la Fiera Letteraria - XI - n. 26 - 24 giugno 1956

Domenica 24 iriugno 1956 C~ FIER~,LETTERARTA ------------------------------------ -------------------------- LaXXVIIIBiennalè. d'AriediVenezia Introduzione L' inter.velito di molte nazioni, retrospettive di partico– lare sign~ficato, l'immissione delle migliori giovani for:se oaratterizzano la manifestazione di quest'anno * di HODOJ;FO P AI.JLUCCHll\I Può sembrare strano che un organismo dinamico come è- quello della Biennale, nel suo comp1esso di manifestazioni 1 ar– ranchi nel suo cammino a causa del vec– chio statu o del 1938. Mentre nella intro– duzione al catalogo della Biennale pre– cedente. mi auguravo che fosse provve– duto a tale aggiornamento, facevo voti che la se~ione italiana trovasse posto per l'ultima volta nel vetusto palazzo centra– le dei giardini, iniziato nel 1895, e poi ingrandito ~ rabberciato alla meglio. "Alia premunt ": e la XXVIII Biennale nasce nell'ambito del vecchio statuto ed è ospitata, in parte, jn quell'edificio non solo anacronistico dal punto di vista fun– zionale, ma insufficiente ai fini di una grande mostra attuale. Per di più quello edificio, che si estende in larghezza, bloc– ca uno spazio c:1e potrebbe essere conces– so ad altre nazioni che chiedono di eri– gere il loro padiglione ed a ile quaH si dice di attendere, dato che il giardino è ormai saturo. Sempre di più si impone l'esigenza di trasferire ai margjni della laguna il nuovo palazzo della Biennale. Il Consiglio di Amministrazione avva– lendosi dell'articolo 13 dello Statuto, ha affiancato, anche quest'anno, alla Sotto.– oommissione per le Arti Figurative. che soprintende alla partecipazione italiana, il Comitato internazionale di esperti, il quale ha definito il piano di massima delle mostre storiche e retrospettive del– la XXVIII Biennale. Una prima comprende alcune mostre retrospettive di artisti recentemente scomparsi; una seconda sezione doveva comprendere alcune grandi personali: trasformata quella di De Pisis in retro– spettiva. restano quelle di Giorgio de Chirico e di Giacomo Manzù, non a,ven– do aderito all'invito nè Giorgio Morandi, nè Mario Sìroni. Una terza sezione. intitolata ,1 Presen– ze», comprende un gruppo di artisti, già largamente presentati alle Biennali pre– cedenti, allo scopo di ricordare il contri– buto da essi dato allo sviluppo dell'arte ital!ana moderna; una quarta sezione è formata da mostre personali. Una quinta sezione è dedicata agli am– messi per concorso. Un J)iano dunque or– ganico di mostre, che oltre a tener conto della necessità di giudicare un arNsta da un nucleo di opere sufficiente a qua– lificarlo nelle sue ricerche e nei suoi in– tenti, non dimentica il principio della rotazione. Sarebbe utopistico credere di poter dare alla Biennale, ogni due anni, · il quadro completo dell'arte italiana di oggi. Meglio quindi puntare man mano su panorami parziali, cioè su settori della complessa attività artistica di un... nazio– ne come l'Italia. Poichè la Sottocommissione delia XXVIII Biennale è composta in maggio– ranza di artisti, e per di più scelti fra li– st., di nomi presentate da organizzazioni sindacali, cioè da « addetti ai lavori », per ripetere Ja pittoresca espressione di un maestro in vena di polemica, bisogna riconoscere che 11 buon senso ha prevalso. Non sta certo allo scrh·ente di dare giudizi preventivi sulla partecipazione italiana alla XXVIII Biennale. Mi sia concesso di rilevare l'importanza che vengono ad assumere le due grandi re– t,rospettive dedicale a Filippo De Pisis e ad Arturo Tosi. Esse permetteranno di fare il punto critico sulla attività di due pittori la cui opera può essere considera– ta di fondamentale importanza nel qua– dro dell'arte italiana di que ta prima metà del secolo. De Pisis e Tosi sono ar– tisti che la Biennale ha