Fiera Letteraria - Anno I - n. 7 - 23 maggio 1946

FIERA LETTGHAIUA 3 PROIBIZIONE slr:.ido. forse se fosse andato con l'altro pastra11u, quello con la stoffa eceltu dal padre, tutto ,mrebbe rimasto dove era, e la boccu anche al suo J)06to, e i palchi non cosi bassi che si balteva con la lesta nellt:– travi. Si accorse che era stato in una. sor– fiua, che aveva sempre dovuto camminare rurvo 1,er non piccluarc con 1a lei!la o d1e la ragazza aveva preso l'apparenza di una civetta: difatti faceva un cerio seroc• chio con i denti ,mangiando le caramelJc, como fanno lo civelle con il becco. J Campi Flegrei Racconto di Bino Scuuniniatelli Poesia e resistenza Un giornu 1! giovnne Carlo Borsa u~ci -col nuovo soprabito. Faceva freddo e lu ~to!fo cm leggera, di tinta chiara, piut• tosto primaverile. Non si sentiva bene nel nuovo ::-oprabito sebbene l'avesse scch•• da sè e fosse stata, quella scelta, uno dei primi atti di libcrlà che Pi era corice~. Si anò'a\'a incontro all'ìnver:• no e il vadre nvrcbbe voluto qualche cosa di moho pesante, bello o Lrutto non conia, il colore nemmeno, ma clie fosse pcsnntc. - Alla stoffa 1>enso io - av..!va dello, - e sari, anche elegante - E IIIOislrÒ un c:unpionc di stoffa solida nlll n,111 ac.l'allu pe1 uu ragazzo di d.ici:1S1!CIIC auoi, in famiglia la i>Cclta fu disapprovai:., la moglie cominciò u punzecchiarlo perchè porlava 1>olsini di cclJuloide e scarpe a cla~tico, e disse che nvn a\'rchbe mai vo· Iulo rhe egli, uomo senza gus10 1 si occu• p:Mc dei \'Cslili del figlio. Così fu che Curio Borsa rimase per pa– rec1·hio 1empo col vc :ceh.io CDJ>pouo (rnche in ,~11s111011si tornò a dire che era nece~– 'bario com1,rarne uno 11uovo. Il !ladre non parlò più del campione. - E' un ragazzo orm,1i gra11de - dis.se , - che vada a sce· gl1crlo da sè, io non gli proibisco nje.,ue. 1:1,, soltanto consi!,!liat 0 quel.lo che mi St'flabra\'a giusto. Faccia ora quello che gli pi:1ce. Tutte le volle, però, che gli accadeva di .pa,;~are da\'anti a.Lia \'t•Lrina del sarto, Carlo 'l!i vohnv:1 dalla 1>rtrlc opposta ripensanf)o ai con::.igli d.:I padre, temendo, col forc d1 bllll testa, di oommcttcre un peccalo. C'e• ra110 molle stoffe, e di varie qualità, ma ncf~UIHI del genere di <1uel campiol\e che a\'C\':t portato il padre. Dove mai era au– d:110 a llrocurar:.elo? Carlo immaginava il c••lloqoi 0 del p;1dre .:ol sarto. Il padre: - Mi , ;1.ia he.ne a sentire: io ho un figliolo che non è da lutto s1ra· pa:ao come ~ono io. E' su un'età perico• Jos:1, prende fncilmente raffreddori e bron. cltiti ... Il f':1rto si im.:hina a ogni paroln, anche .all:1 r,urolu bronchiti, forse per paura. li padre: - Dunque, ci siamo dccii.i in fomi!,!liu a fargli un pa~trano percbè non l)U•l nnd'arc avanti con quello che ha. Pe– rò (e ora mi a.scolli bt"ne) desidero che 6ia stoffa 1>esantìssima, che riì"arj dal fred• ◄lv. Desidero ~cegliere io stesso la stoffa. I! ~arto si mellc in moto e moslru varie s1one. Il padre le rnsta con mano goffn, JlOco adatta a <1uell'operazione