Fiera Letteraria - Anno I - n. 4 - 2 maggio 1946

TASTIERA La bella del biroccino Traduco molto \ibcr:imcnle dal Carm~ Àlll dclrAriosto {Hacc ccrlc Lcpitli aunl regia moc:riia: edizione Falrni, Bari 1925). La lirica è indiriuat;1 a una certa -. Lidia, c aotto QU'esto nQmc 8Ì cela con ogni pro– babilità quello di un11 fjlovanc cugina del (>Q(:la, della materna famiglia dei Maln– guu.i. sorella di quell' Annibal" e di quel SiJismondo ai quali un giorno Ludovico ir,dirincrA tre delle sue Salire pii, belle. A Reggio, in Las.... dei cugmi, e r.cllc l<Ho belle ville dc-1 Mnmiziono, poco fuor la Porta San Pietro sulla vin Emilia. e di Albinea, cinque o sei miglia verso il monte, negli an11i che pi\1 t.iudi dovevo contide· rare i più belli dclln su11 vita (• Erano allora gli nnni miei Tra aprile e moggio ci~ trn i suoi venticinque e i trenta: Sin. IV, 130-131) il poè.11\ aveva p.iuato ndla 1dTeltuosn dimcHich'eua dei parenti e pili forse per la vicinnr,z.n della cugina, giorni b.:-:nt·i singolarmcnlc propizi ai primi fan– tiulicamenti dell'Orlando. Un giorno. al tempo ai suppone del suo capitanato di Canossa, il poeta aceac, a Reggio e <ili dis"·ro che l.t cugina era andata a passnre qualche QÌorno all"AI. bìnea. Era il tardo autunno e il ci'elo parva al poeta sub111m1ente ~urrirsi. Son ben qui:sle le mura di Reggio d1e fino a qu'1lchc siorno addietro, qwmdo (In• cor non s'era mon'1 dalla caS'1 pa:erna, Lid,'a alliclalJa con la sua be/lena e mi /CK:elJa lanto care, e d1e adeuo, lei lon– tana, l,anno perduto ai miei occhi ogni luce d'incanto. !Ha come l,ai potuto. mi domando, Lidfo mia, partirtene co,1 alfa c/icllchef/o ,enia mettermi a parie della tuo intrm::ione di /rnJ/crirt; in villa} Bru"!• la callioa, perd1è non m'hai uolulo com pagno al tuo viaggio} E:cehé, pen,avi /or– ,e ch'io do1JCui l!Herti di peso cc:eeuioo nel tuo bòghere} Hai atJulo paura che ci ,i doue,ae ,tare lroppo p,gìali} clic .arei .talo co.t1 incorrtodanle, diamine!, da pre– mer troppo il tuo pop/, ,landoti a ridono del bel fianco~ Mi ,a,ebbe •lato /acile prendere a nolo un caoallo o !rollare un am;co che mi preata,_ un puledro, e alla peggio ai>rci potuto IJCTlirli dietro di buon trotto aul cavallo di San Francc,co. Ho le gombc lunghe io. e per qualunque ,r,ada con qualunque tempo, pur Ira il Jan110 e la pioggia, non mi ,are,' ,foncalo Ionio Ja– cilmcntc. Panno oramai due giorni che mi alai lonlona. E: qucmlo mai tempo do, c,rò ancora durarci} Suvùia mia dilella. dammi un cenno di tJenfrli a raBt;iun1cre, Che 1111,toci puoi proc>are a 1/ortenc co,ì ,o/a In, codc,te rigide montagne, in un pac,e c<M'l uluatico dol>c vecchie iicocchc ti ,tanno a guardare J'in cima alle rupi} lo ,olo $0prcì /orli piacere po,ti •iUaW. bue> ni tutt'al pii) per la coccia: o la cm:cia, mia bella ,p«livo, polrcmmo OC,u'uimo Jur la