Fiera Letteraria - Anno III - n. 27 - 11 luglio 1948

Il luglio 1948 ______ _,_____________________________ LA~FIERA LETTERARIA Pagina 3 ______________________________ ___:_~=---= La casacattiva solitaria e scura nella notte : le finestre erano sta1e chiuse ma s'intravvedeva :ra gli scuri. anche a una tale dis1anz:i. un rigagnolo di luce come un indice solle. vaio a imporre silenzio. Egli fece qua\. che passo sul sentiero. Un albero stor. miva. ma quieiamente. era una serata tranquilla. Ei!li rien1rò nel viale e sedet. te sopra una panchina di pietra. Adesso s ·accorgeva d'essere commosso, e di non aver la fona di arrivare sin lì per sa.pe . re chi fosse 1orna10. Ei:li conosceva mol. 10 bene la casa, sapeva eh 'erano accese le luci del sa\0110, e ricorda\•a persino le ombre che le tazzine di ve1r('Idel 1am. . Essi avevano esaminato a lungo, ada. e nemica si mise a posta ad appannare & 10 e quasi vicini, come se li tenesse il vetro, in modo che le luci fnue più ~~:c~et'za o n~n Japess~ro dove diri- lon1ane e irreali potessero darle la par. irr~~lu~:ovi'::r!::~ in~~r:~ 1 :a~•::.: ~te;~~ ve.nza d 1 un'all~cinazione. Ma dietr~ 1·0. me a\•vis 11glie di sè nelle J?,emme trepi. sc'.llante pc.luna ~ella lastra che .s1 co– damentc appollaiata sui rami nei fili priva del f1ato d1 Anl!cla. le luci della d ·enba rcncri lungo i sentieri.' in ceri a casa persistevanb : anzi_. pili brillami di. mollezza dcli ·aria ~he sembrava fermar_ ventavlno. un barbaglio. come quando si, intenta a ricordare i l:m11,uoridi altre ------------------- e lontane stagioni. Essi presero prestn r72.ae.Po.n1o rli Jllie.lule m,,Lteo la via del ritorno, sempre in silenzio. , /../ Angela camminava con le spalle cun•e e chini l!li occhi a rissare il terriccio :,:ranuloso e arido: sapeva che i suoi passi vi afronda\'ano lasciando una trac. eia quasi fumante, come una pislll di grigi fuochi fatui, ed era presa dal desi. derio di voltarsi indietro a ,guard«re I 'improntn. J\-\a non si vohava, godendo di riuscire a imporsi una tal costrizio. ne, come se avesse dovuto saggiare i confini della propria volontà non ceden. do a que: desiderio ingius111icato. o co– me se volesse punire. vietandosela, la dcbole1.rn di simili voelie. Cammin:wa in tal modo anche 11C(iglia1a,corrut.:cin1a. e con un passo sempre pili inciso. Improvvisamente sentì alle spalle In voce dello zio che le pJrla\'a, ma con una disauenzione stupi1·1 e felice dalla quale fu indotta a ricci care i motivi. al punto di distrarsi e dimenticarne subilo le parole. Allora lo zio ripetè, piano: - An~ela, le finestre dei \.an1.11:.ono aperte. La rag0zza Alzò il capo a gu11rdare, La casa dei Lanza era in londo, dove le folde del Vesuvio cominci11vano a 1en. ture l'erta con la mandria dei pini. C 'e. r:mo due finestre spalancate, come uno sguardo improvviso. e lei se ne senti turbat:t. e chinò un 'ii.ltr:1volla gli oct11i :, terra. Si - disse. Guarda - disse lo zio sono proprio aperte. ci deve essere qualcuno, dentro. dev'essere tornato qu11lcuno. Guarda. Ancela. Lei alzò ::li occhi quasi contro vo~Ji:1: si erano fermati, e l!.uardavano insieme quei due rettanioli scuri che interrom. pevano I'auintaturn vecchia e gi:t\111s1ra della facciata. La dist:inza impedh•a di poter osservare l'interno delle finestre, ma e.2,li aveva messo le mani nelle ,a. sche della giacca a cercarvi le sigarette, e le tratteneva contro le anche, adesso, come se, volesse fermare un brivido, e lntanio P.ensa alle stanze della casa do– ve cerio qualcuno era entrato, e ora si moveva dentro. era tornato e aveva aperto le fines1re. - Andiamo - disse Angela impa– Ìiente, staccando un arbus10 da un cc. spuglio. -'- tra poco è sera. Egli la segui sorridendo. Ella cam. minava s1accando dal ramo le foglie, qualche spino, spellandolo con le un. ghie della corteccia. Le pareva d'essere in collera contro lo zio. Egli guardava le spalle della ragazza che lo precede. va di qualche passo. erano l11rghe e un pò curve, sulle quali si appoggiava una ~iacca a ma::lie : allora si accorse con una specie d'angoscia paralizz11ta che la ciacca era di colore ::ial!o e sbiadi10. proprio come la casa, e fissò ii11erri10 la lana dovendogli sembrare che pres10. ;mohe lì, si sarebbero aperte due fine. :;.ire, due occhi a guardare la campagna, dopo tanti