La Difesa della Razza - anno I - n.6 - 20 ottobre 1938

MOEBRAICO Meglio per cinque minuti vifo che per una vita morto pr~star servi~io milita-~ re 1n pace e In guerra" IL GRAN CONSIGLIO mano, abbia pensato alle legioni delf Urbe irnperante >. • e Nrucendo aveva portato nelle sue vene il san.sue di Roma imperiale>. Necrologie di Italiani morti in guerra? No; m.a stralci delle necrologie degli ebrei Uso Castelfranco, Guido Donati, Riccardo Finzi, Ci-Orgio I~tn,'i e Decio Pontecorvo, contenute nel libro e Cli i.raeliti italiuni nella 11uerra 1915'18 > (F. Servi, editore, Torino 1921). Per un ebreo, evidentemente, faver servito f/talia non è gloria su/ficiente, nè su/ficiente 11•· ranzia; è meslio dunqtuJ, con una falsificazione che si ricopre sollo il velo del sacrificio, tentar di attribuirsene il sangue e le tradizioni, magari ... per le11s• cfadatuwiento. Browne (5) -. Le Nazioni d'Europa, all'improvviso, si saltarono !!Ila gola; perchè, nè gli uni nè gli altri lo sapevano esattamente. Le Nazioni agirono press'a poco come quei poveri maniaci che sembrano tranquilli, sani e attivi per dei mesi, e che improvvisamente perdono ogni ragione, e diventano forsennati. L'istinto selvaggio che dorme in fondo all'uomo prese la briglia coi denti e spenò tulle le redini della civiltà. Si può definire questa guerra come un nuovo sforzo convulso della notte per riprendere il mondo nelle sue spire, sforzo che riuscì anche troppo per un cerio tempo>. Ed ecco quel che scrive un altro giudeo, il Doubnov (6): « Durante i quattro anni della guerra, il popolo ebreo fu rappresentalo su tutti i fronti da circa un milione di soldati. I fratelli combattevano contro i fratelli. Questa tragedia inaudita negli annali del ·popolo disperso si trova riassunta in tulio il· suo orrore da quell'aneddoto del soldato ebreo, che, si racconta, impazzì udendo il nemico, che egli avevà ferito a morte, esclamare: Ascolta, Israele! >. ••• Quel che si è detto fin qui appartiene alla sfera del disfattismo in atto; ma il disfattismo ebraico ha anche i suoi valenti - e celebrati - teorizzatori. Qui si può dire davvero che gli ebrei sono in prima linea. E le citazioni riescono anche troppo facili. « La nostra unione - dice il giudeo austriaco Stefano Zweig (7) - deve cominciare nell'umano, nel pan-umano, e là deve finire. Cessiamo tutti per un istante di preoccuparci dello Stato e delle class;, ·della nostra classe e del nostro Stato. Non pensiamo che all'umano, all'uomo individuale, a questo uomo martirizzalo ... Soyons des défaitistes! Sekn wir Flau.- macher! Siarrw disfattisti! Che questa parola sia un'arma per noi. Come un tempo i gueux. impadroniamoci di questo grido di odio scagliatoci dai nostri nemici, del loro insulto facciamo il nostro orgoglio, del loro disprezzo.facciamo il nostro onore ... Noi siamo disfattisti, il che vuol dire che non vogliamo nè BiblotecaGino Bianco (il giudeo Georg Hermann. • Randbemer • Kungeu, pag. 16, ■DDO 1919) vittoria nè sconfitta. Siam.o i nemici della vittoria e gli anuc, della rinuncia. Siamo disfattisti, e ciò significa che amiamo l'uomo, figlio eterno di Dio, più delle creazioni terrestri, gli Stati ... La sofferenza umana è più importante, per noi, d~lla proprietà commerciale delle Nazioni e dei freddi mo~umenti dell'onore. Siamo disfattisti, e ciò vuol dire che vediamo nella vostra grande epopea il bubbone pestifero della storia del mondo>. A Zweig fa coro una miriade di scrittori giudei. L'ebreo tedesco Alfred Polgar scriveva - sul Berline, Tageblau: « Bestiame con le corna è appunto bestiame con le corna. Il bestiame da macello non ha nessun presentimento di quel che capita all'inizio della guerra: la dimostrazione è stata portata in massa. Lo si vedeva passar per le strade ruggendo gioiosamente e portar alta la fronte, di corsa sotto la clava. Allora tutto il mondo delle creature irragionevoli si trovava sollo l'errore etimologico che la parola « battaglia > ( « Schlacht >) possa derivare dalla radice « patria > ( e Vaterland >), mentre essa deriva invece, come risulta da nuove ricerche, dalla parola e sgozzare> ( e schlachten >) >. E Kurt Tucholski, alias Peter Panter, alis Theobald Piger, alias Kaspar Hauser, così si esprime: e Lo spirito del soldato non ha giovato a nulla. Noi lo estirpiamo dal nostro cuore. Noi non facciamo più il suo gioco. Noi sputiamo sul soldato> (8). Lo stesso giudeo dai molti nomi così dice altrove> e Ciò che questi giudici dicono tradimento della patria non ci riguarda. ciò che essi considerano come alto tradimento non costituisce per noi nn'azione indegna. Ciò che essi proclamano come sper• giuro, alterazione di atti oppure rottura della pace del paese, ci lascia completamente freddi. Noi siamo dei traditori >. E. per quel che lo riguarda, precisa: e Per tre armi e mezzo mi sono imboscalo, durante la guerra, dove meglio potei. Applicai molti mezzi per non venire colpito e per non colpire >. (9). E non si creda che il disfattismo ebraico, durante la guerra, sia consistito in un ripiegamento interiore e individuale. Ecco un esempio di disfattismo attivo. E' il giudeo Bernstein che parla: e Non partecipate alla guerra! Non sparate all'ordine di un superiore! Non lavorate nelle fabbriche militari. nori costruite munizioni, ricusate il servizio civile! Non collaborate più! Sciopero al campo, sciopero in patria. sciopero, sciopero. sciopero, ovunque! >. (1) E' un ebreo che parla: Bernanl u,zare e L'antisemitisme > p.202-225. (2) e Univers. Israelite > 8 settembre 1916. (3) e Univers. Israelite> 30 giugno 1916. (4) < !..es juifs et la guerre > p. 158. (5) e La vita degli ebrei> pag. 269. (6) e Storia moderna del popolo ebraico> 11-825. (7) e Confessione del disfatti,mo > Tablettes, luglio 1918, p. 8. (8) « Unser Militar> p. 201-4. (9) < llfit 5 •P. S. > p. 85 ' 15

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