Fiera Letteraria - Anno I - n. 25 - 25 settembre 1946

FLERALETTERARI.i 5 PEH. U A FILOSOFIA SOGGETTIVA L'inseg·namento di J acobi te lcJtc~c 5ulta dottrfna ~el~o Spinoza I offrono come unir 0 ~r11m1>0 le ri:t0r~e dtlla furono scritte da Federico Enrico J3cob1 metafisica. Perciò ogni llO!Ì:tione filosofica a 1?3rt'_rcdal 1783; a rileggerle oui, entro giustifica Se stessa alla SLrcgua di una te– un ~r~1tura che ormai interessa 1ohnnto gli I t-1.i~oninnu che d an~o di uoi, delle ragio- 6tonc1 delln filosofia es&c accennano a lC• nt 10 base atle quali accclliamo la nostra mi di un'tmualilà tale da auggerire J'im- ~orte o le opponiamo un rifiuto o ancora magine un «contemporaneo•· Uaucrebbe, cerchiamo neU"opern da noi costruitn la 11er co1wincen,ene. a1>rirc la Pre/a.%ione del Jeginimn:iione dellu n~tn presenza. U 1111 18_19, là dove è iCtil!o che per l'uulore « la tcstimoniunza che 11011 è mui grutuita, che ec1enza e la ,•critù non hanno un valore in· non :,i esnur'.sce in !!le 5tcsu ma si dilutu condizionato », che il suo amore per 13 come un dono, come il tema di un inoon• scienia e la ,•eritia è un omore 5ubordinn. tro nel quale essa mette c.ai> o ad una og• to, intere"ato, e perciò 110n puro; insom• gellh•ità, e cioè :uJ un t e~ suto di arler. ma, <'hc a lui manca « l'ent~i3smo pura. mazioni ed esclu:,ioni c.he va( 1 on 0 oltre mente logico•· il _circolo chiuso dcll'indj\iduo, Ja <iualt= stono altri corpi ed altri CJ~eri pc:111a11ti. Ed è la fede ehc ('i meue in condii.ione di app~ndere d,e « i,cntiam 0 il nol)lro corpo io queslo e llucll' ahro ,iato e mentre lo Eentiamo a,·vcrtiamo non eolo le noo;tre mu- 1az·ooi, m:1 anche qualcosa di affauo di– verso e/re non è nè semplicemente se1150. zi-ine nè lemplicemcnte pe,uicro, cioè a/Jrc cose reali e in vero co n la certeua con la (Juale avvertiamo noi stes.si, poiclrè 5c11:c1 il tu è impos5il11le l'io». E l'altra fede, <1uella che fo be.:11i. • insegnando all'uomo 1..ome !)OSS:a acce1tare condizioni mediante le quali faccia progrestto nella èUa esisten, za, 1i innalzi ad una vi1a suJ)eriore, e quin. di nd una ~uper'ore coscienzn, e i11 c5,W ad urta superiore cottolce,u:,, ». Dove è pa. lc,,c t':m1ici1>nzio11edei moti\'i che aaranno 1,oi eorrenti nella coscienza r0111nntica: da No, alis a Schleicrnacher al Fichte della /n. 1rodu:io11e alla vita beata. cl1e non l" nè agire nè rcugire, u~ J>Cn!llrc nC fare :e, e nemmeno l'agitar.ione incom• 1>osla dei furori che straripano oltre le di• ghe della caa:ione dissipando ogni traui11 della nonr.a faticl\l Chi accolga la prote ..ta di Jacobi rommisurandola a quel tanto di J)atr1111onio illumiobtico che l'educazione 1deali~ta ci ha fallo ormai oc<1uistare pf'r scm1>re, po1rà bruciare i suoi res <lui peri• eolo~i e ~erhare d1 essa. l'insegnamento a cance llare ogni Ji:,1wari1àdella co~cienza cou Studi ,agli artisti Una arOMO e a1u.ca polemica stanno 1vol- 11cndo da qualche siomo .-li artisti romanl. Il Ministero del Tetoro dOVTebbc .asuljnare nlcuni studi dell'E.x-Accademia tedesca eh V\lln Mass.mo ad artisti itahani bisognoai. Data 111grand4; crisi degli studi che, co– me tulli ao.nno. aono occupati da gente di ogni 1pcc1e, e dato che la m~gior parte dc\ pittori e degli acuhori italiani lavora ~n lo– cali di fortuna, uaolulamenle \nadatti, ci tembra ovvio che quegli 11udi ex-tedeac.hi, Ira i più belli e più comodi di Rom.a, ven• gano a.. egnati a quc;!i artisti che pur tro• vandOf'I in precane e d.f6c:.ili condir.