Fiera Letteraria - Anno I - n. 9 - 6 giugno 1946

4 flER I LtXI EHARIA RASSEGNA BIBLIOGRAFICA Momigliano e l'odierna critica dantesca L'ANDO i,i ~,·ppc che Auilio Momigliano Q lavorn, 1 n :1 un commen10 della Vivi,w Commedia pili d'Wlo s1or1>e la bocca in uno smorfia di untieipata Jj(lideoza. Quan1i, jnfatLi, conoscono o (Jresumono di cor:.o"cere le focune della criti{JJ di Mo– migliano '. E dicono che le 6UC fondiuueu– ta filologiche ::.ono m,sai deboli; ch~ e~a non ba vigorp e concretezza di imposta· zione storicn; che essendo povcr.1 di filo· sofi:, ignora i muhifonui problemi che ogni opua Ji poesia racchiude in ec 61CS· ia. Siccome, poi, essa non s.i lasci:1 tutta sgrct<,lnr,; tt'a tanto a:,s.alto e senza poE.a riemerge si finisce col concedt'te e col con, ludcre che essa nasce tutta Ja pu.rn scru;ihililì1, chf' esso è una critica impres• s.ionit1ica, lusinghevole e blnndie.nte, mn labile ed cfTimera. Ma non tuni mostrano di &'ll>Crcche di filologia quesln criticu ha <1uel cht Jc bosln; che le ricostruzioni 610- ricbc e le chiorificnzioni teoretiche ossa le la6cia Cure agli altri e le assimilo pudica– mentl"; clic i :,uoi problemi. di metodo es- 611 li tiene celati in sé; cli.e invece di trai· tare astrnll:uncnte la problematica dcHe opere oompfof'endosi di formule impres- 6ionanti, cssn la risolve senza residui nel t:UO 11~renne e ('onlinuo farsi. Piuttosl'J, llllll critjca come (JUC6tu di Momig.liano, che si presenta come critica di poesia e niente altro, ha forse un solo vero dife110 1 che probabilmente è impli– cito nella suu uatura: difello di costru&io– ue. L'unico suo lavoro c06lru.ito, che an– corn re.c:ist11, è il Mai1zoni.; e la costruzio– ne vi è for!'e più apparenle che reale. La critil'a di Momigliano si att·ua bene nella rapidità del saggio le .nella fluidità del con,mento. Perciò le sue prove migliori ri.1..n:.ngono gli Studi di poe.rio, la 1.,ettera– tura che non è una storia, ma si risolve in u,na serie di saggi, e il $aggio $ulL'Or• lan.,lo /uri-0s0, che malgrado il suo aspetto ma ..~icci~. non ha ossatura cd è solo un Ruido commento 6Cnza il te&&o. Qucilo d~trfo/erno che appare ora (Sansoni, fj. renzt: 1 1945) d'opo ahri commenti e ahri 1avori nei <1unU l'autore s'è venuto arric– chend,, e perfezionando, a1lJ>artiene dun• tJUC nl grJ1cre in cui questa critica può da– rè miglior provn di sé. E Si può tranquìl– lametolc affc.nnarc d1c MomigLiano non è venulo men~• a quel che da lu.i Ci si aspet· tava e dlf~ <1uesto suo lavoro, quando 11,arà cornpiuln anche per le altre due cantid1e, Earà il più nolcvolc contributo recalo dal– la critic:1 di <111estomezzo secolo :ill'inten– dimcnlo tldb poc:,ia di Daote. di•ill\ oltura il canone della lecti-0 diOici– lior, ritorna pacificamente aUa lezione vec– chia: si rnce., e annota: u 1n storia di Fr::in– c~cn ~uona. infatti, in mezzo u un im– pro,, iso, grande silenzio». 0rat passani.