iinni di assenza. Si fermò un 'altra volta. Anc_eln awertendo che lo scalpiccio dei passi dello zio le era manc1110,si fermò pur ess11, m11senza voltarsi. Disse : - Zio? - con una voce malferma, che cercava d'addolcirsi per vincere la sua inutile e sciocca irritazione. Egli disse: - Sto pensando. Angela, ai Lanz.a. Chi potrà essere 1ornato, ne\111cas11? Lei rispose dopo una pausa. ~e1111ndo lontando l'arbusto : Annona, zio. bisogna rientrare. Infatti sbucavano qua e lfl azzurri e vaghi veli, e odore di fumo resinoso colmava l'aria: forse già in qualche cortile i contadini accendevano il fuoco con gli aghi seC(hi dei pini, essendo ormai rientrati dal lavoro nei campi. - Angela - e&li disse, - Angela. hanno acceso, cuarda. Sono le finestre del salouo. ricordo. I veli della sen si posa.vano lentamen. te e bassi, sulla ·campagna, come 3 cu. stodirla dell 'umidilà che 111noue presto avrebbe porto con sè, sino a inzuppa– re i cespugli. Adesso le linestre i\lu. minate parevano veramente un mis1e. rioso segnale d'intesa, allungavano sul prato dinanzi alla casa due allampan111i rettangoli di chiarità: ma nessun'om– bra passava in quella luce. ch'era fred. da e pa1i1a. come se ,•ole:,se f:1r intende. re che ritornava dooo un ·:1ssenz:1ed era quasi disavvezza a 0 riaffaccirsi alle fine. :me e andare a posarsi sul pra10. Chi sa chi era tornato. dei Lanza. Essi rientrarono ,;citurni, Lei andò di. renamente nella sua camera. per cam. biarsi. Ma quando fu entr:ita, subito. JI buio, vide oltre i vetri della linesta lontano le luci della ~sa. ma pili inten. :,e, nella sera ormai più intensa, e si avvicinò a iuardare come se quelle luci .1spetrassero proprio lei. Pensava allo zio prO\'andone una pena quasi r:1b– biosa ; era sicura che egli soffrisse, e si domandava chi poteva essere tornato. e come A dare una risJ)os1a vendicativa guardiamo un fanale frn i cigli intrisi di pi:into, ed esso sprizza riflessi a raggiera. Anche lo zio. 1ra11enendosi in sala da pranzo. era andato subito a me11ersi dietro i vetri della finestra per guarda– re la casa illuminata. laizgiù. ma i ricor. di lo avevano im•es1i10 lasciandolo senz:i sensazioni : i::,uardava soltanto. Angela, entrando non si stupì di vederlo fermo presso la tenda, tranquillamente; per la prima volta, In sua pena si sciolse in un 'ambasciata più remissiva e dolce. Accese, e preparò la tavola per mangia. re : si moveva adagio, come per non disturbare i pensieri dello do; stese la 10vaglia e ne spianava le pieghe come se accarezzasse, come se i suoi gesti, diventando quasi amorosi, rossero offer. ti allo zio in cambio della irrit:1zione d'un attimo prima i e quando 1'u1to fu pronto gli si avvicinò e gli pose una mano sulla spalla. dicendo: - Zio, vuoi maneiare? Egli si voltò e le sorrise. Angeia riti. rò la su11 mano e si scostò di qualche passo; egli si mosse dopo un attimo. an. dò a sedere al suo posto. Il bianco dell:t tovaglia. dei piatti. sul quale cndeva In luce della lampada. lo abbacinava, e gli pareva che lo distraesse dal ricordo di quelle allre luci, 1orn:ue improvvi. samente ad accendersi mentre rientra. v:tno dalla passeggi:ua . 1\>\angiarono in tal modo 'in silenzio ciascuno pens311do alla casa che da molti anni eru disabi– tata e orn aveva dato un sei:no di vita, con la sorpresa delle due finestre spa– lanc:ue al pomeriggio e poi accese. quando il pomeriggio 11veva ceduto alla sera. Alla fine del pranzo egli andò :i sedersi in una poltrona nella veranda. e chiamò An1:ela. l!lla si diresse reti. cente: di nuovo la voce dello zio era bastata a darle l'avviso a un 'incompren. sione solida e acre. Si fermò sulla so. gli9. attese eh 'e::li dicesse qualche cos:t 3ncorn. Egli disse. infani : - Angela, siedi. Lei sedeue. sop,ra uno sgabello senza schien11le. e stette ricidn. con le mani in crcmbo. che si guardò. indifferente nrn ,,igìlante, in a11esa. Egli disse ~ - E'· una serata ti;•pida. Quasi vien \'Oglia d'uscire di nuovo, fare due passi nei campi. -- Ella disse subito_ incon. sideratamente. benchè calma : - Tu vuoi andare a vedere chi è ve. 01110,dei Lanz:t. Ma eeli non sembrò confuso che !ci avesse capito il suo pensiero: e· a~iun. se sol!anto: - Ecco, Ancela. Ella disse: - Sono passa1i tan1i anni. e tu non h11idìmentica10, e ora vuoi tornare di nuovo di là. Stai