Fiera Letteraria - Anno III - n. 27 - 11 luglio 1948

lllBLIOTEC:A ~et1ade Man mano cho la !0utanau.r.a nel 1e111. po ed il di:-,siparsi di preconcclli p0li1i. ci, Jj pu.:;:,ioncello dottrinali e, di inlcr~. si pmtic.i remlu possibile una \'aluta;,;io- 110 più ,._cre,na di qucUa filornfia <'hO. i-0110 il do1>1,io nomo di « idcali.smo as. soluto» e di « filosofia dell'Atto 1>uro » lcrmo il campo in ltaliu ncUa prima mclò di q11Crt;I0 ;;ooolo. si è indotti :116u. <lìcarlo un indi.do di pensiero strclla– mentc connesso a quelle dourine dclh 11 Rcstoura,.iono » che sul princi1>io dl'I .-olo passato, o 1~r odio aUa ragione e alla democrnzin, reagirono contro lo ,pL rito critico e rozionnli~ta del Sonccento. sorgere iuna1ui al mio 11en~ier<, il fonta. ~ma della cosa in sè. N,è all'acume del Conte :.fuggo (Jnello che v'è di 100Joiico u ili ,<lo– gm.atico nel crilcrio mc101lologico del Croco il 11uale uega 31Jo ~1orico il Ji. ritto di dnre 1111 giudizio mor11l~ o di valore .intorno aitli 1uomìni o agli a\'. vcnimen1i del \>U:oSato. Si 1rnt1i ili l,io. grafia, 0J1purc ,li e!>IOriarc,::ionale, nu. ~::~• 1 :i~~:!:.:r: 1 !~ia,:~o ~~o;,~:le g:~~~;: aJ1bia aJom1>iu10 l'indi,•i1l110, quale luogo razionn.lmenle apparteug:, 3(1'ac. ~dimento di cui egli ci parla». Ciò che, c,•i1lcntemen1e richiede 1lallo .slo. rico l'o1mh•eggen1..:i di Dio: cioè la cono!Cenza tlcH·origiue ~~ dd fino ciel lo cose; don.do ,•~nga l'umanitù e 1!0. vo vada. perdi.è, come dice ottima. memo il Co111e. « per sce,,craro i d:11i logici dai dat.i del scnti111e1110 i,ul ter rct10 pratico, occorre :mzitutto dctcr~ minaro il v:ilore vero, cioè :lS..i.oluto, d.i: quell't1//icio , 1 l{i. ,1ucll'opcra socifl. le o di ciPiltà di cui pari:, il Croc•.:. OrJ>ene... Valori sociali. ci,•i1111,... ono concetti la cui detcnuinazione dipc 11• tic cl.a altro: d:,lla ide11tiJi.cn:r.ione del fine u.llimo atlribuito alla vita .•. Solo su <1uCiilo1il~lron io potr0 eo11cop1rc i c3n0ni storfogrufici e solo con casi 1le1cr111inarn il ~cn~o 1>osi1ivo <lolla Stori:, · Ma fon-e il pensiero ullimo del Croco è cho 110n è proprio il caro di 1rt11..aroa criteri e c:u1oni 11oriog.ra_ fici nC di prcoceuJ>..'l~i del male o 1lcl bene: la~i,aro e.ho il fìumo dei casi \•ada per la 1.,,uac.hina e ripe1orc con Leibniz e: cou P:mglo~: L3,=ei1111; fore ullo S11irito. pen·hè tutto è bene. Si legge nel •UO libro E1it::,1 e Politica (p. •W): (, J.'i'OI\ ,·'ù oè ill\1$iOnC, nò mcn·.i;ogna: non c'è altro rhe la Vita: 111 \•ila nella sua spon1tmei1i1 i.nteea 1{ro1turar..i -,timoli. U)(:$" 111:mt:ener&i e cres-u"re ~u ~è ~ICS•a ». I~ quali 1>:1ro. 'o \'C11go110 a confcrmaru il itindizio conclu.,;i,,o del Conto: <t Lo Spirito crociano per es:,crc A11i\,i1ù lihera dc. \'e re,.1;irc J)crem,e c~pric,:io;,u aziono èC.117,a mCt11. il 1•ui fare 1lu1u111c noi 1)().-iruno ~rn,·hc d1i:um1re l,110110, ma 1:osì come 1>otremmo q11:1lìfin1rlo rat. tivo. Jn re:ih~ 110!"",,1111 J::imli,,io è po,,~i. hile ,,. Non ::1i è 1)0,...,.ihile:11mliz:t,an• 11ui, ,,ia Jlnr brevemente. 111M,'(:Onda parte ,li que~to libro: Arte e Concretezza lp. 83 sgg.): i\ lollore ,•i tro\•cri, e ,.; nmmireri, una critica 11011111.Cnoaeu. l:l 1lelJ'0:,1eticn crociana, ,·on 11:ircc. d,ic .::0000.,,,,ioni - .alcuno 1x:. n.ua ,.ivc, altre di,,cutihili - all'c-tclica gcntilia. Con la (il~fio croci::ana n ge111iliana la Sin le.si rni.<t ico-ronµnlico ha tCn!::alO ancora wUt voha di ~pellcre l'analisi ~oientificn Ja 1u11i i campi dello scienze n1orali. J\ 1111 fine ho. stimalo opportuno a~sumere ~olcnnilà <[U3Sidi nuova reli. gionc e tono sacerdotale, affermando (\.i con5Cl"Vare o potcmi:tr1l, foicizzandole lo conqu.iiite ~enziali del cristianesimo; l'a,~lutezza 1lel vero posseduto dalla nostra ragione, 111di\•initii dello ppirito umano, le 1>rowidon;ialilà della Stori3; ha secobriz7.alo in.somma - corno ha francamente affermalo uno di quei fi. losofi - i boni spirituali della Cbi66,.1, o, per U!al"O lo 6Ue stesso p3role, ha lihc. rato il concello canolico dt\i veli mitolo. ,:ici nei <1U3liera tuttavia ~wvoho cd lm lr.is (onimto il pensiero d.ivino d1c vigi. la dall'alto sullo 60rti umane e le guida nd wlll 1ennino c:110eHo solo conosce .