in,ieme, Mandami ,icd,é a chiamare: o ,e /cm,' le chiacchiere maligne che farebbe lo genie, auvtJia, da bralla, torno lu s!c"'1 in citlò, Affeuo e ,chcn:o ,intrecci11no ,n quCJJIO carme con molta razio, e diiei che lo ,c.hcn.o d fOMe d~to in ragione d'un n:r, zoo d'un quarto della pat,f!0nc, Il poeln. gi ti compiace di immaginarsi pedutsc pc!le– grino per lo 11t11ulache rncnl\ olle rnonl-1gnc profilnn1i1i oll'oriz.zonte appena fuori le mu– rn di H:cggio. E quella rantllslichcria così propriamcr.tc. giovanile di correre a piedi dietro il carronino della bc.1111 doveva esser 1>roprjo di quelle che più dovcvan dare nel genio del • gran J)'edone I Ludovico, del quale il rlilio Virginio racconta che un giorno le sue lunghe gambe lo portarono sovrappensiero, calzando 11ppena le pante> fole, da Ferrara n Carpi: cosa per vero che pare un po' forte a credersi quando fra le due l0a1lità c"ern anche allora una. buor,a cinquantina. di c.hilometri ! Nel Furio.o il moti,·o dcll"app1cdato che rincorre un cavallo torna più volte (canti I. IX, XXII. XXIX), Quando Rinaldo corre dict10 o Bninrdo uadtngli di mano Il battergli nd boec:o lo etrada sulle orme di Angelica fuggia.,ca: lndono la coro.:.:a, l'elmo ;~ le,lo, La ap<lda al fianco, e in braccio alJea lo [.cudo; E più /egsie, correa per la foresta Chc al palio ro.uo il oillan me.:.:o ignudo; Quando Odando, l:ICPvalcato dalla uchibu– giatn di Cim0$0 che gli n.mmaua aotto que.l suo cnvnllone danese • gr1111dee po,sentc 11asai più che lcggiero 1, saetta Il piedi per le vie di Dordrecchc dietro il feroce re d.i FriN: E quel che non allea potuto prima Fare a covollo or farà eu,cndo a piede. Lo liguita si ratto ch'o1ni ,limo Di chi noi uidc ogni crcdenzo ccc:cde. Lo giunte in poca ,froda •.• : Quando Astolfo, ,apitoVli Rabicano dal 111.dro,fol\etto che cere,,. di attirarlo nel pa· lau:o ineanlalo d'Atlanlc mcntt"cali si $1.<'I dissetar.do " una ,orgente. W,da la /onle e ,a;::10 ,enza berf'.: Gli tlll' dietro correndo o più potere; E qu1111do infine Orlando, già folle e fu– rio110,spicc.n la conJa dietro la aiumenta di Anselica diearcion11ta aalloppòntcali ovA.llti al vi110giù per la spiaggia tarraCQnC6C: Scgae la beslio per la nuda sabbia E .e le tJien più iaemp,e approuimando. Cilj gi/J 1,. tocca, e.I ceco fha nel crine, Indi nel freno, e fo ritiene al fine. L"Orlando Jurio,o rintron11 lutto di galop• pale - cnvolìeri, eremiti, •raid.i, pastori, donne aiovRni e vecchie, - e quando qual– cuno vi •incontrn n piedi vuol dire che gli è succcs.o qualche infort-umo. Canoz.u: e carrouiui non cc ae ne vedono, <1uando M: r,e tolga il carro a quattro e.ava.Ili del p,o.