esposto fin dai loro inizi: a De Pisis fu dedicata una per– sonale nel '48 e nel '54 era stata offerta a Tosi che, per moti\'i personali, preferì esporre solo un gruppo di sue recenti opere. Dop0 le grandi mostre dedica1e nel 1951 a De Pjsis dalla città di Ferrara e a Tosi da quella di Milano. non si erano ,·istc rassegne cosi importanti delle loro opere: anzi, per la loro sttingata scelta, cosi eloquenti. Anche le altre retrospettive hanno un loro particolare significato: a comjnciare da quella dedicata allo sc4ltore Quirino Ruggeri, artista schivo e solitario, il qua– le seppe realizzare un suo gusto plastico che. in certi altorilievi e specialmente nei ritratti, raggiunse u»a dignità ed una pe– netrazione particolari. Era doveroso ren– dergli om&ggio, riunenào un gruppo di opere, forse le più significative della sua bizzarra paraoola artistica, La retrospettiva di Alberto Martini. che non mancò di esporre alle prime Bien– nali, rievoca uno dei pochi ma autentici temperamenti surrealistici italiani. Se la saletta depicata ad Anselmo Bue– ci era doverosa per ricordare il suo ge– neroso temperamento d'artista, la parete dedicata a Francesco Cristofanetti fa co– noscere un giovane· pittore che, per avere lavorato a Parigi, era quasi ignoto in Italia. La fisionomia artistica di Gianni Va– gnetti verrà consacrata dalla scelta misu– rata e rigorosa di dipinti che l'artista aveva fatto poco prima della morte. Dalle {< presenze n alle mostre perso– nali, l'impegno degli artisti presenti alla XXVIII Biennale mi sembra notevole. Già alla recente Quadriennale, che chiu– de i battenti poco prima che si aprano quelli della mostra veneziana. il panora– ma dell'arte italiana, presentato in esten- ione si caratterizzava per una vitalità d'ace<!nti e nello stesso tempo per una varietà d'espressioni singolari. In questa Biennale, come s'è accennato, la cinquan– tina di artisti, che si presentano con per– sonali. non mostra che un settore dell'arte italiana d'o-ggi - gli stranieri ne vo– gliano prender no'la - ma lo rivela in profondità. Aocanto alla generazione de– gli artisti più anziani. quelli che hanno il merito di aver rinnovato fra le due guerre il volto dell'arte italiana, genera– zione che la Biennale del dopoguerra ha sempre onorato in una precisa qualifica– zione di valori, anche in questa Bienna– le, la voce della generazione di mezzo si Ia sentire con una autorità che non si può assolutamente sottovalutare. La Biennale ascrive a suo merito l'aver puntato, dal '48 in poi, su que ta generazione, entrata con tutti gli onori anche alla recente Quadriennale. L'inserimento di tale ge- 11erazione nel corso della tradizione arti– stica italiana d'oggi non è stato !acile: a causa delle nuove basi linguistiche che quegli artisti, og~i pro sinti alla cinquan– tina. accettavano come premessa del lo– ro lavoro: basi linguistiche che per il loro europeismo spiccato suscitavano tante di– sapprovazioni e tanti timori da parte di una cultura come la nostra che, tranne poche eccezioni. era rimasta in arretrato. rispetto alla evoluzione del gusto inter– nazionale. NeJlo fitta schiera degli amessi per con– corso, oltre a pochi anziani e noti artisti che. con atto dì umiltà. hatmo voluto sot– toporre le loro opere al vaglio della com– missione, non sfuggiranno alcuni tra i più vjvaci rappresentanti delle nuove ge– nerazioni. Si è preferito per ragioni di opportunità allestire l'ala sinistra del pa– lazzo centrale, dove sono ospitate le ope– re degli ammessi, secondo uno svolgimen– to di tendenze: la disponibilità degli am– bienti non ha permesso cioè un raggrup– pamento di queste forze gio,·anili. che si ,·anno caratterizzando con una vh·acità. direi anzi una autorità ,·eramente rag– guardevoli. Un gruppo di sculture degli ammessi è esposto in un padiglioncino provvisorio Nel Padiglione Venezia ha luogo la con– sueta rassegna delle arti decorative del Veneto, quest'anno dedicata ai vetri, ai mo ... aici, alle ceramiche, alle stoffe d'arte, aJ:e argentede, agli smalti: rassegna che permette di puntualizzaTe il rinnovamen– to d1 tale settore RODOLFO PALLUCCHINI Massimo Campigli: « Passeggiata • ~---------------------- iXOlrl:I'À. PIUT'l'OS'l'O IN'l'ERESSAì\'I'I * Una Biennale mossa Specialmente riguardo ali' Italia, manifestazione artistica veneziana, vivi che possono dar luogo a .J, "\ ""-~.'