-ioni di lavoro {alcuni di CMi aono perfino ac:nz.a 1ludio), siano anche tra quelli che più at• tivam.ente con1rtbu1acono al buon nome del– l'arte italiana. Es.si, infatti, han bitogno .... ,oluto di lavorare, con una certa 1icurc:ua e con un'atttcuatura adeguata, li nome di qued. artisti è inutile farlo pcrchè .ono Ira i più noti di Roma e d'altra parte aia il Mi• niatero del Tesoro che l'lnlendcnz.a dJ Fi• nanz.a aono a.I corrcnle dcUe loro nece..i- 1à, perchè l'UNco or.i-no competente, la Direzione ;eneralc di Belle Arti, h ha ac· gnalati. E' .iato perfino recapitato all'ln– lcndcnte di Finanza un memoriale firmalo dal Sollosc8'fetar'io olla Pubbhca latrurionc dr. Par esce, dal Diretlore generale delle Belle Arti, d• critici di fama come Lloncllo Venturi e dai reda11or1 arr:ia:tici dei più Ìm• portanti quotidiani di Roma, tultc persone, a prima vista, dolnle c'1 maggior competen• zn {almeno lo .cred'lamo) dcll'lntendcnle d1 Finanu. Sono !lllrole nelle quali ci sent":11110com• puo e:,sere solo un punlo di arr'.vo, non promefisi, se il ,timor~ di una intcUig~nz.a ma,i un J)resu9posto, ile vogliamo .1ollrarri J>er!a d entro or1z ionh senu colore c1 ba nll a~unJo della i-pontaneità cd autono– porta.to più d' u.na volta, nei confronti del- mia indiv1duPle chr 1•erdono la rirdiuz=a la filosofia, al J>reoccup:uo balzo indietro e varietà dei loro contenuti per naufrag:arc di chi alrimpro, v·~ i.i affacci ad un bal. nello "quallore ..dal ho di una ident là eone prilo di :i-inglaiera. Come,. quando astraila. uoo ii gente oscilla.re il terreno 1otto i Qu~ta nota ru 1nel'"'j a fuocu d 3 Hcgd piedi, ovvero l llcnta a re11pirare un'aria ncl1'E11cic/opedia (!uando definì il punto di lrOPJ)o rarefalla per i fiUOi polmoni che ,·ista della filo~fia di Jacobi come « cou. non possono fare o meno delle esalnzio- sistente nel co,;ct>pire il ocnoiiero come at• ni che mnrn.la la lerni gra~.!la di umori e tività 10l0 del particolare e dichiararlo ~r ealda J >er il ! lli"'"O dei ,i\cnti, la filo~ofia quesla v·o parimenti incapace Ji compren• commigurata all'ideale della oicienz.a pro,~o- der(' lo vt"ritii ». Se tutto questo ecandaliz– ca in noi una &orla di disagio, lo ei(Jmcn· Un sOSJ>'•llo di irruiona(jsmo 11otrcblJt' qui scand:: ilinn.re chi, come noi. 111 a <1ua– le prezzo ! !i pagano le defezioni <Mia ra. gione: e per un do1tpio Ordine di moti,•i, Ee, il sentito, il corporeo. sembra i-tringcn· il t>ensicro in un abbraccio rnor111le, .. 1 tempo stesso che 1ft fede m:e111e per og– ge.Uo la natura contingente e finita de.I· /' uomo si erge di contro alla filosofia e fi. niscc per depre::::arla. Ma è pro1,rio la matura con1in1ente e finita dell'uomo e.be ulimcnta di sè la filosofia, mentre h1 fede o,i radica neUo dono di 1,peuarç le ma– glie delln f.Ontin~cur.a, della finitezza, di toccare quell'a:,6olu10 che per la filoM>fiu rimane il lermine di una riehic8ta ine• Hrnribile. E allora la ragione non po1lu• lando in ,;é la 110sEibilità di rispondt're a raie richesta, accetterù come proprio quel terreno della !