Fiera Letteraria - Anno I - n. 9 - 6 giugno 1946

ESTETICA dell'empirismo Il '700 rappresenta un'avanzata della • Na. tura, a acapilo della • Ragione , , il diffon– dersi della • senaibililà , e dell• • emozione , fin allora tenute in quarantena dal rigore del sapere matemalico e geometrico. La na· tura, il paesaggio, l'esotismo o'irrompono atfraoerao la pitturo, le relazioni dei viaggi, il gusto di collOCilre i propri personaggi fra • scenari selvaggi e inesplorati. E' il secolo della •enaibilità, in quanto Qa/orizza emo– zioni ed aspetti del mondo non reperibili al chiarimenlo di alcuna oerilà razionale. L'in– felletf.uolità della grande epoca oarle,iana persiste nella plastica moraleggiante di Po– reuire, questo "Seneca della piltura". Nel– le volute, nei cartocci e nei /raatagliamenli più scapigliati della piltura barocca ,i P,uÒ rintracciare quel parlicolare guai.o delle se– zioni coniche, delle ellissi e delle iperboli, che sì propagaoa dall'astronomia e la do- • minante preoc.cupazione dell''unità nella mol– tepliciti&". L'immediato piacere d'un bello non "in. teflettualizzato'' si rioela ini>eoe, negl'inter• ni caaalinghi di Chardin, nei matrimonii e sulle /ea!e co.mpagnuole di G reuze, negL ''alberi di Cuccagna'' di Goya come nelle mitologie addomjeslicotc e nel!;! padorel– !erie in porcellana di Sii>res o di Meissen. I raUi d'Europa e gli Ercole ed i Marte mor– bidi çome cialdoni alle,tano, colle loro pose uità in una società indirizzata al ra/{tnamen• da minuetto, ,I progreuioo oblio d'ogni gr,; to del piacere, come i giardini ingle,i atle– ,tano an guato enciclopedico della Natur~ non ptÙ religiosamente ri,pettata, ma me. scolai.a • contraffalla artialicamente. Co,1 Horne con A ddiaon, con Burk.e, T emple.. Shafte~bury, Berk,eley, Hume etc. !'anali– .; del bello aensibile dioento. an problema per la ricerca teoretica fin allO{a paga delk generiche definizioni platoniche del &llo co– me ''aplendore del IJero'' o che ci .corgeo. un• equazione dalle componenti arbitrarie a1- la mani~a. di Leibnis, I tempb du gout •i moltiplicano, e gli abati corrisp..,ndaiti di V ollaire oagheggiano un taglio dibc:.catore d~ grandi poeti ridotti ad aiuole «I a ,im– metrie fiorite, a maggior gloria del ••~lo •enaibilen. Da qaute prime, e speuo rudimento/i ,;. cerche aal ''bello di natura'', e sul kllo del– le arti, e IJ01ff1ufto della Muaic<J, A prou– duta la l)ffa e propria estetica delt'800. Di là hanno preao le mosae le analisi Kantia– ne sulla natura del Bello e del Sublime. O•· aeroa acutamente .Mario Manlio-Roui, o etti * deoe l' eccellenk frodurione dti tuli roo– oolti in L'Estetica dell'Empirismo (2 ooll. e~ Editrice San.ani 1~5) - "Tutto l"e· •tetica empiri•fa teade per forza a conaide-– rare il bello c0me aentimenlo, come alato d'onimo prolJOCatodalla contc<mplazione del• la co«1 bella, In breve., a far passare dcfinili. oame,.te il Bello da conNCenza o sUuarione 4'1/1eHil)O, e quasi o.d eliminare i/ momento (dicio-mo) teoretico del Bello, il Bello con– aìste ne!!o speciale sentimento delle cose be)– le, nel piace,e cfi contemplarle". Si allinea– no lungÌli elenchi dei piacer{ dell'immagina– zione, si addilano, qll4li pouibili eccitatori, la novità, la merai>iglia, l'eccez1'onalità; ci sì imbaldanzisce fino a segnalare, ollre gli an. tichi canoni della grazia e della misura, il piacere dell'orrido delle foreste e dei oorti– ci, si analizza •otlilmenle il piacere del– l•arguzia e de/ pittore:,,co. Si elencano emo– zioni nuotJe. Pumeo elencaoo famiglie di pianle, Ed il bello tJÌene ora additalo nel– l'intensità e nella /orza delle ,ensozioni, oro nell'anticipazione dei V ero sensibilizzai~ ora nella unità collegatrice della oorietà e nello saggia disposizione del creatore o del "Gran– de Macchinatore'' c'1e avrebbe spar.a il OC· lo della bellezza sugli oggetti (che in sè ne •ono prioi) e dei ocro morale. Si metto– no a contributo le rooine, le nuoolc, i cri– .talli, gli emis/eri stellali; si pa,aano in ras– ugna le moli colosaali dell'antichità, i giar– dini pen•ili di Babilonia, i tempi greci, le oaftedrali goliche; si cerca di carpire il se– greto e•fetico della Natura sconoolta e dello tragedia di S'Fial?