storce il na<:o, non è conlcnlo. E dice: - Sono io <:h.: gli faccio questo paltò, e dovrà pia• ◄:crgli. Do1)0 U\•er maneggialo tulle le stoffe il padre adocchia in nho un rotolo di panno H'uro che gli scmbr:1 assai pesante. - Ec– co lii -;- dice. •- Per un giovinello ... - il èarto dice -e scrride. - Trovo che è bellissimo - dice il j)a• <Ire ~ucttCJ1dosi gli occhiali. - Tagli uu ,campione. -- Oh, 0011 questo Ettirù sicurtutH,'lllC ::ald'o - dice il sarto, - nou gliel'avevo mostrnto perche mi 1<embro che un giovi- 11ello... 110110 robe da anziani, e poi nenn– t:hc gli anziani le vortano Jlii1, è uno fll'am1>0lo, il reslo di un 1,astrnno che !ler• ,vì rt un dt>pulato che fu poi minislro ... - Non 1,:,rì1 morlo certo di 1>0buonilc. - ha dello il 11adre - con questro pa• "'1rano. 11 $rio sorride e si melle a tagliare. • - Tagli ancorn, più lungo, ancora più lungo ... - dice il padre ossen·ando con una ccrla ansietà e rc~gcndosi gli occhiali -eh-.: gli scivobno dal naso. Res11irn appc• 11u ed è rosso tlcr troppa concentrazione 6ul pezze.Ilo di <1ucl 1>:1.stranoche riparcni .il figlio dai freddi invernali. (.lucila s1off1111011era mai slala in \'e• 1trina. Ve n'erano di bt-Jlc, ma tulle erano 11t>r Carlo sloff:! proibite. E1>1H1re aveva avulo il pcrmcs~o dal J)a<Ìre di scegliere q:1clla che gl~ 1>:trC\'tl migliore. - Sei grande - gli :1\'C\'11detto il padre. - Bai <lfriassclle anni e puoi benissimo rego• Jurti da 1e. Questa frase aveva p:1rnliz:r.:110 il gio\'i• nello. La ,·c1rin11 stessa del sarto aveva odor di pel'cnto, cd egli non si decideva a cnll'ar\'i. Jni:11110 andava in giro col ,,ec– cliio eappollo. ma aveva preso l'abitudine di scantonare 1>cr vie 'l!econd:1rie. La mal• tin:.r.. 1 scuola, 1>0levu Ilassare, tutti por· 1a,•1mo i ves1iti pel!giori; ma per Natale, in occasione di un rice,•imento in casa <li amici, <lo\'elle farsi (HCslare il s~pr~~i10 da u.n I hro rai;azzo. Carlo commcio a , agogr;nrsi delln propri.i ap(Htrenza. - Ecco - egl_i e.lisi.e un iiorno a <1uel ra~azzo c.he gli a\'eva pres1:110 _il soprabito e che era venuto a trovarlo 111 casa., - mio p;1drc con <1uelle parole mi ha mc&o in cumlizionc di non agire. JI padre cn, dietro a unn porta: Fece un picrolo pa~~o in<l1e1ro 1>er udire sen:r,a ci-::ere vi::10. Egli desiderava sorveglì,ue il figliolo e. ~cnz:1 d:ire ordini c_he a\'rcblx:rv putulo ~cmbr:1re troppo se,•eri, e, a ,,ohe, <li•cu1ibili. inrlucnz..'lrc i suoi a11i 1 far ,•a– ie:·,~ fa pro1,ria potenza. la proprin vo– lonti't. LaHiava al figlio libcrt:1 di nzione, rn: 1 non ::cnza a"erlo prima fermalo con un con;:i.iglio quasi sempre contrario alle .,ue 1emlcnze e ai 6UOÌ propositi. - :fono tutti uguali i padri - di~e l'amico che ern ragazzo di buon senso. - Xon te la prendere, fai come u non me:-1=-cclclto niente. Parlando, butlava b testa un poco aÌ• rill(l.ietro e facc,a mo\'imcnti con le brac– cin. e :1 un ('Crio punto accavall~ un::i camba. Carlo os,,,cn 1 a,a indeciso. cl11~den– do~i quale di quei mo\'imenti