ìnitcun sul quale euu dovr~ llOrsi non come t1cl1eletrico intellcllo, 11111 11ar1ecipando di tullu quanto la co,c:cnr.a, di tutto l'e~ere dell'uomo che reco denlro di &è i lievitj non uliJ>Orlabili del scnlimcn– lo, delJa volontà, dei desideri. Nou più la ragione se1>arala dall'uomo, r'dolla ad « una !'f'm!)lice C()f;adi pensicru ~ @ lcir.sa. Di fronte all'inteUeuuali.§mO che dt:gra. dava nel un li\'ello quasi zoolor:;ico quei temi icnza dei quali la ragione diventa ge. licia cd :i~lrallu - il sentimento, il ,olcre, lo inclinuzioni che solo 1'11ridità di un cer– \'ello prco<'cu1,a10 w1icamenle di ospiruzio. ni u.·entiriche poteva con[inare nel pato. logico; e anche qualcosa che a torto la filo– eofia tradizionaJe a.veva Ncluso dai suoi doruini: i bisogni. che in,,eelono la coscicn. :ca oon meno deU-abi10 in cui essa è rac– chiu.3a - incombe il ri:,rhio di una riviu. cila di tali temi, che f nirebbe con confi– gurarsi come una SOJ>praffo.:ione irraziona, li-tit a• .\d evitare tanta :.confitta. che col– Jlirebbc la ragione iou1 cOurt e non ,auella :.olu che col farsi 5peculaii:a è cadu.ra 111 mistria, intristita, non v·è tw1heua. ~ n on a J>allv di aprire le porte della fi)o ..ofiu che l' cnlu3iac.mo pur:.imcnte loaico a,eva 5lrrare. Avrirle al sentime,ito che è /o st<!S• 5a vi1a, riconoscere che la filot.ofia !òUccb.ia il pro1>rio nutrimento oltre che dai razio– c:.inii dell'intelligenza, dai no&tri umori, d11i crucci che pesano 6u.lle no:,tre giornale, dalle pau.sc in cui e.56e si schiari.scono. Non ci rattristeremo !!le,così facendo. ao. drù perduta l'illusione millenaria di una (i. losofia tulla racchiusa in un pegno di co– nosec1tza, dcJla platonic11 cpistèm~. ChO anzi. quel!IIO 83;rà serv"ito a sa:omhrnre il nostro cammino da una delle tante chi• mere che aduggiano della loro presenza i corridoi ahiucia1i deUe accademie. ROSARIO ASSUNTO St.arcmo •des!IO a ve de.re i riauli.ti: •pe– riamo c:.hc non ., commettano lroppt paNi falsi, e che j ver-i aztiati, e non quelli ere.• ti allo scopo, abbiano ral'ton.e. to delle e!) eaazioni cht" t."on ..1atano eenza giudicurc, restando ineHìcicnti ri~petto a •1uelle etiigcnze che significh·umo in un bri• vido e plachiamo con un atto di volonlà, ma che lascitmo disnrmala 111 nuda logica. Di quesfa non rimungono allora che i ,ni. ti: concetti entilit."ati, i <1unli hanno preso il posto dei fanta~mi corpule.nti che si ali- 1 mentavauo della immaginazione. Si pensi alla foscinnione ddl'idrali~mo, <1uando of– lri\'a la 1>ot-~ihili1;,di dtfinire e anticipare .a priori la naturn f'Ollle l'arte L'-Omc le v;• 1 cenJe degli uomini: un:1 fa,,.-innzione per– duta per &Cmpre il giorno in cui ci accor. ~emmo che '"i trnt1,1,•a i.olt11nto di un am· mirevolc ca~llario e che, ad accoglierlo, ci oiaremmo rnch odati alla nC!atione di a\'Venimcnli &pnimentali nella pena e nel disin~anno, mu t'he 1100 rientravano io quegli spazi ure~tabiliti; al rifiuto volon. tario delle c8JX'ricnze artistiche alle quali <111elcasellario non faceva J>osto. I FILOSOFI ALLE PRESE L::i lezione di certi grandi mae:.tri con- I lempor.mei è !>e:rcntoria come una para– bola, .!'C uno 1111~ò di per~ona la fcdclt:i ad uno t1ch.:111adialettico fermo ai.Il.I 1,cienza, alla verità, che riconosce\'& la logica delh,. storia in avvcnimenli ai quali i 1uoi stessi discepoli 11i01,pone,•ano con le armi alla mano; mentre l'ultro si è chiuso iu una Tigidità che tiene del diSJ)reuo di ( ror.le a quei risuhati Jellcrari cui le Eue dedu• zioni diale11icbe non offrono alcuna con• ,,nJida. 