- in Wlll logica inter'M ed immanente della realtà o della Storia•. Poleva ca.. ~i dimostr.1.re che tutto è b1;ne, cioè tuuo 'i provvidenziale nell'ordino cos1nico, co. me nell'ordino degli eventi umani, m.::i ~ndo 80110 silenzio il /idecomeuo 1-he nella fi108o(ia cattoHca è legato a quosto idee Q lo giustifica: la fodc in u. na Rivelaziono o nel peccato originale. La redenzione era quindi, per magna– nima concesaione dol (il08ofo, trasparta. la nel tempomoho ,più in 1à della \'l"nn. la di Cristo: er.t trasportata all'nrigine S.ll' l'!lia dello coeo, il malo era ,,irtualmen– tc negato - porchò tutto è opera dolio Spirilo il quale Ml suo procedere dialeL tico conforisco :11nULlonon mi!lor cHL cacia che al bene, lo (a anzi lo stimolo neoo9Sario del bene - e l'uomo, sln0;.. memo incons..,pevol& di una Idea che lo trascende, ci si rivelava attruvcf'60 i tan. ti secoli della sua stori11 e della su prci. ~toria incolpcvolo cOme Adamo ncU'E. Jen prima dolla tentazione. Ma 1>erciò <1nella sua innoeenlo e (a1ale to<>fonia non era 1>iù storia, perchè questa non ha 1>iù luogo, quando ne siano elimina. te l'idea di causalità e l'id~ di re-'lpon. ~abi!itÌI; ((UUndoal disopra dc.Ila c06Cien. za umana, ridendoci di ogni suo sfor.~o per provenire, ritardare, indirizzare ad u.no 5COpo le azioni. umane, sta una (or. u misteriosa e truccndcntc il nostro in. 1elleuo: la Vita: la ,,i1a intosn uni,•a. monte e a procurarsi stimoli per manie. neni e crescere 111 si, ste&...<1a. L'idooli&mo naufraga co.,;ì in un fatalismo orgoglio.so che è rnsommu 13 con(essionc d, un l)lno ram;a che si cOmpiace 1li ignora.re. li MllAIIII MiHIIU Dopo il Concetto de/l'angoscio, Kier• kegaard riprCndeva, con la Malattia mor. tale, (recen1emerùe tradotta da M. Cors. sen, Edizione di Comunità) i mo1ivi ton· damentali della dialettica religiosa del· l'esistenza. Si sa come il problema religioso non tosse per Kierkej!aard un problema ira altri problemi, ma eli aparisse quale problema centrale dell'esistenza nel suo esser posta da Dio e nella inque1udine che queslo originario contatto genera– va. L'esistenza assumeva perciò un :t· spello rodlcalmente instabile e si chiari. va nella sua fondnmentalità. quale ri · cerca di s~ e del suo principio. In ml modo instaurava Kierkegaard quel nuovo tipo di indagine fUosoflca, del quale certo non mancavano accen– ni nella storia del pensiero. indagine filosofie.a <:he assumeva come base 111 psicologi11. proprio in quanto l'esisten· za stessa, che di quella ri!lessione co· stituiva I 'oggeno, doveva essere inter· pretata nel suoi a11eggiame111iconcre• ti e nelle esi2enze cui essi risponde– vano. In ciò consiste,•.a la metafisica kierkegaardiana dell'esistenza o psicolo. gia metafisica (u Svolgimento psicologi· co cristiano di Anti•Climacus II si inti · tolava anche la Malattia mortale). per cui sarebbe errato considerare Kierke– gaard sontanto come un pensatore mo– rale o reli2ioso nel senso ristreno del– la parola. Da questo punto di vis1a si compren. de inv~e come la fllosolia, interpre– tando fii auten1ici interessi del\ ·uomo e scavando nel fondo di essi, do,•esse risultare anche e sopr11tu110edificante; e si comprende cosi il senso delle osser. vazioni, che Kierkeg.aard premetteva alla Malattia mortale, nel presen1arla ai letto. ri :u questa forma di ,. svolgimento" apparirà strana e troppo rigorosa per essere ediflcan1e - e~li scriveva - e troppo edificante per essere rigoro– samente scientiflca,n. Che cosa fosse poi questa malattia mortale o disperazione, di cui Klerke– gaard si aocineeva a tracciare lo svolgi. mento, el'3 e,ià chiarito in Aut-Aut : la disperazione non si riferiva a qualche coso di determinato : t< Se chi dispera s'inganna, se crede che l'inlelicità stia nel molteplice al di fuori di lui. la sua disperazione non è ,•era u. Per meglio dire. anche quella disperazione, che, ri. volta .all'es1erno, sembra fermarsi su oggeni determinati. anche quella non è che manifestazione meno cosciente di un3 disperazione fondamentale che si annida :il fondo del\ 'esisten1..:i.. La disperazione è quello stato, per– ciò. che fa accorgere l'individuo di sè (,1così il potere della disperazione cor• roderà tuno flnchè egli 1roverà se stes– so nel suo eterno valore u, scriveva Kierkegaard in Aut.Aut): è lo stesso individuo che nella sua imimi1à si ri– trova nell:i. contraddizione di finito e in– finito, di necessità e possibili1à. e dun. que nella sua instabilità : i, L'io è la simesi consape\'ole del\ 'infinito che si mene in rappono con se stessa ... ,\\3 un io, in oeni momemo della sua esi• stenza. si tr0\'3 nello staio del divenire: perchè l'io non esiste realmente, ma e soltanto quello che deve nascere. In quanto l'io non diventa se s1esso. non è se stesso; ma non essere se slesso è per !"appunto dispernzione u. LA FIERA LEITERARIA na. Il Conto vi aHcrnui, come il Cen. :ile. mll III0\•en,lo tla premo.'-SO di,·er. o, 1'1111iti,dello ... ,,iri10. \ i ~iudiea er. roro consi,lcrar l'urto come anivitù J>Cr ~è slanto. s'indign:i contro J'esclu5.iouc del J >C.ns -icro oon.!'