attento, 1i prego. padario suscitavano sulla tappezzeria. e il vivo riverbero che scintillava nello specchio. ovale attaccato al muro so· pra il divano. Ora vedeva lo spec– chio, il suo vol!o in esso e il vollu d'un 'altra persona, vicino, come due dif· ferenti creature che \'enissero incontro a lui da quella lastra, da un altro mon– do. Forse appartenevano veramente a un altro mondo, oggL egli sorrideva pen– sando allo specrhio. scioccamente con. vimo che ~ vi si fosse riflenuto ora la lastra a\•rebbe rimandato il suo volto di allora. insieme con l"altro, e in fondo i fiori giossi e avviluppali del pra10, co. me un ricordo. Allora si girò a guardare verso la sua casa; la finestra della sala da pranzo era aC(esa, ma la musica era cessata, un'al. tra volta. Passò nello luce la figura di Angela, si fermò : l'ombra sul viale che interruppe il rettangolo di luce giun. se sino ai suoi piedi, poi la ragazza si mosse e scomparve, egli res1ò o fissare il pietrisco illuminato d11l riflesso, che componeva una croce, con l'ombra del telaio. Forse spiava il mio ritorno, An– gela. pensò contento : si, sarebbe an– dato_ sin presso la casa dei Lanza, se le lmestro fossero state spalancate. co· si· a\lTebbe potuto vedere anche 11 ,Passare sul prato ·~!luminaro. ricono. scerla, sapere Analmente chi era arriva– to. Le foclie d'un cespuglio alle sue spalle s10rmivano ad11r:io.mosse da un venro invisibile, Egli si alzò, rabbrividendo, La ghiaia era umida, mandava sotto i suoi passi un gemito. Egli attraversò il re11angolo di luce sul viale entrò in casa lenta· mente. Anieln. aveva sparecchiato; appena lo vide entrare si alzò, ripose il libro sulle 2,inocchie. Egli disse : -·- Che cosii leggi? Allora lei arrossì e fu costrena a guardare il titolo della copertina perchè non sapeva <1uale libro a"esse preso dallo scaffale, e disse il nome dell'au– tore. E.eli disse : - - Fuori è una serata tiepida. mA c'è un poco di umidità. Metti qualche iil1ro disco, Anc_ela? Ella si avvicinò al grammofono e :iuesrn volta mise ìl disco che ave\'a scello prima, ed era il suo pezzo pre. fcri10. Ascoltarono in silenzio, in pie. di come se si dovessero congci:lare o fossero in un ne2:ozio di dischi a pro. varne qualcuno per poi comprarlo. Quando la musica cessò, ella rimise da c:tpo lo stesso pezzo. Eeli disse : - Ti piace tanto? A me1à del disco ella lo zuardò ~ chiese : - Dunque, chi è tornato. d:'li L:mz:i? Egli rise, leggermentè: perchè ere· deva di sentirsi sicuro. adesso, anche se le fìnestre aperte lo ave\':mo molto Egli non le rispose: era intento a rimescolato, in fondo al cuore. st:guire la musica per capire perchè mai Angela si domanda\!a torturando· quel motivo piacesse tanto alla ragaz. sene perchè la sofferenza dello zio le za. Dopo. mentre lei cambiava la pun. desse rama asprezza. che cosa. insom. 1ina, le disse, quasi distrauamente : ma. la staccasse da lui; capiva di non - Non lo so ancora. Mi sono tratte. essere sincera quando gli parlava dol. nu10 nel viale, sulla panchina. non sono cemente roccomandando di guardarsi dal andato sin lì. ritorno di quei ricordi. A"rebbe volu10 Ascoltarono altri due pezzi e poi si piangere. augurarono la buon:i noue. Ognuno. per Lo zio si alzò e si 11vvicinò ai ve1ri suo conto. nell:t sua camera. andò pri– del finestrone : da quel lato la casa dei ma alla finestra per vedere se aveva. Lonza si vedeva appe11a. e non si scor. no spen10, anche là. se anche là si gevano le finestre illuminale e il rifles. ritira\'t1no a dormire. so delle luci sul prato, si vedeva una I Angela camminava piano. distraua, sa_gom:tscura accampata nella none. E. spesso fèrm11ndosi a cogliere un vir. gh_ era preso dalla curiosit~ di s:1pere guho di ginestra che già :tveva verso chi fosse rnrna10. teneva 11 volto in. \a punta la giall3 \'alva del fiore sboc· collato ai vetri e si abba,1donava ai ri. ci :1.to. La casa dei L1mza era lontana. cordi. nella campagna. con le fines1re chiuse - Zio disse Angela, - ques1a se. i cui vetri il sole della mauinata abb:1.. ra non \'uoi sentire un poco di musica? cina,•a, ed era proprio uno siuardo che A\a certo - egli disse senza voi. si negava. come in un volto gli occhiali 1arsi. - vai. suona qualcosa a piacere. \'inti dalla luce rimandano dell'espres- Ella ritornò nella stanza e si avvicinò sione due ce:-chi luminosi ed anonimi. al grammofono; scelse con cura un pez. Angela si trovò presto ad a\•ere le zo. come se l'occupazione le desse mo- braccia colme di gines1re, seb·bene ncs· tivo d'allontanarle ogni altro pensiero. sun determinato pensiero \':wesse spin· ma quando ebbe sollevato il coperchio 18 a coelierne : :tnzi. staccando· i giun. del mobileno s'accorse che sul piano chi con i::,esto mecc.