_cspeare; si sagiiono i pia– oer-i prooenienti dall'uniformità e dalla re– golarità regnante nella Natura, I problemi che affronterà poi la Critica del Giudizio sono già proposli, aspettando un'o~'1ilettoni– co ai.temazfone_ Le di8<:Ussioni ,ul gu,to, le diatribe sul- 1' emozione es!elica del 700 hanno avuto una capitale influenza nella determinazione del panetfetismo dell'SOO. Poichè il Roman. !icitmo è, fondamentalmente, panesleli,mo. L'Arte, fin'allora subordinata ancel_Mdel Ve– ro e del Buono, aflerma la propna autono– mia. Anzi la propria egemonica superiori là. Canone regolatore e principio comune a que– sti esteti ,è che non sus.sisla uno Bellezza d, nat.;,.a data mp: una capacilà aoggetlilJO, xppure unioersale ad intendere il bello. Con A cldi«m viene prospetlala una ricognizio– ne dei Piocen· dell'immaginazione, come di– stinti dai piaceri /isici o dalle .oddisfazioni intellettudli; un Hutche~n, si ce-rea il cri~ terio del 'bello nella simmefn"a a,t/l',armoni– ca proporzione nell'unificazione del molte– plice; un 'Burk,e, ci •'inoltra oeno un pre– •enlimento ilei bello 1uale lo intenderià Kanl, ,com.e dì ciò ••che piace senza inlCf'.eHC'' o indìpendenfemenle dal concetto. Sorao forse. questi i tre -momenti e•senz:iali deir~lelica del(empirismo inglese. Cosi, a poco a po– co timidamente e cautamenle, si oiene eatol– l~do una capacilà del Bello od una facol– tii Jell'immagi111a.zione fin' allora .opraffatta dei diritti preco.tituili del Vero intellettua– le rn>elat.rice dell'Assoluto, con Kant, con i po,af./(.4,ntiani, con Schopenhauer, che le c,,eera la prioilegiat.a aituazione di detentrice del.I.e idee eterne e aceoertrice delY ade«u,u• ta o,pttivazione della volontà. Su quesi.e premeue ai coalitui.oe quello che polremmo chiamare l'a.rtecrazia del secolo XIX: la ti. tonomac.d,io G·el Genio, il mito del po.eta dpre e ,>,ate, il presi.igio dell•artiata 'sa– cerdote dell Augusto V ero'' e guida delle moltitudini_ LollENZO G1usso rlER I LE1 TF.RARIA 5 MUSICA POLEMICA DOMENICO DE' PAOLI: Claudio Afonie• verdi. Milano, Hoepli, 194-0, pag. 270, L. 140. Debenedetti, Bo e la critica Que,1a nuova monografia sul Monteverdi fa da utile complemento ai recenti studi $ulla vita e l'opera del cremonese, sia per la rac– colta .in unico corpo delle più aggiornate indagini d'archivio, sia per la vista d'as.. sieme a tutta la produzione monteverdia– na. Sebbene la monografia del De Paoli sia più imp?stata in un senso storico-bio– grafico, i giudìzi 81svolgono secondo un es,"\. me critico che non manca di valutare t:ste· tic.amen te e di segnare nei limiti del l'arte le variazioni d<·lla poetica monteverdiana. Sol che il De" Paoli si fosse proposto di chia– rire l'individualilà d'uomo e d'essere affet. tivo del Monteverdi, le soluzioni cui s1 per– viene in sede storica, avrebbe ricevuto un impulso meno schematico. Ma, per quanto non si possa imputare agli studi monteverdiani di questi ultimi an• ni (vedasi il volume Musico, n_ 2. di San– soni) d'aver tralasciato la posizione partico– lare dell'uomo Monteverdi nei gusti e nel gioco ambit·ntale tra il cinquecento e il sei– cenlo, pure il De' Paoli si è voluto tenere nei confini - e c'è limpidamente riuscito - di un excursus intelligente e rammoderna· lo della vita e della produzione del Mon– teverdi, senza pTetesa di approfondire in ra• dice i moti vi e gli umori poetici del gran 1e Claudio. GIORCJQ ~ETHOCCJIJ POLlTlCA EUCARDIO MOMIGLIANO: Storia tragica e groltesca del razzismo fascista. Monda– dori ed. Milano, 1946, un voi. di 142 pp .. L. ISO. In queato volume l'a.Uk»e inarra pacata• mente, e talvolta con amare punte di sar• casmo, la st<Wi.apubbliu e segreta del raz– zismo fa:,,cista. E.gli epica-a, documentando- Leggendo :,u •· Cos/..ume " la recensione, o piutt~o il peraonale discoractlo, che Cailo Bo dedico m Saggi critici di Debene· detti, mi è capitato di /are alcune conside– razioni su ccrli aspelti della noslra critico letteraria che, 110/endo /Jalersi di una re/1- giosl;. con,iderazionc della oerità, non ~ at,;· vede di quanlo giuoco essa conceda pdral– lelamcnlc a una rcoioiscenzo dell'ideolog1a A Carlo Bo ,uona falso e relorico il lin– guaggio di Vebenedetli. Egli si d1iede: " che coso gli è manca'lo per tagliare di colpo ,--;uesto registro di sentimenti e di ri– guardi, per iniziare un diKor.a veramente libero e pieno? ". Nella quale domanda si ha il prospelto del crilico cl1e ouo/ sradi– care un linguaggio retorico e finisce egli sles,o per subire una retorico dei conlenu– 'i. Cosa significa '"iniziare un discorso vera. mente libero e pieno? " E come Carlo Bo può aiutarci •• a dimenticare un po' di più la cioillà per aderire olla sola tJOce della ocrita? ". Comprendiamo beniuimo lo slalo cs1z1a• le del critico che vede di fronte a sè, spie• gate e intimidalorie, quelle categorie rap– portare ogni questione a queg,'i indici e:.tre· mi. Ma quel che ne risulta compromesso è lo si>iluppo storico dei /atti. I quali sono penetrati ili conlen.uto e /ormd non in modo successi/Jo, ma univoco, cos~ clic un conte– nulo diviene tale proprio quando si articola come linguaggio, e nel suo prodursi sono conneirsi e concrelati quegli indici della real– tà i quali, con:,iderati iciolti dal piano sto– rico, aasumona il caraltere di ideologie. L'importante è che non tJi sia una ,cissione, o, per dirla marxisticamente, un' estraniazio– ne. Che altrimenti un linguaggio separato da un contenulo storico corrispondente, (che è la conseguente risultanza dei fatti in con• di.tioni determinale) dilJCnta retorico. ai_ continua~te 8:4-1i t~ _ufficiali _d~I fa- Dunque il punto della queslione è qui: sc1s'?o, sc~JttJ e_ d_isc.or~ _d 1 _Mu$$0~ 1 ~ 1 , a!· corrisponde o no il linguaggio di Debene– t~~giam~nt~ e d_ac~iarazi~ d_ 1 uo~_•n 1 poli- detti a un contenuto critico} O, più pro– hc1 e d1 g1ornalu1t1, le raJK>m politiche che priamenf.e è quello di Debenedetti un /in• con~u$SCro il f.a~•~ ad adott_are in ltal!n I guaggio critico? A leggere questi suoi .ulti• le idee. e la leg1•laZJonc :r~zz1sta n~ta- m mi saggi -si aooerle una fioritura letteraria Germania. Op~~mente~ r autore diagiun-1 che osa ancora abbracciare il co,lrutto la,– ge la reaponsab1l~ del popolo da quelln tino e aer-oirai di una morfologia quasi ca• di pochi governanti in una delle manifesta- nora e oersidico C 1 è tutla una gioia di z.ioni più impopolari del vecchio regime, Se muor.>ere la /rase· di spezzarla là dor>e si questa se~razione di r~~JMa_bilità _non _è in.