appoge-rnssc nw;;lio le 1~1.role dcll"amieo in m~do. da a\ ,·olgerle como in UlHl cap~ula d, s.1cu· re1.za. a <1uale egli flvrcbbe poluto altac• l'arsi p~r credere a ciò che l'umico dice,a. c\vcvn bi: ,0g.no di essere incoraggialo. che ;,irnlchcduno jlrendesse la responsabilità dei !IU(l; alti, i!Cmbr1111Jogli sbagliale tulle le decisioni eh; egli aveva in animo di rJrcnderc da solo. S"abbandonava alle. 1rn• role dell'amico, co11for1ate da certi ge• sii che gli d:ivano ficìucia, si nutriva di alcune :1ccomodanti bugie, guardandosi bene dall'approvarle ~rfinchè niente <li se stc:;so fosi;i: i11 quelle p:irole e potesse 111 tal modo credervi cicc1.11nen1c. Di::.sc final111c111el'a111ic.o: - Tuo padre è un acrobata, L'ho vis10 mezz'ora fa rillo dit;tro una tenda su una gamba sola. Fece movimenti con le braccia e aeca– \'allò ulla .,amba, AIJora usci il paJre Jal· la tenda f;cendo uno l)gnmbctto pcrchè a_vev:1 inciamp,ato, e dis'l!e mordendo il s1i;_aro: - Del rc,.10, :.ìgnor m.io , io le ho detto di fare tullo ciò che a lei piace, N.-,u ca- 11isco come ella vogl.ia inc.ol1nmuj di ,·o:oa clic non mi riguarda aff:1110. Ciò dello uicÌ cl:ill'nllr.i porta, man· dando fumo. - Fa Ju locomotiv.i e ::.parisc.e - disse C:1rlo. 1\un ,ole\':i l~i~rul('re nè confes::arc o:1Ò che altri non a\'rcbbe c:1pito, per pau• rn di :1v\'ilir..: t1uello di cui si scnLiva ;e-– loso e di fare m1a (;(.'1Uplet:1rinuncia a se 61esso. - Cercn tli indovinare i miei desideri dicemlo coste stonalo - di:;se ancora. -– Crede d"nvcnni fallo piacere. Quel cedere in ritardo dava a Carlo l,1 pcno~u e irritante. impre~sione cli un sa• c1ifìcio di cui egli si sen1iva colpevole. A un 1ra110, riapparcnd_o, d'alla 1>0rla per In <1u:dc cr:1 uscilo, il padre pcrcor6e la sianza in ~enso inverso a piccoLi pa:,,,i, coi; 1111 cappelluccio da bambino sulla IC· sl:1, e antlò a sparire dielro la lenda che l'u\'eva na,.costo 1>0co prima. - Vuol fare lo i;piritoso - disse Carlo. - Cerca di farsi perdonare - rispose l'n111i1 u. l::ppure 11011si 1>0tcva co111rari:ire tanto i>"lere, tanta riserva d.i dominio e di 11mo: re ~otto una maschera di indulgenza e J1 apparc111e d'i~in\'o.11u-rn. Era necessari?, cr.1 fai.dc anzi, incamminarsi per la via segnala dal padre. Nei giorni 6eguenti gli amici comincia• rono a canzonarlo, e fu nllora che, facen• du lacere per 1m momento i rimorsi che gli riava l.1 propria coscienza, Carlo Borsa entrò 11el negozio del sa.no. Pcnde,,ano dall'alto alcuni paslrani con– fezionati, di diverse grandez:r,e, e tutti pa· rc\'ano sospesi nel limbo di una e1c1 na incertezza. Cnrlo guardò i co.ndannati. Ve n'l'ra 11110<1uas.i nero e cercò se non ne n1a11easse ur, pezzelto flCrchè rassontl!!:lfa· \'a al campione che il padre aveva porlato o casa. Il sarto lo fece anche salire per una i-ipida sca.lella di leg.no che duva s~ uu hallatoio interno in penombra, ed esJ1 lo seguivu con un presentimento 1an10 pili fini!1'trù quanlo più il s.'lrto si faceva ac: coglic11tl!, A un cerio punto il sarto gh