Critica Sociale - anno XLII - n. 22 - 16 novembre 1950

320 CRITICA SOCIALE nistri sia la Gran Bretagna quella che arresta le iniziative, si oppone a tutti i miglidramenti e dà prova, nei confronti di tutto quello che tende a organizzare l'Europa, di indifferenza, di diffidenza o anche di ostilità? Perchè bisogna che sia in gran parte colpa sua se le speranz.e che si erano poste nel Consiglio dell'Europa diminuiscono già? Perchè bisogna che essa sia scettica, reticente e di cattiva volontà? Esiste fin d'ora una importante e intere-ssante let– teratura a proposito. I laburisti ed i loro avversari sono d'accordo quasi completame·nte nelle spiega– zioni che dànno di questo atteggiamento. Sarebbe poco saggio considerare con leggerezza le loro ra– g.ioni. Gli Inglesi invocano volta a volta le neces– sità del Commonwealth; l'obbligo di mantenere stretti legami con gli Stati Uniti; il carattere in– sufficiente per la loro economia e per la loro di– fesa della soluzione europea; ir loro desiderio di preservare i risultati della loro ricostruzione eco– nomica e. sociale e, soprattutto, la loro voiontà di mantenere nel loro paese il pieno impiego. Che questi siano problemi particolari di una estrema, di mia capitale importanza, nessuno pensa di negarlo. ·Che la Gran· Bretagna abbia i suoi pro– blemi propri è l'evidenza stessa. Ma forse tutti i paesi europei non hann0 i loro? La vera questione è di sapere se questi problemi, per quanto impor– tanti, lo sono abbastanza per costituire un ostacolo alla soluzione del problema più importante di tutti, il problema vitale per eccellenza, quello dell'orga– nizz;i.zione di una nuova Europa. A questa domanda la mia risposta è: no. Ma in verità, io non sono sicuro che le· ragioni economiche, politiche e militari attuali date dagli Inglesi siano le vere ragioni. Sempre più, io vengo nella convinzione che noi ci troviamo piuttosto da·– vanti un problema_ psicologico; e ciò mi pare del resto più grave, perchè è più difficile cambiare una mentalità che trasformare una convinzione. In re:iltà, la Gran Bretagna diffida dell'Europa, dell'instabilità politica che vi regna, delle sue abi– tudini .parlamentari così differenti dalle proprie e soprattutto della minaccia comunista che vi sussi– ste, grave ancora_in Francia ed in Italia. D'altra parte, gli Inglesi non sentono come i– continentali l'urgente necessità della nuova Euro– pa. Essi non hanno ancora la convinzione che un certo numero di problemi sono insolubili nell'Eu– ropa di oggi. E'!;si sono convinti che vi sono per essi altre soluzioni oltre a quella europea: per esem– pio quella del Commonwealth o quella di un av– vicinamento più diretto con gli Stati Uniti. In fondo; il dramma di Strasburgo è fatto di que– sto divorzio psicologico. Ma non bisogna scorag– giarsi. Fare l'Europa non è facile. Fare l'Europa sarà cosa lunga. · E' un'opera che 'richiede molta tenacia, che ri– chiede anche molta comprensione reciproca. Temperiamo la nostra impazienza e facciamo nuovi sforzi per condurre gli Inglesi a collaborare con maggiore audacia. E' il nostro interesse e, ne sono convinto, è anche il loro. ' l ' , I E' per questo che finiremo con il guadagnare la battaglia;, J PAUL HENRI SPAAK A CHI PROCURA DUE ABBONAMENTI NUOVI OFFRIAMO UN TERZO ABBONAMENTO, PURCHE' ANCH'ESSO NUOVO. Biblioteca Gino Bianco Britisco ed Eurosco Non siamo del tutto d'accordo sulle attribuzioni di colpa che il compagno Rollier fa nel suo ar– ticolo e riteniamo più utile ai fini del raggiungi– mento dell'unità europea la più serena, e del re– sto non meno calda,· impostazione del problema da– ta nell'articolo che precede dal compagno Spaak, presidente dell'Assemblea di Strasburgo. Certo però non si può non essere pienamente d'accordo con il compagno Rollier nella più che legittima sua impazienza, Pur riconoscendo che molte volte l'impazienza può condurre ad errori, quand0 non anche di sostanza, almeno di forma. In questo caso, le colpe attribuite ai socialisti eu– ropei hanno un valore paradossale; basta richia– mare il chiaro articolo del socialista europeo Spaak. LA CRITICA SOCIALE La colpa del risultato negativo o nullo della ses– sione di agosto dell'Assemblea Consultiva d'Europa, ricade ·sui socialisti europei. Questi, nei confronti del Cons"iglio d'Europa si di– vidono in due categorie: quelli che sanno cosa vo– gliono e quélli che non sannò cosa vogliono. I primi sono i laburisti britannici, essi vogliono una cosa negativa, cioè che l'Europa continentale non coaguli in uno Stato Federale perchè considerano ciò con– trario agli interessi della Gran Bretagna, del Com– monwealth e in modo particolare pe-ricoloso pe11 lo standard di vita della classe operaia britannica: le Trade Unions ritengono che la concorrenza di una Europa contin:entale federata produrrebbe una dìmi-, nuzione del benessere e del tenor di vita dell'operaio britannico che finora il Governo Laburista è riu– scito a salvaguardare malgrado difficoltà che sem- bravano insormontabili. - Questa convinzione è errata perchè la federazione europea produrrà l'innalzamento del tenor di vita delle· classi operaie continentali, e non deprimerà quello britannico, ma per ora questa convinzione è rarlicata. ,Tutti gli altri socialisti europei, salvo poche eccezioni personali che per ora sono senza effetto sulle decisioni delle Direzioni dei vari par– titi, non sanno cosa vogliono: i s·ociaJi.sti germano– occidentali vogliono la Germania unita e subiscono il doppio ricatto, qaello dei laburisti d1e minac– ciano di togliere il loro appoggio internazionale e quelle dei comunisti che,, sapendo cosa vogliono, cioè l'espansione imperialista sovietica, si servon0, come i neofascisti, del nazionalismo per tenere. di– visa e debole. l'Europa occide:ntale. Il colmo lo si è avuto reìtentemente: i socialisti tedeschi permettono che ,g1i industriali ,tedeschi sabotino il piano Schu– man senza decidersi ad appoggiarlo loro. Le due delusioni maggiori, e più recenti in online di tempo, sono quelle date da-Ile mozioni votate dal Comisco nella sua seduta del 20-22 ottobre e le de– cisioni del Comitato dei ministri del Consiglio d'Eu– ropa riunito a Roma nei primi giorni di novembre. Il comportamento delle delegazoni dei partiti so– cialisti continentali è in completo contrasto, almeno· nel caso dell'Italia, con la volontà delle dir-ezioni che al Comisco le avevano inviate. Abbiamo visto sia la c0ppia Tremelloni-Treves che quella· Silone– Vittorelli votare senza batter ciglio la mozione stret– tamente britannica, che afferma che l'unità europea realizzata senza la Gran Bretagna sarebbe senza va– lore, e sottosérivere la àperta ipocrisia contenuta nell'altra affermazione: « bisogna ricercare l'unità europea con metodi che permettano a questi paesi (Gran Bretagna e Scandinavia) di parteciparvi». Il valore di quest'ultima affermazione è lumeggia– to d·1lle corrispondenze da· Londra in data 14 no– vembre, che riportano le dichiarazioni del sottose-

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