– fet11 Elie che l'Evangcl.ie:ta Giovauni fa u,cir fuori dalle rime,se del Pnr11diso Tcr• ~tre pcr 11ccornpagna.re Astolfo ticlln Luno (XX,'<JV. 69i: E poi d1e con A stollo ro,-ltoui E prc.c il freno, lru>c,-o i/ ciel li punk!, Rolòndo il cdrro. per rJria letJOOC. .E in teru,, orme di ruote rum ~ ne ac.or - 1ono, 1te non qudle che va SCilllando pe.r le vie polverose di Diun.ll&eO il carro dcl– l"ir.fan11R di Crlfonc (XVII, Ili) tra..::inalo dl\ due vncchc • do lunga fome ttcnuntc e fiacche•. QUE TA ERA PARICI FALLliv.IE.NTODI U A CIVILTA' IV. nl" 11 ,rov11-rmi a Cl\'4 CUlflic:hl"1iomo dopo. Parlava ..enze rancore. povero e CR· ro Soullnc, dc.I~ iene che avevano g1un1- l0 la distruzione degli uomini della ,ua razn. Lo e,oflAi a acguize 1•~mpio di K 1 ,lin(l' e di Z.dkinl" {Ch.. pll non n~•~va nt-m.mcno IUC.0 r,pertur,, ddle osuli1à) chr ,i c•"n""' ~tnilli ,I dC"hno che i te- de,chi 11~rv;,vnno aa:li ebrc.i riparando in America. Zndkinc e Ki.tina: avcv11no prc.. IO però la nnion ,1.lit.lr . francese, pc»sedcva• no cioè un pa..,,porto; Sout'lnc, Ìn\'l"Ce, 11.I• la fine della prima 21JCflll mondiale ue vn J)Cf,O la nnzionalità ruSN, tcnz.a acqui •truc qucllA htuana {o polacca)) e .ebbcn• risi-cdc,ac m Fr;,.ncia da.I 1911 c.n, considt.• r.roto un c1ulc., un 1enza patri.a ~h parlò del frn•ello d, Vollard ehc. "ve- FIERA LETTEI' \fUA Ma tornando al birocc.ino dclln bella Li• dia vorl'Ci 111rinsere più da presso il tC9to dei due distici (vv. 11-14) d1e dicono: Cur comi/cm mc, dura. nega, admilte.rc } (Curve Sarcina sum rlicdoc IJÌM onerosa luoc} In lua non odco pc:ccarem commodo demcn,, Arclius u! premcrem lcrga, lutu,oe tuum. • Pe.rchè mc per compagno, o crudele, n'e– ghi di accogliere) Perché forse ti son par· 110 peso ecceuivo pel tuo carrouino) Non sarei stato così 11toltoda scomodarli a.I pun– to da comprimere uoppo 11trettnmcr.te le tue terga e il tuo fianco•· Rhcda: una sedia da viaggio n due ruote che per omo.. del suono ,arei tcutftlo di ~fil• durre con • corrcttclla • co1ne quella del– l'oste Afrodiaio che nella prosa delle Ri10r• ,e di .Carducci al &ente correre a martinicca avit.."ltn giù per L, ,ccan da San Miniato al T edck:o, alrinseguimenlo dei due maestri. ni che tentavano di 8C11ppare senza aver pa· gato I affitto. A rd,'u, al premcrem !erga latusùe lwtm ... Dur-,'u,eula, • piuttosto durclti t, definivn un conlemporaneo i ;:iovn.nili ,·ersi latir.i del l'Arioato: mn quelle cinque t d1e qui a"ur• teno nei cinque piedi del vcr110rendono b-e– niuimo lo 11,(ric.amento di due corpi pigiati in uno apa.zio troppo ristretto. (Meglio certo caléttano nel verso I due passetifieri del carro d'Elia: • E poi c.he con Astolfo ra,- 9Ctt0tllli,). Per 11ssociRziom: di idee, qui mi .ovviene il bel VCTI0 del contare di f\.