'on si lrntta !,er noi di O!)ll01Te un nuo\'o «sistema• alle drficicn1.e di co• desti ,istcmi: con la crisi dcli' deali!mo ha inizio Ja dissoluzione di ogni 1istemalicit:i, in quanlo il sittlema. che 1111~c.c, apJmnto, ""foll'entu.siasmo puramc11te logico, mene ca• 1)0 a quelle « <"hiusure » della filosofia cou– lro le quali la protrsla d.i Jacobi conscn•a ancora tutta )a t1ua urgenza, Della filosofia, è \'Cro, non po.;,iamo 1>rh•arci: ma quando cSla ci rinchiude nelle 6lre1toie dell'intel– lettuafomo M'Oppia la ribellione della co– j§c·cnza nellu <1u.1legli interrogativi di una verilà oslralla occuJ>ano un J>06tOnon esdu– sivo nè llrc,>ondcrnnte anche oie non :.e– -<'ondario. u1vu Hcgel, noi :.-.1111,iamo che il J>rt,blema della filosofia non è bolo <1uello di rispon. dere agli interrogutivl dell'inlelletto a!&e– lato di verità. ma coincide con la mohepli– ce Ji\'f'rsità de: nostri impea:ui, dei quali essa tenia una e§plica1.ione teorica. Espii• cazione, sem1Jre, delle nostre carenze, dei modi occorrenti ad apJ>ngarlc: e perciò ra– dic-nta in quella finitezza che ,muO\'e il primo assillo della no&lrtt inquitelud·ne. L'allarme di Jacobi, allora, la EiUari.vcndi– <'Uiont' dell"indi, idualità eoniro ogni one1. tivazione rendente a di~,olvere gli ind vi. dui in una a,,1r:nta nozione di uomo o J>Cn– tiero i,, ~etH!.rale, non val1ono b-Olo con. tro il ,uo untagoni ..ta McnJelssohn, ma con. tro o,:ni teorizza.:ione che !!i faccia, sulla base dell'unilà del pen~are e dell'essere, dell'a~soluta un'.1ù come in1elle1t 0 infinito. in quunlo cosi facendo t1arcbbe accettala quella dedur.ione dell'e~~ere dal pcnsil!ro discorsivo alla (!Uale @i oppone il nostr" eSEìere che condizfona l'intelletto e non ~cnturisce da questo. Chi faccia iJ bilancio della propria. gior. n11tn, 6COJ>rirù una agitazione nella quale l'inquietudine conosd1h•n non abolisce gli lilimoli 111 piauto ed al riso; nulla è più assurdo, ai noslri occhi, di certe immagini del s11~gio cl1e r'cliiam:mo il fochiro im• pt186ibile su un lc1to di chiodi. ESEe risul– tano enigmatiche. di quella t1focata enigma. ticità d1•• rcee S9inoza inaccellabile agli ,,echi dell'uomo che pure a\'tVa famil:a• ritù con Goethe. « La :.ua testa - egli 6Cri• "l'e\'a parlando di sè - è cre~ciuta insie– me con il t-uo cuore»: hè alcuno di noi potrebbe rifiuturc rodesia frufe 1,e in t.._"6a la rotlura con Ku111, m:uuruta eu una e,,i. dente conv~ri;enu di impc,ni, coinc·Je con il nostro di,-onio da ,iuel filone delJa filosofia moderna che 1ius10 da Ka.nt, ave. va ereditato I idule di un JlCnsiero modd– lato liulla matcmati('a pura e sulla fisica pura. Già 11cll'i1111>05ir.ibilitù della metafisica, ti'. c.hiarata dn chi volc,a tencr,i 6U code:.to terreno. <''è unn confessione di insurficien– z.a che @i fo più d1iara qu:mdo uno f! con. Hpe,·ole, a un tempo. della uece-.eità di e.:,.1a o della irnpotenua dcJr·n1elle110 ad ap• pngare da 60lo una as1Jira2ione che com• 1>rornelle 1u110 il nostro essere. Non fòi 1rat~ la di un lusso, quando J>rclencliamo fu me. rnfisica e nemmeno di (utili interessi acca. dcmiei: è un bisogno da 1oddis.fare, e non può eoddi~farlo dai si tensa ,;ul terreno arido dei billogismi: anche il mae1tro di KOnÌf!:•herg se ne era