-inua una punt~ crilica, e di incontrare a.empre facile, nel ,groVlgho d1 sentimenti, lo :,c,iltore aaUo stesso piano che q.uesti oie– di rcaz.ioni, di opportuniami cl-..e caratteriz- ne proponendo 0 / critico, tanto che nel sag– zarono il ventennio della dittatura, in que- gio su Alfredo Ponzini par di risentire un ato campo essa è più che agevole. echeggiamento panziniano e, riespressa per Questt, libro, iie aggiun~e un~ ~est'lmonian: un'affinità del gusto, la morbidezza del oer- za alla lung~ catena dei delitti commesin 30 di Catullo. • nel ventennio, è ~nche ~n aperto elogi? ~ Insolita e adetJole imprcsttione ci de•la· un commovente r1conosc.1mento delle v1rtu t I" gr • 1 / d" · del noatro popolo, virtù ehe vengono da no _ques O '~lf'Uagg,o e ffue_• a orma_ ' ,n– una antica civiltà e da uno apirito di tolle- tcll,genza cnhca che non ci_ erano ptù con· ranza fattosi costume e norma di vita. Ed I aueti o causa di un nostro impegno sempre è 3 ignificativo che questo riconoscimento più mordente e controllato da un movenle venga da un iaraelita che ebbe a soffrire_ "Cienti/ico, che inchioda ogni noslra ricer• p.rifflA come antifascista, poi come ebreo. ca letteraria ali'attuale piano storico. Ma pu• re sappiamo quanto più dannosa e a•torica aia quella esigenza ventilata da alcuni CTi• lici clic moslra di non accetidre per buoni un /ing,uoggio, un contenuto, che non ri– spondano a un ipotetico dcnominalore co– mune che sill}nificherebbc l'encnz~ della tJerilà del no~lro tempo. Nel qual c<JSO il critico fa la. parte dcli' uccellalorc che chi a• mo ognuno nella rete. Quando lo scrittore ,i pone il dubbio della storicilà che possa più o meno informare la sua lctfcraturo, fi– ni,ce qua•i •empre con l'incappare in una categoria ideologica, che può chiamarsi Sto-– ria o Verità. E questo Debcnedetti lo sap Nel saggio s.u •, Una gwrnata '• di Piran· d~llo, gli /Jien /alto di npelere questo con– clusione: "il disastro di chi ce.rcd è che finiace sempre col t,ooare •'. Ri,pondiomo a Carlo Bo dicendogli che l'unica tJerità accettabile è quella che ri– sulta da un appro/ond,mento, da un'esca• /Jazione del nostro lavoro. In esso quando non ci saremo fatti impressionare dalle va– rie idee-archetipo clic lo rifrangono, scopri– remo un senso che è il noslro e quello del tempo c:he oioiamo, e nella tecnica e negli ,frumenti che la concrdizwno il modo di i>iQere, di parlare, di essere della noslra società •, Un millenario ado1tamenlo - scrisse· Rillt,e - fa s? che noi somigliamo al mondo, al p_unlo che se redassimo calmi, ci dislinguer;mmo appena grazie ad un /e· /ice mimetismo, da q.uel che ci circonda '•. Per cui non dic'ramo a Debcnedelti di ,cendere su un piano storico-lipo. Ma piul~ tosto andiamo a sincerarci se il suo è un piano storico. Se cioè in esso aoc,iene ano, univoca corrispondenza dell'uomo con il ,uo~ laooro, cioè con la sua lelterolura. E nella prefazione leggiamo la suo umona impouibilità di compiere il s.!lto, cioè di tagliarsi dietro le spalle un passato e la tJO· lontà auai creduta di non chiuderai nel– l'esilio, e quindi l'urgen:.a di agganciarsi alla maturazione del tempo attuale. Coaì. I' uomo Debenedetti ha due conti aperti:· uno con un pauato che non ouol stagnare,. e un altro con un preunle che, per eu.ert tale, uuol tirare tutte le conseguenze di un panalo. E co•ì il critico, menlre preporo amorosamente un libro su//'Al{teri, si impe– gna con gli ultimi scritlori contemporanei e .sente in alcuni di cui •• l'aQVentura del– Yuomo d'occidente'•. Si direbbe che il cerchio è chiuso. Ma. per riaol/Jere la clausura è inutile geUart il cerchio delta ci/Jiltà per il lriangolo dello verità, come Bo vorrebbe. Si tratta inoece di sludiare se e come il friAngola può entrare nel cerchio. Si trofia, per uscire dai giuochi di pap role, di oedere fino in fondo il aenao def proprio la/JOro che da ~lo può inquadrare l'unico piano storico possibile. RENATO NICOLAI Il suo volto è lungo e magro; i suoi occhi incisivi, il naso diritto, la mascella forte: le rote un poco in[osaate, la fronte altiMiiya conte conviene a coloro che hanno dimeati. chezz.a