die1~e In mano, ma nonostante che quest~ sembra,.,.se tener:i c<l esangue, Carlo Sl :.enti s1ringere come da una morsn. Vid~ allora ::penzolarsi vicino agli occhi lull.l i for,rnhi1i che ave\'uno obbcdilo all~ strclln del ~rio. Gli sembrò che gli occhi gli usris&ero dalle orbite, talll? quella mc• sta e d(+ll(lol:inte proc~i;sione gli ~ra vicina. I Ne sen1iva l'odore d1 morte. S1cur:11ncn1e sno padre non conoeceva <1uella 6Calelht, forse era riservata s<'IO a ceni clienti. Di. falli il 6:lrlo. ira <1uelle sue \'ittime tri– i'li.:sime. era di"enut<:• assorto e inquielo ,·ume ~e si preparasse con com1>iaciuto Ira• vaglio :i un'operazione proibi1a, Carlo <}j. si·ese III fn•tta i gradini e il sarlo, tornalo alla lul'C del negozio, si fece di un'nlle– gri:1 da giocoliere. Grlo sc~lse una stoffa che eia giorni aveva aOOcch11110.una i-lof– fa lep.!!cra color nocciola chiaro_ la quale ::i HOtola\':t nell11 vetrina in un ricco p,an– ncgp:inmentv d1e 0('c.upava buo~a parie del i'UOlo illurninalo come una r1bal1a. li rag:1zzo entrò nel S.'llottino delle prove e il s,1rt1, si mise a camminare come i i;am· bcri. e il ragazzo pensò che il mondo co- 111inf'i!1-se a dar segni di sconvolgimen10 a causa delln sua grande disobbedienza i:e il ~<Jrlo c:1111mina\•a così di traverso. Dm•a and•c di cozzo con la lesta nei m1~ri 6enza alcun rumore, 1-iappnriva diviso. rn Lre e ll\'{'Va il medesimo soniso.. Finalment.~ Ca.rio vide molti e~em1llari del sorto che corrc,•ano diclro u diverse pa.llino bianche La cosa dava veramcnlc eul pr."imcnto. nel proibito. - Quello che ci vuole per lei -. ~isse finalmente il sarto. - Vedo che 1c1 sa .,ecgliere, che ha buon guslo. Questa frase rinfrancò il noslro r~gazzo d, 1 , uscì di J(l 60llevato, contento d1 aver a\;uto il coraggio di affermnre un P.ropri~ guslo, di aver folto allo di ~•ol~nt:i. Gli sembrò in quel 1111uncn 1 0 ~11 riprenc!cre fiducia in se stesso, nella v11a e Hel) n~– ,cuirc. Do1>0 unn s:e11imaJ1,a indo~:,o 11 11U0\'0 Foprabi10. P.:: dare u se stesso prova di iudipen• denzn andò a for visit:i a una rag:11,za e I~ disse che finora non e.ra venuto p~rch.e nnn era presenlabile. La ragazza e-li r•• spose che non imP?rla: 111 sa_ra~certamcn• te celebre, queste liti III fom.1gha son~ ca• rattcri~1iche dei gio\'ani d~1111nti :,.. dl\en- 1::m~ dei grandi genii, poi l'abbraccio, 11te1- 1nc molto :ihbracriati, ma al.la lunga Car– lo pe1:sa,a al peccal!l che a.veva con~mes• so ordinandosi quel sop~ab110, e .lei co: mincii, :1 dire l'he le prncevano I fondi oro senesi, pcrchè poi j fondi. or.o in. quel u-omenlo. m:i forse voleva riunire 111'!~1 nuimo tulio <1uello che le piaceva di piu perd1è cfose nnche che i migliori pasti~– cini si iro,·a, nno all'angolo di via del G 1 - r,1.::ole con , ia dell'AngeJo Custode. Tirò fuori delle caramelle e si mise a mangiar• le. Allora il ragazzo prese la decisione rii aPdarscne perchè il rimor~o lo rod':-\a ,.. 