accorto, condudendo con l"insufficicm:a della raa:ione lt>Orelica (e cioè del ~aperc sc'cnlifico come para· digma di quello ftlosofioo) e 1ornando ad .. ssumere nell:.i filofiofia le vibrazioni del M!nlimento, gli ap1>elli deUo ,•olonlà, o ~bbene iul terreno di una • coscienza in ,:;enernlc » eh~ in d<"finitha, rimanda il èen. tirnento e la ,olontà ad una m·1ura dj deduùoni i11telLt1tualisticb.c; mentre Ja• robi, rifiutnndo la pro1>ria adt." ..ione al :111- to illuminislu di un generi("O pensiero "Univer:.ale, drnuuz·u lu 1,ropria opera di fi– lo5'lfo c.ome K lo 5pirito di u11a dia indi– .vidunle, dr/l'uomo f"ederico Hmeslo }a. cobi •· E' que--to I( pun10 in cui oii decidono le noc.1r.- conH'r,:enze, !e ln filo30fia non può 11101har i fuori di una pregiudiziale autobiografica: è In nostra viln con le sue offerte e lt' flue deficienze che decide ~li .orienlnmenli del nostro peru,iero. che fa Jievi1ore dentro di noi <iuelle criai cui si Se per tanto temJ)o In filosofia @i è per&a dietro il miraggio di un archetipo capace di ca,•are da sC la mollcl)licitil dell'csi. slemr.a che !i incardina nello ~1,uio e nd tempo, il cammino additalo da Jacobi ti pre.:en111 ai no,tri occhi 1anlo più ricco di prorne,se: non !:i tli.. ('e-i:i dell'unhersa!e ad una ind \'idualità 11nchilosata neUa «ua Je. ficienza di notazioni concrelc, ma una ri– chicsla di orizzonti dilatali fino all::i com• pren~ivi1ù as:olnta da !1arte di que1 ,in– goio relaz. onato che <'OSlituisce il nostro primo acceMO all"cuerc. Una ricbjesla de- 6linata II rimanere inappagala, c:e ci chiu– diamo in un procCfi:.o purarue.nle logico: per cui Jacobi tt'nta di 1odd~darla col J>O. slulare un salto. il fomo~o ~alto mortale e.be Het;el ciudicher:i un « s-iho nel vuoto •• e che davvero e:,<'e fuori dai ronfini della filo.-,ofia t)C.r concltuler'-' ad una 1>rofessiooe religiosa. L•im1>0$Sibiti1à di auin~re <liscors:ivo– mente iJ primo as!t'Oluto, la condizione in. condi:ionata ci jnchioderà. a questo 1mnto, ad un:a 1lrujlgentc alternai va: diuolvcre la filosofi11 in una esperienza religiou estelica, ""' rro correggerne le nmbiz.ioni esuberunti. Jacobi sceglie In wima vio, J>Crcui la .. ua filos,ofia muore di una /ed, non precisata, c:.hc 1>rcludc a certe voc:uioni romantiche, cieche alla luce del ~ioroo per amore della " nolle piena di ~eg:rcli •· Tulli nasciamo nella fede come rulli 11asciamo nella MJ· rietà: con queste parole uli rompe i sogni '1ella s.t1pienz.a intellelfuali11ica, rammenra ancora una \'Oha come la filosofia degli uom·ni non csaurista il numero delle cose che sono fr3 il cielo e la. terra e al 1empo "-lesso propone al sa~re umano un fa5ti1;io relilioso. E' H •egno di una sua doppia 1>arentela, eon un Humc dll una parte e con i romanici dall'altra, se il noslro « na– -cere nella fede» indica J'.insu((icienu di ogni conne.uione di idee a dar conto di quella realtà che in tJrimo luogo consta di « matler o/ /act • (il kanliano • più del <'oncetlo »), al tempo EICHo che l'incf(i. ('lenza dell'intellettualismo per accedere olle idee della rogione 1>ereuade ::iJ uno ~lancio mistico dell'anima, Lu rede. duu, que, in una duplice nccer.ionc: In fede mr– ,liantc la quale sappiamo, Ira l'altro, e/re abbi.omo un corpo, e c/u, fuori cli noi esi• PSEUDO-MODERNITA' Fa piacere nolarc come la quertmon10 ,ull'arlc 1i sia