la Fiera Letteraria - XI - n. 3 - 15 gennaio 1956

I _P_ag_._6 _ _______________________ __:L:....:_:A__:F~IERA LETTERARIA Domenica 15 gennaio 1956 "l\TVOVl APPVL,TTI sv fl~TA GIIA~TDE JIJOSTRA * GIOHGIONE E I GIORGIONESCHI Pur essendo vissuto tanto f1oco, Giorgione lasciò l'impronta ael suo squisito sentire, del suo gu to m[finato non solo aura.verso le proprie of1ere ma anche attraverso qu,el/e di numerosissimi disce– /Joli, fra i quali alcuni sono divenuti poi tali artisti che Venezia deve loro il suo secolo d'oro Rifacendoci all'epoca in cui il grande Giorgione visse, con. statiamo quali furono i suoi doni di alttssimo poeta in pit– tura. Egli scopri un'espress\0- * tll IIOrtlEO LUCJCJHESE Arturo Tosi, nato a Busto Arsi-zio nel 1871, si è spento a Milano il 3 gennaio. D01>0 aver la_vorato per tanti_ anni soltanto per la sua gioia, dal 1909 cominciò a partecipare alla Biennale di Venezia. Da allora, nature morte e paesaggi di Tosi sono ammirati ovunque 1-ncontro con Tosi * Forse conclusa, con la scomp;rsa di Tosi, la grande tradizione lombarda che nel Ranzoni ebbe il più grande rappresentante DI * GIUSEPPE )I.. SCJIOR.TJlNO ~!1 ~i~~~~~e~~e n~~~aco~ 1 a è inutile scervellarsi; interpre– porre, come nello stendere i tare ii significato di molti colori (per velature) come nel n scherzi n, «fantasie,, e I< ca– rivelare le figure nella luce e pricci >1 di Cranach, di Magna– nell'infondere in esse un no. sco, di Callot, di Tiepolo, di bile grado di spiritualità. E'!'h ~u~r;J~e~ed\nfe~~a ~~;~~~~: fu tra i più grandi cantori del ma senza costrutto). C'è in nudo femminile sempre dolcls- esse ancora il gusto prezioso simo ed elegante, carnale e pu- della miniatura, ma sono già riss1mo insieme. C'è nudo più Uriche pitture d"un virtuosi– fine e avvenente della Venere smo carico di pathos. Infat~i di Dresda? Neanche quella di esse, benchè narranti temi ta– Velasquez, né l nudi femminili lora erotici, giungono al puro dl Delacroix possono st arle 8 simbolo (e ci vengono in men– confronto. E come cantore del te certe pitture cinesi e alcu– paesagg!o e dei suoi alberi ne poesie di Vaiéry; Episode, }i~~!uU~nd'!: 11: 1 b 1 6~li~a~~~~! Vue, Les pas) e restano castls. che lievi e timide carezzano il ~~~it v~~i~n;is~erih~rib~~~~ cielo) per secoli egli fu inegua- re della terra in cui furono giiabile. Fino a. Coròt nessuno concep:ti: la dolce Marca tre-– canterà più con tanta grazia vigiana, la Marca dell'amore, dolce e malinconica, li pae- la terra dove scorrono mille ru- sat~~- Giorgione discende di- scelli e cento piccoli !lumi tra rettamente da Giovanni Belll· felici campagne ubertose, orna,. I ni lo Sl vede daiie composiz!O- !~~~i:a:~m':,';.'/,~r~fi~!salici ni « La prova di. Mosè» e (< 1 1 Passar:do alle grandi opere j giudizio di Salomone>>. La di- sicuramente compiute da G10. sposizione in fila delle !ieufe, glone qui presenti, troviamo tutte m primo piano, e, d1e- « L'adorazione dei pastori» di tro, i bei paesaggi griosi e se- Vienna, « 1 tre filosofi n, la renissimi ce lo documentano. « Laura 11, l'« Autoritratto», la Chi ha qualche dubbio sulla «Tempesta». « La vecchia» attribuzione dei due quadri, (Col Tempo), il « Ritratto lem– confronti la prima donna da mlnile II e 11 concerto campe-– sinistra di chi guarda (ve ne stre terminato da. Tiziano e sono due sole nel quadro) ne l'altro Concerto terminato da u La prova di Mosè » e la pri- Sebastiano, troppo note perché ma. da destra ne (< II giudizio si possa portare qui qualche di Salomone»: per esse posò contributo critico nuovo su di la st~sa modella della e<Vene-- esse. Tuttavia ricorderemo quel re n di Dresda, la quale è in loro carattere tecnico che nel– dubbialnente di G!orgione.) la storia della pittura le di· Cioè per concludere, a tutte stingue dalle altre per essere qu 0 ste donne prestò la sua fi « cose a olio vivacissime e sfu– gura. una sola modella o di mate tanto, che non si scor– presenza o per ispirazione. Mi gono ombre>) (L. Dolce nel pare uno dei più giusti crite- « Dialogo della pittura intit0- ri, questo dì confrontare i ca- lato l'Aretino»). E come di– ratteri somatici dei modelli menticare le trasparenze divi– delle figure per giungere a ne delle acque e dei cieli di que– una attribuzione sicura dei sti quadri? Colpiscono anche quadri. certe compiacenze di gusto cc de- Di influenza beliiniana è an- cadente»: il capezzolo della cara la solenne e famosa pala ((Laura>> che sorge sul bel seno de « La Madonna» di Castel- (e qui è fermato Le temps d'ILn lranco, ma già la disposizione sein nlL) fra il pelo della pellic-1 Pomerigto del marzo 1955, ta l,n Val Serriana, nel Ber- Arrivò U ca!!