~u sopra ::illc grane a cui &i andrebbe incon– tro &c ci si soffermasse a discutere sia pu– re questo si.11golo caso (la ,.oluzion~ 110n è co!!i semplice, come può sembrare a dii sin igDaro di studi dantc"chi e implica dif– fic'lllà notevoli di interpretazione) i,; intc– r~~:1r1lc rilevare come l'iJidfriz.z.o generale di hlomiglinno tenda a ca1>0,olgere d r:1p. porlo tra il testo e la sua interpretazione. Il rll)lportc, nonnale in.fotti è il scgueutr: prima, coi mezzi orTtrti dalla filologia, ~i arccrl:I e i,i stabili:.ce criticamenie il test,,: e dop,o si pa~sa all'interpretazione lettcrnl1, e alJa , alutazioue poc1jca di 1•~– so, Qui invece, prima si intcq1rcta 1•ot·li• cam•·11te il testo e poi se ne. stabilisce le leUi,ue. Strana teoria, diri1 <1ualcuno. ~\'1:t nun ~ J)oi tanto slr:rna, dir:'.1 <1ut1lche :tl– tro, tiC si pensa che filologia i•d cc:t.:-til:l sono <lissociabiJ_i solo astrulln111c.1ue; men– tre 1~ella realtà s'accon1pagn:mo ,,empre e s1>eSJ" si converlono l'una nell'ahra. l\on ho uecenunto 11 queblC cose 11cr di– scuh:de, ma 60lo per dar notizia a11d1~ dì que::lo asJ)e.tto del libro. La discu:,:,ione u1 que:,li e flU molti altri particolari snrchbc interminabile e d'altra parte approdcrt:b· be a ben poco, perchè il ~ignificato e d valore realt. di qHest'op(·ru non risiedono qui, ma nelJa ricca trama de.I co111111en10, che i.· inteso II suggerire, 11 ,.egnalare, ;1 illuslrart', a far ~ustare qunnlo v'è di l\(IC• tic,) in tuttat la cantica. E qui è da rii('• varc la nota indi1>endente e originale di Mumjgliano, il quaJe ritiene « inac1'cllnbilc l'o1>i1:ione del Croce che Jn Commalia 8i possa sdoglierc in tanti episodi». In con• fronto del @aggio crociano, queslo ,·om• memo infaui estende molto la zona della po....,i,J dell'Jn/t>rno, la estende, si può di– re, a tutta la cantica, in cui il critico uun vcd,• vere e pro1>cie soluzioni di continui. là poetica, ma solo rare J>ause in quei po– chi luoghi in cui la poesia non sio riu. sciro a trasfigurare interamente la mate• ria nlh:@:orica o tlidG~calica o cronachisti• ca. [ dal primo all'ultimo w·rso. il ,·0111 mento si moda in unu felicil1i che ha d"l miracoloro, tale è 111 rn11 fuoohà di a~1oc• eond:rn.• il testo e dj aJ'eguuni:-i con seni• 1>rc nuova e vivo varietà di timhri, di to– ni, ili rcttistri, ora in tuttu luce ,·nul.i. ora in chiaroscuro, sereno, ,iolCJ1to, Hluil. lante, tetro e luminoso, s-mor1,nto e aper• tr:: .illa mulliformt' puc-.in di Dante b':1,·– compagna un commenlo crilico che vi la· scia stupili, 1a1110 ,,j .1ppar meraviglìo~a– menlc anch'esso 1r11:,mu1ahile Si ritrovano, dunque, in quc~lo t·o111111e1?– t11 11111c le felicissime cloli dc.ll :1 critir:1 di l",·l,m,qdrnnn ,lrasforitc in una 1erupcric di ser.sibili1a e di medita:1,ione 1,ill impegna• ti\'11. più severa, più vigile. E tulla\'ia, un pcu-.icrc, ,noleHo non tarda a insinu:1rs.i ncll"ammirazionc del lettore. i\on s.i 111rda ad a.ccl)rgersi che i luoghi in cu.i il com· menlo si adegua s\curo 111 testo e tocca ris•1h:11i ruagi!>trah, rnn quclli in cui la poc,iu Ji Darne :,1 m:.ntiene ltU JlO' c~ter– n:i n si concrela in raffigur.1zioni di una unrnnitia non troppo comple:,~a e rilevurn. l'vARRATIVA FRAJ 1 CESCO PE.R.Rl: 1 conquistatori, Mi– lano, Garzanti, 1946. pp. 383, L. 3SO. Volente o nolente (e quando non vuole la corrispondenza avivene attraverso la so– luzione tipica· della estraneazione) ogni nar. razione esprime sempre una società, rivela sempre un rapporto con la proprie epoca a cui le è impossibile negarsi. Altrettanto evidente, tuttavia, è il fatto che una lelte· ratura può esprimere questo rapporto sia subendo/o - manifestandosi cioè semplice– mente come leueratura espressa da una de– terminata società e limitando a quest11 obiet. tiva interdipendenza i propl'1 doveri verso ,r r' ) l''-1... t< \ < 'lz '- I '- ,;:_ \ ,;-- / " > J'S .. .