per .othliH1mc 1 ,e ri,o/ta ndla querimonia de!la moroìilà. Le 1101l11, ~me t'ic sono quelle ,teue che un dl por– tarono alla co,lituzione dell'aukmomia dei• l'arte. Oggi ricalcale, con intatlo omore per il proccdìtncnto cla,.si/icatorio delle strutture o della strutt.ura dello spirito, l'ar, te ripaga la brcoe /el1cità della ,ua oulono. mia. Dcli' arte non ci ,l preoccupa più, rc– •tano le as,i,i utlc quali altre .:olto ,i oda· gi~ e si ce,ca ,olo di spiegare se quelle ar• licolozionl furono inùentalc per amore del, l'autonomia dell'arte o se /oucro /.un:iom reali della co.scicn.:a roceolte inforno al ron· cctto d1 cuo. Vladimiro A ran1io-Rui: nello •• Fiero Uttcrdria " dd 5 .aetfembre con un orJ:co. lo: " Intuizione cd e,prcuionc " rimette in moto la groua que,tionc, grouo perchè so– no ,fate c°"'sumolc per eNG non ,i ,a quan– te Jonr:c/ìo1c di carta e quanU etta~1tri di inchius!ro, dclt',denlità dei due termini; e ,osllcnc questa idcntitd contro lo acallrito kcnlco della logica (tanfo , callr.to che ne può /are beni11imo a meno) G.uido Caloge. ro, che dcli' idcntilc) non ne ~uo/e sapere I'.' ho d chiarato che da mondo è mondo (mon. d6 occidentale che comincia con lo filo.ofio g,eca) è staio sempre ritenuto che 11 /allo del con.templare ment<J= e quelto delf e,. spreasionc linguistica .ano cose bon d1·• ,linfe. Po,chè il Calogero corrobora la propna lesi con l'inle,uento del buon aenao al qua ie sembra indiacut,bile qucald d11tin:fone e poichè l'Arangio.Rtr..z allo sleNo buon .cn– "' /a rieouo per fondare la identità de, due momenti, lo 1teuo A rangio-Rui: è co atrello od una revisione cri!·ca del buon senso e giunge alla dl.tl1.11z1Qnc(,atmeno qucsla /} f,a prol)Crbio prodotto dal buon senso che non ,contenta mai nc..,uno e rl buon «:nso t>C"ro e proprio che dà ,asionc .id uno allo oolta e quuta uolla la dd ►t­ l'autore dell'0t colo cOn il dctlato: reni te. ne, &Jierbascqucnlur, che •:gnifica niente d1 mc-no che aD>!rrolo il pensiero {e in que,to ca,o li pen,icro ri al/erra con fintui:ione– eod è la ,tcua int.uzione) L>Crronnofuori pe.r /e"ca con,cguenza lt1 pdro/e c:oè I'ctpr~• alone cht1 /a tuU'uno c0n l'inJuizfonc Carlo– meontc il Calogero lerrd in ,erbo .un altro deNato del buon un,o che dure> ragione a l111un·41tra oolld, ma, 11ccome cred\omo che ooglia ragiuna qucs!a volta, temiamo ,he si approprie,d del dettato ini>ocato dal– •" A ran/lfo.Rul: e glielo n'produrrd pari pd· ,i. /r: xdc di altruismo a1.1oluto è il meglio che .; ooua /ore. Sta d1' jatto clic da uno parte t' Arongio– Ruiz .astiene clic l'identitd fra Tnturzionc cd espressione è rcta ne~asaria dallo .pc.e• chiaTSi, dal " naturale ,pecch:ar,i o ,dop~ piars1 della nostra oita di co.teienza: acnli– rc e sentire di sentire: è sempre H!nllre che è sentire di s,cnhre... Lo .Jopp ar11; il due in Dl'IO "; e dall'altra il Calo,:cro nclf arti:olo: " Pensiero e Unguaggio ". ap pori/IOnclta riuista " Poc,io e veda ", A. posizione che non pud nemmeno chiamar. si speculativa. Egli, di/alti, rimprOL'ero al– i' estclicd crociana un residuato gnoseolo1t•· co nella 1dcp1trJt~e dei due tcrmrnt. " Il rnoli&JOgnoseo/ogKo IJi .oprav.:,ioe pc. rollro net ~nso Che\ questa 1mmag1nc o:: concepita come cono.,cen::a e inh:i:ionc lcr>, rellca di quel sentimento, il qua/o di per sè ci sarebbe buio cd ignoto, e solo