è. Lo centelll- a largo respiro delle sole tre eia è già, nel suo timido - ma 1 ~~~i~~ha l~~~f~;1~~ i~~~ ~~~f5:;o : ?;;~ra~~l~ di~~= ~~~a 0 d':r;~~t~1\~~f Rc~n~e~~·i fl~~:::~rzl 1;~; 1~::, ~~~~é g~~~.c;~atit~~~H ~~m~eto~'. t,us1·deor coosinopescre di dg_lipeohse d - ancora - ho l'impressione di qdrt,iasinl /uot1t·m1· ,a,eto, !?,iocco1·e1'10,. ,: Scamono_La malinconica grazia, l'alta ~~è 1:,~ tF,; T~';;.,,;e:i~•:n::; ~~ 0 r O I r ona; trovarmi in luoghi sempre " ~ · !t rtà 1 e T<>sici aspetta. nuovi e che mi consentono pi e colline. stra.de e case cli ~F~~a~~~te' lu~e~~m~!? ,v'::1itt~ f~e c~~r~~ft~ ~1in~~s~r~~~ La nebbia, la densa ed ug- di elaborare motivi nuovi, Lombardia vengono rappre- delle figure, il vibrare dolce e un raffinato senso di merlet– giosa nebbia di Milano, dopo come dire. originali>. scntati con sintetica e lnten- tremulo della luce net paesag- to, di tatuaggio addirittura, a v~rci costret~o a fare un Fon;e per rispondere a una ~a ris~jJ~~~1~e; nitle lo1~~ 0 ~~: ~~u~osc!cgpe~~ii~glte~n~~àa 0 r~-. dN'u1n sTquisi 1 to 1 vaf1 1 ore 1 sens1u_ale. po. a mosca cieca per giun- domanda che avverti nell'a- ~~ e cc re I oso » e co pisce g_ère in via Principe Amedeo, ria. Tosi c'informò che alla sc~b~ii-esto. purtroppo, è ven- ~Yi~:•i~Pi~a~:~~e~~~ig\~~~j la str"Jt\ somJg::anza de~1•u~ti– s1 arre,;tava sulla sogha de! paesaig,glstica lo indirizzò il duto, _ risponde. notando il si intravede ~ià l'alta decaden- ;;:,~ ala eA;,a, ara!tf~~po~r d!i Pg:; 0 ne Ade! pa+a~o L'm e~• 'Pittore Grubickj, fratello del nostro particolare interesse a za della civiltà, un precorrere Bellini nella pala di s. zac– .a I ava rturo osi. amp10 nolo mecenate d'arte che S<:O· un paesaggino che ha una i tempi in pittura fino a far caria. atrio, che godeva di un'asso- prl Tranquillo Cremona e stesura quasi preziosa. scorgere la realtà drammatic& E giungiamo at cc Ragazzo iuta visibi-lità e l'inaspettata Giovanni Segantini, ultimo del Caravaggio, lino ai paesng- con freccia», al « Pastore con schiarita, ci sembrarono qua- rampolilo itailiano di Meisso- < E queSl'altro? • gli chiedo g! romantici (certo Coròt • flauto». al cc David con la te-- si simbolici. nier. < Un senso cosi esatto indicando un quadretto dai certo Delacro!x) e la grande sta di Golia» dove decisamen- L ' . - h . del paesaggio come l'ebbe toni che da un verde tenero inliuenza sul mondo en plel11 te si palesa l'allinità dei gusti amico c e ci accompa- Grubickj _ commentò Tosi _ vanno a una ro~a quast \ra: a,r degli impressionisti (Manet pittorici di G!org!one e Leonar– gnava spiegava, intanto, che l'aveva avuto sootan-to Milet>. sparente. con de, passaggi cli riprenderà addirittura i temi di do. Le figure nascono dail'om– Jn un appartamento dello Notai che Tosi _ come In u:1a _sapie!1za ,.he çi r\p\>rta lui, mutando i concerti in cola- bra come apparizioni soffuse scalone di destra abita,va - genere gli uomini d'età_ par- ai m.'_ghon e p,u atfascmanti zioni campestri) sono i caratte-- d'una dolce luce. \E la testa di e aibi!a - un noto collezioni- lava volentieri del passalo e colo11sll lo"!bardo-veneti. ri dominanti e i grandi meriti Golia è già un lugubre Geri– sta d'arte moderna; in un delle cose che ad esso lo lega. ~ '?uesto e ciel ~•o sart<;>; ;l~~l;_ della ;,ittura di Gior- ~aultl. L'« t~toritratto t è/~o appartamento dello scaJone vano. Il suo famoso quadro glie! ho promesso In cambio Nel maestro di Castelfran- .:~.r;:.zz~ ~ uc~:~rorc~~ ha~n~ di sinistra. Arturo Tosi, cioè Zoagli quasi gli dispiaceva cli di un cappotto>. . . co ci sono già tutti gli elemen- dubbi di attribuzione sul « Ri– l'artista che, grazie a un la- rivederlo. poichè gli ricorda- <? 0 :t 11 e un nos_ti O moto d: ti del Romanticismo, quello tratto di giovane con peilic– voro schietto e continuo, mo- va Juoghi che la mano del- S<;>• pies":, compien~e e 11 1';· che dalla« Tempesta II e dagli eia li, suggerirei che anche que-– desto negli assunti ed allo l'uomo avevano trasformato: ~iu_nge_ m t!)no ~n,_.tosto di· « Idilli campestri li, attraverso sto è un Autoritratto di Gior– negli esiti, è riuscilo ad aif. lo rifece sorridente l'accen- .ei l>to. < s,. :na ,a stoffa it vecchio Tiziano (ricordiamo gione, più maturo. (Giurerei fermarsi quale uno dei pochi no al suo successo nell'ultJrna e bella. La teneva, m1 ha clet- la ((Pietà n, finita dal Palma, che la pelliccia è lai stessa di- Biennale di Venezia. < Tut- lo. nella cassatorle •· dell'Accademia di Venezia), at- pinta sulle spalle della « Lau- grandi piHori europei di og- to venduto!