•mico, s'accorgC\'a era già preparnto un disco. forse lascia. di cedere sempre più all'ansi:t del pros. 10 a caso ieri sera, e ollora ripose quel. simo incon1ro. Tra poco avrebbe 53. lo scelto da lei e fece sonare l'allro che puto finalmente chi era 1orna10. il gior– vi s: trovava. no prima: capiva quanlO questa infor. La musica empi la stanza, si difruse mazione fosse attesa dallo zio. e con intorno: ma pareva sonasse solamente un·angustia ceno strinata dallo stilli. per sè. ignorata. Angela era :tndata a cidio d·un notte dovut:l trascorrere in. sedere accan10 alla iavola con la 1est'l. sonne : forse lo zio era persino alla poggiala nell'incavo del gomito : si p:ls. finestra 3 temar di seguirla nel suo sa"a una mano nei capelli, con indolen. cammino. Angela non "li aveva detto z:i. ogni tanto qu:llche capello te resta. che si sarebbe recata lì ad aningere va impigliato tra le dita ed ella dopo notizie : si erano salutati, la m1111ina averlo guardalo contro luce, come a ri- rh•edendosi. e poi lei era uscita. A\:i conoscerselo. lo genava via. e ripass:i. egli sapeva che Angela aveva st:1bilìto va la mano fra i capelli. La musica in quel momento di recarsi dai Lnnz...1, cessò e la puntina si mise a frusciare Q\. sebbene senza accOrl!ersene. tre i solchi del disco graffiandone con II cancello della casa era socchiuso. un rumore m:ildes1ro h1 le\'igatezza. ella entrò titubante : pareva che nes. Ellii non si mosse, asnettava lo scauo suno fosse tornato ad abi1:tre quelle automatico che terma~e il piano. En. stanze. lo schricch1olio della ghiaia sotto trò lo zio, invece, staccò il diaframma, i passi della ragazza rimandava l'eco poi capovolse il disco e avviò. Ell:1. lo limpida e vacua delle case vuote. Ma sen1ì uscire dalla stanza ma non lo ri- Angela aveva \•eduto passare una donna chiamò: cominciava a piangere. silen. in fondo al porticato: sì. qualcuno er:1 2:iosamente_ pigramente. quasi. Egli sa- 1ornato. Chi sa lo zio comè aspeuava rebbe andato d11i Lanz'l ad :1.ssicurarsi che lei rincasasse. per sapere. La don. chi fosse torna10 : ques1a ceriezza le na era una domesica, aveva un 1appeto dava un 'angoscia vile e spossata. arrotolato che reggeva sulle -bracci:l Lo zio scese nel viale, giunse sino :li come un ~rosso reuile :inimato. Angela cancello. La casa dei Lan78 si ergeva disse-: 1n ts1anco ~-======-================================-===~ I Jf/_UJiea e0-nllJ-UlZLIJ-.ne elle ritlm1n tra i'erh11: Or11111; dir ho rinuncialo elfi 11111/ri tempo (Il/a felicil<Ì l1Jrllll tu nlmc110, rnu,sica, C'tJ11sola:;io11e, in <fll('\/o d1•s,1latrJ rn~•cto a dar co!ore UIN'rrdo il sole clic sci71ola tra j rami t11; ![Cttlili ricami delle _(,lei. Sc,1to come· rim11g,11a la ruota a pale del m11gnnio; come tonfa fl[l't·rlie \l'cdu•. agli aridi ce!>puj!li. " ,111mulri r, qumulo l'acqua contro I sassi nelle notti di pi('na. Odo In 1'QG'c E' la ,\lag,.011emi.sern d·,wt11111w, 1:1um10 sente pro/oruln drll,· mucche 11ella sta/In 11/J"alha. 8t,-ingo gli occhi {>f'r got/Cre fa J!illlla calflrc il /rèddo, -=icde che le fogl,e ,,;coforar10 e si staccano dai rami. si pe11/f•.1.:athlolom fioritura tl'aprilc 11<'[ 111ngJte~,e. I p,cdi 11udi corro tutto chr /10 consmnato ,iella .tpen,çierate,;za. 11t'lla r11giada.1-•erso le promesse drll 'alt.ra riva; sdn·vo Fa cfr'io mi ,:,o/ga ad altri accenti. Scrn·J ttclla memoria i tuoi la tmw misteriosa delle ~t•rpi; dw,e,11ico fa polvere della co11111"1'e strada ~e.g,-eti istanti, tutti colore tlell'a11,,om. e 1 1 lucido selciato su cui gli amu dopo m'Jwn logorato. Il 111 O dono s111is111ralo: ecco il lorrcnf(' cl,t, s'atlaf[ia e sj stritlJ{(' j11 cnscatcllc r foglii, cui s11oi pe.sci Così 111/H'm•o de11lro, orn cl,e m'hai Hl t1w '1ommio, musica: e ripossu·do, tir( srcco roveto !f11iccm1ti. Jletlo i s11lici piangenti, le sassose ripe, i se11tieri fjc71i, d'aut1w110 cllf• ml grolfia, ad ,wo ad 11110 ::l'i.