ottro– ller,o quella sua lro1/orma::ione in ,mmagi ne u,l1rcbbc alla chiara luce dello consape– rJOleucr" {La .cuoia dctl'.uomo, Firenze, Son,oni. 1939, p. 231). Per il Calogero la pt.f!lslonc, che .sarchbo l'elemento da cui l'arte frac origine, è rt!af. mente cono,ciula q.uando &Ji ai ùÌUe den· tro, mentre nel conto e' e aolo il tupero, mento e•letico delta possrone. Uopo aoe-r creato la compljloouonc de< ,upcramcnlo che nQn si capi~ come ai,vcnga nsendo U lingua1111io .afo mc:::o tecnico di c,pre► sione, il Calogero crede di caOOr,idalle di), ficoltc>, " laxiando aflo apeci(À.o indagine della natura del linguaggio la più e,a:Jla dc– lerm:nozionc d, lutti questi problemi ". t::.d egli la lascia t>C"ramcnle a chi la 11t1ole,per– chè non cred iamo che con la aemantica ab• bia ri.o/to la q.ue, tione. Perd Il Calog ero h a un argomento più daci1/l)O: " una co.sa è eerla: che allro è parlare altro è poetare e non si ùede al/atto perchè non .; po,,a parlare senza prima aoer poetato, quando ogni eoidenza dimostra il contrario " (La scuola dell'uomo, p. 23J.). R,,punla /'cui. den::a del buon .enso e, co,a più algni/ica-– t:L.a per delineare il comportomenlo dei /i. loao/are del Caio1cro, •i può richiamare la applica:.ione di un atteggiamento che gli sta molto a cuore: " pen.are non Tn parola ma in idee, ci~ nella /0M1a vis:1'o dclf og– getto, di ra/figura.::.ione presente all'occhio dello ,pirito, do/l'immediato volto dello real.– ta (V. a,r. cit. in " Poetia e u,rr,'1à "). Que– .tc pc-rò .ano parole. E siamo con ciò tomoli al punto di pa,-. timza delle tre cn(ilà di/fcrenli: percezione. Intuizione e e~cssione COn una ch:U$Ura del cerchio perchè qui il ,cn,o è il teo– rico del sapere, è il punto terminale dì un ditc0r..a interiore e intJecc di vedere oggell1 si aaco{tano IOlo par<>te inaign•ft· canti t'llc quali si l)Uole per /ona /are ae– qui,tarc .un sen,o a/fermando cho ·• re► prea,iona è una dupfiee intuizione: ìnt.ui– zionc di ,è •leua come immedfoto suono e l'intuizione della 001a che ea,a fa ,eman• licamcn/c sorgere innanzi a/Id coscicm:a (V. ari, cii. in " Poc,ia e t>eriJc)"), Or. rnai l'idcnf;Jica:.ione di inluizionc cd capre► •ione, nonodanlc il buon uo!erc del Caloge. ro, è a&Joenuta e quel " semanricamenlc •· è proprio fclemcnto colloldolc dello aitua~ :ione. L' arie che il Calogero ix,/coa scgra– tornenle tubordinare alla morolitd ,i è ri• acattala e n·,chia di elfeti::.zare il morati. ,mo di Cologcro che, come alcuni sanno, con,'ate nel "grulo del lfUSIO altrui" che I./. /, 1945, a6crma che" altra è fimmeodio• ~--------------i la figura dclf'es-pcricnza, allra lo ,ua de11. gna::ione ", pe,chè " percezione, intuizio– ne cd esprcuionc ,ono Ire cnt 1a diOercnti. Le due prtme $0no le1afc Ira loro do un'uguaglianza formale, lo fer::o i inc;cce distinta da es.,c per una sue peculiare ca– rolte,is!ica, che le attrìbui.tce a ,ua oolta una di&Jersa dualitd J.un: ionalc ". I motiui che inducono il Calogero a quc– •lc.1 distinzione non sono di natura leorica e non lo poal/lOno c.uero p~r la •ao aJeuo LIBRERIA Scienze e Lettere ROMA • Pi&uo Mo(Ùa-, I - T•I. So.,,, i libri che ~i occorro110 ... ESTETICA è " un più profondo gu•lo di me ~ dc.ti– mo " e che come .; vede, è g;a abba,lan– za es/et!co di per H aJc110. E rarte} Che cou e\ rartc per il Calo,e ro> Potrnnmo dire tupcramcnlo della pa1- a1'orte. •.