Critica Sociale - anno XXXIX - n. 10 - 16 maggio 1947

180 CRITICASOCIALE cnnovolto sulJa tee;ta, per rimetterlo sulle proprie culativo aveva ,. " . là di e,to gambe secondo l'espressione cara a Marx. Piu •n qu '. b · J ·1 andare· e le 1esi del Plckbanov, che non c1 _sem ra sia ec1 o . . . e vorrebbero pre- rispecch1ano una problematica ormai perenta, . . . sentarci Marx come il trasferitore del sistemo rnate.r1abstico clas– sico nel campo della indagine sociale ed _econom1ca, no_n ~ono persuasive. E, in fondo, suonano false, primo ancora d1 risul– tare criticnnumte manchevoli. Il maggiore e più originale contributo ~nrx~sta ~ ~ tuttavia dnto da due opere di un giovane docente un1vers1tono. Galvan_o Dalla Volpe. Più diffusa, esauriente, rielaborante tutta u~a, cri– tica al revisionismo marxista, è In secondo nel tempo, cioe La libertà comunista. ed. Ferrara di Messina, 1946, c_he conglo~a cd estende l'argomento della prima. Ma ques_ta, ossrn La teor~a ,marxista dell'emarcipazione umana, stesso editore, 194~,. meglio condensa e mette a punto ht tesi dell'autore. Suo spec1f1co me• l'ito è quello di avere rintracciato, inquadrandolo a~ba_sta~za bene nel processo di formazione ideologica di Marx (la hm1taz1one de– riva più che altro dall'avere dato soverchio peso a certi acci– ,·ettamenti e vezzi di Marx con la terminologia hegeliana, con· fessati da Marx stesso), il nucleo essenziale del m·essaggio mar• xista - appunto la teoria della emancipazione umana - in opere triovanili non ancora sottoposte ad un esauriente vag1io filoso• fico quali soprattutto il « Manoscritto filosofico-economico del }81t4 » e la « Ideologia tedesca ». Bisogna agp;iungere che ne « L_a libertà comunista », quel~n che poteva sembrare limitazione ad una visione giovanile e ad una concezione di Marx come mero moralista e filosofo, viene ad essere superata con una più ampia visione d'insieme, che ~ ricollega a quella fondamentale conce– zione le opere posteriori ed il complesso del sistema marxista. Di front'- alla concezione illuministica-razionalistic_a della ..... per– sonalità, quella che il Dalla Volpe aveva bene analizzato in Rousseau e che nella' sua seconda opera dilata a o:: persona cri• stiano », egli riabilita la 'concezione marxista della « personalità totale » quella dell'uomo reale e concreto, la quale è identifica• zione di umanità e di natura, sorretta dalla concezione atti– vistica del lavoro come « attivit'à perso~ale » e come « libertà » \ di estrinsecazione detl'uomo, consapevole e vivificato dalla sua _es• sena di « essere socìale ». Il Dalla Volpe segue, talora persino troppo' testualmente, Marx nella sua dimostrazione di come questa esplicazione della personalità. umana sia, negata nell'ordinamento attuale, dove soverchianti forze estçriori, soprattutto economiche, la limitano e la sopraffanno, e dove, soprauutto✓il regime di proprietà privata impe_rante tramuÌll questa libera attività in og– getto di 3ppropriazione. Si pone così il problema deHa emanci– pazione umana (e in termini più vasti di quanto non avesse fatto Marx negli " Annali franco-tedeschi ,.), dimostrando la insufficienza di un'emancipazione politica e la necessità di un'emancipazione sociale, a carattere universale, ·che è ritorno dell'uomo alla pie– nezza della propria umana possibilità, « libero sviluppo 'di cia– scuno », che è condizione del (i libero sviluppo di tutti ». Col presupposto che « non la critica, ma la l'ivoluzione è la forza motrice della storia » ( equivalente della u glossa, » che i filosofi hanno sinora solamente interpretato il mondo, mB che il pro .. blema è invece di mutarlo), Marx pone questa emancipazione nella realizzazione della società comunista. La quale non si· sostanzia soltanto nell'aspetto negativo, correlativo alla eliminazione della ., p..