·larlonna Llo– nc.Sstl {probabilmente di Antonio Pucci) do– ,·c Cap1tan Lombardo 1còtta h1 Regina sulla vin di Parifi Caoolcondo con lei a co,cia a coscia (calcare, legrcndo. le cinque c): e a qud conlatto Capitnn Lombardo Sinnnmora di bòtto e perde l1 1 c.o.pa . Abbaglianti dovevano casere ~li occhi di Lidia e dcliz.iosamente ÌnlTigarc il povero ir,namou1to, come si legge ncll cpigrammn /,1011, quaeso, oculo, operi (XXIV. ediz. cit.). Chiudi un momenlo gli occhi, o UJia bel– la, a/finché io po~ godermi in pace la l]i. ,fo del/e tac bellone; giaccl1é cui c,ol loro ,Jolgorlo Jan ,ì ch'io non rie.ca più a giu• dicarc .e lutto il ,e,lo di le si lcnga all•al– lczw del loro ,plendOt"e. 8/eibt geM:hloncn I • Rimnete chiuai implora Goethe nel punto che l'amata lcn• tarncntc Rpre rii occhi dal sonno (Elegie romane Xlii. vv. -45.cgg.): • e lal'Ciale ch'io aoda ind1&iurbnto le di lei lxlleu.e. Voi. mi eonfondcl'c le idee e mi Aeiupatc il godi– mento pacalo d'una. purn contcmpli:1z.ione •· Sinli!'olare incon1ro di ,usti di due grandi contemplativi. Mangian,r/a cogli occhi era il 1>rimo pun10 del progromm.a 11rnoroeo del l'Arioeto, ehc non CAp1va come. •i pote fare l'nmorc al buio: Né veramente ,.• p!KJ d11 perfetlo Uno amor~ gaudio a lume •J>en/o. Quanto pii! ,rio<>o in sl ,uave cUcJto Paeccr la uiala... E altrove: q11e,li avidi lumi PRllCer de le bcUeue o/mc e dii,ine. 1936-J9.t6 Garcia Lorca Dieci onni /a Carcio Loreo ero fucilato. Nel Romnnccro gitano, .1tompalo o MaJrid nel maggio del '37, Rajacl A/berti M!ri– tJetJa nella dediC(I a Federico: "Con11en>ia. mo t'I luo ricordo, la lua coa/ante prc:,e-nza - gli prorncltc - celchiamo la lua memc> ria''. Tulti i" Spagna .1apctJ<moa mente que,tì romance, e 4mavano il popolo do– lorido y magnifico di qll<!1tc leggende. Neuuno poteoa credere alla morte di un tale conduttore di enta,ia.smi. Chiuà .,e lui 1lcuo ~mpre,-c c:he arnlatJrt a morire. Ad do I\ vedenii nell'immag1nazione correr die. tro una ragll.%%8 coll'a.nimo epcnsicrato d'un calallero ondan!e fantasticnndo una pm1.ito di caccia e d'amore tra I m(IJlti. Ma ven– t'anni dopo, quai:do !11, vita 1ua non .._,rà più ua. aprile e maggio Oli\ ..i .ii,rA luaciata dietro l'ottobre e non pur luglio e 1Jeltilo {poco 90110 i c.ìnquA.lltfl), in uno <lei euoi Capilo// p.iù belli, c.l1e r-. qun,i IICOl180U!.to ri11eontro n quella, tra 11t.herz.oe broncio, li. rica latUla del birocci.no , (• Meritamcnrc ora punir mi veggio •). il pocla, ,orpre-o da una tempc,tn aull'Appcnnin.o, lanicnlc· rà di doversi dilungare dalUl donna del •uo p1i1 aaldo amore per raggiungere nel crndo inverno la «de dcll"aborrito urtìcio di Com– miuario i.n Carfavnana: e cnvalcando con• tro il vento e la piogaia .ferumte ai perderà 1>erun 111timoa ~•re pro1uio l'invc:.no di quc.l che gli lOCCfl: per-correre cioè la me. dc,,imn 1trada in ~1190 contrario, ncc.o,,tan• da.i. inveoe che allontar.11nd0Knc, 4'.l!loaun Donna, E: -e a Madonna io m'appreqm.,1' qw.-.to Ma ne dilungo e Juwi ,pene al /ine Dc/ mio cammiri poi re4pfrarfa oce4nlo ... (Capitoli V ~ VIII, ed. Fa1i1.i), E' il rn.o dc~clpe::::i::;c::: 0 ::~ 6 ::~~hid: '°9t:,: di C~::.