• A .lo éca-o modo :n,ornma che noi Lct•'om~ a porlala di mano le com,. pre110 contro il mal di tesla, o i Ionici del ~•lcntd nerùO•o, co.J dobbaamo lcnere a memoria poe~•c e mutiche e quadri e •ta• tue, che a' rieq.uilibrino quando ne abbia– mo bi.ogno " (La .cuoia delr uomo, p. 235). Bene. Ca1ar.,; della catarsi. Scnonchè r A rang10-Ruiz non è dl qucato parere e, conlro I' arlc cho educa cquilibran• do, ao,lienc che " r arte educa perchè aqui– libra, perchè turba e rompe un eq.ui~ brio. turbare il quale ero cducotiùamenle ne.cc, -. .orlo, Del reato quel luo " pi~ profondo g,uslo di mc rnedcaimo ", che e\•• il ga.to del gu,to o/Jrv(' che co,'è, caro Calo1er.,, ee non il turbamen to di quel pratffo equilibrfo in cui conai.tc" o ... I Jmmed14'0 p-'b di me medesimo " {Pcda110g;,,mo auolu– lo, ,ecenaione a " La scuola dcli' uo. mo " in A nnati della Se. Norm. Sup, d.: Piao, 1940, f. 1-11). S., coal •tanno le COM per r A rangio--Ruiz non aappiamo come e1li og1l poNa .aatencrc l'uni Id dei due fermi. ni: intui:ionc ed e1prcufone. Se l'arte Il ,quihb,ante, pul che quella cqu1ft:b dhle, de&Jec1.1cre ìnlenzionalo, do~ e.sacre csprc► so tenendo cura che I' c1pre1aione tia rfool– la allo •quilibrio che dc0c prodarro e non all'intuizione che dcv. esprime-re; eua ue– de, in altri tcrm1"ni • .oltanto gli altri, cior.a che l'Aranglo-Ruiz vuole ei>itare. Del ,e,to nella rcccn,ionc citata a " Lo •cuoia dcli' uomo " r A rangio.Ruiz alla c,;– tica del Calogero ali' idcnhtd di orte e /in. JfUOlllfio conffnlilkl e oggiungeoa •• mai non pcrchè ••, come dic. il Calogero, " altro à parfare, altro e poetare " o perchè po.. c.iaterc qualche '• orlc acnm lin•uaggio ., . D1re1 che 1l linguag,rio non .; può idcnli• /rcarc Janfo con r arte pcrchè si identifica tanto con r arte quanto con ogni all,o mo– niJc,lazione dello ,pirilo - e cioa con lo ,p1rilo ,lesso in quanto .pi,,:to i autoco. sdcnui ". E co1J, contro il buon volere doll'Arangio.Ruiz, fintuizionc, quella par• ticolar 0 rnlui::iona artr.tica, ft e\ di•giunla dalf e,p~.:a.,one, perch'- I e,preask>ne o è tutla e aoOO'mente dietl arte opp.ne è an mcuo qualsiasi cha non fa corpo unico con l'arle. Gli è che l'Arc.t1gio-R.urz punta pii} del Calogero aulto morale e la morale ,;. tchia di rendere eteronoma l'arte a lutto pro/ilto dl k ate.s,a. Ewittamenfe quello cJae desidera il Calogero per la •ua concezione. Ma la buona aorte è toccata atr A rangio– Ruiz. Sfo l'Arangio-Ruì: cha il Calogero aono uogli'osi di modernità e teno non esila ad adottm- 0 modi e atleggiamenti di pensafore d" of'#u,oceano e I al't)>, M -p,prrmc.r-,e. ta propria .. mpofia per un folo«>/o ame,.Ìc09lo. ,:rende a prestito per inlltol~c uno sinfc-11 leo,d ca il titolo di un libro di quel filo– ,ofo. Ma, purtroppo, •io il Calogero che l A rongto--Ruiz non rictcono a sotlrarsi al mondo cianico cui debbono lo loro forma– zione e lo s/or:o pe, giungere alld moder– nita li porta a deformare concetti e moti"' dcll'anl1chitd. Mimctl e cafarsi tropouano clallo loro co•lituzionalitd estetica in po0eri termini di mora/ria otlimiahco e la Grecia perde quella tragico /iuita astrale che lo rese opera d' arie o come ogni opero d' orte incomprensibile e Vrclotil>a o noi. A. G. FERIIAJIA

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