> esclamò; e ri- Intanto, guard_ando per le traverso il « Cristo morto li di ra »). Confrontino infatti i ca– gi, proseguendo e innalzan- cordò uno per uno i nomi dei ampie r1:.1estre. ci !lcc~rg;amo Viterbo di Sebastiano dei Piom- ratteri somatici dell'uno e del- d do qhuella 1 t 1 :, 0 adttizione lombbebar: quindici compratori. on lo cJ:iùe fuo, 1 la nebbia s è fatta ~ittiut"~~ep\t~tt~!te~~~fis~~ ral[ro volto e trov~rann(oAes~t– a e e ne ocento e I amareggiava il fatto che, in p1 _spessa e più pl~bea. a a mia osservazione. e e suoi migliori rappresentanti riferimento al primo premio, Sent,am~ che è giunto 11mo- ro":,~~l \c"lf~~fi~ d~ 6Zs1:~,~~ ~~[[o"r~ 0 U:~t';~1;~~~~t~~r ~~ ~~ nel Ranzoni e ne-I Gola. era riuscito vincitore soltan- "!enlo ? 1 congedar~"• e_ av- Foix », e sopratutto "La Mad- tribuzioni, se non si fanno que-- Dopo pochi scaQini, avem- to moralmente via nd oc, verso I uscita, ncor- dalena 11) e gli squarci baie-- stt confronti?) Lo stesso naso ·1 t po d' re • · . diamo a Tosi la mezza pro- t· d' · t • ·t 1·tà di Ti d r t d' ·tt I t mo ap_f~t:O e~ Il I p . C~ntinua nd0 a parlale C0!1messa di una sua venuta a ~:r~tio (~a~r:aE;lJa~a. Marn: :!\~1.,ceéa~fn~isa 1 ;' c~;n~!.°1~ n:,ere hl 1 rfe i !ch~u!on~ sorri d enhe ;e~enità. tra LI Roma e di una sua mostra, rio di Santa Caterina> va drit- stesso taglio degli occhi, delle ria, e de a ~ a s . T ~ ': tern~f { e , u e 1J. p"jsente. fattaci quasi per inciso un to, attraverso Caravaggio, i ca- palpebre, delle ciglia e della so. ecco avanN 1 a 1 noi osi m dinsei . C?.mera so ito are. !' momento primo: < Vediamo. ravaggeschi e Tiepolo, fino alle pracciglia, la stessa fronte e persona. on a •to, con una tre di P!ll di un.comune ami- forse a primavera inoltrala appassionate visioni e invenzio- lo stesso ovale testimoniano grande testa piantata su so- col la f_Igur~ d1 una donn~. mi sarà POSSibile. Dovrò star ni di Delacro!x, stabilendo quel quant'io affermo. Molti non lide spalle, lo sguardo bona- la mogl_1e Bice, e lo face, ~ bene. non sono più un ragaz- filone di pittura autentica, la- troveranno somiglianti fra loro rio e intelligente, un pizzet• con evidente p1acei:e. ~ E zo >. Mi dice sottovoce il nu- tina, europea il cui timbro è il questi Autoritratti. Ma sono i ,t: 0 che una volta forse fu iro- stata sempre -: ci d1s_semero del suoi anni. più sen'.ito e il prediletto da caratteri somatici che contano. nico ma che gli anni aveva- -. una compagna_ 1mparegg_1a- Sappiamo che, e avesse chi ama la bella pittura. Quante fotografie, fatte persi– no ormai ammansito e reso bile. Debbo a lei la se_reni.tà. pot,uto. avrebbe mantenuto la Ripercorriamo la mostra sai- no nello stesso giorno, di uno confidenziale come le barbe che m, ha consent!to _d1la,o- promessa. e sarebbe stata tando i dipinti non rientranti stesso volto, sovente non si so- rare senza d1straz1on, >. d 'bb' nei senso di quanto scritto so. migliano? bianche dei nonni. E<! ecco spuntò, dopo tanti sy~.za _u .10 u_na . g1:8.!'d~ pra (come anche quei disegni Grande conquista di questa L'accoglienza fu semplice. paesaggi e na,ture morte. un g_ ,a pe1 gh amb1ent1 a1_t1t,- e stampe dell'Ottocento di vaga mostra, perché quasi sconosciu– la voce di Tosi bonaria, con ritratto dell'artista, uno dei :;;aro':'an, POter rendete o- ispirazione giorg!onesca, ma aS- to al pubblico, è il« Tramonto» cadenze dialettali. Dimenti- pochi suoi autoritratti. L'im• f g!''? al M_aestro_m1lan~se solutamente neoclassici nella di privato inglese. Mi pare ope-– cai· che quello era il primo pegno. sopratutto cromatico: e!e at1gh ~enh1e la stima e I a!· realizzazione, di cui proprio ra. dei miglior Giorgione. (For- t o d 1 cu 1 godeva anche non si concepisce la presenza se per il vecchio dal volto so. inco.ntro con l'artista milane- un'ansia di conoscersi attra• · L alla mostra). cratico.ver.leiniano ha posato se; la sua naturalissima cor- verso >I mezzo espressivo rhe :~l~e~:•~a•l~. la fr°I{?a ac: Fra te piccole composizioni, lo stesso che prestò la sua fi. dialità mi diede Ja sensazio- gli era pi_ùpr~rio. L'emozio- fa alla rorr':an"f ~a\'i'iri! !'ì,':: ecco il " Paesaggio con pag- gura al grande vecchio dalla ne di conoscerlo da tanti e ne P1ttor1ca riesce ad essere Cometa> sarebbe diventata gio li, il « Paesaggio con figu- barba bianca dei « Tre filo- t . · d' 1· tat nello stesso tempo presenta- . . . ' re». la « Leda col cigno», lo soli li). tan 1 anni. esserg 1 s o t,·va e rappresentat,·va. Men- per n<;>1 tutti un r1cor_d o me- illi à sempre amico. Ciò trovò una t bb·d· . . . no SPiacevole. dopo 11 calo-i « Id o campestre li On cui gi Anche il« Guerriero con scu- conferma nel fatto che. sen- ~~t~' s~n~~cepit ~~'Jfsi,~~inn re del nuovo incontro. ![!i~.rf/q~:~~aa?t~~an~J•t~~ :e~ror:;;,di~toa~t~r~t~!ft~ 1 ac~· 1: za alcun intermezzo di sa- te trasfigurativi una Nat1tra GI SEPPE SCIORTINO una lirica « Fantasia li su cui mani sensibilissime sono d'un lotto, egli c'introdusse diret- mo,-ta a fondo scuro. con dei ------------------------------- tamente nello studio. 