~:°'~e::i::::··beuo e ,ceomoda tut• gentile a VaMh.e .te/lo dell'Or~ ... to per il meglio, Il poeta ai diverte un mon ANTONIO IJAJ,l)INI va credirnto, con i ICIOri ununaunti da Arn, boise, un pochino anche della paNione del patrono de11'11rte con1cm1>0rnnca, e 1'e rn me,110 ad acqu111t11rglidelle tele, Pote vnmo provedere allora che il buoo vecchio ,arebbc. 1U110preato cin:u110 da due l~to– fant, 1 quali, prospctt11ndofjfli l'cvcnluolità delle feroci rnppre-...glie dei ted1eachi, •v• versari uridueibili dc,lt'arte • degençra.ta •• sarebbero riu,cili n carpirgli 111 favnlota crt"d111i1 Pnuò qua.lchc altro mese., e anch1e ::>ou• une ,comparve, 1 on riueeì. e forse non tentò nemmeno di fuggire. Potè tutuwia evita,e il enmpo di concentramento cc!nn doai 1n un villaggio sperduto del Meno• giorno, con unn Cari\ compagna, l'intrepido Annamaria. moali'c ripudinta del pittore aurrcali1ta Max Ern,t, pa~sato 11d ahn amori. E 1uttavia un certo modo di viverG ,i orsa.nizz.nvn, Vlnminck ,bn.1tavn contro Pi, CHIO, Kondinaky_ che dopo molte p(lfipe• 7Ìe era ri111C.IIO e, r,cnlrnrc a Pnrigi. ordi, navi!- unn mostr11 di acquerl!lli da Jeanne liucher 4enzn venderne uno 110!0. Picn ....... al quall" .l,·evo potuto indica.re ' il modo di ,caldnre lo slantone che gli NJrvivn da 1lu• dio. lavorava or/I d11ll'11lba «1\a noue, e ,pcaao, q•1nndo si dcc:1dev<1 finalmente a rnitgiungerci in ttn.ttori.11, non avf'vnno più nulln d" ...crvirtrli, e rimaneva 8COZII cena Avevamo abbandonRIO ~\ Peht 8enoit ~I so1i11. di pollmair 0 per una trattoria le· out• da un cataln.no. e .copcna dal mede· simo Pic•!'Ok>, ncll.\ via ,teua dei Crand .. Aufjfwtiiu. Era. prima della qucrra, un& beuola f«-quentata uniumcnte dagli chauf– feur, della motori.nata ncttcua urbana e da manovali, ed ora da geni(' un pÒ ec1ui. voc:a, 11m.ancedella buona cucimi duna voi• ta, e, aalda10 11 conto, dell'ombrello e del cappello del vicino di tavola Con Pica•· "° la alori11 e l11fortuni, ~ntrarcmo nl!lla ne• r11 ,tamlxrga. n e Catnlano, divenne la uattori11 alla moda. e uno dei covi dclln re,i.tent.11 la quale, all"imzio. fu c.ucnz.111,I. mente culinana, La prima co1,1. da f11r1i non era m(att"i d'impedire ai tede h1 di ridurci in fin di vita) Il catalano non le· nevn in nenun conto le di•po,iz1oni e i decreti del preh!tto di polizill, •i 3pprovvi• gionava al mc.reato nero, e non lninava cui bere.; non cl na■eondcva che le ,ue contine erano abbondantemente forn\te, Pa.ul Eluard c.he dov.lva. a una poc•Ì& 1ul– l11 Libc.r1ft una in1provv11t1 r.imo clendcsti• n11 era spl"NO dei not:lri. Vcdrc" e le Rm• miralrici di un r.uovo venuto, il pittore Lécn Cischin, le biondn Cery e la bruna Si– monrre. recavano con l'eaile John dai cap– pellini 1,cmpre più arditi, ll11evilabilc nota