-, ~ \ 1s/ ' \ \ -~ .. : ( 'Z' (Dise8110 di Ccrmeri11.). di e,sa - sia impostando la propria posi• tione decidendo volontariamente e \n cer• lo senso aprioris1icamente, una s~elta: in modo da poter riferire su quella società e, quindi. -g'ludicarla. Cose abbastanza dette, ognj volta che si è trallato di parlare di letteratura sociale, di pronunciarsi cioè su una letteratura che porti innanzi. come una dichiarazione o una tesi. questa realtà dello scrittore che deve narrare nel proprio tempo portando in ta– le narrazione il risultato della sua parteci– pazione soc.iale, cioè della sua realtà d'uomo, E che tornano opportune dopo la lettura d·1 questo romanzo di Fmncesco Perri, scrit• to e pubblicato nei primi anni del fascismo ma subito boicottato e perciò ora da acco– gliere nella sua seconda edizione con tuttr gli onori di una novità. In quel tempo l"as. sunto di voler far narrazione della società contemporanea trovava la sua opportunissi– ma sebbene \nfida occasione nel momento politico del dopoguerra; fermenti dei primi momenti nascita e affermazione del fasci– smo, su~ definitiva Villoria con la sconfitta del prolelarinto. Perri accellò con coraggio questa via e deciec appunto di narrare gli eventi trascorsi nel bienn\o 21-22 osservati in una zona agraria della Lombardia por• tando nella sua opera tutto il positivo della sua chiara visione del fenomeno fascista. Era questo il momento dell'epoca, 1alc cioè che una narrazione che si impostasse su quel filo direllivo potesse veramente aspi– rare a essere specchio di una società e del– la sua situazione stol'ica? Son passali venti anni e dopo quel che è successo non vi so• no troppo elementi per dubitarne. Comun– que non è questo che interessa ed una di– scussione sulla giustezza di quella interpre– tazione sarebbe superflua, Quello che im– porta è stabilire più che la qualità l'ampiez• za di quel giudizio. la coscienza che l'auto– re ebbe delle sue responsabilità. Accettare difatti una posizione di tale m• transigenza e irrimediabilità presupponeva sentire l'ant'lfascisrr .> non soltanto come po. sizione politica ma come posiz:one slorica di oppos.itione ad una ,ocietà e ricerca quindi di tutli quei limiti, politici ma anche psicologici, culturali e letterari, che tale opposizione giustificavano. « / Conquistato– ri •, purtroppo, non d danno tanto. Ci dan. no. viceversa, la realtà d1 un romanzo in cui una situazìon'" di avanguardia è costrui– ta con mezzi e sensibilità conformistici: 111 cui quella soc1e1à rifiutata sul terreno delle sue manifestazioni politica è accettala in pieno - ed in ciò che ha di peggiore - sul terreno della su<1 casistica psicologica, della sua tecnica romanzesca, del suo lin– guag,110 rnccolto da una tradizione ormai inattiva e strumento soltanto di una lette– ratura di divulgazione. Un romanzo, in definitiva. che tradisce nelh, scarsità dei suoi risultati il limite po– litico delle sue 'mtenzioni e nel quale il rap– porto con la società. assunto come rapporto di giuditio, si rivela anCorn una ,,oJta come rapporto di dipendenza. El\ZO f°OHCF LL \ GARRIE.L MIRO: Bambino e uomo {tra– duzione di Mario Puccini). Sandron Ro. ma. 1945 pp, 156. li.: /I libro di Si~uen– E' mtcita in America una raccolta di lut– te le bolle papali dalle origini della Chiesd ad oggi. Il volume, edilo con <1uestaartiali– ca rilcgalura, è stato vendulo per 50 mila– dollt:Jri, il clic ouo/ dire, al cambio .u/{icia, le, undici milioni e 250 mila lire italiane. za (trad. Mario Puccini). Sandron. Ro• --------------– m.a, 1945, pp. 241. Ci parlano per Mirò di provincia. ma non tardiamo ad nccor,gcrci che questa pro– vincia ha gli stessi confini (così lontani!) di quella di Antonio Machado: una regio– ne favolosa e remota che s'identifica col paese del cuore e delle illusioni. con )'in. nocenza. perduta. Questa la sua prima tcr• ra, quella di Ba.mbino e uomo, e anche - sebbene già più pronta alle suggestioni del– la fantasia. più disposta alle curiosità e alle divagazioni - queUa del Libro di Si. guenzo. Più tardi la sensibilità si matura, cede a un gusto sottile e prezioso: la lin- 1fUU dimentica la sua ragoine di discorso semplice per seguire - non senza succes• so - ambizioni dì lucida elcgnnza, Così quest'arte si fa sempre più fragile e rifles- sa, le occasioni offertcle dalla realtà somi- gliano sempre più ~ pretesti per un gioco finiseimo ma lontano dalla vita; lo stesso paesaggio - che è restato fino alla ultime prove l'amore costante di Mii-ò - perde, in quest'aria di difficile bellezza, le sue qua- lità immediate di incanto, l'antica magia naturale. Ma sappiamo che Cabriel Mirò non ha mai voluto abbandonare la prima regione, c0$J simile al paese ideale della memoria: l'abbiamo tempre creduto -. anche nei mo– ,uenti di mag,giore ambizione - disposto a .farvi ritorno. Certo noi vi foccinmo ritor– no; riprendendo, dopo gli esempi più ar– dui cd e11alta1i ·di formalismo (dopo le pre• ziose Estampas) quel Libro di Sigucni.o da cui eravamo partili Vi ritroviamo un pae– saggio fedele al cuore, una luce dolente e: una malinconia che ci ricordano così da vi– cino Azorin, il suo amore per la provincia e per una solitudine popolata di ricordi. Ed è per quel primo Mirò r-" il pi\1 bello che vale il mito della memoria: a lui ri· conosciamo la forza di creare figure che pos– sano rimanerci: quel • cavaliere levantino• Siguenza (così simi,._ al • cavaliere pallido e triste• di Azorin) in cui scopriamo un ri– tratto del Mirò più ingenuo. Lontani dalle preziose ambizioni che più tardi lo sedur· ranno. vorremmo ridurre ora questa prima e più cara immagine di Gabriel Mirò alla figura della memoria. che permetteva a Juan Chabàs di farne un Proust ,zuidato nel ri– ç,ordo e 'nell'invenzione. meno dall'jntel– ligenza che ·Jalla sensibilità e dall'amore. FRAl~CESO TENTOIC I olivetti "··~", ..STUDIO P,oJ. C. W. VA LENTI NE E' intelligente vostro figlio ? V.-,/. ri/e!alo ili pt115. 150 """ 100 il/uJt. • copinino a colori L. 150 Il Mt'TODO El,AJJ011A1"0 DA UNO 1J1•;1 1'10 N01'1 l'SJCOLOGI EUlWl'El PER LA VA.l,UTAZlONE DElLE ATTt1'Ull/NI NEI IUGAZZl EVIZIONI OEI.I.A IIUSSOJ.,\ Se gli :111tc,·etle11ti lon1aui di ,1uesto commcnlo, che mira solo a studiare la pot".,i:1 di Dante, si ritrovano un po' in 1ulla lrt critica anteriore e scgnntumente in l'otcolo e in Dc Sar.ctis; il suo antece• denle pro"s.imo t' IJroprio quel libro in cui Hcne<l'cllo CrOf'e giungeva a <1udla ~ua co"ì netta tlktinzionc fra strullura e poe– &i::t,alleµori:i e