'on rossi che emergono dalla eravamo, infatti, venuti per massa oesa e. s()l))ra e intorn,:, vedere le sue più recenti alla frutta. la luce al posto !'ROBLEMI DELLA :l'ELEVJSJONE opere? delle ombre. Altra op;:,ra si- c.Un ca!fè o un tè?> mile ma di molti a:1111pri- . ma, che abbiamo avuto oc- * Un Prix Italia alla TV? < Un ca!fè, ma non Si di- casione di vedere presso un sturbi. E' già troppo che osi collezionista di Faenza. è più distrarla dal suo lavoro per legata alla materia. Erava– conoscerla personalmente e mo. dunque, in pre.;enza rii per a vere la gioia di vedere opere d'alto livello. sobrie e qua)che suo quadro recente squillanti nel medesimo tem- Durante la riunione dei rap- d1 opere di prosa concepite e sarà necessario usare uno ste& o comunque inedito>. po; tali soprattutto i paesag-- presentanti gli Organismi Ra- scritte per l'iconoscopio). so linguaggio, quello televisivo, Le tele, credo t,utte dipin- gi. di una chiareZ7..a e di una diotelevisiv_i,a_Perugia, è stato E' evidente che ad un premio e non. com~ s'è detto,_ quello te, stavano ovunque in un musicalità non solo singolari proposto d1 istituire un concor- televisivo non potranno concor- teatrale o cinematograltco. in– loro disordinato ordine. Tosi, ma anche esemplari. Diecine so internazJonale per opere te-- rere opere liriche operette baL teso come un surrogato. un umi- a Una a una, senza !retta e di quadri erano sfidati da van- levisive, d~ abbinarsi all'annua- letti e commedié teatrali già ilante compenso, una debole ri– ti h. 1 le Prix R_adiolonico Italia. La collaudate sul palcoscenico. Non valsa ad una imperdonabile con vistribairlcele P~~cereogn' ~qn:ii;J~ n-a~~;o;ltr~o~~ ~\ ~;i':;;i, t~t proposta e ~~t~t!~ciolpt~e;ear:'11· potranno conc?rrere films di lacuna. a mos ' a I tri rimanendo in vi ta sui ea- ;,'àvo~m;:_:,\~dato l'Incarico ai 1:o!'nale produ~1one tsai:ebbe un Per la TV inglese (che tra– che poneva sotto i nostri ne- valletti. appOg'giati a uno spi- rappresentanti la. Radiotelevi- mutile e_ palhdo duph~ato, e smette circa cento opere origi- f.~:1\!f~:]i~ t(: 1;;:;1 fJl-:&~a~~~i: v}!~~~~ t il}1~f! 1 1~i~[n;.;~~~l~~~~l ~~r<·dz:t~~~m:d:~id:~L~:;~ ig:{;Jfi~~~i~::J~r[cJf va, co,1 voce quasi in sordi· e del riporre, ma Tosi gentil- sima riunione dei rappresentan-1 re... concerti smlo'!1ci. o da_ca- il meglio delle loro produzioni na, qualche paroia ài com- mente si era schermito· c'era- tanti dei paesi adereriti al Prix mera, o . spettacoli d1 varietà, specializzate; più difficile sarà mento, tacendo non appena nel suo rifiuto cortes;'a ver- Italia, che avrà luogo nella se. o d1 Mus1c-hail. Occorrerà duo- per la TV francese e per quel- si accorgeva di essere troppo so g,!i ospiti. m'!- anche un~ ~oniim~f 1~àtode!ill95:eg~f,fi~~~t~~~idu~fo~:r~i !~~tt'.:.'c~~re d'::i: la italiana (che ne• producono attentamente ascoltato. Il stran? ed Istintivo sens~ d1 avremo nel 1957 la prima edi- specifici, che pur rifacendosi tre o quattro l'anno). suo era un commento ellilti- gelosia che vietava a chiun- z!one del Prix Internaziona- a forme teatrali e cinematogra- Ci sono quasi due anni di co, ma sempre azzeccato, in- que di toccare Je opere in pre- le TV f;che, abbiamo una fisionomia tempo per affilare le armi. ma dice di una consapevolezza senza dell'artista. L'iniziativa è molto interes- autonoma e irriproducibile sui non bisogna. pe rd ere tempo. estetica dirne sa ed umile so- A propo ito di una carte!- sante, ed è lusinghiero che alla i i II h Sotto il pungolo di una comp•- lo formalmente. la in cui sono riprodotte al- RAI, che ha iniziato da appena pa ;;::~: c~n~e::az~o~:1:"';.\, f~zi~~~cie~~; ~fil~ c~,i~f;r~~~?t~~ < Io - disse a un certo pun- cune sue tempere, Tosi cl due anni il servizio regolare dunque. dedicato e clusivamen- occorre prepararsi !in da oggi. to, forse volendo dissipare esternò la convinzione che le TV, sia stato alfidato questo te ad opere originali tipicamen_ Occorre decidersi una buona una nostra dissimulata consi- riproduzioni non potranno compito. Forse l'essersi assunta te lelevisive. volta. ad affrontare concreta– derazione _ posso anche di- mai, -d_ai:e un'idea adeguata ~~fi~ati~~s,~~~i:b~~t\/~;~<;;;! . Potrà costituire u!1a specl~ mente il problema della produ– pingere un quadro in un'ora dell or1g1nale. e per compre;>•!di coscienza e a una revi•ione d1 F,era Campio'!ana dei 11-z!one televisiva originale in Ita- 0 due; ma la penetrazione vare quanto affermava e, te-, del criteri che fino ad oggi l'an- vel'o artistico raggmnto da eia- Ila prima che sia troppo tardi del motivo e l'assimilazione ce co:itrontai:e alcun~ quadr!