Critica Sociale - anno XLII - n. 22 - 16 novembre 1950

C.HITICA SOCIALE 325 ~apovolgimenti di carattere rivoluzionario, però ciò non impedisce a questi sovvertimenti di avere un con– tenuto - etico, politico e sociale - criminalmente rea– .zionario. Per rimanere fedele all'idealogia socialista, quindi, è d'uopo ritenere rivoluzionario e fecondo di risultati _positivi soltanto quel rivolgimento che dissoda il ter– reno per l'ulteriore movimento verso la mèta finale e crea e consolida, anzichè distruggerli, gli indispensabili presupposti, spirituali e materiali, del processo rivolu– zionario, socialisticamente inteso. Ora, chi accetta co– me unica veramente razionale la norma che « la demo– crazia è il mezzo per stabilire il socialismo e, nel tempo stesso, la forma della sua realizzazione » deve ricon,o– .scere che opporre « rivoluzione » ad « evoluzione», quali due concetti antitetici in modo assoluto, è un errore sociologico, poichè soltanto quella rivoluzione, la quale è il risultato di una lunga evoluzione delle' cose e degli spiriti, è capace di determinare una modifica– zione veramente radicale, profonda e sostanziale del regime politico ed economico-sociale. Mentre una azione rivoluzionaria prematura, cioè fortuita, la quale viene compiuta non alla fine, ma all'inizio del processo incu– batorio, quando le condizioni non sono ancora adeguate alla formazione di una società socialista, non può es– sere null'altro che un aborto rivoluzionario, un colpo di stato, il quale, per la ferrea logica delle cose, ine– vitabilmente deve degenerare, nel suo contenuto e va– lore oggettivo, in una controrivoluzione recidiva. « Quand'anche il mondo 'capitalistico-borghese - scriveva A. Her21en nel 1869 a Bakunin - fosse fatto saltare in aria dalla polvère, dissipatosi il fumo e sgom– brate le rovine, esso riapparirà di nuovo, modificato forse, ma sempre capitalistico, perchè ésso non è an– cora. intrinsecamente esaurito, giacchè nè i costruttori, nè la nuova organizzazione sono ancora preparati». Gli avvenimenti, pertanto, devono essere valutati non secondo lo scopo che si prefiggevano i loro protagonisti, ma secondo il contenuto ed il senso reale ed obbiettivo ehe ogni dato evento acquista nelle condizioni effettive di ogni dato momento storico. "Larivoluzione socialista.• Applicate questo criterio direttivo al complesso feno– meno russo e vedrete che il colpo di Stato d'Ottobre si trova in stridente contrasto con l'autentica e razionale concezione socialista e marxista della rivoluzione so– dale, mentre con essa pienamente è conforme, invece, la rivoluzione di Marzo. Quest'ultima, infatti, non solo ha instaurato il libero regime democratico, ma ha anche iniziato una radicale trasformazione economico-sociale nel senso socialista con un originale programma della socializzazione della terra, proclamato nel primo giorno della Costituente - immediatamente disciolta manu mititari· dal governo bolscevico - programma, .il quale dagli ammiratori europei del bolscevismo viene attri– buito a Lenin, malgrado che Lenin medesimo al terzo Congresso del Comintern con cinica franchezza dichia– rasse: "Noi abbiamo vinto perchè abbiamo preso un programma agrario non nostro, ma quello dei socialisti– rivoluzionari. Perciò la nostra vittoria era così facile: nove decimi della massa contadina in pbchi giorni è -passata dalla parte nostra». E Trotzky ha aggiunto:_ "Diec,i anni di lotta contro il populismo piccolo-bor– ghese hanno permesso al bolscevismo in un momento decisivo, cioè nel momento della lotta per il potere, con un sol colpo di annullare i socialisti-rivoluzionari, im– padronendosi del loro programma agrario e acquistando così le masse contadine. Questa espropriazione poUtica tlel partito socialista-rivoluzionario era una necessaria premessa dell'espropriazione economica dei latifondisti e della borghesia ». ' E questo trucco può servire come esempio di quella rete di menzogne e di inganni con la quale i bolsce– vichi sono riusciti ad afferrare le inesperte e credule masse russe. Ma, come era prevedibile, nelle mani del aoverno sovietico il programma agrario dei socialisti- BibliotecaGino Bianco rivoluzionari si è trasformato