la Fiera Letteraria - XI - n. 1 - 1 gennaio 1956

Domeni~- 1° gennaio 1956 LA FIERA LETTERARIA Pag. 3 GAJLJLERIA DJEGJLI SCRITTORI ,ITALIANI Rlc·o E cosl PIOVENE: * Scrittura ~uunpianoalto La prima q,,.;,iità di Enl'ico E111a1welli è che in /tu non v'è nulla di este,npo.-aneo. Ha estro e molte cose da dire, come t11.ttii veri scrittori; ma non le ha lasciate svam· pa,re in. maniera rom.a" tica, ae,iza aver pre• parato una materia adatta 1,er dare loro oastitd e peso. E' un pa.iiente, ttn metodico ed ti,n oero a,1ibi.iio&o. Ttttto ciò che egli scrive· oggi è stt ,.,,_ piano alto ed ha fonda111enta sicw·e; è dei pochis– si11ii che hanno insegnato con la pratica un genere di giorn.a.lis,no nuooo, purtroppo ral'O, l>Mato •tùla onestd inteUettuole. GUIDO PIOVENE ~l PORTA DIETRO UNA SUA POESIA UN .PO'· PJEMONTESE ... l}f,.: Un viaggio sopra la terra L'incanto del viaggio risiede ancora.per lui nel peregrino e diciamolo pure nell'eso• ~ico; le sua· pagina prosegue la tradizione del migliore cosmopolitismo romantico Confesso di -non aver af. !errato tutto il senso del– l'avvertenza che Enrico E– manuelll ha premesso al suo llbro e Un viaggio so– pra la terra > 1 in cu; racco– glie, dai s.u01 taccuini, le note e noterelle che, per essere le più personali, fug– gitive ed estravaganti, non avevano trovato posto nei servizi di viaggio che egli è andato publicando nella stampa in questi ultimi anni. Pagine, avverte dunque l'autore, che e hanno tutta l'apparenza di formare un libro di viaggi: ma oHren• dolo come tale sarebbe da parte mia un inganno e co– si considerandolo sarebbe, da parte altrui, un errore>. Ma allora che cos'è questo libro in cui li lettore scor– razza con l'autore attraver– so l'America, anzi le Ame– riche. e da Luxor a Tange– rl e dall'Andalusia alla Lap– ponia per fermarsi !lnal• mente nelle acque e sotto il cielo della Sardegna? <•Rispondo: tutto quanto segue è soltanto· un lungo brano autobiografico>. A!!ermazione cosi inecce– pibile, da apparire persino ovvia. Non siamo i primi a diJilo clle -viaggiare è sem– pre stato li modo più auto• biografico di essere e di reagire~per uno scrittore. Persino in un réportage deliberatamente didascali– co, come· sono <Le lettere inglesi>, c'è più Voltaire che non nel più micidiale dei suoi e pamphlets -s. Il nuovo, il diverso, l'irlaspet. tato, per un'operazione na– turale dell'intelligenza e dei:Jo spirito, provocano al paragone le nostre !acollà e i nostri sentimenti più personali. Emanuelli, giro– vagando in mezzo a paesi nuovi o cosi vecçhi da ri– tornare nuovi, e tra abitu– dini diverse e spettacoli Inaspettati, ha reagito an– che lui da scrittore, cioè in m;,.niera personalissima. Ammenoché egli non ab– bia voluto dire che il suo modo di reagire agli spet– tacoli incontrati nel corso dei suoj viaggi si distingue, in queste sue note, •per una sfumatura egotistica, tanto per usare un'espressione éara all'autore, l'egoismo di Stendhe.! o di Gide, che è un modo, tra polemico e impressionistico, di tirare i luoghi attraversati al pro– prio mulino, il mulino del– la propria cultura, del pro– pri umori e malumori. Ora, Emanuelli è eviden– te che debba classificarsi in codesto tipo di viaggiatori e curiosi. Ve lo spingono i suol gusti, la sua educa– zione libresca, la superbia che in queste pagine vien fuori spesso a sua insapu– ta, di appartenere a una grande cultura. Si prenda la sua