-, no regolato I nostri programmi scun Or~anismo aderente alla e ci si debba poi esporre a me-- cromie con 1 q~adn che r1-.TV che, pur avendo raggiunto competizione. schine figure di fronte ad os- son durate un bel pezzo•· producevano. Cera un ab1s-• tn alcuni settori (come in quel- Non sarà troppo importante serva tori stranieri tutt'altro Perciò, salvo poche ecce- so. I quadri erano opere v1ve,j lo dell'opera Urica, ad esempio) vmcere quanto, invece, dimo- che teneri nei nostri ri!mard! zioni, Tosi da circa un cin- le quadricromie avevano lai un alto livello artistico, in altri strare di essere alla pari del- quando si tratta di conquistare quantennio s'ispira allo stes- stessa aria çimiteriale delle settori 1ascla a desiderare _eco-le altre Televisi_oni. pi!' anz,a- un primaAtoL.BE .. TO PERRINI so paesaggio, quello di Rovet- riproduzioni in cera. me in quello delle trasmiss10ni ne e cariche d1 esperienza. E " artista, non d"un guerriero), senza contare che il Gattame– lata era morto da tempo quan• do fu creato questo quadro e quindi G!orgione può benissi– mo aver posato vestito di tutto punto con le armi, volendo rie– vocare quel condottiero. Giorgione ha lasciato poche opere certamente sue perché fu un gran pigro e proprio per– chè ((diletossi continovamente nelle cose d'amore,, (Vasari). Ecco il motivo per cui, nella sua breve carriera, cominciò numerosi quadri che furono spesso portati a termine da al– tri: Sebastiano, Tiziano, Pal– ma, Catena, ecc. In questo caso l'imperante critica formalistica odierna dovrebbe andare d'ac– cordo con la critica psicologica (tanto ripudiata oggi). Infatti quei che traspare dagli autori– tratti, cioè che Giorg,one fu dolce, pigro e sensuale, vien confermato dalle altre sue pit- ~~,;:v1 ~';,,fcf~ ~:; Ji_ntte da Ed eccoci ai u Testoni che canta n. Queste opere On ori– gine a.i;partenentl a una stessa tela) sono attribuibili all'ulti– ma attività di Giorgione, al– l'epoca cioè in cui egli aveva cominciato a dipingere in cc ma– niera grande >1.Sono da rite– nersi contemporanee agli affre– schi del Fondaco dei Tedeschi, di cui v'è qui, ahimè, un ben pallido esempio. Auguriamoci che non si ripeta per altre ope– re esposte aU'aperto (e vicino al salso dell'aria marina) ciò che accadde agli affreschi di Giorg!one e di altri insigni pit– tori a Venezia verso la metà del secolo scorso: per un mi– sterioso fenomeno naturale, caddero quasi tutti contempo– raneamente (come a Roma, nel 1947,caddero q\Iasi simul– taneamente, tarati da uno sco– nosciuto male, lecci e quercie secolari di Villa Borghese). Ma, ahimè, anche le stelle cadono, anche le civiltà muoiono! Pen– sate all'Atlantide, agli Etru– schi, agli Incas, agli Atzech!. E, forse, colla bomba ali'!dr0- geno o qualche altro catacli– sma (lo sgelo precoce delle ca– lotte polari?) anche la nostra civiltà se ne andrà in vento di sterminio, in nebbia e !umo. Questo, purtroppo, è il destino di tutte le cose e, segnatamen– te, delle umane cose. In questi «Testoni che can– ta», ml sembra di ravvisare il Giorgione precursore dei tem– pi. C'è in essi già (ma il« Can– tore açpasslonato » per me, se si eccettua il vestito contadme-– sco, è proprio nella linea del Giorgione tradizionale - guar– date il suo gesto e la bella mano sui petto), c'è in essi già un verismo e qualche accenno al (<furbesco» che preannun– ciano Caravaggio. E' segno del genio, dell'au– ttmtico artista possedere, come Giorgione, un sentimento del tempo, avere pronte entro di sè certe conquiste di e< contenuto» spirituale per cui può creare nuove forme. I manieristi non capirann-:, mai questo. Coloro che arzigogolando fanne su forme, si ritrovano sempre ·su scherni più o meno vecchi (pur a.vendo successi, e talvolta grandi, presso i pescicant, i ric– chi ignorantoni e il grosso pub– blico e, purtroppo, anche pres– so parecchi critici, ! quail o per malafede o per errore aderisco. no alle mode), l manieristi non capiscono che certe novità di contenuto (apPortatrlci di nuo– ve forme) o si hanno innate o, meno raramente e più umana– mente, si conquistano con la solitudine e la rillessione com– parando il mondo interiore e il mondo esterno, frequentato cum. grano salis, e non con i giuochi e i rapporti mondani esistenti. Dico questo per ! ma– nieristi d1 tutte le accademie: passatisti, surrealisti, neoim– pressionisti, neorealisti, ne90u– bisti, astrattisti, ecc. E oggi il manierismo è piaga tanto dif– fusa, in questo continuo livel– larsi verso il basso, che lonta– na, molto lontana sarà la ripre– sa dello spirito sulla materia e sui tecnicismo. Fra ! quadri dei Giorg!one– schi qui presenti, vanno ricor. dati particolarmente il « Con– certo» (di Palazzo Pitti) del Tiziano; la « Madonna i:;ol Bambino» e i « S.S. Rocco e Francesco n di Tiziano (o Giorgione?l, il « Cristo Mor. to » del Pordenone (o di al– tri?); la « Giuditta » del Cate– na; il « Ritratto di Giovane n del catena (purtroppo come 11 « Francesco Querinl >1di Pal– ma il vecchio, annegato nell:l vernice come pantegana nel. l'olio) e il « ritratto di uomo t 0 a~e~ 8 ~~ke~ P~ !