-3,(>(woled:1ll'o1>er:i :1r1is1ica, me11lrc la tesi, ciOil; il molivo 1spinuore, C c~ç,nìalo alla rorma,.iom. di molte tra le 1>iù in~i;:ni 011ere poc. tiche: rivemlica !:i p:irte dc.Ila volouti, nel tra1>.1~~ dalrorig.y1:tria fn1uiziouc J>O('tica a]l•,.~prc,;gione artistica concre_ la e (111iruli ricono~•e l'imporlanza della tecnica ehu 111 es1ctic11 dell'idea. lisrho do:we, J>''r forza. ii;nor-Jre. L'ar. ti::.la 1111:1ndocrou h:1 co~cienz:1 Jcl 11rorc.,•o fonl3~tico-•cntimentalt) che ~i n·olgo in lui, \dei 1110'1,1,j rwC""'~saria dargli form.1 l'0nercl:1 e, in.,.icme. di :ihr.i .isoggiJlli i ,1uali t.l:illa -ua or,crn •arnnno stimolati a ri11110\•:irc in ~è c111el procc-~o. Tt:ll.l)\•i:1. :1rfcr111:1 il Conl•.,, la ))iena e tot.ilo e.~pre=ionc arti.-1ic.1 di un uomo. 11011 è l'opera il"ar10 ,·hc •:ili è capuco di produrre. ( ma lo "ua .,,te, •al \•ilu. uclla <1ualc so. lamentc imma11u b 1r,lale concreiezza ""l'iritua!e tl·i lui 11. n C1>111c e,•idc111cme111c h:1 un cou. cc110 rrli;:io-o tl.. lJ'artc. Il procec~ ~lcti1:o -i ~voli:c nello -,1i.iri10(l'fr. p. 13) <1u:11ul1, c--o \ÌVc « la IOl:1lilù ,leL l'c,:.e.r ~uo • e •i lrQ,•:i 110cc ... ~:1rirun-·11tc in u11a formu ,li e,,13Si e di ra1>imen. to, Quc•IH i1lca ;;i foml:i Hl tli mui comple~1 ronr1:zio11c fi10:1ofir:1 :.Ila qu11lc ~i aeremrn i11 1,areechie pai,:ine di 11uc.sto lil,ro. Cçr10 il Coutc ~i J>rc. para a •\'Ol~erl:i e ad :lJ)Jlrofondirfo in u11 altro lavoro. Alfredo GALLETTI 11) Homa, Sc,,anlt), J917. La disperazione non è allora una in– \·enzione di pochi, ma è la stessa esi• stenz3 che si pone nella :in1inomL•if1 dei suoi termini; e ciò vuol dire che se la disper:izione è lo stato in cui l'uo. mo scopre se stesso. questa disperazione era la forma essenziale del suo essere . abbandonato a se stesso. Cosi 1u11a \:i, vita è d)sperozione nel suo vario aueg– giarsi e presentarsi; ne v'è bisogno che ciascuno Se ne aocor~a : disperazione s11rà non essere consapevoii di essere spirito, e sicurezza e tranquilli1à sa· ranno ancora disperazione. L 'esistCnza, dunque, nel suo risullare quale sintesi di 1ermini opposti e in se contradittori ed eterogenei, nella sua pu– rezza, si potrebbe dire. si mostra quale disperazione. o Disperarsi per qualche cosa - ripete Kierkega3rd nella Ma• /attia mortale - non è ancora la vera di. sperazione. E' il principio 11; disperarsi per se stesso, questa è l'autentica, fon• d:imenta\~ disperazione : i<Di( per:1;rsi per se stesso, ,•oler disperatamente li• bernrsi da se stesso, è la formula di ogni disperazione cosi che la seconda lorma della disperazione : disperatamen– te voler essere se stesso, può essere ri. douu alla prim11: disper:uamente non \'0- \er essere se stesso, come più sopra ab– biamo risolto la lorma : disperatamente non volere essere se stesso in quel111: '1ispera1amen1c. voler essere se stesso o. Così la disperazione di se stesso si risolve nei momenti comraddittori della sintesi : disperazione del finito e del• l'infinito, della possibilità e della ne• cessi1à; e di fronte a quella disperazio. ne che ie,nora se stessa ed è disperata ignoranza di non possedere un io, la disperazione con53pevole rappresenta lo afferramemo di questo io nel suo riferi. mento all'eterno. E' qui che si ritrovano i motivi più profondi e drammatici della medi1azi0o ne kierkeiaardi:ina. che da vicino ri· corda l'esperienza di Dostojevskij nel• la 1ragica ricerca dell'uomo e di Dio: BIBLIOGRAFIA FASCISTA I DIFENSORI DI SALO' Essendomi occupato co11 sufficiente larghezza di informazione. e con il de– bito impei,:no, della terrena vicenda de/. la Repubblica di Salò (ed. Leonardo, Ro. ma, 1947). ho Sefuito con grande inte– resse tulle le pubblica:ioni che si sono succedute in questi ultimi tempi, dal Cione al Gra:iani, al Manunta al Silve– stri, 11011 escluse quelle apparse su giar. nali e periodici. Jn :,ostum:a, si tratta di una letteratura apologetica. che prescn. ta i,:li avve11imcni !:Otto il seRnO delle buone intenzioni e che domanda perciò una .'i~~luta:ione no~ dei fatti ma degli uonum III quanto ammali da tali buone intenziom·. anche <1uandoesse non dette. ro risulali positivi o dettero risultati contrari. Tutti hanno operato a fin di be– ne, e di questo esigo110perentoriamente rhc sia dato loro atto, senza gettare sulle intenzioni l'ombra ahimè dei fatti compiuti. Buone le intenzioni dei soste– nitori e collaboratori di Mussolini, sia che abbiano cercato di portare sino in fondo le forze della Repubblica a fianco della Wehrmacht 11crso la totale disfai. ta: sia che abbfono cercato di ricavare