Fiera Letteraria - Anno II - n. 43 - 23 ottobre 1947

4 La schiavitù I EPISODIO Coro di donne Queste rovine che vedete fwono la no· stra c'ttà: tronchi di colonne, lance dli muri epcuati. che il fumo degli incendi corona di fluttuanti veli di lutto. - t:.ra bella e lei ce, un giorno. Menene. Oh, come pare colll lontaM nel ,cmpo, me– mOTia d; fovola antica! - E ru apJ)Cna ieri quando le OOSl're C-aSc custodivano calde e sicure i r.ostTi pensieri acgrct..~ che 01a e.o! fwno. col fuoco degli irr e.end i. svanitcono ncll'aria imoassibile. - Noi. già reg ne ognuna del suo reç.no domestico. or siamo sch ave: madri . .fip0$e e figli,-d'uomini merli o M:hiav:. - Ma ceco J" Araldo che viene verso di noi. recando non so che notizie: difficilmente p:rad le però, chè per i servi ncuuna. n,otizia ~ piace,olc. lntnnto :1 cuore mi ondeggia nel petto fra mille pensieri, per~ non è mai colma la misura dei mali per du cade in di· s~razia. - Ud;1em1 rutte. Non onda1e poi racwn- 1ando eh<- r.on siete state avvisate. E prima d'ogn: altr.i cos.a. non mi serba•e rancore de– gli ordini che vi porto: sono la volor.1à dei miei s:-g:nori e non la mia. Io 1nno snltan!o ur~ arnldo Coro - Parla: non avere riguardo per r.oi , che tanto abbiamo sofferto e soffriamo. Anzi dicci subito quali altri dnlor;• dobhiamo ancora pa– tire. A,aldo - I m'.ei sianori que~o comandaoo: al!e ulmc dei vostri congiunti che mor:rono 1:1 $;.UCuaè prescritto un 1r.1Hamr.n10d:vcuo, sia che impugnassero le armi per aiu•ar n...•ivin· c:tori, sia invece per respin1'.:1ci. Cli uni ab· biano l'onor.e del sepclcro nella m·kl,a che vi sarà pe,mesaa dalla miseria presente, ma gli altri restino insepolti là dove pet caso si tro. vino e ,;ano paMo di uccelli e di cani. CorQ - Ahi si ,innovano i lutti di Tebe, della sÒpe m,,iedeua di EdipoI - Ml\ con p"ù crudeltà: eh~ a Tebe si trattò 10h-0nto dj Eteode O di Polinice, nati da un parto mostruoso. E qui non due, ma migliaia di fratell: h, morte div:de oggi più acerbamente di quanto non fossero div:si vi' vendo e morendo. - Nel nosiro cuore ,1esso di madr;_ di spo• s,. e d: 6glie li divide la morte e tutte assie– me le Furie sp:ctale ci agi.tano in due sc.h:err confuse e nemiche. (/1 Coro si scincle In due Semico,;, I Scm!coro - Dunque non seppell.rò mio 6glio} - l..,ennct1~ò che I cani lacormo le mcm' bra delicate del mio ,poso? - Che gli avvolto: piombino su mio padre? Cadde senza mo11rare le ,palle al nemico. Esalò l'anima con le pup Ile ,palane.ate, ea,plo– ranti l'ult;mn, vuha la cill4 dilaniala, se ma, fra tante orbite cieche di 6nrstre po.lesse scof gere q:ielle della su., cas-a. dove invar.o io l'avreii aspettato ~ ,opravvi\·ergli achiava. - Cli si ;rrigidirono le palpcbce aperte alla morente luce. Ed ora scintillano i •uoi occhi cl.i vetro, nella nc:a campagna. No, il corvo non pianterà il rosiro duro in quelle aemme prCL;osc, oggel!o del nostro rimpianto. - Ma dicci, arnldo: ounlr pena paghe1e– mo conlravvenendo al deereto? A,aldo - Mo1Tete: nè sarà breve per vf'ti la via della morte. chà fcrt le ~ la fantas.ia d~ ,i· gno,i nel dare tonnenti. Que,ta .\ la legQ;e: non ho altro da dirvi. (F.S<;cl I Semicoro - Ed ;o comiocio il lamento: - ahi patriaI - ahi guerra I ._ ah: pad,i, sposi. 