~1E! 0 >~o~~ la precedente); « San M.,rco in trono » di Tiziano; la << Sa. era Famiglia»; " i s.s. Criso– stomo, G. Battista, Liberale, Maria. Maddalena, Agnese e Caterina»; i « S.S. Bartolo. meo e Sebastiano»; i « S.S. Ludovico da Tolosa e Sinibai. dO»; <( L'uomo malato» di Se– bastiano del Piombo (di que. sto pittore, le cUi opere sono sempre d'un altissimo valo!"e artistico e umano. bisognereb– be presto rare una grande mostra); « S. Marco salva Ve. nezia. >>di Palma il vecchio; il « Ritratto di guerriero» del Romanmo; 1 (< Giovane con. tadina >>, (< Gastone de Foix >>, il «Flautista"• « La Maddate. na », <( Tobia e l'Arcangelo,,, il « Principe di Salerno" del Savoldo (altro grande che me– riterebbe una mostra riassun. t!va) e le opere di Dosso Dossi Dal restauratori ci guardi Iddlo ! Cl sono a questa espo. sizione quadrt che in origfae dovevano essere bellissimi e che ora i guastatori (cosi io chiamerei in molti cast i co. sidetti restauratori) hanno ri. dotto simili a dei falsi. Per esempio: di Giorgione, la « Maria Maddalena»; la« Ma. donna che legge» (cosa sono diventati i panni di lei: duri come baccalà, stonati quasi come pitture dii. baracconi, soltanto il cuscino su oui Poi!· gia il bimbo è ben dipinto l; « Cerere » (evidentemente rag. gelata e accademiclzzata da un neoclas ico), to stesso fa. moso cc Concerto campestre" soffre dell'Intervento di qual. che ottocentesco verista; co– me anche ((f./3.dultera »; e la « Sacra f'amii;lla. » di Seba.. stiano del Piombo; e la « Ma. donna in trono n del Mancini e bnti a.ltti dipinti ori~ina– riamente di grande valore, che cosa sono ora, dopo i mol. tepiic! interventi de, restaura. tor! I Ci 11uguriamo che i di– pinti anticM abbiano in sorte di passare per te mant di re. stauratort caplCi come quelli dell'Istituto del Restauro di Roma di r.u1 ricordiamo lavo. ri davvero encomiabili. Come può essere stato pf:\!'iiblle che nessuno (cia,;;_runo a suo tem– po e in epoche div~rse) st sia accorto che, nel punre, lascia– va quel cielo òi cotnlto o di berillo che tanto spesso torna fuori, come un pugno nell'oc. chio, nel quadri di quest'espo– sizione (persino nel \(Tramon. to >1di Glorg!nrn~. rer non par. lare di quell'obbr··brio fatto alla (< Sacra tamiglia » di Se– bastiano). D problem.- dei re. sturatori (bisogna citare co. me lodevoli i lavort del Pelli– cioli in alcuni del quadri qui esposti) è cap!t,le e il Mini. stero (o eh! per iu!l o i Musei o i proprietari prima. di alfi. dare un lavoro òovrebbero sempre andare con rstrema cautela.. VINICIO GUBELLINI: Crocifisso (part.) ARTISTI ITALIANI * Certi squiiibrat: ritocchi rendono ~empre più proble– matiche le att.ribuzion!, fanno dubitare di valori già acquisi– ti, dànno agio a sb!z~arrirsi a tutta. una giovane critica in fantastici giuochi di valori e falsi studi. Il che è somma. mente dannoso non solo ,alle opere ma ancne presso i oro– !ani che non t.rovano più il filo del proprio ~to e della propria cultura in formazione e si disinnamorano de5li studi di estetica. Vinicio Gubelli da~e P(O~~;f• d~{te~a}~~ft1aJi buona parte dell'industria tu. ristica, perché non st studia il modo di tener lontana l'u– sura prodo~ta nal r.orpl del vi– sitatori che si s!Pdono, si ap. poggiano, si stro!!nan0 su ar– chitetture e statu;- ~ Venezia? Tutti quei custodi e quelle g'Uardie civiche cosa cl stgnno a fare? Guardate i pozZi ln bronzo del palaZ?.o Ducale, i leoni vicino all'abbeveratoio dei piccioni, i sostegni in por. lido o basalto di S. Marco, ec. cetera ecc. QuaPlti bei monu– menti della. più bella Venezia sono abbandonati all'usura dell'acqua, de;rli uomini e dei tempo I Da trent'anni Vinicio Gubellint, bolognese, vive a Pa– rigi. La metropoli francese, pur con t suol intensi fer– menti spirituali e con le sue attrattive dell'arte, non gli ha fatto dtmenttcare la città det portic, e deUe tom: le scenografie ardite e profonde che1 neUe sue strade me– dLoevah e nelle sue piaue canche di rosso al tramonto, Bologna svela aL visitatori (e sono queglt ariosi scorci di prospettive che hanno dato