111 m poteva srnre così sereno e tranqml\o a Biblioteca Gino Bianco veder succhiare caramelle dopo aver com– messo un peccalo, Lu :.u:1 coscienza alte• raia gli moslrava ogni cosa come in un senso d'i sospes:1 cata!>lrofc. - Hai ai;i10 come dove\'i agire - gli disse la ragaz;,,a. - Tutti farebbero così al tuo posio. Sei un uomo. E poi tu .;ci di– \'Crso dauli altri, tu sci u11 genio, tu di– veruerai celebre. - E succhi:t\'a caramelle. Carlo face"a ogni sor111 di scongjuri, - Sci adirato con me'? - gli dis11c l.nfi• ue la ragazza. - Penso ai consi!!li di mio 1~dre e al– le bes1ialità che slai dicuido. - rispose il ragazzo. - Non vole,•o offendt·rti - la ragazza disse. - Tu non fui che accusarmi - dis~e Carlo a un Lra110, ro!>so iu viso. - 1\ccusarti? Oh, oh! - Mi accusi di i.t,Jtipendcnza, di virilità, ili ~e11iali1à, di cosi.: pericoloi,issime, che non \'Oglio ... - ],,fa è cosi. - g· cosi? - gridò Carlo - Allor:1 io ti aiuto. Non è giusto non liberarli ,bila foli•·:1 di trovare ahr,;, accuse \'erso Jli me. Ebbene io ho pece;1to, 'l!0ll0 andato co111ro ni consigli di mio padre, io sono un ol• - l\ialedcuo sarlo ! - pensò Carlo. - Nulla di <1ues10 sarebbe succeseo se aves• si asl.'ollalo j consigli. Ma al medesimo lemJl0 pensò ai com• 1,agni che avrebbero riso di lui con Ja !un• ga palandrana nericcia dcU'antico depu– t::110, e che sarebbe staia assai triste la con. r.olazion~ di una ,.,1anea e laciturna serala in famiglia, Certo meno burrascoso earcb· be staio. lla do\'e avrebbe JlOluto trovare la liberaz..ione quel giorno? Ora egli non può tornare a casa, ha disobbedito, ha reso infelici i 6uoi, i buoni rapporti in fontlt:i:lia sono finiti. Si ferma all'a11golo di una via La ragazza parlava di genio? Se \'U ,i, eccolo il brillante avvenire. Forse se fo~si staio veramente libero, forse al– lora .•• Il vento diaccio alzo 1111mulinello Ji polvere. Un amico lo urlò. - Che lai su qucs10 cantone? Carlo Lrovò che quell'amico aveva una cerla sicurezza nel camminare. Si fermava, guarda\'a nelle vetrine, accendeva una si– gareua, andava avanli dritto menendo un - Fatti eroi per libri di scuola Pietre seri tte a· acerbi nomi, e chi cercm1a il i; en.to della gloria sconta l'inganno rii mille parole. Sui rampi nut·riti di sangiie già urlano spietati garofani. perenne trarnonto arroventa meridiani e stagioni . A i;oi non sepolti, la grassa pietà dei 1:ivi in.treccia corone: cli LIBERO DE LIBERO Un fatto quasi inverosimile. I pocli fran. ceai che prima della guerra stavano all'a• va.nguardia, sotto l'oppressione tedesca ri• piegarono d'un tratto sulla letteratura per la ma&Sa, credendo così di riconoscersi in• oa.nzitullo uomini fra gli uomini. Dunque elevarono canti alla libertà e alla patria, buoni un po' per tutti. E ciò vollero che fosse, - anche, naturalmente, altravcrso pe– ricoli, ,- il loro tpccifico apporto alla resi• ttenza. Nulla di più alto e nobile. in sede umana. Scnonchè le .