~lm1li del /110 _t1Jrl,it1t• di /ierc /j/11•rfl":;/t//U:. zli esit:11i prmticclli. H i fai lor1wrt· 111 -:ii~•idi (;,wrtiu I,· /Jm:cl1e 111·re de; pruni e /'1nrà acerba, /1agliori d"lJ'a1jror/J, ai glorPli quando 11111!0 potf"'.•a (IIIC()rfl le capa11ne di' fr11scl1c, Il 01prii()Klio pazzo. il sm11l111co gonfio, ~·Ìt'lar111i prnli della fm1fa.si <1: q111md't•ra 1//1/(11/(l, tWlllffllc C()S(I ,:,etlcr lmfoare la fdicitlÌ h- lacrime di sa11g11e, !>'lj dt1 11110 .,tag110 t1l c(111t.o dclfo 'V'fa. di'/ r1hes, le ,·io{ctte Adriano GRANDE - Buongiorno. - Buongiorno - disse la donna fer. MHMORJE D'OL TRE1'0M BA mandosi. An,ela si semi \'ergognare per quel fascio di 1;tines1re che, ::1lla sua volta, lei teneva chiuso tra !e brnc. eia; e poi le saliva al volto un pro. fumo \•iscido come il 1alco, e i gambi mucillaginosi le ::1ppiC(icavano sulln pel. le una ba\'a filamentosa e bianca che la molestavu. Occidentali e slavi ·a Tilsit di Choderlos de Laclos - Cercate qualcuno? domandò la donna. gu11rdando sempre la r:lgazza. Un uomo m~cidnl portica10. memre An. gela rispondeva con perplessi1à. - Ecco. è tornato qualcuno dai Lanza? - No - disse l'uomo avvicinando. seie, - permellete?. io sono il nuovo padrone della casa, i Lanza hanno ven. duto a me la loro proprietà. - Ah - disse Ani:ela retrocedendo d·un passo. L'uomo sorrise e tese una mano sorridendo a prendersi un giunco di ginestru ; lo guardò e passò le dita lungo lo stelo crudelmente, quasi la· sciando staccare tutli i fiori ~ialli. che si sparpagliavano in ial modo per terra. Angela chinò gli occhi e \'ide la piog– gia dei petali spiccati. e .arrossi im · provvisamente come se 1 ·uomo avesse passato In mnno lun~o il suo corpo strappandone sentimenti gelosi. J'1<1110, pilHW! ,You ;, ,rn l),anu inttlilo o po. ro !1(1/<J ,frl(oul<,., tlrJI, U,li"Oll~ Da.n1tcrcuSC1! // lrttv,,- •w11 1/ illuda: 11011 I' ,tolo rilrottJIO a/ri"' ma•WJl;Tl/tf) ,J,-/ ,mstrrio10 au/On drllr Liat,on. rh,- 11011 ltu la.,,1010 ,.;, e journc/ in limr i 111' " mbm1irr1 • p<r la rwriosilu dt1 J)IJJtrr; O prr lr /1(1:-c,,. 0.1/:,:;fr dri lourra.,. di iu .,t,.,.;a dr/la /fltrr11t,,,a (1antrsc: r poi, c<>– ,,,.,.,qur, (<>mr o:,rl,br polufo 1,o~vt•Ji O 7'//. '1/ u ,,u morfo ,1 /araulo 1/ S 1rt1et>tb•r 1~t 1:• (111r//o r/11· ,r,:11, 1m /J1<wu /oli<>. ,lai CAR– SETS IJE .11.IRCJII:. ot· CO.\l.\f,l.\"D,INI Cl/0/Jt.RJ.O::i l)/c l,.Kl,QS, dr/ fi,:iio. rioi. drll'outo,, drllr Li :i.i.o.on. rh r fu. C(Jm(' SHO /l<l dr<, uf{iciofr tktli ou<1t.i nopol1011ki, mo sol. IOUnr..rt (li (11:·,illtria ow::itlri' f{.f'>UTO/(' 11'0,ti. glir•ill; il ,uo 1111,11, r,,, /ilir1111,-F,irirou Cl,o– drr/os 1/t' J,,ulos mr11t,e t1ur//o 1fr/l'aulorr dr:– /(' l.iai~1 no p;,.,,e-.lml,rmJr, srmp,r. s•rn• lf'udr. Chod('('{o1 dt' Loc/os. Qurm· CARNB1 Dt •. \IAR.Cl/t. fi,,0110 p1,l)blicali lo Jwimo voi. IP p,rs,o Kli f'tl,1ori l'uyul r Fontrmoin& rttl 1912 11'1 J.,m,is tir Chou:.;~"·"• /o11/ono ,/r,((n. ,lrntf' dr/la fa11,igli11 J.,,ulo, , 1tiil rd/10,0 dr//r /r11r,,- di Lor/01 ol/11 11101/ie.So,,., qwoll,o quo• ,kr11n1ì 11<1",:r s11m, stl:ti 11111w1,1ti 1t/i u:r.·<nimn•- 1,· st1Jieuli tiri/,. c,1mJ>aflllt'na[JO/nmidrr cui Lo. 1'!01 ho p,1r1rcip,a10 al/rllt'l'rSO fuflo l'Europa Ilo Ausl(,./i:: o \'ir11110. Frk,lifl.,tl. Kornigsbrrt, dis. ru ..: 10110 J>IX/ii appu111i prrsi alla buono sol. l,mto pr, poti, ricorr/orr, più IOrt!i., /r top. pr ,Idio strao,rlinr,,ia 11:-:•c111u,o t•{ssuta.· Tal. t'Olio JOIIO ,r,chr """ SO/a poro/o, UII """" ,U pt'rso110 o d, /or/lJi.11): lo/ a/Ira JOIIO pii, f'Sff.Ji quasi pu,:i11,· di ,/iorio. • St"rilt, su 1111 ,..,.,,b11ro • ,,;·1rbbr tlrtto l'Abba .. ma siamo /oHfmri ,folla n'l'llo rlcta"w tlr//r :-otrrdlc: qurslt' d; /..11r/11.1. i11t•rrr, soor p,op,io srr,'ttr la sua, tiomo /Jf'r g1<J11•0,r 11001 mo.11,0>10 r,ardo di corruio11r, ritouo " rirlat,o,o,sion, tr1tnarla, I f/Matlrr11lro11w,(iar10 (.\ oflO/J,r ISO.I) ro,, J,a11w Pi1!io: • 11 ?