coll'intelligenza; mn di lui è sopra– tutto notevole il tono della voce, leggermente sarcastico e sprezzante talvolta, un tono in– confondibile da attore in certe occ.a.ioni, ma sempre improntate ad una grande lucidità, quasi che quanto dice, sia iitato meditato, re8'J)ÌTato, eollecitato e quindi modellato in una forma troppo bella per non av•TC qual– che dubbio sulla sua validità. INCONTRI CON ALBERT CAMUS a-a:li altri uomini? Le notti erano afose: in un angolo taceva \I viaggia.to ,e clandestino Nicola Chinromonte, e Camus si faceva mae– stro di scena, sulle labbra le parole di Amlep lo, negli occhi un fugace accenno, ed un poco di sarcasmo e d'ironia nell'inquietante sornso. Quando i tedeschi ai avvicinavano a Pa· rigi. ed: egli si occupava della • mise en page • di un grande quotidiano francese, fo il primo a darci l'allarme sulla nostra sorte. Nel suo apirito si maturava un proget. to: a Nimea, nella dolce Provenza, durante un tempo infinitamente lontano, forse inesi– st'ente, quando egli Tiiipettava gl'ideali ed i maestri, da Cide a Montherlant, da Mal– raux a Ciono, aveva preso possesso di una piccola pensione, in c.ui due vecchiette alle. ativano manicaretti. Si diffondeva_ con cau– stici paTticolari. iiulla vita provinciale della Francia. Le strnde della ciltò., altra verso la sua voce iii animavano, riecheggiavano il color loc~le. e egli· concludeva che si sareb– be recato a Nimes, nell'attesa della giustizia e degli uomini di buona volontà. Taceva Fuori, nelle strade di una Parigl triste qua~to deiierta, morla prima di morire, vibrava appena lo stropiccio dei colori che partivano, quasi il brusire di un vaiito fiume'. essi erano i poveri, ricchi solo di ceste, d1 copr-rte, di gabbie, di gattini, di bambini. I ricchi poveri di cuore, altrove attendevano la pero!~ fine, o presunta tale, ali' alterno gioco delle vicende belliche, a cui erano estranei. Camus, riprendeva. la sua parola incisiva, da cui non trapelava alcuna traccia di com. mozione. , Studieremo la storia della civiltà romana; i tuoi bersaglieri mi saranno mne– iitri. Fra le pietre le erbe saianno verdi, ed: j feldgrau aembreranno ramarri. I fiori sfa– villanti le lucide lucertole. i. grilli cantanti rinnov~nnno i miti. Ed il sole ci dirà che In · vita è qualcosa degna di un musl'o •· RammentaVb egli che la guerra iii propa– gava come un morbo sul territorio della sua p,-1.tria? Non sembrava che di quella mo-– iitruosa macchina fosse cosciente. Rideva, .,fuggiva alla realtà: si mimetizzava nel puro ihtellettuale; non credeva ai fenomeni di– itruttivi e polverizzatori della civiltà, in Quanto era convinto (e forse è convinto) che questa non è tracciata, nemmeno come or. ma, sulla sabbia di un deserto. Les dieux aont mort. ... Ed allora era pur poasibile la morte come ai.sterna ed il suicidio come speranza, il gio. co ecenico come catarsi di un raro abbando– no aU'impreveduto, inventato da un più lor. te di noi e perciò credente nella magica IP"andezza dell'attore, modellalore di vita nello spazio di poche ore. Camus si compia– ceva pure di un sordo riso, in contrasto al– l'eterno pianto di coloro che non avevano più nulla da perdere se non la vita, poicJ,.