-oplietà privata,_ di superamento di una società .dove i singoli <l assumono forma di individui solo in quanto sono dei proprie– tnri privati » (sostituzione del., criterio dell'« avere_» a quello del– l'o: esi,ere ») 1 e non si sostanzia neppure nei miti del (I _comu– nismo grossolano » di una egualitaristica ripartizione dei beni, ch_e 110n farebbe che perpetuare il regime di privatistica appropria– zione. Ma società comunistica che invece si realizza come ge– stione e controllo. collettivo, in forma di piano razionale, dei mezzi di produzione, come dominio della collettività sulle po• tenze esteriori all'uomo, natura compresa, come « verace comu– nità dove gli individlli acquistano .la. loro libertà nella e p~r la loro consociazione ». La tesi a cui sbocca Marx, e a cui il 1 Dalla Volpe dà estensione e portata attuale, è pertanto che la libertà personale, la vera libertà umana, dell'uomo integrale, rnstituito a se stesso, no.n si sviluppa che nella comun~tà reale. In une società classista non si ha ~ che una lib,ertù illusoria, ca– suale, non volontaria (c0me non volontaria ma coatta è in essa la divisione del lavoro), ossia, in definitiva, mancanza di libertà. Dopo aver cercato di delineare sommari3mente lo sviluppo del I pensiero di Marx, reintetpretato dal Dalla Volpe,, dobbiamo tut– tav;a constatare come queste due opere rimangono diffi.cilme.nte accessibili al pubblico, non dico al-. gran pubblico, ma neppure ad un pubblico di comune cultura. Molto di questo guaio va attribuito a Marx ed alle opere giovanili prese in esame, irte di difficoltà, di astrattismi, di ermetismi cd in;farcite di ter– minologia hegeliana, con. la quale Marx amava civettare. Ida ad appianare e chiarire (non intendiamo dire: volgarizzare) non concorre certo lo stile e la mentalità del Dalla Volpe. Il qua1e tnlorn rende ancora più intricate ed ermetiche tesi ed espressioni. Biblioteca Gino Bianco Molt'altro resterebbe da dire su queste due opere. Anche pel'· chè i presupposti filosofici che le sorreggono - la tesi che quella di Marx. sia dialetti va di distinti e non di opposti; che l'ìnsi• stenza su di un Marx dialettico sia propria della critica idea– listica; che Marx non nvrebbe fatto che satireggiare ed irridere il procedimento dialettico - sono ben lungi dal risultare, li-– mostrati e, soprattutto, dal convincere. E passiaru,.o dagli ortodossi ai c1·1uc1 del· marxismo. Bisogno soffermarsi un istante su quei critici ohe, più o men• tacendo leva sul concetto di un « aggiornamento :&, se non di un <l superamento », del marxismo, approdano ud una• posizione ehe hu ormai ricevuto ìl nome di liberalsocialismo. Dobbiamo rifarci alle origini nostrane di questa tendenza, e cioè al « Socialismo liberale » di Carlo Rosselli, scritto in terra di esilio ed ora pubblicato in italiano (Roma, ed. U., •1945). Quando si riesca a sottrarsi al fascino di quel1a marcata personalità che (u il Rosselli e di quel suo nobile rovello - negli anni più bui del fascismo - di <lare nuovo impulso! all'azione socialista, e quand& non soverchi In reverenza dovuta ad un grande martire del– l'antifascismo, si de\'e constatare come la parte del suo scritte_ dedicata oIla critica marxista sia sfocata ed· inattuale. O si ri• collega direttamente e strettamente c0n le niir~ generali Je] li– bro "'(quali sono stnte ottimamente lumeggiate e documentate ne « La vita di Cado Rosselli » di Aldo Garosci, del medesim• editore): mire eminentemente politiche, le quali hanno· tuttavia un carattere contingente, puntualizzato ad una momentanea si– tuazione dell'antifascismo e del fuoruscitismo, ossia nd una 1i– tuazione, maturatasi attorno al movimento di « Giustizia