6sli inutilmente morta di qu.,, e di là dalle mwa I - Se per troppo amore della mia v;ta, se per troppo timore del cHIÌgo non seppellirò i miei mort', fo,sc potrò onorarli ahr'mcnti? No. Dovrò lacerne anche il nome: nascooderk>. E nascondermi io stc,,sa. Il Semicoro - Pcrd1è vi lruncnlatc? Non siete nel giu5to. Che dovremmo p .angore e dire noi, che ,:amo vedove e Offa.ne per opera dei vo– stri parenti? Ahi, fummo trad:tc due volte: da.i vi1Vitor1 e dai concittadini c.he 1rad:rono la città l - Non si pcri1,,rono : vosrri mariti, padri e 6gli:ioli di perseguitare coloro che, nali da uno stesso palmo d tena, dettero piglio alle armi cetcando la libertà di noi tulle sui mor; li che attorno a queste fumanti TO\~ne lannu inutil~eorona di bellezza ed boschi. - t-orhmati ancora, se esal.uono l'anima premendo la terra - madre comune delle due onooste fra:oni - t:tafini dalla lancia fratrici– da I Perchè a: sopravvia.suti. ridoni in prigio– nia, fu riserbata uno morte :nfamanle. - Moli: stettero appesi pel collo, r,;ò gior • ni. Aht. 11is..ifruu; pendenti dngli alberi che intorno i.Ile rovine dclln p.-it,;a per questo non fnrnnno mai più piacevole v'sta a crea· tura che ch.-uda un cuore nel petto l Alberi crudeli, çhe ai rami s.oppor1nste : capestri odios' c.,e spez.-zarono il collo dei figli più ge• nero•· di una c:uà sventurata. - Ahi, ooere .lrnare della Ruerrn ! - Ahi. doni 1,neslidell'odioI - Altri, a mucchi come greggi d: pecore Waziate da lup. aHnmal1. l:.rar.o inermi e a nessuno dei fentor; ripugnò immergere la lan– cia nelle car111 indifeae dei lratclli. A gara li ucc devano sulle selci delle strode. - Eppure un tempo. un tempo fel;ce, per duto per sempre e vivo soltunto QCl!amemoria perchè p ù acerbo ne sia il confronto con que· sta slagione di btt1, su quelle selci avevar.o cammmato. hatcll1 cd unan;mi, uccisori ed uc• ci,i: sia ragionando insieme come è. costum:: degli uom1111,s;a andando ciascuno col pio pr.o pensiero. Cor!ei di nozze in comune alle– g,eua e funerali in comune compianto passa: vano, e ; cittadini ,ivolgeva1 o Rii una :1gli ahri. $CC.Ondo il ca.so , parole amor.!\011. - \Tullo q:iesto bene, d. nHetti è ~n1.o ~r colpa dei vostri e noi pouaamo giusi.fic.are 1) male che ci v,ene da stranieri, Mn quello che ci infl;ggor.o menti e ma,11 fraterne. Una Furia nd ~ (entra correndo e d Pone alla testa del I Semico,o}: '-- Su. non v1 perdeic d"a1•1mo, madri, spo. se. figlie di coloro che sono dclii assass;n, e trad.tori della ci.là . Ma raccogliete nel petto tutto l'amore che nutrile per i vosti morti e convertitelo ;n odio contro costoro che ac– cusano e maledicono. Una Furia rossa (cnlta corrcmfo e $l pone olla tesla del Il Semicoro): - Il grembo delle donne che vi stanno a fronte osp'tò gli nasassini dei vosni. Sono madr. di omicidi. Spose di cmic;di. Figi uo-– le di omic'.di. Craf6ate loro le Ruancr, strap· pale !0to i capell; e le fonebri vcs1i, cac– c.iatele dalla cinà chè sono semenza di ac1pi. I Semicoro - R mprovcri acerbi ho ascohato e accu– se pur vere. Ricordo, e ancora ne serbo l'or– rore. le salme corrotte degli appiccati: voi· gevano il capo m g ù come richi ma1uri e Ir.:guance, albergo d 1 carezze, erano onenda· mente sùate. • - Come crepe nella terra liv'.da so,to il 10le cocente, co.