\· ;-·· .~~Ìt .·J/' ,• di GllJ-SEPPE SCIORT/1\0 questa edizione della presenta molti aspetti feconde discussioni !La XXVIII Biennale di Ve- ze .,, con un'opera, nguar- saggi pugliesi - ora fatti di nezia, curata ed attuata con danti gli artisti delle penulli- Hide petraie e ora di stor– !en·ido amore e con indub- me generazioni, largamente menti uJi,·i, e che calibrano bia competenza, offre alcune rappresentati nelle precedenti un intenso quanto sapiente novità che la distinguono Biennali e che ancora e sem- cromatismo, contenuto e con– dalle edizioni ,precedenti e che pre resistono sul plano este- trollato sino al puòore - contribuiscono a mantenere tìco. Per la <<presenza» han- perviene alla preziosità delle Vll\"O l'interesse del mondo no inviato opere d"i.mJ)egno nature morte con una coeren– artisticp internazionale per :Vlas.suno Camp1gli, Felice Ca- za di linguaggio esemplare; la grande manifestazione. E' sorat,, Renato· Guttuso, En- Antonio Corpora gioca, a voi– aumentato a 34 il numero rico Paulucci, Ottone Rosai, te stancamente, con le sue delle nazioni che vi espon- ì\1arcello ?.1a cherini, Luciano azzurre fantasie mediterranee; ,gono; dopo trent'anni torna Ming,uzzi e Mirko Basaldella; Piero Martina. reduce da una la Ru:,sia. sia pure con opere ,gli altri o hanno declinato pittura orientata realistica– diuori dell'attuale realtà ar- l'invito o han mandato ope- mente, ha ora soluzioni spe– tistica; alcuni padiglioni stra- re di poco e punto Tilievo. cialmente paesaggistiche di nieri - citiamo, per esempio, Vaste sono le mostre an- una incantata levità (ecco un !quelli del Canadà e degli !alogiche di De Chirico, De pittore oe ia « sala a Vene– Stati Uniti - si presentano Pisis. Manzù e Tosi, ohe con- zia» ha impegnato sino al– con criteri espositivi che me- tribui.scono a caratterizzare !'<'-tremo limite): Fiorenzo ritano di essere rilevati; re- questa Biennale e a darle un Toen1a, pur non essendo sem– trospettive come quelle di tono alto; alle aie di codesti pre alla stessa altezza, ha al– Delattoix. di Mondrian, di espositori bisognerà ulterior- cuni paesag,gi e nat:ure morte Gris e di N Jde potrebbero mente riferirsi per fare il in cui ii colore acquista tra– essere dei puliti fermi nella punto sul la\'oro da essi far- sparenze mistiche: Onofrio storia dell'arte moderna. nito. Non poscuma, poi, va Martinelli. che ritorna sulla Il padiglione italiano. na- considerata la mostra di Va- ·scena dell'arte dopo lustri di to tra\'agliosamente e che ha gnetti, ,già (Pronta allorché a enza, ci riporta a modi di formato oggetto di diatrU,e e l'artista è venuto a mancare cui ci eravamo in un certo :li polemiC'he più o meno in- a quanti lo stimavamo e ama- sen o dimenticati: Fausto Pi– teressate o yalide. è quello 1·amo per la sua sobrietà e randello. infine, dà la misu– su cui - sia pure som(.Tiaria- aristocraticità d'intelligenza, ra di sé in una personale che mente e senza pretendere di oper.ante sotto un impulso senza dul)bio è la più viva del esaurire l'apgomento - que- creativo e non per finalità padiglione italiano, in quanto sta rnlta c'intratterremo. E' difformi da un a,utentico e pone e risolve problemi di a tutti noto come la Sotto- schietto interesse spirituale. piena attualità, diciamo pure