dalla confusa ideoloaiu del neo-fasci· smo elementi capaci di entrare in un programma di restaurazione sociale post-Jascista!. La tesi. cioè l'imperativo categorico, u Il vero eroismo cristiano, che forse <;i riscontra molto di rado, è osare di essere interamente se stesso. un singolo uomo, quest11 singolo uomo determin1· to. solo di fronte a Dio, solo in que. slo immenso sforzo, in questa immensa responsabilità ii. E· l'impegno integrale dell'io che nella disperazione, rimuovendo da sè ogni elemento estraneo e la lalsità ac• comodante, ha afferrato se stesso nelle sue radici ed ha preso coscienza di esi– stere. ma è tiunto alla contraddizione che i termini stessi del suo io, allon• tonato da Dio, implicavano necessaria. mente. Perciò la disperazione è la ma· lania mortale. Eppure soltamo in tal modo l'uomo ha ri11·uvato I 'importan1.:1 e la responsa· bilità del suo vivere, senza ingannare se stesso, e ha scoperto gli autentici inte. ressi della sua esistenza. superando lo stadio inferiore dell'es1e1ismo: se è dun. que malania mortale 13 disperazione. la maigiore disgrazia e miseria. la ,perdi• zione, è insieme l'unica via aperta al• l'uomo; se è diletto, es.sa è :inche un pregio inestimabile. di portare sino alle ultime cot1seguenze la solidarietà nazi·fascista, si trova siio/. ta con passione nel libro del genera/e dalla dissoluzione nibelunRica di llltto il mondo politico e mora/e, su cui si appoggiava, si trova sostenuta con con. vinzionc nei libri di Ciane, di A1an11nta, Graziani. La tesi dcJla separa::ione di parti vitali del programma mussoliniano di Si/ve.~tri e di altri ancora. .11 Graiiani intitola il su,, libro: u Ho d1leso la Patria 11, titolo che impegna l~a.utorea dimostrare che ogni azione po· l1llca e mi/ilare, svolta in altra dire• zione, sis,:riifica II offesa alla Patria u. E vi è un punto in cui questa dimostrazione sembra raggiunta : quando egli afferma che l'offerta di resa da parte di Badoglio fece sorgere fra i,:li anglo-americani il proposito di conquistare facilmente /'/. talia. L'armi.~tizio, secondo Graziani a- 11rcbbc portato · la izuerra in l;alia (p. 347). /.. ~ è ormai noto che il contra. sto fra le due tesi : dall'attacco alla for– tezza europea attra11crso i Balcani, soste– nuta dagli inglesi; e dell'attacco attraver. so l'Italia; sostenuta dagli anglo.ameri. cani, si era eid risolto con la prevafen. za di quest'ultima. Fuori di q1wsto pu11. lo, non vi sono accenni apprezzabili alla dimostrazione che il titolo dei libro e:. splicitamentc promette. Per il Graziani è apodittico che obbedire a Mussolini sig_nificaservire la Patria. Egli lo di– chiara apcrtis vcrbis quando scriiie a p. 194 : u lo 11edc110personificato' in Mussolini non il Capo di un partito da abbattere, ma la Patria impegnata in una vicenda mortale n... Dopo una tate dichiarazione, saremmo dispensati dal c~rcare oltre. Afa il Gra::iani ,,uo/ giu. st1ficare questa sua adesione teologica e così izli a ·adde di affermare che egli si è dato a Mussolini perchè la difesa della Patria Jl,liclo ha imposto. Quando si tratta di decidere, sollo la suggc.Hionc di due altissime intc/lige11zc (il Barraw i:: il Mezzasoma!), se dure o negare la sua collaborazione al fascismo, dopo 1'8 scltcmbre, egli, elle si è in un pri. mo tempo decisamente rifiulato (e bi. sogna credere dopo matura ri/lc.~Sione), portato alla presen:a del 'ambasciatore tedesco (al quale conferma che il suo "Da un punto di vista puramente dia. giuramento al re Rii impedisce di ac– lenico è l'uno e \'nitro. Se ci si volesse cettare la proposla del duce, patrocina– fermare sul pensiero :is1ra110delln dlspe. ta dallo s1esso 11mbasciatorc, finisce col razione. senza pensare ad una persona piegarsi dicendo: "Signori, poichè in– dispera1a, si dovrebbe dire: : è un pre- combc tale minaccia (alla Patria. si in• gio immenso. La possibilità di questa tende), eccomi pronto a servire ancora malAttia è la prerogativa dell'uomo di la Patria u (p. 379). Uno volta era cer– fronte all'animale ... rendersi conto di to di difendere fa Patria sen,endo /t1u:,. questa malattia ~ la prerogativa del solini, un'altra vo/la uccellava di se,. cristiano di lromc al paiano 11. vire Mussolini per difendere la Patria. Ed e~co, la fu~zione dialettica c.ht; , Afa a/lorchè, per effetto di questo come _già 1 a~gosc1a, assume ora la d1• nwstruoso intruRlio di Patria e Alus. sper~z1one: i_n essa l'uomo scopre In solini, eali va incontro al disastro, a/. si. 1 eterno, ciò .che soltanto }o fonda ~ /ora il Graziani ricorda di difendere gh d~ val~re, ciò che per I innanzi gh se stesso e tro11a il coraaaio