p11ri1Jm11:Ccorgce Huanet, alle pre,e ora con i suoi tel,l'l.H:ici, ~uevo piuttOtllo in lanta confu,ione di ra.uc, ]a nota france.e.. S1ratcit1 della • res11~nu • ern al • C.,. tolnno • il poeta Robcrt Dctmo. che poco piì1 di dieci ano, pi-ima t1vc.va dc1tato 11i pillori IUfrCA!i,ri le leggi dell'aulomati•mo plMtico. I commenti l'i bollcnini aemumi• ci di Ocm011 erano dei piccoli CRpol11vori verbali: 111pro-#a r11diofonic.a di Radio Lon– drn \"CrlO lo quale a un. certa, orR ci pre· <'ipitavamo tutti (e 111éllti. nan era più al. lo,11 c.he un'irnmen,a. uccellie•a, traboc.– unte di ,ommc.tei cingucnin ci 1":.mbrnv."l al confronto Kintta e volgare. Una ,cm Dc•n01 1Cmb111v1'preoceup,,to. • Avre:i bu,oa:,,o di alcuni pez.z, di 1apo– ne, fecf' Il un Ira.Ilo, i fllzò U"Crandare a telefonare dalla V1cin11• Crcnouille,. a un amico. • Poverino. ha verRmc,He bi10gno di ,apone - diMe Ratha non se:t1ti come puz.za) •. • Sl aceon,cnll P1ca.s110 - e non è ncmrnern, \l eopport11bile puz• zo etti pie.di• · Cera quclln 1Cm e,nche Bra– quc, oepile di Pica&110,ma 8rn,uc, pauto• ,.a.mente dun.11grilo, non diccv11 nulla, Quan. do Dcsn011 tornò e.i mettemmo lutti a fiu– larlo. come cani 1morno a una cngnctta, e anche Braquc fiutava, e aveva gJj occhi dolciuimi. • Vieni a trov,.rmi domoni fece alle fine Picasso Dora ti darà d1.1c t'JCD:i di 1,11.pone fatto in cata. vernmen1e più eh.e saponi, 1embrano cro1te di for• maggio•· • A propc:nito di formaggio - !"interruppe Ot-.an01 - che ne dite d1 quc• No) a. E dalla tl\l<.R inlern11 della giacca c.,trane una puuolcnti11ima e molle feUa di comambe,1, avvolta in un fofjflio di car• l{I velina. offrendola ali-e avide nnrici dei presenti. Nc.Nuno ebbe il coranio di ri– velarfjfli 1I rremcndo totpetlo nd quale v-a– •amo 1u11i incappati. 5 A ngc/ del Rio che allo scoppio della guer– ra civile ooletJO p,cr,uaclcrlo o tornare cori lui a New York dotJe tanti amici lo allan.. dovano, at1ctJO ,i,po,to: •' Mo per mc non c'ià pericolo. lo .ono soltanto un paolo, • ncuuno .uccide i podi ''. Nel ricorda del poela :,comparso offriamo ai lcllori la traduzione di una ,ua liriea. MORTOD'AMORE Cosa sono quelle luci per le alte gallerie? - Chiudi l'uscio, figlio mio; sono suonate le undici. - Senza volere vedo nsplendere quattro lumi. - Sarà quella gente che strofina il rame. Aglio d'argento in agonia, la luna calante pone chiome S-?ialle sui giaUi campanili. La notte chiama tremando ai vetri dei balconi, inseguila dai mille cani che non la conoscono, e odore di vino e d'ambra viene dalle gallerie. Brezze di canna bagnata e rumore di vecchie voci risuonavano per l'arco rollo della mezzanotte. Buoi e rose dormivano. Solo nelle gallerie le quattro luci gridavano col furore di San Giorgio. Tristi donne dalla valle calavano il suo sangue d'uomo, cruieto di fiore tagliato e amaro