America e poi, tan– to per fare un esempio re– cente, quella di Piovene. Costui è di un'altra razza e di un altro tilone intellet– tuale. Anch'egli si è portato· appresso tutta la sua vec– chia e Ulustre cultura pie– na dl vezzi e di fisime, ma non per imporla, nel con– fronto. alla nuova ed estra– nea bensl per provocarla e all'occorrenza smentirla e mortificarla. Oppure, che è un piacere ed un esercizio ancora più sottile, per ri– trovare nella nuova ed e• stranea, e, apparentemente, diversa i !ili che la legano alla vecchia civiltà, per ri– trovare sotto i portici e ne– gli lntingoll della Virginia il Palladio e la cucina del *; DI SA.NDRQ DE FEO Settecento veneto. E' un'e– sercizio che eccita sempre· più il viaggiatore moderno, ma che richiede, oltre a una certa disincantata pazienza , e circospezione, anche il · !luto sotterraneo dell'ar– cheologo di culture. · L'egotismo, l'impressioni– smo di Emanuelli non ama– no indugiarsi in questa spe, cie di scoperte e di ritrova– menti. L'incanto 'del viag– gio per lui risiede ancora nel diverso, nel peregrino e. diciamola tutta, nell'eso– tico; e per questo aspetta egli continua la tradìzione del cosmopoliti mo roman– tico. armato anch'esso, ar, matis imo anzi, di gusto umanistico e di buone let– ture, che però servivano 1 più ad accrescére il piccan– te dello spettacolo diverso ed esotico che a ritrovart sotto le pittoresche e pere– grine sembianze l'èco persi– stente (\ella cultura faml– liare, la sua vaga perma- il gioco e l'esercizio non sono di •suo genio. Chiede• tegli invece di cogliere al passaggio ii colore di un paesino. ()j un cielo, di una via, chiedetegli di darvi il carattere, di darvi il sapore di una tradizione indigena, chiedetegli dì disfare con una ola notazione un luo– go comune scolastiço o giornalistico, ed egli vi ser– vi\·à con la maggiore spedi– tezza possibile e spesso con vera finezza e penetrazio– ne. Tutta la noia, la routine bucolica della provincia americana sono racchiuse . nenza nell'intreccio 1 con Ja cultura locale. Non che Emanuelli tra– scuJ·i del tutto questa orta di scoperte. Ma quando ci si mette, si sente subito che Uninviato«speciale» Non c'è pae&aggio, non c'è monumènto che non debba, per lui, easere posposto e subùrdinato difronte all'uomo * di E~HIUO F.élLQIJI Quantunque, pur essendo nato (a No• vara) nel 1909, si sia trovato a dover com– piere il suo primo e servizio> gion;ialisti– co (da.Ila Spagna) nel '30, appena un anao dopo aver pubblicato il suo primo ro– manzo; e quantunque da allora abbia più o meno sempre alternato le due. attività di scrittore e di giornalista, riuscendo a distilnguerni con indubbia serietà: resta il !a~to che Enrico Emanuelli ha idee ab– bastanza tristi e pessimistiche sul mestie– re e sulla vocazione, e in definitiva sul de• stino dello scrittore di < terza pagina >. E quando •gli è capitato di doverle espri– mere pll'bblicamente, non è andato in cer– ca di mezzi termini con i quali mitigarle. Ptr lui, <l'equivoco degli scrittori, in ge– nere, è quello del giornalismo. Essi vi si rifugiano come se lo ritenessero il meno avvilente secondo mestiere o il più affi– ne ai loro gusti, alle loro predilezioni. E siccome Il giornalismo è un mestiere, che pretende a vere sotto mano una merce ri– cercata, accettata e consumata dal mer– cato, li povero scrittore si riduce a lavo– rare su misura. Dico che scrive su misura