nell'odiato attuale poli– ziesco regime colkosiano, che costituisce per i contadini, in gran parte, null'altro che il ritorno alla servitù della gleba, che fu già abolita in Russia novant'anni or sono . E lo stesso Lenin ebbe a dichiarare una volta, nella foga della sua polemica, che « noi abbiamo rubato il progetto agrario ai socialisti-rivoluzionari, ma non ab– biamo saputq realizzarlo bene». Del resto, tutto l'or– dinamento del lavoro, nell'Unione Sovietica non è altro che una dura compressione statale ese'rcitata sopra le masse lavoratrici con l'inesorabile totalitarismo ditta– toriale. Dunque, anche chi vuole ammettere che i principali creatori del colpo di stato bolscevico furono animati dal sincero desiderio di abbreviare il processo rivoluzionario socialista mediante la scorciatoia dittatoriale, dovrà constatare la povertà del loro. pensiero scientifico che non ha permesso ad essi di capire che riconoscere che qualsiasi regime socialista può essere inquadrato in un ordinamento oligarchico e dittatoriale vuole dire di– menticare la massima soéiologica che tra forma politica e assetto economico-sociale c'è sempre una concordanza intdnseèa. 'È perciò affermare che prima può nascere l'emancipazione economico-s0ciale della classe lavora– trice e poi da essa sorgere la liberazione politica del po– polo, significa negare la naturale, logica filiazione delle idee ed invertire tutto il cammino della storia. Sotto questo aspetto diventa chiaro che la rivoluzione di Marzo, al contrario della rivoluzione di Ottobre, era guidata da un principio direttivo, .unico razionale in questo caso, cioè, ch"e fra la libertà, la democrazia ed il socialismo non è assolutamente pensabile alcun altro rapporto che quello di continuità ed una naturale suc– cessione cronologica e che, per conseguenza, il s9cialismo completa ed integra le meno complesse concezioni pre– cedenti, ma non può esistere separatamente da esse. Agendo così, la rivoluzione di Marzo rimalileva nel qua– dro della realistica· concezione marxista e nello stesso tempo rimaneva fedele agli ideali altamente umanitari di una dottrina socialista tipicamente russa, creata da Belinskij, Herzen, C~rniscevskij, Lavrov e Michailov– skij - veri precursori spirituali dell'autentica rivolu– zione russa - dottrina che intende il socialismo non nel senso puramente materialistico, ma nel senso integrale e sintetico quale un nuovo superiore grado della civiltà etico-sociale, basato sulla sintesi fra il collettivismo e l'individualismo. Purtroppo, l'insurrezione bolscevica ha interrotto l'ul– teriore sviluppo normale del processo rrvoluzionario co– struttivo, iniziato dalla prima rivoluzione; que1la di Marzo, ed ha instaur'ato un regime oligarchico, tirannico ed oppressivo, battezzato con i falsi nomi della ditta– tura del proletariato e della democrazia progressiva o popolare. Questa affermazione non è in alcuna contraddizione con il fatto che il bolscevismo ha annullato il grande capitalismo privato, individuale. Anzi, l'esperimento bols.cevico ci fornisce la più eloquente conferma pra– tica della verità- che già si intuiva, che, cioè, la sostitu– zione dello Stato autoritario al capitalista individuale nella gestione economica non distrugge il sistema capi– talistico, ma lo peggiora, aumentando, con il doppio giogo di prepotenza economica e politica, la sua capa- cità di sfruttare il popolo lavoratore. · Ma per comprendere l'intima natura del bolscevismo e la psicologia del suo principale ideatore bisogna non dimenticare che è assolutamente falso che Lenin, anche prima del colpo di ~tato di ottobre, riconosceva la possi– bilità di risolvere con un colpo rivoluzionario e con me– todo dittatoriale in senso integralmente socialista tutti i problemi della vita nazionale. Anzi, Lenin non esitava ad affermare che « solo le persone estremamente igno- , ranti » possono credere che « la Russia possa evitare il periodo capitalistico » e dichiarava di essere « assolu– tamente convinto del carattere borghese della rivolu– zione russa ». E concludeva che « chi vuole giungere al socialismo per una via diversa da. queUa della demo-

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