ala alla fanttlSla dei Bibbie– na) sono ancora un richiamo che il Gubellmt sente pro– fondamente. Non conosce migliori vacanze di quelle tra– scorse sotto le Due Torri 1 con il con/orto tutto petron~a– no dt Ult buon pranlo in una dt qU{l/letrattane che non hanno /ama per i turisti ma che soru, stimate ed amate da chi conosce a fondo la vita e le rtsorse d1 questo st-n– golare ab1tato; e con l'altro con/orto, dt t,en altra na– tura, che solleva gli animi e li esalta, quale Si ha dalla visita aUe Sette Chiese, dove l'ispirazione schietta e me– ditata degli antichi scalpellini e det primi mastri mura. ton dO. l'ala aUe strutture, aUe statue. Questo suo doppio m.teresse1 ma sarebbe più esatto chiamarlo amore, per la terra di Francia i.n c-u.t vive e per U paesaggio italiano che sogna, Vinicio Gubelllni ha esau..– dito con l'acquisto di un.a ca.setta in quell'estrema parte dell'Emilia che si protende sull'Appenmno, un angolo del,. la provincia di Piacenza, non lontano dal copìoso /LUlre del Po, gran padre. Una casa di contadini, dove un'ampia stanza, dominata dal patriarcale camino, è diventata aie. lier: e quando non lavora a Parigi lo scultore si rifugia in questa sua propnetO., piccola piccola e grande ad un tempo, se rappresenta per lui la gioia del soggiorno in Italia e la posstbilitO. di lavorare in pace1 tra le mt..ita.. gne solenni e il crosciare dei torrenti e le calme distese dei declinanti prati. Torniamo a Gicrgione. Tn complesso la Mostra Indica ampiamente qu• :i.to alta e vi– va. (d"una vitaHtà tutta inte– riore) fu l'opera di questo Maestro, Il quale, pur e53endo vissuto tanto poco, lasciò l'i,n– pronta dei suo squisito senti– re, del suo gusto raflinato e dell'ampia visione del ~uo mondo contemporaneo non solo attraverso le proprie O;:'.le. re ma anche attraverso riuetie di numerosissimi discepoli, :i a i quali alcun! sono div,enuti poi tali artisti che Venezia deve loro il suo Secolo 1'0ro. L'arte del Gubellini trae ispirazione e calore dai pn– m.ftivt. E i soggetti preferiti sono t1Ltti d, natura relf. giosa: Madonne, Croci/1.Ssi, Presepi e Porte dt Chiese. L,a materia usata dall'artista è il legno: e pochi, come Vini– cio Gubelltm, sanno trarre dal legno /orme potenti e 1m. magini dense di significato emotivo. Le opere autcnt!rhe di Gic,r. gione ci mostrano qui la qua. lità, la levità, la profonda <pi– r!tualità presenti nel!« ,·,a pittura e ci dicono quale !m. mensa perdita tu la suR mor– te prematura per la. civiltà a cui egli aveva. già dato tanto. Oggi, anche in Italia, v'è un movimento fertile per dare opere nuove e valide agli ed1/1cf religiost che ..orgo. no: un Convegno orgamzzato proprio a Bologna, au.sptce il Cardinale Lercaro, e un Centro sorto a Milano, sono le iniziative più tipiche, create perché le nuove Chiese ab– biano, neUe moderne forme delle strutture archttetton~ che, anche un arredamento ispirato aUe nuove espressioni dell'arte, Vinicio Gubellini è su questa strada, con amore, con ricchezza di arte, con ispirazione interiore pro/onda. Le sue opere sanno comunicare at fedeli la conttnuita di un messaggio, eterno. GINO TIBALDUCCI ROMEO LUCCHESE Processo a Gesù (Continuaz. da pag.. 5) parola viene avanti nella eco del Diario dt un sed1Lttore e del Don Giovanni: « Seduttore: semplicemente - replica Calla a Davide -. Un uomo che « trascina con sé». il sedut– tore. Ebber;e, Gesù aveva il potere di por– tarsi dietro la gente. e qualunque cosa dices– se, qualunque cosa facesse gli credevano. Non aveva bisogno di convincere perché incan– tava. che è molto di più. Ce ne accorgemmo anche noi quando ci fu davanti, con tutto il Sinedrio schierato: vi dico che incantava ... ». Incanto, seduzione ...; ma. ora che Cristo se n'è andato, alla seduzione è succeduta la paura. Anche la Chiesa, ha paura di Lui! E la. società va alla deriva per il rifiuto - anche sociale - dell'amore. Noi contemporanei. allora. abbiamo paura di Cristo? li Processo è anche un'inchiesta su questa nostra paura. Calla infatti ripren– de a parlare, dopo che ha preso la parola anche Giuda. e confessa: « Non potete iln– maginare quel che successe a noi sacerdoti - e giudici - quando ce lo trovammo davanti. Era di notte. l'avevamo preso la sera; era– vamo riuniti in molti in casa di mio suocero Anna. curiosi, ansiosi. perfino eccitali di vederlo in faccia questo cosi detto profeta. Ed ecco che finalmente ci è davanti. e co– minciamo a interrogarlo. Ma a mano a mano che le domande incalzano. e la curiosità la– srla il posto ad un esame più attento del personaggio, si forma nell'aria. ancora im– precisato ma evidente. una specie d1 disagio ... d\ imbarazzo. che ci inquieta ... e diventa ti– more... Qtrnsl paura... Perché ci rendiamo conto con terrore che il caso di quell'uomo è di quelli che non si accomodano con manovre o patteggiamenti o minacce, no, no! Non ce lo dicemmo. ma lo pensammo tutti dentro di no!. prova ne sia che Anna. a un certo punto dell'interrogatorio, si chinò verso di me e mt disse: « Meglio che non cl fossimo immischia– li in questa faccenda». ma ormai era tropPO tardi... Lo stavamo Interrogando ... ma come si interroga qualcuno che è considerato g!