ed è esatto dire cosi. Scrive su misura politica o, per lo, meno, mentale a secon– da del quotidiano o del settimanale per cui deve lavorare; e su misura, perchè gli dicono di riempire tre o quattro o venti cartelle, non di più e non di meno. li po– vero scrittore diventa allora il martire di se stesso. Egli si avviUsce, si stanca e, sopratutto, consuma ed affatica material– mente la penna ed Il cervello. Dopo, non è che non gli resti tempo per scrivere quanto vorrebbe. Tranne casi eccezionali, per la ma.ggior parte di essi i;uceède che non gli resti in corpo la voglia, la dispo– sizione pura e disinteressata dello scri– vere>. (C!r. alle pagine 118-119 dell'fn. chie•ta stdla « Terza pagina> nei XXX del Qi,aderni della Radio: Torino, 1953.) Ma dev'essere stata appunto una siml· le persuasione, ribadita ogni giorno altra• vel'So i rischi e i danni inevitabili in venti• cinque anni di giornalismo, a indurlo a tar del tutto, come scrlt-tore, per riuscire, anche come giornalista, a mettersi e man: tenersi al sicuro. E, dato il suo genere dt letteratura analitico-narrativa, si trattava di salvare il salvabile di quanto, pur nei suoi «servizi>, poteva giovare aUe sue narrazioni, arricchendo il campionario dei tipi e dei caratteri incontrati e osservali <sopra la terra >, Per Emanuelli, scrittore e giornalista, narratore ed inviato-speciale, l'uomo è ai numero uno di ogni )ndaglne, on c'è pae– saggio, non c'è monumento che non. deb· ba per Jul essere posposto e subordmato di Jronte all'uomo. E certo, se si ripensa a quello che non si peritano di fare e stra– fare alcuni viaggiatori d'oggi per retori– cizzare al massimo l propri resoconti, non si può non indirizzare un'ulteriore parola di lode a chi, per contro, si studia di sre• toricizzarli all'estremo e cl riesce, come l'Emanuelli, senza impoverirli di conte· nuto 1 é di inte:resse.· ; ·Ma non dev'essere stato facile, nemme– no per lui, che, cosi operando, badava specialmente a non diséoslarsi dalla pro• pria indole. Nella sua bi\)liografia, che ha inizio nel '29 col romanzo Menwlo, i li· bri di viaggi portano dllte tutt'altro çhè precoci e improvvisate. Il pianeta R.misia: 1952. Un -viaggio ·sopra la te>:ra: 1953. Giornale i>,diano: 1955. E, dopo essere sta– ti compresi in una collana di < libri dei gior;10 >, eccoli adesso inclusi in una di e narratori>, quasi in progressivo ricono– scimento della loro particolare costitu– zione ~ destinazione letteraria. Ma 'questo stesso1 ~ tutt'altro che im– meritato, passaggio di etichetta sta a di– mostrare che anche una posizione, come quella dell'Emanue}li, a prima vista og• gettlvamente scientifica. in realtà si di– scopre non meno soggettivamente lettera– ria di altre che non si fanno scrupolo di celarlo. In realtà anche l'Emanuelli non mette che se stesso di f~Ònte ai paesi e al• le genti. E, per quanto non conceda alle impressfoni, da che cosa, se non dalle im– pressioni, traggono materia e ricevono ali• mento le sue ritlessionf? Ma è pur vero che, nel laborioso tessuto clelle sue pagi– ne, il filo più _!9rle e più stringente ri– sulta quello delle riflessioni. In quanto le piflessioni rientrano appròpriatarnente nel suo esercizio di moralista. Senonché spesso gli piace nasconderle sotto l'esal• tez,.a e sotto la minuzia con le quali, ap– pena può, registra fatti ed episodi in una successJone narrativa. La quale però prende accento e,· si