• LIONELLO VEJl.'TURI zia di L. 1.300.00 per uno Sono stati assegnati: Pre– mio acquisto <e Gra.ziano >> di L. 500.000 a Renato .Guttuso (Italia); premio acqtListo di di L. 500.000 del Museo d'Ar– te Moderno di S. Paolo a Ro– bert Mueller (Svizzera); pre– mio acquisto « Nestlé,, di L. 500.000, offerto dalla Preal– pina di Milano da assegnarsi ad un'opera ispirata alla esaltazione della mlltemità a La gitLria non ha ritenuto di dover assegnare iL premio acquisio offerto dalla aalleria « L'Obelisco » di Roma inte– so a segnalare la personalità meno conformista della Bien– nale in quanto 11011 si è tro– vata d'accordo stLlla interpre– tazione da dare alla formula. Questi ultimi, come dice– Yamo. nel I 'edizione della Biennale inauguratasi gio=ni or sono, se si tien conto ·che gli artisti validi non presenti saranno a turno degnamente rappresentati, in fondo han– no preso il posto delle ca– riatidi. Sarà tristi per molti, ma la vita continua, inesora– bilmente; e gli anni, per chi non si afferma, dh\ 1 ,entano un doloroso ipassivo. GIUSEPPE SCIORTINO

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