commi -ione Artistica abbia Sulle « mostre personali» si accanto alle personali di un l\·oluto adottare alcuni cri- è accesa la discu,:,sione anche VHlon e di un Nolde, anzi con teri innoyatori: ~estringere gli durante ie •·<,·eroici» e si più consistenza del primo e i1n-iti a 20 pittori. a 8 ·scul- preannunziano le polemiche. ron più schietta umanità del tori. a 6 meda glisti e a 18 A onor del ,·ero, i nomi pre- secondo. bianconcristi; ordina.re mo- scelti dalla Commi,sione pre- La scultura di questa Bien– stre antologiche d i De Chiri- ieduta da Roberto Longhi nale ci sembra di livello non co, De Pisis, Manzù e To i; da\'ano in genere un buon af- alto: da Alfieri a Cherchi, da invitare alla p:·esenza con una fidamento (solo per alcuni po- Gerardi a Messina e a Sai– sola opera 30 tra pittori e te\'a trattarsi di un atto di ,·atore. siamo in ,presenza di scultori di rh,ara fama; quin- lede collettiva o di una re- forme e di moduli ormai scon– di, in rapporto al maggior spon abilità assunta da uo lati. vale a dire superati. Le spazio resesi disponibile, al- singolo). Se autori come Ca- quinte scenegrafiche di Pie– largare le maglie per quanti rena, Cesetti. Meloni, More- tro Consacra, oltre a raggiun– si fossero presentati sotto ni, J\,Iorlotti, Treccani, Ziveri, gere un'eleganza, ripropon– gìuria. . :vlessina, Clerici, Zi·gaina, ecc., gono all'artista l'assillo di una Incoraggiati da quest'ulti- falliscono il se,,"l1o, la colpa r,lasticità che non può essere ma novità. hanno aderito 976 àegli in\'itanti è molto rela- disgiunta dall'idea di soul– artìsti o sedicenti tall con ti,·a. Piuttosto diamc atto ad tura; Marino .Vlazzacurati. ac– -1.272 opere; sono stati accet- alcuni artisti della serietà con ranto all'impegno costruttivo tali 125 pittori con 375 di- cui, a presci<1dere dai risul- del parlicola1e dei monumen– pinti, 61 scultori con 135 ope- tati più o meno ,·alidi, si so- lo aJ Partigiano, offre alcu– re, 45 artisti con 135 lavori no presentati alla competizio- ni dei suoi «imperatori• noti e di b:anco e nero, 6 medaglisti ne internazionale di Venezia. ammirati per lo spirito dell'ar– con 18 r!ledaglie. Una vera A[ro Basaldella porta alle lista trasfusovi; Emilio Gre– manna pio,·uta dal cielo per estreme conseguenze la sua co. insieme con alcune riu– tanti che, pur essendo meri- preziosità di colorista che, cite opere de_gli anni scorsi, tevoli. erano in buona· parte in quesrultima i ncarnaJ. :ione, presenta una Bagnante assai rimasti esclusi dalle prece- crea equilibri di far.me sulla nobile ma che ha il torto di denti Biennali; e anche l'oc- scia di un diffuso gusto astrai- accusare una evidente discon– casione propizia (non va ta- to; Domenico Cantatore inne- tinuità tra Ja_,parte superiore ciuto) per alonni ·intrufola- sta nelle note forme modi~:ia- P quella mfenore: oltre a una menti di ambiziosi dilettanti. nesche e picassiane alcune sue Fii:rnra accoccolata in terra– Oltre gl'invitati e gli am- esperienze aromatiche e raf- cottaG~~S~ir~e:ttiJ'i~i~tt~ messi sotto -giuria, al)biamo li.nate, con esiti oYente nasi- dunque le cosidette « pre.sen- tivi; Vincenzo Ciardo dai -pae- (Continua. a. pagina 6) I "MAESTRI,, ACCANTOAI GIOVANI CONTRIBUTI a una cultura moderna di GIUSEPPE .MARCHIORI L'incontro tra due generazioni avvie-ne questa volta quasi naturalmente, senza residui polemici, irt un c~nfronto più diretto e d'immediata efficacia, ai fini di una serena valutazione critica. L'idea. moito combattuta aU'inizio, di queste « pre– senze» con una sola opera, si rivela tnvece oppor– tuna anche se tutti non saranno d'accordo sulla scelta d·ei ~om.i. D'altronde si sa bene eh.e un accordo in questo campo, con tanti interessi in gioco, e no:n, sem– pre di carattere strettamente artistico, è addirittura impossibile. Ma una buona