vorrebbe' dire, fer• mezza di e moralità:,, pur nella momen– taneità del <diario> e del < giornale>. Cosi succede che, pur sentendosi auto– rizzato a dire che con i suoi libl'i di viaggi non vuole in tondo darci• se non brani e acconti della propria autobiografia, si studia e si sforza di impegnare se stesso in pro della conoscenza e della valutazione di paesi e di avvenimenti, di caratteri e di sentimenti sul quali, il più delle volle, al• tri e inviati> passano volando. Esservi riuscilo senza dover alzare la voce, bensl rimanendo in sordina, anche esercitando un mestiere dove il segreto per essere presi sul serio parrebbe unica– mente ancor quello di far colpo col pll· toresco o col paradossale, è 1>rivilegio di cui l'Emanuelli non deve ringraziare che se stesso e la pro1>ria lerlacia. Ecco uno scrittore, che pur facendo pro!essional• mente del giornalism.~ non si è lasciato cambljire i connotali. na potuto, per esem– pio, recarsi nell'Uhione Sovietica e tra– smettercene un'immagine nie11te a!Ialto rettorica: non volèndo né pia,cete né di• &pi11cere, ma soltanto irformare. E vi è, riuscilo col prestigio. che gli viene dall'e · sere uno scrittori! deciso a battersi per la verità, . ENRICO fAsLQUI In _questa Istantanea: e An– cora si attraversa una cit– tadina: non vale nemmeno annotare il nome. Silvcr Creek o Biç- Springs? Da– vantt alle p1ccole case ... c'è sempre la padrona che si dondola nella seggiola al– talena, c'è l'uomo che ag– giusla i suoi dieci metri quadrati di erba, c'è sem– pre il ragazzo che gioca a farsi spruzzare sul vi: o l'ac– qua dell'innaffiatore aUIO· malico>. O questa immagi– ne del Messico, più forte ed improvvisa di un cielo ba– rocco su una foresta di cac– tus: < Scendendo nella par– te pi(t bassa del paese an– dammo ai mercato. Sui pic– coli banchi la verdura e la carne venivano offerte alla rinfusa. Un topo schiaccia– to a cui nes uno faceva ca– o, lo ricordo: anche un forte odore di decomposi– zione. Le donne al banco di vendita, in attesa dei clien– ti, provvedevano alla l,)er– sonaie pulizia mattulma. Eran6 donne. robuste, dal• lo sguardo duro, con le quali non vorrei litigare>. E il paese argentino un po' slavato. coi cieli dolci va– gamente orientali e quasi smorti. il tango démodè e < sempre il filo dell'oriz– zonte lontano, che divide l'enonne superficie piatta della terra dalla vasta e piatta' superficie celeste>. E Santiago dove e c'è aria torinese>. Ii Marocco < !n quel ia– birin to riconoscevo certe strade (ricapitandoci per caso) non dalle co e che vedevo, ma dagli odori che sentivo. Aglio; olio brucia– to; cloro disinfettante>. E le chiese spagnole e Biso– gna vederle come giganteg– giano nei diafani cieli spa– gnoli; e tante se ne vedo– no, lungo la strada, da di– ventare una leggera osses– sione>. Spesso nient'altro che e images d'Epinal •· ma cosi struggen,ti che è poi la poesia un po' piemontese di questo scrittore. ANDRO DE FEO ~1-~~'Y?·.-· .. ...-.,., ~, ·UELLI CO GIUR E V LORE DEI SENTIME TI * Vn'idea del ,,ostro desfi110 * La retorica dei entimenti ri ·ulta ad ogni animo educato come una inconsapevole forma di ironia consumata alle spalle di quei sentimenti •,La va– nità, l'au·ore, l'a• ·ariz.ia la libertà ... ·ono senti– menti he ci imprigionano e u quelli m-isu– riamo il nostro destino, un'idea del nostro destino .. di 0111.