e Li– bertà » tra il 1932' ed il 1935, generatrice .iid un tempo e di una nuovo e più' ,larga liriea d" condotta del socialismo ita• Jiano in ~silio e dei fermenti ideologici che hanno presiedute alle origini storiche del Partito d'Azione. Oppure adombra. per criticarlo, un certo, ma limitato, figurino del marxismo ita– liano: ch'è poi uno pseudo-marxismo fatalistico, quietistico, con• formista, sostanzialmente ottimista, pronto· a richiamarsi pedi&• sequamente ai « sacri testi II ma a trascurarne nella pratiea l'i■• segname~to, ottuso ai valori di libertà e di democrazia, insen– sibile aL dramma che_ rischia ~i travolgere la nostra civi!tà. Ila a1lora bisogna constatare come questo figurino appartenga ormai ·ad un lontano Passato e ad una superatissima mentalità. IEd è assurdo resuscitarlo, per figurarselo interprète delle te~denze o delle deformpzioni del marxismo in Italia, come cosa attuale. CoD tutta l'ammirazione ,e l'a~tico affetto· per I Rosselli, trovo che non gli si è usato '\ID buon servizio nell'elevare ,;a grande dottri• nario e ad illuminato rinnovatore teorico de~ marxismo un uomo che, sino alla suprema dedizione, è stato soltanto un puinace, inquieto 'è sagace politico, ed anzi soprattutto un combaLtente (quando i veri combattenti si contava~o sulle dita di una mano). Certo •si è che l'af.flato ••I Rosselli va perduto nel libro de– dicato al marxismo (La critica· dell'eèonomia e~ il mar:cUmo, Firenze, La Nuova Italia, 1944) del maggiore e più coerente teo• rico del liberalsocialismo: Guido Calogero. Non c'interessa qui il fatto che questa concezione appaia nel Calogero più una giustap• posizion~ di due termini sostanzialmènte antagenisiici, che cer– cano una conciliazione ed un ubi consistam, piuJtosto che una sintesi vitaie e consistente. Ma è il depauperamento del marxisme .,che il Calogero opera, riducendolo all?eguaziòne valore-lavoro, intesa non comt;; p.,.rineipio di verità, ma come principio d'azione. Secondo il Calogero, , su questa equazione - di portata etica - Miirx avrebbe eretto una sovrastruttura economica che la travisa e la impaccia, donde consegue anche nel Calogero lo sforzo \ di sceverare un Marx superato e dottrinario da un Marx vivo e « migliore », . che tuttavia poèo e mal si concilia con il llan: reale. Una impostazione liberalsocialista di derivazione calogeriana, ma ancor più irretita da suggestioni crociane, vizia pure le ~•· gioe dedicate al marxismo nel libro di G. Pietranera, Cap1t.a.• l.ismo, materialismo storico e socialismo (Genova, Ceva, 1945). E veniamo infine agli avversari. Anzitutto alla ferrata critica liberale, che prende le mosse da una più lata critica d:ella concezione hegeliana, di C. Antoni in Ciò che è vivo e ciò che è morto nella· dottrina di Marx, conte• nuta nel volume « Considerazioni su Hegel e Marx » (Napoli, Ricciardi, 1946). (2ui çonciliaz.ioni e contemperamenti non son• più possibili: e' l'Antoni categoricamente proclamo che un intero aspetto del ·marxismo non è assimilabile. Anche'- qui ritornane due inconciliabili 1\-farx, ma ripresentati in maniera inedita e originale. C'è un Marx erede dell'illuminismo e delle esigenze del socialismo utopistico, un Marx sostanzialmente giusnaturalista: e a questo si ricollega il 'marxismo- inteso come messaggio di libe– razione .e la stessa teoria del plus•valore, intesa nella sua 10- ~ stanza più etica che economica. E c'è, ed anzi soverchia, un Marx: erede del romanticismo politico tedesco, filiazione diretta di Hegel, 11,1irante all'-etica della potenza. Il quale non più. mira ad una universale liberazione ec;l emancipazione, ma si appella al proletariato come classe destinata al dominio ed al trionfa

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