poesia, interpretazione este– tica cd inlCJ"}Jrelazione allotria. e p,·r l.'06Ì dire in penombrn. Si vedano---------------------------------------------– i guardiani dell'Inferno, Bertram del Bornio e le ahre figure min(lri di Male– bvl,;c, Ger:ione, 1a Forturrn, il Veglio cli Creta, e tanti e tanti altri e:,c.r111>i. T:!lvol– ta può sembrare rhe jJ j•·omm.cnto d:ia tro1•po riJievo al te:,tu, com'è neU'('piso• dio di Ciacco. Ma fa molle seo1>erte note– voli, e dice anche cose defini1ive, come ,1ell'cpi:,odio di Bn.1.11e110 Latini e nel canrn tld Limbo. 5on queste le zone in cui la 1·ritica di Momigliuno 11011 leme e M:, cOmt' si svolge il commento, e quali sono j, suoi traili per60Dali? Facciamo pri– ma , 1ualch,:: assaggio nel dominio dell'al– h·gorìa ~ del testo. Qui Mom.igUano ci si l're~enla in as1>etlo di conservatore, neJ i,CJk<l che egli, ripudiando le varie nuove, e;;;n1~i1azioni, si attiene di regol:1 11 quelle che nel passato erano le più CO:,lanti le• zioni e i111crprewzioni. Q1,an1.. al tesio, si sa che oggi serve di btbt: quello stabililo 1:eJ 1921 dalla Socie– tà d:intesca, al <1uolc luttavia hanno fallo ..-cgui1" quelli del Casella, del Va.ndclli o del Gucrri. Nei casi dubbi M.omigliano ,;eguc prcfrribihncntc il testo del Casella ..: '"'" esita a ma1tifc.stare apertamenle la :,11;1 11111ipaliaper <1uello del Van~dli. Co– m111111uc,la J)rcfercm:a non è mai - dettala da n1g:jonj filologiche, ma da ragioni poe• 1ichc . .E :mchc qui si manifesta il suo in– dirizw conservatore, il <1uale appare in 1u11:n ]a sua evidenza, in quel caso, che nel r:11111>0 dei filologi sarà probabilmente 11~nsidtratt, come~ uno scandalo. Voglio al– ludere al famoso ,,erso del <1ufoto i:nnto: (t ment,.e che 'l ve,110. come fa, ci tace». Qucstn lezione ci taoc (qui tace) fu forse la piì1 succulenta no,,i1ii del te:,to critico <lei '21. M:r Momi~Jiano, aggirando 1•<,n 0011 ha eguali. l\f.1 qunndo il commen10 entra nc1 do• minio degli episodj mnggiori e investe quei grand 1 csuatteri in cui tulla l'umana sloria di Dante e del suo tempo, del rno pac:sato e deJ suo presente. ~i i• compcn• di:1t1 iu poe6'ia e s'è fatta e1erna, nllora ese,1. non dirò che v'!ngu meno· o che fai. li:i"a; ma accusa apert:unentc i I tuo ca– ratt,:rc di incompiuta inierioritài e cede ,)i <1ualche grado in adeguatczzn. Momi– glianu. che ,pure, neU.a poe,ia apprezza sc,1,r:,llutt,-, <1uel che v'è di umano (e lo n1>prczzu trullo, che quando ~i è voho alla letlt-raturn contemporanea gli i,; accaduto di veder lo POe6ia dove non c'era), g1J11r– da la poesia di Dante come un p'lrlcn10. e cit1l! un 1>0• ~all'esterno. Allora quei fa– mo~i i-aggi di De Sandis, corrosi ,lai klll- Biblioteca Gino Bianco Po e azzannati dai critici, risor~ouo ,,ella della 11oi-trn rritic:1 d·u~gi, ta qual,· 111111 mente del lcllore e il oonrronto ,;i punc I sl'mhra piU cVi~po:,la :i:d_a:,cohare le :,•z1011i irrc~i:.ibilc. dì vitn rhc i noH.