di acc11- sfugg1va, •~pegnato ~elle co~e del. mon- sarc. Dopo la sconfitta subila in Africa do : egli: r11rovandos1 solo .d111a~z1 a .se I sellentrionale, celi osa accusare il duce stesso, si è ritrovato solo dmanz1 a 010, di averlo ":-.pinto alla /Olla della pulce ed ora lo pub acettare e negare, perder• contro l'elefante n (p. 267). Non !,i i: si senza più speranza o sah•arsl. ribellato prima. quando il suo gesto Giorgio CURTI GIALDIHO tJ1•rebbr :.al11alola vita di molte mi- -r 1 luglio 1948 gliaia di soldati e il pr.:stigio mi/ilare della Patria; anzi dichiara di non aver. lo voluto fare II perchè non è slata mai sua abitudine abba11donare un po. :,lo di responsabilità n (p. 194). In pa. role povere, egli rischia11a il favore di Mussolini, le s11c truppe rischiava. no la vita, la Patria rischiava, anzi, a suo giudizio tecnico, andava Sic11ramc11. te incontro a 11n ~ucccsso. In questa cmpasse, il Graziani perde il senso de/. la responsabilità preferendo l'insucces– so. non alla disobbedienza e ull'abban– do110del comando nel corso delle ope. razioni, ma al semplice richiamo. pri– ma di iniziarle. E' veramente sintomatico iJ tono di convinzione che il Graziani porta in queste sue deduzioni rosi difettose, per la logica comune, e anche per fa lo. gica dei sentimenti. Ma tutta la sua condotta ne è dominata: Si tratta di prenderne atto, poichè sottoporle alla ... discussione e alla criliru è perfino in– ge11cr0so. Ea/i entra nella fornace, con. 1•into di essere ruomo che servirà di scudo all'Italia di fronte ai tedeschi. Mussolini non bastava per questo ser– vizio. E non basta1,Qno nè Farinacci, nè Gambara, n~ infiniti altri. Non po. tele discutere. Cosi e. ERli si muovr tra lc fiamme inseeuendo un miraggio, che è. sempre. l'imbattibilità della Wehrmacht; ef/i crede nelle armi se– grete, fino a/l'ultimo (p. 424); e quan. do si accorge che i tedeschi l'hanno abbandonato, allora izrida al tradimer1. lo (p. 467) e non ha il più lontano sospetto che precisamente questo fai. to. che lo colpisce e lo addolora, de– nuncia ancora una iiolta una sua de. ficicnza di capo : quella di non a11er capito, fin da principio, fin da quando era slalo trascinate, da Barracu r da A1ezwsoma davanti a von Rahn, che i tedeschi facevano la loro RUerra ili Italia e che co/laborart? con essi signi. ficava servire la Germania, e non la Patria italia11a, c:om'eRli lungamente credette e probabilmente crede ancora; non significava noppure servire la Pa. tria in Mussolini! Ln slc:.so nostali:ico culto per il duce si trOl•afra i sostenitori dell'altra tesi, che cioè l'ìnScJ!namento fascisla sia du ritenere tuttora vivo in quella parte chi' riguarda problemi genericamente sociali. Ci'one. Manunla, Sihiestri ed altri sono in diVU$U mfaura i rapprcsenlanli della religione di Mussolini cd augurarw aj.!li eretici il rnRo. o\ li mito di Mussolini - scrive Cin– ne in Storia della Repubblicn Sociale, Caserta. 1948) - viene formandosi per impulso d( /anta:,ia e anelito di J.!_tan. de:r:a nelle anime semplici e nei cuo,i vergini 11. La vers:inilà di cuore sembro indiSpen. ~abilc.al C. per t«.SOJ,!llarc un sogno magnifico, anche se lo Si ,,og/ia dir /olle, di grandezza imperiali: 1, (pa. gina 6). Egli, il C., resta 1c col ftoro sospeso di fronte ... a/l'abbagliante chfa. rczza del suo intuito politico, al ma– gico volo del suo genio 11 (p. 1 t). Sia. mo evidentemente in piena apologia, rhc è pi111tostoun'autoapo/ogia. perchè il C,, pur ammirando in questi termini il eenjo di Mussolini, non fa compii• menti quando :sitraila della propria per. sona e mette a poslo lo stesso duce e lo tratta, ora, da pOleri:a a potenza. rome ci aveva J,!Ìd raccontato in un opr1. scolo itililolato a Croce e a Mussolini (Napoli, 1946). Lo tratta da pari a puri. pur col fiato sospcto per l'abbag/iant1• chiarezza, q11ando si tratta appunto di attuare queJ/a bella pensata, come di. cono a Napoli, dc/l'opposizione cosli- luzionale in seno alla R.S.J. Mussolirii A quest3 conceziono 3nti.storica della Storia, non sono rnnncute le crilichc; nC66una mi è parro, nc.1111ua prcc.isione e concisione, più efficare di quel111che no fa il 1,rof. Pietro Conte nel libro che si intitola: Storia e arte 11ell'11nità dello 1piri10 » ( I). Il Croco, oss0n11 il Conte, concepì 1>rim11men10 la stori11come 11intCfii di og. getto o 11redioato, di ral}prescntaziono c oonceuo, ce.sì cho nel gi11di1,io storico l'elomen10 intuitivo o l'clc.mcnto lagico sono inso1>ar.1bili. Occorrono, pertanto. .da Wl lato pro,,e e 1e1,ti.mo11ianzc-che' i faltj osi.810110, cioè 80no renlmen10 acca. du1i, 1fo!l'a.ltro ù