-novità • da essi introdotte, convicn chiamarle senza attenuazioni coi loro nomi. Troviamo riammesso io pieno lo sfo. go immediato del sentimento: anzi, ancora un passo, e la parola vuole addirittura farsi azione, compromettersi nella realtà dell'ora. Ecco la polemica .l'enfasi, il fraseggio reto– rico, la magniloquenza, il fitto gioco delle antitcti, il raziocinante, il prosastico: tulio bellamente insieme~ Tutto versato, inoltre, con ,orprendente oblio, nelle forme più alie. ne da qualsiasi ragione ritmica interiore: qui il discorso più largo e solenne, li stretti moti di danza o di canzonella. o cantilene, r1torncll1 balbettamenti E allo;a diciamolo subito: è molto conso• !ante che in Italia non sia accaduto nulJa di simile. I poeti no31Ti han proceduto tutti per la loro slrada; nessuno ha ceduto alla tentazione di negarsi in un supposto ornag• gio al collettivo. Nè basta. Non si contano, da ITTOi, dopo la liberazione, le iniziative edi. toriali dirette a convalidare, - coi testi dei suoi creatori. dei suoi teorici e critici. - eppunto quella tradizione poetica che in Francia venne con uno strappo tradita. Ma consolante è anche qua1co9altro: vale a dire il riserbo, per qua.nlo rispettoso, che abbia. mo opposto al cedimento dei poeti d'Oltral– pe. Si può .scegliere tra alcune riviste. In A retusa, primo numero. nel riferire sui poeti france.si della resistenza, Alda Croc.c non ha mancato di sottolineare i di! 'lsen.si non lievi che questi hanno incontrato nella loro stessa patria. Il primo numero della Ras.segno d'Italia reca uno studio riccamente circo-– stanzialo di Carlo Bo, dove in ciascuno di a ·mi, fatti eroi. per libri di scuola, i ·1:ivifrettolosi cantano inni. Il -rostro sangue ora fa sale per l€ bestie che allevano bestie, ma ronda del vostro sangue I questi poeti si scoprono i peculiari effetti della e rinunzia •· E perfino il Croce. nella Critica, marzo '-44. - davanti ad un lesto di Paul Eluard, di cui ammirava tanto la .-verità , . - a domandarsi se però ivi si tratti di vera poesia! (Onde solo Poesia, non /a mare, diluvio non fa: il lupo ha sbra11ato la colomba, giace r ulivo fulminato. Ecco i mille dec:omti ,folla vita pronti a marciare sul vostro cuore, che ancora si duole tra zolle marcite: come bandiere /,a,,no larghe le S/><Jlle, fium.i di mani, [,.umi di parole e la tromba ha. sbagliato in vostro onore. C'ì· clu vi celebra presso il focolare: glurù, migliore i,11quel fuoco di sterpi. C'è chi vi ricorda dentro la casa: occhi cl' un volto, occhi d' arnore. Quattro per quattro, o voi guariti della gloria, omlrre in rango, putridi battaglioni, appestate gli i11sol.enti cortei.. E .soffi il sole come una civetta. irag~iu vi,,cnlc, la mia vi1a è un 'otre.sa a.I– la mia fomiglia, a tutta la società. Ma eono !!ià morto, vedi, io sono già morto, l'\•no una nulli1:I, sono un essere uc.ulro, nmorfo, l)Crehè non llOlrÒ m:1i seguire quei consigli, ma nemmeno fare <1ucllo di'! sento di fare. Sono un fallito, e l5C onrora \'uoi parlnre di .:cnio e di avveni• re foi pure. ma 111110quc~to l'ho dello io per riE1nm11iare a te In fatica di dirlo in altre parole che mi urterebbero mohiss1• 1110. La rai:azza