ì le loro labbra di»cccate. rivelatrici della ch'oma dei derti. - I capelli, che il sudore mortale ircol– lava alle fronti, res·s1evano al vento: fermi e dwi nella piega, come lamine di metallo curvate dal fabbro. Anche se interi nel loro ,;110.-edondolavano i corp•. - E le m:rni. ahi!, quelle mani c::ome le cancelle,ò dalla memo:in? Legate d Ciro In schtena con filo di ferro, che dentro In cnrr.e dei polsi annidato 3 fona gonfiava le p..,lme e le dr.a colore dii vioID dall'unghie pallide, tra cui improvviso guizz.ava il r.odo dei ceppi come un tendine avulso dalla compagine della carne e dell'oN3. Fun'a n~a - Sì. ma a moh: dei vostri toccò eguale destino. Or ora nel Fèito,. al cospct!o delle are abbandonate, a ccnt'naia i corpi dei vinti l•an premuto la polvere e I wiui delle rovine. Non avevano Jregua i CllJ'ne6ci e il loro ,u. dot-e era cop'oso oon meno del 13ngue fatto ve1sarc. Per di pi~. le grotte dei monti e ogni ricello guarn'to di m:.ui o di steccai: rigurgita di prigionie,; che aspettano morie. I Scm:'coro - Ahi, cagione di nuovo dolore! - E 1,on vorrete avere pietà della nos!ra ,orte) - Voi almeno ; superstiti onorano di pa· role e codeste gramaglie esigono rispc!lo. Noi invece dobbiamo vetgognaJ"ci perfino del no– stro pianto. Furia rona Non porgete l'orecchio a cosloro ! lns> nuano. parlnndo, veleni cospnr,! di micie. Do– vevano traltenere i loro uomini dal fare de– litti: li lasc,arono compiere invece, se louc non· li istigarono. Il meno ch•c-pouiale lare è porle n bando dalla città. Il Semicoro - Sì. uscite da quella terra, cercatevi al· tr<>ve una tana, cagne m.aled~te. - lo non r:spondo di mc steua ac costoro non mi si tolgono davanti. - Portatevi con voi i \-nstri morti, poichè Messcne si rifiuta dì ricC\'erli nel suo grembo. - Non poo avervi ,iposo d)i r'.dus.5c CO.SÌ la città. (EKono fui/e). li EPISODIO (Entra il I Semicoro) I Scmicoro Torniamo dall'aver dato ,epoltura a: nostri morti, sfidando il castigo e il biasimo. Qualunque pena ci aspetti, siamo pronte a pat:TC. - Ahimè, chè luttora, sebbt!ne d1sh:itla, la ciuò. rimane divisa I Simile a un cadavere troncato in due, eh.e nessun art fic:o varrà a ,icompo11e. - Mi sono accontentata di gettare uu pu– p:no di terra sulle misc,e salme: questo d'al– Uondc bast.., agli Dei irifcrni. - Non ho potuto nè lavare i corp;. nè dar loro tr=bu10 di balsami e di ve.I . Non flvcvo eh,. lac,ime da offrire - e battili accelerati del cuore - e sgomento - e P,l'Jra - e sfiducia nel cioman,. - Oh. perchè non è tutta sprofondata nel- l'abisso del nulla queMa m scranda ciuà di rovine. di incendi e di dolore? Intera doveva inRhiotùla l'abiuo con me. - Che 10no rima.sta a fare quagt1iÌ', in meschin.."l, ingannata dalla 10r1d - Ero madre e mio 6glio doveva !