\ìELLc\ SOIIIIEIIO Nel Tea.trapersonale («Mug– g!anl » ed., Milano, 1945) En• rlco Emanuèlll scriveva: « Più di un amico, parland0<nl del– la Congiura dei 3enttmePtt, Jaticava a capire la vera n~ tura del protagonista. M'ac– corgo qµesta sera che la Ro– cheloucauld dà una valida risposta: « Il arrtve quelquer01s de s acc idents dans la vie, d'où il la.ut étre un peu lou pour bi en se tirer ». Ma questa ri– sposta stupirebbe•· consape– vole di avere tratteggiato in Arrigo Arnò un personaggio enlgmll.tico, I',).. In questa còn– !esstone sembrava volt!rne mantenere l'incognito, ma vi sono altri punti del Teatro personale maggiormente esp!l~ cativi: « Prlma di stracciare pochi foglietti dove avevo preso ap– punti per una Lettera. intorno alla mia Congiura Ml se>1tt– menti, desideravo trascriverne quailcuno: a) C'è dentro un !atto, cJn l'intenzione di slugg!re l'ae!t!O, li sottile, li vago di molla no– stra narrativa. Non temo quel– la corpule11za di cui parla Vi– co, avvertendo che senza di essa non ,.vi è vera opera di arte. b) Oli amici sanno che que– sto libro ml ossessionava. Tra molti rin19rsi me lo sono tra– scinato per qualche anno; eca una cosa ridicola, una gravi– danza isterica.. Per liberam1e– ne dovevo staccarmi da lui, considerarlo come un ogget:o e gett&rlo lontano (objectum). c) Non ho voluto lare al– tro che la storia di quel tanM d'irrimediabile che ognuno parta con sè, nella vita, e c'lc supinamente chiamiamo desti– stino. d) Sapevo dell'antipatia per quel brani scritti In un se condo tempo, e che nel ~ manzo appaiono in corsivo. D'altronde, essi non ambisc~ no a nessuna novità. Servo– no a coagulare un punt<>della narrazione, ma non liricamen– te, bensi in modo interpretati– vo. Quei brani stanno come le a.rie di John Oay nella sua O pera dei mendicanti. e> Non bisogna caricare Al'– nò di troppi simboi!. E' un pro– tagonista passivo: al contra.no di t,utti i protagoni sti susr1• ta l'azione per poi subir••· senza prendervi parte. L'ewg– ma di Arnò va risolto vo!t.a per volta, a seconda dei let– tore. Generalizzare è falsa!e, /) Gide ha detto, In un pas– so del suo Journal: « J'amm.-1,• glne un roman dont le suj•t seralt l'éclainnent de celte phrase: Le poids de mes pé– chés m'entralne ». Cosi nei mio stessa concez.lone che Val~:-y (si yeda ,la prelazione a.i Ci• metlère marln) aveva dei\a i,oe– s!a come qualcosa di mutab!• le à ,seconda di colui che l'in• terpreta, e tutti i suo, per.,,. naggl sono, in un certo Y•nw. un po' Inafferrabili come Ar– nò. SI pensi a M emolo, Il pro– tagonista del suo primo ro– manz.o, il qua\e, nonostante la vita, apparentemente l!Tl!!i•. • preda di una corrosibne ~gre ta « senza so.spett.are d( certo che quello fosse il modo psr– t.tcOlal'e con cui si presenta vn– no a lui, rési cosi som#1,n1 1::: quasi innocui dalla sua bea– tissima noncuranz.a, quelli •che per gli altrt uomini sare~ber,, stati violentissimi desMer\ • r~rse disperati Ideali,• < « !,• libra» ed., Novara, 11128, r.• 1q1. Egli muore più che C\OQU~:Jltn• nè in seguii.o allo sforzo com– pfuto neJ tentare di scrivere una lettera galante ltd una donna, e nella parado ·e.ate ti– midez.z.a, che riecheggia rerte situazioni di Svevo, è una li· gura cara a tanta lét-tE:raiurtt moderna: si pensi ad es. a La carne, ti cavaliere e le /031!