•I 8,r,maio tltl/'a11oro - Allora chiedo scusa - disse. - vado via. Buonc.iorno. - L ·accompagno al cnncello. se l'uomo. So110 i passi dell'uomo l:t ghiaia ce– deva 2.ià con una sorta di famili:lri1à e di sottvmissione, riconosceva il nuovo padrone. Angela camminava a passi svelti e impncciati. Al cancello l'uomo disse : - Lei è :unica dei Lanzo? Spero sa. rà anche mia amica. - Grazie - lei disse. e andò via E per via si chiede,,a perchè avesse rin- 1.!raziato, ed ern oppressa dal fascio del– le gines1re che le legav:mo le 'brncci:t Xl\. w110 ('11/rato o \'i"""O da, Sobborgo di Lo11dstr,111 •: s,111b•o di sr11lirt' il posso mu/. tip/o r ril,.wJO d..Jla co:·oll<ria .sul srltio10 il quurlo <tuotlrmr, l rhir,so .srnw r<lo,ico, do ""a nota rli <alliKTofia dr/Ili madrt': • JS n1••· io 1~1~•· Fi, i,cciso sul campo di bot/OJl/Ì<l o lfor 1111 Bh\'. Sua ma,t,r /t1 pia,ur st<mPr1•. La ",,mdf' o:-:w,lu,a r /r,.,,i,,010: siamo ollt' 11/lime /JIUtwlr, (Soisso", Rrims) prima di ll'olrrloo! Il t1101w cli( Jt'KUt I' tolto dol tc,:io quo• <lN'fl<> (/>llgi"" 1?1-IZS t/t"/l'r-di:iont' Cbau:ig.,y) NI j UNO• dri pii, ,.,usi di /i,//o j/ ::o/r,111( Lac/os, ,lopo la lmttoglfo di Frirdlond f' l'orio– "' sotto lr m11ro di Koniizsl)(rl(. s•r,o o..:..:om– pnto <011 la JMtl rompugmo 11rl ~,iJlaggio di C,oss-KtippJrosr,i · ,In qr,i /11 iw:rioto lii mis• s/o,ir ol Qua,tirr Onrrrale di Ronapo,tr, cht .,; 1,q:-a:'O o !ilrit, q;•r a,,i:•cl 1/ I. /ug/iq: Il' coS< 1,'sto gb umb•o"o ,osi ùur,rssonti rht iutnrampt' ,:11 opp,mtl' ,frrttolosi prr d.·,ficare qr,al<ht pngi110 otl un ::f'fO t' prop,;u • jor.,·,al a: ,\ie,;,.Qm\roI t un hell'uomo. fi1n>ridi• ,..,intJ..biondo, l.lfnplan!.llO.:\lcntrt lo nami. J\\a non poteva i:,enarle, e dislarsenl! · na.rn ,.~li ~'-l d..11e0;1r1cche 1><>i ~tru- anzi le tene\·a più strette, q~rnsi sul ~'~rcr;:;:_n 1 ~.~ 1 ~11:_: ';~ 10 O:~;~~:o. /':rio~: cuore, come a nasconderlo. m':n'1nni ,l ~u3 ,o!ti Lo zii, aspenava nel suo studio. Ades. I.':i.Jlo(O:io di suo fratello, Ll Gr,nduc:a Co- so Angela si domandava che cosa gli ~~-: 1 ~;:; :r; :;,7~:~ 0 :a~e:1~ 0 c~;r~;~\~;::~ :~~ avrebbe rirerilO, in qual modo avreb. u 1 )rN• il fucile pc-r!art a:H r,,crciri: 11, 1 i be potuto cullarne la delusione : perchè rom.uidi n fra.nce-.c. Gtnentoicntc 1uu! gli uL sapevo che lo zio a\'rebbe sofferto, ap. riciJli .Jt"llaGuardl;i.1m1,rri31eRu~q pul:ino prendendo che nessuno dei Lonza era ~~:~.r~ 1 10 rr~;~c~;>,.," c~r~.uc:~ C:t: 11 ~::_.,:; 11 ! !Ornato. Ma efli avrebbe suffeno uv.ual. non ha. n,-..,un.i 1>,Uticobredt"-ln,iont. i,;gH mente anrhe se fosse torn::110 proprio ,,,..-mbrJ ,·i,,1<., .-,t <:ntu,i1,l:a. qualcuno dei Lanza, com·ora credeva Dopo :a,e, ,·-.om<nato ,,u.,..ti du,. :11u..,1ritr. ancora. E questo pensiero consola\'a ;:~~~:i. n:iu:,\'~~~~:\11:~/~: 11~el /~-~°'!i~\~i Angela, mentre cerca,•3 la maniera di \ ,di ,n m,·no jt rìurn.- I., h:uJ(',.,..(o-trul1:1 .o. alle\'iare l'intensità di quel pa1imento. i, • un:, ,.-111,·1 , ,Ime 11!i i1np,rr1tori:i.,c,·J.110 Gli dirò che ora comincerò a penare :;,•~~: 11:~.~;• ~:::' i~~;;: 11 '~fJ 1 1; 1 7:;~tr:: 11 ~:i io. per quella casa. pensò improvvi. fiurn.-.Fu hruri:i.to, bi l<u,,i. s:uneme 2uardando i fiori ira le sue .comm1t-11 1 '"1te ~i.•r<_1r,.1 ,b,vrJr i,:entr~u 1111, br:1ccia. che si llfflosciavano sollo il sole. "'· 1 o r~ltr.l_\li ,1 dc~"(' che I Ca!mucchi.-rM gli dirò che ora viene il mio turno'. I~;(.~~,:' 1 i ,' :;. 11 ~!r·~~: 1 ~iw i·u~ 1 e eh, tr3ll Camminava s10rdita, controvoglia. Era llOPO qu_,....ic, ron."tu :uio.ti rip,1~•:i.i1,,.r li sicura che avrebbe sofferto tr:1 pOCQ. Quui,rr .11, \?<·,qmlro 1>r~r<>ncl m,>1ntn10 e quc~to pensiero la svuo1~:t. :tV\'iCi~ I;'.;: :;;•;!':;in'!:~'; ,~c~~n~;, 11:::, ':1o: J 1 ;~!!~, 1~'. n:tndos1 :l casa, ma dolcemente. 1-•1u110 1.1W' a"r1,•m('nto I "'°'·imf'm 1 dtlk Michele PRISCO ! ;umi. ro('o~ l.1110 •1utlleeh,. ,i. hnr1'o ,u1 p.iko. • ..c(',111(0: e co--1 Li. loro m.>rc1a I ,oldit, 1,0110 1,recttlultda un 111mbur(). un piffero e d :i.un uomo che.co.1 uo11 m:iv.a latte U tempo co– me ~ dir ge,,.c una.gr: u1dton:.hci;lrn roocclll.n– do "Pl"-"9 all'i11die1ro. lnwmma una c:ertmo– r{l;t mili1:,,rche h:i.d~o »J'IOl'c:a!mlo bre. 1c ,,oRRior-no c\1 que.111città: ogni 10.nlo,.-. W-n qua\cOl!,a d! nuO\'O.Anti l)fdrrllo J)('r• den· ,licci tuliri pÌ\IIICMto l'hc ;1.blundorl:wc ~ mio oo-.to. • Uopo l'ala propo&i di 1ra,·.-rsuc 11 fiume per ,·kil:are Il camJlO rw,,~ , ,·cdcr,. quC511 f:1.mosiC11hnuochl. Hl;unmo ,·crso Il quuli;('l'e ru,-.o. Là c'lmlxl,ca1nmo,-u uo1 buch.ctt.1: una M:nJ.inclla. ru~,,.a.avrcb\J,c,·oluto opponi li.Ila no,tm c<u..,,lonc. ma fal'cmmo finta 111 norl l'J.p!rl:i.e andammo irofm,c a abuc;ar,. di faccia ad 11nl'O,.:,,l'ro mr--.