è egli l'aveva già perduta, almeno come esi. stenu. c.he possa aspirare all'eternità. e ai faceva sfrontato nell'inneggiare alla saggcz. z.a dell'indifferenza, sulla falsa riga dei mus– •ulmani, suoi fratelli per quanto concerne lo jus 90Ji. Di lui ci resta nel cuore sopratutto la suo irpietata volontà di essere straniero alla vi– ta, e più che la volontà. il fatto stesso di non concedere nulla alla vita_ nè un pas· aato, nè un futuro e nemmeno un presente. Ma allora di lui conoscevamo solo L'En– oers et l'Endroit e l'aureo volumetto •di No. ces, dove lucida e puntuale l' espresiiione let. teraria, scolpiva nelle pietre romane di Ti– pasa, negli altopìani di Djemila, nell'armo– nia di Firenze, il contrasto, In volontà so– lo poetica di essere contro In disperazione di non saper essere. in quanto egli era stra• niero alla vita. Dal paese di origine. !"Algeria. ha appre· ao che nulla vale in quanto tutto vale e viceversa; dalla prima dottrina religio11a e metafisica, il comunismo, appresa a contat. to con Jean Crenier, è pervenuto ad una posizione religiosa della rivolta anticattolica quanto anticomunista. Peraltro dubbiosi so– no gli accenti. un poco Barresi{ljfli_ che ci pervengono dalla :,ua ultima operetta Lettrc a un ami allemdnd, Il metafisico della ri– volta, per non farsi piegare dalle leggi del· la vita come sistema dell'assurdo, cadreb– be forse nella mitomania nazionalista? Non vogliamo nemmeno supporlo. Ma di tutto egli si fa forte, perchè auda– ce plasmatore di formule letterarie, di cui la chiusa forma ed il serrato ritmo, rappre– sentano l'ide1:_ltificarsi, iiolenne quanto esa– sperato, di una tradizione daHica coi nuo– vi contrappunti stilistici e sintattici, derivati dagli ultimi modelli americani, Era ed è amico; e forse un giorno verrà in Italia a cercarci, e noi lo condurremo fra i nostri runici. Ancora la suo voce ci per– viene, e lontano, in un turbinoso ruggito di cannoni oltre un orizzonte carico di nubi Biblioteca Gino Bianco plumbee, scandiva l'allucinante t'ltmo di quei gioTni, in cui l'Europa affondava, « Par– tez. T erracini Maintenant l'héroisme est mori. et il fau~ savoir réaliser la fui te •. Partimmo, e lui relìtÒ: pili tardi venne. Venne quando il freddo gli ghiaccil, le membra in quel di Lione, venne quando an. dò F ranci ne a cercarlo. Nel 801e dell'Africa parlava, e consegna già a noi, gli amici della miseria ~ i com• pagni della libertà, il messaggio dello Stra– niero, quello eh"- Callimard an\'.Ora non r.vt '– va fuso nei pio1abi dei suoi tipi. A Cal,gola accennava ridente; non folle ~ra l'Imperatore, ml'- sagvio sropritor del– l'arcana favola che è la vita; ai occupava della peste, da Poe a Manzoni, a quella sconvolgente narrazione che è la storia del. la peste a Marsiglia. Colà il solo vescovo era rimasto vivo; pauroso non andò più a portare la sua assistenza religiosa ai paesi dei dintorni, I parrocchiani offesi di tanta vi– gliaccheria inchiodarono i morti di peiite sul. le mura del Vescovado, e poi come fossero palle da cannoni, lanciarono altri morti ol– tre le mura del fortilizio per diffondere ià dentro j germi del morbo. Dovevamo ve• dere in qu'CII~ parole una coinci-i~nzn pura col male che dilagava sul mondo devastan. dolo e corrompendolo, o doveva.mo attribui– re al giovan maestro dell'assurdo e non del. l'esistenzialismo, come ebbe a chiarire più di una volta, la volontà di farsi interprete di quel surrealismo tipico che divenne la vi– ta durante gli anni della peste nera? Lo scrittore Coincideva coll'uomo? Questo era il contrasto di allora. Se as– surda è la vita, in quanto oramai priva di le– gami morali, non doveva egli manifestare il suo scetticismo e lo sua volontà di essere uno straniero, in vece di una sua passione quasi morbosa, per cui ama,•n mescolarsi cogli uomini e le donne, lungo le spiagge africane, là dove il sole fulminava i ,gatti, e gli arabi cantavano tra i montoni, alti i pn– slori sulle dune ricche di erica, di cacti spi– niferi. di acciaiati convolvoli africani? Se assurda è la vita non avrebbe dovuto ri– fiutarsi egli di forsi il bardo dei kabili, cho soffrono, già tanti anni or sono quando mi– litava nel partito comunista, e farsene nuo– vamente