non stette nemmeno ad nseol• lare e andò d.i Ili a prcpar:1rc il lè, ooi si rivoltolarono sul di":ino, poi llCr terra, 1>0i sul lc110, poi Carlo u:;cì ed era pieno di peccato. -· Come io mare a casa? - pensò. Pie– di i() con la mano su un oggello qualsin1'i. Era veru che a un f'Crlo punto la r:1gaz,m 1tli :1vcva dello: - Non catlisci che Li rf'ndi infelice da le ;.lesso? Dài corpo a dei fan1asmi, li accusi di peccali inesi• :-lenii. Veramente nou è fìcrio ... Eppure egli sentiva che lulle. queste accm>e che non erano serie e che egli fa. ceva a se s1csso .:i 1ra,.formav:1110 a poco a l)0l'0 in una €entc.nza sen1,a appeì.lo. l'na scn1en1... '1 da cui uno non può evade– re ,ver,.o In quale cdi andava drino e na· lurale come verso 1:, morte . Gli sembrò ora che <1uclla ragaz:r,.'I a"es• fe la bocca un poco tona da una J>arte. Comf" mai egli non nvc\'a mai notato quel difc11,1:- E, ora che ci ripcnsa"a, la ragaz· z:1 non abiiavn il solilo tl!JJ)ar1ame11to, Co– me mai r.on se ne era acrorio? Aveva •·hiesln alla tlOrtinaia, In portinaia aveva dello <Juarlo piano, ma era al terzo che egli andava generahnenle: e poi questo :1ppar1:imento ave,·a i soffitti bassi, i pavi– menli a ~triece di legno (l'ahro era .spa– zioso. con p.'lvimenli alla ,encziana), e la ragazza u,·eva la bocca lorlu da un lato. Ci ripc11•<t\a ~{lll.:mlo ora che era pc.r ln piede avanti all'altro e dondolando un Il0- co le bracc7a. - Che bel soprabito - diAAe l'11mieo g:11arc)'andolo. - Perchè non le lo godi? Mi 1,are che tu non 8-<'lp!Jiagodertelo. Per• eh~ non ti godi que.Uo che ti piace? L'amico, mellendo un niede a\'nnli al– l'altro e dondolando m1 Poco le hrncei:1, s1,arì tra la foUa, e Carlo non fu ben si– curo Si' fosse staio l'amico o lui ~tesso a pronunc.inre quesle ultime parole. Intanto rimnnevn fermo ,;ul cantone mentre il vemo l'investiva da ogni parie e il lraffico a quell'ora era a] colmo. La indecis.i-0ne cresceva in lui così paurosa• mente da dargli una Epccic di ca1>0giro. I JM5tsanti lo urta\'ano, gli autobus lo sfio– ravano <1uando si rerma\'llno rasente al marciapiedi, CnrJo si tirò su il bavero del pastrano. · - Ora prendo tuia polmonite - penSO. Ed ebbe 1rnura :i u.n trailo di CESCre re– sponsabile della propria morte. Ormai 110n llOteva f)iù agire. nè si 1,entiva capa· ce di prenderei il peso di una responsa– bilità dnl momento ('he avevo bisogno di consigli e che i consigli erano slati con- 1rnri. Bi.sognava forse agire secondo i ('Oasigli e lasciare agli altri le responsa• hilità, ma era tr0!>J)0 tardi. Ora era ne• Ce!is.ari,• porlarn quel !