• di autunnò di Tr!slal)o ~ nrni. che è posteriore l 1952!. m& Me– molo, diversamente dS:t suot confratelli, è perennemecte ,n urto con il proprio d•.stlno: anche la sua morte fa parte dt una tata lita, ~' co ·1 dtre, sterzata, In quanto jl su7geri, mento di prendere 11<cg'l'e, che ne costituisce la ca.usa occa– sionale, gli era venuto dailo esterno, dalla lett-ura di un H– bro di filosofia, "dato cbe la sua essenza consisteva nel non avere idee e vivere la v,ta dC:l suo Impiego mimetizzandosi in esso (quasi un Oino F>la,,– chi di Jahie{). Ma già tr. lui è la capacità di astrarsi dalla gabbia dei « sentimentl>•, d~lla realtà, pur tenendo preseli:• quella veramente el(r,ttua,e dello spirito. che caratt,rizze rà la personaUtà di Arnò, Rn che se questa assenta ~ all<> stato di rivolta latente, e Mn di «congiura», come avvl?rtH nel personaggio del '43. Con la differenza che M emolu ,·\ve senzà avvertirla una vita tri tata nell'ironia, Amò la ele– va ad esperieMa, e re ne Ser– ve come di una len e per ns– servare gli altti: ironia su– bita ed ironia proiettata, in– somma. Nel romana, dei '28 la premessa era tolta dal Pa– stor fido del Guarinl: • Guar– da, garzon superbo, - Che, nel dlshumanarti, - Non divengh! una f iera, anzi ch'Un dio •; ne La co-n.gtu.ra id ei .sentimenti i,)lvec el'avvertim ento· sarà pa– scallano: « Les uns ont ,vouiu renoncer aux passions, et de– venir dieux; les autres ont voulu renoncer à. la raison/ et romanzo. devenir bètes », e ciò signi ica g) Ho trovalo In Oreen: che li il pericolo sèrvlva di « L'homme est lilÌre, mais Il ammonimento, qui è medita– est !alt de telle sorte qu'il se to ed elevato a coscienza. con croit prisonnier dans une ~•o la conseguente chiar1!icazione le étro!te. Gomme il alme ,a de! personaggi ln un'azione ~ole ! li l'a.ppelle Fatal\té, Re- scontata in senso sia ,quanti– llgion, Destin, Patrie•· C'é taUvo che qualltativo. Mà già qualcosa di simUe nel Dlctt~n- da allora meditava Pascal: nalre phllosophique. di Volt~u-e « L'uomo, per quanto a.vvedu– a.Ua voce Destln. Ma quest~ è to, é sempre l'a.utorè di •quel– ridurre il romallZ-0a sentenza le futili occasioni che sl chia– mora.JisUca. J'.heranno il destino della sua . h) Insoma, Amò è un per• vit,a», e neil'ir;icertena di Me– sonaggio Base., C'è la sua psi, molo si enunciava U temtt del coiog!a, c'è li suo modo di sta- destino, che o.vrà grande parte re nella vita. Le sue avvenm- . ORNELLA SOBRERO ,re sono accidentali incldenta,i•. ' Risulta chiaro che Emanuelli ----- ha dell'opera narrativa I• (Continua a pog. 4 I Enrico Emanuclli in Russia nel 1931 r- PRIMI PASSI SU V A PETROLIERA * NEGLI ALTRI un'esame di sestesso Le situaziani viste sono sfiorale più da ac– centi che da dichiarazioni; e questo dà alle -pagirni dei ricordi il f asci,w della f resch= e della scoperta, e di una certa umiltà * di FERNA DA PIVA O Sta per 1.1.5cire di Emanttelli una nuova ed~M d4 Un viaggio s·opra la terra; e vale !a pe~ d, avver– tire i suoi am.m..iratori che non. aara 1tn'edizi.one qua• lttnqtte, ma arricchita delle belle corrispondenze ~he egli pubblicò •ulla •Stampa> nel cor•o del suo ~g– gio in India, fatto nell'inverno del '54. Un altro ,n– verno va•sato lontano da casa, a accumtdare !'ostal– gie familiari e a sognare il cordiale raccoglimento della •tta vita cittadina; e gli amici •anno co111e .ano •incere quelle nostalgie. E' poco pi,, che quarantenne, ques~o viaggia_tore celebre che deteata ,:iaggiare, va in g,ro quaa, In"'-· terrottamente da venticinque anni e ha confermato la stta fama con due raccolte di ricordi. !!J' n~to a NO· vara nel 1909, vi è tomato ad<_>l~cente,n_quie_t<? dopo ""'infanzia tra•corsa in collegi d, promncw, s, e fat\o bocciare &istematlcamente a 3CIIOla,ha plaomato chili e· chili di plaotilina perBttO&o di essere scultore,_ ha scritto "n romanzo, lo ha pttbblu:ato ttnendos, al gruppo letterario dei < Novare•i > e a vent'anni .