nC<:C6Sarilla J)~enza dell'intero concotto. come uni,-crs.ale 1>ar1icolare e singol:trc dio inv06te in 0 ~ gni sun parto la materia storica .. So cam. binno le fontti. do,,•c mutarsi anche il rnc~nto iilOrico. ma C6SOmula altrcsì col ,•3~ar dei concetti de.Uo storico, e qu~ti van 11no non solo da C1à in ciò. e da sto rico, a storico, nl.:l anclic in un.a st~!: 1.ersona, 9Ceondo le csperienzo e le ri– rlee~ioni che gli p0rt:mo gli anni. Proprio cosi. E non (i traila giO.di un nuovo codice, non prima noto cd ora soltanto scoperto e per di più ,i. conosciulo come autOfta/o, ma di un codic" notissimo. studiatissimo. il co. dice dccameroniuno, Hamilton 90. di Berlino. Un nuovo autografo di Boccaccio? rappresen(Ova una redazione immediata• mente prèccdcntc rhe polc1•a servire per preziosi riscontri in /uoJ!hi incerti o lacunosi. o rhr il codice Lau,on. ziano era copia del Berlinese, diligc11. te anche se ,naturalmente, 11011 per/e/. ta, e che poteva otlimamerite sco1ire per tutti i passi ormai perduti de/l'ori– gi11ale; le prospcJli11e per la t•dizio11c critica del capolavoro del Boccaccio era. no di molto chiarite e migliorate da quando il Barbi delle le prime lumino– se. dimostrai.ioni e i primi ottir,1j con• sigli sul da farsi. lo aveva detto nel discorso di f,1ifa110; e alcuni uomini di buona vo/ontd :,j prodigarono nel lentativo, che non può dirsi ahimè complctame11lc rìuscuo. Mussolini vole11ain parole povere fare, in ar1iculo mortis, del socialismo na. ziona/c iiisto che non si poleva più /arr del nazionalsociali.rn ,o. Anchc la s1111 in– tenzione era manifestamente buona. mo era, se il Cione e C .i permettono. 1111 pochino ~ardiva e )?arcechio unilate– rale. Si do11c11a, semplicemente, con• siderarc come irrilevante il /alto della guerra e delle rcspon.~abilità fasciste, passando immediatamenlc ad una coi. labora::ione cd intesa in cui i nazi/a• scisti, inchinando.~i davanlì ai dogmi del .~ocialismo corporalivo. si trovassero Ma così 11:1.ndoJc cose è evidente che noi p0ss.iamo conseg1dro ,s,ohnnto « w13 a1>prossi111.::i1,ione d lla Storia non 111 S10 ria cffetti,•a. L'in1cgralo pr~oeso !1oric~ ~i S\•0lgo al Jifuori del nosrto spirilo: e'è dunque u11a. Nioh:i clic lr-Jsccn<lc il pensitto ». S1rcuo d11IL1. loi:.ica di ,1nll@l.:l obìczio. ne il Croce, ptt rimanere 11dl'idealirn10 as!l()luto cercò un 31>p0ggio nclb filoso. fia dell'alto P;Ur0 del Gentile: b storia rt•alo è nell'atto clic isi pe: L.la. Dunque rcln.1i,•iamo a...<.SOluto: ogn.i storico. :111zi vgni uomo potrii co~truire 111 Storia II suo modo, e quCSl:t sarà abbandonala al sen. timenlo e a11'imm3gin.12ione. No. rispon. Je il Cro...>0:Storia ,·era è 1:1 EIOria com. penctral.1 Jall'uni,,çrsilit:i de) concetto. Innumerevoli t<Ooo to l::lcuno dcli.o. no. !-Ira conoscenza storic.1. innumerevoli i folli i;torici incerti o di~"1: .111cni:1- moci 3I concreto che si può cog.licro co1 penc.iero: « 1 oi. ad ogni is1.1nte. cono. sciamo tolta la storia d1e ci imporla di couoscere, o della, reslantc, perchè non c 0 imp0r111, non p0S6edillmo le condizio. ni di conoscerla» . .Ma i;c io. ,,ur limi– tando il mjo pensiero ai (atti che mi impor1ft di conoscere ho coscienza d,c al1ri ne Mi.stono i q,uali non mi è ora necessario cono~, rnn cbe (or~ "'01. rò e potrò cono1cere u.o giorno, etto ri. teca Lo hanno a /unJ:Oe mcticola:-.amen. te studiato due tedc:.chi il Tobler e lo Hccker, e u.n francese, lo Haudeltc, intenti a :,tabilirc i rapporti Ira il Ber. lincsc e il codice pili famoso del De. cameron (il laurenziano XLII, I, tra. scritto dal A1onnclll) o la stampa Deo- gr11,ti:tS• to ha poi a /unio e non meno me• tico/asamente studia10, tra noi, dopo il Biadene, il /tfas:,ero che, su/l'autorità di quel codice e con la convinzione che proprio da esso avesse tratto copia il Mannelli, fondò la sua edi:ione late,. ::iana del 1927. E ne ha detto qualcosa anche il Barbi. sia per confermare la bontà di certe lezioni, sia per mei. tcre innan:i dubbi circa la dipendenza dire/tu del Laurenziano dal Berlinese, sia per mettere in guardia circa una fiducia ad occhi chiusi del Berlinese, come prima era slala ocrordata. per secoli, al Laurenziano. A1a nessuno ha mai sospettato che quel codice fosse autografo. cosa che per me im•ece fu cd è certissima: nè solo per me. a dir vero. come dichia. rerò tra poco facendo la. "storia " del riconoscimento. che a mc pare oppor. tuna e per certi aspe/li doverosa, riser. bando ud altra sede la ncces,(aria do. cumenta::ionc tecnica, Già durante la stesura del suo magi– strale articolo sul testo del " Decame. ron" il Barbi mi a11evaadoperato per collazioni