di coscia giovane. Vecchje donne diii fiwne piangevano ai piedi del monte un minuto che non passa cli chiom e nomi. Facciate a calce facevano quadrala e bianca la notte. Serafini e gitani suonavano fisarmoniche. - Mamma, quando sarò morto siano informati i signori. Fa telegrammi azzurri che vadano dal Sud a.I Nord. Sette gridi, sette getU di sangue, sette papaveri doppi spezzarono specchi opachi negli oscuri saloni. Pieno di mani tagliate e coroncine dì fiori, il mare dei giuramenti risuonava, non so dove. E il cielo rimbombava al brusco rumore del bosco, mentre gridavan le luci nelle alte gallerie. (1'rtul. rii FnA. 'Cl::SCO Tf.:NTOHT) Il f08no del catalano, uomo di idee de– mocra1iehc progrca,ive non er11 di diven• tare capi1ali11", ma cameriere, 1n un 1~ le b.:-:n frequerltato. Quel eogno era rinuuto insoddiafntto poichè cali 'non ,epev• muo• vere 11010pochi pn&ei con un pi11llo di mi• ne,ti:,_n \n rn"no 1e111.11,. intinae,vi lo dita. S'er11 c01l dovuto contenlnre di e ,a11e.re, ne.I. la propria trattoria, il cameriere di te ,te•• IO. Ma I" fortuna i111pcr11ta cominciava a prCO"cuparlo, e un giorno vendette In trnt• torin " unii coppia dl giovnni spo,i, In Il• corda dclln lottR ~enuta contio il fCJ"O• cc r.az.ionamcnto naxi,ta gli fu offerto ffll(. la a:lorioaa cliente.In un • libro d'oro• con nutografi di Picas110, di Elu11rd, d1 Dc1no1, di Cischi.,, di Hugnct 'C dei 1urrc111iM.i ,n,i. nori. Appaltala. la vanità, !'lempita l" bo,. .. , tr./lnquilliuot.a I;,, COKicnZA, realizzò ;\ 10ario della 1ua vita, ottenendo doi nuovi p11.droni qurl poelo di cameriere che av•• va nm.b1to tuttll lo vita. Qu11nti anni ,ono J>'UINllidi quc•ta. lun– p conV&leeccnzo più pcnoi,a J)CJ'1ino del• l'aaonÙI ,cnza fine) Di.re) Tre) L,. c.iuà. buia è ridiventato bon gre' m.11\ IJTC' 111 • Ville Lumiere•• Ma ,1 sorn,o amaro di Soutin.., non trnver ,e.rà più il flore, e il volto •Kiut10 e lentiari:in010 di Knndin,~1 non 10,acrà mai più ,opta un p~attino dì dolci. Soutine è morto di pRur•, l'ultimo inverno dell'occupazione e Ko11din,ky A 1tato ucci10 dRl primo invcnio, ancorn più tremendo, dq!La bbc.rez:i,one. E anche U buon De1n01 dagli occhi cerulei non ha più nulla da dire. ridotto da un forno e.re· m■lorio tedetco a un mucchieuo di cc.ne , ,·c. E' tornRto n Pariai. il poc1.a, ma in una bomglia. ,otto il braceio di un pe,- 10noggio ufficiale tuno ve.lito di nero, p1r• IOIKIe compito. E non eono manc11ti evi– dcntemcnlc i diaconi o gh articoli e le fo. toirrafie nelle g11t.zettc. Mo i.l pocl11 non ha più nulla da dire. Fo19e non r1m11n ..nno di lui che le 1ue ceneri, 111pientcmcnte rac– colte in una bottisha, a tc,timoniare il fal– limcnlo alle 191:lie dcll'è,o. atomica, dt vcn.– ti ■ccoli di c.i~ihà eri,ti■na.. G. D1 SAN I.AZZAKO F I N E

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