volta, bisogna. avere i! coraggio di prdporre e di sostenere un determinato punto di vi.sta, senza sba ndamen ti e concessioni, e questo s'e fatto, •tenendo con.to, con meditata attenzione, dei meriti acquisiti da i singoli artisti. Manca.no aU'appuntamento, degli invitati, M accari, Mafai, Magnelli, Marini, Melli, Morandi, Sen~eghi.ni, Sirorii. e Soffici: ma te «assenze:. non sovercJuano le «presenze», a nche se si tratta di artisti importanti. Ciascu.110potrd colloca .re idealmente i grà.ndi assenti in linea con ·gli altr i, e il pan:>rama risulterà quasi completo, con l'aggiuma di alcuni espositori delle sale vicine. · Rimangono, perchè i! bilancio quadri in modo pe_r– fe.tto, i e( dimenticati», e son costoro i. veri <(assenti>> da una com.petizione eh.e no1i promette troppo accesi dissensi. Orma.i i • maestri• de! Novecento e quelli più gio– vani, usciti dalle esperienze e dai!e polemiche de! dopoguerrct, se1nbrano sistemati, se non altro, su.Ua scala della notorietd nazLonale e internazionale. Siste– mazione provvisoria? Talora i! duàbio è legittimo. Le revisioni. critiche sono sempre aUe porte, minacciose, come condanne iniminenti. Schiere di giovani, rag– gruppati in movimenti, o isolati molto agguerriti accu– sano di « accademisnto » gli a.rtisti d'avanguardia di ieri. La. storia Si ripete con. esasperante monotonia. La catena d'e!!e •reazion i• continua , da! futurismo in poi, a ondate successive, p rovoca.ta da. incompatibi– lità ideologiche, o anche di car attere, e sfocia molto .!pesso nella cronaca amlchè nella storia. Tornano alla !uce teorie e argomenti pc>!em!ci di– menticati, e nella cor•Jusione de!!e favelle, idee river– niciate a nuovo fan no la figu ra di rivoluzionarie pro– fezie, in una. corsa freneti.ca al successo e con grave discapito deUe parole: sac rificio, rinuncia, fatica, pa– zienza, umiltà. Parole in disuso, di fronte all'attivismo della cu!tu-ra, che segue i precetti moderni della pub– blicità commerciale. E' quindi logico che ai giovani de!!e ultime generazioni, cresciuti in fretta, divorando le tappe, i « maestri» di « presenze » possono sem– brare dei giubilati, più o meno g!ol'iosi. Non spetta a noi difenderli, in questa sede, poichè 1h difesa migliore consiste nella vitalità stessa de!!e opere, che risulta con evidenza dalle affinità e dai con– trasti, che segnano tempi e ragioni dlverse in una v~cenda non ancora conclusa, per taluno, anzi apertis– sima. Di fronte alle personalità, ormai definite, del Campigli, e dei Carrà, de! Casorati, dei Guidi, o a quelle, impegnate in un chiarimento senza avventure, lungo 1,n lineare percorso stilistico dei Minguzzi. dPi Paulucci, dei Saetti, dei Mascherini. dei Barto!ini. non c'è opposizione plausibile, che possa concretare in dibattito. I dati offerti dalle differenti ge1!era=ioni sono mol~o chiari, ormai. distaccati, salvo in qualche caso limite (uedi: Prampolini), dal pensiero e da! metodo dell'arte d'avanguardia. Non Si parla piti di ricerca, ma di approfondintento. Ciò evita i pericoli di un accademismo, inteso com.e corrente negativa del gusto, e costringe La critica a un severo impegno me– todologico, per non ricadere nelle fac!!i antitesi di reaUsmo-astrattismo; Guttuso, e Levi, di qua; Cassi– nari. Mirko. Sa,Jtom.aso. Biro!li, Vlani, di là. I! di– scorso è più ampio, finalmente, a! di là degli angusti confini, in cui era caduto, in seguito a una errata impostazione de! problema critico. Oggi i71ìporta sottolineare i! contributo che ciascu– no ha dato a!!a formazione di una cultura • moder– na• in Italia .. Questa, sì, va difesa dagli attacchi inurbani di una. rozza provincia intellettuale e in tale difesa, le «presenze» della «Biennale»' ·!Jdnno !!