<>prnv– v vermi. FIERA LETTE:R1\RI \ dei Messeni di FORTUNATO BELLONZI - Ero sposa e avi:vo dir.tto akli nmplcsai del marito. - Ero figlia e m:o pad,e mi doveva cibo e sostegno. - Se almeno l'intero popolo di questa cit· tà (0$5e, spen10 1 chi SOPtn la .erra chi den· tro al suo grembo I Allora non ci sarebbe· ,o ingiurie, nè memorie di ingiurie, Ma tutti f" tulle a guisa dt lCffl~, quale caduto nel solco. quale sfuggito alla bilaccia del colono. liev:tcremmo iMieme la lerra grassa. Vi mcl• Jerebbe, un gio,nv il grano le sue 1:-nguc verdi. eduche,ebbe Pane buono, nuhito di car. ne innocen!e o colpevole. - 'fcr.nerebbe. que:st'area di ruderi e di morte, acd.e di case e d: v.ta. (Entra il Il Semico10) Il Semicoro - lo so che costo10 han seppellito di fur· to j loro morti. Q:iando il demone della ve,; detta non mi possiede, quando r esacerbato rico:do d~lle m1,: s0ffe,enze cede ad un muto e fermo dolore, :o non posso biasimarle. - Disapproveranno i miei morti que1ta mia debolezza? Diranoo che non ho un ali mo co· stante negli affetti? che per villà o per stan– chezza ho preferito la tregua del perdono alla guerra delrocl;oì _ _ - Non so. Ma r,ei miei aridi di dolore, nella m;a s.ele di sangue sento o. volte che s'agitano i morti: quelli di qun e quelli di là dalle m~ra: sve:81iati nel so1mo cont,o lor voglia, strappati alrobiio dei mali onde fu. rono af![uj vivendo, al supplizio o n.lla bat• taglia mi pare che li riporti io s.tess,a.con :~ mie ma.ni, con i miei nuardi, con le m:e parole catti\'e. {I due Semicori si un scono) Co,, - Sottile il filo che separa le cose giU$.e dalle ingiuste. E quando Ciov,.. :rato scaglia i s:ioi fulmmi sulla ctttà portando scompiglio dovunque. annebbiando le menti a: più aaggi, chi sa dire dove e come debbano difend("rs1 la lib_,:rtà dclla pa'r' a e la digni1À personale? - Si eh ed:e r uomo: starò di qua e d1 là dalle murn? Ma le mura in eHeui sono crollate da un pezzo cd ei;li le vede sol· tanto con gli occhi ingannevoli del!"amore e della speranza. Chè la F o,lunn ha volto c.,. mai le spalle all.1 ciuà condannata, divenula un ov:le aperto alle gole dei lupi: e ali Dei.. incuranti delle aL·oni umane, hanno pes..'\IO in cielo le sorti dei v:nti e dei vinci 1 .orì. - Star;ò col tiranr.o di dentro o coi IÌranni di fuori? Questo ,i chiede l'uomo, menhe da una parte e dall'altra le Fur e agitnno mentite insegne d: onore e di I ber1j, - Coffif- !'onde del mnre procellow. di <1ua e di là dal li.lo che invisibile ICP,.'\rail siuslo dall'ingiusto, : cittadini della ciltà condannala cozzano gli uni contro gli ah,i n gu sa di tori accieca.ti. Nulla rimane loto se non da1e e ,:ccvere morie. - Osc:JrÌ e tremendi i disegni del Fato, che a capriccio un popolo deprimono e u1, altro innalzano. nè $Clllpre il m gliore. - Ma che vedo? Olle rron: '°"o s,a1i eretti in mia nucnza: belli, di eleganle lavoro. Alla perdita della ci1.à sopravviS5Cro soltanto le sed'e del poti:re? ~ lo non ho focolare. nè giaciglio per i 6gl; e,per me: non ho suppclleuile alcuna e copena di stracci vago per b campagna n~ lren~mi di amare radici, se non m· IOCCOrre la pietà spreZ7.an!c dei vincitori. Cerio non avrc: creduto di veder più due troni così belli. ricchi cd crnati. - Saranno motivo per noi di c\ualche con· lorto? Voglio sperarlo, benchè a speranza mi sembri follia. Ma asc:oh:nmo l'Araldo: lo scorp;o che v:enc. A,aldo mngnanim1, eh.e questa guerra r~n volltro, che libertà v, promisero, or ora v1 han dato due Arcont;. che fra poco saranno qui e pren· dernnno 1 1 governo della