à colpevole e deve essere condannato. E invece scoprivamo che non era colpevole di nulla ... e non era nemmeno un esaltato, nè un mi– st\Jìcatore ... oso dire che le sue risposte ave– vano Il timbro non solo della buona fede. ma. della verità. Fu allora che avemmo paura ... li. Qual• paura? Elia incalza Caifa. e CRifa è costretto ad ammettere: « Paura di non po– terlo condannare ... li. L'uomo può avere argo– menti di accusa. o di protesta. nei riguardi di Cristo. ma dove sono gli elementi di con– danna? Il processo a Gesù, non è che il pro– cesso all'uomo: la incolpevolezza e la incol– pabllità di Gesù. mentre potrebbe es.sere l'ar– gument1L111 in capite della condanna dell'uo– mo. ne è la giustificazione folgorante della sua assoluzione. E forse é questo trovarsi as– solto da Colui dal quale dovrebbe venire la condanna. è davvero questa promiscuità di Dio che s'ilnPone persino coo violenza sul– l'uomo (IDfatti è Cristo che si volta a cer– care Il buon ladrone ...) che spesso fa recal– citra,e l'uomo, cosl che non sempre la paura di Lui, da parte di noi uomini. è viltà: ma è già. inconsciamente. la paura dell'amore. E' la Maddalena che si butta avanti a proclamare questa «paura» capitale, che è una doppia paura: è una paura sollecita e sollecitante. che avvertendo il preannuncio dell'amore, non anela. pur timorosa. che di adempierlo; ma Poi c'è l'altra oscura paura. negatrice e rinnegatrice. La paura dell'amo– re. perché è l'amore che fa paura; perché è esigente ed inesorabile; e Cristo è intoller-.rnte delle misure mediocri dell'amore: e aver pau– ra dell'amore. è avere paura di Lui. è mJsoo. noscerlo. è misconoscere l'uomo. Qui la Mad– dalena. questa eterna contemPOranea di Cri– sto. identifica in maniera oserei dire trini– taria l'Amore, Cristo. l'Uomo: « Dovete Im– battervi per tm-za nell'amore. se volete con– tinuare a parlare di Gesù. Io ho creduto in Lui perché era l'amore!... Non si può dire che cos'è l'amore. Dovete t."Ovarlo. scoprirlo da solo. con la sofferenza vostra. Non ve lo posso rivelare. non ve lo posso insegnare. Sa– rebbe trop!)O facile. trop!)O comodo. Nessuno può pagare per noi il prezzo del nostro amo– re. Ognuno deve pagare per se... ». A queste parole di Maddalena. Davide taglia corto: « ma se andiamo a ,:,anti cosi finiremo per assolvere Gesù di Nazareth_ attraverso te prove d'amore ... ». Dice cosl per ridere, ma la Maddalena non esclude quelle vie. Il Pro– cesso di Fabbri, infatti. attraverso il perso– naggio di Sara. di episodio in episodio tea– tralmente convulsi ma logicamente travol– genti. viene a concludersi come una apologia paritetica dell'amore di Cristo e dell'amore dell'Uomo. Anche l'ultimo libro di Faulkner. A Fable. doPo una catena di stramberie. si chiude su un invito a questa pariteticità. benchè in lui sia ancora una fede a tastoni: " ... tra Il do– lore e Il niente. solo l vigliacchi scelgono il niente ... ». La paura. la viltà. pure per Faulk– ner è il male dei contemporanei: e per gua– rirne. il Faulkner di Sanctuary, di Light in AILgust. di Sartor1s, di SolLnd and FILry. di Absalom! Absalom!, è andato a decifrare il messaggio di un oscuro capitano che circon– dato da dodici soldati ammutinati va predi– cando l'amore e la pace f!nchè viene fucilato in mezzo a due ladroni. Potrà parere strano che abbia voluto accostare due scrittori cosi opposti. e due opere taoto distanti; ma nel due. l'emblema non è diverso. Contemporanei o poster!, ignorare quel– l'emblema è una diminuzione dell'uomo stes– so e di ogni sua opera e dell'arte sopratutto. Fabbri. neu· Amb1g1Litàcristiana. dice di non riuscire a dar corpo agli « scrittori senza Vangelo». Faulkner. qui in A Fable, scrive il suo Vangelo ancora in (<cifrato>). mentre Fabbri. ne! Processo, arri\la a scriverlo in « tutte lettere». Da[la « [avola li trapassa al– la «storia>> sacra. E senza contradd:rsi. pro– prio perchè a motore di questa « storia sa– cra» ammette e premette Cristo. alla fine è l'Uomo che in ogni ~enso e li protagoni ta - fallare ma mei fe'llto - d: questa cc storia sacra» ogniqualvolta contempQranea GIANCARLO VIGORELl.1 •

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