$tese e rafforzate da altre «presenze• in una lotta anc_ora una volta senza qua,rtiere, contrd i nemici sub~ dolt o scoperti della civiltà artistica contemporanea. GIUSEPPE ~IARCHIORI Felice Casoratl: • Donna con bambino• U:\"ARTI TA « :\"OX ~ I OLATO * Pirandell nella Scuol d'Europn * di Lionello Venturi Non ho aie-ma pretesa eh scoprire Fausto Pirandello. Anzitutto si è scopeno da sè e da 333ai tempo. Poi gli scritti di Virgilio Guzzi. Ro– berto lllelli, Emi!Jo Cecch1, Mario Soldati e Libero De Libero hanno contril)uito a chiarire questo o quell'a.,pet– to della sua arte. Spero an– ch'io di chiarirne qualcuno. Si è portato l'accento sul– !· isolamento di P.randeilo. Come uomo è tato un iso– lato, e per fortuna lo è meno oggi, perchè il pubblico, 1 collezionisti e le giurie han– no recentemente cominciato a capirlo. Ma come artista egli non è punto isolato. Egli è un artista spontaneo e sin– cero. Ha detto d1 sè: « Pro– prio vedo che non mi riesce di mutare l'irr.pt.tlso a fare come posso fare quello che faccio: sia che sia male, che bene» Sottolineo l'um'.ltà di questa· frase e nello stesso tempo la coscienza del dove– re verso se stesso che vi è affermata. Si può tutt'al più ammet– tere che la sua immaginazio– ne manca di quella cord1ali– tà che altri possiede, e che facilita i ,apporli. Fausto non è stato per molto tempo fa– ,·orito dalla v1tu, ancll'e,g!i ha sofferto per non fare con– cessioni. E la natura del suo tem,peramento artistico si ri– \ela proprio in questo, che egli avrebbe forse voluto fa– re concessioni, ma non vi è riuscito. Di qui un innegabile pessimismo verso g]i uomi– ni, accettato fatalisticamen– te, produttore di atroci sar– casmi, ma anche di commos– sa sorpresa quando scopra una luce di bellezza o di bon– tà nella massa maligna del mondo. Alcun.i scrittori hanno vo– luto inteDp,retare il presunto isolamento di Pi randello per .farne un campione del loro nazionalismo. Niente di più falso. Bi-sogna precisare che la scuola cui Pirandello ha appartenuto e appartiene è la scuola d'Euro-pa. Se dal 1932 al 19a9 egli si è sentito un isolato a Roma. ciò è dovuto soltanto al fatto che a Roma ci si isolava dal mondo, ma non era lui l"isolato. Egli ha una cultura supe– riore a quella della media dei pittori, e dai pochi scritti di lui si sente bene che è un laico a•gguerrito. Ma quando dipinge, ben di rado egli è un cerebrale: è un sensuale, anche esasperato, e la pas– ~ione travolge insi<!me lui e le sue immagini. Perciò egli è un forte colo:ista e il mé– no intellettuale fra i coloristi, e raggiun,ge i migliori mo– menti quando è il colore che crea la sua forma. Non ho veduto alcuna pit- tura di Fausto Pirandello an– teriore alla sua andata a Pa– rigi nel 1928. Era nato a Ro– ma nel 1899, ai1-Eva frequen– tato il liceo, nel 1917 era sta– to chiamato sotto le armi, si era dato a dipingere senza seguire l'Accademia, aveva esposto nel 1926 alla Bienna– le; ma non ha voluto nulla conservare di quel tempo, se– condo lui, tecnicamente in1- maturo. A\'eva nel frattempo im– parato a sentire nelle ripro– duzioni l'arte di Van Gogh e aveva guardato a Carrà e a Carena. Ignorai1·a l'esistenza di Morandi. A Parigi s'innamorò d1 Cé– zanne, dei suoi volumi, delle sue nature morte. Come qua– si tutti a quel tempo non vide tuttaYia la base croma- 1ti,ca e impressionistica dei volumi di Cézanne. Perciò il suo C'ézannismo [u limitato, prudente. obiettivo. senza vo– li poetici. Tuttavia a Parigi egli si liberò dal pregiudizio del soggetto, e compose se– condo le intime necessità della massa e del tono, limi– tando la finitura dell'oggetto rappresentato alle esigenze della composizione. I tondi (Coli. Vallone, Ro– ma) rappresentano tipicamen– te il suo stile negli anni 1928- 1931. Bottigliette (Coll. Lau– disa, Roma). del medesimo periodo sono superiori per– LlOl'iELLO VENTURI (Continua a pagina t)

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