città. Questo mi pare buon segno, beochè io sia persona rozza e d. poca c~llura: che tomiilte ad avere dei go• vernanti due uom 111 dabbene della vostra cit– tà; pcrd1è r.on c'è male pegg'.ore pej vin1i, a quel che d cono, del restare in balìa di se stessi o alla mcrcè di stranieri. DunqUc ral· legratcv . quanto ve lo concede il c!ol0re, e gua1do•t" al domani con qualche fiduci3, CorQ - lo 11 rillgrazio, Araldo, per le pa10lc amichevol t. Nè sono così dissennata - pur se il dolore mi tolse la mento quasi del ltillo - che ti Krb. rancore delle x.iagure che per la 1ua bocca ci fwono altre volte 1." -r. UH". aie. 1 u non ha• colpa verso di noi, ,. neppure i tuoi compagni hanno colpa: i solda1i che enharono a lona nelle mura una volta rispettale e temute della noslr<\ c !là. Combattere è un sacro dove,e, uccidere in g~na una ,cmla necessità. Anche annunciare sventure comandate è un dovere. Del resto un altro s.arebbe l'Araldo se tu r.<>n lo foss;, nè muterebbe per questo J;i misura delle mie pene. Araldo - Dunque addio e buona fortuna. Gli A1· comi $011 qua: li vedo vcn ·re, sollec ti - per.$0 - del vowo bene. chè pastori p,c· murosi convcngollO a gregge J)fOVato dnll'av– veno de11:no. A loro vi lascio: hanno volto ber.igno e muo\'ono il p,uso quali uomini di giudizio. G:rtamente mio padre si ingannava quandc- m; d'ceva peste dei governanti e ,ui monii. custodendo lo capre. ,ognava I' elà del– l'oro ~nta Jcggi 1 nè. ate, nè tribunali, nè guerte. M o padre era un capraro 1gno- 1anle: non fateci caso. lo vado. (L'Ara~o esce. Entrano gli Arconti. uno ncto e uno rosso, e pre:dono P')slo sui tromJ CQTQ - Ecco , nuovi reggitori della c'uà i anzi di quelln che (u Messcnc belfa, c"vile, dalle ampie p:anure inig:.ie, grasse, dcliz=a dei bovi aggiogati. Ahi, quante lance mi vibra nel cuorr- il ricordo! - O Arconti di un popolo vinto. che il ra10 d:vide in due sch'ere: di morti da un lato, di servi dall'altro, Rii Dei vi i,p· rino conaig[ giu,ti e p~tosi, chè 1u11ap·agata di ferite è la patria. Condona all'ultima rovino non so se dalla noslrl folll 11 o da un di~– gno div.no sottratlo al giud;zio degli uom ni. - Ce,~o tacete pensando l'immensa iatturn c:.he ci hi,. colpiti. Terrib'le è il vostro inca– rico e Inie che io. uomo, rx>n lo vOl'rei. Pcr– ch.è non si tratta di mura da rialza,e, di strade di traffic·1 da riaprire, di pascoli e di umpi da far 1omare quest; ondeggianti di biade e quelli popolati di mandrie. Ma di r.– costrui,,. dal nulla i nost1i c-..'Orist,az;a,i, che è impresa qu,ui-.divina. - Oh, dite di no, con ,erel\8 giu,1;zia. a1;1:li,ti•ni miei di vendetta: fa'-e che io non veda nella mia compasna la oem;ca; che ceni lo scamb'o perpetuo delle accuse; che i d·– sCRni persuasivi dcli' odio abbandonino la mia mente KOnvolt&. - Che di questa guena cr:.idele si perda ~I ricordo. Che dai graviss'mi erron io lral«!a saggezza. bontà di pensieri e di opere, lalchè di me si dica che non v1ss· soltanto da ma– tric'dn di una nob;le terra la cui fama suona ancora giustamente nel mondo civile. (Il Coro e:icc. CV Arconti, immobili, tacciono) Ili EPISODIO CorQ - Interroga~ gl I Arconti sul d.estino della pa• •ria ,confitta. ~ Una buona notizia vi porto e sa Dio - Ebbero anzitutto rampog.ne per ine. se ne ho il cuore contento. chè 6nora so"'o c1 Fummo cacciati in esil'o per colpa vollra staio per voi, mio malgrado, messaggero di - gridavano dispctlOli gli A1cont~ '- ma sole sciagure. Ed ho il cuore scns'bile. anche lontani. no,~ venne meno la nostra voce, nè posso veder piangere 'alcu1'0: meno o Messeni. Vi predicemmo queste svM1ture: di lulli le donne. che in ogni cinà. immuni Wla J>et una. Apollo ve1:dico parlava t>C1" no'; da colpe. pur.e subiscono il pe-g:gio. Ah:, non ci voleste ascoltare. però. Seau1vare _pcn mest:cre ingrato! sieri di gloria e ,ogni vani di grandezza. Oggi Ma ascoltatemi bene: i miei signo,i ne pa.gate le debite pene,,. PROPOSTI:: PER U N'A R '/' E VERISTA VERMEER: Panicola,c du " Lady ot thc Vigina!~ ». - E' veio, e forse giova che m; aia rioor– dato anche a parole. - Che potevo ri,pondere se non " avete raaione 11? - La prima p..irle del colloquio b dunque con,umata e-o.sì: gli Arconti 1tridendo come card ni male unili cd k> chinando il capo. - La $CCOnda parte fu piena di propositi di Riustizia: ho ncgl; oc~hi la :,,i, one d, un 1ribunale, grande quanlo I area da Meuene dr •tcuua. •· In lede mia, non ho ud·10 mai ,tante volle invocare le opere della giust;zia ! ~icono. i reggitori che di n:.,lla abbiamo. magg or~ b... sogno che di punu,e i colpcvol1. Al m,o IJ~ more che una simile impiesa bisognass_e d1 troppo tempo, rispose,o non aver (,etta: c~n_i.· pilano. io J)fopos:10, lungh·e liste di cittadmi. - Se, come dicono. si nasce un·camcnte do! dolore. .emo che la nascita della nuova Messer.e avverrà in p'ena n~gola. Starò a ve• d1.-re. - Pece.alo che sia c01ì s.tarca proprio Ola che avrei tanto da Eare I Vorrei sederm: su ~ aasso e tuffar.e il capo tra le ginocch a. Nond meno ascolterò l'Araldo. A,aldo - Vi porlo gli accordi di pace che i f!Ut': si,u~i e i voitri Arconti hanno pattegg alo poc"anz;. Non è stato possibile, ai ma-g:isttati di Messene, ottener nulla co' l010 discorsi. Eppure ne han fatti di bellissimi: ascolta~li". avevo I,. lacrime agi; occhi. Ma la vosha città ha perduto la g:.ierra: ecco tuuo. In fondo è a'uslo che ne 1Con1i le conacguenze, bcoch~ io sin del parere che non si debbano avvi· lire gli uom'ni oltre un cerlu segno. neanche i nem:ci. - E' perduta per voi la Mcuen·a orien• tale: se la prendono i vincitori. E cOsì le IOr• lezze sui rnon!i homati. Ogni possesso che ovcvnle guadagnato con le arm: vi è toho. Non avrete più eaerc'to; non f!01ret.e co1truire nè muri. ~ fossi. nè torri a difesa. Pagherete una ,omma di denaro e darete ai vinc'aori, per moh: anni avven· re, la metà di quanto Messcne produce. Una commiuiore dei no· stri v'gilcrà tra voi af6nchè i palli 5·ano one– stament,. osservali. - Ed ora me ne vado: è 6n;10 il mio compito. Torno afta J)Atria a ,'vedere la ca.sa e la sposa. Ai piedi mi sento spuntare le ali dal de,iderio. Add o. E senza rancOfe: i aot– d,u:, una volta deposte le a.rm: , hiln dtposlo anche Rii odi'. lo per me non ho nuJla da rimprovctMe ai Me~ni. cM: la guerra ;. u~ lr11Re del fAlo. (Esce) CorQ Alu, p."lrolc funeste che udimmo I Ahi, patria perduta l S'Ji campi eh<' ara,ono : padri dei na ,1ri padci 11 111stalh:rà il colono