•i è trovata la via già segnata: il direttore del quotidiano e Il Lavoro> lo ha cltian,ato a Genova e su una p etro– liera lo ha fatto a,ldare in R11nia come lnvi (J.to. Vent'anni sono pochi anche •e i,,n articolo di Bor – gese sul <Corriere, aveva dato ai g!Ovani < ! 'ooo.re• si> r Bonfantini, Soldati, Emanuelh, Giacht no, JJe Blasi J e alla loro casa editrice, < La Libra> un un– prcivvisa 11otorietà rivela'.'do al ~"bblico Salm~ce e Memolo: Vita. morte e miracoli di un uomo. ca, loro rispettivi autori Soldati e Emanuelli. Era il ~929 e < Il Lavoro >, diretto da Canepa, andaoo prec'3atido il stlò indirizzo politico: il ragazzo era in grado d\ a7>: prezzarlo, grcu1e anche al legame che aveoo. ttnì;lo 1 cinqtle adolescenti nella precoce avventura ed,toruile, e d'altra parte aveva già. scoperto se _stesso (:Ome scrittore quando si era raccontato le pnme atone '" segltito alla proV1>idenziale appendicite che lo aveva co•tretto a letto per una q1ti11dicina di giorni. E!'ia• n1t.elli alfrontò l'incarico del giornale con la senetd che già gli veniva dalla co~ciettza_dell~ •ua oe•te p~o– fes•ionale e insieme con gh enttts.1Qsm1del r~gazzo. e quei -viaggi su tina petroliera cosi 301,-raccanca da ri– schiare di colare a picco nelle btLrraache devo!'o av~1 <Wtito 1>erltii ,,,,. 3apo_r_e di a-v1,'entllra salgaruina e~ forse lo intere•sava P'" che la crono~ d1 Batu!" <? <!,i Odessa. 111cominciò cosl a delinearsi /In dal pnnc,pio il d1iplice filone che lo avrebbe condotto alle •tte dtLe attivitiì di giornalista e di narratore: mentre _da un lato ii ragazzo di Nooora aveva raccontato 1n Me– m~lo l'e•istenza disperata e deserti' di un ~avet_ che soltanto qtLando gitLnge alla pen•LOne ca_p,8?" d1 es• sersi giocata la uita, dall'alt~o lat<? <_l'tnl)l(lto •ve– ciale > del giort1ale ge11ove•e ,ncom,nciava ad acctt.- 11uilare le esperie,LZe clte pi,, tardi, nella co•_tmzw~ dei romanzi, avrebbe considerato come q1,m. vetnn! di laboratorio &td quali lo scien.z,ato o••eri;a • bacili& per trarM deduzioni e teorie. . . . Dop o qualc he servizio per < li Lavoro>, il g1oyan1s• simo i ,wia.to andò in Africa, in "" coStdetto < 1)1(lgg10 di proo o > pe r conto della< Gazzetta del Popolo>. Ma aovenne- che mentre Graziani faceva la gi,erra per finire di riconq11i•tare la Libia, Ema!'ttelli pr~/~ raccogliere esperienze di pace in un'oos,; J_incltè il di,– rettore del giornale, dopo tLna tempeat_a d, t_elegram- 1ni se11ipre pii, •balorditi, gli ~•iggeri d, /ara, < prova– ,-e > da qualche olt.-o quotidiano. Fu co•ì che E11~- 111t.elli venne a Milano, e ai trovò nel 1931 ne_l g_,ro del!'