-.o di ~nlinclla llUll:a rii·:,, del f,umc. l,':,,mlço ;11~,a un'culo. rude e -.c-hJ1t1:ia. 1nt11 d d1rigrmmo \(QC) QUC511 famo,..1 Ol\mucchi d1e a... c,arK) ll~nlato in 1,.rra le loro picche e 1e nl' sta,:ano scdutl m ICrr;t ali~ lUTl':a. Ml "·•··'Cinllj con ogni gantilcu.a a colui che mi pu,·e l'ufficiale JJ h:i.rharo110ft fc<:c:r.Ucnaione o. mc. lo Kli ddU U1"1 lettera. tbc 11,.,._,·o 1:ircpar:110 per il mio amic:o d,. :\lin,OOu. l·:.S,:ti ,...:,, .in.nò lung:i• mcmc la. .-c:rittura t mi ~ 1:aJettora con mabgrazi.i.. Mi re,;,·t0f1lo che non era il cuo di csprimnc b propria opinlon,. polrh~ essi ,...:r,rf<> molto plò numerosi. :\ltnirc ,1.1., ·a.mo pe r ,.mbaru,rci, un ufficlal,c ru,..o ~ 1»rb,·a corrcu:uneo1c tt fnu,ces,c- cl ~i a,.,•ldnò con gr.U\dccortr~la e cornucza Ci tntlenemmo W\ 1,0' con Ni; egli mO: str:r.v:i. un itrande ,Jcsidcrio di viaituc b :ih·a del fiume occupata.d:al fra.n,.~. ma ciò gli er:,, ~roibito. Que-t 'uffid:i.lc, un c:apltano, s.i ÙIC1U'ICÒ ge,:flllmt'l'llc di re<:J.))i!Me la mf:i. kt• tna, dooo di che c'irnbar=mo. ki1>a.~m.modi ouo,·o da•·a.n1iaJral!OW:io d! .•\IC!L~a.ndro, 1:itOJM'io nel momento in cui Na– poleone gli ,-ei-.\•a :a far ,•!sita. AleM.andro ,·enne fin·,.uU:i. strada per riceverlo e, 1111lcst la mano..Rimo.~ro là per circa ci, nqucqu:i.rtl d'ori mentre urta irati quantità di ufficl:all delle due n3.Ùt\l Up,ctt:i.,ano.Ognuno lace,·:i. ('On1trttur,.~ullo scopo di tale incontro: chi c,,.d.·"it alla Jlact: chi, Jn,·cct. non 11,·t>•:1 fiduo'.a, lo, 11'Cr' mc, l'ro incerto fra le due opinioni e ,ni ertlcl'CMa,oplu\l(llt;IO 11d <:$:I• ~~%~i. le«:::trn::~~tr:"~ 1 11t;t6 ::! drcond;u•a la persona dl Ak:ss3.ndro I. L'n po' dopo urlvò il Re di Pruuia. con l'ari:,,conlrila cd afflllla di un penkcolc. La su3 figura noo t affiluo dii;IÙ!t:,, non05t1Urtc che 11ia. :alto. ,\\'t,·a un:a $COC111 paruta Si •cdc,:,, -.ubito cll,c_ tcnna il ruolo d'un r~ b CUI_,e Sia nc»e m1ni d! due po!tntl &e> ,·raoi SI <lcc che nc.11,conftrtnr.e con I duc 1110.flrd1[ c&llha cura di 1cncrs!:t.d una rl• i-J}Clt= dl\.la.n~ mostrando di non osar par_ te<:ip1rtai lol'o d.scor,,;I,SI dice anche che Il principe :\turat e I tencrali ,~ clrton• d :i.no Xapo!tont, cornpre11$ivl dc-liaaitualfone delicata e.lei Re di Prussia, s! lntn.tt.en &11no 50\·cniccori lui.. Alfmcqucst! tr'c ac»ranl uSO:ronodalb. cu:a dcll'lrnpcntort di Ru.ub. Gli acudlc:11prc– !ICl\tazono loro le rlspctth'e ea,•aJcaturc.Io ~J. minai r,...fir,c,~i~ dei loro ,·olti: X::apo'eooe non .:... · l'aria troppo l'ontent:i.. i\\,cu:i.n– dro I et:,, strio e lo sfortun:uo Re di Pruni• rr:t ton.tfito. Il pri,tci1ic Mural si ffl06tra.va ind'Hcrcntc. Qulnto al mut$C!all! e gencrsli io credo che non f06..\Cl'o a conosccnu dcÌ d,.1111:110 di quc,,10incontro del I. :aprile che forse :1.,·e,·:1 già fWllo il destino dell'Europa che nrà o la ripren delle 05tili1à o la p:lCe che f:i.ttbbeli frlkità di t:,,nl\ ,. tanti uomini. O J»cc bcncfaLtrkcl Vle111. a far oess:u'c 1 m:i.!i di quKtl lnnoocnti e 1ranqu!11iablt::ant, d1e Li !òtUrrra hl i;:r:11cmcntrolP,:li. lo, ~io– ,-.u1emiiitarc.,ho a lungo d~ldcrato che la gurrr.a si prolunga.~ i>« oucncre prom~lonl tfella ml:,, c:anlcra.. ma non Po-<.0 più dc,. s1dcn,tt ciò <hc ro. b. di ~tru.ra di mH!oni cli per-oa .. t lkncht i ~UCCC"<•i d.1 no riJ)Ort:ati $U! ru»I ,.,,1noben 11.rand,,-i l)UÒtutta,·ln ,·tdcrc che IJU~tl sl1t11ori '011 pronti a ric<111~11ci3.J"c ... rd il n111tcgno dl'gll ufficiati rtr,..,jdlmO<;lr:,, chla ,rn,.m.-che non ~i 1ite1t'11:c>no affauo i»ttuti..: Etienne Fargeau Choderlos DE LACLOS IL MARE di 7Ji {Jiaco.1n l. 'ultimo tratto della ,/rada da Napoli al Mare $i t.hiama Via Salvatore di Ciat.·omo. Non 11i ~1u11gono I rumo11. gli echi della citt(Ì. N"n altro, laggiù. che barbaglio d'a::urro, spumeggiare d'onda, r1\uahio d'onda, perenne ri. !>ciarquan• d'onda. Un'atmosfera di ma– gJa dow ,nen!;,/ fa/111 commo:ione di u,1 incontro, di un ritro,•ar!>i;dove , rnnti del Poeta li <:i /anno suono ed immagine, e chiara rom(' mai prima pcrchè non di:.turbatJ du e:.tranci de– menti. ti appare la comunione, tra il rantore e i/ mare. Pochi. an:i pochissimi. versi Dì Gìa. romo dedica al mare : molti di meno !h(' alla Primavera, al vico napoletano, al 'amore della strada alla finestra, il suo mondo a/l'aperto, la sua passione. Ma quando il mare ricorre nella sua poe:.ia non le presta so/lanto una nota, ma fa r!a accompaf!namt·nto: fa irra– dia. la signori'ggia, trasmette al cantore, e il fantore a noi l'alito ddla !