st,aniero, e co11 ta mai.o che ripok nel fodCTo or ora la s1>ada dalr cc di morie guiderà i bovi i.n· graNali da no,. rivoltando zolle non ,ue. - Nelle nostre case si aggirerà buttando via, r,ella polvere, i Lui vene1al1 da secol;; 11mle al cuculo che pigro depone le uova nel nido d'ah,ui. - Sui u,onti liomati, d:fe11:3 segDala da Giove a Mes.scne, vedrò rilucere ie lane.e De' miche, J)<"renneminaccia del nostro lavoro. - Come a,im' aff,anti da g(andi pcs;, re• chercmo ai padroni. costret11vi dalla dolo10sa neces.s tà. la metà di quanlo la nost,a tetra. produce. - E per .aggiungere vergogna al danno, ho 1,Jditogl: Arccnti ptoclamare: ft Da qui :n· nanzi Messene ripudia la guerra di conqu1Ma "· lo mi Jom.ando co,·è la guerra per alt altri popo11: !orse un al.o di amore? Lo vedo bene I - Non mi sfoggono le m;e colpe, ma noi\ posso fa,c a meno di confrontarle con le pretese virtù dei vincitori. - Dovrò ,impt"ovi:rarm1di aver combattulo? O,ch~ederc ragione a. miei generali se obbe– d.iror\Oalle ltggi di Messene? O chinmare vir1ù quel che fu sempre infamia per le e,enti di onore, dico :·1 trad menlo, la fuga, l'abban· dono di posto} - No, in quello mondo di crudeli ingi,r ,tizie io non commctlerò la maQgore d. tutte le sc.clleralczzc: quella d:• apprnvare la dura lettse dei vincitori e di cospa1germi !I capo di cenere. - Sbagliai t0hanto perchè non vins:: è il m'o unico torto. E' dolo~oS,oche debba dirlo; che o un ditegno divino. ordinatore degl, atti wnan:. io debba soui1uire la forz.a villana del caao e un calcolo di ricchezze a una somma di virti), - Nè senza un moto di sdegno ascolto, fra i miei, vanlani alcuni di aver, di propo' ,ito, bri"ato pcrchè riusc'ssimo v·nti. - Ahi patria. dalle mie slesse mani logo– rala. e piagala l Patria, parola crua. che cosl rllramenle ,i ode ve1\tre alle labbra in questa ora 11,J:menda I - Per me, nelle pu~scnti sventure tu sola testi. Meuenc. col tuo volto d'strult,), bnt c:'ato. Sei come i morti che continuo ed ama– re di Qua dallo r,ictrn che li chiude nel loro SC$lreto,di q:ia dal 6ume infernale che :men· ,ibili li rende a~ mio p:anlo e inc.apaCi di cor– us;x>nderr, ai m:ei ,1,nci d'amor!!, - Ah.i. Mcsscncl Non mi stancherò di 1iempir.mi la bocca del tuo nome. Ti cerco nelle tracce nere del fuoco. nelle porte vKY late. nelle 6nesbc divelte. neiz:I' ah;o.r' sco– pcrc.hia1:, nei focolari spenti. nelle lomhe de· serie n cui m·abbraccio. nellr s~alle vuote, nei camoi ~colti dov.e la mal'erba accampa i diriui del g_rano. - Tu sola non deludi il mio nmore. Tu soln se\ qu..'\ICO$,."\ d: 'V'Cronella tempesta del dubbio, Qualcosa di .,..nto in q'..lesta c1escente, paurosa mancanza di Dei. - O Mc»cne. non soltanto i v:""Cit<-ri: :-n– che i tuoi figi: 1'hanno ,·dona a tale I Mli f;n– ch~. un pa.lpito m' r(Sfi d. vita. tu in quello ab111, oalr1a. bcnchè dcrcliua e sprcui.ata. ,- Dovw1que poro-o l'orii-cchio. SOi\ voci est 'li per le, Sol una m'è p.rodito -evoharl11. è la vo--e di u... ooeta ncllliro, di Tirteo eh«." in• cuor a le tehit're o bc!la\tl'-'. Ma i noet; ~nno !I dono D!'Of<-ticoe al disopra delle passioni ITI~Mevoli dicono il vero. Scltimano Santa 1947.

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