>eso. Cadevo qualche fiocco di neve, e il ra• gaz .. o, copcrlo del leggero soprabito, CO· mineiavn già a sentire un malessere rientro le oS€a, _._ La polmonùe - continuò a pensare. E, con la tesla ficcata nel ba\•ero, fece due paqi per traversare la s1rarln. Vi ru un improv,•iso affolJamento, una congestione nel traffico. un accorrer di gente. Grande grundc si fCA:e largo l'autorunbulan~a. I ~~nitori as1>et1orono irt\·ano a casa, quella ~era. il giovinello Carlo Borsa. forse, presentò i poeti francesi della rcsi– atenza, con plauso incondizionato: o alme• no cotì parve da quell'ottimislico qundcrno primo). Ora, io _mi son trovato recentemente a scrivere quanto segue; e la difficohà di e.o .. atringcrc l'o.rgomento in altra forma, richia• mi indulgenza sull'aulocitazione: e Fra le arti della parola, quella che desta un m.iggiore interesse teorico, quati una pungente curiosità intellettuale è certamcn• le la lirica: tin da quando, n~I tempo mo• dcrno, la coscienza dei fatti estetici è venuta facendosi via via più riAessa. Se ne ha la testimonianza negli scritt~ dei teorici, dei cri• tici. e perfino degli stessi poeti. Sicchè circa la nozione di qucst" 1ntc, t'è formato un com– plesso cl.ivedute già prc88°a poco eMurientc. e ad ogni modo eccezionalmente ricco: per le -altre arti della parola {ma pure per le altre arli in generale). non csis1e infotti nulla che vi si avvicini. E inoltre più notevole è che a ciò corrisponda una vivl'l attenzione nel lettore. un suo pronto consenso. Al pun.. to che, ad esempio. non è raro oggi il caso del lettore il quale .s"intercssi .id una nota autocritica di un poeta. quanto alle liriche cui ca.sa si riferisce, Ora, quali le ragioni dello straordinario fatto) Si compendiano in una. Nel tempo moderno la lirica. obbedendo come critica– mente alle sue più inlime ragioni, si è svi– luppala attuandosi con fedeltà sempre mag• giorc ali.i propria essenza Da ciò evidente• mcnle, tutto !"interesse tc~rico. Ci~va anche qui il paragone con gli altri campi: net• sun'altTa arte ha avuto tvolgimenti di pari aignificato. Co.sì la lirica d'oggi, e il clima critico che la circonda, restano definiti da questa situa. zione. Su questa a'imperniano i giudizi in. torno alla poesia d'oggi e a quella del pas• &alo: molto lungi cl.a qualsiasi particolare tendenza affettiva o di contenuto. Che pc• .raltro non vuol dire indifferenza nei riguordi del sentimenlo, e attenzione ai soli valori formali. Anzi è certo che la lirica odierna. come la teoria e la critica che l'accornpa• gnano. nulla attendono se non. attraverso tanto travaglio, uno SCllYO sempre più pro• fondo nell'onima dell'uomo e nel cosmo, Da che si vede !"enormità della frnttur~ prodottasi nel corso della lirica froncese di oggi. E si vede altresì, una volta ancoro. quanto sia vano e goffo il temuto dissidio umanità.purezzn dell'arte. ALFREDO GAHCILILO CONVEGNO DI SCRITTORI lndello dalla Galleria Bergamini, si è te• nulo nei giorni acorsi a Milano un convegno di scrittori e di artisti di lulte /e lendcnze. Relatori del conlJCgno sono stati: Renato Bi:olfj (Pillura), Giansiro Ferrata (Narrotioa). Gianandrea Gauazzeni (Musica), Francr, Ma– resco!li (A rchiletlura). V ilo Pandol,fi (T ea!ro) Salvatore Quasimodo (Poesia). Sergio Solmi (Critica). Il Convegno si è aperlo con un e indirizzo• del Prcsidenle del Comitato di iniziatiua, prof. Fran·cesco Flora.

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