>1111 po– ten:a. f'emana:ione, u pul, dirsi. della ~ua dil1initil. Il mare di Salvatore di Giacomo non è l' « elemento» la fona naturale a sè stante; è mosso, capriccioso. vivo di ;~}::. vite; conta, !>Chcr:11. ~osp,ra. , 1 "Solt'a Castello 'ell Uovo pescano 'e purpetiel/c 'e /ampe 'e Jocq vivo 'a puppa ·e paranzielle fanno li marcnare pc· guardò 'n /unno 'o mare"· Ma' o maro traditore Nun !>C fa scannag/ià .... Quc:.tomare insapora tutto : u Sarà forse sta luna e st11mare ma sta sera te VOJfliO echiù bene u, Invadente, prepotente. !> 'insinua nel/a vita, la avorn a !>è : è una rivelazione. un appello; è giocoforzaubbidirgli : non si può più essere qm•f/i di prima dopo averlo ascoltato. Le rondini che miJ!ranoin cerca di !>Ole,. u ~ant~nnc,d 'ammorc e gelu!>ic, " a sc1a1111 gli passano sopra. 11 Addio! 11 strillcno tutte sti vuccllc • E /u mare risponde s11spiranno, · E' se sente nu sbattere dc scelle u. Ricordate il poemc1/o. "O Munu,tc. rio; ))o Il monaco prigioniero volontario era u11marinaro; thi lo è :.lato una volta marinaro restu sempre; e il mare pc; lui è la te11la:ionc ddcld tenta:ioni. per. chè compendia lu vita : i, Su11tu Lucia luntana e benedetla 1 E' nu martirio :.i mme 1•c11c a meme ! ' . . . . . . . T' 'o pozza pc,dunii sultatllO Dio Sto desiderio ca tengo d' 'o mare! N,•ll'ultimo delirio l'antico ma,inaro !>pc::a tutte le aomcne, :,; divincola, insorge, parla col mare, e muore nel trido allucinalo: · « \loglio 'o mare! Ohi compù, mielle vela..... ,1. Anchc a/la !>e11tinclla che fa la guardia ai carcerati di notte in tantu melanco– nia, balena come 1111 so2110l'immagine del suo mare : cc Nnanz'a a mc d'arj!ento fino 11111rm11leia trema,1110 mare c ddé :.eutere me pare tu me chiama, fa me vò! u. Al poeta, che non è prigionic10 nè solitario, il mare non è ,:ià lentazio11e, arrovellio di dc~iderio; e l'esca dolce del sogno, è il pio Le1e che smemora. Quc.,to incanto simboleggiano appunto le sirene, delle quali egli non ha paura : u Che !>i/enzio e che pace! L'ora è chcsta d' 'a be/fa sirena Un tocco soltanto, e sospesi. librati in un'azzurra beatiludine sognante men. tre ogni voce ogni alito tace. "N'miezzu e lu mare vocamc, var. chetta e tu mare, tu fammc nonna nonna 11. In "Marechiaro" il pOeta sta eretto di fronte al mare, eccitato, eleltri:zalo, in u Luna Nuova'" è supino, b/a11difo. cullato in un'atmosfera che trascende il sensibile. E l'anima sua trascorre dal sospiroso umore dc la sua donna ad un amore 11 11noen!>ierooi1ì vu:.to i· più a/lo : la sua· terra, qiiefla Napoli bella che dorme, e pur dormendo non può obliare il suo dolore. Un amaro struggente sapore di profezia : · i<Comme a Slu suono dc marenare Tu duorme Napu/e, viat'a Ile! Duorme ma 'n suonno lacreme amare Tu clliagnc Napulef Scetate, scè! Puoue na vota resuscitò! Scetete scetete, Napulc Na! " Si, è risuscilata Napoli; e lo ha di. mostralo a lulto il mondo. All'infuori di questi pochi canti. co. me ho deto, 11e/ Canzoniere il mare non appare quasi; ma io diro che c'è sempre.:. Nei 11icoli bui, contorti, dove con. lrastano · le Ludane dai capelli neri e dagli occhi come stelle, è afrore di ma. re; e qel popolo minuto di donne bel. le e ritrose capricciose e violente, di uomini inilolenti e innamorati, pc:::en. ti. rissosi, camorrìsti è cosi pittoresco pcrchè nato in riva a quel mare, bru. nito al sole, al suo vento. MarioròChiarastè, Caruli. Bregeta "a purpaio/a ,. creature di OOe!>ia !>OUccialc dal cuore sognante di Don Salvatore o fiorite dal suo ricordo -sono perle nate da quel mare e ne condem,,wu come 11nprofumo /'essenza. Lui $lesso il poe. la, estroso. pensoso. loquace. 111ali11- conico impetuoso, taciturnoche ora so,. ride nel 11ersospumeggiante di grazia Ucvc, i11cisi110 di greca finezza. ora balena cupo, torvo, in un colpo di col• tcllo. in un "dichiaramenlo ". /11i sles. so - don Salvatore - è figlio di quel mare, ne è. se cosi può dirsi. f'espres. sione tiivente, Paola BONI FULIHI

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