• Ambrosiano>, in quel. momento v,va,o dt g1or– nali•ti e acrittori; e t>i rimaoe fino al 1~35,_quando Ca 11 epa lo richiamò a « Il Lavoro> e lo ,n01tò a re; carsi in Africa come corrispondente della Guerra d• Eti.opia. , Q1t.estecorrisponderue gli procumrono u!'G fama as~ai lusinghiera, •ottilfnea(a dal atu:cesso d, stampa ottenuto tre an11i prima dal "'"'· secondo romanzo, Radiografia di una notte (Gesch1na, 193!), e M3aU· no si 3orpre3e qua11do ne! 1941_ il < Cornere ~lla S<:– rn > /o inoitò a tina collaborazione regolare d,_eLzetn– ri. Iniziò per i! giomalist0;sc_r!tto,:e,_ proo0denz1Qlme,., te a! riparo·dai ricluami mi!1tary, il .t16rtodo eh~ as•i– stè alla sua produzione letterarui p,u regol~- lt8C\• rono Un'educazione sbagliata ( Lettere d'Ogg,, 1942) La congiura dei sen~enli (Mondadori, 1943) e ~ea– tro personale (M11ggian1, 1944); 1114 /tt un peno~ breve che alla /itie della g11.erra soUocò nelle ~n– novat~ e•igenze dei giornali di o//nryi a~ ~~l~ reso!;onti sem.pre pi,, atte•i, ~empre P"'. nch&esti, d! paesi lo,.ta,ii I\ pi,ì che mai 1!'=e.ssibil_~ .f!"'a'.'ttell, ripreae a viagg~re. e la ~e,:, e dei suo, v,agg, :?d· minò con l'espenenza •ov&ettea, q1wn.do CO!' ttn m~– par:ialitd che gli co!"e"l!ò ami ci co1ntt( '_ist&e. ant1- com1inisti, egli descrisse ,,. "" ·gntJ)po d, COM'IS'pon– denze inviate alla « Stampa> la mta della_ RtL.Ss«i sovietica e i più tinioersaH dei lor~ p_robl~u: ~!' al: lora che penoò di raccogl&ere , St<O. ricol'd~ d, viag!I• (i stLoi lettori si rallegrera~no alla not_i.z~ c~ I•". dal '41 Emanuelli oa compilando tin dl(lrto, d,_ cu, è ttna br~e scelta appiotto il Teatro P;rsonale 0tato sopra) e a breve distaMa l'tino dall altro 1~7"01!0 lJ pianeta Russia (Mondadon, 19521 e Un vta~gt~ sopra la terra (Mondadori, 1953_1, clt_e rac0>glMJ. 1 ricordi dei viaggi nelle dlle Americhe, i.n Afnca, e_ •~ E1<ropa. Non si creda però clte con quest~ defini– zione < ricordi di viaggio> aia molto valida, per Emantt.elli: chi abbia letto l'ultima pagi,ia di Un viaggio sopra la terra ricorderà la frase: < lo ho soltanto l'icordi di 1wmini, di donne e di tante cose che non so110sta{e per colpa mia>. La sua indi/fe- 1·e11za 1>ergli oggetti, i posti, i paeoaggi che 1,-ede sa- 1·ebbe infatti ctil'iosa; se non fosse accompagnata da ,ma cosi vigile atte11zio11ealle persone e alle reazio– ni twiane: clie i si,oi più che ricordi di viaggio o Mr– vizi giornalistici sono abbozzi di libri, schizzi di per. so1iaggi. si vede chiaro.mente in questo t-'Oltune, ~ve egli aembra sopmttu.tto condttrre •i• esame di •~ stes•o in con/l'Onto' alle ait1ui.zioni 111na11e tl'Ovate 11<11 vari paesi e dove l'tmità dì tatto è data dalla sua co11tin11.apresenza. La sordità alle ltLsinghe dell'e•o– tismo del folklore, del co•t11111e fine a se stesso, se da u,; lato lo /ia condotto alla prezio•a impassibilità della cronaca di P pianeta Russia, lo porta dall'altro a scoprire ne(le condiziQni ttmane pitì disparate q1te.l tanto che c'è di .,,dea in ciascun ,wmo: oale a dire la 3 ua figura nwrale. Pitì che descritte, le cose e le sil1w.2io11i•ono cosi sfiorate nel bene e nel mal e, più da accenti che da dichiarazioni; e q,iesto dà alle pa.gi – "e dei ricordi il /aocino della freschezza e dell a sco– perta, e di tina ceru, 1w1iltà. Resta forse qtLesta la q1ialitd più significativa di u110scrittore che si ~eroe del giornaJisnw come esperienza e se ne vale per intiakarlo aZ livello ittSolito dell'indagine morale. E' u,ia qualità che gli sottrae forse i facili successi raggi,inti da giornalisti e~tro•i che confondono a ool• te t'ingegno co11 l'inipertine1LZa; ma certo fa di lui una de/.le figtire più rileva11ti di 1in giornalismo che 11011 sia inteao come semplice cronaca o come fanta– sioso pettegolezzo. FERNANDA PIVANO r

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