-i piì, alti sc.rittori ,dT1- Quci saggi <li Dc S:mc1is, nonchè e-- d.1rono alla loro poesia. c:.cr superati, cos1i1111sco.no ancor Vi!;gi il ~e vc.111icinque :111.nior ~0110 il )iliro di ch ·au.mu . Pedino nella « ~traordinari:J urnanilà e rnuni:ulÌIÌI Jcl.l:a l!lloria di Ugo• lino)), che più ha soggiogato Momiglian,, e ,1 cui egli dedica un commenio ,,errato I! fervido, uu cornrucnto che è una n1e• primo poderm,o avvio e una fattiv.a e <.O· Croce ~uscitò delu:;.ionc. quc"to 111111 ~i 1l0- ro"iglia è in cui tutta 1a critica di 1\ionu– struttiva cri1icn dnnle~c.i Quel che in e::.bi veli.:} ::.Ila risolute,:za e nlla novi1à del ,-uu gli:1110 prtr che s'appunti e att..inga la tilla puù CSS('rt· di sci,~n1ificamcnte ca1hwo, l! p1·m;ieru. rht• a taluni polè appari1c 1,:1- pili ah.i vclla, la stupita ammira..:ione del il loro diffuso indirizzo romantico, e lioè rados~ale. e nc:mche nll'imyrc•,-iunc i·hc criti~o per In sublimità dei risultati la loro tendewt.;J (favorii.a anche tlnll'in• egli ,,oles~c impo,•cz·ire e di1o:-oh•~re l'11ni1:"1raggiun1i daJ (>Ocla prevale 6ull'investiga– sufficicnte filologia di quel tempo) •· i111 1 ·1·- 1><ieti,·a della Comrncditl: 111a si do,,;atc zione e suU:i ricreazione della sostanza prclarc la puesia di Dame coi sentimenti princip:1lmcnte a quei tre <'npit1,li in I ui mnana che è .alla radice dell'episodio; 60 • propri dell'Ottocento. :i fur valere n1•1la cp;:li, C(tL.'l.&i tt dimof:.l.raziouc della lf'oria stanza umana che rimane umrne~~.i e con~ f.O<-sia dd ,pa.5tiato le ~Jroprie e • 1111 nli cmmcint:1. procurò di 119aMflrc in r:t·::.t'· l!llatatu. ~enza che se ne rilevi la virtìi ge• p:a~!lioni dei critico. ~t:1 quell'intenta e f,,. gn.i l) i nuclei 1>oc1iti delle tre canti,·hc. neii,·:1 e forn~uiricC'. conda opcrn di scavo, per cui allora pi'r E fu proprio un pa~,are in ra~1oeg11a, r lutCJnima, dei due .atLeggfomenti che :1b• la prima volta veniva svelato il profonilo cioi· un guardare dalrc:-tcruo. biamo \'itit.i propri Jel De SauCLis, l'arrc· sig11ificato umano d, qucH.a poesia, l.(ìll A~c..ui belle CO:-,C c. -,pcsso assai \''"!re il starsi n t•oitsiderare la gr:i:nde-.tz:i dcllu dovrebbe anelare perduta. D'altra ~t1rte è Mornigliano di<'c di Francesc:1, tli Farinnla, poesia e il domandarsi che CO:,a t.'t:.r:i inevitabile che ogni g('nera7jone !>Olli m:1- d1 Pier deiln Vigua . .J1 li~e, di Lgolin11; ~lai o IH~ll'anhno del 1>oeta~ tro,•erete in l'e~ercizi) della critica il rontributo l 11 '1la 1,arlil'olari 11110,,j illurninano quc:.to o Mou:igJjnno sempre e in 1u:1o rilievo il propria C:,perie.nza ,li vila~ cd è prv1;,:u <1u1•ll·a~pe110 degli cpi,,,di. e :l•i-:ti !'pl':,:,O pri1110, ma del secondo trovere:e ut1pcn:I CJUel che volevo notare a propo1oil,, del il lettor,• i• f'Onqui:-o da un;,1 sugg1..'l!ltionc di rado una 'llrnlche labile 01nbrcge,:.11ura. cc.mmenlu di l\lomiµli:1110. La sua 11•rom• nuov,1. Ma i: fcnuento passionale di qi.:ei Pare perciò <'he hl possa concludere, t·l•~ piu1:1 pcnetrnzione 111n:1na non è 1an1::, ,Ji. caratleri i: piì1 :-011intei-o, ,·he decifrato e 11:inte m_;µ:inon dice più alla nostra critit·.i fclto !'in~ol:ire di que&10 rri1ico, rt1e i• il i111crprrtalo; 11011 riv1,ono t>Cr virtù t!t·I quella p:·ofond.'l parola umana, che egli pili unrnnnmcntc dotato tlel nostro 1;-1upo; criti,·u le tr:1~iclw p:1:,sioni che li a~i•arn- pur tlice,.t ~'l1;li ,appas!>io11:11i e geru•ri~i <1ua11to è c.hi: 1rissim11 indizio tlcll'oriC'11la- r,o e li trnvol!'cro; i) loro dramma uo11 twmi11i dc: nos1ro lli:,orJ$imenlo. lll"nto generai(' e del carnllcrc di•,ti111i,·11diventa il dr~111111:, tic! eri1i1·o e il 11 .. ,1ro GAETANO TnOMB.\T01tE

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