e riscontri. ma subito dopo mi volle a collaboratore Jinchè, negli ul. timi anni. impegnato rol Fosco/o e col Manzoni più che col Boaarrio, a~dos• sò su le mie spalle tulio il peso dc/. la edizione. Ed io mi misi di gran lena, secondo le sue dir.:ttive e s11 le orme di ciò egli a11eva visto r proposto. Si trattava di discernere le famiglie dei testi superstiti e di individuare lr varie reda::ioni che all'industria della lima e dell'arte detl'autore vanno attribuite, per procedere a quella edizione critica che. secondo il piano del Barbi avreb- be do11uto dare il te:,to secondo l'ulli. I fi-c del BcrlincMl e poi addirittura il ma redazione e, ir1 nota. il testo delle manoscritto, perchè certe cose. si ve– redazioni p:eccdenti b~n dislinte tra loro dono metlio ad aver dinanzi l'origina. e cronolog1camenlc disposte. le an::ichè la fotografia. Meglio era ve. li Barbi ben sape11uche questo pia. dcre una buona volta, tulto, con i pro. 110 potc11a e:,:.ere molto lunzo, anche pri occhi. pcrchè io, prima di ogni altra cosa, do. Ed ebbi il manoscritto: e comin, vevo far scuola; perciò, senza abban. ciai ex novo una collazione minuta, donare il programma .Più ampio, pen. pedante, lentissima, pazfcntissima. Ma sava l'he potesse essere consigliabile presto. anche, emo::ionantissima. Non fissare al pii) presto un testo corretto poteva non attirare, infatti, la mia atten– secondo quello che, per i riscontri suoi :ione certa cura tenera/e con la qua/e e miei. sembra11aper allora essere l'ul• il manoscritto appari1ia vergato; e più lima reda:ione, e che era rapprescn. la eccitavano certi particolari, come ad tata almeno dal codice Hamillon, dal esempio, il constatare che lezioni co. codice 1\lannelli, e da/ Parigino it. 482 muni al Parigino. tult'allro rhc errate, nell'attesa che altri testi 11cnissero /110. erano state, in un primo tempo. fede/. n· da successivi riscontri ed accerta. mente trascritte e, in un serondo tem. menti. po, rance/late e sostituite dalla stessa t\lu per far quc:,to do,,evo allora sta• mano con altre che con~i.\tci•ano, ,ispet. bilirc, prima di tutto, quali (apporli in- lo alle prime respinle, vere e proprie tcrcorressero tra i tre codici. Dei rap. varianti di gusto, 1•arianti d'autore. porli tra il Berlinese e il Parigino nes. lo non ero, come si dice, un cono. suno aveva par/af(); ma mi parvero ben scitOrc dcfla mano de/ Boccaccio; nè prcsJo facili a determinarsi: il Ber/i. la riconobbi, a tutta prima. quando mi nest• conservava un testo sostan:ial- misi ad esaminare il munoscritlo; ma mente uguale a quello del Parigino. ma /uron proprio le ragioni interne che ben riveduto e corretto. Più controversa sem. presto andarono per.<:11adcndomi che mi brava l'altra quistionc dei rapporti tra trC11•avo dinan:i ad un autorra/o; an::i il Berlinese e il Laurcn:iano, giacchè mi meraviJlliai che nessun altro studio. il Tobler r lo Hecker e il i\lassera a/. so, tedesco o italiano. lo avesse mai }c,mavano la di'prndenw dfrclta del intuito cd affermato, Non resta1•a che, Lauren::iano dal Berlinese e il Barbi insieme con le interne. ricercare la ra. lo negava. lo partii dalla tesi del Barbi. J,!.iOni esterne, istituire, cioè un sisfc. naturalmente: ma 11ia 11ia che, paro/a malico conjronto co11u/tri autografi co. per parola. esaminavo le pagine del nosciuli e sicuri; ma non potei stare Laurcn:iano e le collazioni e le annota. dall'aVl'harnc a11chc il Barbi, che tra :ioni manoscritte del Mas.~era che la l'altro era u11 espertissimo ronosritorc Crusca per conto della quale io /avo. della mano del Bor.caccio. E il Barbi venne subito con quell'im, prln e con q11ell'ent11sia~moche erano in lui abituali e facili, anche se inso. ,pettati da parte di chi non lo conoscrw1 o di chi aveva, cd ha, il preconceflO della frigidità rostitu:ionalc dr/ ., fi• loloRO ". ,avo, mi aveva pas<:ato;e via via che raccoglic1•0 prove od ·clementi sf111,1giti anche ai due studiosi tedeschi e che il Barbi non conoscei'a, perrhè in 11erità non !,i era mai mes::o ad un con/ronlo sistematico tra i due manosrtitti, in ve. ni1•0 a conclusioni diverse di quelle dal. le quali ero partito. Nè era facile pen;uadere il Barbi che voleva pro11esu prove. E fu o//ora che lo preaai di farmi avere le forogru- Venne, t' s; mise ad esaminarr il t·odice con quel ,<:co modo caratteristi. cn di studiare i codici. (L'ho visto più 1•nltr nri bc2/i anni dr//u mia 1:iornalie. 