il difensore, al grido di • gli ara• bi vogliono imparare Montaigne, e i fran. cesi non vogliono •, quando pochi mesi or 90no il sangue corse da Setif al mare? Aali uomini dell'assurdo devono sfuggire i con• cetti di giustizia e libertà, e la perennità dei principi e quindi della metafisica è l'im.. presa più inumana, e però più ricca di sub– strati poetici, che si offre all'uomo che vuol rinnovare il mondo. Ed invece ... Appaiono, oggi che è ce\e. bre. i paesaggi africani in cui la nostra om– bra ii'intrideva di vento e si allungava smi– surata., fino a cader nel mare. Ragazze giu. live cantavano, e ghiaia rotolava in una eter– na consunzione, La sua voce limpida modu. lava le idee di cui era padrone, e le go– VCTnava come se egli ne foiise l'affettuoso padre. Ma già correva verso il pallone lan· ciato nei flutti, ed a quello si afferrava, oblio. se e vivo, in un dispettoso contrasto. Ed invece ... Avrebbe dovuto contentarsi di ci~ che si dice del paese d'Oltreotlan• tico. ed invece è andato in America, ripren. dendo nella realtà quel viaggio Karkiano, a cui l"autor di Praga donò solo il volto di una realisticn fantasia, sottomessa alla metafisi– ca del primo e pili corretto esistenzialismo. Perchè partecipa egli, e così intenaamen• te alla vita, quando la iiua logica aspro e terribile gli dice che ea-li ne è eiitraneo, che gli uomini tutti sono soli quanto stranieri Se si muore che resta? Neppure il ricor• do; tutto s"invola. Ma intanto, pur malato, come gli accadde allora, rinnovava i vecchi ludi c-alcistici, cd il giorno appresso a Sha– kespeare, sotto il sole implacabile, eludeva l'assoluto dell'assurdo come sistema, attuan– do l'azione, riprendendo l'inno un poco dan. nunziano e montherlantiano, ultimo stile, verso il sole. Assurda la vita ~ atramero Camus, respon– sabile di un malin1eso, ma pur creatura d1 quell"enorme Malentendu, che interferisce aui rapporti umani? Sì. Ma perc.hè egli do– veva aiutare i fuggitivi dell'Africa, che, oltre, Orano, attendevano dal feniceo Marocco la possibile evasione per i Lidi dell'Atlantico americano? Ciò non era nella logica anche se era nella perfetta linea. di un'umanità in– tegrale e dedita all'uomo. La sua casa era aperta in Orano: la sua p~ssione umana sincera certamente, u la vita e la libertà impegnava in un gioco l"n– cor più assurdo della creazione letteraria. Ma nessuno ha ancora potuto apicgare. perchè anche la sua dourina, che in .Afri– ca aveva maturato segretamente e sposato integralmente con rara perfezione formale a· deguata a ben vigorosa sostanza, non fosse meno sincera di quella dottrina per cui ri– schiava allora, come rischiò in seguito la vi– ta e la libertà. quando al contrario egli stra– niero avrebbe dovuto rifiutarsi, Se ne andò dal!' Africa quando l'afa at.ro • ce rendeva necesaario per lui il fremito de– gli altopiani di F'raucia. Ci sorridemmo in un caffè, e nor, ci vedemmo più, anche se talvolta un raro scritto, rinnova , ricordo dei giorni passati, Venò. Non parlerà della resisten. ,_ Quel– la non è materia letteraria. Dirà che forse dall'assurdo si sta avviando verso la dottr: - na ddla rivolta, che rappresenta l'unica mo• raie in una vita dove il auicidio sarebbe l'u– nica speranza. I suoi occhi saranno tenaci, e pur dicendo ancora una voltu che non è esistenzialista, e che anzi dis<·ute a fondo le teorie di Sartre e di Simont de BeauvoiT, si rnmmcnterà dei ,•ini cari arabi, di Ferhat. Albas che, secondo.. .,.~;ri-n~. Sì quan– do gli arabi conosce1anao 1~.,1,.._ -, n"n m('n..,. -:li Platone, albrn ritroveremo la fi.duc,a a-:-1~ l'uomo ... ~a ;l discorso n·.m terminerebbe più. E'\IUCO TEttllACl?\l

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