1no 1anco ra presenza alla Laurenziana e l'im. pressione non si è più cancellata dalla mia no~talfica memoria!). Pareva che li sfogliasse da inesperto curioso anzi– chè di indagatore espertissimo quali egli era. E anche quella volta prese i11 ma. no il codice, lo aprì diede uno sguardo rapido in 11n punto, :,fogliò qua e lù. si fermò un momento su una pagina aperta a raso, andò a1,unti, tornò in– dietro, come se cercasse subito mille risposte 11 mille domande che Rii an. dassero affollando insieme nella mente. impaziente, eccitato. Poi - ma furono in tutto rapidi islanti - si voltò a mc. che lo osservavo trepidante, col suo bel sorriso luminoso e mi sussur– rò; - Ha ragione: E' lui. Riprese 11uindi il codice, tornò a riRirar/o e a sfogliarlo, e sentenziò: - E' lui, e non dei primi, ma piuttosto degli u/ti. mi anni. - E mi disse con quali co. dici avrei dov11/Qsoprattutto roriJron. tarlo. Volle però che anche il Vandelli, al. 1,0 espertiS:,imo. lo vedesse. Lo vide anche il Vandelti; confer– mò l'impressione J:enera/e; solleiiò nondimeno qualche prudenziale incer. te:::a particolare,: qualche lettera, p. eS•, che egli sapeiia caratteristica del Boe. caccio non aveva la forma caratteristi– ca sua. Ma c'era anche quella; gliene trovai pa::icntemente quante ne volte; e gli additai tra l'altro, la presenza di alcune graziose Jigurette alfa 'fine di ciascun quaderno e presumibilmente allusive ai personaggi descritte i11 quel• le pagine: e J!iÒ il Vandelli aveva ri. chiamato l'attenzione dea/i sudiosi sul Boccaccio calligrafo e disegnatore. No11 occorreva dunr1ue. altro che la prosecuzione dr/la metodico indagine, con i metodici raffronti. per passare poi alle conclusioni che se ne potevano trarre, e che erano certo. notevoli. Quando, infatti, si fosse potuto dimosta. re che non solo quel codice era auto. (!tufo, ma anche di anni avanzati ver– so la vecchiaia; che il codice di Parigi Pro:,cguii, dunqu(', il lavoro con mo/. !o ardore, raccolsi materiale copioso, sTesi anche qualche paragrafo. Poi, venne la mia chiamata a Mila., 11 puri e diSpoSli a salire alle stelle 11. 110.con la responsabilità di dur calle. Si dovvva dunque. se l'avessero /ascia. dre universitarie, e col disaaio della to fare, disarmare il popolo per il gior– lnntananza da Fircn:e. · no in cui si sarebbe sollevato contr" Poi. venne anche la zucrra con tutli un·oppressio11e 1ienticinque11nale, co. i suoi disaslri e con tutti i conseJ.!_uenti slruirc « 1111ponte" Jra i persècutori impedimenti anche per gli studi, e che e· le 11ittime del/'11/timo SlltlJ!Uinosopc. per mc son durali, sotto certi aspe/li. riodo, far passare i fascisti fra due ali fino alfanno scorso. di popolo commosso del lor" alto po. finchè ho potuto avere anch'io qual, triot/ismo e della loro disposizio11e ge· che respiro cd ho ripreso in mano con nerosa ad aftamenelc operare per l'Ila• qualcl1c commo1ione antiche schede, lia. sia pure a fianco dei " traditori " minute co/la:ioni e zeppi scartafacci, e dri u banditi 11. Non è u11 cattivo SO• anche del Boccaccio, col proposito di gno, indubbiamente. anche se no11 è ordinare, completare, terminare, e df un SOJlno magnifico di grandezza im– non dover pi1i tardare ad offrire agli perialc, che è quello degno di csserr studiosi il frutto, tJua/unquc esso sia, sog,nalo da 1w Jascista non dcgc11erc• di /unahi anni di umoro~o /ai•oro. Ma purlroppo non si è awcrato. Ci E intanto mi è parso di dove, comu. nicarc questa "storia " di una proper– ta che in tempi di pilì difficile 11ita terrena io avevo avutu cura di confi– dare al carissimo prof. Francesco Afag. gini, per la sua duplici' qualià di amico e fedclr del Barbi e del Vandelli, e di amico mio, strettissimo. e prrchè. nel ca~o che io non fossi sopravi•issuto, cali almeno sapesse, r continuasse, e com– pisse a,,chc mrf/io di me. l'amo,os" la1,oro. -Ora, però. che ~pero di poter p,o~e– guire con una crrtu co11tinuitiz i vec– chi studi interrotti, ho pcn~ato di poter subito cominciare un co/lnquin non pilÌ privato ma pubblico. F. co~ì. ho cominciato. Alberto CHIARI /u in11ecc il bagno di sangue e /'cpu- razione. Tutti $i indig11ano a questo punto e noi lasciamo fare, Certo che il pon. te.• è mancato e la frattura Si è falla p111pro/Onda. Colpa di chi; Lo steS)D Ciane, parlando di Bufjarin;.Guidi, J p. 164, dice che u s'era circondato di una masnada di ladri e di ruffiani, d1 ribaldi e di av11c11turleri, che hanno di~o111,rato la Rrpubblico Soc:ial1•,d hanno sia pure in parte giustificalo I~ c<:aspcralareazione successa al 25 apri• le n. Quando si /an110 di q11estr sagge ammissioni, non è possibile far crederr che al 25 aprile sarebbe scauito un miracolo di pacificazione e di concor. dia nazionale, se avessero dato più Giacomo PERTICOl41 {Contil\u1 ,n .k'.11' pa.11::na.)

RkJQdWJsaXNoZXIy